GP2 Discorsi 2004 48

48 6. Secondo la sua nobile tradizione, la Francia ha numerosi legami con i Paesi del Terzo Mondo, in particolare nel continente africano. Oggi più che mai, perché i popoli dell'Africa possano uscire dalla povertà e dai conflitti sanguinosi che non cessano di ferire la loro terra, occorre continuare ad offrire assistenza alle popolazioni, al fine di provvedere ai loro bisogni fondamentali, e soprattutto aiutarle a diventare i primi protagonisti del proprio sviluppo, in particolare attraverso una seria educazione alla responsabilità civica e politica. Ciò deve consentire loro di superare le opposizioni dei gruppi, di modo che ognuno acquisisca veramente il senso dello Stato e che tutti i cittadini siano uniti per trovare un futuro di pace e di prosperità. In questi ambiti educativi, la Chiesa possiede un'esperienza che, ora più che mai, è chiamata a trasmettere per il bene delle persone e dei popoli.

7. Mentre si concludono i miei incontri con le diverse province di Francia, rendo grazie per l'impegno coraggioso dei Pastori e dei fedeli nell'annuncio del Vangelo. Possano essi non scoraggiarsi dinanzi alle difficoltà e ai risultati che appaiono scarsi all'occhio umano! Dobbiamo considerarci innanzitutto collaboratori di Dio (cfr
2Co 6,1), compiendo la nostra missione nella fedeltà al dono ricevuto, annunciando in tempi opportuni e non opportuni la Parola di Dio, di cui il mondo ha bisogno per consentire la speranza e per ritrovare nuovo slancio. Lo Spirito Santo saprà far fruttificare il lavoro degli uomini. Cristo, Redentore dell'uomo, viene ad aprire a ognuno il cammino della vita. Non abbiate paura di gridare al mondo che Dio è l'unica felicità definitiva dell'umanità e di accompagnare gli uomini nella scoperta di Cristo e nella costruzione di un mondo in cui si vive bene! Affidandovi all'intercessione della Vergine Maria, patrona di Francia, imparto a voi, come anche ai Pastori e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi, un'affettuosa e paterna Benedizione Apostolica.




A S.E. IL SIGNOR MIROSLAV PALAMETA,


AMBASCIATORE DELLA BOSNIA ED ERZEGOVINA


PRESSO LA SANTA SEDE


Venerdì, 27 febbraio 2004




Signor Ambasciatore!

1. Sono lieto di ricevere le Lettere Credenziali con le quali la Presidenza della Bosnia ed Erzegovina La accredita quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario presso la Santa Sede.

Nel darLe il cordiale benvenuto, La ringrazio sentitamente per le cortesi parole che Ella ha voluto rivolgermi. Desidero, inoltre, esprimere il mio deferente saluto ai tre Membri della medesima Presidenza. Saluto, altresì, i Popoli costitutivi gli altri abitanti della Bosnia ed Erzegovina, tutti ugualmente vicini al mio cuore e presenti nelle mie preghiere.

2. L’amore verso quelle care popolazioni mi ha spinto a recarmi in pellegrinaggio in Bosnia ed Erzegovina nell’aprile 1997 e nel giugno 2003. Rendo grazie a Dio che ha reso possibile queste due indimenticabili Visite, quanto mai utili per rendermi conto delle difficoltà e delle sofferenze causate dai recenti eventi bellici, e per testimoniare la mia solidale vicinanza a quanti continuano oggi a pagarne le conseguenze.

Ho sentito questi Viaggi come un’esigenza della mia missione pastorale per recare a ciascuno il messaggio dell’amore, della riconciliazione, del perdono, della pace. Ho voluto confermare i miei fratelli cattolici nella fedeltà al Vangelo, perché continuino ad essere “costruttori della speranza” insieme con gli altri che considerano la Bosnia ed Erzegovina loro patria. Solo la pace nella giustizia e nel rispetto reciproco, solo la promozione del bene comune in un clima di autentica libertà sono condizioni proficue per costruire un futuro migliore per tutti.

