GP2 Discorsi 2004 70


INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA

IN PREPARAZIONE ALLA XIX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

Giovedì, 1° aprile 2004




1. "Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21). E' la richiesta che alcuni "greci", giunti a Gerusalemme per la Pasqua, rivolgono a Filippo. Il Maestro, avvertito di questo desiderio, capisce che è giunta la sua "ora"! L’"ora" della croce, dell'obbedienza al Padre nel seguire la sorte del chicco di grano che, caduto in terra, marcisce e muore per produrre frutto!

Per Gesù è giunta anche l’"ora" della gloria! L’"ora" della passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo. L’"ora" in cui offrirà la sua vita per poi riprenderla di nuovo e donarla a tutti. L’"ora" in cui, sulla croce, vincerà il peccato e la morte a vantaggio dell’intera umanità.

Quell’"ora" anche noi siamo chiamati a viverla per essere con Lui "onorati" dal Padre.

Carissimi giovani di Roma e del Lazio, sono lieto di incontrarmi con voi. Saluto il Cardinale Vicario, gli altri Vescovi qui presenti, chi a nome di tutti voi mi ha parlato offrendo la propria testimonianza. Saluto i vari artisti che partecipano a questo incontro e tutti voi, carissimi amici presenti in Piazza o che ci seguite mediante la televisione.

2. Vent'anni fa, al termine dell'Anno Santo della Redenzione, affidai ai giovani la Croce, il legno sul quale Cristo è stato elevato da terra ed ha vissuto l’"ora" per la quale era venuto nel mondo! Da allora questa Croce, peregrinando da una Giornata della Gioventù all’altra, sta camminando per il mondo sorretta dai giovani e annuncia l'amore misericordioso di Dio che va incontro ad ogni sua creatura per restituirle la dignità perduta a causa del peccato.

Grazie a voi, cari amici, milioni di giovani, guardando a quella Croce, hanno cambiato la loro esistenza impegnandosi a vivere da autentici cristiani.

71 3. Carissimi giovani: rimanete uniti alla Croce! Guardate alla gloria che attende anche voi. Quante ferite provano i vostri cuori, spesso causate dal mondo degli adulti! Riaffidandovi idealmente la Croce, vi invito a credere che in tanti abbiamo fiducia in voi, che Cristo ha fiducia in voi e che soltanto in Lui c'è la salvezza che cercate!

Quanto bisogno c'è, oggi, di ripensare il modo di avvicinarci ai giovani per annunciare loro il Vangelo. Dobbiamo rimetterci certamente in discussione per evangelizzare il mondo giovanile, ma con la certezza che anche oggi Cristo desidera farsi vedere, che anche oggi vuole mostrare a tutti il suo Volto!

4. Cari giovani, non abbiate paura di intraprendere vie nuove di donazione totale al Signore e di missione; suggerite voi stessi come portare oggi la Croce al mondo!

A questo proposito desidero congratularmi per la preparazione, che si sta compiendo nella Diocesi di Roma, di una Missione dei giovani ai giovani, nel centro storico, dal l° al 10 ottobre prossimi, dal significativo titolo: "Gesù al centro!". Mi congratulo ugualmente con il Pontificio Consiglio per i Laici che in questi giorni ha voluto organizzare un Forum internazionale di giovani. Vi saluto cari partecipanti al Forum e vi incoraggio ad impegnarvi generosamente nella realizzazione del progetto di una sempre più efficace presenza cristiana nel mondo dell'Università.

Nutriti dall'Eucaristia, uniti alla Chiesa, accettando le proprie croci, fate esplodere nel mondo la vostra carica di fede e annunciate a tutti la misericordia divina!

5. In questo cammino non abbiate paura di affidarvi a Cristo. Certamente amate il mondo, e fate bene, perché il mondo è stato fatto per l'uomo. Tuttavia, ad un certo punto della vita, occorre fare una scelta radicale. Senza rinnegare nulla di ciò che è espressione della bellezza di Dio e dei talenti da Lui ricevuti, ci si deve saper schierare dalla parte di Cristo, per testimoniare davanti a tutti l'amore di Dio.

