GP2 Discorsi 2003 260

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA


DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA






Carissimi partecipanti all’Assemblea Straordinaria
dell’Azione Cattolica Italiana!

1. Sono lieto di salutare con gioia ed affetto tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, radunati a Roma per la vostra Assemblea Straordinaria sul tema: "La storia si fa profezia". Un cordiale saluto rivolgo, in particolare, all’Assistente Generale, Mons. Francesco Lambiasi, e alla Presidente Nazionale, Dottoressa Paola Bignardi.

261 L’obiettivo specifico dei lavori che vi attendono nei prossimi giorni è quello, molto importante, di rivedere lo Statuto della sempre cara Azione Cattolica, per aggiornarlo in base alle mutate esigenze dei tempi e alle prospettive apostoliche del nuovo Millennio. La vostra Associazione ha seguito in questi anni le norme e le indicazioni contenute nello Statuto del 1969, che ha recepito lo spirito e le scelte del Concilio Vaticano II, e vi ha aiutato a scoprire sempre più, vivendola "da laici", la grandezza della vocazione cristiana e dell’impegno apostolico, in un contesto ecclesiale e culturale molto cambiato rispetto agli anni precedenti.

Aggiornare lo Statuto significa dire oggi a voi stessi, alla comunità cristiana e alla società civile quale fisionomia prende una Associazione come la vostra quando si misura con le esigenze della missione della Chiesa e dell’evangelizzazione del mondo. Il nuovo Statuto dirà la vostra anima, le mete alte che vi proponete, gli orientamenti che qualificano la vostra matura esperienza ecclesiale e le danno un volto inconfondibile, come pure una singolare collocazione nel panorama delle aggregazioni laicali.

2. La vostra lunga storia ha avuto origine da un carisma, e cioè da un particolare dono dello Spirito del Risorto, il quale non fa mai mancare alla sua Chiesa i talenti e le risorse di grazia di cui i fedeli hanno bisogno per servire la causa del Vangelo. Ripensate, carissimi, con umile fierezza e con intima gioia il carisma dell’Azione Cattolica!

Ad esso si sono ispirati giovani come Mario Fani e Giovanni Acquaderni, che oltre 130 anni fa la fondarono. Questo carisma ha guidato e accompagnato il cammino di santità di PierGiorgio Frassati, di Gianna Berretta-Molla, di Luigi e Maria Beltrame-Quattrocchi e di tanti e tanti altri laici che hanno vissuto con straordinaria normalità una fedeltà eroica alle promesse battesimali. Questo carisma hanno riconosciuto in voi i Pontefici e i Pastori che, nel corso dei decenni, hanno benedetto e sostenuto la vostra Associazione, fino ad accoglierla - come ha fatto la Conferenza Episcopale Italiana - quale Associazione scelta in modo particolare e promossa dall’Autorità ecclesiastica, per essere più strettamente unita al suo ufficio apostolico (cfr Nota pastorale della CEI, 22 maggio 1981, n. 25).

3. Si tratta di un carisma che ha avuto la sua descrizione più compiuta nel Decreto conciliare sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem (n. 20): voi siete laici cristiani esperti nella splendida avventura di far incontrare il Vangelo con la vita e di mostrare quanto la "bella notizia" corrisponda alle domande profonde del cuore di ogni persona e sia la luce più alta e più vera che possa orientare la società nella costruzione della "civiltà dell’amore".

Da laici avete scelto di vivere per la Chiesa e per la globalità della sua missione, "dedicati - come vi hanno scritto i vostri Vescovi - con legame diretto e organico alla comunità diocesana", per far riscoprire a tutti il valore di una fede che si vive in comunione, e per fare di ogni comunità cristiana una famiglia sollecita di tutti i suoi figli (cfr Lettera del Consiglio Episcopale Permanente della CEI, 12 marzo 2002, n. 4).

Da laici avete scelto di seguire in forma associata, l’ideale evangelico della santità nella Chiesa particolare, in modo da cooperare unitariamente, "come corpo organico", alla missione evangelizzatrice di ogni Comunità ecclesiale.

