GP2 Discorsi 2003 269

GIOVANNI PAOLO II



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SLOVACCHIA

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

AI RAPPRESENTANTI DELLE ALTRE CHIESE E CONFESSIONI


CRISTIANE DELLA REPUBBLICA SLOVACCA


Venerdì, 12 settembre 2003




Vi saluto con affetto nel nome del Signore, Fratelli carissimi! Vi ringrazio di essere venuti a Banská Bystrica per incontrare il Papa: la vostra presenza manifesta in modo eloquente la cordiale collaborazione ed intesa che caratterizzano la vita dei discepoli di Cristo in terra di Slovacchia.

Questo incontro familiare riveste particolare importanza e significato. È l’occasione infatti per lasciar risuonare nel profondo del cuore l’accorata preghiera del Divino Maestro: «Siano ... una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Jn 17,21).

Insieme con voi, chiedo al Signore Onnipotente che ci corrobori nel compito comune di annunciare e testimoniare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Voglia Egli affrettare il giorno in cui potremo insieme lodare il Suo Nome nella piena comunione della fede e della carità.

«Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» (1Th 5,23). È il mio augurio e la mia preghiera per voi e per tutti coloro che sono affidati alla vostra cura pastorale.




AI PARTECIPANTI AL CORSO DI FORMAZIONE


PER I VESCOVI NOVELLI


Giovedì, 18 settembre 2003




Carissimi Confratelli nell'Episcopato!

1. E' con gioia che saluto ciascuno di voi, Vescovi novelli, convenuti da vari Paesi per il tradizionale Convegno di studio promosso dalla Congregazione per i Vescovi. Vi ringrazio di cuore per questa visita ed esprimo un pensiero di gratitudine al Cardinale Giovanni Battista Re, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti.

All'inizio del vostro ministero episcopale, voi avete voluto compiere un pellegrinaggio alla Tomba dell'Apostolo Pietro, per rinnovare la vostra professione di fede e consolidare la comunione con il Successore di Pietro.

In un clima di fraternità e di preghiera, avete poi voluto riflettere sulle sfide che attendono oggi i pastori della Chiesa, al fine di realizzare un più efficace annunzio del Vangelo di Cristo agli uomini del nostro tempo.

270 Da parte mia, desidero assicurarvi la mia vicinanza e il mio incoraggiamento a proseguire con generosità e grandezza d'animo la vostra specifica missione di pastori.

2. Cari Fratelli, voi siete ben coscienti che il ministero del Vescovo è di primaria importanza per la vita della Chiesa.

La Chiesa, infatti, secondo l'espressione di san Paolo, è stata edificata sul fondamento degli Apostoli (cfr
Ep 2,20). E i Vescovi sono per volontà divina i successori degli Apostoli quali pastori della Chiesa, cosicché: "chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e Colui che ha mandato Cristo" (Lumen gentium LG 20).

La missione pastorale affidatavi è esaltante, ma oggi è anche particolarmente ardua e faticosa. Il nostro tempo, infatti, con i problemi che gli sono propri, è caratterizzato da smarrimenti e incertezze. Molti, anche tra i cristiani, sembrano disorientati e senza speranza. In questo contesto, noi pastori siamo chiamati ad annunciare il Vangelo e ad essere testimoni della speranza, con lo sguardo rivolto alla Croce, al mistero del trionfo e della fecondità di Cristo crocifisso. Egli, il vivente, ci accompagna sulle vie della storia, con la forza del suo Spirito. Questa illuminante certezza deve ispirare profondamente la nostra mentalità pastorale, corroborando la nostra fiducia in Dio e negli uomini e aumentando la nostra audacia apostolica.

Il ministero episcopale, alla luce della speranza teologale, è stato il tema dell'ultima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Dopo aver riflettuto e pregato sulle conclusioni del Sinodo, ho preparato la consueta Esortazione apostolica post-sinodale, che consegnerò alla Chiesa il prossimo 16 ottobre, nella significativa ricorrenza del XXV del mio pontificato.