A tal proposito, mi piace ricordare quale fascino spirituale abbia esercitato nella storia della mia vocazione la figura del Santo Frate Alberto, Adam Chmielowski - era questo il suo nome - che non era sacerdote. Frate Alberto era pittore di grande talento e cultura. Ebbene, a un certo punto della sua vita ruppe con l'arte, perché comprese che Dio lo chiamava a compiti ben più importanti. Venne a Cracovia per farsi povero tra i più poveri, donando se stesso per servire i diseredati. In lui trovai un particolare appoggio spirituale e un esempio nel mio allontanarmi dalla letteratura e dal teatro, per la scelta radicale della vocazione al sacerdozio. In seguito, una delle mie gioie più grandi fu quella di elevarlo agli onori degli altari come, in precedenza, quella di dedicargli un'opera drammatica: "Fratello del nostro Dio".

Seguire Cristo, vedete, non vuol dire mortificare i doni che Lui ci elargisce, ma scegliere una via di radicale donazione a Lui! Se a questo Lui chiama, questo "sì" diventa necessario! Non abbiate dunque paura nell'affidarvi a Lui. Gesù sa come dovete portare oggi la sua Croce nel mondo, per incontrare le attese di tanti altri cuori giovanili.

6. Come sono cambiati i giovani di oggi da quelli di venti anni fa! Come è cambiato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo! Ma Cristo no, Lui non è cambiato! Lui è il Redentore dell'uomo ieri, oggi e sempre!

Ponete dunque i vostri talenti a servizio della nuova evangelizzazione, per ricreare un tessuto di vita cristiana!

Il Papa è con voi! Credete in Gesù, contemplate il suo Volto di Signore crocifisso e risorto! Quel Volto che tanti vogliono vedere, ma che spesso è velato dalla nostra scarsa passione per il Vangelo e dal nostro peccato!

72 O Gesù amato, o Gesù cercato, svelaci il tuo Volto di luce e di perdono! Guardaci, rinnovaci, inviaci!

Troppi giovani Ti attendono e, se non Ti vedranno, non saranno in grado di vivere la loro vocazione, non saranno capaci di vivere la vita per Te e con Te, per rinnovare il mondo sotto il tuo sguardo, rivolto al Padre e nello stesso tempo alla nostra povera umanità.

7. Carissimi amici, con creatività sempre nuova suggerita dallo Spirito Santo nella preghiera, continuate insieme a portare la Croce che vi affidai venti anni or sono.

I giovani di allora sono cambiati come sono cambiato anch'io, ma il vostro cuore, come il mio, è sempre assetato di verità, di felicità, di eterno, e quindi è sempre giovane!

Io, questa sera, ripongo nuovamente la mia fiducia in voi, speranza della Chiesa e della società! Non abbiate paura! Portate ovunque e in ogni occasione opportuna e non opportuna (cfr
2Tm 4,2) la potenza della Croce, affinché tutti, anche grazie a voi, possano continuare a vedere e credere nel Redentore dell'uomo! Amen.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE XIV)


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 2 aprile 2004




Cari Fratelli Vescovi,

1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ep 1,2). All'inizio di questa serie di visite ad limina Apostolorum dei Vescovi degli Stati Uniti d'America, porgo un cordiale benvenuto a voi, miei Fratelli nell'Episcopato delle province ecclesiastiche di Atlanta e di Miami e dell'Ordinariato Militare.

La vostra visita alla tomba di Pietro e alla casa del Successore di Pietro è, in effetti, un pellegrinaggio spirituale al centro della Chiesa.Possa essere per voi un invito a un incontro più intenso con Gesù Cristo, una pausa di riflessione e di discernimento alla luce della fede, e un impulso per un nuovo vigore nella missione! Sono fiducioso che questa serie di visite ad limina darà anche frutti particolari attraverso un più profondo apprezzamento del mistero della Chiesa in tutta la sua ricchezza, e un ampio discernimento delle sfide pastorali che si pongono ai Vescovi degli Stati Uniti all'alba del nuovo millennio.

