GP2 Discorsi 2003 213

IOANNES PAULUS II



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Aeroporto Internazionale Adrija Riviera Kvarner di Rijeka/Krk

Giovedì, 5 giugno 2003




214 Signor Presidente della Repubblica,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Distinte Autorità,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con intima gioia pongo piede per la terza volta sull’amato suolo croato. Ringrazio Dio Onnipotente per avermi concesso di ritornare tra voi, in questo mio centesimo viaggio apostolico.

Rivolgo un rispettoso saluto a Lei, Signor Presidente della Repubblica, e alle altre Autorità civili e militari qui convenute. La ringrazio vivamente per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome dei presenti e di tutti i connazionali.

Abbraccio con affetto tutta la comunità cattolica in Croazia, in modo particolare i miei venerati Fratelli nell’Episcopato. Uno speciale pensiero rivolgo al Vescovo Mons. Valter Župan, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli della diocesi di Krk, sul cui territorio si trova questo aeroporto.

Saluto i credenti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come anche i fedeli del Giudaismo e dell'Islam, lieto che anche in questa circostanza si possa insieme testimoniare il nostro comune impegno per l’edificazione della società nella giustizia e nel reciproco rispetto.

2. Sono venuto tra voi per adempiere il compito di Successore di Pietro, e per portare a tutti gli abitanti del Paese un saluto e un augurio di pace.Visitando le diocesi di Dubrovnik, Djakovo-Srijem, Rijeka e Zadar, mi sarà dato di fare memoria delle antiche radici cristiane di questa Terra irrorata dal sangue di tanti martiri. Penso ai martiri dei primi tre secoli - in particolare ai Martiri di Sirmio e dell'intera Dalmazia romana -e penso a quelli dei secoli successivi, fino al secolo scorso con l’eroica figura del Beato Cardinale Alojzije Stepinac.

Avrò poi la gioia di elevare agli onori degli Altari Suor Marija Propetoga Isusa Petkovic, alla quale fra qualche settimana sarà associato il giovane Ivan Merz. Il ricordo di questi intrepidi testimoni della fede mi fa pensare con gratitudine e commozione alla Chiesa che li ha generati, e ai tempi difficili durante i quali essa ha custodito gelosamente la sua fedeltà al Vangelo.

3. L’isola di Krk conserva un ricco patrimonio glagolitico maturato sia nell'uso liturgico che nella prassi quotidiana del popolo croato. Il cristianesimo ha recato un grande contributo allo sviluppo della Croazia nel passato. Esso potrà continuare a contribuire efficacemente al suo presente e al suo futuro. Ci sono infatti valori, quali la dignità della persona, l’onestà morale e intellettuale, la libertà religiosa, la difesa della famiglia, l’accoglienza e il rispetto per la vita, la solidarietà, la sussidiarietà e la partecipazione, il rispetto delle minoranze, che sono iscritti nella natura di ogni essere umano, ma che il cristianesimo ha il merito di aver con chiarezza individuato e proclamato. Su tali valori si fonda la stabilità e la vera grandezza di una Nazione.

215 La Croazia ha posto recentemente la sua candidatura a divenire parte integrante, anche dal punto di vista politico ed economico, della grande famiglia dei popoli d’Europa. Non posso che esprimere l'augurio di una felice realizzazione di tale aspirazione: la ricca tradizione della Croazia contribuirà sicuramente a rafforzare l’Unione sia come entità amministrativa e territoriale che come realtà culturale e spirituale.

4. In questo Paese, come in alcuni Paesi vicini, sono ancora presenti i segni dolorosi di un recente passato: non si stanchino quanti sono investiti di autorità in campo sia civile che religioso di curare le ferite causate da una guerra crudele e di sanare le conseguenze di un sistema totalitario che per troppo tempo ha tentato di imporre una ideologia contraria all’uomo e alla sua dignità.

Da tredici anni ormai la Croazia percorre il cammino della libertà e della democrazia. Guardando avanti con fiducia e con speranza, occorre adesso consolidare, con il contributo responsabile e generoso di tutti, una stabilità sociale che promuova ulteriormente l’impegno lavorativo, la pubblica assistenza, l’educazione aperta a tutta la gioventù, l’affrancamento da ogni forma di povertà e disuguaglianza, in un clima di cordiale rapporto con i Paesi vicini.

Su queste prospettive invoco l'intercessione di San Giuseppe, Patrono della Nazione, e della Vergine Maria, "Advocata Croatiae, fidelissima Mater".

Iddio benedica questa Terra e le sue genti!


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE


DEL SACRO CUORE DI GESÙ (DEHONIANI)


Martedì, 10 giugno 2003




Cari Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù
e Membri della Famiglia religiosa dehoniana!

1. Sono lieto di accogliervi in questa speciale Udienza, mentre i lavori del vostro Capitolo generale si avviano verso la fase conclusiva. Grazie per la vostra visita!

A tutti porgo un cordiale saluto, in particolare al neo-eletto Superiore Generale, P. José Ornelas Carvalho. Lo ringrazio di cuore per le cortesi parole rivoltemi a nome dei presenti e dell'intero vostro Istituto diffuso in trentasette Nazioni. A lui e ai membri del Consiglio generale vanno i più fervidi auguri per un servizio di guida e di animazione, che favorisca l'autentico progresso della Congregazione, conservandone intatta la fisionomia originaria, voluta dal Fondatore.

