GP2 Discorsi 2004 9


AL SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE


PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA,


S.E. MONS. MICHAEL MILLER


Martedì, 13 gennaio 2004




Eccellenza,
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

È per me un grande piacere dare il benvenuto all'Arcivescovo Miller, unitamente ai suoi fratelli basiliani, ai suoi familiari e agli altri amici che lo hanno accompagnato in questa gioiosa occasione. Estendo cordiali saluti a tutti voi.

Il motto episcopale dell'Arcivescovo Miller, Veritati servire, ossia "servire la verità", è una sintesi eloquente dell'impegno che ha caratterizzato la sua vita sacerdotale, sia presso l'Università Saint Thomas a Houston, in Texas, sia durante i suoi cinque anni di servizio in Vaticano. Sono certo che questa stessa dedizione continuerà a ispirarlo e a rafforzarlo adesso, mentre ritorna a Roma e assume i suoi compiti come Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Con oranti buoni auspici per il suo nuovo ministero, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a lui e a tutti coloro che sono qui presenti.




AGLI UFFICIALI E SOTTUFFICIALI DEL 31° STORMO


DELL'AERONAUTICA MILITARE ITALIANA


Martedì, 13 gennaio 2004

Cari componenti del Trentunesimo Stormo

dell'Aeronautica Militare Italiana!

Sono lieto di incontrarvi all’inizio del nuovo anno, e di cuore formulo a ciascuno di voi fervidi voti augurali. Vi saluto con affetto, e colgo questa opportuna circostanza per ringraziarvi della dedizione e dell’impegno con cui da anni facilitate al Successore di Pietro l’adempimento del suo ministero pastorale.

Saluto in particolare il Capo di stato maggiore dell’Aeronautica, che ha voluto onorarci della sua presenza. Ringrazio poi il vostro Comandante per le parole con le quali ha interpretato i comuni sentimenti.

10 Nei giorni scorsi la liturgia ci ha invitato a contemplare Gesù che si è fatto uomo ed è venuto tra noi. Egli è la luce che illumina e dà senso alla nostra esistenza; è il Redentore che reca al mondo la pace. Accogliamolo con fiducia e gioia! Ce lo presenta la Vergine Santissima che, quale Madre premurosa, veglia anche su di noi. A Lei vi invito a ricorrere in ogni momento e ad affidarLe il 2004 da poco iniziato.

Con questi sentimenti, invoco su di voi e sulle vostre famiglie la divina assistenza, mentre di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.




AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO,


DEL COMUNE DI ROMA E DELLA PROVINCIA DI ROMA


Giovedì, 15 gennaio 2004

Illustri Signori e gentili Signore!


1. Benvenuti a quest’incontro che all'inizio del nuovo anno, ci offre l’opportunità per un fraterno scambio di auguri. Grazie per la vostra gradita visita. Rivolgo un deferente saluto al Presidente della Giunta Regionale, l’Onorevole Francesco Storace, al Sindaco di Roma, l’Onorevole Walter Veltroni, e al Presidente della Provincia, l’Onorevole Enrico Gasbarra. Ad essi desidero esprimere viva riconoscenza per le cortesi parole, con le quali hanno voluto farsi interpreti dei sentimenti di tutti i presenti. Saluto i Presidenti e i Membri delle tre Assemblee Consiliari, come pure i loro collaboratori. L’occasione mi è propizia per inviare un affettuoso pensiero a tutti gli abitanti dell'Urbe, della Provincia di Roma e della Regione Lazio.

2. Le difficoltà, che segnano l’attuale situazione del mondo, si avvertono anche in questa nostra terra. I momenti non facili sono però quelli nei quali possono e devono più chiaramente emergere le energie positive di una popolazione e dei suoi rappresentanti. A voi pertanto mi piace rinnovare quel caloroso invito alla fiducia e alla coesione solidale, che in ripetute occasioni ho indirizzato al popolo italiano.

È indispensabile l’apporto di ciascuno per costruire una società più giusta e fraterna. Occorre insieme superare le tensioni e i conflitti; è necessario lottare compatti contro il terrorismo, che purtroppo, non ha mancato di interessare anche questa nostra amata Città.

