GP2 Discorsi 2003 80

Aprile 2003


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL SUPERIORE GENERALE DELL’ORDINE DEI MINIMI


Al Reverendissimo Padre

GIUSEPPE FIORINI MOROSINI

Superiore Generale dell'Ordine dei Minimi

1. Ho appreso con piacere che il 2 aprile prossimo avrà luogo nella Città di Paola, con l'approvazione dell'Arcivescovo diocesano, Mons. Giuseppe Agostino, la prima "Marcia della penitenza", organizzata dalla Consulta di Pastorale Giovanile di codesto Ordine, e alla quale sono invitati in modo particolare i giovani. Sono lieto di rivolgere il mio cordiale e beneaugurante saluto a Lei, caro Padre, agli organizzatori, ai Confratelli e a quanti prenderanno parte a tale valida iniziativa, che si ripeterà ogni anno in occasione dell'anniversario della morte di san Francesco di Paola.

2. L'opportuna manifestazione si svolge quest'anno in un periodo segnato da non poche preoccupazioni e sofferenze, anche a motivo della guerra in corso. Essa costituisce, pertanto, un'occasione quanto mai opportuna per invitare a riflettere e a implorare per l'umanità il fondamentale dono della pace. Essa si pone, in un certo modo, in ideale continuità con la "Giornata di preghiera e di digiuno", con cui ha avuto inizio la Quaresima. Questi forti momenti spirituali aiutano a prendere sempre più coscienza dell'urgente necessità di costruire la pace anche a costo di personali sacrifici. Occorre essere disponibili a rinunciare pure a qualcosa di legittimo, in vista di un bene superiore. Bisogna soprattutto essere consapevoli che tutto si può ottenere da Dio con la preghiera. Al tempo stesso, la Marcia può diventare una scuola di vita, perché permette di far riferimento ai luminosi esempi e insegnamenti del Santo di Paola, il quale non esitò a mettere la propria scelta di penitenza evangelica al servizio della Chiesa e della società.

3. Vissuto in un'epoca non priva di disagi e problemi a causa del perdurare di vari conflitti, egli si impegnò a operare per la pace, facendo penitenza, come pure mediando tra le parti in lotta. Nel 1494, mentre si addensavano fosche nubi sull'Italia, egli confidava: "Io mi affatico a pregare per la pace". Definiva la pace come "il più grande tesoro che i popoli possono avere" e "una santa mercanzia che merita di essere acquistata a caro prezzo".

Reverendissimo Padre, incoraggio Lei, i suoi Confratelli e i giovani partecipanti alla Marcia ad accogliere docilmente, alla scuola del Santo di Paola, la "dolce pedagogia" della penitenza evangelica, per apprendere il vero segreto della pace. Come il Santo stesso insegna, il conseguimento della pace ad ogni livello è legato alla conversione del cuore e ad un reale cambiamento di vita.

Auspico di cuore che la "Marcia della penitenza" possa contribuire a far maturare nelle coscienze delle nuove generazioni un sincero proposito di pace, da alimentare con un itinerario di personale abnegazione in spirito di penitenza.

Con tali sentimenti, mentre invoco la celeste intercessione della Vergine Maria, Regina della Pace, e di san Francesco di Paola, imparto con affetto al Pastore dell'Arcidiocesi, a Lei, Reverendissimo Padre, all'intero Ordine dei Minimi, agli organizzatori, ai giovani e a tutti i partecipanti alla marcia penitenziale una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 29 Marzo 2003

IOANNES PAULUS II



AI VESCOVI DELLA SCANDINAVIA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


81
Sabato, 5 aprile 2003




Cari Fratelli Vescovi,

1. "Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro" (
1Tm 1,2). Con affetto fraterno porgo un cordiale benvenuto a voi, Vescovi della Scandinavia. La vostra prima visita ad limina Apostolorum in questo nuovo millennio rappresenta un'occasione per rinnovare il vostro impegno a proclamare con coraggio sempre maggiore il Vangelo di Gesù Cristo nella verità e nell'amore. Come pellegrini presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, venite "a vedere Pietro" (cfr Ga 1,18) e i suoi collaboratori al servizio della Chiesa universale. Confermate così "l'unità nella stessa fede, speranza e carità" e conoscete e apprezzate "sempre più l'immenso patrimonio di valori spirituali e morali, che tutta la Chiesa, in comunione col Vescovo di Roma, ha diffuso nel mondo intero" (Pastor bonus, Allegato I, 3).