2. Quest'anno ricorre il 125° anniversario di vita religiosa del Venerabile Leone Dehon. Voi avete voluto ricordare tale significativo evento con uno speciale Anno Dehoniano, che culminerà il 28 giugno, giorno commemorativo della professione dei primi suoi voti religiosi, e giorno che egli stesso riconosce come inizio della vostra Congregazione. Auspico che ciò vi sia di stimolo a tornare alle origini, con quella "fedeltà creativa" (cfr Vita consecrata VC 37) che conserva inalterato il vostro carisma, caratterizzato da una costante contemplazione del Cuore di Cristo, dalla consapevole partecipazione alla sua oblazione riparatrice e da una zelante dedizione a diffondere il Regno del Signore nelle anime e nella società, essendo proprio il rifiuto dell’amore di Dio la causa più profonda dei mali del mondo (cfr Costituzioni, n. 4).

216 Fu questa l'ispirazione originaria che portò Leone Dehon, nella seconda metà del secolo decimo nono, a dare inizio, a San Quintino in Francia, a un'originale esperienza spirituale e missionaria. Lo stesso entusiasmo del Fondatore deve guidarvi, carissimi Fratelli, nel discernere e riqualificare gli ambiti della vostra azione apostolica, coinvolgendo nel "progetto dehoniano" anche i laici.

3. Il Capitolo, che sta ormai concludendosi, vi ha permesso di "rivisitare" i fondamenti del vostro carisma, con l'impegno di tradurli nell'oggi, consapevoli della preziosa attualità della vostra missione. Vi auguro di fare tesoro delle indicazioni scaturite dai lavori di questi giorni, così che, attraverso la loro puntuale attuazione, il cammino della Congregazione proceda sicuro e dia frutti abbondanti per la Chiesa e per il mondo. Ma perché questo avvenga, è necessario anzitutto che Cristo resti al centro della vostra vita e delle vostre opere. Padre Dehon desiderava che i suoi discepoli, seguendo fedelmente il divin Maestro, fossero profeti dell'Amore e servitori della riconciliazione. Persone totalmente protese alla santità e in grado di comunicare la riconciliazione e l'amore che il Sacro Cuore di Gesù, con la sua morte, ha ottenuto per l'umanità di ogni tempo.

4. Voi, carissimi Fratelli, nel vostro lavoro siete chiamati a confrontarvi con le sfide dell'attuale momento storico, e di sicuro vi è dato di sperimentare come il vero bisogno d'ogni essere umano sia conoscere e incontrare Dio. Solo però dalla preghiera personale e comunitaria si può attingere l'energia spirituale indispensabile per portare a compimento questa impegnativa missione.

Come il tema del Capitolo suggerisce, siate "Dehoniani in missione: cuore aperto e solidale", pronti a confrontarvi con le esigenze della nostra epoca e a riqualificare il vostro apostolato negli ambiti della spiritualità, della missione "ad gentes", della presenza nel sociale e di un’attenzione singolare alla cultura (cfr Costituzioni, 31).

Nota è anche la vostra attività nel campo dell’informazione e della documentazione religiosa. Attenti a scrutare "i segni dei tempi", mai si affievolisca in voi la fedeltà alla dottrina cattolica e al Magistero della Chiesa, perché possiate rendere, anche con le vostre pubblicazioni, l’indispensabile servizio della verità, prima forma di carità.

5. Carissimi, la storia del vostro Istituto ha raggiunto ormai il traguardo dei 125 anni di vita e di attività; è un cammino ricco di meriti e di frutti apostolici. Proseguite con coraggio e dedizione!

Affido alla celeste intercessione della Vergine Maria, Regina del Rosario, e del beato Juan María de la Cruz, protomartire della vostra Congregazione, i propositi e le scelte operative emersi dai lavori capitolari.

Prego Iddio perché possiate avanzare con rinnovato slancio sulla via della santità e del servizio al Regno di Dio. Vi accompagno con il mio affettuoso pensiero, mentre di cuore imparto a voi qui presenti, ai vostri Confratelli e a quanti fanno parte della vostra Famiglia spirituale sparsa nel mondo una speciale Benedizione.


AI PARTECIPANTI AI VIAGGI APOSTOLICI


IN OCCASIONE DEL 100° VIAGGIO


Giovedì, 12 giugno 2003




1. Vi ringrazio della vostra presenza quest'oggi nella casa del Papa, quasi a rinnovare in qualche modo quella particolare consuetudine di vita che si instaura nel corso dei viaggi apostolici. Penso a tutti coloro che voi qui idealmente rappresentate, a quanti cioè - ormai lontani sulle strade della vita o già chiamati nella casa di Dio - in quasi 25 anni sono stati testimoni privilegiati di questo singolare esercizio del ministero petrino.

Saluto il Cardinale Roberto Tucci e lo ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto, e soprattutto per l'aiuto che negli anni scorsi mi ha dato nella preparazione e nello svolgimento di una notevole parte dei cento viaggi. Con lui ringrazio i suoi collaboratori, come anche chi lo ha preceduto nell'incarico e chi ne ha rilevato il compito.

217 Saluto i Signori Cardinali ed i Prelati presenti, particolarmente quelli che hanno preso parte a viaggi apostolici. Il mio pensiero cordiale si rivolge poi a tutti voi qui convenuti: al Signor Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti della Repubblica Italiana, al Presidente, all'Amministratore Delegato e al Direttore Generale dell'Alitalia con i rappresentanti del personale navigante e di terra, ai membri del Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia con i loro Comandanti, al Personale del Corpo Sanitario e al suo Direttore, ai responsabili della Radio Vaticana e de L'Osservatore Romano e del Centro Televisivo Vaticano, ai giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede e al suo Direttore.