3. E' ancora fresco in voi il ricordo dell'Ordinazione episcopale. In quel giorno, mediante il gesto sacramentale dell'imposizione delle mani e l'invocazione dello Spirito Santo, vi è stata conferita la pienezza del sacerdozio ministeriale. La vita del Vescovo è un dono di sé a Cristo e alla Chiesa. Il nostro ministero ci chiama a condurre una vita santa. Siate l'immagine viva e visibile del Buon Pastore. Vegliate sul vostro gregge "come coloro che servono". Amate la Chiesa più di voi stessi! Vivete in essa e per essa, consumandovi nel servizio pastorale.

Il nostro apostolato deve essere sempre un traboccare della nostra vita interiore. Certo, esso dovrà essere anche intensa ed operosa attività, ma un'attività espressiva della carità pastorale. E la fonte della carità pastorale è la contemplazione del volto di Cristo Buon Pastore. Siate uomini di preghiera! Con il vostro esempio mostrerete il primato della vita spirituale, cioè il primato della grazia che è l'anima di ogni apostolato. Ciascun Vescovo deve poter dire con san Paolo: "Per me vivere è Cristo" (Ph 1,21).

4. Vorrei, poi, esortarvi ad avere cura dei vostri primi collaboratori, i presbiteri. I Vescovi - ammonisce il Concilio - trattino con speciale amore i sacerdoti; siano premurosi delle loro condizioni spirituali, intellettuali e materiali (cfr Christus Dominus CD 28). E' certamente una benedizione per una diocesi quando ogni membro del suo presbiterio può rallegrarsi d'aver trovato nel Vescovo il suo miglior amico e padre.

All'inizio del terzo millennio, si avverte più che mai l'urgenza di una adeguata pastorale vocazionale.

Le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono un dono di Dio che bisogna chiedere con insistenza nella preghiera (cfr Mt 9,38). Ma sono anche frutto di famiglie forti e sane, e di comunità ecclesiali dove la figura del prete è ben considerata e valorizzata. La scelta degli educatori nei Seminari sia fatta con massima cura, perché solo la testimonianza personale di una vita generosa e gioiosa è capace di trascinare gli animi dei giovani d'oggi. E' in questi ambiti che i giovani potranno ascoltare e seguire la voce del Maestro che li invita alla sua sequela (cfr Mt 19,21) e li porta a un dono generoso di sé al servizio dei fratelli.

5. Cari Confratelli, ritornando nelle vostre diocesi dopo questi giorni di studio e di intensa comunione, vi sia di conforto l'assicurazione che il Papa condivide le vostre gioie, le vostre difficoltà e le vostre speranze.

271 Affido a Maria, Madre della Chiesa, i propositi maturati in questi giorni, perché renda fecondo ogni vostro sforzo pastorale.

Su ciascuno di voi invoco di cuore una speciale benedizione del Signore, che volentieri estendo alle Comunità affidate alle vostre cure pastorali.




AI VESCOVI PARTECIPANTI AL CORSO DI AGGIORNAMENTO


PER I VESCOVI DEI TERRITORI DI MISSIONE DI LINGUA INGLESE


Venerdì, 19 settembre 2003

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. Sono lieto di incontrarvi in occasione di questo corso di formazione organizzato dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Vi ringrazio della vostra visita. Saluto ognuno di voi e, attraverso voi, desidero abbracciare l'intero popolo cristiano affidato alle vostre cure dalla Divina Provvidenza, in particolare i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i catechisti e i laici attivamente impegnati a diffondere il Vangelo. Rivolgo un particolare saluto al Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto, e per lo zelo con cui, insieme a tutti i suoi collaboratori, si dedica alla causa della missio ad gentes.