2. Come Vescovi siete stati rivestiti dell'autorità di Cristo (cfr Lumen gentium LG 25) e vi è stato affidato il compito di dare testimonianza del suo Vangelo salvifico. I fedeli della Scandinavia, con grandi aspettative, guardano a voi perché siate saldi testimoni della fede, altruisti nella vostra disponibilità a proclamare la verità "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2). Attraverso la vostra testimonianza personale del mistero vivente di Dio (cfr Catechesi tradendae CTR 7), fate conoscere l'amore sconfinato di colui che si è rivelato e ha fatto conoscere il suo disegno sull'umanità per mezzo di Gesù Cristo. In tal modo viene resa una testimonianza eloquente dello straordinario "sì" di Dio agli uomini (cfr 2Co 1,20) e voi stessi venite rafforzati nella vostra predicazione di Gesù Cristo, che è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

È questo il messaggio che oggi deve essere udito con chiarezza e senza ambiguità. In un mondo pieno di scetticismo e confusione, qualcuno potrebbe pensare che la luce di Cristo sia stata oscurata. In effetti, le società e le culture moderne spesso sono caratterizzate da un secolarismo che porta facilmente alla perdita del senso di Dio, e senza Dio si perde anche il giusto senso dell'uomo. "Quando viene dimenticato il Creatore, la creatura stessa diventa incomprensibile" (cfr Gaudium et spes GS 36): le persone non sono più capaci di vedersi come "misteriosamente diverse" dalle altre creature terrene e perdono di vista il carattere trascendente dell'esistenza umana.

È questo il contesto in cui deve risuonare il messaggio liberatore di Cristo: "conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). Parliamo qui della pienezza di vita che va ben oltre la dimensione dell'esistenza umana e che forma la base del Vangelo che predichiamo, il "Vangelo della vita". Infatti, è l'eco profonda e persuasiva di questa sublime verità nel cuore di ogni persona - credente e non - che "mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente" (Evangelium vitae EV 2).

3. Un aspetto centrale della "nuova evangelizzazione" alla quale ho chiamato l'intera Chiesa è l'evangelizzazione della cultura. Poiché "al centro di ogni cultura sta l'atteggiamento che l'uomo assume davanti al mistero più grande: il mistero di Dio (...). Quando tale domanda viene eliminata, si corrompono la cultura e la vita morale delle Nazioni" (Centesimus annus CA 24). La sfida che dovete affrontare, cari Fratelli, è di far sì che la voce del cristianesimo sia udita in ambito pubblico e che i valori del Vangelo portino frutto nelle vostre società e culture. Sono lieto di osservare, a tale proposito, l'impatto positivo delle vostre lettere pastorali e delle vostre dichiarazioni su questioni riguardanti le preoccupazioni presenti nei vostri Paesi.

Per esempio, nella vostra recente Lettera Pastorale su matrimonio e vita familiare avete trattato molte difficoltà che affliggono le famiglie cristiane. Osservando come la sacralità del matrimonio sia offuscata dalla sua equiparazione a forme diverse di coabitazione, e notando gli effetti negativi del divorzio nelle vostre società, incoraggiate le coppie sposate a perseverare e a sviluppare il valore dell'indissolubilità del matrimonio. In tal modo le aiutate a diventare un segno prezioso della assoluta fedeltà e dell'amore altruistico di Cristo stesso (cfr Familiaris consortio FC 20).

L'istituzione del matrimonio, infatti, è stata voluta da Dio sin dal principio e trova il suo significato più pieno nell'insegnamento di Cristo. Quale momento più meraviglioso e gioioso per le coppie sposate, mentre partecipano all'atto creativo di Dio, della nascita dei loro figli? E quale segno più grande di speranza vi è per gli uomini che la nuova vita? La verità della sessualità umana diventa chiaramente visibile nell'amore reciproco dei coniugi e nella loro accettazione della "massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita a una nuova persona umana" (Ibidem, n. 14). Incoraggiare i fedeli a promuovere la dignità del matrimonio e insegnare loro ad apprezzare la sua natura indissolubile significa aiutarli a partecipare all'amore di Dio, che è perfetto, completo, e sempre dona la vita.