La strada per sconfiggere e prevenire ogni forma di violenza è quella di impegnarsi a costruire la “Civiltà dell’amore”. L’amore, infatti, - ho sottolineato nel messaggio per la recente Giornata Mondiale della Pace - è “la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro” (Messaggio, n.10).

3. Come non pensare alla famiglia quale luogo prioritario per realizzare la “Civiltà dell’amore”? La famiglia rappresenta lo spazio umano, nel quale la persona, fin dall’inizio della sua esistenza, può sperimentare il calore dell’affetto e crescere in modo armonico. Proprio per questo vengono salutate con favore scelte politiche e amministrative idonee a sostenere il nucleo familiare, visto come “società naturale fondata sul matrimonio”, secondo il dettato della Costituzione Italiana (art. 29). In tale contesto si inseriscono i provvedimenti che le Amministrazioni da voi guidate hanno varato per andare incontro alle famiglie con figli nei primi anni di vita, o per coadiuvare il ruolo primario dell’istituto familiare nell’educazione dei figli. A tale fine, la scuola riveste sempre un’importanza fondamentale. La Chiesa è lieta di contribuirvi con i suoi Istituti scolastici, che svolgono un apprezzato ruolo sociale e che hanno, per questo, diritto ad essere sostenuti.

4. Diversi altri settori della vita sociale richiedono concreti interventi. Penso a chi si trova in situazioni di più acuto bisogno, agli anziani che vivono soli, ai minori in stato di abbandono, alle fasce sociali più deboli come quelle di molti immigrati. Penso alla gioventù che guarda con fiducia verso l’avvenire, e attende di essere educata alla giustizia, alla solidarietà e alla pace. Le parrocchie, le comunità religiose, le istituzioni cattoliche e il volontariato continueranno ad offrire a Roma, nella Provincia e in tutto il territorio regionale, il loro capillare contributo, ponendo a disposizione ogni risorsa umana e spirituale.

5. Onorevoli Rappresentanti delle Amministrazioni regionale, provinciale e comunale! Grazie per quanto con impegno state facendo. Vi sono grato in particolare, per l’attenzione che riservate all’azione pastorale e sociale della Chiesa, sempre e unicamente preoccupata di servire l’uomo e testimoniare il Vangelo della speranza.

11 Affido voi e ogni vostro progetto alla Vergine Maria, invocata nell’Urbe, nella Provincia e nel Lazio con molti suggestivi titoli, che stanno a testimoniare una intensa e radicata devozione fra la gente. Vi assicuro un ricordo nella preghiera e invoco su di voi, sui vostri collaboratori, sulle vostre famiglie e sulle popolazioni che rappresentate, la benedizione di Dio.

Buon Anno a tutti!


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO NAZIONALE


PROMOSSO DAL CENTRO ITALIANO FEMMINILE


Venerdì, 16 gennaio 2004

Carissime Sorelle!


1. Ben volentieri vi accolgo in occasione del Congresso nazionale del Centro Italiano Femminile, che si svolge in questi giorni a Roma. Saluto la Presidente nazionale e la ringrazio per le gentili parole, con cui ha manifestato la vicinanza spirituale dell’intera Associazione al mio ministero pastorale. Saluto ognuna di voi, care delegate, provenienti da diverse province d’Italia. La vostra presenza mi offre la gradita opportunità di estendere il mio pensiero alle donne in vario modo impegnate nel vostro sodalizio, come pure a quelle che raggiungete quotidianamente con le vostre attività.

2. Il Centro Italiano Femminile, ispirandosi ai principi cristiani, si sforza di aiutare le donne a svolgere sempre più responsabilmente il proprio ruolo nella società. L’umanità avverte con crescente intensità il bisogno di offrire un senso e uno scopo a un mondo nel quale si presentano ogni giorno nuovi problemi che generano insicurezza e confusione. Giustamente, pertanto, nel vostro Congresso intendete riflettere su: “Le donne di fronte alle attese del mondo”. L’epoca attuale, contrassegnata dal rapido susseguirsi degli eventi, ha visto crescere la partecipazione femminile in ogni ambito della vita civile, economica e religiosa, a partire dalla famiglia, prima e vitale cellula dell’umana società. Ciò richiede da parte vostra costante attenzione verso le problematiche emergenti e generosa lungimiranza nell’affrontarle.

