GP2 Discorsi 2003 276

276 Con tali voti, assicuro il mio orante ricordo e imparto a Lei, caro Fratello, al suo venerato Predecessore, ai Sacerdoti, ai Consacrati e alle Consacrate, come pure a quanti in vario modo prenderanno parte alle celebrazioni giubilari, un’affettuosa Benedizione Apostolica, pegno di abbondanti favori celesti.

Da Castel Gandolfo, 8 settembre 2003, festa della Natività della Beata Vergine Maria.

JOHN PAUL II



AL PERSONALE DELLE VILLE PONTIFICIE


Mercoledì, 24 settembre 2003




Carissimi Fratelli e Sorelle!

Sono lieto di accogliervi in questo nostro tradizionale incontro, al termine del mio soggiorno estivo a Castel Gandolfo. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la dedizione e la generosità, con cui contribuite a rendere serena e confortevole la mia permanenza in questa ridente località dei Castelli Romani, a me tanto cara.

Desidero rivolgere un particolare saluto al dottor Saverio Petrillo, Direttore Generale delle Ville Pontificie. A lui va la mia gratitudine per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a nome di tutti. Insieme con lui, saluto i dipendenti che operano nelle Ville Pontificie e i loro familiari.

Mentre mi appresto a fare ritorno in Vaticano, chiedo nella preghiera al Datore di ogni bene di ricompensarvi con l'abbondanza della grazia divina. La Vergine Maria, che nel prossimo mese di ottobre invocheremo in modo speciale con la recita del santo Rosario, vi assista e vi protegga sempre. Vi accompagni anche la mia Benedizione, che con affetto imparto a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e a tutte le persone care.




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLE FILIPPINE


IN VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM


Giovedì, 25 settembre 2003




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. È con immensa gioia che vi saluto, Vescovi delle Filippine delle Provincie di Cagayan de Oro, Cotabato, Davao, Lipa, Ozamis e Zamboanga, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Siete il primo dei tre gruppi di Vescovi filippini che, nel corso dei prossimi due mesi, verranno a Roma per "vedere Cefa" (cfr Ga 1,18), per condividere con lui "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce" (Gaudium et spes GS 1) delle vostre comunità locali. Questi giorni sono un tempo di grazia per voi, mentre pregate sulle tombe degli Apostoli e cercate di essere rafforzati nell'annunciare "le imperscrutabili ricchezze di Cristo", facendo conoscere "qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo" (Ep 3,8-9).

Le parole che rivolgo a voi oggi, e quelle che rivolgerò ai vostri Fratelli Vescovi quando arriveranno i prossimi due gruppi, sono indirizzate a tutti voi nelle Filippine, che avete il compito di pascere "il gregge di Dio che vi è affidato" (1P 5,2).

277 2. All'inizio di questo nuovo millennio, poco dopo la conclusione del Grande Giubileo dell'Anno 2000, i Vescovi delle Filippine hanno indetto la Consultazione Pastorale Nazionale sul Rinnovamento della Chiesa, riprendendo ancora una volta il tema che, dieci anni prima, aveva ispirato uno degli eventi più significativi della vita ecclesiale della vostra Chiesa locale: il Secondo Concilio Plenario delle Filippine. Infatti, la Consultazione Nazionale ha dedicato la sua attenzione direttamente ai risultati del Concilio, guardando con attenzione e realismo all'attuazione continua dei decreti derivanti da esso.

Mentre vi faccio partecipi dei miei pensieri, desidero anch'io collocare le mie riflessioni nel contesto di questo Concilio e delle raccomandazioni da esso sortite. Tre priorità pastorali importanti sono emerse dal Concilio plenario: la necessità di essere una Chiesa dei poveri, l'impegno a diventare un'autentica comunità di discepoli del Signore e l'impegno ad adoperarsi per un'evangelizzazione integrale rinnovata. Poiché i Vescovi delle Filippine compiranno le loro visite ad limina a Roma in tre gruppi, prenderò ciascuno di questi punti come spunto per i commenti che rivolgerò a ogni gruppo. Per voi inizierò con la prima priorità: la Chiesa dei poveri.