Da laici avete scelto di organizzarvi in un’Associazione in cui il peculiare legame con i Pastori rispetta e promuove la costitutiva caratterizzazione laicale dei soci. Lo spirito di quella "sintassi di comunione" che caratterizza l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II e le regole della partecipazione democratica alla vita associativa vi aiutano ad esprimere in pienezza l’unità di tutto il Corpo ecclesiale di Cristo ed insieme la varietà dei carismi e delle vocazioni, nel pieno rispetto della dignità e responsabilità di ogni membro del Popolo di Dio.

La sintesi organica di queste note - missionarietà, diocesanità, unitarietà, laicità - costituisce la forma più matura ed ecclesialmente integrata dell’apostolato dei laici. Rinnovando lo Statuto, voi intendete riaffermare il valore che queste caratteristiche hanno oggi, e dire come esse vadano interpretate per parlare ancora al cuore di tante comunità e di tanti laici che in questo ideale potrebbero trovare la forma della loro vita.

4. "La Chiesa non può fare a meno dell’Azione Cattolica": così vi dicevo l’anno scorso, durante l’XIa vostra Assemblea. Così vi ripeto al termine di un anno particolarmente intenso, dedicato al cammino di rinnovamento dell’ACI.

La Chiesa ha bisogno di voi, ha bisogno di laici che nell’Azione Cattolica hanno incontrato una scuola di santità, in cui hanno imparato a vivere la radicalità del Vangelo nella normalità quotidiana. I Beati, usciti dalle vostre file e i Venerabili come Alberto Marvelli, Pina Suriano e Don Antonio Seghezzi vi spronano a continuare a fare della vostra Associazione un luogo dove si cresce come discepoli del Signore, alla scuola della Parola, alla mensa dell’Eucaristia; una palestra dove ci si allena a esercitare l’amore e il perdono, per imparare a vincere il male con il bene, per tessere con pazienza e tenacia una rete di fraternità che abbraccia tutti, soprattutto i più poveri.

262 Cari giovani ed adulti dell’Azione Cattolica! La vostra Associazione si rinnova se ogni suo membro riscopre le promesse del Battesimo, scegliendo con piena consapevolezza e disponibilità la santità cristiana come "la misura alta della vita cristiana ordinaria", nelle condizioni quotidiane della vita (Novo millennio ineunte NM 31). Occorre per questo lasciarsi plasmare dalla liturgia della Chiesa, coltivate l’arte della meditazione e della vita interiore, praticare ogni anno gli esercizi spirituali. Fate in modo, carissimi, che ogni vostro gruppo sia una vera scuola di preghiera e che ad ogni socio sia assicurato l’aiuto per il discernimento e la fedeltà alla propria vocazione.

5. La Chiesa ha bisogno di voi, perché avete scelto il servizio alla Chiesa particolare e alla sua missione come orientamento del vostro impegno apostolico; perché avete fatto della parrocchia il luogo in cui giorno per giorno esprimere una dedizione fedele e appassionata. In questo modo continuate a tener vivo lo spirito missionario di quelle donne e uomini di Azione Cattolica che nell’umiltà e nel nascondimento hanno contribuito a rendere più vive le comunità cristiane nelle varie parti del Paese.

Vi esorto a mettere tutte le vostre energie a servizio della comunione, in stretta unità con il Vescovo, collaborando con lui e con il Presbiterio nel "ministero della sintesi", per intrecciare trame sempre più fitte di quella comunione cordiale, che è intensamente umana proprio perché autenticamente cristiana. Aiutate la vostra parrocchia a riscoprire la passione per l’annuncio del Vangelo e a coltivare la sollecitudine pastorale che va in cerca di tutti per aiutare ciascuno a sperimentare la gioia dell’incontro con il Signore. Che ogni comunità, anche per la vostra presenza, brilli nei quartieri delle vostre città e nei vostri paesi come segno vivo della presenza di Gesù, Figlio di Dio che è venuto ad abitare in messo a noi!

6. La Chiesa ha bisogno di voi, perché l’Azione Cattolica è ambiente aperto e accogliente, in cui chiunque può esprimere la propria disponibilità al servizio, trovare utili occasioni di dialogo formativo in un clima atto a favorire scelte generose. Nella vostra Associazione ci sono testimoni e maestri disposti ad accompagnare il cammino dei fratelli verso una fede convinta, matura e capace di testimonianza nel mondo.