2. Cari e venerabili Fratelli Vescovi! Per mezzo del vostro generoso impegno fate sì che la presenza di Cristo nel mondo dia frutto e arricchite le diverse attività della sua Chiesa. La vostra partecipazione a questa fase unica di formazione, promossa dal Dicastero di Propaganda Fide, costituisce un ulteriore segno di quanto desiderate favorire l'attività missionaria nel mondo. Questo è, attualmente, ancora un impegno apostolico urgente, e voi siete chiamati a esserne i sostenitori coraggiosi e instancabili in mezzo alle difficoltà e alle prove quotidiane. Come ho osservato nella mia Lettera Enciclica Redemptoris missio, i Vescovi, nell'ambito del loro ministero, sono responsabili per l'evangelizzazione del mondo, sia come membri del Collegio Episcopale sia come Pastori delle Chiese particolari (cfr n. 63). La proclamazione del Vangelo in ogni parte della terra spetta ai Pastori, i quali non sono stati consacrati soltanto per una Diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo (cfr Ibidem). "Sento venuto il momento - ho scritto in quella Enciclica - di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli" (Redemptoris missio RMi 3). L'intera Chiesa, quindi, nelle sue diverse componenti, è chiamata a diffondere il Vangelo nelle regioni più remote di ogni continente.

3. Anche per voi, cari e venerabili Fratelli, risuona con forza la chiamata di Gesù: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

Tra i vostri compiti vi è anche quello di trasmettere il dono della fede e di incoraggiare le vostre comunità ad essere evangelizzatori. Vi è posto per tutti nella vigna del Signore. Nessuno è tanto povero da non avere nulla da dare; nessuno è tanto ricco da non avere nulla da ricevere.
Che la vostra anima possa udire ogni giorno l'eco dell'esortazione del Redentore: "Duc in altum"!

È questo un invito a gettare delle "reti spirituali" nel mare del mondo. A loro volta, coloro che confidano nel Maestro Divino sperimentano la meraviglia della pesca miracolosa. È questa la promessa di Gesù, che non delude quanti ripongono la loro fiducia in lui, come san Paolo e i numerosi santi che, nel corso di questi millenni, hanno reso gloriosa la Chiesa.

Sì, è vero! "Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l'inizio" (Redemptoris missio RMi 86). Pertanto, siate fiduciosi e guardate con confidenza al futuro in ogni circostanza. Il Signore, come Lui stesso ci ha assicurato, è sempre con noi.

272 4. Siate santi! In diverse occasioni ho osservato che la santità è un bisogno pastorale urgente nei tempi attuali. È un'esigenza pressante prima di tutto per coloro che sono stati chiamati da Dio a servirlo più da vicino. Infatti, al fine di essere custodi vigili del gregge del Signore, al fine di proteggerlo da ogni sorta di pericolo, al fine di nutrirlo con il cibo della parola e l'Eucaristia, i Pastori stessi devono essere alimentati da una preghiera intensa e costante e devono coltivare una profonda intimità con Cristo. Solo in questo modo diventeranno, per i sacerdoti e per i fedeli, modelli di fedeltà e testimoni di uno zelo apostolico illuminato dallo Spirito Santo.

Il sostegno e lo sviluppo di ogni impegno apostolico possono essere trovati in comunione con Dio. Pertanto, voi, cari e venerabili Fratelli, dovete essere i primi a rafforzare la vostra vita interiore attingendo alla fonte della grazia divina, ricordando sempre l'immagine biblica di Mosè che prega sulla montagna: "Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte" (
Ex 17,11).

5. Nessuna attività, per quanto importante, deve distogliervi da questa priorità spirituale, che guida il mandato apostolico ricevuto con l'ordinazione episcopale. Gesù, il Buon Pastore, vi associa a sé nel servire il popolo cristiano come padri, insegnanti e Pastori. Accompagnate la proclamazione incessante della fede con una testimonianza coerente e gioiosa del Vangelo, poiché è "mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità" (Evangelii nuntiandi EN 41).