3. Nella Dichiarazione sulla Visione-Missione per la Chiesa nelle Filippine, leggiamo l'affermazione semplice e incisiva: "Seguendo il cammino di nostro Signore, scegliamo di essere una Chiesa dei poveri". Il Concilio plenario ha parlato in modo ampio di ciò che significa essere una Chiesa dei poveri (cfr Acts and Decrees of the Second Plenary Council of the Philippines, 122-136). Ha dato una descrizione succinta della Chiesa dei poveri come comunità di fede che "abbraccia e pratica lo spirito evangelico della povertà, che unisce il distacco dal possesso a una profonda fiducia nel Signore come unica fonte di salvezza" (Ibidem, 125). Questo riprende la prima Beatitudine. "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (
Mt 5,3).

Osserviamo bene che questa preferenza per i poveri non è in nessun modo esclusiva, ma abbraccia tutte le persone a prescindere dal livello economico o dalla situazione sociale. È, però, una Chiesa che ha un'attenzione preferenziale per i poveri, cercando di condividere tempo e risorse al fine di alleviare la sofferenza. È una Chiesa che lavora insieme a tutti i settori della società, inclusi gli stessi poveri, nella ricerca di soluzioni ai problemi della povertà, al fine di liberare le persone da una vita di miseria e di stenti. È, inoltre, una Chiesa che fa uso delle capacità e dei doni dei poveri, facendo assegnamento su di loro nella missione dell'evangelizzazione. La Chiesa dei poveri è una Chiesa in cui i poveri sono accolti, ascoltati e coinvolti attivamente.

4. In modo molto reale, quindi, la Chiesa dei poveri dà un grande contributo alla necessaria trasformazione della società, al rinnovamento sociale basato sulla visione e sui valori del Vangelo. Questo rinnovamento è un impegno che vede i fedeli laici come principali e fondamentali agenti: pertanto, occorre dare ai laici gli strumenti necessari per svolgere questo ruolo con successo. Ciò comporta una solida formazione nella dottrina sociale della Chiesa e un dialogo costante con il clero e con i religiosi sulle questioni sociali e culturali. Come Pastori e guide spirituali, la vostra profonda attenzione verso questi compiti darà un grande contributo nel servire la missione ad gentes della Chiesa: infatti, "in virtù della grazia e della chiamata del Battesimo e della Cresima, tutti i laici sono missionari; e il campo del loro lavoro missionario è il vasto e complesso mondo della politica, dell'economia, dell'industria, dell'educazione, dei mezzi di comunicazione, della scienza, della tecnologia, delle arti e dello sport" (Ecclesia in Asia, n. 45).

5. Naturalmente, non dobbiamo perdere di vista il fatto che il campo più immediato e forse più importante della testimonianza laica della fede cristiana è il matrimonio e la famiglia. Quando la vita familiare è sana e prospera, vi è anche un forte senso di comunità e di solidarietà, che sono due elementi fondamentali per la Chiesa dei poveri. Non solo la famiglia è oggetto della cura pastorale della Chiesa, ma è anche uno degli agenti di evangelizzazione più efficaci. Infatti, "le famiglie cristiane sono oggi chiamate a testimoniare il Vangelo in tempi e circostanze difficili, quando la famiglia stessa è minacciata da un coacervo di forze" (Ibidem, n. 46). Voi e i vostri sacerdoti, pertanto, dovete essere sempre pronti ad aiutare le coppie a rapportare la loro vita familiare in modi concreti alla vita e alla missione della Chiesa (cfr Familiaris consortio FC 49), alimentando la vita spirituale dei genitori e dei bambini attraverso la preghiera, la Parola di Dio, i sacramenti, gli esempi di santità di vita e la carità.

