GP2 Discorsi 2003 247

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALLE GUIDE E SCOUT D'EUROPA


RIUNITI PER IL SESTO JAMBOREE EUROPEO






1. In occasione dell’Eurojamboree dell’Union internationale des Guides et Scout d’Europe, che si svolge in Polonia, sono lieto di rivolgervi, care Guide e Scout d’Europa, un cordiale saluto e di assicurarvi la mia profonda unione nella preghiera. Il tema di questo «Eurojamboree», «Duc in altum!», riprende le parole di Gesù rivolte a Pietro «Prendi il largo» (Lc 5,4). Vi invita ad approfondire l’itinerario spirituale che è stato proposto ai cristiani del mondo intero al termine del Grande Giubileo dell’Anno 2000 e ai giovani, a Toronto, l’anno scorso.

2. Cari giovani, rispondete con generosità all’appello di Cristo che vi invita a prendere il largo e a diventare suoi testimoni, scoprendo la fiducia che egli ripone in voi per inventare un futuro insieme con Lui. Per poter essere compiuta, questa missione che la Chiesa vi affida richiede innanzitutto che voi coltiviate un’autentica vita di preghiera, alimentata dai sacramenti, specialmente dall’Eucaristia e dalla Confessione. Come sottolineo nella recente Enciclica Ecclesia de Eucharistia «ogni impegno di santità…deve trarre la necessaria forza dal Mistero eucaristico e ad esso si deve ordinare come al suo culmine» (n. 60). È dunque importante che la Santa Messa costituisca il centro e il culmine di questo come di ogni altro vostro incontro, e in particolare delle vostre settimane nella celebrazione del Giorno del Signore.

Itinerario privilegiato di crescita spirituale, l’esperienza scoutistica è un cammino di grande valore per permettere l’educazione integrale della persona. Essa aiuta a superare la tentazione dell’indifferenza e dell’egoismo per aprirsi al prossimo e alla società. Essa può efficacemente favorire l’accoglienza delle esigenze della vocazione cristiana: essere «sale della terra e luce del mondo» (cfr Mt 5,13-16). Vi invito ad essere fedeli alla ricca tradizione del movimento scout, impegnata nella formazione al dialogo, al senso della giustizia, alla lealtà, alla fraternità nei rapporti sociali. Un tale stile di vita può essere il vostro originale contributo alla realizzazione di una più grande e più autentica fraternità tra i popoli europei, un contributo prezioso alla vita delle società nelle quali vivete.

3. Care Guide e Scout d’Europa! Voi siete un dono prezioso non solo per la Chiesa, ma anche per la nuova Europa, che vedete costruirsi sotto i vostri occhi, e voi siete chiamati «a partecipare, con tutto l’ardore della giovinezza, alla costruzione dell’Europa dei popoli, affinché ad ogni uomo sia riconosciuta la dignità di figlio amato da Dio, e perché sia edificata una società fondata sulla solidarietà e sulla carità fraterna» (Udienza alle Guide e Scout d’Europa riuniti nella Basilica Vaticana, in: Insegnamenti, XVII/2 [1994/2], p. 104).

4. Nel Santuario mariano di Jasna Góra, a me particolarmente caro, voi rinnoverete davanti alla Vergine di Czestochowa gli impegni del vostro Battesimo, la vostra promessa scout e la vostra volontà di essere veri apostoli dell’amore del Signore. Voi pronuncerete nuovamente l’atto di consacrazione a Nostra Signora dell’Annunciazione, che avete pronunciato quasi vent’anni fa nella Cattedrale di Notre Dame di Parigi, in occasione del vostro primo incontro europeo. Da allora, il fiat con il quale Maria ha risposto alla volontà di Dio è divenuto un elemento centrale della spiritualità delle Guide e degli Scout d’Europa, in modo particolare attraverso la preghiera dell’Angelus e del Rosario. Possano questi momenti di preghiera mariana, in questo anno consacrato alla Madonna del Rosario, continuare a riempire le vostre giornate, ravvivando nei vostri cuori la memoria delle meraviglie dell’opera della Redenzione operata per noi da Cristo.