2. Il centesimo viaggio appena compiuto mi offre l'occasione di rinnovare il mio commosso ringraziamento alla Provvidenza divina che mi ha concesso di realizzare questo importante progetto pastorale.

Infatti, fin dal giorno dell'elezione a Vescovo di Roma, il 16 ottobre 1978, è risuonato nel mio intimo con particolare intensità ed urgenza il comando di Gesù: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (
Mc 16,15).

Mi sono sentito quindi in dovere di imitare l'apostolo Pietro che "andava a far visita a tutti" (Ac 9,32), per confermare e consolidare la vitalità della Chiesa nella fedeltà alla Parola e nel servizio della verità; per "dire a tutti che Dio li ama, che la Chiesa li ama, che il Papa li ama; e per ricevere, altresì, da essi l'incoraggiamento e l'esempio della loro bontà, della loro fede" (25 gennaio 1979).

Anche attraverso i viaggi apostolici, si è reso manifesto uno specifico esercizio del ministero che è proprio del Successore di Pietro, quale "principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione" (Lumen gentium LG 18).

3. In tutti questi viaggi mi sono sentito pellegrino in visita a quel particolare santuario che è il popolo di Dio. In tale santuario ho potuto contemplare il volto di Cristo volta a volta sfigurato sulla croce o splendente di luce come nel mattino di Pasqua.

Ho potuto condividere direttamente con i fratelli Vescovi i loro problemi ed ansie pastorali. Le diverse categorie di fedeli con cui sempre mi sono voluto riunire mi hanno permesso di conoscere più da vicino la vita delle comunità cristiane nei diversi continenti, le loro attese, difficoltà, sofferenze e gioie. Non ho mai dimenticato i giovani, "speranza della Chiesa e del Papa": nei loro volti gioiosi e pensosi ho visto una generazione pronta a porsi con generosità alla sequela di Cristo e a costruire la civiltà dell'amore.

Le grandi assemblee multicolori del popolo di Dio, raccolte per la celebrazione dell'Eucarestia, rimangono impresse nella mia memoria e nel mio cuore come il ricordo più alto e commovente delle mie visite. In profonda sintonia con esse ho ripetuto la professione di fede di Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).

Mosso dalla convinzione che "l'uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa" (Redemptor hominis RH 14), ho voluto poi incontrare i fratelli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i fedeli del Giudaismo, dell'Islam e delle altre religioni, per riaffermare con convinzione sia l'impegno concreto della Chiesa Cattolica per la ricostituzione della piena unità tra i cristiani, sia la sua apertura al dialogo e alla collaborazione con tutti per l'edificazione di un mondo migliore.

Scorrono davanti a me in questo momento gli innumerevoli incontri vissuti e tutti i partecipanti: tutti vorrei ancora una volta abbracciare, a tutti riaffermare l'amore e la preghiera del Papa, tutti nuovamente invitare a "spalancare le porte a Cristo"!

4. E a voi, Fratelli e Sorelle carissimi qui convenuti, vorrei dire il mio ringraziamento. Con il vostro lavoro, a diversi livelli e responsabilità, avete permesso al Papa di andare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo nei loro luoghi abituali di vita. E lo avete aiutato nel suo ministero di missionario itinerante, desideroso di annunciare a tutti la parola di salvezza, con la profonda convinzione che Dio vuole "che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4).

218 Ringrazio, in particolare, la Segreteria di Stato che cura la preparazione dei miei viaggi, l'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche e quanti con i loro servizi anche più nascosti rendono possibile questo mio ministero. Ringrazio pure gli operatori della comunicazione, che se ne fanno eco fedele nelle diverse parti del mondo.

A Dio Onnipotente affido quanto è stato seminato nel corso di 100 viaggi apostolici, cominciando da Puebla de los Angeles, in Messico, fino alla Croazia, e prego affinché, con la sua grazia, possa scaturirne una messe abbondante per il bene della Chiesa e del mondo.


AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO


DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA


Venerdì, 13 giugno 2003




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Carissimi partecipanti a quest’incontro!

1. Con piacere vi accolgo quest’oggi, in occasione del IV Convegno dei Presidenti delle Commissioni Episcopali per la Famiglia e per la vita dell’Europa. Esso cade in un momento quanto mai importante, mentre vanno dibattendosi temi di grande rilevanza per il futuro della famiglia dei popoli europei.

Saluto tutti cordialmente. In modo speciale, saluto il Signor Cardinale Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Estendo il mio grato pensiero al Segretario e ai collaboratori del Dicastero, che con costante sollecitudine opera a favore della famiglia. Saluto ognuno di voi qui presenti e quanti, nelle rispettive nazioni di provenienza, collaborano con voi in questo campo pastorale di primario interesse per la Chiesa e per l’intera umanità.

Il tema che avete scelto - "Sfide e possibilità all’inizio del terzo millennio" - è quanto mai significativo e pone bene in luce il proposito che vi anima nel compiere un bilancio sulla situazione della famiglia in Europa, che attraversa momenti difficili.

La famiglia dispone però anche di ricche potenzialità, essendo un’istituzione saldamente radicata nella natura dell’uomo. Inoltre, essa sperimenta le energie di cui lo Spirito la ricolma, e che non le verranno mai meno nel compimento della sua sacra missione di trasmettere la vita e diffondere l’amore familiare attraverso le generazioni.

2. In verità, oggi è l’identità propria della famiglia a essere sottoposta a minacce disumanizzanti. Smarrire la dimensione "umana" nella vita familiare conduce a mettere in discussione la radice antropologica della famiglia come comunione di persone. Vanno allora sorgendo, un po' dappertutto nel mondo, alternative fallaci che non riconoscono la famiglia come un bene prezioso e necessario per il tessuto sociale. In tal modo, per carenza di responsabilità e di impegno nei confronti della famiglia, si corre il rischio che si debba pagare, purtroppo, un alto costo sociale, e a farne le spese saranno specialmente le generazioni future, vittime di una mentalità nociva e confusa, come di stili di vita non degni dell’uomo.