3. Nella Lettera apostolica “Mulieris dignitatem” ho voluto sottolineare che “la dignità della donna si collega intimamente con l’amore che ella riceve a motivo stesso della sua femminilità, ed altresì con l’amore che a sua volta dona” (n.30). E’ importante che la donna mantenga viva la coscienza di questa sua fondamentale vocazione: essa realizza se stessa soltanto donando amore, con quel suo singolare “genio” che assicura “la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo!” (ibid.).

Il paradigma biblico della donna, “posta” dal Creatore accanto all’uomo come “aiuto simile a lui” (Gn 2,18), svela anche quale sia il vero senso della sua vocazione. La sua forza morale e spirituale scaturisce dalla consapevolezza che “Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano” (ibid.).

4. Carissime, è questa anzitutto la missione di ogni donna anche nel terzo millennio. Vivetela appieno e non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà e dagli ostacoli, nei quali potete imbattervi durante il cammino. Al contrario, fiduciose sempre nell’aiuto divino, portatela a compimento con gioia esprimendo il “genio” femminile che vi contraddistingue.

Iddio non vi farà mancare la luce e la guida del suo Santo Spirito, se con fiducia a Lui farete ricorso nella preghiera. La Vergine di Nazaret, sublime esempio di femminilità realizzata, sarà vostro sostegno sicuro.

Il Papa vi incoraggia a testimoniare in ogni luogo il Vangelo della vita e della speranza, e vi accompagna con un quotidiano ricordo al Signore. Con questi sentimenti, volentieri benedico voi, le vostre famiglie e tutti i membri del Centro Italiano Femminile.




AI RABBINI CAPO DI ISRAELE


12
Venerdì, 16 gennaio 2004




Distinti Signori,

Sono lieto che siate venuti a Roma per essere presenti al Concerto di Riconciliazione in Vaticano, e sono felice di estendervi, oggi, il mio cordiale e caloroso saluto. Nei venticinque anni del mio Pontificato, ho cercato di promuovere il dialogo tra ebrei e cattolici e di favorire tra di noi una comprensione, un rispetto e una cooperazione sempre maggiori. Infatti, uno dei momenti centrali del mio Pontificato resterà sempre il mio pellegrinaggio giubilare in Terra Santa, che ha compreso momenti intensi di ricordo, di riflessione e di preghiera nel Mausoleo di Yad Vashem e presso il Muro Occidentale.

Il dialogo ufficiale avviato tra la Chiesa Cattolica e il Gran Rabbinato d'Israele è un segno di grande speranza. Non dobbiamo lesinare nessuno sforzo nel lavorare insieme per costruire un mondo della giustizia, della pace e della riconciliazione per tutti i popoli. Che la Divina Provvidenza benedica il nostro lavoro e lo coroni col successo!


ALLA COMUNITÀ DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA DI ROMA


Sabato, 17 gennaio 2004

Signor Cardinale,

venerati Fratelli nell’Episcopato,
cari Alunni ed Ex-Alunni dell’Almo Collegio Capranica!

L’approssimarsi dell’annuale memoria di Santa Agnese, mi offre la gradita opportunità di incontrare la comunità del vostro Collegio, che venera la giovane martire romana come protettrice. Con viva cordialità rivolgo a ciascuno il mio saluto. Saluto anzitutto il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Commissione Episcopale per l’Alta Direzione del Collegio, e lo ringrazio per le parole indirizzatemi a nome di tutti. Saluto i Presuli presenti, il Rettore, Mons. Alfredo Abbondi con i suoi collaboratori, gli alunni e gli ex alunni e quanti fanno parte della famiglia capranicense. Tutti ringrazio per questa gradita visita.