Quando ritornerete alle vostre case, nelle vostre famiglie, nelle vostre comunità, arricchiti dall’esperienza di questi giorni, lasciate risuonare dentro di voi le parole di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Sostenuti dalla sua grazia, cercate di vivere con rinnovato entusiasmo il vostro impegno; così, lo scoutismo sarà per voi «un mezzo di santificazione nella Chiesa», che favorirà e incoraggerà «una unione più intima tra la vita concreta e la vostra fede» (Statuto, art. 1,2,7). Questo è l’auspicio che formulo per voi nella preghiera.

Mentre di cuore invoco sul vostro incontro europeo, sui responsabili dell’Union internationale des Guides et Scout d’Europe e su ciascuno di voi, l’intercessione della Beata Vergine di Czestochowa, a tutti imparto con affetto la Benedizione Apostolica.

248 Da Castel Gandolfo, 2 agosto 2003

GIOVANNI PAOLO II





GIOVANNI PAOLO II


AL DODICESIMO SEMINARIO DI STUDI


DAL TITOLO "SCIENZA, RELIGIONE, STORIA"


Palazzo Apostolico Vaticano di Castel Gandolfo

Venerdì, 8 agosto 2003



Illustri Signori,
Cari Amici,

Desidero esprimere la mia cordiale gratitudine per questa comune riflessione, la quale ci ha uniti in questi giorni nella ricerca della verità. Ringrazio Dio che per la dodicesima volta abbiamo potuto riunirci qui per meditare sui problemi riguardanti le grandi questioni che decidono la specificità della cultura umana. Ho sottolineato il ruolo di questi problemi nell’Enciclica Fides et ratio. Nella cultura contemporanea non possono mancare le domande fondamentali sul senso e sulla verità, sulla bellezza e sulla sofferenza, sull’infinità e sulla contingenza. Vi ringrazio che abbiamo potuto trattarle in una prospettiva nella quale si completano reciprocamente le nuove scoperte della scienza e la riflessione sulla filosofia classica.

La nostra comunità ha espresso simbolicamente il legame fra la Chiesa e l’Accademia. Questo legame è particolarmente importante in quest’epoca di grandi cambiamenti culturali. Affinché i testimoni contemporanei della verità non si sentano soli, è necessario promuovere una grande solidarietà di spirito fra tutti coloro che sono al servizio del pensiero. Alla Chiesa non possono essere indifferenti le conquiste della scienza che è sorta e si è sviluppata nell’ambito delle influenze culturali della cristianità. Bisogna anche ricordare che la verità e la libertà sono inseparabilmente unite nella grande opera di edificazione della cultura al servizio del pieno sviluppo della persona umana. Ricordando le parole Cristo "la verità vi farà liberi" (Jn 8,32) vogliamo edificare la cultura evangelica libera dalle illusioni e dalle utopie, le quali hanno portato tante sofferenze nel secolo XX.

Il mio pensiero va a tutti coloro i quali nel passato hanno partecipato ai nostri seminari. Molto di loro sono già andati al Signore e certamente nella Sua luce vedono più chiare le verità che noi dobbiamo scoprire nella semioscurità delle ricerche e delle discussioni. Raccomando a Dio sia tutti loro, che voi qui presenti. Che ci unisca il senso della responsabilità cristiana per il futuro della cultura. Questo senso ci permette di creare una grande armonia di vita che indica Cristo come fonte di ogni bene. A Lui affido tutti voi, tutti i vostri cari e i vostri programmi per il futuro.




GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE


"GIOVANI VERSO ASSISI"


Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo

Sabato, 9 agosto 2003


Carissimi giovani!

249 1. Sono lieto di porgevi il mio affettuoso saluto in occasione del Convegno internazionale "Giovani verso Assisi", che vi ha raccolti da tante parti del mondo attorno alla figura e al messaggio di san Francesco. Desidero salutare Padre Joachim Giermek, Ministro Generale, che ringrazio per le cortesi parole con cui ha tracciato i contenuti essenziali del vostro “Meeting”. Insieme con lui, saluto anche i cari Padri Conventuali, che vi accompagnano in un suggestivo pellegrinaggio ad alcuni fra i più antichi Santuari francescani.