Nelle vostre comunità vi è la memoria viva di santi, martiri, confessori

della fede, coraggiosi predicatori del messaggio della salvezza, persone che, più con la loro vita che con le parole, hanno reso l'amore di Cristo visibile e, si potrebbe dire, quasi fisicamente tangibile. Seguite le loro orme! Siate Pastori che, più per il loro esempio che con le parole, onorano il Vangelo e ispirano a quanti li circondano il desiderio di conoscerlo meglio e metterlo in pratica.

Che la Beata Vergine Maria, Regina delle Missioni, vi protegga! Vi assicuro del mio ricordo quotidiano nelle preghiere e cordialmente vi benedico insieme alle vostre comunità.




A UN GRUPPO DI SACERDOTI


DELL’ARCIVESCOVADO GRECO ORTODOSSO DI ATENE


Venerdì, 19 settembre 2003






Cari Fratelli Sacerdoti
della Chiesa ortodossa di Grecia!

Sono lieto di incontrarvi, durante la vostra visita alla Santa Sede e alla storica città di Roma, che ha l'onore di custodire le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Mi rallegro di questo nuovo contatto che si stabilisce tra noi.

La vostra presenza richiama alla mia mente la grazia tutta speciale che il Signore mi ha donato, concedendomi di fare visita a Sua Beatitudine Chrystodoulos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e alla Chiesa ortodossa di Grecia nell'anno del Grande Giubileo, nel contesto del mio pellegrinaggio "sulle orme di san Paolo". Noi dobbiamo continuare a costruire sulle solide fondamenta dei legami fraterni ed evangelici che sperimentammo in quella circostanza. Anche la vostra visita a Roma costituisce una valida iniziativa in tal senso, per conoscerci ed apprezzarci meglio e per sperimentare modalità di relazione che facilitano la comunione.

273 Costantemente io mi rivolgo al Signore, affinché egli ci disponga tutti ad aprire i nostri cuori alla sua preghiera "che tutti siano una cosa sola" (Jn 17,11 Jn 17,21), e ci renda capaci di una genuina obbedienza alla sua volontà, in modo da ricercare insieme le vie di una più stretta collaborazione e di una comunione sempre più profonda.

Auspico di cuore che la vostra visita ai luoghi santi di Roma, con gli incontri, le conversazioni, le occasioni di confronto, costituiscano un'esperienza positiva ed utile per la vostra vita sacerdotale. Possa lo Spirito Santo accompagnare sempre il vostro ministero e rafforzare la testimonianza che ciascuno di voi dà al Vangelo del nostro comune Signore.

Vi chiedo di trasmettere a Sua Beatitudine Chrystodoulos, e al Santo Sinodo che lo circonda, il mio saluto più caloroso e i miei sinceri auguri di ogni bene e prosperità nel Signore.

La grazia e la pace del Signore siano con voi!




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’UGANDA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 20 settembre 2003




Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,

1. "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione" (2Co 1,3-4). Con queste parole di san Paolo saluto voi, Vescovi dell'Uganda, mentre venite in pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli. La vostra presenza qui, oggi, mi riempie di gioia e risveglia i ricordi della mia visita in Uganda fatta dieci anni fa. Sono vividamente scolpiti nella mia memoria i diversi incontri con voi e con i fedeli delle vostre comunità locali, in particolar modo il nostro ritrovarci presso il Santuario dei Martiri dell'Uganda per celebrare i santi misteri della nostra fede sul "terreno reso sacro dalle loro morti" (Incontro con i Vescovi dell'Uganda, Kampala, 7 febbraio 1993, 9).