Vi raccomando di dare valore a una formazione solida, adeguata all’urgenza della nuova evangelizzazione. Abbiate sempre cura di ogni persona e aiutate tutti a difendere il tesoro della fede diffondendolo in ogni ambiente di vita. Che l’Azione Cattolica ridiventi per un numero crescente di persone e di comunità la grande scuola della spiritualità laicale e dell’apostolato associato!

7. La Chiesa ha bisogno di voi, perché non smettete di guardare al mondo con lo sguardo di Dio e così riuscite a scrutare questo nostro tempo per cogliere in esso i segni della presenza dello Spirito. Avete nella vostra tradizione grandi testimonianze di laici che hanno dato un contributo determinante alla crescita della città dell’uomo.

Continuate a porre a disposizione delle città e dei paesi, dei luoghi del lavoro e della scuola, della sanità e del tempo libero, della cultura, dell’economia e della politica presenze competenti e credibili, capaci di contribuire a fare del mondo di oggi il grande cantiere della civiltà dell’amore. L’Azione Cattolica aiuti la comunità ecclesiale a sottrarsi all’insidia dell’estraneazione dai problemi della vita e della famiglia, della pace e della giustizia, e testimoni la fiducia nella forza rinnovatrice e trasformatrice del cristianesimo. In questo modo potrà incidere efficacemente nella società civile, per la costruzione della casa comune, nel segno della dignità e della vocazione dell’uomo, secondo le linee del "Progetto culturale" della Chiesa italiana.

8. Cari membri dell’Azione Cattolica, mentre incoraggio voi ad esplorare sempre più a fondo la ricchezza del vostro carisma, esorto le comunità diocesane e parrocchiali a considerare con nuova attenzione la vostra Associazione come luogo di crescita della vocazione laicale e come tirocinio in cui si impara ad esprimerla con sempre maggiore maturità.

"La storia si fa profezia": avete scelto questo titolo per la vostra Assemblea. Vi auguro di rileggere con sapiente discernimento la grande storia da cui venite, distinguendo ciò che è frutto del tempo da ciò che è dono dello Spirito e porta i germi di un futuro nuovo già cominciato. Sono sicuro che questa Assemblea Straordinaria mostrerà il volto maturo e sereno del laicato associato, e nutro viva fiducia che saprete adottare scelte chiare e forti per rendere l’Azione Cattolica un’Associazione a misura della missione che Le è stata affidata.

Maria, Madre della Chiesa, vi sostenga in questo vostro impegno. A Lei, venerata nella Santa Casa di Loreto dove intendete recarvi in pellegrinaggio l’anno prossimo, affido ciascuno di voi, le vostre famiglie e ogni vostro progetto.

Con questi sentimenti imparto di cuore a voi tutti l’Apostolica Benedizione.

263 Da Castel Gandolfo, 8 settembre 2003.

IOANNES PAULUS II



AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DEI MISSIONARI FIGLI


DELL’IMMACOLATO CUORE DI MARIA (CLARETIANI)


Lunedì, 8 settembre 2003




Al Superiore Generale e ai Padri Capitolari
dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale saluto e le mie felicitazioni a Padre Josep Maria Abella Batlle, recentemente eletto Superiore Generale, nonché a tutti voi, riuniti per celebrare il XXIII Capitolo Generale, che vi offre una occasione particolare per esprimere la vostra comunione e la vostra adesione al Successore di Pietro. In questo Capitolo, che è il settimo dopo il Concilio Vaticano II e si svolge all'inizio del terzo millennio, vi siete proposti di "discernere, alla luce dello Spirito, le modalità adeguate per custodire e rendere attuale, nelle diverse situazioni storiche e culturali, il proprio carisma e il proprio patrimonio spirituale" (Vita consecrata VC 42), con l'impulso rinnovatore che la Chiesa ha trasmesso a tutte le forme di vita consacrata dinanzi alle sfide della missione.

2. Per un'adeguata comprensione dei segni dei tempi e del compito di evangelizzazione che voi, Missionari Claretiani, dovete promuovere e sviluppare nelle regioni più diverse della terra, vi saranno di grande aiuto gli orientamenti proposti nelle Esortazioni post-sinodali rivolte ai diversi continenti. Allo stesso modo, in questa epoca di cambiamenti, la Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte vi offrirà anche una cornice appropriata per una spiritualità apostolica incentrata fondamentalmente sulla persona di Gesù.