Durante questi giorni di riflessione e di fraternità, voi avete l'opportunità di riscoprire il fascino dei luoghi che ancora oggi testimoniano il passaggio del Poverello d'Assisi. In particolare, vi è dato di approfondire il contenuto della ben nota preghiera di Francesco davanti al Crocifisso di San Damiano, e specialmente l'attualità dell'invocazione: "Illumina il cuore mio" (cfr Fonti francescane, 276).

Dalla contemplazione del volto sofferente di Cristo crocifisso, il giovane Francesco trasse l’esperienza di quella profonda comunione con Gesù che lo spinse, verso la conclusione della sua esistenza terrena, ad immedesimarsi talmente con Lui, da portarne impressi nel proprio corpo i segni della Passione.

2. Cari partecipanti al terzo Meeting Internazionale “Giovani verso Assisi”! Desidero rinnovarvi l'invito che ho rivolto alla Chiesa intera alle soglie del nuovo millennio: contemplate il volto di Cristo, il volto del morente e il volto del risorto! “Il grido di Gesù sulla croce non tradisce l'angoscia di un disperato, ma la preghiera del Figlio che offre la sua vita al Padre nell'amore, per la salvezza di tutti” (Lett. Ap. Novo millennio ineunte, 26). E’ necessario accogliere questo messaggio di speranza nella propria vita e annunciarlo al mondo quale rivelazione piena dell'amore di Dio, come è stato opportunamente ricordato dal Ministro Generale.

Seguendo l'esempio di Francesco, imparerete anche voi a guardare con fede al volto del Crocifisso e a vedervi riflesse le sofferenze dell'uomo. La Croce di San Damiano, che vi accompagna anche quest’oggi, ravvivi in voi la luce che "illumina il cuore" e guidi il vostro pellegrinaggio sino a Colonia, dove si terrà nel 2005 la Giornata Mondiale della Gioventù, pronti sempre ad annunciare e testimoniare il Vangelo. Non è forse questo l’invito di Francesco e l’esperienza anche di Chiara d'Assisi, della quale in questi giorni ricorre il 750° anniversario della morte?

3. Contemplando il volto di Cristo, potrete sperimentare i frutti della sua Passione e della sua Risurrezione e diventerete capaci di accogliere quanti soffrono a causa della malattia, della violenza, dell’odio e dell'ingiustizia. Come Francesco incontrò Cristo nella solidarietà e nel servizio ai poveri e ai lebbrosi (cfr Testamento, 1-3: Fonti francescane, 110; Leggenda maggiore, 5: Fonti francescane, 1034-1035), così anche voi, seguendone fedelmente l’esempio, in ogni sofferente ed emarginato sarete in grado di accogliere il Redentore e servirlo con generosa dedizione. Vi conceda il Signore “senno e discernimento”, per poter comprendere fino in fondo la sua volontà e tradurla in adeguate scelte di vita.

Vi accompagno con affetto e con la preghiera e invoco su di voi e sulle vostre fraternità di provenienza la materna protezione della Vergine Maria, che i francescani invocano col bel titolo di “Santa Maria degli Angeli”. Tutti vi benedico di cuore, insieme con i vostri familiari ed amici.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


PER IL 750° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SANTA CHIARA


Carissime Sorelle!


1. L'11 agosto 1253 chiudeva il suo pellegrinaggio terreno santa Chiara d'Assisi, discepola di san Francesco e fondatrice del vostro Ordine, detto delle Sorelle Povere o Clarisse, che oggi conta, nelle sue varie ramificazioni, circa novecento monasteri sparsi nei cinque continenti. A 750 anni dalla sua morte, il ricordo di questa grande Santa continua ad essere molto vivo nel cuore dei fedeli, e mi è pertanto particolarmente gradito, in questa circostanza, far pervenire alla vostra Famiglia religiosa un cordiale pensiero e un affettuoso saluto.

In così significativa ricorrenza giubilare, santa Chiara esorta tutti a comprendere sempre più profondamente il valore della vocazione, che è dono di Dio da far fruttificare. Scriveva, in proposito, nel suo Testamento: "Tra gli altri benefici, che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a Lui obbligate. Perciò l'Apostolo ammonisce: Conosci bene la tua vocazione" (2-4).