La testimonianza data con l'essere una Chiesa dei poveri avrà un valore inestimabile per la famiglia anche nella sua vocazione cristiana e sociale. Infatti, pur senza ignorare gli effetti deleteri del secolarismo o di una legislazione che corrompe il significato della famiglia, del matrimonio e perfino della stessa vita umana, possiamo osservare che la povertà è certamente uno dei fattori più importanti tra quelli che espongono le famiglie filippine al rischio dell'instabilità e della frammentazione. Quanti bambini sono stati lasciati senza madre o senza padre perché uno o entrambi i genitori hanno dovuto cercare lavoro all'estero? Inoltre, i molti diversi tipi di sfruttamento che possono minare la vita familiare - il lavoro infantile, la pornografia, la prostituzione - sono spesso collegati a condizioni economiche gravi. Una Chiesa dei poveri può fare molto per rafforzare la famiglia e per combattere lo sfruttamento umano.

Prima di abbandonare il tema della famiglia, devo aggiungere una parola di lode per i Vescovi delle Filippine e per tutti coloro che hanno lavorato insieme a voi per rendere il IV Incontro Mondiale delle Famiglie, che si è tenuto a Manila all'inizio di quest'anno, un grande successo.

6. Cari Fratelli, la condivisione dei miei pensieri con voi, oggi, sarebbe incompleta se non menzionassi la presenza destabilizzante dell'attività terroristica nelle Filippine e i gravi episodi di violenza che vi sono esplosi. Sono certamente una causa di profonda ansietà, e desidero farvi sapere che condivido la vostra preoccupazione e che sono vicino a voi e alla vostra gente in queste circostanze dolorose e difficili. Come voi, non potrò mai condannare in modo abbastanza forte simili atti. Esorto le parti coinvolte ad abbandonare le armi di morte e di distruzione, rifiutando la disperazione e l'odio che queste comportano, e a prendere le armi della comprensione reciproca, dell'impegno e della pace. Sono queste le salde fondamenta per costruire un futuro di pace autentica e di giustizia per tutti.

Nella campagna contro il terrorismo e la violenza, le guide religiose devono svolgere un ruolo importante. "Le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002, n. 12). Questo, Fratelli, è un appello esplicito al dialogo ecumenico e interreligioso e alla cooperazione, che a loro volta sono altre componenti di un'autentica Chiesa dei poveri. Incoraggio i vostri sforzi in tal senso, e vi esorto a aumentare le opportunità, per voi e le vostre comunità, di impegnarvi in scambi fecondi con altri credenti in Cristo e con i vostri fratelli e le vostre sorelle musulmani.

In modo particolare raccomando che il Forum Vescovi-Ulemi dia risalto, a livello locale, all'"Impegno comune per la Pace", presentato durante la Giornata di Preghiera per la Pace che si è tenuta ad Assisi il 24 gennaio 2002. Duecento guide religiose si sono unite a me, in quella occasione, nel condannare il terrorismo, e insieme ci siamo impegnati "a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano con l'autentico spirito religioso e (...) a fare quanto è possibile per sradicare le cause del terrorismo" (Impegno n. 1)). Questo, cari Fratelli, deve essere il chiaro impegno delle guide religiose nel Mindanao e in tutte le Filippine.

278 7. Sono queste, dunque, alcune delle riflessioni che desidero condividere con voi. Con pieno sostegno al vostro costante impegno speciale per i poveri, affido voi e i vostri sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici a Maria, umile e obbediente ancella del Signore. In pegno di grazia e di forza nel suo Figlio, cordialmente vi imparto la mia Benedizione Apostolica.


AL SINDACO E AI MEMBRI DELLA GIUNTA


E DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CASTEL GANDOLFO


Giovedì, 25 settembre 2003

Signor Sindaco,

Signori Membri della Giunta e del Consiglio Comunale!

1. L’incontro odierno chiude il mio soggiorno estivo a Castel Gandolfo. Qui, anche quest’anno, ho potuto riposare e recuperare nuove energie per la ripresa delle consuete attività in Vaticano. Porgo volentieri il mio saluto riconoscente a ciascuno di voi qui presenti. Attraverso le vostre persone, lo estendo all’intera Comunità cittadina.