I nostri incontri si svolgono in un momento difficile nella storia della Chiesa negli Stati Uniti. Molti di voi mi hanno già parlato del dolore suscitato dallo scandalo degli abusi sessuali negli ultimi due anni e dell'urgente necessità di ricostruire la fiducia e di promuovere la riconciliazione tra i Vescovi, i sacerdoti e i laici nel vostro Paese. Sono fiducioso che la disponibilità che avete mostrato nel riconoscere e nell'affrontare gli errori e le mancanze del passato, cercando al contempo di imparare da essi, contribuirà molto a tale lavoro di riconciliazione e di rinnovamento. Questo tempo di purificazione porterà, per grazia di Dio, "ad un sacerdozio più santo, a un Episcopato più santo e a una Chiesa più santa" (Discorso ai Cardinali e ai Vescovi degli Stati Uniti, 23 aprile 2002, n. 4), una Chiesa sempre più convinta della verità del messaggio cristiano, della forza redentrice della Croce di Cristo e del bisogno di unità, fedeltà e convinzione nel testimoniare il Vangelo dinanzi al mondo.

2. La storia della Chiesa dimostra che non può esservi riforma efficace senza un rinnovamento interiore. Questo vale non solo per gli individui, ma anche per ogni gruppo e istituzione nella Chiesa. Nella vita di ogni Vescovo, la sfida del rinnovamento interiore deve comportare una comprensione integrale del suo servizio come pastor gregis, investito, per volontà di Cristo, di un ministero specifico di governo pastorale nella Chiesa, e delle responsabilità e del potere apostolico che accompagnano tale ministero. Per essere un pastor gregis efficace, tuttavia, il Vescovo deve anche cercare costantemente di essere forma gregis (cfr 1P 5,3); la sua autorità apostolica deve essere vista, in primo luogo e anzitutto, come una testimonianza religiosa del Signore Risorto, della verità del Vangelo e del mistero della salvezza presente e operante nella Chiesa. La Decima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha ricordato che "la vita [del Vescovo] deve essere interamente sottomessa alla parola di Dio nella quotidiana dedizione alla predicazione del Vangelo con ogni pazienza e dottrina" (Pastores gregis, n. 28; cfr 2Tm 4,2).

73 Il rinnovamento della Chiesa, pertanto, è strettamente legato al rinnovamento del ministero episcopale. Poiché il Vescovo è chiamato in modo unico ad essere un alter Christus, un vicario di Cristo nella sua Chiesa locale e per essa, egli deve essere il primo a conformare la propria vita a Cristo nella santità e nella conversione costante. Solo assumendo egli stesso i sentimenti di Cristo (cfr Ph 2,5) e rinnovandosi "nello spirito della [...] mente" (Ep 4,23), egli potrà svolgere in modo efficace il suo ruolo di successore degli Apostoli, guida della fede della comunità e coordinatore di quei carismi e di quelle missioni che lo Spirito Santo effonde costantemente sulla Chiesa.

3. Il recente Sinodo dei Vescovi e l'Esortazione Apostolica Post-sinodale Pastores gregis hanno parlato con insistenza della necessità di fare propria un'ecclesiologia di comunione e missione, che "sempre è necessario avere presente" per comprendere ed esercitare il ministero episcopale (Pastores gregis, n. 2). Così facendo, hanno ripreso la visione fondamentale del Concilio Vaticano II, che ha esortato a una comprensione rinnovata del mistero della Chiesa, fondata nella vita trinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cfr Ad gentes AGD 2 Lumen gentium LG 2-4) come base per riconfermare la sua unità interna e il suo slancio missionario nel mondo.

Questo appello del Concilio è valido oggi più che mai. Il ritorno al centro della Chiesa, il recupero della visione della fede della natura e della fine della Chiesa nel disegno di Dio e la comprensione più chiara del suo rapporto con il mondo, devono formare una parte fondamentale di quella conversione costante alla parola rivelata di Dio che è richiesta a ogni membro del Corpo di Cristo, rinato nel Battesimo e chiamato a operare per la diffusione del Regno di Dio in terra (cfr Lumen gentium LG 36).