I nostri incontri in questi giorni sono momenti di grazia per tutti noi mentre gioiamo e rafforziamo i vincoli di comunione fraterna che ci uniscono nel compito di dare testimonianza al Signore e di diffondere la Buona Novella della salvezza. A quanti di voi stanno compiendo la loro prima visita ad limina a Roma porgo un saluto particolare. L'ultima volta che i Vescovi dell'Uganda sono venuti qui come corpo, nel vostro Paese non esisteva che una sola Provincia ecclesiastica; ora vi sono quattro Sedi Metropolitane con un totale di 19 Diocesi. Questo è un segno molto positivo del lavoro svolto per Cristo, l'edificazione della sua Chiesa nel vostro Paese, e un motivo ulteriore per lodare il santo nome di Gesù (cfr Ph 2,10-11).

2. Tristemente, alcune parti del vostro Paese attualmente sono coinvolte in situazioni di conflitto armato e anarchia. Soprattutto nel nord, la sventura della guerra sta portando una miseria incalcolabile, sofferenza e morte, colpendo perfino la Chiesa e prendendo di mira i suoi ministri e i suoi figli. Anche nell'ovest e nel nord-est, episodi di violenza e di ostilità affliggono il Paese, consumando la vita e le energie della vostra gente. Assicurando voi e il vostro popolo della mia vicinanza spirituale in queste terribili circostanze, mi unisco a voi nel condannare ogni atto di spargimento di sangue e di distruzione. Rivolgo un pressante appello alle parti coinvolte, affinché rinuncino all'aggressione e si impegnino a lavorare insieme ai loro concittadini, con coraggio e nella verità, per costruire un futuro di speranza, di giustizia e di pace per tutti gli ugandesi.

Il clima politico e sociale attuale è un chiaro appello a offrire espressioni concrete e di vasta portata della responsabilità collegiale e della comunione che vi uniscono nel servizio dell'unica "famiglia di Dio" (cfr Ep 2,19). Vi esorto a fare tutto quanto vi è possibile per promuovere tra voi un autentico spirito di solidarietà e di sollecitudine fraterna, specialmente attraverso la condivisione delle risorse, sia materiali sia spirituali, con le altre Chiese che sono nel bisogno.

274 3. Come Vescovi avete il gravoso compito di affrontare questioni di particolare importanza per la vita sociale, economica, politica e culturale del vostro Paese, al fine di rendere la Chiesa presente in modo sempre più efficace in tali ambiti. Elaborare le implicazioni del Vangelo per la vita cristiana nel mondo e applicarle alle nuove situazioni è fondamentale per la vostra guida ecclesiale: è questo il tempo in cui i cattolici, insieme agli altri cristiani, devono portare la freschezza del Vangelo nella lotta per difendere e promuovere i valori fondamentali sui quali è costruita una società veramente degna dell'uomo.

A questo riguardo, desidero incoraggiare gli sforzi della vostra Conferenza negli ambiti dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e dello sviluppo; essi servono a dimostrare chiaramente l'impegno della Chiesa per il benessere integrale dei suoi figli e delle sue figlie e di tutti gli ugandesi, a prescindere dalla fede religiosa. Meritevoli di una particolare menzione sono le diverse iniziative relative al HIV/AIDS che, in perfetta armonia con l'insegnamento della Chiesa, cercano di assistere quanti sono affetti da questa malattia e di tenere il pubblico debitamente informato su di essa.

4. Se la Chiesa vuole assumere il posto che le compete nella società ugandese, l'adeguata formazione dei laici deve essere una priorità nella vostra missione di predicatori e insegnanti. Questa formazione spirituale e dottrinale deve essere volta ad aiutare i laici, uomini e donne, a svolgere il loro ruolo profetico in una società che non sempre riconosce o accetta la verità e i valori del Vangelo. I laici devono essere anche efficacemente coinvolti nella vita della parrocchia e della Diocesi, nelle strutture pastorali e amministrative (cfr Ecclesia in Africa, n. 90). I vostri sacerdoti, in particolare, devono essere preparati ad accettare volentieri questo ruolo più attivo dei laici e ad assisterli nello svolgerlo. Molto importanti, in questo stesso contesto, sono gli sforzi volti a superare i conflitti tribali e le tensioni etniche; infatti, queste rivalità non hanno posto nella Chiesa di Cristo e servono solo a indebolire il tessuto generale della società.