2. Nata ad Assisi attorno agli anni 1193-1194 dalla nobile famiglia di Favarone di Offreduccio, santa Chiara ricevette, soprattutto dalla madre Ortolana, una solida educazione cristiana. Illuminata dalla grazia divina, si lasciò attrarre dalla nuova forma di vita evangelica iniziata da san Francesco e dai suoi compagni, e decise, a sua volta, di intraprendere una più radicale sequela di Cristo. Lasciata la casa paterna nella notte tra la domenica delle Palme e il lunedì santo del 1211 (o 1212), per consiglio dello stesso Santo si recò presso la piccola chiesa della Porziuncola, culla dell'esperienza francescana, dove davanti all'altare di S. Maria si spogliò di tutte le sue ricchezze, per rivestire il povero abito di penitenza a forma di croce.

250 Dopo un breve periodo di ricerca, approdò nel piccolo monastero di san Damiano, dove la raggiunse anche la sorella minore Agnese. Qui si unirono a lei altre compagne, desiderose di incarnare il Vangelo in una dimensione contemplativa. Di fronte alla determinazione con cui la nuova comunità monastica seguiva le orme di Cristo, ritenendo povertà, fatica, tribolazione, umiliazione e disprezzo del mondo motivi di grande gioia spirituale, san Francesco fu mosso da paterno affetto e scrisse loro: "Poiché per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere di voi, come di loro, attenta cura e sollecitudine speciale" (Regola di santa Chiara, cap. VI, 3-4).

3. Chiara incastonò queste parole nel capitolo centrale della sua Regola, riconoscendo in esse non solo uno degli ammaestramenti ricevuti dal Santo, ma il nucleo fondamentale del suo carisma, che si delinea nel contesto trinitario e mariano del Vangelo dell’Annunciazione. San Francesco, infatti, vedeva la vocazione delle Sorelle Povere nella luce della Vergine Maria, l'umile ancella del Signore, che, adombrata dallo Spirito Santo, divenne la Madre di Dio. L'umile serva del Signore è prototipo della Chiesa, Vergine, Sposa e Madre.

Chiara percepiva la sua vocazione come una chiamata a vivere seguendo l’esempio di Maria, che offrì la propria verginità all'azione dello Spirito Santo per divenire Madre di Cristo e del suo Corpo mistico. Si sentiva strettamente associata alla Madre del Signore e perciò così esortava sant'Agnese di Praga, la principessa boema divenuta Clarissa: "Stringiti alla sua dolcissima Madre, la quale generò un Figlio tale che i cieli non lo potevano contenere, eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale" (3 Lettera ad Agnese di Praga, 18-19).

La figura di Maria accompagnò il cammino vocazionale della Santa assisiate sino al termine della sua vita. Secondo una significativa testimonianza resa al Processo di canonizzazione, al letto di Chiara morente si avvicinò la Madonna chinando il suo volto su di lei, la cui vita era stata una radiosa immagine della sua.

4. Soltanto la scelta esclusiva di Cristo crocifisso, che intraprese con ardente amore, spiega la decisione con cui santa Chiara s'inoltrò nella via dell'“altissima povertà”, espressione che racchiude nel suo significato l'esperienza di spogliamento, vissuta dal Figlio di Dio nell'Incarnazione. Con la qualificazione di “altissima” Chiara voleva in qualche modo esprimere l'abbassamento del Figlio di Dio, che la colmava di stupore: “Tale e così grande Signore - annotava - scendendo nel seno della Vergine, volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero, affinché gli uomini - che erano poverissimi e indigenti, affamati per l'eccessiva penuria del nutrimento celeste -, divenissero in Lui ricchi col possesso dei reami celesti" (1 Lett. ad Ag., 19-20). Essa coglieva questa povertà in tutta l'esperienza terrena di Gesù, da Betlemme al Calvario, dove il Signore "nudo rimase sulla croce" (Testamento di santa Chiara, 45).

