GP2 Discorsi 2003 204


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA CONGREGAZIONE


PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI


205
Sabato, 24 maggio 2003




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Accolgo e saluto con affetto ciascuno di voi, che prendete parte all'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Saluto, in primo luogo, il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della vostra Congregazione, e gli sono grato per le parole che mi ha rivolto a nome vostro. Con lui saluto i Segretari, il Sottosegretario e i collaboratori del Dicastero; saluto i Cardinali, i Vescovi, i religiosi, le religiose e tutti i presenti.

Durante i lavori della Plenaria avete affrontato un aspetto importante della missione della Chiesa: "La formazione nei territori di missione", con riferimento ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e ai laici impegnati nelle attività pastorali. E' tema che merita tutta la vostra attenzione.

2. L'urgenza di preparare apostoli per la nuova evangelizzazione è stata ribadita dal Concilio Vaticano II come pure dai Sinodi dei Vescovi tenutisi in questi anni. Dai lavori delle Assemblee sinodali sono scaturite significative Esortazioni apostoliche, tra le quali mi limito a ricordare Pastores dabo vobis, Vita consecrata, Catechesi tradendae e Christifideles laici.

Le Comunità ecclesiali di recente fondazione sono in rapida espansione. Proprio perché talora sono state evidenziate deficienze e difficoltà nel loro processo di crescita, appare urgente insistere sulla formazione di operatori pastorali qualificati, grazie a programmi sistematici, adeguati alle necessità del momento presente, e attenti a "inculturare" il Vangelo nei diversi ambienti.

Urge una formazione integrale, in grado di preparare competenti e santi evangelizzatori all'altezza della loro missione. Ciò richiede un processo lungo e paziente, nel quale ogni approfondimento biblico, teologico, filosofico e pastorale trova il suo punto di forza nel rapporto personale con Cristo "Via, Verità e Vita" (
Jn 14,6).

3. Gesù è il primo ‘formatore’, e fondamentale sforzo di ogni educatore sarà aiutare i formandi a coltivare una relazione personale con Lui. Soltanto coloro che hanno imparato a "restare con Gesù" sono pronti per essere da Lui "inviati a evangelizzare" (cfr Mc 3,14). Un amore appassionato per Cristo è il segreto di un annuncio convinto di Cristo. A questo alludevo quando, nella recente Enciclica Ecclesia de Eucharistia, scrivevo: "E' bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Jn 13,25), essere toccati dall'amore infinito del suo cuore" (n. 25).

La Chiesa, specialmente nei Paesi di missione, ha bisogno di persone preparate a servire il Vangelo in modo gratuito e generoso, pronte perciò a promuovere i valori della giustizia e della pace abbattendo ogni barriera culturale, razziale, tribale ed etnica, capaci di scrutare i "segni dei tempi" e di scoprire i "semi del Verbo", senza indulgere a riduzionismi né a relativismi.

206 In primo luogo, però, si esige da tali persone che siano ‘esperte’ e ‘innamorate’ di Dio. "Il mondo - osservava il mio venerato Predecessore Paolo VI - ... reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'Invisibile" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 76).

4. Accanto alla personale intimità con Cristo, è necessario curare una costante crescita nell'amore e nel servizio alla Chiesa. Sarà utile, in proposito, per quanto concerne i sacerdoti, tenere particolarmente presenti le indicazioni contenute nella Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, nei Decreti conciliari Presbyterorum Ordinis e Optatam totius, e in altri testi emanati da vari Dicasteri della Curia Romana.

"In quanto ripresenta Cristo Capo, Pastore e Sposo della Chiesa, - notavo nella Pastores dabo vobis - il sacerdote si pone non solo nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa. E' chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l'amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa sposa" (n. 22). Tocca poi al Vescovo, in comunione con il Presbiterio, delineare un progetto e una programmazione "capaci di configurare la formazione permanente non come qualcosa di episodico, ma come una proposta sistematica di contenuti, che si snoda per tappe e si riveste di modalità precise" (ibid., n. 79).

5. Vorrei profittare di questa occasione per ringraziare quanti si dedicano generosamente al compito educativo nei territori di missione. E come non ricordare che non pochi seminaristi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici appartenenti ai territori di missione completano il loro itinerario formativo qui, a Roma, in Collegi e Centri, molti dei quali dipendono dal vostro Dicastero? Penso ai Pontifici Collegi Urbano, san Pietro e san Paolo per i sacerdoti, al Foyer Paolo VI per le religiose, al Centro Mater Ecclesiae per i catechisti, e al Centro Internazionale di Animazione Missionaria per il rinnovamento spirituale dei missionari. Auguro di cuore che l'esperienza romana sia per ciascuno di vero arricchimento culturale, pastorale e soprattutto spirituale.

Auspico, altresì, che ogni comunità cristiana avanzi docile alla scuola di Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Nel Messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale ho scritto che una "Chiesa più contemplativa" diventa una "Chiesa più santa", una "Chiesa più missionaria".