Del resto, sin dallo scoppiare delle ostilità all’inizio degli anni 90, la Sede Apostolic a si è attivata per instaurare condizioni di legalità e di pace nella regione. Signor Ambasciatore, «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce» (cfr Gaudium et spes GS 1) degli abitanti di questa parte d’Europa hanno trovato sempre eco nel cuore del Papa.

3. Numerosi restano i problemi e le sfide da affrontare sul piano economico, sociale e politico. Penso in primo luogo alla questione irrisolta dei profughi e degli esuli della regione di Banja Luka, di Bosanska Posavina e di altre zone della Bosnia ed Erzegovina, che attendono di rientrare nelle loro terre in piena sicurezza per condurvi una vita dignitosa. Questi nostri fratelli e sorelle non possono essere lasciati soli, né vanno deluse le loro speranze. Più passa il tempo, più urgente diventa il dovere di dare una risposta alle loro legittime attese: la loro sofferenza interpella la nostra solidarietà.

Eventuali situazioni di ingiustizia e di emarginazione vanno affrontate e risolte, garantendo a ciascun Popolo della Bosnia ed Erzegovina i rispettivi diritti e doveri, assicurando loro pari opportunità in ogni ambito della vita sociale attraverso strutture democratiche in grado di contrastare la tentazione di prevaricare gli uni sugli altri. Ciò domanda un costante e sincero impegno per la democrazia e per il suo armonico sviluppo, sapendo che la democrazia si promuove solo attraverso una costante opera di educazione e richiese l’adesione a un comune patrimonio di valori etici e morali e un’attenzione costante alle necessità e alle aspirazioni legittime dei singoli, delle famiglie, dei gruppi sociali. La democrazia va costruita con paziente tenacia giorno dopo giorno, utilizzando strumenti e metodi sempre degni e rispettosi di una società civile.

49 4. Incoraggio la Bosnia ed Erzegovina a percorrere senza esitare il cammino di pace e di giustizia. Vorrei, al tempo stesso, ricordare che per garantire i diritti dei singoli e dei gruppi è indispensabile un’effettiva uguaglianza di tutti davanti alle leggi e un rispetto concreto del prossimo. A questo riguardo, è opportuno creare le condizioni per un perdono sincero e per una riconciliazione autentica, liberando la memoria dai rancori e dagli odi scaturiti dalle ingiustizie subite e dai pregiudizi costruiti artificialmente.

Questo grande compito esige la collaborazione fattiva e l’impegno serio di tutte le componenti della società, compresi i responsabili politici. La Chiesa, consapevole della sua missione nel mondo, ha fatto già molto in tale direzione e continuerà a collaborare con piena disponibilità.

Non vanno certo ignorate le differenze esistenti; occorre, al contrario, rispettarle e tenerle in debita considerazione, facendo sì che esse non si trasformino in pretesti per contese o, peggio, per conflitti, ma siano considerate come un arricchimento comune. Quanti hanno responsabilità a vari livelli sono chiamati a porre maggiore impegno per risolvere i problemi che assillano le popolazioni locali, con soluzioni vantaggiose per tutti, ponendo al centro dell’attenzione l'uomo, la sua dignità e le sue legittime esigenze. E’ questa la sfida di una società multietnica, multireligiosa e multiculturale, quale è appunto la Bosnia e ed Erzegovina.

5. Malgrado il persistere di non poche difficoltà, le popolazioni della Bosnia ed Erzegovina continuano a nutrire la viva speranza di poter risolvere gli attuali problemi, grazie anche all’aiuto della Comunità internazionale, la quale finora ha svolto un ruolo di grande rilievo. La Bosnia ed Erzegovina desidera unirsi agli altri Paesi europei per costruire una casa comune. Possa questa aspettativa realizzarsi quanto prima. Possa quel lembo d’Europa, che per diversi secoli ha tanto sofferto, offrire il proprio peculiare contributo al processo in atto dell’integrazione europea con pari diritti e doveri.

La Santa Sede appoggia questo cammino di unificazione ed auspica che, grazie all’apporto di tutti, si costruisca in Europa una grande famiglia di Popoli e culture. L’Unità Europea non è, infatti, solo allargamento di confini, ma crescita solidale nel rispetto di ogni tradizione culturale, nell’impegno per la giustizia e la pace nel Continente e nel mondo.