Seguire il Figlio di Dio, che si è fatto nostra via, comportava per lei di non desiderare altro che di inabissarsi con Cristo nell'esperienza di un'umiltà e di una povertà radicali, che coinvolgevano ogni aspetto dell'esperienza umana, fino allo spogliamento della Croce. La scelta della povertà era per santa Chiara un'esigenza di fedeltà al Vangelo, tanto da determinare la richiesta al Papa di un “privilegio della povertà”, quale prerogativa della forma di vita monastica da lei iniziata. Inserì tale “privilegio”, tenacemente difeso per tutta la vita, nella Regola che ricevette la conferma papale all'antivigilia della sua morte con la Bolla Solet annuere del 9 agosto 1253, 750 anni or sono.

5. Lo sguardo di Chiara rimase sino alla fine fisso sul Figlio di Dio, del quale contemplava senza sosta i misteri. Il suo era lo sguardo amante della sposa, colmo del desiderio di una condivisione sempre più piena. In particolare, si immergeva nella meditazione della Passione, contemplando il mistero di Cristo, che dall’alto della Croce la chiamava e l’attirava. Così scriveva: “O voi tutti, che sulla strada passate, fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio; e rispondiamo, dico a Lui che chiama e geme, ad una voce e con un solo cuore: Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l'anima mia” (4 Lett. ad Ag., 25-26). Ed esortava: “Lasciati, dunque, bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità!... E grida con tutto l'ardore del tuo desiderio e del tuo amore: Attirami a te, o celeste Sposo!” (ivi, 27.29-32).

Questa piena comunione con il mistero di Cristo la introdusse nell'esperienza dell'inabitazione trinitaria, in cui l'anima prende sempre più viva coscienza della dimora di Dio in lei: “Mentre i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi” (3 Lett. ad Ag., 22-23).

6. Guidata da Chiara, la comunità raccolta in San Damiano scelse di vivere secondo la forma del santo Vangelo in una dimensione contemplativa claustrale, che si contraddistingueva come un “vivere comunitariamente in unità di spiriti” (Regola di santa Chiara, Prologo, 5), secondo un “modo di santa unità” (ivi, 16). La particolare comprensione che Chiara dimostrò del valore dell'unità nella fraternità sembra riferibile a una matura esperienza contemplativa del Mistero trinitario. L'autentica contemplazione, infatti, non chiude nell'individualismo ma realizza la verità dell'essere uno nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Chiara non solo impostò nella sua Regola la vita fraterna sui valori del reciproco servizio, della partecipazione, della condivisione, ma si preoccupò che la comunità fosse anche saldamente edificata sull'“unità della scambievole carità e della pace” (cap. IV, 22), e ancora che le sorelle fossero “sollecite di conservare sempre reciprocamente l'unità della scambievole carità, che è il vincolo della perfezione” (cap. X, 7).

Era infatti convinta che l’amore scambievole edifica la comunità e provoca ad una crescita nella vocazione; perciò esortava nel Testamento: “Amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le Sorelle, provocate da quest’esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità” (59-60).

7. Questo valore dell’unità Chiara lo percepì anche nella sua dimensione più vasta. Per questo volle che la comunità claustrale fosse pienamente inserita nella Chiesa e ad essa solidamente ancorata con il vincolo dell'obbedienza e della filiale soggezione (cfr Regola, cap. I, XII). Ella era ben consapevole che la vita delle claustrali doveva diventare specchio per altre Sorelle chiamate a seguire la medesima vocazione, nonché testimonianza luminosa per quanti vivevano nel mondo.

251 I quarant'anni vissuti all'interno del piccolo monastero di san Damiano non restrinsero gli orizzonti del suo cuore, ma dilatarono la sua fede nella presenza di Dio, operante la salvezza nella storia. Sono noti i due episodi in cui, con la forza della sua fede nell'Eucaristia e con l'umiltà della preghiera, Chiara ottenne la liberazione della città di Assisi e del monastero dal pericolo di un'imminente distruzione.

8. Come non sottolineare che a 750 anni dalla conferma pontificia, la Regola di santa Chiara conserva intatto il suo fascino spirituale e la sua ricchezza teologica? La perfetta consonanza di valori umani e cristiani, la sapiente armonia di ardore contemplativo e di rigore evangelico la confermano per voi, care Clarisse del terzo millennio, come una via maestra da seguire, senza accomodamenti o concessioni allo spirito del mondo.