Ecclesia sancta simul et semper purificanda. Il pressante invito del Concilio a pregare, a operare e a sperare perché l'immagine di Cristo possa risplendere sempre più chiaramente sul volto della Chiesa (cfr Lumen gentium LG 15), esige una riconferma costante dell'assenso della fede alla parola rivelata di Dio e un ritorno all'unica fonte di ogni autentico rinnovamento ecclesiale: le Scritture e la Tradizione Apostolica, così come autorevolmente interpretate dal Magistero della Chiesa. In effetti, la visione del Concilio, che ha trovato espressione nelle grandi Costituzioni Lumen gentium e Gaudium et spes, rimane "una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre" (Novo Millennio ineunte NM 57).

4. Cari Fratelli, all'inizio di questi incontri del Successore di Pietro con i Vescovi degli Stati Uniti, desidero riaffermare la mia fiducia nella Chiesa in America, il mio apprezzamento per la fede profonda dei cattolici in America e la mia gratitudine per i molti contributi che essi danno alla società americana e alla vita della Chiesa in tutto il mondo. Visto con gli occhi della fede, il momento attuale di difficoltà è anche un tempo di speranza, di quella speranza che "non delude" (Rm 5,5) perché è radicata nello Spirito Santo, che suscita sempre nuove energie, nuove chiamate e nuove missioni all'interno del Corpo di Cristo.

L'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi, celebrata sulla scia degli eventi epocali dell'11 settembre 2001, ha giustamente osservato che il Vescovo è chiamato a essere profeta, testimone e servitore della speranza dinanzi al mondo (cfr Pastores gregis, n. 3), non solo perché proclama a tutti il fondamento della nostra speranza cristiana (cfr 1P 3,15), ma anche perché rende presente tale speranza attraverso il suo ministero pastorale, essendo questo incentrato sui tre munera di santificare, insegnare e guidare. L'esercizio di questa testimonianza profetica nella società americana contemporanea, come molti di voi hanno sottolineato, è stato reso sempre più difficile dalle conseguenze del recente scandalo e dalla aperta ostilità al Vangelo in certi settori dell'opinione pubblica, tuttavia esso non può essere evitato o delegato ad altri. Proprio perché la società americana si trova di fronte a una preoccupante perdita del senso del trascendente e all'affermazione di una cultura del materiale e dell'effimero, essa ha disperatamente bisogno di una tale testimonianza di speranza. È nella speranza che siamo stati salvati (cfr Rm 8,24); il Vangelo della speranza ci consente di discernere la presenza consolatrice del Regno di Dio in questo mondo, e offre fiducia, serenità e orientamento al posto di quella mancanza di speranza che inevitabilmente genera paura, ostilità e violenza nel cuore delle persone e nella società in generale.

5. Per questa ragione, prego affinché i nostri incontri non solo rafforzino la comunione gerarchica che unisce il Successore di Pietro con i suoi Fratelli Vescovi negli Stati Uniti, ma portino anche abbondanti frutti per la crescita delle vostre Chiese locali nell'unità e nello zelo missionario per la diffusione del Vangelo. In questo modo, esse rispecchieranno sempre più pienamente il "grande mistero" della Chiesa che, nelle parole del Concilio, è in Cristo come se fosse un "sacramento [...] dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Lumen gentium LG 1), primi frutti del Regno di Dio e previsione profetica di un mondo riconciliato e in pace.

Nei prossimi mesi desidero impegnare voi e i vostri Fratelli nell'Episcopato in una serie di riflessioni sull'esercizio del ministero episcopale alla luce del triplice munus per il quale il Vescovo, attraverso l'ordinazione sacramentale, è conformato a Gesù Cristo, sacerdote, profeta e Re.

Auspico che una ferma riflessione sul dono e sul mistero che ci sono stati affidati contribuiscano allo svolgimento del vostro ministero come annunciatori del Vangelo e al rinnovamento della Chiesa negli Stati Uniti.

6. Cari Fratelli, vi assicuro delle mie preghiere per ciascuno di voi e per tutto il clero, i religiosi e i fedeli laici affidati alle vostre cure pastorali. Mentre cerchiamo di affrontare le sfide che ci si presentano, non cessiamo mai di ringraziare il Dio Uno e Trino per la ricca varietà di doni che ha offerto alla Chiesa in America e di guardare con fiducia al futuro che la sua provvidenza, anche adesso, sta schiudendo dinanzi a noi. Con grande affetto raccomando tutti voi all'amorevole intercessione di Maria Immacolata, Patrona degli Stati Uniti d'America, e cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace nel Signore.