6. Signor Ambasciatore, questi pensieri, che mi stanno particolarmente a cuore, ho desiderato parteciparLe nel momento in cui Ella assume l’alto incarico di rappresentante della Bosnia ed Erzegovina presso la Santa Sede. Vorrei assicurarLe che i miei Collaboratori saranno disponibili a fornirLe ogni aiuto per l’espletamento della Sua nobile missione.

Voglia trasmettere ai Membri della Presidenza, alle altre Autorità e ai Popoli della Bosnia ed Erzegovina il mio fervido augurio di un costante progresso nella pace e nella giustizia, accompagnato dall’assicurazione di una quotidiana preghiera, perché tutti benedica Dio per intercessione della Beata Vergine Maria.
Marzo 2004


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA SUL TEMA


"L'IMPRENDITORE SOCIALE E GLOBALIZZAZIONE"




Al mio Venerabile Fratello,
il Cardinale RENATO RAFFAELE MARTINO
Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

50 Ho appreso con piacere della Conferenza su «L'imprenditore: responsabilità sociale e globalizzazione», che si sta tenendo in questi giorni sotto gli auspici del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dell'Unione Cristiana Internazionale degli Imprenditori. Le chiedo di voler gentilmente trasmettere a tutti i presenti i miei cordiali saluti e i miei buoni auspici.

È mia speranza che la Conferenza diventi una fonte di ispirazione e di rinnovato impegno per gli imprenditori cristiani nei loro sforzi di testimoniare i valori del Regno di Dio nel mondo del commercio. Il loro lavoro, in effetti, è radicato nel dominio e nella gestione della terra che Dio ha affidato all'uomo (cfr
Gn 1,27), e trova particolare espressione nella promozione di iniziative economiche creative con un grande potenziale di recare beneficio agli altri e sollevare il loro livello di vita materiale. Poiché «nessuna attività umana, neanche in materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio» (Lumen gentium LG 36), i cristiani a cui sono affidate delle responsabilità nel mondo degli affari sono sfidati a unire la legittima ricerca del profitto a una sollecitudine più profonda perché si diffonda la solidarietà e venga eliminata la piaga della povertà, che continua ad affliggere tanti membri della famiglia umana.

Questa Conferenza si svolge in un tempo in cui il settore finanziario e commerciale sta prendendo sempre più coscienza del bisogno di solide pratiche etiche, che assicurino che l'attività imprenditoriale rimanga sensibile alla sua dimensione fondamentalmente umana e sociale. Poiché la ricerca del profitto non è l'unico fine di tale attività, il Vangelo sfida gli imprenditori e le imprenditrici a esprimere rispetto sia per la dignità sia per la creatività dei loro dipendenti e dei loro clienti, nonché per le esigenze del bene comune. A livello personale, essi sono chiamati a sviluppare virtù importanti come «la diligenza, la laboriosità, la prudenza nell'assumere i ragionevoli rischi, l'affidabilità e la fedeltà nei rapporti interpersonali, la fortezza nell'esecuzione di decisioni difficili e dolorose» (Centesimus annus CA 32). In un mondo tentato da visioni consumistiche e materialiste, gli imprenditori sono chiamati ad affermare la priorità dell'«essere» sull'«avere».

Tra le importanti questioni etiche che la comunità imprenditoriale attualmente deve affrontare vi sono quelle associate all'impatto del mercato e della pubblicità globali sulle culture e sui valori dei diversi Paesi e dei diversi popoli. Una sana globalizzazione, svolta nel rispetto dei valori delle diverse nazioni e dei gruppi etnici, può contribuire in modo significativo all'unità della famiglia umana e rendere possibili forme di cooperazione che non siano solo economiche, ma anche sociali e culturali. La globalizzazione deve diventare qualcosa di più che un nome diverso per la relativizzazione assoluta dei valori e l'omogeneizzazione degli stili di vita e delle culture. Affinché questo accada, le guide cristiane, anche in ambito commerciale, sono sfidate a dare testimonianza della forza liberatrice e trasformatrice della verità cristiana, che ci ispira a mettere i nostri talenti, le nostre risorse intellettuali, le nostre capacità persuasive, la nostra esperienza e la nostra abilità al servizio di Dio, del prossimo e del bene comune della famiglia umana.