219 3. Nell’Europa dei nostri giorni l’istituto familiare soffre d’una preoccupante fragilità, che diventa più grande quando non si è preparati ad assumere le proprie responsabilità al suo interno, in un atteggiamento di piena donazione reciproca e di vero amore.

Occorre al tempo stesso riconoscere che tante famiglie cristiane offrono una consolante testimonianza ecclesiale e sociale: esse vivono questa donazione reciproca nell'amore coniugale e familiare in modo ammirevole, superando difficoltà e avversità. Proprio da questa donazione totale scaturisce la felicità della coppia, quando essa si mantiene fedele all'amore coniugale sino alla morte e si apre fiduciosa al dono della vita.

4. Nelle attuali società dell’Europa emergono tendenze, che non soltanto non contribuiscono a difendere questa fondamentale istituzione umana, quale è appunto la famiglia, ma la osteggiano, rendendone più fragile la coesione interiore. Diffondono mentalità favorevoli al divorzio, alla contraccezione e all'aborto, negando di fatto l’autentico sentimento dell’amore e attentando in definitiva alla vita umana, non riconoscendo il pieno diritto alla vita dell’essere umano.

Numerosi sono certamente gli attacchi contro la famiglia e la vita umana, ma grazie a Dio sono molto numerose le famiglie che restano fedeli, nonostante le difficoltà, alla loro vocazione umana e cristiana. Esse reagiscono agli attacchi di una certa cultura contemporanea edonista e materialista e si vanno organizzando per fornire insieme una risposta piena di speranza. La pastorale familiare è oggi un compito prioritario e si registrano segni di ripresa e di un nuovo risveglio a difesa della famiglia. Mi riferisco qui ad alcuni interventi legislativi, come pure a opportuni incentivi per frenare l'avanzata dell'inverno demografico, maggiormente avvertito in Europa. Crescono i movimenti a favore della famiglia e per la vita; si consolidano e costituiscono una nuova coscienza sociale. Sì, innumerevoli sono le risorse della famiglia!

5. Vorrei qui rinnovare il mio invito ai responsabili dei popoli e ai legislatori perché assumano appieno i loro impegni a difesa della famiglia e favoriscano la cultura della vita. Ricorre quest’anno il decimo anniversario della pubblicazione, da parte della Santa Sede, della Carta dei Diritti della Famiglia. Essa presenta i "fondamentali diritti inerenti a quella società naturale e universale che è la famiglia". Si tratta di diritti "espressi nella coscienza dell’essere umano e nei valori comuni a tutta l’umanità", che "sorgono, in ultima analisi, da quella legge che è inscritta dal Creatore nel cuore di ogni essere umano" (cfr. Introduzione). Auspico che quest’importante documento continui ad essere di valido sostegno e orientamento per quanti, a vario titolo, rivestono compiti e responsabilità sociali e politiche.

Maria, Regina della famiglia, ispiri e sostenga i vostri sforzi nelle Commissioni "Famiglia e vita" delle vostre rispettive Conferenze Episcopali perché le famiglie cristiane d’Europa siano sempre più "Chiese domestiche" e santuari della vita. Con tali auspici, avvalorati dalla preghiera, invoco il costante aiuto divino per le vostre attività, mentre volentieri tutti vi benedico.


AI BAMBINI DELLA PONTIFICIA OPERA


DELL’INFANZIA MISSIONARIA


Sabato, 14 giugno 2003


Carissimi bambini e ragazzi!

1. Vi saluto tutti con grande affetto, insieme con i sacerdoti e gli animatori che vi hanno accompagnato. Grazie per la vostra presenza così numerosa a questo incontro, in occasione del centosessantesimo anniversario della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria.

Saluto il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e gli sono grato per le parole che mi ha rivolto anche a nome vostro. Il mio ringraziamento si estende poi ai Responsabili della Pontificia Opera della Santa Infanzia che hanno preparato l'odierna manifestazione, ai Direttori degli Uffici Missionari Diocesani ed alle rappresentanze delle Pontificie Opere Missionarie.

Sono lieto di essere quest'oggi con voi, anche perché dieci anni or sono - per il centocinquantesimo anniversario della vostra Associazione - non mi fu possibile incontrarvi.

220 2. Voi oggi rinnovate il vostro impegno al servizio delle Missioni, riflettendo sulle parole del profeta Isaia: "Eccomi, manda me!" (Is 6,8). Nei vostri cuori e sulle vostre labbra Dio pone una piccola parola, che nella Bibbia è tanto importante: "eccomi". La pronunciò il Figlio di Dio quando venne nel mondo e la sua vita fu tutto un rispondere prontamente "eccomi" al Padre celeste.

"Eccomi" fu la risposta della Vergine Maria all'Angelo che le recava l'annuncio di Dio. Con essa la Madonna accettò docilmente la missione di diventare Madre di Gesù e, quindi, Madre della Chiesa.

"Eccomi" dovete imparare a rispondere pure voi, cari piccoli missionari, invocando l'aiuto di Gesù e di Maria. Se sarà generosa la vostra adesione alla volontà divina, potrete sperimentare la gioia che hanno provato numerosi Santi e Sante missionari, che nel corso dei secoli hanno speso la loro vita per il Vangelo.