4. I popoli della Scandinavia sono ben noti per la loro partecipazione alle missioni per il mantenimento della pace, per il loro profondo senso di responsabilità di fronte alle crisi ecologiche e per la loro generosità nell'offrire aiuti umanitari. L'autentico umanitarismo, tuttavia, include sempre Dio. Altrimenti, anche se non intenzionalmente, esso finisce per negare agli esseri umani il posto che compete loro nel creato e non riesce a riconoscere pienamente la dignità propria di ogni persona (cfr Christifideles laici CL 5). Pertanto, dovete aiutare le vostre rispettive culture ad attingere alla loro ricca eredità cristiana nel formare la propria comprensione della persona umana.

In Cristo tutte le persone sono fratelli e sorelle, e i nostri gesti di solidarietà nei loro confronti diventano atti di amore e fedeltà a Cristo, il quale ha detto che qualsiasi cosa avessimo fatto a uno di questi suoi fratelli più piccoli lo avremmo fatto a lui (cfr Mt 25,45). Sono queste le fondamenta della cultura della vita e della civiltà dell'amore che cerchiamo di costruire, ed è anche la prospettiva alla base dei nostri sforzi per accogliere un numero sempre crescente di migranti nelle terre del Nord.

82 5. Anche i vostri programmi ecumenici locali rappresentano una fonte di incoraggiamento, poiché la testimonianza comune di tutti i cristiani contribuirà molto a fare in modo che i valori del Vangelo diano frutti nella società e il Regno di Dio progredisca in mezzo a noi. La consapevolezza della storia comune dei cristiani ha dato vita a una "fratellanza riscoperta" dalla quale scaturiscono molti frutti di dialogo ecumenico: dichiarazioni congiunte (non ultima la Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione), preghiera condivisa, solidarietà nel servizio all'umanità. Inteso correttamente, l'ecumenismo è parte dell'impegno di tutti i cristiani a dare testimonianza della loro fede. Mentre il cammino ecumenico giustamente si concentra su ciò che abbiamo in comune, naturalmente non deve trascurare o dissimulare le difficoltà molto concrete che dobbiamo ancora affrontare sulla via verso l'unità. Anche se ancora non esiste la piena comunione nella fede, questo non deve suscitare disperazione bensì spingere tutti i credenti ad approfondire il loro impegno a pregare con fervore e a operare risolutamente per quella unità che Cristo vuole per la sua Chiesa (cfr Jn 17,20-21).

6. Fratelli, il nuovo millennio esige un "rinnovato slancio nella vita cristiana" (Novo Millennio ineunte NM 29). Uomini e donne in tutto il mondo stanno cercando un senso nella loro vita; hanno bisogno di credenti che non solo "parlino" loro di Cristo, ma che glielo "mostrino" anche. È nella nostra contemplazione del volto di Cristo (cfr Ibidem, n. 16) che facciamo risplendere la sua luce sempre più luminosa per gli altri. È indispensabile, a tale proposito, offrire programmi di formazione per bambini, giovani e adulti. Queste iniziative pastorali, adattate alle particolari circostanze della vostra gente, produrranno grandi frutti di santità in mezzo a loro e aiuteranno coloro che sanno poco di Cristo e tuttavia cercano un orientamento nella vita.

Fondamentale per la vostra missione sono la formazione permanente del clero diocesano e dei religiosi, nonché una formazione adeguata per i seminaristi. Inoltre, anche la promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa deve essere considerata come una priorità mentre affrontate le sfide dell'evangelizzazione del Terzo Millennio cristiano. In tal modo, lavorerete per assicurare che un numero sufficiente di uomini e donne rispondano alla chiamata di Cristo. Alcune delle vostre Chiese locali ora stanno addirittura sperimentando un aumento delle vocazioni alla vita consacrata. Si tratta di un chiaro segno di un rinnovato interesse per la spiritualità e rispecchia il desiderio, soprattutto tra i giovani, di approfondire la consapevolezza e la comprensione della fede.

Vi incoraggio, nel vostro ruolo di Pastori, a alimentare questa crescita, facendo tutto il possibile per facilitare la presenza dinamica delle comunità religiose e contemplative tra la vostra gente e offrire il necessario sostegno umano e spirituale ai vostri sacerdoti diocesani.