Con questi sentimenti, offro i miei buoni auspici oranti per le deliberazioni della Conferenza e invoco volentieri su tutti i partecipanti le benedizioni di Dio che è sapienza, gioia e pace.

Dal Vaticano, 3 marzo 2004.

GIOVANNI PAOLO II





A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR JOHANNES RAU,


PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA


6 marzo 2004

Egregio Signor Presidente,


1. Con piacere porgo il benvenuto in Vaticano a Lei, alla Sua consorte e al Suo seguito. Lei è venuto a rendermi visita per dare espressione ai cordiali rapporti tra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede. Voglia, Signor Presidente, accettare per questo la mia sincera gratitudine!

2. La Germania si presenta all'Europa e al mondo con la ricchezza dei suoi Länder.La struttura federale della Repubblica, nella quale la molteplicità della tradizione culturale delle sue regioni si unisce in un insieme tanto armonico quanto ricco di stimoli, può, per alcuni suoi tratti fondamentali, essere considerata un modello dei popoli uniti dell'Europa. Del retaggio spirituale-culturale comune del continente fa indubbiamente parte anche il cristianesimo. I Länder tedeschi sono ricchi di straordinarie manifestazioni della fede cristiana, che anche oggi offre un orientamento e una dimensione alla vita di molte persone, modellandone così la convivenza. Proprio i cristiani impegnati nella politica condividono la responsabilità perché questa preziosa eredità cristiana possa continuare a fecondare riccamente la società in Germania e in tutta l'Europa.

3. La Germania, oggi, gode di una buona reputazione in ogni parte del mondo. Ciò dipende in modo non secondario dal fatto che i tedeschi sono disposti a far partecipare al loro benessere le persone nei Paesi economicamente più poveri. La Repubblica Federale, pertanto, sin dall'inizio ha messo a disposizione mezzi notevoli per l'aiuto allo sviluppo. A questo si aggiunge il generoso sostegno che lo Stato tedesco offre, anche attraverso le organizzazioni assistenziali ecclesiali, a innumerevoli progetti meritevoli di essere promossi — e quindi anche alle persone interessate —, nei Paesi meno abbienti. Sono molti coloro che hanno potuto sperimentare con gratitudine che i tedeschi non pensano solo a se stessi e ai propri problemi, ma danno anche molta importanza alla giustizia, alla solidarietà e all'educazione, non soltanto in casa propria, ma ovunque nel mondo.

51 4. Egregio Signor Presidente! Alla sua visita odierna, lego l'auspicio e la fiducia che sia la sperimentata cooperazione tra Stato e Chiesa in Germania, sia i buoni rapporti tra la Repubblica Federale, i Länder e la Santa Sede, possano continuare ed essere approfonditi. Di cuore imploro per Lei personalmente, per i Suoi collaboratori, per tutti gli abitanti della Repubblica Federale di Germania e, non ultimo, per la Sua famiglia, l'abbondante benedizione di Dio.


A CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITURALI


Cappella "Redemptoris Mater", 6 marzo 2004

Sono lieto, caro Professore, di esprimerLe, anche a nome di tutti i partecipanti, la più cordiale gratitudine, al termine degli Esercizi Spirituali, durante i quali ci ha guidati nella contemplazione del mistero di Cristo, proponendoci profonde meditazioni sul tema: «Seguendo Te, luce della vita».


Penso con vivo apprezzamento all'impegno di preparazione, remota e prossima, che questo ha comportato per Lei. Insieme con i collaboratori della Curia Romana, abbiamo tratto vantaggio dalle riflessioni che Ella è andato via via presentando con originalità di intuizioni e vastità di conoscenze teologiche, bibliche e spirituali. Ci ha colpiti, altresì, la passione con cui ha esposto tali contenuti, facendo ripetutamente riferimento alle esperienze ministeriali della vita di ogni giorno. Grazie perché, con lo stile che contraddistingue la sua ricerca teologica e la sua attività pastorale, Ella ha offerto preziosi stimoli alla nostra mente e al nostro cuore per una sempre più coinvolgente sequela di Colui che è la Luce del mondo.