In effetti, sono le Chiese locali che consentono di "incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura". È questa la "rivitalizzazione pastorale" di cui ho scritto nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte (cfr n. 29), e comporta un rinnovamento della comunità cristiana e della società che passi attraverso la famiglia.Il rafforzamento della comunione di persone nella famiglia è il grande antidoto all'egocentrismo e al senso di isolamento oggi tanto prevalenti. È quindi ancor più necessario accogliere l'espresso invito che il mio predecessore Papa Paolo VI ha rivolto a tutti i Vescovi: "lavorate con ardore e senza sosta alla salvaguardia e alla santità del matrimonio, perché sia sempre più vissuto in tutta la sua pienezza umana e cristiana" (Humanae vitae
HV 30).

5. Nel cercare di far fronte alle sfide del futuro, l'attenzione verso i giovani rimane di fondamentale importanza. "Il futuro del mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni (...). Cristo attende i giovani" (Tertio Millennio adveniente TMA 58). Come confermano chiaramente le celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù, i giovani hanno la forte capacità di dedicare le loro energie e il loro zelo alle esigenze della solidarietà con gli altri e alla ricerca della santità cristiana. L'intera comunità cattolica deve adoperarsi per assicurare che le giovani generazioni siano ben formate e adeguatamente preparate per adempiere alle responsabilità che competeranno loro, e che in qualche modo già competono loro.

Un forte impegno verso le scuole cattoliche è un modo particolarmente efficace per assicurare un'adeguata formazione dei giovani ugandesi. Queste scuole devono cercare di offrire un ambiente educativo adatto perché i bambini e gli adolescenti possano maturare permeati dall'amore di Cristo e della Chiesa. La specifica identità delle scuole cattoliche deve riflettersi in tutto il programma di studi e in ogni ambito della vita scolastica, affinché esse possano essere comunità in cui la fede viene alimentata e gli alunni sono preparati per la loro missione nella Chiesa e nella società.È inoltre importante continuare a cercare dei modi per portare un solido insegnamento morale e religioso anche nelle scuole pubbliche, e per promuovere, presso l'opinione pubblica, un consenso circa l'importanza di questo genere di formazione. Questo servizio, che può risultare da una più stretta collaborazione con il Governo, è una forma importante di partecipazione cattolica attiva nella vita sociale del vostro Paese, soprattutto perché viene offerto senza discriminazioni religiose o etniche e nel rispetto per i diritti di tutti.

6. Mentre le vostre Chiese locali cercano di adempiere al mandato missionario ricevuto dal Signore stesso (cfr Mt 28,19), non possiamo non rendere grazie per le vocazioni con le quali siete benedetti. Vi esorto ad assicurare che i vostri programmi vocazionali promuovano e proteggano con zelo questo dono di Dio. I giovani candidati devono ricevere un'adeguata formazione pastorale e teologica, che li radichi saldamente in una solida tradizione spirituale e li prepari a far fronte ai complessi problemi che la modernizzazione della società presenta. Vi incoraggio a proseguire i vostri sforzi per dare un personale qualificato ai vostri centri di formazione, specialmente ai vostri cinque Seminari Maggiori.

Volgendomi ora verso coloro che sono i vostri più stretti collaboratori nella vigna del Signore, vi ricordo di aiutare i vostri sacerdoti a crescere sempre nell'apprezzamento del privilegio unico di agire in persona Christi.Mentre si dedicheranno in modo sempre più completo alla loro missione nella castità e semplicità di vita, la loro opera diventerà sempre più una fonte di gioia incommensurabile e di pace. Per quanto riguarda la solitudine che può talvolta accompagnare il ministero pastorale, i vostri sacerdoti devono essere incoraggiati, nella misura in cui la situazione locale lo consente, a fare vita in comune e a orientare i loro sforzi interamente verso il sacro ministero. Devono riunirsi il più spesso possibile, sia tra di loro sia con voi, i loro padri spirituali, per un fraterno scambio di idee, di consigli e di fraternità (cfr Pastores dabo vobis PDV 74).