Bello è considerare la Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria come un immenso coro, formato da bambini di tutto il mondo, che cantano insieme il loro "eccomi" a Dio con la preghiera, con il loro entusiasmo e con l'impegno concreto! E questo da ben cento sessant'anni, da quanto lo Spirito Santo suscitò la vostra Opera, suggerendo a Mons. Charles de Forbin-Janson, Vescovo di Nancy, in Francia, di rivolgersi proprio ai ragazzi per chiedere loro di aiutare i bambini della Cina.

3. Da allora il motto dell'Infanzia Missionaria continua a essere: "I bambini aiutano i bambini". Ma come? Anzitutto con la preghiera. Come ho ricordato nel Messaggio che vi ho indirizzato il 6 gennaio scorso, ogni piccolo missionario si impegna a recitare un’"Ave Maria" al giorno per i suoi coetanei lontani.

Il secondo impegno è cercare di venire loro incontro concretamente con i propri risparmi. Da piccolo seme, la Pontificia Opera della Santa Infanzia è diventata ormai un albero maestoso.

Certo, sono sopravvenuti grandi e profondi mutamenti nell'umanità dalla metà del secolo XIX ad oggi. Nel cosiddetto "nord" del mondo le condizioni di vita dell'infanzia sono migliorate, ma lo sviluppo economico e sociale non è stato sempre accompagnato da quello umano in senso pieno. Si è registrata una perdita di valori e a pagarne il prezzo più alto sono spesso proprio i più piccoli, senza dire poi che pure nelle nazioni sviluppate permangono aree di grande povertà.

Nel "sud" del Pianeta, il grido di milioni di bambini, condannati a morire per fame e per malattie connesse alla povertà, si è fatto più straziante e interpella tutti.

4. Cari bambini dell'Infanzia Missionaria! Voi siete i primi a rispondere a questo appello. Voi formate una catena di solidarietà attraverso i cinque Continenti e offrite la possibilità anche ai più poveri di ‘dare’, e ai più ricchi di ‘ricevere’ donando. Continuate a essere i protagonisti di questo "scambio di doni", che contribuisce a costruire un futuro migliore per tutti.

Siate testimoni e profeti di Cristo, come suggerisce il tema del centosessantesimo anniversario dell'Infanzia Missionaria: "... e tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo". La Madonna vi aiuti a dire a Dio: "Eccomi, manda me!". A Lei rivolgetevi fiduciosi, in questo anno dedicato al Rosario, con questa preghiera popolare, che certamente conoscete bene e già recitate. Molti bambini nel mondo pregano il Rosario, come facevano i beati fanciulli Francesco e Giacinta di Fatima, e il Papa si unisce a loro volentieri ogni giorno.

Carissimi bambini e ragazzi, tornando a casa, portate il mio saluto ai vostri familiari e amici, insieme con la mia Benedizione, che estendo volentieri all'intera Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI


221
Lunedì, 16 giugno 2003




Carissimi Frati Minori!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro Capitolo generale ordinario, che si sta svolgendo alla “Porziuncola”, presso Assisi. Rivolgo il mio cordiale saluto al nuovo Ministro Generale e, nel ringraziarlo per le cortesi parole con le quali si è fatto interprete dei comuni sentimenti, gli porgo fervidi auguri di buon lavoro nell’impegnativo compito che gli è stato affidato. Estendo il mio saluto ai presenti, a tutti i vostri Confratelli e, in particolare, a quelli malati, anziani e ai giovani che costituiscono la speranza del vostro Ordine per il bene della Chiesa.

2. Secondo l’antica tradizione, quello che state celebrando prende nome di “Capitolo di Pentecoste” a motivo della Solennità in prossimità della quale fin dagli inizi esso si colloca. Questa circostanza mette in evidenza, come già ho avuto modo di scrivere nel Messaggio a voi indirizzato, “il ruolo fondamentale riconosciuto da san Francesco allo Spirito Santo, che egli amava definire ‘Ministro Generale’ dell'Ordine (cfr Celano, Vita seconda, CXLV, 193: FF 779). Lo Spirito Santo purifica, illumina, incendia i cuori con il fuoco dell'amore, conducendoli al Padre sulle orme del Signore Gesù (cfr Lettera a tutti i frati, VI, 62-63: FF 233) (n. 1)”.

Ogni Capitolo generale costituisce un momento di speciale grazia per la Famiglia religiosa che lo celebra; un'occasione propizia per riflettere sul cammino compiuto e per individuare scelte e linee operative per il futuro. Lo Spirito Santo vi conceda di meglio comprendere quali sono le priorità della missione che Dio vi affida per il bene della Chiesa e del mondo.

3. All'alba del terzo millennio, più forte è avvertita dai discepoli di Cristo l'urgenza della nuova evangelizzazione. Anche le vostre Fraternità condividono questo anelito apostolico e, fedeli alla propria vocazione, sono decise a portare agli uomini e alle donne del nostro tempo il lieto annuncio della salvezza offerta da Cristo all'umanità.

Quest'impegno missionario risulterà fruttuoso nella misura in cui sarà svolto in sintonia con i legittimi Pastori, ai quali il Signore ha affidato la responsabilità del suo gregge. Rilevo con favore, a questo riguardo, gli sforzi compiuti per superare difficoltà da tempo esistenti in alcuni territori. Auspico di cuore che, grazie al contributo di tutti, si realizzi pienamente quell’intesa con l’Autorità diocesana che fu richiesta dal mio venerato Predecessore Papa Paolo VI e che si rivela indispensabile per un’efficace opera di evangelizzazione.