Il servizio missionario, ovunque lo svolgiate, deve scaturire dall'unione intima con il Signore che vi manda, e deve essere vissuto nel cammino del dono di sé fino alla croce che Lui stesso ha percorso e che ha lasciato tracciato per quanti lo seguono.

Si tratta di una comunione intima che dovete apprendere dal cuore di Maria, fonte della risposta migliore e dell'adesione più autentica al messaggio del Vangelo. Si tratta di un cammino nel quale vi sosterranno, come hanno sostenuto il vostro Fondatore, l'ascolto quotidiano della Parola e la partecipazione all'Eucaristia, che "Cuore della vita ecclesiale, (...) lo è anche della vita consacrata" (Ibidem, n. 95).

3. Quando al vasto orizzonte della società si intravedono non pochi segni di una diffusa cultura della morte, riflettendo sul tema del capitolo "Perché abbiano la vita", vi sentite inviati dal Signore Gesù a proclamare il Dio della vita. Sono momenti in cui la vita, immenso dono del Padre, deve essere difesa, coltivata e resa degna, soprattutto tra le persone più indifese, attraverso una parola di speranza e con gesti generosi di accoglienza e di solidarietà. È, dunque, compito gratificante di ogni consacrato "annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita" (Evangelium vitae EV 105). Questo è fondamentale per l'identità e l'armonia delle persone e della famiglia umana nel suo insieme.

4. Con voi, rendo grazie a Dio per i doni con cui Egli continua a benedire la vostra Congregazione, predisponendola sempre meglio per il servizio della missione. Il dono prezioso delle nuove vocazioni, soprattutto in Asia e in Africa, che l'Istituto deve accogliere dedicandosi seriamente alla loro formazione integrale. Il dono delle nuove presenze e delle nuove realizzazioni missionarie nelle diverse aree bisognose. Il dono del sangue dei martiri, versato dando testimonianza di Gesù in quest'epoca.

5. Per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, chiedo allo Spirito Santo di illuminarvi nei lavori di questo Capitolo, affinché esso possa trasmettere, con parole e gesti evangelici, orientamenti e incoraggiamento a tutti i membri dell'Istituto, specialmente agli anziani e ai malati, ai giovani che si stanno formando e a quanti possono incontrare maggiori difficoltà nel loro servizio missionario. Che in ogni momento sia presente lo spirito della vita fraterna, condivisa nell'amore e nel dialogo, come segno eloquente della comunione ecclesiale (cfr Vita consecrata VC 42)!

264 Che il Signore benedica anche tutti coloro che formano, insieme a voi, la Famiglia Missionaria, fondata da sant'Antonio Maria Claret, come anche coloro che condividono con voi la missione nelle molteplici opere o sui fronti apostolici! Con questi auspici e sentimenti, vi imparto con tutto il mio affetto la mia Benedizione.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALL’EM.MO CARD. ROGER ETCHEGARAY


IN OCCASIONE DEL XVII INCONTRO INTERNAZIONALE


DI PREGHIERA PER LA PACE (AACHEN, 7-9 SETTEMBRE 2003)






Al Venerato Fratello
ROGER Cardinale ETCHEGARAY

1. Sono particolarmente lieto di affidare alle Sue mani, Signor Cardinale, il mio personale saluto agli illustri Rappresentanti delle Chiese e Comunità Cristiane e delle grandi Religioni mondiali, che si raccolgono per il XVII Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace, che ha come tema: "Tra guerra e pace: religioni e culture si incontrano". Un particolare pensiero desidero riservare al Vescovo di Aachen, Mons. Henrich Mussinghof, ed ai fedeli della Diocesi, che hanno cooperato alla realizzazione di questo Incontro.

Quando, nel 1986, volli iniziare ad Assisi il cammino di cui l’incontro di Aachen costituisce un’ulteriore tappa, il mondo era ancora diviso in due blocchi ed oppresso dalla paura della guerra nucleare. Vedendo quanto impellente era il bisogno dei popoli di riprendere a sognare un futuro di pace e di prosperità per tutti, invitai i credenti delle diverse religioni del mondo a raccogliersi in preghiera per la pace. Avevo davanti ai miei occhi la grande visione del profeta Isaia: tutti i popoli del mondo in cammino dai diversi punti della terra per raccogliersi attorno a Dio come un'unica, grande e multiforme famiglia. Era questa la visione che aveva nel cuore il beato Giovanni XXIII e che lo spinse a scrivere l'enciclica Pacem in terris di cui ricordiamo quest'anno il quarantesimo anniversario.