Parimenti, le comunità dei religiosi e delle religiose in Uganda guardano a voi per ricevere un sostegno e una guida: anche loro devono essere oggetto della vostra cura pastorale e della vostra sollecitudine di Pastori del gregge che Cristo vi ha affidato (cfr Lumen gentium LG 45 Christus Dominus ). Non possiamo, inoltre, non menzionare i catechisti, i quali svolgono un ruolo essenziale nel far fronte alle esigenze spirituali delle vostre comunità, specialmente in quelle aree in cui non vi sono sacerdoti sufficienti per predicare il Vangelo ed esercitare il ministero pastorale. Pertanto, essi devono possedere una profonda consapevolezza del loro ruolo ed essere aiutati in ogni modo possibile ad affrontare le loro responsabilità e i loro obblighi verso le loro famiglie.

7. Cari Fratelli nell'Episcopato, prego affinché il tempo trascorso insieme vi confermi nella fede e vi incoraggi a perseverare nel lavoro di Cristo, Pastore e Guardiano delle nostre anime (cfr 1P 2,25). Camminate sempre insieme a coloro che sono stati affidati alla vostra cura pastorale, portando loro un amore di padre, soprattutto a quanti soffrono la piaga della violenza, il dolore dell'AIDS, le afflizioni di una qualunque delle innumerevoli situazioni che producono sofferenza e difficoltà.

Ponetevi quale obiettivo quello di condurre il vostro popolo a una sempre più profonda conoscenza della loro fede e della loro identità cristiana.Infatti, è così che la Chiesa sarà sempre meglio equipaggiata per rendere presente in modo efficace la verità salvifica del Vangelo nella società ugandese.

275 La nostra speranza e la nostra fiducia, come quella dei Santi Martiri che, nel sud e nel nord del Paese, hanno dato la testimonianza ultima di Cristo, sono fondate sul potere del Signore Risorto, la cui grazia salvifica "non delude" (Rm 5,5). Invocando su di voi e sui fedeli delle vostre comunità locali l'aiuto celeste dei Martiri dell'Uganda, e affidandovi all'intercessione di Maria, Madre della Chiesa, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL VESCOVO DI PRATO


IN OCCASIONE DEL 350° DELLA FONDAZIONE DELLA DIOCESI


Al Venerato Fratello

GASTONE SIMONI

Vescovo di Prato

1. Il notevole incremento della popolazione e lo sviluppo economico e sociale della Città di Prato, con le conseguenti necessità spirituali della Comunità cristiana riunita attorno alla Collegiata di santo Stefano, spinsero nella metà del XVII secolo il mio venerato predecessore Innocenzo X ad accogliere le suppliche dei fedeli: con la Bolla Redemptoris nostri, il 22 settembre 1653 egli istituì la Diocesi di Prato, legandola aeque principaliter, in persona episcopi, alla Chiesa di Pistoia.

Nel 350° anniversario di tale felice evento, volentieri mi unisco a codesta Diocesi per elevare a Dio sentimenti di lode e di gratitudine. Porgo un saluto cordiale a Lei, venerato Fratello, e al suo caro predecessore, Mons. Pietro Fiordelli, primo vescovo residenziale della Chiesa diocesana di Prato, che il Papa Pio XII di venerata memoria, con la Costituzione Apostolica Clerus populusque del 25 gennaio 1954, separò da quella di Pistoia. La commemorazione di queste due tappe importanti della vita della vostra Diocesi si arricchisce inoltre del ricordo di un altro avvenimento ecclesiale, il 500° anniversario della fondazione del monastero delle Domenicane di S. Vincenzo e di S. Caterina de’ Ricci. Ben volentieri mi unisco alla gioia di tutti gli abitanti di codesta Terra, augurando loro di proseguire ad edificare, con fiducia e laboriosità, una società sempre più solidale, sulla base delle antiche tradizioni spirituali che ne costituiscono il patrimonio più prezioso.