Speciale considerazione desidero anche manifestarLe per il tono colloquiale ed orante che Ella ha impresso al nostro itinerario, aiutandoci ad elevare gli spiriti a Dio in quell'atteggiamento contemplativo, pervaso di fede e d'amore, al quale non cesso di invitare il Popolo di Dio, esortando le comunità cristiane a risplendere in mezzo al mondo anzitutto per l'«arte della preghiera» (cfr Novo Millennio ineunte NM 32).

Per tutto questo saprà ricompensarLa da par suo il Signore, al quale affido Lei e il servizio ecclesiale che svolge con zelo e fedeltà. La Vergine Santa, che Ella ci ha aiutato a contemplare nel contesto del nostro pellegrinaggio terreno verso la patria celeste, vegli su di Lei e su ogni Sua attività apostolica.

Rivolgo, infine, un saluto affettuoso a tutti voi che avete preso parte a questi Esercizi, con un pensiero di riconoscenza anche per coloro che hanno collaborato al loro svolgimento curando la liturgia e i canti.

Affidando ciascuno alla celeste protezione della Vergine Santa, a tutti imparto la mia Benedizione.

SALUTO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


ALLA ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO


PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI


9 marzo 2004

Eminenze,

Eccellenze,
52 Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

Sono lieto di salutarvi ancora una volta, Membri del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, in occasione della vostra Assemblea Plenaria, e ringrazio il vostro Presidente, l'Arcivescovo John Foley, per le sue gentili parole.

Mentre la vostra Assemblea quest'anno segna il quarantesimo anniversario del Decreto sui mezzi di comunicazione sociale del Concilio Vaticano II, nonché il quarantesimo anniversario dell'istituzione del vostro Dicastero, vi incoraggio a trarre ispirazione dal documento conciliare per proseguire la vostra missione di aiutare quanti operano in questo vasto campo ad animarlo «di spirito umano e cristiano» (Inter mirifica
IM 3). In tal modo, i mezzi di comunicazione si troveranno in una posizione migliore per attingere al loro «immenso potenziale positivo per la promozione di solidi valori umani e familiari, contribuendo in tal modo al rinnovamento della società» (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2004, n. 6).

Invoco la luce dello Spirito Santo su di voi e sul vostro lavoro, e di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEI PAESI BASSI


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 12 marzo 2004




Signor Cardinale, cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Sono lieto di accogliervi oggi, Vescovi dei Paesi Bassi, venuti a Roma in pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, per vivere una bella esperienza di comunione fraterna con il Successore di Pietro e tra di voi. Auspico che questa visita sia per tutti voi un sostegno e un'occasione per un dinamismo rinnovato, affinché portiate sempre con coraggio e fiducia la responsabilità del ministero apostolico nelle vostre Diocesi. Ringrazio il Cardinale Simonis per le parole con le quali mi ha espresso le vostre preoccupazioni di Pastori e le vostre speranze per il futuro.

2. Come evidenziano le vostre relazioni quinquennali, da trent'anni ormai il vostro Paese conosce un fenomeno intenso di secolarizzazione, che ha colpito pienamente la Chiesa cattolica e che purtroppo continua a caratterizzare la società dei Paesi Bassi «al punto che il riferimento evangelico sembra scomparire da talune scelte e dagli orientamenti degli individui e dalla vita pubblica, soprattutto nell'ambito etico» (cfr Messaggio in occasione del 150° anniversario del ripristino della gerarchia episcopale nei Paesi Bassi, n. 2). Al contempo, le vostre Diocesi e le comunità cristiane che le costituiscono hanno dovuto far fronte a un indebolimento notevole e continuo, che riguarda il numero dei fedeli e dei Pastori, e che rappresenta per voi oggetto di grave preoccupazione. Già nel 1980 avevo riunito a Roma un Sinodo speciale dei Vescovi dei Paesi Bassi per manifestare la mia sollecitudine per la vostra Chiesa e per rafforzare in essa i vincoli «della comunione della Chiesa; comunione, allo stesso tempo, locale e universale,» (Omelia della Messa conclusiva, n. 3). Dinanzi alle persistenti difficoltà, vecchie e nuove, si potrebbe essere tentati dallo scoramento o a rinchiudersi in sé, come hanno fatto anche i discepoli (cfr Lc 24,17-21). Come ho recentemente ricordato, (cfr Pastores gregis, n. 26), è la parola di Cristo risorto che ci indica nella maniera più chiara il cammino da seguire: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo» (Mt 16,15). In effetti, «il Vangelo della speranza, consegnato alla Chiesa e da lei assimilato, chiede di essere ogni giorno annunciato e testimoniato. È questa la vocazione propria della Chiesa in tutti i tempi e in tutti i luoghi» (Ecclesia in Europa, n. 45).