Cari Frati Minori, conservate il vostro tipico stile improntato a povertà e vita fraterna, docilità e obbedienza, tenendo fisso lo sguardo su Cristo, come faceva il “Poverello” d'Assisi, vostro padre e maestro. Egli insegna che “il predicatore deve prima attingere nel segreto della preghiera ciò che poi riverserà nei discorsi. Prima deve riscaldarsi interiormente, per non proferire all'esterno fredde parole” (cfr Celano, Vita seconda, CXXII, 163: FF 747).

4. Tendete alla santità! Ecco una vera urgenza pastorale per il nostro tempo. Osservavo, in proposito, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte che “è ora di riproporre a tutti con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana” (n. 31). Per aiutare gli altri a cercare Dio al di sopra di tutto, occorre che voi per primi, carissimi Fratelli, vi impegniate in questa ardua ma esaltante ascesi personale e comunitaria, trovando nella vostra Regola e nelle vostre Costituzioni “un itinerario di sequela, qualificato da uno specifico carisma autenticato dalla Chiesa” (Vita consecrata
VC 39).

Possano i lavori capitolari, sorretti dalla preghiera di tutto l'Ordine, contribuire a far crescere quello spirito di umile ascolto di Dio e di filiale adesione alle direttive dei Pastori della Chiesa che deve contraddistinguere i Frati Minori. Vi assistano san Francesco e i santi Protettori dell'Ordine.

Vi accompagni la Vergine Maria, da voi venerata come speciale Patrona con il titolo di “Immacolata”. Lei, “Stella della nuova evangelizzazione”, vi renda sempre pronti a rispondere con dedizione alla chiamata del suo divin Figlio. Il Papa vi è vicino e benedice di cuore voi, le vostre Fraternità e l'intera vostra Famiglia spirituale.

DISCORSO DI PAPA GIOVANNI PAOLO II


AI VESCOVI DEL BURKINA FASO-NIGER


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


222
Martedì 17 giugno 2003

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. Vi accolgo con grande gioia, voi che avete il mandato pastorale della Chiesa Cattolica in Burkina Faso e in Niger, mentre vivete questo tempo forte del vostro ministero episcopale che è la visita ad limina. Siete venuti a raccogliervi sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, per fare crescere in voi lo slancio apostolico che li ha animati e che li ha portati qui per essere i testimoni del Vangelo di Cristo fino al dono totale della loro vita. Siete venuti a incontrare il Successore di Pietro e i suoi collaboratori, per trovare presso di essi il sostegno necessario alla vostra missione pastorale.

Ringrazio Monsignor Philippe Ouédraogo, Vescovo di Ouahigouya e Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha appena rivolto. Saluto in particolare quanti fra voi hanno ricevuto il mandato episcopale dopo l'ultima visita ad limina. Il mio affetto raggiunge anche le vostre comunità diocesane, delle quali conosco la generosità e il dinamismo evangelico.

Chiedo allo Spirito Santo, effuso sugli Apostoli, di permettervi di prendere il largo e di essere il vostro sostegno nel servizio al popolo che vi è stato affidato, affinché la Chiesa-Famiglia in Burkina Faso e in Niger divenga sempre più il fermento del mondo nuovo che Cristo è venuto a instaurare per tutta l'umanità!

Preoccupandomi dello sviluppo duraturo e integrale delle popolazioni dei vostri Paesi, tanto care al mio cuore, non dimentico la lotta quotidiana che esse devono condurre per sopravvivere. Le difficili condizioni climatiche dell'area saheliana e la crescente desertificazione della regione mantengono le popolazioni in una povertà endemica che genera precarietà e disperazione, suscitando inoltre in esse il sentimento di sentirsi escluse dalla scena internazionale. Desidero lanciare solennemente un nuovo appello alla Comunità internazionale, affinché manifesti concretamente e in modo duraturo il suo sostegno alle popolazioni provate del Sahel, auspicando che la solidarietà, nella giustizia e nella carità, non conosca confini né limiti e che la generosità permetta di guardare al futuro con maggiore serenità.

2. Malgrado le difficoltà legate alla precarietà della vita delle popolazioni locali, la vitalità missionaria delle vostre Chiese diocesane si è potuta esprimere in molteplici modi. Rendo grazie insieme a voi per le celebrazioni che hanno segnato il centenario dell'evangelizzazione del Burkina Faso. In quella lieta occasione, avete potuto fare l'esperienza della presenza dello Spirito all'opera nel cuore dei credenti fin dagli albori dell'evangelizzazione. So con quale zelo avete coinvolto le comunità locali, soprattutto mediante sinodi diocesani, nella preparazione e nella celebrazione di questo tempo forte ecclesiale, che ha coinciso con quell'evento di portata universale che è stato il grande Giubileo dell'Incarnazione. Gli orientamenti pastorali del primo sinodo nazionale del Burkina Faso hanno anche invitato chiaramente le comunità cristiane a non lesinare sforzi per edificare la Chiesa-Famiglia di Dio, chiamata a camminare verso la santità, al fine di consentire "all'annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura" (Novo Millennio ineunte
NM 29). Rendendo grazie insieme a voi per il lavoro paziente e audace dei primi missionari, aiutati da valorosi catechisti, incoraggio i Pastori e i fedeli a mostrarsi loro degni successori, facendo nascere e vivere comunità cristiane sempre più gioiose e attraenti, segni di comunione e di fraternità. Che ovunque si trovino i discepoli di Cristo siano resi visibili i segni dell'amore di Dio per gli uomini!