Ad ognuna di voi Chiara rivolge le parole che lasciò ad Agnese di Praga: “Te veramente felice! Ti è concesso di godere di questo sacro convito, per poter aderire con tutte le fibre del tuo cuore a Colui la cui bellezza è l’ammirazione instancabile delle beate schiere del cielo” (4 Lett. ad Ag., 9).

La ricorrenza centenaria vi offre l’opportunità di riflettere sul carisma tipico della vostra vocazione di Clarisse. Un carisma che si caratterizza, in primo luogo, come chiamata a vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, con un deciso riferimento a Cristo, come unico e vero programma di vita. Non è questa una sfida per gli uomini e le donne di oggi? E’ una proposta alternativa all'insoddisfazione e alla superficialità del mondo contemporaneo, che spesso sembra aver smarrito la propria identità, perché non avverte più di essere stato generato dall'Amore di Dio e di essere da Lui atteso nella comunione senza fine.

Voi, care Clarisse, realizzate la sequela del Signore in una dimensione sponsale, rinnovando il mistero di verginità feconda della Vergine Maria, Sposa dello Spirito Santo, la donna compiuta. Possa la presenza dei vostri monasteri interamente votati alla vita contemplativa essere anche oggi “memoria del cuore sponsale della Chiesa” (Verbi Sponsa, 1), colma dello struggente desiderio dello Spirito, che implora incessantemente la venuta di Cristo Sposo (cfr
Ap 22,17).

Di fronte al bisogno di un rinnovato impegno di santità, santa Chiara offre altresì un esempio di quella pedagogia della santità che, alimentandosi di incessante preghiera, conduce a divenire contemplatori del Volto di Dio, spalancando il cuore allo Spirito del Signore, che trasforma tutta la persona, mente, cuore e azioni, secondo le esigenze del Vangelo.

9. Il mio augurio più vivo, avvalorato dalla preghiera, è che i vostri monasteri continuino ad offrire alla diffusa esigenza di spiritualità e di preghiera del mondo odierno la proposta esigente di una piena e autentica esperienza di Dio, Uno e Trino, che divenga irradiazione della sua presenza d'amore e di salvezza.

Vi aiuti Maria, la Vergine dell’ascolto. Intercedano per voi santa Chiara e le Sante e Beate del vostro Ordine.

Io assicuro un cordiale ricordo per voi, care Sorelle, per quanti condividono con voi la grazia di questo significativo evento giubilare, e a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 9 Agosto 2003

GIOVANNI PAOLO II





A DIVERSI GRUPPI DI PELLEGRINI RICEVUTI IN UDIENZA


NEL PALAZZO APOSTOLICO DI CASTEL GANDOLFO


Castel Gandolfo

252
Sabato, 23 agosto 2003






1. Do il benvenuto a tutti voi, cari pellegrini, che ho la gioia di incontrare quest’oggi.

Saluto, in particolare, i fedeli della Parrocchia della Natività della Beata Vergine, in Miane, diocesi di Vittorio Veneto. Carissimi, il pensiero della vostra bella terra richiama quello del mio venerato predecessore Giovanni Paolo I. Egli amava la parrocchia di Miane, e anch’io sono legato alla vostra comunità da profondo affetto. Grazie per questa visita!

Con voi avete recato l’effigie della Madonna del Carmine, con le corone per la Vergine e per il Bambino, che volentieri benedico. Desidero esprimervi il mio apprezzamento per la vostra iniziativa di recitare il Rosario durante questo Anno ad esso dedicato: vi incoraggio tutti - famiglie, giovani ed anziani - a contemplare assiduamente con Maria il volto di Cristo, per essere sempre suoi fedeli discepoli e testimoni.

Saluto poi il gruppo del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto. La vostra presenza, cari giovani, mi offre l’occasione per ricordare ancora una volta l’attualità del carisma e del messaggio di Don Bosco, specialmente per le nuove generazioni. Lo spirito salesiano, infatti, aiuta i giovani a comprendere che il Vangelo è fonte inesauribile di vita e di gioia. Anche voi, vivete questa stupenda realtà: alla scuola di Don Bosco, siate sempre lieti, generosi e coraggiosi nel combattere il male col bene, artefici di speranza e di pace in ogni ambiente di vita.