Carissimi, il vostro Collegio si caratterizza per una spiccata attenzione alla "vita di famiglia", come amate dire tra Capranicensi, fondata su saldi riferimenti umani, teologici e spirituali. So quanto voi insistiate su tale spirito di fraterna comunione, che vi prepari al futuro ministero pastorale che vi verrà affidato. Questo spirito - voi ben lo sapete - deve nutrirsi anzitutto d’intensa e incessante preghiera, essendo Dio la sorgente della nostra unità. Esige inoltre che si condividano gli stessi obbiettivi e ideali tendendo all’unione delle menti e dei cuori. Mai può mancare il cemento dell’unità, e cioè la carità, vera "vis unitiva", insieme all’esercizio delle virtù, specialmente dell’obbedienza e dell’umiltà, ricercando senza sosta la perfezione evangelica. Il Signore, che vi ha scelto come suoi ministri, vi desidera santi, consacrati cioè totalmente a Lui e alla sua Chiesa. Sia questa la vostra occupazione principale, a cui è doveroso unire l’impegno quotidiano per una solida formazione umana e dottrinale.

La celeste Madre della Chiesa vegli e protegga il vostro Collegio, interceda per voi anche la santa martire Agnese. Io vi assicuro un costante ricordo al Signore, e di cuore tutti vi benedico.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PATRIARCA DI GERUSALEMME,


SUA BEATITUDINE MONS. MICHEL SABBAH


A Sua Beatitudine
13 Mons. MICHEL SABBAH
Patriarca di Gerusalemme dei Latini

Ho appreso con gioia che domenica, 11 gennaio 2004, festa del Battesimo di Gesù, Ella presiederà il rito di Dedicazione della Cappella della Domus Galilaeae, situata sul Monte delle Beatitudini - Korazim. Ricordo con commozione il pellegrinaggio apostolico del 24 marzo 2000, quando proprio sul Monte delle Beatitudini, non molto lontano da dove Gesù fece la prima moltiplicazione dei pani, ebbi modo di celebrare l’Eucarestia dinanzi a tanti fedeli della Terra Santa e numerosissimi giovani del Cammino Neocatecumenale. In quella stessa circostanza mi fu dato di visitare e benedire il Santuario della Parola, luogo accogliente per chi desidera scrutare le Sacre Scritture in un clima di preghiera e di contemplazione.

La Cappella, che ora viene solennemente dedicata, offre la possibilità di contemplare il sommo mistero di Cristo nel Sacramento dell’Eucarestia, e l’affresco del Giudizio universale, che ne arricchisce l’abside, invita a volgere lo sguardo a quelle realtà ultime della fede che illuminano il nostro quotidiano pellegrinaggio sulla terra.

Mi unisco volentieri all’intenso momento spirituale, che codesta comunità cristiana si appresta a vivere e ad essa invio il mio affettuoso saluto. Saluto in modo speciale i Presuli, i rappresentanti delle comunità religiose, del clero, dei movimenti ecclesiali e le autorità civili presenti. Saluto gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, che guidano la convivenza in programma nella Domus Galilaeae dal 7 al 16 gennaio , come pure i fratelli e le sorelle che vi partecipano.

Le domando, venerato Fratello, di farsi interprete con tutti i presenti dei miei cordiali sentimenti, mentre auspico che l’importante evento sia di incoraggiamento per tutti a rinnovare la propria adesione a Cristo, Redentore del mondo. La Vergine di Nazaret, Madre della Chiesa e Stella della nuova evangelizzazione, guidi il cammino dei credenti in Terra Santa e per loro ottenga il dono di una sempre più coraggiosa fedeltà al Vangelo.

Con tali sentimenti invio a Lei, ai promotori dell’incontro, a quanti compongono la famiglia spirituale della Domus Galilaeae e ai partecipanti al sacro rito una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 gennaio 2004

IOANNES PAULUS II




AL TERMINE DEL CONCERTO


DEDICATO AL TEMA DELLA RICONCILIAZIONE


TRA EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI


Aula Paolo VI

Sabato, 17 gennaio 2004




1. Con viva commozione ho preso parte al concerto di questa sera dedicato al tema della riconciliazione tra Ebrei, Cristiani e Musulmani. Ho ascoltato con interiore partecipazione la splendida esecuzione musicale, che è stata per noi tutti occasione di riflessione e di preghiera. Saluto e ringrazio di cuore i promotori dell’iniziativa e quanti hanno contribuito alla sua concreta realizzazione.