3. Evangelizzare è una missione fondamentale della Chiesa. L'annuncio del Vangelo non si può realizzare pienamente senza il contributo di tutti i credenti, a tutti i livelli della Chiesa particolare. Le vostre relazioni quinquennali mostrano in diversi punti la vostra preoccupazione pastorale di rendere i cristiani, in virtù del loro Battesimo, sempre più attori nell'opera dell'evangelizzazione. In effetti, "l'azione evangelizzatrice della comunità cristiana, prima sul proprio territorio e poi altrove come partecipazione alla missione universale, è il segno più chiaro della maturità della fede" (Redemptoris missio RMi 49). Sviluppare questa coscienza missionaria nel cuore di ogni credente resta una vera sfida delle cui dimensioni siete ben consapevoli.

Affinché la Chiesa possa incarnare il Vangelo nelle diverse culture, accogliendo ciò che vi è di buono in queste culture e rinnovandole dall'interno, nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa ho ricordato che l'inculturazione è una priorità e un'urgenza nella vita delle Chiese particolari, un cammino verso una piena evangelizzazione, affinché ogni uomo possa "accogliere Gesù Cristo nell'integrità del proprio essere personale, culturale, economico e politico, in vista della piena adesione a Dio Padre, e di una vita santa mediante l'azione dello Spirito Santo" (n. 62). La pastorale dell'inculturazione che avete messo in atto nelle vostre Diocesi sta recando frutti, in particolare nella vita e nella testimonianza delle comunità cristiane di base, fermenti di vita cristiana e segni concreti della comunione missionaria che la Chiesa-Famiglia è chiamata a divenire.

Nelle vostre relazioni quinquennali rendete grazie per la vitalità e per la testimonianza di queste piccole comunità locali. Misurate tuttavia il lungo cammino che resta da percorrere affinché il Vangelo trasformi interiormente la mente e il cuore dei credenti, di modo che si riconoscano come fratelli e sorelle in Cristo. Il ritorno a pratiche antiche che non sono ancora purificate dallo Spirito di Cristo, le difficoltà a considerarsi membri di una stessa famiglia salvata dal sangue di Cristo, e i pericoli di una civiltà moderna detta del progresso che indebolisce i legami nelle famiglie e fra i gruppi umani: tutto ciò è per voi un invito a non lesinare sforzi affinché i discepoli di Cristo assimilino pienamente il messaggio evangelico e conformino la loro vita a questo messaggio, senza tuttavia rinunciare ai valori africani autentici.

I cristiani hanno bisogno di trovare forze nuove per superare gli ostacoli all'annuncio del Vangelo e per lavorare efficacemente alla sua inculturazione: è essenziale che la loro fede sia sempre più saldamente fondata ed educata. Voi avete una viva coscienza di questa responsabilità che vi incombe, e ve ne occupate insieme all'interno della Conferenza Episcopale, mediante una condivisione di esperienze e un approfondimento teologico e pastorale. Si tratta di permettere ai Pastori e ai fedeli di lasciarsi afferrare da Cristo, di accettare di dipendere radicalmente da Lui, di voler vivere della sua vita e di imparare a fare la sua volontà, per procedere sul suo esempio verso la santità vera (cfr 1Th 4,3). Vi incoraggio dunque ad aiutare senza posa i fedeli laici delle vostre Diocesi a prendere sempre più vivamente coscienza del loro ruolo nella Chiesa e a onorare così la loro missione di battezzati e di confermati. La pastorale sacramentale, la liturgia, la formazione biblica e teologica, ma anche le diverse espressioni artistiche e musicali, come pure i mezzi di comunicazione sociale, devono permettere ai cristiani di scoprire le ricchezze della fede cristiana con i mezzi a loro disposizione e di radicarsi in Cristo per prendere parte sempre più attivamente alla vita delle comunità locali, senza tuttavia sottrarli all'esercizio della loro vocazione battesimale nella vita sociale, economica e politica della nazione.

223 4. Nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa ho sottolineato che in quanto "Chiesa domestica", "costruita sulle solide basi culturali e sui ricchi valori della tradizione familiare africana, la famiglia cristiana è chiamata ad essere una valida cellula di testimonianza cristiana nella società segnata da mutamenti rapidi e profondi" (n. 92). Le vostre relazioni quinquennali ricordano la testimonianza resa da numerose famiglie, che vivono in modo eroico la fedeltà al sacramento del matrimonio cristiano, nel contesto di una legislazione civile o di costumi tradizionali poco favorevoli al matrimonio monogamo. Mentre minacce gravano oggi sulla famiglia africana e sui suoi fondamenti, vi esorto a promuovere la dignità del matrimonio cristiano, riflesso dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, ricordando in particolare che l'amore reciproco dei coniugi è unico e indissolubile, che il matrimonio, grazie alla sua stabilità, contribuisce alla piena realizzazione della loro vocazione umana e cristiana, e che una famiglia così è l'ambito di sviluppo dei bambini e di trasmissione dei valori. Le comunità cristiane, unite ai loro Pastori, avranno così a cuore di assistere le famiglie nell'educazione dei giovani. Parimenti, si preoccuperanno di aiutare i fidanzati nel loro cammino verso il sacramento del matrimonio, poi, più tardi, nella loro vita coniugale e familiare, affinché possano mettersi essi stessi al servizio della Chiesa e della società.