Vi sono grato per la vostra vicinanza spirituale e per quanto avete fatto per me e per i miei collaboratori durante questi mesi. In maniera speciale, ringrazio Lei, Signor Sindaco, per la sua cortesia, per le gentili parole e per i sentimenti che ha voluto esprimere, anche a nome dell’Amministrazione e dell’intera cittadinanza, a me tanto cara.

Come ogni anno, quest’estate numerosi pellegrini e visitatori sono venuti per incontrare il Papa. Essi hanno trovato negli abitanti di Castel Gandolfo accoglienza e ospitalità. Grazie!

2. Desidero far pervenire il mio saluto di congedo alla comunità cristiana di Castel Gandolfo e dell’intera diocesi di Albano. Un pensiero fraterno indirizzo al Vescovo, Mons. Agostino Vallini, e al suo Ausiliare, Mons. Paolo Gillet, il quale proprio in questi giorni ha celebrato il 50° di sacerdozio. Saluto il Parroco, i sacerdoti e le diverse comunità religiose presenti sul territorio. A tutti gli abitanti di questa cara cittadina il mio riconoscente saluto e la mia benedizione.




ALLE FORZE DELL’ORDINE DI CASTEL GANDOLFO


Giovedì, 25 settembre 2003




Cari Funzionari e Agenti di Polizia,
della Guardia di Finanza,
279 e Militari dell’Arma dei Carabinieri!

Nell’imminenza di lasciare la residenza di Castel Gandolfo desidero rivolgere una speciale parola a voi che avete concretamente cooperato a rendere sereno e proficuo il mio soggiorno. Grazie per il vostro instancabile impegno, che certamente ha comportato notevole sacrificio.

A tutti un cordiale “arrivederci”. Vi assicuro che continuerò a pregare perché il Signore benedica voi e il vostro lavoro.

Domando anche a voi di pregare per me e per il mio quotidiano servizio alla Chiesa. Pregate particolarmente per l’ormai prossimo pellegrinaggio a Pompei, perché possa segnare per la Chiesa una tappa di rinnovamento spirituale e di più intensa devozione mariana.

Con tali sentimenti, imparto a voi, e a quanti voi rappresentate, la propiziatrice Benedizione Apostolica, segno della mia costante benevolenza.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA


DELLA FEDE, EM.MO CARD. JOSEPH RATZINGER




Al venerato Fratello
Card. JOSEPH RATZINGER
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

1. Ho appreso con piacere che codesta Congregazione ha promosso un Simposio su "L’antropologia della teologia morale secondo l’Enciclica ‘Veritatis splendor’". A dieci anni dalla sua pubblicazione, il valore dottrinale dell’Enciclica Veritatis splendor appare quanto mai attuale. Luminoso è infatti il destino di coloro che, chiamati alla salvezza mediante la fede in Gesù Cristo, "luce vera che illumina ogni uomo" (Jn 1,9), accolgono e vivono la verità che Egli comunica o, più esattamente, la verità che Egli è, diventando anch'essi "sale della terra" e "luce del mondo" (cfr Mt 5,13 Mt 5,14).

Il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, "centro del cosmo e della storia" (Lett. enc. Redemptor hominis RH 1), costituisce il vero orizzonte dell'essere e dell'agire dell'uomo. Agli interrogativi religiosi e morali dell'umanità, Gesù Cristo non solo dà una risposta sapiente, ma Egli in persona si pone come risposta decisiva, perché nel suo mistero di Verbo incarnato trova vera luce il mistero della persona umana (cfr Gaudium et spes GS 22). A somiglianza del giovane del Vangelo (cfr Mt 19,16), anche l'uomo del terzo millennio si rivolge a Gesù, Maestro buono, per ottenere da lui la luce della verità su ciò che è bene e su ciò che è male.

2. Ripartire da Cristo, contemplare il suo volto, perseverare nella sua sequela sono questi gli insegnamenti che la Veritatis splendor continua a proporci. Al di là di tutti gli effimeri mutamenti culturali, ci sono realtà essenziali che non cambiano, ma trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli: "È lui ‘il Principio’ che, avendo assunto la natura umana, la illumina definitivamente nei suoi elementi costitutivi e nel suo dinamismo di carità verso Dio e il prossimo" (n. 53).