14 Saluto i Presidenti e i componenti dei Pontifici Consigli che hanno patrocinato quest’evento altamente significativo. Saluto le personalità e i rappresentanti di varie Organizzazioni Ebraiche Internazionali, delle Chiese e Comunità ecclesiali e dell’Islam, che con la loro partecipazione rendono ancor più suggestivo questo nostro incontro. Un ringraziamento particolare va ai Cavalieri di Colombo, che hanno offerto il loro concreto sostegno al concerto, ed alla RAI qui rappresentata dai suoi Dirigenti, che ne hanno assicurato l’adeguata diffusione.

Rivolgo poi il mio saluto all’illustre maestro Gilbert Levine e ai componenti della "Pittsburgh Symphony Orchestra" e dei cori di Ankara, Cracovia, Londra e Pittsburgh. La scelta dei brani di questa sera ha voluto richiamare alla nostra attenzione due punti importanti che, in certo modo, accomunano quanti si richiamano all’Ebraismo, all’Islam e al Cristianesimo, anche se i rispettivi testi sacri li trattano in modo differenziato. I due punti sono: la venerazione per il Patriarca Abramo e la resurrezione dei morti. Ne abbiamo ascoltato il magistrale commento nel mottetto sacro "Abramo" di John Harbison, e nella sinfonia numero 2 di Gustav Malher, ispirata al poema drammatico "Dziady" dell’illustre drammaturgo polacco Adam Mickiewicz.

2. La storia dei rapporti tra Ebrei, Cristiani e Musulmani è segnata da luci e da ombre e, purtroppo, ha conosciuto momenti dolorosi. Oggi, si sente il bisogno pressante di una sincera riconciliazione tra i credenti nell’unico Dio.

Questa sera, siamo qui riuniti per dare concreta espressione a questo impegno di riconciliazione, affidandoci all’universale messaggio della musica. Ci è stato ricordato il monito "Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro" (
Gn 17,1). Ogni essere umano sente risuonare in sé queste parole: egli sa di dover un giorno rendere conto a quel Dio che, dall’alto, ne osserva il cammino sulla terra.

L’auspicio che insieme esprimiamo è che gli uomini siano purificati dall’odio e dal male che minacciano continuamente la pace, e sappiano tendersi reciprocamente mani ignare della violenza, ma pronte ad offrire aiuto e conforto a chi è nel bisogno.

3. L’Ebreo onora l’Onnipotente come protettore della persona umana, e Dio delle promesse di vita.Il Cristiano sa che l’amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l’uomo e che l’amore è la risposta che Egli s’attende dall’uomo. Per il Musulmano, Dio è buono e sa colmare il credente delle sue misericordie. Nutriti da queste convinzioni, Ebrei, Cristiani e Musulmani non possono accettare che la terra sia afflitta dall’odio, che l’umanità risulti sconvolta da guerre senza fine.

Sì! Dobbiamo trovare in noi il coraggio della pace. Dobbiamo implorare dall’Alto il dono della pace. E questa pace si spanderà come olio che lenisce, se percorreremo senza sosta la strada della riconciliazione. Allora il deserto diventerà un giardino dove regnerà la giustizia, ed effetto della giustizia sarà la pace (cfr Is 32,15-16).

Omnia vincit amor!


DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLA DELEGAZIONE ECUMENICA DALLA FINLANDIA

Lunedì, 19 gennaio 2004

Cari Amici dalla Finlandia,


Ancora una volta, quest'anno, sono lieto di dare il benvenuto alla vostra Delegazione Ecumenica in occasione della sua visita a Roma per la festa di sant'Enrico, Patrono della Finlandia. In questa settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, desidero esprimere la mia gratitudine per i progressi ecumenici compiuti tra cattolici e luterani nei cinque anni trascorsi dalla firma della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione. Un segno promettente di questo progresso sul nostro cammino verso l'unità piena e visibile è stata l'istituzione di un nuovo gruppo di dialogo tra i luterani e i cattolici in Finlandia e in Svezia. È mio auspicio che i luterani e i cattolici pratichino sempre più una spiritualità di comunione che attinga da quegli elementi della vita ecclesiale che già condividono e che rafforzeranno la loro fratellanza nella preghiera e nella testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo. Su tutti voi invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ARCIVESCOVO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA


PER L'INIZIO DELL'ANNO SANTO IACOBEO


A Monsignor

JULIÁN BARRIO BARRIO

15 Arcivescovo di Santiago de Compostela

1. In occasione dell'apertura della Porta Santa, che segna l'inizio dell'Anno Giubilare di Compostela del 2004, il primo del terzo millennio del cristianesimo, rivolgo un cordiale saluto ai Pastori e ai fedeli dell'Arcidiocesi di Santiago de Compostela e ai cari fratelli della Galizia. Al contempo, mi unisco spiritualmente, sin d'ora, ai pellegrini che dalle altre parti della Spagna, dell'Europa e dai luoghi più remoti della terra, intraprenderanno, in modi diversi, il cammino, verso la tomba dell'Apostolo Giacomo, mossi dal desiderio sincero di conversione.

Nel corso della storia sono stati innumerevoli gli uomini e le donne che si sono diretti verso il cosiddetto "Finis Terrae" con spirito di preghiera e di sacrificio.

Le loro orme anonime, seguendo la direzione della Via Lattea, hanno tracciato il Cammino. Il pellegrinaggio jacobeo ci parla delle origini spirituali e culturali del vecchio Continente, poiché la Chiesa e l'Europa sono due realtà intimamente unite nel loro essere e nel loro destino (cfr Ecclesia in Europa, n. 108). Per questo, occorre affermare che, nonostante l'attuale crisi culturale, che in certo modo si riflette nella vita di alcuni cristiani, il Vangelo continua a essere un riferimento fondamentale per il Continente. Io stesso, per due volte, ho compiuto un pellegrinaggio in questa città, chiamata a ragione "capitale spirituale dell'unità europea", conservandone un ricordo indelebile.

2. La Chiesa di Compostela, che da tempo immemorabile ha ricevuto il privilegio di custodire il Sepolcro dell'Amico del Signore, si sente chiamata ad accogliere generosamente e a trasmettere il senso profondo della vita, ispirato alla fede che Giacomo, detto Boanerghes, ha proclamato (cfr
Mc 3,17).

È per questo che il Cammino di Santiago, attraverso il quale molti pellegrini hanno purificato e accresciuto la loro fede nel corso della storia, e che ha lasciato la sua impronta nettamente cristiana nella cultura umana, non può dimenticare la sua dimensione spirituale. Il fenomeno jacobeo, che fa riferimento unicamente al secolare itinerario di Compostela, non può alterare la propria identità a causa dei fattori culturali, economici e politici che porta con sé. Qualunque iniziativa che cerchi di svilire o di adulterare il suo carattere specificatamente religioso eluderebbe le sue origini autentiche. A questo riguardo, il pellegrino non è, dunque, solo un viandante: è, innanzitutto, un credente che, attraverso quella esperienza di vita e con lo sguardo fisso sulla intrepidità dell'Apostolo, vuole seguire fedelmente Cristo.

"Pellegrini per Grazia. Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino"?

Il motto dell'attuale Anno Santo fa riferimento al racconto evangelico dei discepoli di Emmaus ed è un'immagine del pellegrinare cristiano, che ben si adegua ai pellegrini del nuovo millennio.

3. Nei secoli, l'essenza del pellegrinaggio a Santiago de Compostela è stata la conversione al Dio vivente attraverso l'incontro con Gesù Cristo. La celebrazione di questo Giubileo si pone anche come cammino di conversione. In effetti, persone di tutti i continenti si incontreranno a Compostela per confessare la propria fede cristiana e per implorare e ricevere il perdono di Dio misericordioso, la cui pienezza si manifesta nella grazia dell'indulgenza giubilare che porta con sé la remissione totale della pena temporale per i peccati. Il pellegrino, abbandonando progressivamente il proprio comportamento precedente, è chiamato a rivestirsi dell'"uomo nuovo", e ad assumere la nuova mentalità proposta dal Vangelo. Il rito del Botafumeiro è, d'altro canto, segno della sua purificazione, del suo nuovo essere offerto come incenso che si eleva alla presenza del Signore.