2. Ad Assisi quel sogno prendeva una forma concreta e visibile, accendendo negli animi molte speranze di pace. Tutti ne gioimmo. Purtroppo, quell'anelito non è stato raccolto con la necessaria prontezza e sollecitudine. Troppo poco in questi anni si è investito per difendere la pace e per sostenere il sogno di un mondo libero dalle guerre. Si è invece preferita la via dello sviluppo degli interessi particolari, profondendo ingenti ricchezze in altro modo, soprattutto per spese militari.

Tutti abbiamo assistito allo sviluppo di passioni egocentriche per i propri confini, per la propria etnia e per la propria nazione. Talora persino la propria religione è stata piegata alla violenza. Fra pochi giorni ricorderemo il tragico attentato alle "Torri gemelle" di New York. Purtroppo, assieme alle Torri, sembrano esser crollate anche molte speranze di pace. Guerre e conflitti continuano a prosperare e ad avvelenare la vita di tanti popoli, soprattutto dei Paesi più poveri dell' Africa, dell' Asia e dell' America Latina. Penso alle decine di guerre ancora in atto e a quella "guerra" diffusa che è rappresentata dal terrorismo.

3. Quando potranno cessare tutti i conflitti? Quando i popoli potranno finalmente vedere un mondo pacificato? Non si facilita certo il processo di pace se si lasciano prosperare, con colpevole incoscienza, ingiustizie e disparità nel nostro pianeta. Spesso i Paesi poveri sono divenuti luoghi di disperazione e fucina di violenza. Noi non vogliamo accettare che la guerra domini la vita del mondo e dei popoli. Non vogliamo accettare che la povertà sia la compagna costante dell' esistenza di intere Nazioni.

Per questo ci chiediamo: che fare? E, soprattutto, che cosa possono fare i credenti? Come affermare la pace in questo tempo pieno di guerre? Ebbene, credo che questi "Incontri Internazionali di Preghiera per la Pace", organizzati dalla Comunità di Sant'Egidio, siano già una risposta concreta a queste domande. Sono ormai diciassette anni che si realizzano, e ne sono evidenti anche i frutti di pace. Ogni anno gente di religione diversa si incontra, si conosce, stempera le tensioni, apprende a vivere insieme e ad avere una comune responsabilità verso la pace.

4. Ritrovarsi all'inizio di questo nuovo millennio ad Aachen, è ancora una volta significativo. Questa città, posta nel cuore del continente europeo, parla chiaramente dell'antica tradizione dell'Europa: parla delle sue antiche radici, a cominciare da quelle cristiane che hanno armonizzato e consolidato anche le altre. Le radici cristiane non sono una memoria di esclusivismo religioso, ma un fondamento di libertà, perché rendono l'Europa un crogiuolo di culture e di esperienze differenti. E' da queste radici antiche che i popoli europei hanno tratto la spinta che li ha condotti a toccare i confini della terra e a raggiungere le profondità dell'uomo, della sua intangibile dignità, della fondamentale uguaglianza di tutti, dell'universale diritto alla giustizia e alla pace.

Oggi l'Europa, mentre allarga il suo processo di unione, è chiamata a ritrovare questa energia ricuperando la consapevolezza delle sue radici più profonde. Dimenticarle, non è salutare. Presupporle semplicemente, non basta ad accendere gli animi. Tacerle, inaridisce i cuori. L’Europa sarà tanto più forte per il presente e per il futuro del mondo quanto più si disseterà alle fonti delle sue tradizioni religiose e culturali. La sapienza religiosa ed umana che l'Europa ha accumulato nei secoli, pur con tutte le tensioni e le contraddizioni che l'hanno accompagnata, è un patrimonio che, ancora una volta, può essere speso per la crescita dell'intera umanità. E' mia convinzione che l'Europa, ancorandosi saldamente alle sue radici, accelererà il processo di unione interna e offrirà il suo indispensabile contributo per il progresso e la pace tra tutti i popoli della terra.