3. La necessità di annunciare la Buona Novella dell'amore di Cristo è particolarmente evidente tra i giovani, che non sono più guidati da riferimenti affidabili, e che vivono in una società sempre più caratterizzata dal relativismo morale e dal pluralismo religioso. Occorre che, insieme alle famiglie, le parrocchie e le scuole cattoliche assicurino da parte loro la trasmissione dell'eredità cristiana, non soltanto offrendo ai bambini e ai giovani le conoscenze necessarie per assimilare e comprendere la dottrina cattolica, ma anche dando loro, attraverso la testimonianza quotidiana, l'esempio di una vita cristiana esigente alimentata dall'amore di Dio e del prossimo. In questa prospettiva, invito l'istruzione cattolica a conservare e a rafforzare la sua identità propria, armonizzandola con le esigenze sempre nuove dell'educazione in seno a una società pluralista, nel rispetto degli altri, ma senza rinunciare a ciò che costituisce la sua ricchezza originale. È vostra responsabilità di Pastori vigilare affinché ciò avvenga, incoraggiando tutti gli insegnanti a operare in tal senso.

4. Essere testimoni di Cristo nelle parole e nelle azioni è una responsabilità condivisa da tutti i battezzati e che implica diverse condizioni. Come si può donare qualcosa che non si possiede? Come si può parlare di Cristo e far venir voglia di conoscerlo se non si è prima suo discepolo? Per annunciare il Vangelo abbiamo tutti bisogno di ripartire da Cristo (cfr Novo Millennio ineunte ) e di attingere la nostra forza apostolica alla fonte d'acqua viva che è Lui. Sono lieto di apprendere che le vostre comunità parrocchiali riscoprono l'Eucaristia domenicale come fondamento e centro della loro vita cristiana. Curando la bellezza della celebrazione liturgica e preoccupandosi di rispettare fedelmente le norme liturgiche stabilite dalla Chiesa, esse accolgono gli insegnamenti della parola trasmessa e attuata dai Pastori della Chiesa, e si nutrono con il Pane di Vita. Come ho ricordato a tutta la Chiesa, «“il Sacrificio eucaristico, pur celebrandosi sempre in una particolare comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità” (...). Deriva da ciò che una comunità veramente eucaristica non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica. La comunione ecclesiale dell'assemblea eucaristica è comunione col proprio Vescovo e col Romano Pontefice» (Ecclesia de Eucharistia, n. 39).

5. Per predisporre meglio la Chiesa che è nei Paesi Bassi ai bisogni della missione, avete iniziato con coraggio ad adattare le istituzioni ecclesiali, soprattutto riorganizzando i servizi della vostra Conferenza Episcopale e raggruppando nelle vostre Diocesi le parrocchie in unità più coerenti.

53 Vegliate affinché questo aggiornamento non si limiti soltanto a una ristrutturazione formale, ma sia anche l'occasione per una riscoperta del ruolo fondamentale della parrocchia e della missione propria dei fedeli che la compongono, per una migliore mobilitazione di tutti in vista dell'annuncio del Vangelo. Vi invito a proporre ai fedeli laici dei mezzi per alimentare la loro fede, attraverso una vita sacramentale forte, attraverso la lettura frequente della Parola di Dio e attraverso l'approfondimento degli insegnamenti che il Magistero offre a tutti. Sono consapevole che molti fedeli sono impegnati come volontari nel servizio della comunità cristiana, nella catechesi e nella cura pastorale dei giovani, nei servizi ai malati. Molti di loro svolgono per un determinato tempo una missione affidata loro dal Vescovo, lavorando al fianco dei sacerdoti e dei diaconi. La Chiesa se ne compiace, poiché ha bisogno del concorso di tutti per svolgere la sua missione. Come Vescovi, sappiate chiamare e formare autentici responsabili e mostrate loro il vostro sostegno, soprattutto proponendo loro una formazione e un accompagnamento spirituali adeguati. Possano queste persone sentirsi mandate e sostenute dalla Chiesa diocesana, rispettando le differenze e la necessaria complementarietà dei ruoli nella comunità cristiana, della quale il sacerdote è Pastore (cfr 1Co 12,12-30)! In molte delle vostre parrocchie, oggi, le assemblee hanno assunto un volto più cosmopolita grazie della presenza di fedeli immigrati. Vi incoraggio ad accoglierli come fratelli, affinché contribuiscano con la loro pietra all'edificio comune, ponendo il loro dinamismo al servizio di tutti, e affinché questo scambio di doni, che è sempre una ricchezza per la Chiesa, ravvivi in tutti la consapevolezza della fraternità cristiana.