Mentre chiedo al Signore che così sia per ogni Comunità ecclesiale, in modo speciale nei territori di missione, assicuro la mia preghiera e imparto con affetto a tutti voi una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA CONGREGAZIONE


PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI


Sabato, 24 maggio 2003




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Accolgo e saluto con affetto ciascuno di voi, che prendete parte all'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Saluto, in primo luogo, il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della vostra Congregazione, e gli sono grato per le parole che mi ha rivolto a nome vostro. Con lui saluto i Segretari, il Sottosegretario e i collaboratori del Dicastero; saluto i Cardinali, i Vescovi, i religiosi, le religiose e tutti i presenti.

207 Durante i lavori della Plenaria avete affrontato un aspetto importante della missione della Chiesa: "La formazione nei territori di missione", con riferimento ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e ai laici impegnati nelle attività pastorali. E' tema che merita tutta la vostra attenzione.

2. L'urgenza di preparare apostoli per la nuova evangelizzazione è stata ribadita dal Concilio Vaticano II come pure dai Sinodi dei Vescovi tenutisi in questi anni. Dai lavori delle Assemblee sinodali sono scaturite significative Esortazioni apostoliche, tra le quali mi limito a ricordare Pastores dabo vobis, Vita consecrata, Catechesi tradendae e Christifideles laici.

Le Comunità ecclesiali di recente fondazione sono in rapida espansione. Proprio perché talora sono state evidenziate deficienze e difficoltà nel loro processo di crescita, appare urgente insistere sulla formazione di operatori pastorali qualificati, grazie a programmi sistematici, adeguati alle necessità del momento presente, e attenti a "inculturare" il Vangelo nei diversi ambienti.

Urge una formazione integrale, in grado di preparare competenti e santi evangelizzatori all'altezza della loro missione. Ciò richiede un processo lungo e paziente, nel quale ogni approfondimento biblico, teologico, filosofico e pastorale trova il suo punto di forza nel rapporto personale con Cristo "Via, Verità e Vita" (
Jn 14,6).

3. Gesù è il primo ‘formatore’, e fondamentale sforzo di ogni educatore sarà aiutare i formandi a coltivare una relazione personale con Lui. Soltanto coloro che hanno imparato a "restare con Gesù" sono pronti per essere da Lui "inviati a evangelizzare" (cfr Mc 3,14). Un amore appassionato per Cristo è il segreto di un annuncio convinto di Cristo. A questo alludevo quando, nella recente Enciclica Ecclesia de Eucharistia, scrivevo: "E' bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Jn 13,25), essere toccati dall'amore infinito del suo cuore" (n. 25).

La Chiesa, specialmente nei Paesi di missione, ha bisogno di persone preparate a servire il Vangelo in modo gratuito e generoso, pronte perciò a promuovere i valori della giustizia e della pace abbattendo ogni barriera culturale, razziale, tribale ed etnica, capaci di scrutare i "segni dei tempi" e di scoprire i "semi del Verbo", senza indulgere a riduzionismi né a relativismi.

In primo luogo, però, si esige da tali persone che siano ‘esperte’ e ‘innamorate’ di Dio. "Il mondo - osservava il mio venerato Predecessore Paolo VI - ... reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'Invisibile" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 76).

4. Accanto alla personale intimità con Cristo, è necessario curare una costante crescita nell'amore e nel servizio alla Chiesa. Sarà utile, in proposito, per quanto concerne i sacerdoti, tenere particolarmente presenti le indicazioni contenute nella Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, nei Decreti conciliari Presbyterorum Ordinis e Optatam totius, e in altri testi emanati da vari Dicasteri della Curia Romana.

"In quanto ripresenta Cristo Capo, Pastore e Sposo della Chiesa, - notavo nella Pastores dabo vobis - il sacerdote si pone non solo nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa. E' chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l'amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa sposa" (n. 22). Tocca poi al Vescovo, in comunione con il Presbiterio, delineare un progetto e una programmazione "capaci di configurare la formazione permanente non come qualcosa di episodico, ma come una proposta sistematica di contenuti, che si snoda per tappe e si riveste di modalità precise" (ibid., n. 79).

5. Vorrei profittare di questa occasione per ringraziare quanti si dedicano generosamente al compito educativo nei territori di missione. E come non ricordare che non pochi seminaristi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici appartenenti ai territori di missione completano il loro itinerario formativo qui, a Roma, in Collegi e Centri, molti dei quali dipendono dal vostro Dicastero? Penso ai Pontifici Collegi Urbano, san Pietro e san Paolo per i sacerdoti, al Foyer Paolo VI per le religiose, al Centro Mater Ecclesiae per i catechisti, e al Centro Internazionale di Animazione Missionaria per il rinnovamento spirituale dei missionari. Auguro di cuore che l'esperienza romana sia per ciascuno di vero arricchimento culturale, pastorale e soprattutto spirituale.

Auspico, altresì, che ogni comunità cristiana avanzi docile alla scuola di Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Nel Messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale ho scritto che una "Chiesa più contemplativa" diventa una "Chiesa più santa", una "Chiesa più missionaria".