280 Il riferimento fontale della morale cristiana, pertanto, non è la cultura dell'uomo, ma il progetto di Dio nella creazione e nella redenzione. Nel mistero pasquale e nel mistero della nostra adozione filiale emerge, infatti, in tutto il suo splendore la dignità originaria dell'umanità.

3. Certo, oggi, appare sempre più arduo per i Pastori della Chiesa, per gli studiosi e i maestri di morale cristiana, accompagnare i fedeli nel formulare giudizi secondo verità, in un clima di contestazione della verità salvifica e di diffuso relativismo di fronte alla legge morale. Esorto pertanto tutti i partecipanti al Simposio ad approfondire l'essenziale legame esistente tra la verità, il bene e la libertà. Tale relazione, oltre che nella natura dell’essere umano, ha il suo fondamento ontologico nell’Incarnazione e si trova rinnovata e messa in luce nell’evento storico-salvifico della croce del nostro Redentore.

Il segreto formativo della Chiesa sta, pertanto, nel tenere lo sguardo fisso sul Crocifisso e nell’annunciare il suo sacrificio redentore: "La contemplazione di Gesù crocifisso è la via maestra sulla quale la Chiesa deve camminare ogni giorno se vuole comprendere l'intero senso della libertà: il dono di sé nel servizio a Dio e ai fratelli. La comunione poi con il Signore crocifisso e risorto è la sorgente inesauribile alla quale la Chiesa attinge senza sosta per vivere nella libertà, donarsi e servire" (ibid., n. 87).

La verità della morale cristiana, sigillata dalla croce di Gesù, è divenuta nello Spirito Santo la legge nuova del Popolo di Dio. La risposta, pertanto, che essa offre alla domanda di felicità dell'uomo contemporaneo ha la potenza e la saggezza di Cristo crocifisso, Verità che si dona per amore.

4. A voi tutti, che partecipate a questo importante Simposio, desidero rivolgere, a conclusione, un ringraziamento e un auspicio. Il mio ringraziamento giunga innanzitutto a voi per la collaborazione fedele e leale che offrite al magistero della Chiesa con il vostro impegno di ricerca e di approfondimento della dottrina cattolica in campo morale. Questa obbedienza alla verità è la via migliore per la sua comprensione ed esplicitazione.

L'auspicio è che il lavoro compiuto in questo simposio, i vostri approfondimenti e le vostre sapienti intuizioni, possano illuminare sempre più i Pastori e tutti i fedeli per mantenere nella Chiesa quella communio caritatis che si fonda sulla communio veritatis.

A tutti la mia Benedizione!

Da Castel Gandolfo, 24 settembre 2003

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE TOMISTA






1. Con gioia vi indirizzo questo Messaggio, illustri teologi, filosofi ed esperti, partecipanti al Congresso Internazionale Tomista, che si svolge in questi giorni a Roma. Sono grato alla Pontificia Accademia di San Tommaso e alla Società Internazionale Tommaso d’Aquino, istituzioni tomiste ben note nel mondo scientifico, per aver organizzato quest’incontro, nonché per il servizio che rendono alla Chiesa promovendo l’approfondimento della dottrina del Dottore Angelico.

Saluto di cuore tutti i presenti, con un particolare pensiero per il Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, per il P. Abelardo Lobato, Presidente sia dell’Accademia che della Società Internazionale Tommaso D’Aquino, e per il Prelato Segretario, il Vescovo Marcelo Sánchez Sorondo. A tutti e a ciascuno il mio più cordiale benvenuto.