Il pellegrinaggio alla Basilica di Compostela durante l'Anno Giubilare deve significare, dunque, un rinnovato impulso per la comunità cristiana nell'impegno di ravvivare la fede. A tal fine sono fondamentali i Sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia.

Il tradizionale gesto dell'abbraccio all'Apostolo, testimone e martire di Gesù Cristo, simboleggia la gioiosa accoglienza della fede che Giacomo il Maggiore ha predicato instancabilmente fino a donare la propria vita. È per questo che, la Via Jacobea non è solo una meta. Varcando la maestosa soglia del Portico della Gloria, i pellegrini, orientando la loro vita verso la luce delle Scritture, fanno ritorno ai loro luoghi di origine per esservi testimoni vivi e credibili del Signore.

16 In questo modo, le architravi della Porta di Grazia, evocatrice dell'immagine della Gerusalemme Celeste, saranno testimoni dell'audacia di coloro che non temono il futuro né gli ostacoli che ancora restano da superare affinché si manifesti l'umanità nuova, e ci ricorderanno che la vita stessa è un cammino attraverso Cristo verso Dio Padre nello Spirito.

4. Il pellegrinaggio, dunque, nonostante il suo rigore e la sua fatica, è un gioioso annuncio di fede. È un cammino personale dove i pellegrini, seguendo l'esempio del "Figlio del Tuono", si trasformano in intrepidi e zelanti apostoli. I pellegrini, nel loro cammino di riflessione, abbandonati all'intimità con il Signore nella preghiera e nel silenzio, appoggiati al bastone della sua Parola, contemplando le meraviglie che il Creatore ha plasmato nella natura, con la loro ascesi personale, con poche provviste e bagagli, evitando i pericoli dell'esperienza gnostica di alcuni preoccupanti movimenti pseudo religiosi e culturali, sono invitati ad annunciare il Regno di Dio.

Il Cammino è, inoltre, uno spazio e un tempo per il dialogo, per la riconciliazione e per la pace; è un itinerario di fratellanza spirituale nonché un impulso d'impegno ecumenico conformemente alla vocazione universale della Chiesa. L'ospitalità, caratteristica inerente al pellegrinaggio, implica anche un importante apporto alla società europea attuale, dove il fenomeno della migrazione richiede una particolare attenzione.

5. Questo Anno Santo ci offre l'occasione propizia per dare un rinnovato vigore all'impegno verso i valori della Buona Novella, proponendoli in modo convincente alle nuove generazioni e impregnando con essi la vita personale, familiare e sociale.

Verso questo obiettivo sono orientate le diverse attività pastorali programmate per il Giubileo, in modo particolare la riunione della Commissione dell'Episcopato della Comunità Europea (COM.E.CE) e l'Incontro Europeo dei Giovani. Questi eventi manifestano la vitalità della fede della Chiesa fondata nella predicazione apostolica e devono proiettarsi fraternamente verso l'America e verso gli altri continenti. Compostela deve continuare ad essere la voce profetica, luce splendente di vita cristiana e di speranza per le nuove vie dell'evangelizzazione (cfr Discorso nella piazza del Obradoiro, 19 agosto 1989, n. 2).

6. Affido questo Anno Jacobeo a Santa Maria del Cammino, Vergine Pellegrina, icona della Chiesa in cammino nel deserto della storia, che accompagnerà i pellegrini nel loro itinerario penitenziale, e alla protezione di san Giacomo, che li accoglierà sorridente al loro arrivo al Portico della Gloria, fiducioso che i frutti abbondanti di questa celebrazione giubilare aiutino a ravvivare la vita cristiana, mantenendoci saldi nella fede, sicuri nella speranza e costanti nella carità.

Con questi auspici, e in segno di benevolenza, vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 30 novembre 2003, I Domenica di Avvento.