208 Mentre chiedo al Signore che così sia per ogni Comunità ecclesiale, in modo speciale nei territori di missione, assicuro la mia preghiera e imparto con affetto a tutti voi una speciale Benedizione Apostolica.


AI RELIGIOSI DELLA CONGREGAZIONE


DELLO SPIRITO SANTO


Lunedì, 26 maggio 2003


A Padre Pierre Schouver, cssp
Superiore generale
della Congregazione dello Spirito Santo

1. Sono lieto di salutarla oggi, caro Padre Superiore generale, come pure di salutare i membri del Consiglio generale della Congregazione dello Spirito Santo fondata il 27 maggio 1703. Un anniversario è sempre un'occasione per rendere grazie per il cammino percorso e per i doni ricevuti. La Chiesa lo fa volentieri con voi oggi, ringraziando il Signore per tutto il lavoro svolto dalla vostra Congregazione in tre secoli, in particolare nell'evangelizzazione dell'Africa, delle Antille e dell'America del Sud. Celebrare un anniversario è anche superare un capo e andare avanti. Come ho detto a tutta la Chiesa (cfr Novo Millennio ineunte NM 8), lo ripeto a ognuno di voi: "Duc in altum!", "Prendi il largo". Siate fedeli alla duplice eredità dei vostri fondatori: l'attenzione ai poveri e il servizio missionario, ossia l'annuncio della Buona Novella di Cristo a tutti gli uomini. Questi due orientamenti di vita vi schiudono ampie prospettive. Si tratta di raggiungere quelli che il mondo mantiene nella dipendenza o relega nell'emarginazione, i poveri, che costituiscono la stragrande maggioranza degli abitanti di alcuni continenti ma che abitano anche nelle nostre società industrializzate. Renderete loro testimonianza anche della prossimità di Cristo e farete comprendere loro la gioia della sua chiamata.

2. Senza lasciarvi fermare dalle difficoltà, che non sono mancate e che non mancheranno in futuro, affidatevi alla libertà e alla forza dello Spirito che assiste la Chiesa e che la guida. È lo Spirito Santo a costruire la Chiesa come una famiglia: fatela scoprire ai nostri contemporanei attraverso la vita comunitaria e fraterna, segno forte della vita evangelica, preoccupandovi di ricercare l'unità e di restare attaccati a quella devozione allo Spirito Santo che ha sempre caratterizzato la vostra famiglia religiosa!

3. I vostri fondatori hanno voluto porvi, fin dalle origini, sotto la protezione della Vergine Maria e del suo Cuore immacolato. Affido nuovamente alla sua benevola intercessione voi e tutti i membri della vostra Congregazione presenti in tutto il mondo per il servizio a Cristo e alla sua Chiesa. Che la fiducia della Vergine nella Parola di Dio sia sempre una luce per la vostra vita! Di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica.


AI PELLEGRINI DELLA DIOCESI


DI SAINT-BRIEUC E TRÉGUIER (FRANCIA)


Sabato, 31 maggio 2003




Monsignore,
Cari amici,

209 È con piacere che vi accolgo, pellegrini della Diocesi di Saint-Brieuc e Tréguier, venuti a Roma in occasione delle festività che segnano il settimo centenario della morte di sant'Ivo. Saluto anche cordialmente le alte personalità, in particolare della società civile e del mondo giuridico, presenti a Roma per approfondire, in occasione di un colloquio, l'attualità del messaggio di sant'Ivo. Ringrazio Monsignor Fruchaud per le cordiali parole che mi ha appena rivolto a nome di tutti voi. Le chiese di Saint-Yves des Bretons e di Sant'Ivo alla Sapienza, nelle quali avrete l'opportunità di raccogliervi, rivelano lo straordinario irradiamento del culto che gli viene reso da lungo tempo in Europa da tutti coloro che lo riconoscono come loro maestro spirituale, in particolare dai Giuristi dei quali è il santo Patrono.

I valori proposti da sant'Ivo restano un potente sprone per il nostro tempo, soprattutto nell'Europa che si costruisce. Servitore della giustizia, sant'Ivo invita gli uomini di buona volontà a costruire un mondo di pace, fondato sul rispetto del diritto e sul servizio alla verità. Difensore dei poveri, questo avvocato incoraggia le persone e i popoli a mettere in atto la solidarietà e l'equità, che garantiscono i diritti dei più deboli la cui dignità inalienabile sarà pienamente riconosciuta. Sacerdote, predicatore instancabile della Parola di Dio, invita oggi la Chiesa a proporre a tutti il Vangelo, fonte di relazioni nuove fra gli uomini. Possano l'esempio e la vita di sant'Ivo invitare i cristiani a contribuire attivamente alla costruzione dell'Europa, con un comune destino in una comunità nella quale tutti sono chiamati ad adoperarsi affinché amore e verità s'incontrino e giustizia e pace si bacino (cfr
Ps 84,11)!