7. Cari Fratelli nell'Episcopato, con affetto fraterno vi faccio volentieri partecipi di queste riflessioni e vi incoraggio nell'esercizio del carisma della verità che lo Spirito vi ha concesso. Vi assicuro le mie preghiere mentre continuate a guidare nell'amore i greggi affidati alle vostre cure. Uniti nella nostra proclamazione della Buona Novella di Gesù Cristo, rinnovati nell'entusiasmo dei primi cristiani e guidati dall'esempio dei santi, procediamo nella speranza! In questo Anno del Rosario, possa Maria, Madre della Chiesa, essere la vostra guida sicura mentre "cercate di fare quello che Gesù vi dice" (cfr Jn 2,5)! Affidandovi alla sua protezione materna, imparto di cuore a voi e ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli laici delle vostre Diocesi la mia Benedizione Apostolica.


ALLA DELEGAZIONE ECUMENICA


DALL’ARCIDIOCESI DI SAN FRANCISCO


(STATI UNITI D’AMERICA)


Lunedì, 7 aprile 2003




Caro Arcivescovo Levada,
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

Sono lieto di dare il benvenuto alla vostra delegazione ecumenica di cattolici, greco-ortodossi e anglicani dell'area di San Francisco. Questo pellegrinaggio, che coincide con il centocinquantesimo anniversario della fondazione dell'Arcidiocesi di San Francisco, è una testimonianza del vostro impegno a favore della crescita dell'unità dei cristiani attraverso il dialogo sincero, la preghiera comune e la collaborazione fraterna nel servizio al Vangelo. Auspico che la vostra visita in questa Città, benedetta dalle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e dal ricordo dei primi martiri, renda più profondo il vostro amore per Gesù Cristo e il vostro zelo a favore della diffusione del Suo Regno.

In un tempo di conflitto e di tensione nel nostro mondo, prego affinché la vostra testimonianza del messaggio evangelico della riconciliazione, della solidarietà e dell'amore sia un segno di speranza e una promessa di unità di un'umanità rinata e rinnovata nella grazia di Cristo. Su di voi e sulle vostre comunità invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio.


AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI ARGENTINA,


S.E. IL SIGNOR EDUARDO ALBERTO DUHALDE


Lunedì, 7 aprile 2003




83 1. La ringrazio vivamente per l'attento testo che, a motivo della Sua visita alla Sede del Successore dell'Apostolo San Pietro, prima di concludere il suo mandato presidenziale, ha avuto la gentilezza di consegnarmi per trasmettermi la riconoscenza e l'affetto dell'amato popolo argentino. Con la Sua presenza qui oggi, senza dubbio, desidera esprimere la sincera gratitudine dei Suoi concittadini per il contributo della Santa Sede al servizio del progresso, della pace, della giustizia e della dignità della persona umana.

2. La Chiesa ha accompagnato sempre con la sua presenza e la sua vicinanza il cammino degli argentini. Soprattutto attraverso la generosa opera apostolica dei Pastori di questa amata terra, li ha incoraggiati, in particolare con l'annuncio della Parola del Signore e la diffusione dei grandi valori evangelici, ad affrontare con coraggio e fiducia le sfide del momento presente.

Nella mia sollecitudine per tutta la Chiesa, conoscendo le grandi difficoltà che occorre affrontare ogni giorno, seguo con interesse le vicissitudini della Nazione Argentina in questo momento tanto incalzante della storia in cui i drammatici eventi che stiamo vivendo ricordano a tutti noi, e soprattutto a quanti hanno l'arduo compito di reggere i destini dei popoli, la responsabilità che abbiamo dinanzi a Dio e dinanzi alla storia nella costruzione di un mondo di pace e di benessere spirituale e materiale.

3. Guardando all'Argentina formulo voti affinché il patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa continui ad essere un prezioso strumento di orientamento per superare i problemi che ostacolano l'edificazione di un ordine più giusto, fraterno e solidale. La Chiesa, testimone della speranza, è sempre disposta a servire da strumento di conciliazione e di intesa fra i diversi settori che compongono il tessuto sociale, affinché ognuno di essi possa cooperare efficacemente e attivamente al superamento delle difficoltà. Si tratta di un dialogo che, escludendo ogni tipo di violenza nelle sue diverse manifestazioni, aiuti a mitigare i problemi che affliggono in primo luogo i settori meno favoriti della società, contribuendo così a costruire, con la collaborazione di tutti, un futuro più degno e umano. Dietro le situazioni d'ingiustizia esiste sempre un grave disordine morale, che non si migliora applicando solamente misure tecniche, più o meno adeguate, ma anche e soprattutto promovendo risolutamente un insieme di riforme che favoriscano i diritti e i doveri della famiglia come base naturale e insostituibile della società. Parimenti, si deve dare impulso a progetti di difesa e di sviluppo a favore della vita che tengano presente la dimensione etica della persona, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.