6. Vi preoccupate di donare alle vostre comunità i sacerdoti di cui hanno bisogno, nonostante la crisi delle vocazioni che continua a colpire gravemente il vostro Paese. A tal fine avete compiuto degli sforzi notevoli per promuovere una pastorale vocazionale più vigorosa nelle vostre Diocesi, e per offrire ai futuri pastori una formazione umana, teologica, spirituale e pastorale di qualità. Non risparmiate sforzi in questo ambito, anche se gli investimenti nelle persone vi possono sembrare molto costosi in un tempo in cui i sacerdoti sono tanto auspicati. Certamente, quello che voi preparate è il futuro della Chiesa ed è una missione assolutamente prioritaria. Alcune Diocesi mettono a frutto la presenza tra loro di giovani sacerdoti che vengono da altre Chiese locali, perfino di altri continenti, per compiere i loro studi, e sono liete di questa collaborazione pastorale e di questo «scambio di doni». Sebbene sia legittimo apprezzare queste condivisioni, sappiamo bene che ciascuna Chiesa deve impegnarsi a suscitare delle vocazioni, per dare a se stessa i mezzi per la propria vita in Gesù Cristo, facendo fruttificare i doni che ha ricevuto. Conto innanzitutto sui giovani del vostro Paese, affinché sentano, come Pietro, la chiamata del Signore: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10), e affinché rispondano con generosità. Invito anche le famiglie a essere luoghi di fede e focolari di vocazioni, senza avere paura di trasmettere ai giovani la chiamata del Signore.

I giovani sacerdoti sono poco numerosi nelle vostre Diocesi, e spesso sono chiamati a esercitare troppo presto delle responsabilità pastorali molteplici e importanti. Devono essere accompagnati nel loro ministero, soprattutto attraverso programmi di formazione permanente, e devono poter contare sul loro Vescovo come su un padre (cfr Pastores gregis, n. 47), aspettandosi anche un sostegno da parte della comunità cristiana che li accoglie, soprattutto nella collaborazione con i loro fratelli e le loro sorelle laici impegnati. Tutti ricordino che la missione, qualunque essa sia, è innanzitutto un servizio a Cristo e alla sua Chiesa! Quindi, è nell'amore del Signore, che non abbandona mai i suoi (cfr Is 49,15) e che li invita a rimanere con lui (cfr Mc 3,14), che essi troveranno la forza e la gioia del loro apostolato. Date loro i mezzi per questa amicizia con Cristo attraverso dei tempi di ritiro, affinché possano rileggere la loro vita dinanzi a Dio e rendere grazie per tutto ciò che da lui ricevono nel servizio generoso ai loro fratelli e alle loro sorelle!

7. Non abbiate paura di ricordare l'importanza della testimonianza della vita consacrata. Essa ha lasciato nel vostro Paese un'impronta profonda; purtroppo, oggi, le comunità presenti sono molto invecchiate e rischiano, in parte, di scomparire se non si lavora per suscitare nuove vocazioni.