Affidandovi alla sollecitudine della Vergine Maria, Notre Dame de Querrien, vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai Pastori e ai fedeli della Diocesi di Saint-Brieuc e Tréguier.

CELEBRAZIONE MARIANA

PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO IN VATICANO

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II

LETTE DA S.E. MONS. FRANCESCO MARCHISANO


Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani

Sabato, 31 maggio 2003

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Come ogni anno, avete recitato il santo Rosario, contemplando in particolare il mistero della Visita di Maria a santa Elisabetta, che oggi la liturgia ci fa celebrare. Avete voluto così concludere il mese di maggio davanti alla Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani. Mi unisco spiritualmente a voi e vi saluto con affetto. Saluto Mons. Francesco Marchisano, mio Vicario Generale per la Città del Vaticano, i Signori Cardinali e gli altri Presuli presenti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i giovani e tutti i fedeli. Con ciascuno di voi mi raccolgo dinanzi alla Grotta, quasi recando in dono alla Vergine Immacolata tutto il cammino spirituale compiuto in questo mese mariano: ogni proposito, ogni preoccupazione, ogni necessità della Chiesa e del mondo. La Vergine Santa accolga ogni vostra invocazione.

2. Desidero, in questa circostanza, rinnovare a tutti l'invito a recitare il Rosario assiduamente, curandone con impegno la qualità. Penso anzitutto ai Sacerdoti: il loro esempio e la loro guida conducano i fedeli a riscoprire il senso e il valore di questa preghiera. Penso alle persone consacrate, specialmente alle religiose, che immagino tra voi numerose: possano seguire da presso Maria, che custodiva nel cuore i misteri del suo Figlio divino. Penso alle famiglie e le esorto a riunirsi spesso, soprattutto alla sera, per recitare insieme il Rosario: è questa una delle più belle e consolanti esperienze della comunità domestica!

3. L’Anno del Rosario, che stiamo celebrando, ci offre costante motivo di riflessione sul ruolo della Madonna nella storia della salvezza e nella nostra vita. Come fu associata alla missione del suo divin Figlio, così Maria continua ad accompagnare il cammino della Chiesa lungo i secoli.

Perseveriamo in preghiera con Lei, carissimi, come gli apostoli nel Cenacolo in attesa dell'ormai vicina Pentecoste. La liturgia di questi giorni ci fa rivivere il clima spirituale che precedette quell'Evento, e, se tutto l'Anno del Rosario deve caratterizzarsi per una prolungata preghiera con Maria, ancor più dobbiamo unirci a Lei in questi giorni della Novena invocando l’abbondante discesa dello Spirito sull'intera Chiesa diffusa nel mondo.

Mentre poi si chiude il mese di maggio, e ha inizio quello di giugno consacrato al Cuore di Cristo, avvertiamo ancor più come Maria ci conduca a Cristo. E' Lei il cammino più breve per giungere al Cuore di Gesù, dove possiamo attingere i doni straordinari del suo amore e della sua misericordia.

210 "Magnificat anima mea Dominum!". Facciamo nostro il cantico sgorgato dal cuore di Maria nella casa di santa Elisabetta e tutta la nostra vita sia una lode al Signore!

E' questo, carissimi, il mio augurio che accompagno di cuore con la mia Benedizione, estendendola volentieri a tutti i vostri cari.

IOANNES PAULUS II


Giugno 2003



AI VESCOVI DI RITO LATINO DELL'INDIA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Martedì, 3 giugno 2003




Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,

1. Accompagnato dallo Spirito Santo, porgo un cordiale benvenuto a voi, secondo gruppo di Vescovi di Rito Latino dell'India, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. In modo particolare saluto l'Arcivescovo Viruthakulangara e lo ringrazio per i buoni auspici che mi ha trasmesso a nome dei Vescovi, del clero, dei religiosi e dei fedeli laici delle Provincie di Bombay, Nagpur, Verapoly, della nuova Provincia di Gandhinagar e dell'Arcidiocesi di Goa e Damão. Prego affinché per intercessione degli Apostoli Pietro e Paolo la Chiesa in India continui con coraggio a proclamare la Buona Novella di Gesù Cristo.

Nel subcontinente, e in particolare nelle regioni di Kerala e di Goa, il messaggio salvifico di Cristo è stato udito per molti secoli. Recentemente la Chiesa ha celebrato il 450º anniversario della morte dello zelante missionario san Francesco Saverio, uno della lunga serie di uomini pieni di fede, come san Tommaso Apostolo, che hanno donato la propria vita per l'evangelizzazione dell'Asia. San Francesco ci insegna l'importanza di dimenticare i nostri desideri personali e i nostri progetti umani e di donarci interamente alla volontà di Dio (cfr Ufficio delle Letture per la festa di san Francesco Saverio). Auspico che la vita e l'opera di questo Patrono dell'Oriente suscitino nel popolo indiano il desiderio di donarsi più completamente alla volontà del Signore.