4. La fede cattolica, la cui presenza in questa terra risale agli inizi del XVI secolo, è una delle sue ricchezze. Nel corso di questa storia secolare, la Chiesa che peregrina nel vostro popolo ha prodotto frutti abbondanti di vita attraverso l'opera di uomini e donne dalle riconosciute virtù, come la Beata Madre Cabanillas, che ho avuto l'onore di elevare alla gloria degli altari lo scorso anno, e di tanti cristiani che si sono adoperati instancabilmente per la proclamazione del Vangelo come servizio al bene integrale dell'essere umano. In effetti, le profonde radici cattoliche che conformano il patrimonio spirituale della Nazione e si manifestano nella cultura, nella storia e in alcuni enunciati della legislazione, hanno lasciato la propria impronta sui principi fondamentali della Costituzione del vostro Paese, garantendo al contempo il legittimo rispetto della libertà religiosa. L'Argentina ha sempre dato prova, degna di ogni riconoscimento, di saper accogliere al suo interno persone di ogni razza e di ogni credo, che hanno trovato, da La Quiaca alla Terra del Fuoco e dalle grandi città e popoli andini a quelli delle coste dell'Atlantico, un luogo di convivenza pacifica e armoniosa.

5. Incoraggio tutti gli argentini senza eccezioni ad andare avanti nella ricerca del cammino che conduce alla concordia, senza dimenticare che questo non può prescindere dal rispetto e dalla tutela dei diritti fondamentali della persona umana. Parimenti, incoraggio tutti a continuare a lavorare instancabilmente per la costruzione di una società che offra uguali opportunità e dissipi ogni ombra di discriminazione fra i suoi membri, non soccombendo mai ai principi materialistici che accecano le coscienze e induriscono i cuori. In questo difficile momento nell'ambito delle relazioni internazionali, dobbiamo far presente che solo dal Vangelo potranno trarre ispirazione principi di pace autentica e duratura.

Chiedo a Dio che la Nazione Argentina, avanzando lungo le vie dell'unità e della solidarietà effettiva, raggiunga in un futuro prossimo la prosperità a cui anelano i suoi figli, dopo aver attraversato una forte crisi. Che quanti esercitano responsabilità di governo, nella vita politica, amministrativa e giudiziaria, come pure gli esperti delle diverse scienze sociali, individuino e s'impegnino a portare avanti le riforme necessarie, affinché nessuno sia privo dei beni indispensabili per svilupparsi come persona e come cittadino! Che prestino particolare attenzione ai settori meno favoriti della società, i poveri in generale e i disoccupati, i pensionati e i giovani, senza dimenticare quelli che per ovvi motivi devono varcare la frontiera emigrando in altri Paesi alla ricerca di un futuro migliore! Gli argentini, riponendo la propria fiducia in Dio e contando anche sull'aiuto della comunità internazionale, devono essere i principali protagonisti e artefici di una storia patria serena e promettente per tutti.

6. Signor Presidente, al ritorno nella Sua Nazione trasmetta ai Suoi concittadini il saluto cordiale del Papa, assicurandoli della sua preghiera. Invocando la protezione della Madre degli argentini, Nuestra Señora de Luján, vi benedico tutti con grande affetto.

INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA

IN PREPARAZIONE ALLA XVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

E IN OCCASIONE DEL XXV ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO

Giovedì, 10 aprile 2003

Carissimi giovani!


1. Anche quest'anno, ci ritroviamo per un Incontro di preghiera e di festa, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.

84 Saluto il Cardinale Vicario, che ringrazio per le parole che ha voluto rivolgermi, gli altri Cardinali e Vescovi presenti, i vostri sacerdoti ed educatori. Saluto i ragazzi che mi hanno parlato a nome degli altri e offerto doni significativi, e ciascuno di voi, carissimi giovani di Roma e delle Diocesi del Lazio, che siete qui convenuti.

Saluto, inoltre, i partecipanti all'Incontro sulle Giornate Mondiali della Gioventù promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici e, con loro, le delegazioni dei giovani di Toronto e di Colonia, gli artisti ed i testimoni che oggi accompagnano questo momento.