2. Il tema: “L’umanesimo cristiano nel terzo millennio”, riprende il filone di ricerca sull’uomo, avviato nei due precedenti vostri Congressi. Secondo la prospettiva di san Tommaso, il grande teologo qualificato anche come Doctor humanitatis, la natura umana è in se stessa aperta e buona. L’uomo è naturalmente capax Dei (Summa Theologiae, I.II, 113, 10; S, Agostino, De Trinit. XIV, 8, PL 42, 1044), creato per vivere in comunione con il suo Creatore; è individuo intelligente e libero, inserito nella comunità con propri doveri e diritti; è anello di congiunzione tra i due grandi settori della realtà, quello della materia e quello dello spirito, appartenendo a pieno diritto sia all’uno che all’altro. L’anima è la forma che dà unità al suo essere e lo costituisce persona. Nell’uomo, osserva san Tommaso, la grazia non distrugge la natura, ma ne porta a compimento le potenzialità: “gratia non tollit naturam, sed perficit” (Summa Theologiae, I,1,8 ad 2).

281 3. Il Concilio Vaticano II ha fatto spazio nei propri documenti all’umanesimo cristiano partendo dal fondamentale principio secondo cui, “unità di anima e di corpo, l’uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore” (Gaudium et spes GS 14). E’ ancora del Vaticano II quell’altra folgorante intuizione: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo ” (ibid., 22).

Con profonda anticipazione, l’Aquinate si era già posto in quest’ottica: fin dall’inizio della Summa Theologiae, che ha al suo centro il rapporto tra l’uomo e Dio, egli sintetizza in una densa e limpida formula il piano della futura esposizione: “primo tractabimus de Deo; secundo de motu rationalis creaturae in Deum; tertio de Cristo, qui secundum quod homo, via est nobis tendendi in Deum” (Summa Theologiae, I, 2, prol.).

L’Angelico Dottore scruta la realtà dal punto di vista di Dio, principio e fine di tutte le cose (cfr Summa Theologiae, I,1,7). E’ questa una prospettiva singolarmente interessante, perché mette in grado di penetrare nella profondità dell’essere umano, per coglierne le dimensioni essenziali. Sta qui la nota distintiva dell’umanesimo tomistico che, a giudizio di non pochi studiosi, ne assicura la giusta impostazione e la conseguente possibilità di sempre nuovi sviluppi. La concezione dell’Aquinate, infatti, integra ed salda insieme le tre dimensioni del problema: quella antropologica, quella ontologica e quella teologica.

4. Ora voi vi domandate - è questo l’oggetto del vostro Congresso, illustri partecipanti - quale specifico contributo san Tommaso possa offrire, all’inizio del nuovo millennio, alla comprensione e alla realizzazione dell’umanesimo cristiano. Se è vero che la prima parte della sua grande opera, la Summa Theologiae, è tutta centrata su Dio, è però anche vero che la seconda parte, più innovatrice ed estesa, si occupa direttamente del lungo itinerario dell’uomo verso Dio. In essa la persona umana è considerata quale protagonista di un preciso disegno divino, per la cui attuazione è stata dotata di copiose risorse non solo naturali, ma anche soprannaturali. Grazie ad esse, le è possibile corrispondere all’esaltante vocazione che le è riservata in Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio. Nella terza parte, san Tommaso ricorda che il Verbo incarnato, proprio perché vero uomo, rivela in se stesso la dignità di ogni umana creatura, e costituisce la via del ritorno di tutto il cosmo al suo principio, che è Dio.

Cristo è dunque la vera via dell’uomo. Nel prologo al libro III delle Sentenze, san Tommaso, riassumendo l’itinerario dell’umanità nei tre momenti - originario, storico, e escatologico - nota che ogni cosa viene dalle mani di Dio, dalle quali sgorgano fiumi di bontà. Tutto si concentra nell’uomo, e in primo luogo nell’uomo-Dio, che è Cristo; tutto deve ritornare a Dio mediante Cristo e i cristiani (In III Sent. Prol.).

5. L’umanesimo di san Tommaso ruota dunque intorno a questa intuizione essenziale: l’uomo viene da Dio e a Lui deve ritornare. Il tempo è l’ambito entro il quale egli può portare a compimento questa sua nobile missione, mettendo a profitto le opportunità che gli sono offerte sul piano sia della natura che della grazia.