2. Cristo continua a rendere le vostre Diocesi un terreno fertile per la sua messe di fede. "Come il grande dialogo d'amore tra Dio e l'uomo fu preparato dallo Spirito Santo e si è compiuto in terra d'Asia nel mistero di Cristo, così il dialogo tra il Salvatore e i popoli del Continente continua oggi con la potenza dello stesso Spirito, operante in nella Chiesa" (Ecclesia in Asia, n. 18). Durante le mie Visite Pastorali in India, sono rimasto colpito dalle molteplici espressioni di cristianesimo nella vostra nazione. La presenza della tradizione latina e di quella orientale, in così stretta vicinanza, è una fonte profonda di forza e vitalità per la Chiesa. Talvol ta il rapporto può rappresentare una sfida per le vostre comunità, mentre cercate di lavorare insieme per trovare modi concreti di servire il popolo di Dio. Come ho detto ai Vescovi Siro-Malabaresi del vostro Paese, è importante perseverare nel rafforzare i vincoli con i vostri fratelli Vescovi dei Riti Orientali, attraverso un efficace dialogo inter-rituale, al fine di superare qualsiasi incomprensione che può occasionalmente sorgere. Questo accade, in particolare, negli ambiti riguardanti l'evangelizzazione e la cura pastorale dei cattolici orientali in India (cfr Ecclesia in Asia, n. 27).

Poiché Cristo vi ha fatti Pastori del suo gregge, siete chiamati in modo speciale a promuovere il dialogo e la comprensione reciproci tra i cattolici e le altre comunità cristiane. L'Apostolo Paolo ci incoraggia tutti a comportarci "come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità" (Ep 5,8-9). Come Vescovi avete l'obbligo non solo di camminare in quella luce, ma anche di aiutare a illuminare il cammino di tutti i seguaci di Cristo, conducendoli verso una solidarietà spirituale sempre più completa.

3. È molto incoraggiante vedere il numero impressionante delle vocazioni religiose e diocesane nelle vostre Province e l'alta percentuale di fedeli che assistono alla Messa domenicale. Sebbene le vostre Chiese locali possano essere materialmente povere, soprattutto se paragonate ad altre comunità cristiane, esse sono ricche di risorse umane. Ciò è messo chiaramente in evidenza dal numero elevato di comunità cristiane di base, di movimenti laicali e di associazioni che svolgono un ruolo tanto vitale nella vita ecclesiale delle vostre Province. Nonostante questi segni positivi, le vostre Diocesi devono anche affrontare delle sfide. L'influenza negativa dei mezzi di comunicazione sociale, il secolarismo, il materialismo e il consumismo, unitamente alle false promesse di pochi gruppi fondamentalisti, hanno portato alcuni giovani a rinunciare alla propria fede. Purtroppo, talvolta anche alcuni membri del clero sono stati attratti dalle vuote promesse di danaro, agiatezza e potere.

Nell'affrontare tali problemi si è tentati di porre la stessa domanda che i discepoli hanno rivolto a Pietro subito dopo la Pentecoste: "Che cosa dobbiamo fare?" (Ac 2,37). A questo proposito è consolante vedere tante vostre Diocesi rispondere a questa domanda attraverso Sinodi e pianificazioni pastorali, affrontando i problemi in maniera seria e in tal modo evitando possibili crisi future. Come ho detto nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, le iniziative pastorali devono sempre comprendere i quattro pilastri cristiani che sono la santità, la preghiera, i sacramenti e la parola di Dio (cfr nn. 30-41), ricordando sempre che "non si tratta, allora di inventare un "nuovo programma". Il programma c'è già: è quello si sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione" (Ibidem, n. 29).

211 4. Un'efficace pianificazione pastorale deve essere contestualizzata in modo che affronti i problemi particolari creati dalla società moderna. Come molti altri Paesi, anche l'India si trova coinvolta nel movimento per una cultura della morte, come si vede, per esempio, dalle pericolose minacce dirette contro i nascituri, soprattutto le nasciture. Fratelli Vescovi, vi incoraggio a rimanere vigili nei vostri sforzi volti a predicare senza paura il saldo insegnamento della Chiesa relativo al diritto inviolabile alla vita di ogni essere umano innocente. L'impegno concertato per frenare la cultura della morte ha bisogno del coinvolgimento dell'intera comunità cattolica. Pertanto, ogni strategia a questo riguardo deve includere i singoli, le famiglie, i movimenti e le associazioni impegnati a edificare "una società nella quale la dignità di ogni persona sia riconosciuta e tutelata, e la vita di tutti sia difesa e promossa" (Evangelium vitae EV 90).