Questo richiede che, nelle famiglie, i genitori siano attenti a destare una libertà autentica per i loro figli, senza orientarli troppo presto secondo criteri di riuscita meramente sociale. La scuola cattolica deve, a sua volta, contribuire a questo risveglio, facendo scoprire ai giovani, soprattutto attraverso i santi, l'esempio di uomini e di donne che hanno saputo rispondere alla chiamata del Signore e che testimoniano la bellezza di una vita interamente donata. Questo richiede parimenti che le comunità cristiane sappiano mettere in risalto la varietà e la complementarietà delle vocazioni, e che i giovani possano scoprire la vita consacrata, a loro vicina e rispondente alle loro domande. Esorto i religiosi e le religiose a vivere il loro carisma con fedeltà e fiducia, senza temere la comparsa di comunità religiose più giovani o di nuovi movimenti ecclesiali, che possono certamente contribuire a rendere la vita consacrata più vicina e più visibile, e che potrebbero anche aiutare a ravvivare le comunità più anziane.

8. Osservate oggi presso i vostri compatrioti un nuovo interesse per le questioni religiose e una nuova sete di spiritualità che si manifesta in alcuni, soprattutto nelle giovani generazioni. Mi compiaccio di questo, esortando tutti i Pastori a tener conto di questi sviluppi e a proporre al popolo di Dio dei cammini spirituali forti. Auspico che tutti i figli della Chiesa, in modo particolare i fedeli laici, abbiano veramente a cuore di testimoniare la loro fede, portando la luce del Vangelo nei diversi settori della vita sociale. Che mostrino la grandezza del matrimonio e la bellezza della famiglia in una società caratterizzata dalla rinuncia agli impegni definitivi a favore di modelli di unione più effimeri! È inoltre importante che testimonino la dignità inalienabile di ogni persona umana nelle realtà del lavoro e delle relazioni sociali, come pure nelle questioni etiche, suscitate continuamente dal progresso della tecnica e dalla pressione economica, e che diano testimonianza dei valori cristiani che hanno contribuito a forgiare l'Europa di oggi. Invito i fedeli laici ad acquisire la formazione umana e cristiana necessaria per partecipare ai dibattiti che animano la società dei Paesi Bassi in uno spirito di dialogo, e preoccupati di far scoprire la ricchezza della visione cristiana dell'uomo e il suo esigente appello di superare tutti gli egoismi per vivere secondo il Vangelo.

9. Al termine del nostro incontro, vi esorto a modellare sempre la vostra azione pastorale su Cristo Buon Pastore (cfr Pastores gregis, n. 42). Voi, che siete «principio e fondamento di unità» nella vostra Diocesi, siate, con coraggio e passione, le guide del gregge, non esitando a prendere la parola in tempi opportuni e non opportuni, per illuminarne la strada e per assicurarne il cammino nella fede! Saluto in modo particolare i sacerdoti e i diaconi, vostri collaboratori nel ministero, che hanno bisogno delle vostre iniziative e del vostro impulso, per lavorare insieme e allacciare i vincoli della comunione fraterna tra tutti i fedeli. Siano assicurati dell'incoraggiamento del Papa e della sua preghiera! Al di là delle vostre difficoltà attuali, non dimenticate la tradizione missionaria della vostra Chiesa: anche la missione ad gentes, nelle terre lontane, ha bisogno di operai! Nelle vostre Diocesi vivono delle comunità cristiane appartenenti ad altre confessioni con le quali intrattenete buoni rapporti. Incamminatevi con passo fermo sul cammino dell'ecumenismo, proseguendo il dialogo malgrado le difficoltà e incoraggiando le occasioni possibili per manifestare il nostro comune desiderio di unità. Che i fedeli cattolici appaiano agli occhi di tutti, soprattutto ai seguaci delle altre religioni, come artefici di pace, preoccupati di dialogare nella verità, e animati dal rispetto dell'uomo!

Cari Fratelli nell'Episcopato, avete appena celebrato il 150° anniversario del ripristino della gerarchia episcopale nei Paesi Bassi quale occasione per rendere grazie a Dio per tutti i doni ricevuti, per rinsaldare i vincoli di comunione fraterna e per mobilitarvi in vista della missione affidata a tutta la Chiesa. Affidandovi all'intercessione materna della Vergine Maria, Stella dell'Evangelizzazione, imparto a voi, come pure ai sacerdoti, ai diaconi e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi, un'affettuosa Benedizione Apostolica.

GP2 Discorsi 2004 48