2. Saludo con afecto a Mons. Jaime Traserra, Obispo de Solsona, y a los sacerdotes y jóvenes que peregrináis desde Roma hasta Asís. Queridos jóvenes:(no tengáis miedo! Dejaos guiar por el Espíritu en el camino de discernimiento vocacional. Sé que en vuestros corazones hay un profundo deseo de servir generosamente al Señor y a los hermanos. Que os acompañe siempre el amor a la Virgen María y mi cordial Bendición.

Traduzione italiana del discorso pronunciato in lingua spagnola:

2. Saluto con affetto Monsignor Jaime Traserra, Vescovo di Solsona, i sacerdoti e i giovani che compiono il pellegrinaggio da Roma ad Assisi. Cari Giovani: non abbiate paura! Lasciatevi guidare dallo Spirito nel cammino di discernimento vocazionale. So che nei vostri cuori vi è un profondo desiderio di servire generosamente il Signore e i fratelli. Che l'amore della Vergine Maria e la mia cordiale Benedizione vi accompagnino sempre!

3. Volgiamo ora lo sguardo verso la Vergine santa, che ieri abbiamo venerato con il bel titolo di "Regina". Ci renda Maria, la "serva del Signore", sempre più consapevoli che il vero modo di regnare è servire.E ci ottenga anche di rendere con gioia il nostro servizio a Dio e al prossimo. Con questo augurio, vi ringrazio nuovamente per la vostra visita e di cuore tutti vi benedico.

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini di Katowice, dalla parrocchia della Cattedrale Cristo Re.
253 So che siete venuti in occasione del 25° del Pontificato. Vi ringrazio per il ricordo e la benevolenza. E io ricorderò che in questo quarto di secolo c'è stato un giorno, in cui il Papa ha visitato la vostra Cattedrale. Mi ricordo di quell'incontro con i malati e gli invalidi del lavoro, che ebbe luogo vent'anni or sono. Mi ricordo anche dell'incontro con gli abitanti della Slesia sulla spianata dell'aeroporto. Insieme a voi ringrazio Dio per quegli incontri, e per tutti i frutti nati da essi. E prego per la Slesia, perché so quanti problemi tormentano quella regione e quanti soffrono per la mancanza del lavoro e del pane. Spero che con l'aiuto di Dio si riesca presto a venire incontro alle necessità degli uomini che affrontano un duro lavoro. Benedico di cuore voi e i vostri cari. Dio vi dia la sua gioia!



MESSAGGIO DEL CARDINALE ANGELO SODANO


A NOME DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AL 24° MEETING DI RIMINI PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI


(RIMINI 24-31 AGOSTO 2003)




A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. MARIANO DE NICOLO'
Vescovo di Rimini
Eccellenza Reverendissima,

il Santo Padre desidera far pervenire, anche quest’anno, a Lei, agli organizzatori e a quanti prendono parte al Meeting per l'amicizia tra i popoli il Suo cordiale saluto.

Il tema scelto per l’edizione 2003 è un'espressione tratta dal Salmo 33: "C'è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?". Si tratta di una domanda che induce a riflettere. L'uomo trascorre lunghi tratti della sua esistenza quasi insensibile al richiamo della vera felicità, richiamo che pure alberga nella sua coscienza; è come ‘distratto’ dai molteplici rapporti con la realtà, e il suo orecchio interiore sembra non saper più reagire.

Vengono alla mente le parole di Isaia: "Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balia della nostra iniquità" (Is 64,6). Il profeta mette in luce la radice del disagio suscitato dalla domanda del Salmo e prosegue: "Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: "Eccomi, eccomi" a gente che non invocava il mio nome" (65,1).

Questa parola del profeta Isaia è forse il miglior contrappunto al tema del Meeting: Dio si fa vivo, scuote l’uomo ripiegato su di sé, annebbiato dalla sua stessa iniquità, gli si fa presente cercando ripetutamente di attirarne l’attenzione. L’insistenza di Dio, che si manifesta con amore a un figlio la cui vita va alla deriva, costituisce un mistero commovente di misericordia e di gratuità.