265 5. In un mondo diviso, che sempre più spinge verso separazioni e particolarismi, c'è urgente bisogno di unità. Le genti di religione e di culture diverse sono chiamate a scoprire la via dell'incontro e del dialogo. Unità non è uniformità. Ma la pace non si costruisce nella mutua ignoranza, bensì nel dialogo e nell'incontro. Questo è il segreto dell'Incontro di Aachen. Tutti, vedendovi, possono dire che su questa strada la pace tra i popoli non è un'utopia remota.

"Il nome dell'unico Dio deve diventare sempre di più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace" (Novo millennio ineunte
NM 55). Per questo dobbiamo intensificare il nostro incontro e gettare solidi e condivisi fondamenti di pace. Questi fondamenti disarmano i violenti, li richiamano alla ragione e al rispetto, coprono il mondo con una rete di sentimenti pacifici.

Con voi, carissimi fratelli e sorelle cristiani, "continuiamo con determinazione il dialogo" (Ecclesia in Europa, n. 31): sia questo terzo millennio il tempo dell'unione attorno all'unico Signore. Non è più sopportabile lo scandalo della divisione: è un "no" ripetuto a Dio e alla pace.

Assieme a voi, illustri rappresentanti delle grandi religioni mondiali, vogliamo intensificare un dialogo di pace: alzando lo sguardo verso il Padre di tutti i popoli riconosceremo che le differenze non ci spingono allo scontro ma al rispetto, alla leale collaborazione e all'edificazione della pace.

Con voi, uomini e donne di tradizione laica, sentiamo di dover continuare nel dialogo e nell'amore come uniche vie per rispettare i diritti di ciascuno e affrontare le grandi sfide del nuovo millennio. Il mondo ha bisogno di pace, di tanta pace. La via che, come credenti, conosciamo per raggiungerla è quella della preghiera a Chi la pace può concedere. La via che tutti possiamo percorrere è quella del dialogo nell' amore.

Con le armi della preghiera e del dialogo, allora, camminiamo sulla via del futuro!

Da Castel Gandolfo, 5 settembre 2003.

IOANNES PAULUS II



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SLOVACCHIA

CERIMONIA DI BENVENUTO

ALL'AEROPORTO INTERNAZIONALE DI BRATISLAVA



Giovedì, 11 settembre 2003


Signor Presidente della Repubblica,
distinte Autorità,
venerati Fratelli nell'Episcopato,
266 cari Fratelli e Sorelle!

1. Ringrazio il Signore che mi concede di calcare per la terza volta il suolo dell’amata Terra slovacca. Vengo come pellegrino del Vangelo, per portare a tutti un saluto di pace e di speranza. Rivolgo un deferente pensiero al Signor Presidente della Repubblica, e lo ringrazio per le nobili parole con le quali mi ha accolto a nome di tutti gli abitanti del Paese. Con lui, saluto le Autorità civili e militari, grato per l'impegno profuso nell'organizzazione di questo mio viaggio apostolico.

Abbraccio con affetto i miei fratelli Vescovi con il Presidente della Conferenza episcopale, Mons. František Tondra, Vescovo di Spiš, e il venerato Cardinale Ján Chryzostom Korec, Vescovo di Nitra. Un cordiale saluto nel Signore rivolgo, infine, a tutti gli uomini e le donne che vivono, lavorano, soffrono e sperano in questa Terra slovacca ed invoco su ciascuno le più elette benedizioni dell'Altissimo.

2. La storia civile e religiosa della Slovacchia è stata scritta anche con il contributo di eroici e dinamici testimoni del Vangelo. Desidero qui rendere un grato omaggio a tutti loro. Penso ovviamente ai gloriosi Fratelli di Tessalonica, i santi Cirillo e Metodio, apostoli dei popoli slavi, ma penso anche agli altri generosi servitori di Dio e degli uomini, che hanno illustrato con le loro virtù queste contrade. Ad essi si aggiungono ora il Vescovo Vasil’ Hopko e Suor Zdenka Schelingová, che avrò la gioia di ascrivere domenica prossima all'albo dei Beati. Tutti hanno tracciato solchi fecondi di bene nella civiltà slovacca. La storia di questa Terra si presenta così come storia di fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

3. Prossimamente, il vostro Paese entrerà a pieno titolo a far parte della Comunità dei popoli europei. Carissimi, alla costruzione dell'identità della nuova Europa portate il contributo della vostra ricca tradizione cristiana. Non ci si accontenti unicamente della ricerca di vantaggi economici. Una grande ricchezza, infatti, può creare anche una grande povertà. Solo edificando, pur con sacrificio e nelle difficoltà, una società che rispetti la vita umana in tutte le sue espressioni, che promuova la famiglia come luogo dell'amore reciproco e della crescita della persona, che ricerchi il bene comune e sia attenta alle esigenze dei più deboli, si avrà la garanzia di un futuro fondato su solide basi e ricco di bene per tutti.