Anche la globalizzazione ha lanciato una sfida agli usi e all'etica tradizionali. Questo si osserva chiaramente nei tentativi di imporre alla società asiatica tipi di pianificazione familiare e misure sanitarie riproduttive moralmente inaccettabili. Al contempo una comprensione non corretta della legge morale ha portato molte persone a giustificare le attività sessuali immorali con il pretesto della libertà, che a sua volta ha comportato una comune accettazione della mentalità contraccettiva (cfr Familiaris consortio FC 6). Le conseguenze di una simile attività irresponsabile non solo minacciano l'istituzione della famiglia, ma contribuiscono anche alla diffusione dell'HIV/AIDS, che in alcune parti del vostro Paese sta raggiungendo proporzioni epidemiche. La risposta della Chiesa in India deve essere quella di continuare a promuovere la santità della vita coniugale e il "linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi" (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 2370). La Chiesa è chiamata a proclamare che l'amore vero è l'amore cristiano, e l'amore cristiano è un amore casto. Vi incoraggio a sostenere i programmi educativi che sottolineano l'insegnamento della Chiesa a tale riguardo.

Al contempo, occorre compiere degli sforzi per il rispetto della dignità e dei diritti delle donne, al fine di garantire che a ogni livello della società indiana si promuova un "nuovo femminismo". Questo "respingerà la tentazione della "dominazione maschile" al fine di riconoscere e affermare il vero genio femminile in tutti gli aspetti della vita della società e superare ogni discriminazione, violenza e sfruttamento" (cfr Evangelium vitae EV 99).

5. All'inizio di questo discorso ho parlato di san Francesco Saverio, che tanto ha fatto per la diffusione del cristianesimo in India. Possedeva la capacità di servire con successo in un ambiente non cristiano. Prego affinché la Chiesa in India possa, imitandolo, proclamare rispettosamente ma con coraggio il Vangelo di Gesù Cristo. Non è un compito facile, soprattutto in aree dove la gente sperimenta animosità, discriminazione e perfino violenza a causa della propria convinzione religiosa o appartenenza tribale. Queste difficoltà sono esacerbate dall'aumentata attività di alcuni gruppi fondamentalisti Hindu, che stanno suscitando sospetti nei confronti della Chiesa e delle altre religioni. Purtroppo, in alcune regioni le autorità statali hanno ceduto alle pressioni di questi estremisti e hanno approvato leggi ingiuste contro le conversioni, vietando il libero esercizio del diritto naturale alla libertà religiosa o togliendo l'assistenza statale ai membri di determinate caste che hanno scelto di convertirsi al cristianesimo.

Malgrado le gravi difficoltà e le sofferenze che ciò ha causato, la Chiesa in India non deve rinunciare mai al suo compito fondamentale di evangelizzazione. Auspico che voi, cari Fratelli Vescovi, insieme ai fedeli, continuerete a impegnare le guide locali di altre fedi religiose in un dialogo interreligioso che assicuri una maggiore comprensione e collaborazione reciproca. Allo stesso modo, dovete mantenere un dialogo effettivo con le autorità locali e nazionali per assicurare che l'India continui a promuovere e a tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i suoi cittadini. Parte integrante di una tale democrazia "che serve veramente il bene degli individui e dei popoli è il rispetto per la libertà religiosa, poiché questo è il diritto che riguarda la libertà più privata e suprema dell'individuo" (cfr Discorso al nuovo Ambasciatore dell'India, 13 dicembre 2002).

6. ""Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Perciò dalla perpetuazione nell'Eucaristia del sacrificio della Croce e dalla comunione col corpo e con il sangue di Cristo la Chiesa trae la necessaria forza spirituale per compiere la sua missione" (Ecclesia de Eucharistia, n. 22). Cari Fratelli nel Signore: mentre ritornate alle vostro Chiese locali dopo questa visita presso le tombe dei Santi Apostoli, auspico che, colmati di "forza spirituale" abbiate rinnovato il vostro desiderio di partecipare anche più pienamente alla missione della Chiesa che "è in continuità con quella di Cristo" (Ibidem).

In questo anno del Rosario, prego affinché, per intercessione della nostra Beata Signora, lo Spirito Santo confermi voi, il clero, i religiosi e i fedeli delle vostre Diocesi nel "dono di Dio che è in te" (2Tm 1,6), e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace nel Signore.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AL MINISTRO GENERALE

DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI




Al Reverendo Padre

GIACOMO BINI

Ministro Generale dell'Ordine dei Frati Minori

1. Sono lieto di rivolgere a Lei, Reverendo Padre, e a tutto l'Ordine dei Frati Minori il mio cordiale e beneaugurante saluto in occasione del Capitolo Generale Ordinario, convocato nella Città di san Francesco e santa Chiara. Esso viene celebrato alla Porziuncola e questo ravviva la gioiosa memoria delle origini dell'Ordine, sorto sotto lo sguardo di santa Maria degli Angeli, da voi venerata come speciale Patrona con il titolo di ‘Immacolata’.

L'Assemblea capitolare "di Pentecoste", prescritta dalla Regola (cfr n. VIII: FF 26), evidenzia il ruolo fondamentale riconosciuto da san Francesco allo Spirito Santo, che egli amava definire "Ministro Generale" dell'Ordine (cfr Celano, Vita seconda, CXLV, 193: FF 779). Lo Spirito Santo purifica, illumina, incendia i cuori con il fuoco dell'amore, conducendoli al Padre sulle orme del Signore Gesù (cfr Lettera a tutti i frati, VI, 62-63: FF 233).