2. Il 19 marzo 1986, durante la mia visita alla Città di Prato, ebbi modo di sottolineare come la "Città e il Tempio" nella vostra Diocesi abbiano camminato in stretta sintonia lungo i secoli, a beneficio dell’intera cittadinanza. Grazie infatti alla presenza di un’attiva Comunità cristiana la popolazione di Prato, coltivando una sincera devozione a santo Stefano protomartire e soprattutto alla Beata Vergine nel culto del Sacro Cingolo, ha visto maturare al suo interno svariati frutti di santità.

Come non ricordare, ad esempio, Santa Caterina de’ Ricci, grande mistica domenicana del XVI secolo, vissuta proprio nel convento del quale si celebrano i cinquecento anni di fondazione? Contemplando i misteri di Cristo, il celeste Sposo della cui passione essa portava impressi nel corpo i segni, cercò di aderire pienamente al Vangelo praticando con eroismo spirituale tutte le virtù cristiane. La sua memoria, insieme a quella di altri Santi e Beati che hanno arricchito la Chiesa di Prato, continui ad essere di esempio per l’intera Comunità diocesana e insieme di stimolo per quanti sono alla ricerca della verità ed anche per coloro che, troppo preoccupati delle cose del mondo, non sanno innalzare lo sguardo al cielo.

3. "Città e Tempio crebbero insieme". Così dissi durante la mia già citata visita a Prato, sottolineando la secolare collaborazione esistente tra le Autorità religiose e civili. Con gioia ho appreso che, in vista di questo speciale anno giubilare, l’intesa fra le Autorità ecclesiali e quelle civili si è ancor più rinsaldata grazie anche alla costituzione di un Comitato comprendente la Diocesi, il Comune e la Provincia di Prato. Auspico di cuore che ciò consenta di valorizzare appieno la rievocazione degli avvenimenti che hanno segnato il passato di codesta Terra. Il cammino sinora percorso sia motivo di slancio specialmente per le nuove generazioni che, corroborate dai valori della tradizione, avanzeranno così verso nuovi traguardi di concordia e di civiltà.

Nell’odierno contesto socio-culturale, l’affluenza di beni materiali, la cura esasperata di sé, i bisogni indotti da una società consumistica rischiano talora di oscurare la voce interiore di Dio, che costantemente invita a mantenere salda la personale alleanza con Lui. C’è oggi il pericolo di ridurre la fede a un sentimento religioso vissuto solo in ambito intimistico, dimenticando che essere cristiani significa assumere l’impegno di essere apostoli di Cristo nel mondo. L’accoglienza del suo Vangelo nella nostra esistenza spalanca la vita verso i fratelli e spinge ad essere, "pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi" (cfr 1P 3,15).

4. Il cammino giubilare, che inizia oggi 8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, e si concluderà il 26 dicembre 2004, festa di Santo Stefano, Patrono della Città e della Diocesi, con una risonanza prolungata fino all’autunno 2005, possa essere per tutti un tempo di conversione, di rinvigorimento della fede, di rilancio apostolico e di rinnovata comunione ecclesiale. Sia, questo anniversario, un’occasione provvidenziale per meglio comprendere che la vocazione alla santità è estesa a tutti e va proposta con coraggio e pazienza anche alle nuove generazioni.

Aiuti il Signore la popolazione pratese a proseguire sulla via dell’autentico progresso morale, civile e spirituale, e la Vergine Maria, da oltre sei secoli venerata nella cappella a Lei dedicata nella Chiesa cattedrale, vegli con materna tenerezza su tutti gli abitanti.


GP2 Discorsi 2003 269