4. Il mio pellegrinaggio mi condurrà in questi giorni nelle diocesi di Bratislava-Trnava, Banská Bystrica e Rožnava. Ma in questo momento desidero abbracciare - almeno nello spirito - tutti i figli della Slovacchia, insieme ai rappresentanti delle minoranze nazionali e di altre religioni. Mi piacerebbe poter incontrare e parlare con tutti e con ciascuno, visitare ogni famiglia, percorrere il vostro bel territorio, venire in tutte le comunità ecclesiali di questa amata Nazione! Sappiate, carissimi, che il Papa pensa a ciascuno di voi e per tutti prega.

Dio benedica la Slovacchia e dia a tutti voi pace, pro­sperità e serena concordia, nella fraternità e nella reciproca comprensione!



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SLOVACCHIA

VISITA ALLA CATTEDRALE DI TRNAVA


Giovedì, 11 settembre 2003




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono venuto con gioia a visitare questa bella Cattedrale dell'arcidiocesi di Bratislava-Trnava, dedicata al santo precursore del Signore, Giovanni Battista.

Saluto cordialmente il vostro Arcivescovo Ján Sokol, i Vescovi Ausiliari e tutti voi. Da questa che è la chiesa madre di tutte le chiese della diocesi, estendo il mio saluto affettuoso a tutti gli abitanti di questo territorio, e su tutti invoco la grazia e la benedizione del Signore.

267 2. San Giovanni Battista è l'uomo che vive in una solitudine colma della presenza di Dio e diviene la voce che annuncia la venuta dell'Agnello Salvatore (cfr Lc 3,1-18).

Auguro a voi, cari Fratelli e Sorelle, di coltivare in voi stessi il senso della presenza di Dio mediante l'ascolto della sua Parola, la preghiera, la celebrazione dei Sacramenti, il servizio dei fratelli. Nella vita quotidiana diventerete così, come Giovanni Battista, gli araldi e i testimoni della presenza amorevole e salvifica di Dio nel mondo di oggi.

A tutti imparto con affetto la mia Benedizione.

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SLOVACCHIA

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLA CONFERENZA EPISCOPALE SLOVACCA


Banská Bystrica – Seminario Diocesano

Venerdì, 12 settembre 2003




Ai venerati Pastori
della Chiesa che è in Slovacchia

1. Con intima gioia mi ritrovo oggi con voi, cari Fratelli nell’Episcopato, per un momento di condivisione fraterna, che ci riporta col pensiero agli Apostoli riuniti attorno a Gesù per ritemprarsi in una pausa salutare tra le fatiche della predicazione e dell’apostolato (cfr Mc 6,30-32).

Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum!” (Ps 133,1) Tutti vi saluto ed abbraccio nel Signore, e vi rinnovo l’apprezzamento e la gratitudine della Chiesa per lo zelo che dimostrate nel pascere i fedeli che vi sono affidati (cfr 1P 5,2-3).

Mi unisco cordialmente alla vostra azione di grazie al Signore, nella celebrazione del decimo anniversario della costituzione della vostra Conferenza Episcopale.

2. La Chiesa di Dio che è in Slovacchia, uscita dai tempi bui della persecuzione e del silenzio, nei quali offrì una prova luminosa di fedeltà al Vangelo, ha potuto in questi ultimi anni riprendere le sue attività, dandosi anche le strutture necessarie al libero esercizio della sua missione.

268 Ricordo con piacere, tra l’altro, l’Accordo generale di base sottoscritto con la Repubblica Slovacca nel 2000, il lavoro delle Commissioni miste per preparare altri Accordi parziali, l’erezione dell’Ordinariato Militare, l’apertura dell’Università Cattolica a Ružomberok e il potenziamento delle trasmissioni di Radio Lumen.