5. Vi incarico di portare i saluti affettuosi del Papa ai sacerdoti delle vostre Diocesi. Conosco le condizioni difficili in cui sono spesso chiamati a esercitare il loro ministero. La distanza delle parrocchie, le infrastrutture viarie poco sviluppate e lo scarso numero di operai apostolici rendono spesso difficile seguire e formare le comunità cristiane. Li ringrazio per la loro generosità nel servire Cristo e la sua Chiesa; so fino a che punto vi preoccupate, con i mezzi di cui disponete, di fornire loro tutto ciò che è necessario alla loro salute spirituale e ai loro bisogni materiali. In comunione profonda con i loro Vescovi, che conducano una vita sempre più degna e più santa, conforme alla loro vocazione e alla testimonianza che devono recare quali uomini di Dio scelti per il servizio del Vangelo! Disposti a conformarsi a Cristo Servitore, potranno divenire modelli per il popolo che è stato affidato loro, in particolare per i più giovani, che inviteranno a seguire gioiosamente e radicalmente Cristo come sacerdoti o come consacrati. Rendo grazie in questa occasione per lo sviluppo della vita religiosa nei vostri Paesi, e vi incoraggio a sostenere e a promuovere tale sviluppo, ricordando che, senza il segno concreto della vita consacrata, "la carità che anima l'intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi, il "sale" della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione" (Vita consecrata
VC 105).

Sull'esempio dei vostri predecessori nella fede, vi incoraggio parimenti a manifestare con sempre maggiore generosità, come fate già, la solidarietà delle vostre Chiese locali verso i Paesi vicini, che sono spesso privi di Pastori, destinando loro sacerdoti e laici missionari, ricordando che "tutti i Vescovi, in quanto membri del corpo episcopale che succede al collegio apostolico, sono stati consacrati non soltanto per una Diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo" (Concilio Vaticano II, Decreto sull'attività missionaria della Chiesa Ad gentes AGD 38). Auspico che lo spirito di comunione così creato, mediante il quale ogni Chiesa reca in sé la sollecitudine di tutte le altre, conferisca un nuovo slancio missionario alle vostre comunità diocesane e le conservi nell'audace desiderio di far germogliare il Regno di Dio.

6. La formazione dei candidati al sacerdozio è una grave responsabilità per il Vescovo. Alcuni fra voi ne hanno fatto una priorità pastorale. È fondamentale rivolgere un'attenzione particolare all'organizzazione di questa formazione e preoccuparsi di scegliere con cura formatori idonei. È necessario anche sensibilizzare e rendere partecipi le comunità diocesane circa la loro responsabilità nella formazione dei futuri sacerdoti. "È la Chiesa come tale il soggetto comunitario che ha la grazia e la responsabilità di accompagnare quanti il Signore chiama a divenire suoi ministri nel sacerdozio" (Pastores dabo vobis PDV 65). Inoltre una seria formazione spirituale, intellettuale e pastorale, indispensabile per l'esercizio del ministero presbiterale, dovrà essere unita a una salda formazione umana e culturale. Sarà particolarmente importante insistere sulla maturazione affettiva dei candidati, necessaria a chi è chiamato al celibato; ciò consiste nell'"offrire, con la grazia dello Spirito e con la libera risposta della propria volontà, la totalità del suo amore e della sua sollecitudine a Gesù Cristo e alla Chiesa" (Ibidem, n. 44).

7. Nei vostri Paesi, le comunità cristiane vivono in seno a società segnate dal predominio dell'Islam e dei valori che gli sono propri. Sono lieto che, come voi mi avete detto, le relazioni dei cattolici con i credenti dell'Islam siano generalmente improntate al rispetto, alla stima e alla pacifica convivenza.

Cristiani e musulmani sono in effetti "chiamati ad impegnarsi nel promuovere un dialogo immune dai rischi derivanti da un irenismo di cattiva lega o da un fondamentalismo militante, e nel levare la loro voce contro politiche e pratiche sleali, così come contro ogni mancanza di reciprocità in fatto di libertà religiosa" (Ecclesia in Africa, n. 66). Vi incoraggio a coltivare questo dialogo, dotandovi di strutture e di mezzi che lo garantiscano, affinché sia bandita la paura dell'altro, che nasce spesso dall'ignoranza profonda dei valori religiosi che lo animano, senza mai rinunciare a dare ragione, in tutta chiarezza, della speranza che è in voi. Che dal patrimonio autentico delle loro tradizioni religiose cristiani e musulmani traggano le forze necessarie per collaborare allo sviluppo solidale del loro Paese!

8. Cari Fratelli nell'Episcopato, al ritorno nel vostro Paese, vi chiedo di portare ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e ai laici delle vostre comunità il saluto affettuoso del Papa, che affida al Signore la loro vita cristiana e il loro impegno apostolico. In effetti, "la struttura della comunità apostolica riposa sugli uni e sugli altri" (Constitutions apostoliques, III).

Trasmettete anche a tutti i vostri concittadini i miei cordiali auspici di pace e di prosperità. Di fronte allo scandalo della miseria e dell'ingiustizia, auspico in particolare che la Chiesa continui a svolgere il suo ruolo profetico e a essere la voce dei senza voce, affinché ovunque la dignità umana venga riconosciuta a ogni persona e siano promosse tutte le iniziative che mirano a sviluppare e a nobilitare l'uomo nella sua esistenza spirituale e materiale (cfr Ecclesia in Africa, n. 70). Possa lo Spirito di Pentecoste aiutarvi a crescere sempre più nella speranza e a guidare la Chiesa-Famiglia in Burkina Faso e in Niger verso "la verità tutta intera" (Jn 16,13), affinché questa mantenga viva la presenza di Cristo Salvatore in mezzo al suo popolo, attraverso un'ardente testimonianza di vita evangelica!

Affido all'intercessione della Vergine Maria il futuro delle vostre Diocesi come pure quello delle nazioni nelle quali vivete. Gli chiedo in particolare di aiutarvi nel vostro ministero episcopale. Di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i fedeli delle vostre Diocesi.

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