Certo, Dio soltanto è il Creatore. Egli però ha voluto affidare alle sue creature, ragionevoli e libere, il compito di completare la sua opera con il lavoro. Quando l’uomo coopera attivamente con la grazia, diviene “un uomo nuovo”, che dalla vocazione soprannaturale trae giovamento per corrispondere meglio al progetto di Dio (cfr Gn 1,26). A ragione, pertanto, sostiene san Tommaso che la verità della natura umana trova pienezza di realizzazione mediante la grazia santificante, in quanto essa è “perfectio naturae rationalis creatae” (Quodlib., 4,6).

6. Quanto illuminante è questa verità per l’uomo del terzo millennio, in continua ricerca della propria autorealizzazione! Nell’Enciclica Fides et Ratio ho analizzato i fattori che costituiscono degli ostacoli sulla via dell’umanesimo. Fra i più ricorrenti si deve menzionare la perdita di fiducia nella ragione e nella sua capacità metafisica, il rifiuto della trascendenza, il nichilismo, il relativismo, la negazione del valore della umana intelligenza nella conquista della verità, l’oblìo dell’essere, la negazione dell’anima, il prevalere dell’irrazionale o del sentimento, la paura del futuro e l’angoscia esistenziale. Per rispondere a questa gravissima sfida, che tocca il destino futuro dello stesso umanesimo, ho indicato come il pensiero di san Tommaso possa offrirci gli elementi di base di una risposta valida, con la sua robusta fiducia nella ragione e la chiara spiegazione dell’articolazione della natura e della grazia. L’umanesimo cristiano, come è stato illustrato da san Tommaso, possiede la possibilità di salvare il senso dell’uomo e della sua dignità. Questo è il compito esaltante affidato oggi ai suoi discepoli!

Il cristiano sa che il futuro dell’uomo e del mondo è nelle mani della Provvidenza divina, e questo costituisce per lui motivo costante di speranza e di pace interiore. Il cristiano però sa anche che Dio, mosso dall’amore che ha per l’uomo, ne chiede la collaborazione nel miglioramento del mondo e nel governo delle vicende della storia. In questo non facile inizio del terzo millennio, molti avvertono, con chiarezza spinta fino alla sofferenza, la necessità di maestri e testimoni che siano in grado di indicare validi percorsi verso un mondo più degno dell’uomo. Spetta ai credenti il compito storico di proporre in Cristo “la via” su cui avanzare verso quell’umanità nuova, che sta nel progetto di Dio. E’ chiaro perciò che una priorità della nuova evangelizzazione è proprio quella di aiutare l’uomo del nostro tempo a incontrarLo personalmente e a vivere con Lui e per Lui.

San Tommaso, pur essendo ben radicato nel suo tempo e nella cultura medievale, ha sviluppato un insegnamento che travalica i condizionamenti della sua epoca e può ancora oggi offrire fondamentali orientamenti per la riflessione contemporanea. La sua dottrina e il suo esempio costituiscono un provvido richiamo a quelle verità immutabili e perenni che sono indispensabili per promuovere un’esistenza veramente degna dell’uomo.

7. Nell’augurare un proficuo scambio di idee nel corso delle sessioni del Congresso, esorto ciascuno di voi, che vi prendete parte, a perseverare nella riflessione sulle ricchezze dell’insegnamento tomistico, traendone come lo “scriba” evangelico “cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).

282 Alla Vergine Maria, Sedes Sapientiae, che ha dato al mondo Cristo, “l’uomo nuovo”, affido i frutti delle vostre ricerche e, in particolare, del vostro Congresso Internazionale, mentre a tutti invio di cuore la mia Benedizione.

Da Castel Gandolfo, 16 settembre 2003.

GIOVANNI PAOLO II



AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ORDINE DEI CANONICI REGOLARI PREMOSTRATENSI


Lunedì, 29 settembre 2003




Con affetto nel Signore, è per me una grande gioia salutare voi, Canonici Regolari Premostratensi, in occasione del vostro Capitolo Generale. Ringrazio l'Abate Generale Emerito Hermenegild J. Noyens per le sue parole di affetto e di devozione, e vi assicuro della mia vicinanza spirituale mentre vi accingete a eleggere il vostro nuovo Abate Generale.