3. Accanto a queste realizzazioni, voi vi state impegnando più in generale per la ripresa della vita cristiana a diversi livelli. I risultati che si stanno registrando sono confortanti. Molte persone hanno ritrovato il coraggio evangelico di dichiarare apertamente la propria fede cattolica, come risulta dal censimento del 2001. Il lavoro apostolico - svolto con zelo sotto la vostra guida da tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati - sta dando i suoi frutti. Sia lodato il Nome del Signore!

Vi esorto a continuare con coraggio nella strada intrapresa: la formazione umana e spirituale, insieme ad un’adeguata preparazione culturale, sia oggetto di speciale impegno nei Seminari e nelle Case religiose, per donare alla Chiesa e al mondo sacerdoti e persone consacrate che sappiano essere umili e ardenti apostoli del Vangelo. Con la preghiera al “Padrone della messe”, con la sensibilizzazione delle coscienze, con una saggia azione pastorale, è urgente promuovere una nuova fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose. Da questo, infatti, dipende il futuro della Chiesa in Slovacchia.

Contate inoltre con fiducia e sapienza, venerati Fratelli, sulla collaborazione di laici impegnati nell’animazione cristiana delle realtà temporali. Seguite con cura la famiglia, tempio dell’amore e della vita, proclamando e difendendo l’unità e l’indissolubilità del matrimonio. Guardate con amore ai giovani, che sono il presente e il futuro della Chiesa e della società. Coltivate un dialogo aperto con il mondo della cultura, sorretti dalla convinzione che “fede e ragione si recano un aiuto scambievole, esercitando l’una per l’altra una funzione sia di vaglio critico e purificatore, sia di stimolo a progredire nella ricerca e nell’approfondimento” (Lett. enc. Fides et ratio, 100).

4. Abbiate cura dei deboli e dei poveri, nei quali Cristo chiede di essere riconosciuto (cfr
Mt 25,40). Siate vicini, con pastorale sollecitudine, ai disoccupati facendovi carico della loro difficile situazione e stimolando tutte le forze sociali a fare il possibile per creare nuovi posti di lavoro in cui soprattutto i giovani possano trovare opportuni sbocchi alle loro capacità, spesso affinate attraverso anni di preparazione teorica e pratica.

E’ a voi ben noto quanto la promozione umana giovi anche all’evangelizzazione, che resta sempre l’impegno primario della Chiesa. A questo proposito, mi piace rilevare che la celebrazione dei Sinodi diocesani, già indetti nelle diocesi di Banská Bystrica e di Košice, sarà un utile strumento per rinnovare ed incrementare l’azione pastorale e l’annuncio della Buona Novella agli uomini e alle donne del nostro tempo.

5. Il Papa sa, venerati Fratelli, che il ministero episcopale porta con sé spine e croci, che spesso rimangono racchiuse nel segreto del cuore. Ma sa anche, come del resto lo sapete voi, che nel piano misterioso della Provvidenza queste sofferenze sono la garanzia della fecondità di un apostolato che produrrà con l’aiuto di Dio frutti abbondanti.

Non vi scoraggiate e non lasciatevi sopraffare dalle difficoltà e dalla fatica. Contate sempre sul sostegno della grazia del Signore, che opera meraviglie anche attraverso la nostra debolezza (cfr 2Co 12,9).

A coronamento di questo nostro incontro, cari Fratelli, mi piace rileggere con voi quanto afferma nella sua parte conclusiva il Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi: “Proprio perché centro unitivo-dinamico della diocesi, il Vescovo è costituito, primo di tutti gli altri, servo di Dio e del suo popolo santo. Tutta la sua autorità, tutti i suoi uffici - qualora si concepiscano e si esercitino conformemente al Vangelo - sono un eccellente e continuo servizio, perché richiedono da lui la perfetta carità, che lo rende pronto a dare anche la vita per i propri fratelli. Soprattutto per il Vescovo comandare è giovare, presiedere è servire, governare è amare; l’onore si cambia in onere”.

La Vergine Maria, che in questo Paese venerate come Madre dolorosa del Signore, tutti vi custodisca nel suo cuore materno e per tutti ottenga l’abbondanza delle divine grazie.

A voi e alle vostre comunità la mia affettuosa Benedizione.

269 Banská Bystrica, 12 settembre 2003.


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