212 In tale significativa circostanza, mi è gradito rinnovare i sentimenti della mia gratitudine a codesta Famiglia religiosa per il servizio che rende alla Chiesa da ormai molti secoli, proseguendo l'opera iniziata da Francesco di Assisi e dalla sua discepola Chiara. Desidero, altresì, profittare di questa opportunità per offrire ai membri del Capitolo Generale e, per loro tramite, a tutti i Frati Minori alcuni elementi utili per una revisione comunitaria del cammino compiuto sinora e per una più incisiva azione apostolica nel mondo di oggi.

2. Al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000, con la Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho voluto richiamare all'intero popolo cristiano le priorità spirituali del terzo millennio, non esitando ad affermare che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità (cfr n. 30). Sottolineavo che in ogni programma di evangelizzazione deve risaltare il "primato della grazia..., il primato di Cristo e, in rapporto a Lui, il primato della vita interiore e della santità" (n. 38). Inoltre, un ruolo singolare sono chiamati a svolgere gli Istituti di vita consacrata, avendo essi come specifica missione la testimonianza profetica del Regno dei Cieli. Ciò implica un'incessante tensione alla santità. Si comprende meglio, allora, quanto si legge nell'Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, e cioè che "un rinnovato impegno di santità da parte delle persone consacrate è oggi più che mai necessario, anche per favorire e sostenere la tensione di ogni cristiano verso la perfezione" (n. 39).

Se è vero che "le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno" (Novo millennio ineunte
NM 31), nella Regola e nelle Costituzioni del vostro Ordine "è racchiuso un itinerario di sequela, qualificato da uno specifico carisma autenticato dalla Chiesa" (Vita consecrata VC 37). Tale itinerario è stato percorso da tanti vostri Confratelli, Santi e Beati francescani, che hanno osservato con eroica fedeltà sino alla morte gli impegni liberamente assunti nel giorno della professione religiosa. Ad essi, maestri e modelli di santità, vi sarà di grande aiuto fare costante riferimento, ispirandovi al loro esempio, approfondendone la conoscenza, invocandoli devotamente, commemorandoli nelle loro ricorrenze liturgiche.

3. Il Capitolo Generale si svolge nella città di Assisi, dove risuona perenne la voce che Francesco udì per tre volte scendere dalla Croce verso di lui: "Va', e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina!" (Bonaventura, Leggenda maggiore, II, 1: FF 1038).

Anche in questi ultimi anni, contrassegnati da notevoli mutamenti sociali, l'Ordine è stato stimolato a rendere attuale questa singolare chiamata, approfondendone il significato per viverne coerentemente il carisma. Tale riflessione ha spinto la vostra Famiglia religiosa a porre meglio in evidenza il servizio missionario ed ecclesiale affidato da Cristo al giovane Francesco e, successivamente, confermato dal Papa Innocenzo III con le parole: "Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza" (Celano, Vita prima, XIII, 33: FF 375).

E' importante che l'Ordine conservi il proprio stile missionario improntato a povertà e vita fraterna, animato da spirito di contemplazione e dalla sincera ricerca della giustizia, della pace e del rispetto del creato. E', altresì, indispensabile che ogni suo membro e tutte le fraternità collaborino all'edificazione dell'unica Chiesa di Cristo, in accordo e piena comunione con i Pastori delle locali Comunità cristiane.

Il vostro Ordine, d'intesa con gli Ordinari diocesani, contribuirà così a "consolidare e dilatare il regno di Cristo, portando l'annuncio del Vangelo dappertutto, anche nelle regioni più lontane" (Vita consecrata VC 78), grazie a un rinnovato spirito di obbedienza e ad un sincero desiderio di comunione ecclesiale.

4. Unico vostro obiettivo, in ogni scelta e decisione apostolica, sia la salus animarum, così come avvenne per il Poverello d'Assisi, sempre ed unicamente mosso da zelo per la salvezza dei fratelli. Considerando "che l'Unigenito di Dio si è degnato di essere appeso alla croce per le anime", "non si riteneva amico di Cristo, se non amava le anime che Egli ha amato" (Celano, Vita seconda, CXXXI, 172: FF 758) e "scelse di vivere per Colui che morì per tutti, ben consapevole di essere stato inviato da Dio a conquistare le anime che il diavolo cercava di rapire" (Celano, Vita prima, XIV, 35: FF 381).