2. "Ecco la tua Madre!" (
Jn 19,27). Sono le parole di Gesù che ho scelto come tema di questa XVIII Giornata Mondiale della Gioventù.

Giunta l'"Ora", Gesù dalla croce consegna al discepolo Giovanni Maria sua Madre rendendola, attraverso il discepolo prediletto, Madre di tutti i credenti. Ecco, dice Gesù ad ognuno di noi, Maria, la mia Madre, da oggi diventa anche la tua Madre!

Domandiamoci: chi è questa Madre? Per comprenderlo meglio vi consiglierei di rileggere, in questo Anno del Rosario, tutto il meraviglioso capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II. Maria "cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, coll'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi madre nell'ordine della grazia!" (n. 61). E questa maternità soprannaturale continuerà fino al ritorno glorioso di Cristo.

Certamente, unico Redentore è Lui, Gesù Cristo. Lui è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini! Tuttavia - come insegna il Concilio - Maria coopera e partecipa alla sua opera di salvezza. Ella è dunque una Madre per la quale dobbiamo avere profonda e vera devozione, una devozione profondamente cristocentrica, anzi radicata nello stesso Mistero trinitario di Dio.

3. "‘Ecco la tua Madre!’. E da quel momento - prosegue il Vangelo - il discepolo la prese nella sua casa" (Jn 19,27).

Accogliere Maria nella propria casa, nella propria esistenza, è il privilegio di ogni fedele. Lo è soprattutto nei momenti difficili, come lo sono quelli che anche voi, giovani, a volte vivete in questo periodo della vostra vita.

Oggi, per questi motivi, vi affiderò a Maria. Carissimi, ve lo dico per esperienza, aprite a Lei le porte delle vostre esistenze! Non abbiate paura di spalancare le porte dei vostri cuori a Cristo attraverso Colei che vuole portarvi a Lui, affinché siate salvati dal peccato e dalla morte! Lei vi aiuterà ad ascoltare la sua voce e a dire di sì ad ogni progetto che Dio pensa per voi, per il vostro bene e per quello dell'umanità intera.

4. Vi affido a Maria mentre siete già idealmente in cammino verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. I giovani di Toronto hanno appena portato su questo sagrato la Croce dell'Anno Santo, che domenica consegneranno ai loro amici di Colonia. Due giovani di Roma, invece, hanno portato sotto la Croce l'Icona di Maria, che vegliò sulle "sentinelle del mattino" di Tor Vergata nell'indimenticabile Giornata Mondiale della Gioventù del 2000. Perché rimanga anche visibilmente sempre evidente che Maria è una potentissima Madre che ci conduce a Cristo, desidero che domenica prossima, ai giovani di Colonia, insieme alla Croce, venga consegnata anche questa Icona di Maria e che, con la Croce, d'ora in poi essa peregrini per il mondo per preparare le Giornate della Gioventù.

Con Maria, mentre attendete di incontrarvi con i giovani di tutto il mondo a Colonia, rimanete in clima di preghiera e di interiore ascolto del Signore. Per questo motivo desidero anche che quella Giornata venga fin da oggi preparata con la preghiera costante che dovrà elevarsi da tutta la Chiesa e, in particolare, in Italia, da quattro luoghi significativi: il Santuario Mariano di Loreto e quello della Madonna del Rosario di Pompei; qui a Roma, il Centro Giovanile San Lorenzo, che da venti anni, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, accoglie i giovani pellegrini alla Tomba del Principe degli Apostoli, e la Chiesa di Sant'Agnese in Agone, a Piazza Navona, dove dall'Anno Santo del Duemila, ogni giovedì sera, i giovani possono trovare un'oasi di preghiera davanti all'Eucaristia e la possibilità di accostarsi al sacramento della Confessione.

85 5. Pensando fin da ora alla Giornata Mondiale di Colonia, desidero ringraziare Dio, ancora una volta, per il dono delle Giornate Mondiali della Gioventù. In questi venticinque anni di Pontificato mi è stata data la grazia di incontrare i giovani di ogni parte del mondo, soprattutto in occasione di tali Giornate. Ognuna di esse è stata un "laboratorio della fede" dove si sono incontrati Dio e l'uomo, dove ogni giovane ha potuto dire: "Tu, o Cristo, sei ‘il mio Signore e il mio Dio’"! Esse sono state vere scuole di crescita nella fede, di vita ecclesiale, di risposta vocazionale.