GIOVANNI PAOLO II





AI DIRIGENTI E AGLI AGENTI DELL’ISPETTORATO


DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO IL VATICANO


Martedì, 20 gennaio 2004




Signor Dirigente,
Signori Funzionari e Agenti dell’Ispettorato
17 di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano!

1. È sempre un piacere accogliervi ed incontrarvi: con affetto saluto tutti ed ognuno in particolare. Saluto, in modo speciale, il Dottor Salvatore Festa, al quale va la mia riconoscenza anche per le cortesi parole che mi ha indirizzato a nome dei presenti. Accolgo con gratitudine i fervidi voti augurali per l’anno appena iniziato e li ricambio cordialmente. Che il 2004 sia un anno sereno e proficuo per ciascuno di voi, per le vostre famiglie e per tutte le persone a voi care!

L’odierna vostra visita mi offre l’opportunità di manifestarvi ancora una volta riconoscenza ed apprezzamento per il diuturno servizio che svolgete e che da oltre venticinque anni seguo con attenzione.

2. Il vostro compito è diventato più complesso negli ultimi anni, perché episodi di efferata violenza terroristica hanno fortemente scosso la sicurezza delle nostre città. Mentre viene intensificata con ogni mezzo l’azione di vigilanza, appare ogni giorno più urgente l’impegno di educare alla pace. A quest’importante sfida ho voluto far riferimento anche nel Messaggio per la recente Giornata Mondiale della Pace. Dinanzi alle non poche situazioni drammatiche del nostro tempo, il rischio è quello di cedere al fatalismo come se la pace fosse un traguardo quasi impossibile da raggiungere. Non bisogna soccombere a tale tentazione! L’educazione alla pace, con tutte le sue concrete esigenze, deve continuare ad essere oggetto dell’impegno incessante di tutti.

3. Carissimi, il Papa vi accompagna nel vostro quotidiano servizio; condivide le vostre preoccupazioni e vi sostiene con la sua preghiera, implorando da Dio protezione per voi e per le vostre famiglie. Con tali sentimenti, rinnovando i miei migliori auguri per il nuovo anno, imparto una speciale Benedizione a ciascuno di voi qui presenti e a quanti vi sono cari.




AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE ISLAMO - CATTOLICA


Martedì, 20 gennaio 2004




Caro Fratello nell'Episcopato,
Distinti Partecipanti al Congresso del Islamic-Catholic Liaison Committee,

La pace sia con voi! È per me un piacere accogliervi al termine del vostro nono incontro annuale. Il vostro Comitato, che agevola la comunicazione tra cristiani e musulmani, è stato istituito in un tempo di grande speranza per la pace nel mondo. Purtroppo questa speranza non si è ancora realizzata. Dinanzi alle tragedie che continuano a colpire l'umanità, è ancor più importante convincere la gente che la pace è possibile. In effetti, è un dovere (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2004, n. 4). Incoraggio voi, e tutte le guide delle religioni, a promuovere una cultura del dialogo, della comprensione reciproca e del rispetto. Su tutti voi invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.




A S.E. IL SIGNOR GUIDO DE MARCO,


PRESIDENTE DI MALTA


Giovedì, 22 gennaio 2004

Signor Presidente,


18 Sono lieto di dare il benvenuto in Vaticano a lei e alla sua famiglia. La sua visita riporta alla mente vividi ricordi del mio viaggio a Malta, tre anni fa, e della calorosa accoglienza che ho ricevuto. Il mio pellegrinaggio giubilare sulle orme di San Paolo è stato per me un'occasione per apprezzare ancora una volta l'antica eredità cristiana del suo Paese e per incoraggiare i suoi concittadini nei loro sforzi per costruire una società degna della sua nobile tradizione culturale. La forza di Malta è sempre stata costituita dalle famiglie, le quali hanno non solo arricchito il tessuto sociale, ma anche contribuito in modo significativo alla missione universale della Chiesa, non ultimo attraverso i loro abbondanti frutti di vocazioni sacerdotali e religiose. Possano le famiglie trovare sempre un incoraggiamento e un sostegno nel loro impegno di educare i giovani, che sono il futuro di Malta! Su di lei e su tutto l'amato popolo di Malta invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio della prosperità, della gioia e della pace.




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