La salus animarum lo spinse pure a promuovere la dignità e i diritti della persona, creata e formata "a immagine del Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine di lui secondo lo spirito" (Francesco, Ammonizione V: FF 153), nonché a difendere la salvaguardia del creato, poiché tutte le cose sono state create per mezzo di Cristo e in vista di Cristo e tutte in Lui sussistono (cfr Col 1,16-17). Soprattutto la vita di Francesco si contraddistinse per una costante tensione spirituale, che lo portava a tutto vedere e comprendere alla luce della "beatitudine definitiva che è presso Dio" (Vita consecrata VC 33). Scaturiva da questo suo amore per Dio l'ardente passione di predicare "ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la gloria" (Regola, IX: FF 99). Questo, cari Frati Minori, resti il vostro ‘stile’ apostolico nella Chiesa. Auspico che dai lavori capitolari emergano opportune indicazioni per renderlo sempre più consono alle sfide dell'epoca moderna.

5. "La messe è molta, ma gli operai sono pochi!" (Mt 9,37). Vengono alla mente queste parole di Cristo dinanzi alla vastità del campo d'azione e all'esiguo numero di braccia disponibili. Parlare di slancio missionario sembra poco realistico anche per il vostro Ordine, tenendo conto della riduzione del numero dei suoi membri e dell’innalzamento dell’età media verificatosi in questi anni. Questo, però, più che indurre allo scoraggiamento, deve spingere piuttosto a intensificare, da una parte, la preghiera perché il Padrone della messe "mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38), e a ricercare, dall’altra, nuove strategie pastorali e vocazionali.

Perché perdere la fiducia, se Gesù stesso ebbe ad assicurare a Francesco che proprio Lui era "il responsabile principale" dell'Ordine? Non gli promise forse: "Io ho chiamato, io conserverò e io pascerò e, al posto di quelli che si perdono, altri ne farò crescere. E se non ne nasceranno, li farò nascere io" (Bonaventura, Leggenda maggiore, VIII, 3: FF 1140)? Con questa consapevolezza, promuovete e accompagnate le vocazioni con la preghiera e la testimonianza di vita, confidando in quel "Dio che può suscitare figli di Abramo dalle pietre e rendere fecondi i grembi sterili" (Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ripartire da Cristo, 16). Bene ha fatto l'Ordine a destinare numerose energie alla pastorale vocazionale e alla formazione degli aspiranti alla vita consacrata, in collaborazione con altri Istituti d'ispirazione francescana e con le Diocesi.

213 Il fascino di Francesco e di Chiara d'Assisi è grande sui giovani e va utilizzato per proporre anche alle generazioni del terzo millennio "una più attenta riflessione sui valori essenziali della vita, che trovano la loro sintesi risolutiva nella risposta che ciascuno è invitato a dare alla chiamata di Dio, specialmente quando questa sollecita la donazione totale di sé e delle proprie energie alla causa del regno" (Novo millennio ineunte NM 46).

Le celebrazioni indette dai quattro Ministri Generali delle Famiglie francescane per il 750 anniversario della morte di santa Chiara potranno costituire, al riguardo, un'occasione quanto mai opportuna per far meglio riconoscere le vocazioni alla vita contemplativa, apostolica, eremitica e secolare francescano-clariana.

6. Siate voi stessi uomini appassionati di Cristo e del Vangelo, uomini di preghiera incessante e testimoni gioiosi di una radicale scelta del Regno dei cieli. Il vostro impegno risulterà tanto più efficace quanto più vi sforzerete di offrire i segni eloquenti del "primato che Dio e i valori evangelici hanno nella vita cristiana" (Vita consecrata VC 84).

Il tradizionale saio, che abitualmente indossate, richiama già dal primo impatto lo stile di penitenza e di povertà, di mansuetudine e di accoglienza, di semplicità e di totale consacrazione a Dio che deve contraddistinguervi. Mantenetevi fedeli al vostro tipico carisma, aprendovi al tempo stesso con saggezza e prudenza alle esigenze dell'apostolato della nostra epoca.

Lo Spirito Santo con la sua luce e la sua forza vi renda capaci di portare Cristo "nel cuore e nel corpo con l'amore e con la pura e sincera coscienza" e di generarlo "attraverso le sante opere, che devono risplendere agli altri in esempio" (Francesco, Lettera a tutti i fedeli, X, 53: FF 200).

San Francesco, santa Chiara e tutti i vostri santi Patroni accompagnino i lavori capitolari e li rendano fecondi per il bene dell'Ordine e della Chiesa. La Vergine Maria, "Stella della nuova evangelizzazione", vi aiuti a restare fedeli all’impegno missionario a cui Francesco continua ad esortarvi con la bella espressione: "Riponi la tua fiducia nel Signore ed Egli avrà cura di te" (Celano, Vita prima, XII, 29: FF 367).

Alla "Vergine fatta Chiesa" (Francesco, Saluto alla B.V.M.: FF 259), alla Regina degli Apostoli, all'"Avvocata dell'Ordine" (Celano, Vita seconda , CL, CL 198, FF 786) rivolgetevi ogni giorno con la recita del Rosario, preghiera squisitamente evangelica e francescana.

Con tali sentimenti, mentre per ciascuno assicuro un costante ricordo al Signore, imparto di cuore a Lei, Reverendo Padre, ai Capitolari e a tutti i Confratelli sparsi nel mondo una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 10 Maggio 2003




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