I Canonici Regolari Premostratensi, nella loro lunga e illustre storia, hanno contribuito in modo significativo alla crescita e alla vita della Chiesa, specialmente in Europa, e mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio per tutte le benedizioni che vi ha concesso nel corso dei molti secoli della vostra esistenza. La vita consacrata e la sua testimonianza del messaggio salvifico di Gesù Cristo hanno svolto un ruolo fondamentale in Europa e nella formazione della sua identità cristiana. Come la chiamata di Papa Gregorio VII al rinnovamento è stata abbracciata da san Norberto, così la Chiesa guarda oggi ai suoi figli spirituali, affinché contribuiscano con entusiasmo a rispondere alle sfide poste dalla predicazione del Vangelo all'alba del Terzo Millennio. "L'Europa ha sempre bisogno della santità, della profezia, dell'attività di evangelizzazione e di servizio delle persone consacrate" (Ecclesia in Europa, n. 37).

In tempi più recenti, il vostro Ordine ha esteso la propria presenza alle diverse parti del mondo e ha cercato di servire la Chiesa attraverso nuove forme di apostolato. Queste richiederanno sempre un impegno autentico a imitare, nello spirito del vostro fondatore, l'esempio della Chiesa primordiale, vivendo e promovendo l'ideale del "cor unum et anima una" (cfr Ac 4,32). Questa testimonianza della "koinonia" sarà un segno potente e una fonte di speranza per un mondo che deve far fronte a forme esagerate di individualismo e di frammentazione sociale. In questa luce, vi esorto a continuare a promuovere uno spirito di carità fraterna, vissuta nel nome di Gesù e nel suo amore.

Come molti altri Istituti religiosi, anche la famiglia norbertina sta sperimentando qualche difficoltà nell'attirare le vocazioni. A questo riguardo, vi incoraggio a perseverare nei vostri sforzi per fare conoscere al mondo, in particolare ai giovani, la bellezza e la gioia della vocazione religiosa. Che l'impegno che voi assumente al momento della professione, ossia Offerens trado me ipsum Ecclesiae, sia un'espressione viva ed eloquente del vostro radicale "dono di sé per amore del Signore Gesù e, in lui, di ogni componente della famiglia umana" (Vita consecrata VC 3)!

Cari Fratelli nel Signore, che Dio vi illumini in questi giorni di deliberazioni e vi sostenga nel cammino di santità e di servizio alla sua Chiesa! Invocando l'intercessione di Nostra Signora Santissima, Regina del Rosario, vi accompagno con il pensiero e le preghiere, e cordialmente imparto a voi, membri del Capitolo Generale, e a tutti i Canonici Regolari Premostratensi, la mia Benedizione Apostolica.


Ottobre 2003



AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE


DEL SANTISSIMO REDENTORE (REDENTORISTI)


Venerdì, 3 ottobre 2003




1. Il Capitolo Generale che codesto Istituto sta celebrando mi offre la gradita opportunità di rivolgere a Lei e ai Delegati, e a tutti i Confratelli il mio cordiale saluto. Unisco volentieri le mie fervide felicitazioni, caro Padre, per la sua riconferma a Superiore Generale, e formulo auguri di proficuo lavoro sia a Lei che al nuovo Consiglio Generale. In questi giorni di intensa preghiera e di comune riflessione, è vostro intendimento raccogliere energie per imprimere un rinnovato impulso all’annunzio della "copiosa redemptio" ai poveri, che costituisce il nucleo centrale del carisma della Congregazione del Santissimo Redentore. Filo conduttore del Capitolo Generale è, infatti, la riflessione sul "dare la vita per la redenzione abbondante". Lo Spirito Santo accordi a ciascuno quella sapienza del cuore e quell’ardore profetico che sono indispensabili per assicurare alla vostra Famiglia religiosa un più vigoroso slancio missionario.


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