2. Il mondo che l'umanità ha costruito, soprattutto nei secoli a noi più vicini, tende spesso ad oscurare nelle persone il naturale desiderio di felicità, aumentando la ‘distrazione’ in cui già esse rischiano di cadere per la loro intrinseca debolezza. La società attuale privilegia un tipo di desiderio controllabile secondo leggi psicologiche e sociologiche e, quindi, utilizzabile spesso a fini di profitto o di gestione del consenso. Una pluralità di desideri ha sostituito l’anelito che Dio ha posto nella persona come pungolo. perché Lo cerchi e in Lui solo trovi pieno compimento e pace. I desideri parziali, orientati con potenti mezzi in grado di influenzare le coscienze, diventano forze centrifughe, che spingono l’essere umano sempre più lontano da se stesso e lo rendono insoddisfatto e talora persino violento.

Il Meeting di Rimini 2003 ripropone un tema di perenne attualità: la creatura umana, che è animata da questo desiderio di compimento infinito, non è mai riducibile ad un mezzo per il raggiungimento di un qualsivoglia interesse. L'orma del divino, che in essa prende la forma di nostalgia per la felicità, la rende per sua natura non strumentalizzabile.

254 3. Il disagio di fronte alla domanda del Salmo 33 nasce dunque dal fatto che l'uomo spesso non trova la forza per dire: "Io! Io sono un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici". Il tema del Meeting richiama la necessità di una sua riscossa: egli deve ricuperare l'energia e il coraggio di porsi di fronte a Dio per rispondere all’"Eccomi, eccomi" del Signore dicendo - seppur con voce flebile, eco di quello stesso richiamo -: "Eccomi, anch'io sono qui. Ti invoco, ora che mi hai ritrovato".

Questa risposta al Dio che grida fino a vincere la nostra sordità descrive la presa di coscienza, piena di commozione, a cui la persona giunge nel centro più intimo di se stessa. Ciò avviene proprio nel momento in cui il richiamo di Dio riesce a squarciare le nubi che tenevano avvolta la coscienza. Solo questa risposta: "Eccomi", restituisce all’uomo il suo volto vero, e rappresenta l’inizio del suo riscatto.

La persona dev'essere però sostenuta da un'adeguata educazione, che tenda, come fine proprio, a favorire il ridestarsi in lei della consapevolezza del proprio fine, suscitando nel suo cuore le energie necessarie per conseguirlo. L'educazione, pertanto, non si rivolge mai alla massa, ma alla singola persona nella sua fisionomia unica e irripetibile. Ciò presuppone un amore sincero per la libertà dell'uomo e un impegno instancabile in sua difesa.

4. Col tema di quest'anno, il Meeting ricorda inoltre ai popoli d'Europa, che sembrano vacillare sotto il peso della loro storia, dove affondano le loro radici. Riproponendo l'interrogativo del Salmo, la manifestazione riminese evoca con forza la grande figura di San Benedetto nell'atto di accogliere chi chiedeva di entrare in monastero (cfr Regola, Prologo 15). La sua Regola ha rappresentato, oltre che un cammino di perfezione cristiana, un ineguagliabile strumento di civiltà, di unità e di libertà. Durante secoli spesso segnati dalla confusione e dalla violenza, essa ha consentito di edificare baluardi, grazie ai quali uomini e donne di epoche diverse sono stati ricondotti alla piena realizzazione della loro dignità. Il futuro si costruisce ripartendo dalle origini dell’Europa e facendo tesoro delle esperienze passate, per larga parte segnate dall’incontro con Cristo.

Sua Santità, mentre auspica che il Meeting sia occasione di vera crescita culturale e spirituale, assicura la Sua preghiera e invia di cuore una speciale Benedizione Apostolica a quanti prenderanno parte alle varie manifestazioni in programma.

Anch’io formulo voti di pieno successo alla nobile iniziativa e ben volentieri mi confermo con sensi di distinto ossequio

Suo dev.mo nel Signore
Angelo Card. Sodano

Segretario di Stato





GP2 Discorsi 2003 247