E possiamo anche certamente dire che ogni Giornata è stata segnata dall'amore materno di Maria, di cui è stata eloquente immagine la sollecitudine amorevole e materna della Chiesa per la rigenerazione dei giovani.

6. "Ecco la tua Madre!" (
Jn 19,27). Rispondere a questo invito prendendo Maria nella vostra casa significherà anche impegnarvi per la pace.Maria, Regina pacis, è infatti una Madre e come ogni madre ha soltanto un desiderio per i suoi figli: vederli vivere sereni e concordi tra loro. In questo momento travagliato della storia, mentre il terrorismo e le guerre minacciano la concordia tra gli uomini e le religioni, desidero affidarvi a Maria affinché diveniate promotori della cultura della pace, oggi quanto mai necessaria.

Un impegno per la pace con un unico interesse: quello per l'uomo in quanto tale e per l'amicizia tra gli uomini, i popoli e le religioni. Una pace così, lo comprendete bene, è realizzabile prima che con gli sforzi umani - pur necessari – con l’implorazione fiduciosa ed insistente al Dio della pace.

Domani ricorrerà il quarantesimo anniversario della pubblicazione dell'Enciclica Pacem in terris del Beato Giovanni XXIII. Soltanto impegnandoci a costruire la pace sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell'amore e della libertà - così come ci insegna la Pacem in terris - sarà possibile rilanciare la cooperazione tra le nazioni e armonizzare gli interessi diversi e contrastanti di culture e istituzioni.

7. Per implorare da Dio, attraverso la preghiera, il dono della pace, desidero infine, questa sera, consegnarvi la corona del Rosario, "dolce catena che ci riannoda a Dio". Portatela sempre con voi! Il Rosario, recitato con intelligente devozione, vi aiuterà ad assimilare il mistero di Cristo per apprendere da Lui il segreto della pace e farne un progetto di vita.

Lungi dall'essere una fuga dai problemi del mondo, il Rosario vi spingerà a guardarli con occhio responsabile e generoso e vi aiuterà a trovare la forza per tornare ad essi con la certezza dell'aiuto di Dio e con il proposito fermo di testimoniare in ogni circostanza "la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14) (cfr Rosarium Virginis Mariae, 40).

Stamattina ho celebrato la Messa con l'intenzione di ottenere la benedizione di Dio su questo incontro con i giovani.

Con questi sentimenti, vi esorto a proseguire il vostro cammino di vita, nel quale vi accompagno con il mio affetto e la mia benedizione. E stamattina ho celebrato la Messa con l'intenzione di ottenere la benedizione di Dio su questo incontro con i giovani di Roma e del Lazio.

ATTO DI AFFIDAMENTO


"Ecco la tua Madre!" (Jn 19,27)
E' Gesù, o Vergine Maria,
che dalla croce
86 ci ha voluto affidare a Te,
non per attenuare
ma per ribadire
il suo ruolo esclusivo di Salvatore del mondo.

Se nel discepolo Giovanni,
ti sono stati affidati tutti i figli della Chiesa,
tanto più mi piace vedere affidati a Te, o Maria,
i giovani del mondo.
A Te, dolce Madre,
la cui protezione ho sempre sperimentato,
questa sera nuovamente li affido.
Sotto il tuo manto,
87 nella tua protezione,
essi cercano rifugio.
Tu, Madre della divina grazia,
falli risplendere della bellezza di Cristo!

Sono i giovani di questo secolo,
che all'alba del nuovo millennio,
vivono ancora i tormenti derivanti dal peccato,
dall'odio, dalla violenza,
dal terrorismo e dalla guerra.
Ma sono anche i giovani ai quali la Chiesa,
guarda con fiducia nella consapevolezza
88 che con l'aiuto della grazia di Dio
riusciranno a credere e a vivere
da testimoni del Vangelo
nell'oggi della storia.

O Maria,
aiutali a rispondere alla loro vocazione.
Guidali alla conoscenza dell'amore vero
e benedici i loro affetti.
Sostienili nel momento della sofferenza.
Rendili annunciatori intrepidi
del saluto di Cristo
89 nel giorno di Pasqua: Pace a voi!
Con loro, anche io mi affido
ancora una volta a Te
e con affetto confidente ti ripeto:
Totus tuus ego sum!
Sono tutto tuo!

E anche ognuno di loro
con me ti grida:
Totus tuus!
Totus tuus!

Amen.




ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SORELLE DEI POVERI


DI SANTA CATERINA DA SIENA


90
Venerdì, 11 aprile 2003




Carissime Sorelle dei Poveri!

1. Con gioia vi accolgo in occasione del Capitolo Generale del vostro Istituto. A tutte e a ciascuna rivolgo un cordiale benvenuto con uno speciale pensiero per la Superiora Generale e per il suo Consiglio. Estendo il mio saluto all'intera vostra Famiglia religiosa, protesa a diffondere il Vangelo della carità specialmente tra i poveri.

Ogni assemblea capitolare costituisce per gli Ordini e le Congregazioni un importante momento di riflessione e di rilancio nell'azione spirituale e missionaria, perché, in un certo modo, è un ideale ritorno alle proprie origini per proiettarsi ancor più coraggiosamente verso ulteriori traguardi apostolici.

E' quanto voi pure, care Sorelle, avete inteso fare nel presente Capitolo Generale, docili alle ispirazioni dello Spirito e attente ai "segni" dei tempi. La ricca eredità carismatica, che la beata Savina Petrilli vi ha lasciato, rappresenta un provvidenziale "talento" da far fruttificare nella Chiesa e per il mondo.

2. La vostra Fondatrice, che il Signore mi ha concesso di beatificare quindici anni fa, si consacrò a Dio e ai fratelli più bisognosi, ispirandosi ai quattro grandi amori di Santa Caterina: l'Eucarestia, il Crocifisso, la Chiesa e i Poveri. Sempre pronta a chinarsi sulle necessità dei fratelli, non esitò a recarsi, cento anni or sono, nel continente latino-americano. Seguendone la scia luminosa, le sue figlie spirituali estesero poi la presenza della Congregazione anche in Asia.

Il tema del Capitolo Generale: "Un dono da donare, il volto carismatico della Sorella dei poveri", sottolinea l'urgenza di proseguire quest'azione spirituale e missionaria, senza mai perdere di vista l'intuizione carismatica della beata Savina Petrilli. Essere Sorelle dei poveri - ella osservava - comporta l'impegno di non abbandonare mai "quei poveri che Dio ci diede per fratelli" (Direttorio, pag. 15), perché "essi devono esserci cari ed a loro particolarmente dobbiamo dedicare la nostra predilezione, il nostro favore, il nostro cuore, tutte le nostre facoltà, il nostro operare" (ibid., pag. 1006). Quest'amore - la beata Savina aggiungeva - "sarà la nostra gloria e la sorgente donde scaturiranno sempre per l'Istituto le benedizioni del cielo, perché chi ha misericordia del povero dà ad interesse al Signore" (ibid., pag. 1007).

3. Riconoscere nel volto di ogni indigente il volto di Cristo: ecco l'insegnamento che la Fondatrice vi ripete oggi, ricordando, come spesso faceva con le prime consorelle, che "tutto è poco per Gesù" e "il cuore umano a tutto resiste fuorché alla bontà". La Sorella dei poveri sa di dover educare il cuore all'amore, imparando a "sacrificarsi e ad essere sacrificata senza lamento" tendendo all'eroismo della carità, disponibile ed accogliente verso ogni persona, qualunque sia la povertà che presenta.

Unendo "la contemplazione all'azione", proseguite, carissime, nel vostro servizio ecclesiale, che fiorisce dalla preghiera come "da radice il fiore".

Nella nostra epoca è quanto mai necessario riaffermare il primato dell'ascolto di Dio e della contemplazione, come vi siete preoccupate di fare nel corso dei lavori capitolari. Se Gesù vive in voi, sarà proprio l'intimità con Lui a impedire che si produca una frattura tra l'esperienza spirituale e le opere da adattare sempre alle mutate esigenze dei tempi.

Oltre a venire incontro ai bisogni materiali della gente, non perdete di vista l'annuncio esplicito del Vangelo, memori di quanto affermava la Fondatrice: "Nulla deve dare al prossimo chi non può dargli Dio, e non è carità dargli alcuna cosa in luogo del Creatore".

91 Care Sorelle, un vasto campo di azione è dinanzi a voi: sia vostra cura prepararvi con un'adeguata e costante formazione. Vi accompagni e sostenga la Vergine Santa e vi proteggano Santa Caterina e la beata Savina Petrilli. Io vi assicuro la mia preghiera, mentre con affetto benedico voi e l'intera vostra Famiglia religiosa.

GP2 Discorsi 2003 80