UDIENZA ALLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SANT'ANNA IN VATICANO

Sabato, 3 aprile 2004



74 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con grande gioia vi accolgo e vi saluto con affetto. Saluto il vostro parroco Padre Gioele Schiavella, che ringrazio per le cortesi parole con le quali si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Saluto il Vicario Generale dell'Ordine, che non ha voluto mancare a questo incontro, i benemeriti religiosi agostiniani insieme con i loro collaboratori. Saluto gli ecclesiastici presenti, i rappresentanti delle comunità religiose operanti nel territorio parrocchiale, le famiglie e tutti i cari fedeli della Pontificia Parrocchia di Sant'Anna.

2. E' vostra intenzione celebrare, con opportune iniziative, il 75° anniversario di fondazione della parrocchia, istituita per volontà del mio venerato predecessore, il Papa Pio XI, con la Costituzione apostolica Ex Lateranensi pacto del 30 maggio 1929. Dopo la stipulazione dei Patti Lateranensi, che costituivano lo Stato della Città del Vaticano, egli volle provvedere al bene spirituale dei fedeli domiciliati nel territorio del nuovo Stato, e affidò la nuova parrocchia alla cura pastorale dell'Ordine Agostiniano.

Da allora la comunità parrocchiale ha condotto una solerte azione pastorale, crescendo nell'esperienza della fede e nella comunione tra le diverse sue componenti. Grazie al costante sforzo di tutti, la chiesa di Sant'Anna è diventata un'oasi dello spirito, dove pregare e partecipare a celebrazioni liturgiche, condotte con grande decoro e devozione.

So pure che all'interno della parrocchia ci sono non pochi gruppi dediti a molteplici attività apostoliche ed evangelizzatrici. All'impegno di diffondere la Buona Novella, essi uniscono un'incessante testimonianza di carità fraterna e di sollecitudine per i fratelli più bisognosi.

3. La celebrazione dei trascorsi 75 anni costituisce una felice occasione per rendere grazie a Dio della feconda esperienza del passato. Al tempo stesso, è opportuna circostanza per trarre stimoli e incoraggiamento a proseguire il cammino intrapreso, guardando con fiducia al futuro. Il mio augurio è che i religiosi agostiniani, i sacerdoti che li aiutano, come pure gli operatori pastorali e i parrocchiani crescano sempre più nello slancio spirituale e apostolico.

Carissimi Fratelli e Sorelle! La vostra chiesa, posta proprio all'ingresso del Vaticano, è la parrocchia a cui mi sento particolarmente unito. Vi assicuro per questo un costante ricordo nella preghiera. Chiedo al Signore di guidare con il suo Spirito la vostra comunità, perché sia centro di irradiazione del Vangelo e della pace di Cristo.

4. Nell'imminenza, poi, della Pasqua mi è gradito augurarvi che la luce della passione, morte e risurrezione di Cristo illumini l'intera vostra esistenza. Solo Gesù può riempirvi il cuore di serenità, e suscitare in voi il desiderio di annunciare il suo Vangelo con gioia e totale dedizione.

Augurando a voi, alle vostre famiglie e a quanti vi stanno a cuore, una santa Pasqua, invoco l'intercessione della Vergine Maria e della santa sua madre Anna, e imparto a voi qui presenti la mia benedizione, estendendola all'intera Comunità parrocchiale.


AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI COSTA RICA


SUA ECCELLENZA IL SIGNOR ABEL PACHECO DE LA ESPRIELLA


Lunedì, 5 aprile 2004






Signor Presidente,

75 Sono lieto di riceverla in questa visita che ha voluto farmi, rinnovandomi le dimostrazioni di affetto e di stima del popolo della Costa Rica al Papa. Mi compiaccio per la collaborazione esistente tra la Chiesa e le Autorità del suo Paese, che ho molto presente nei miei ricordi da quando ho avuto l'occasione di visitarlo. Spero vivamente che la sua gente continui a camminare sulla base solida di una società giusta, solidale, responsabile e pacifica.

La ringrazio, Signor Presidente, della sua presenza qui e rinnovo i miei auspici per il progresso spirituale e materiale del suo popolo, per la sua convivenza nella concordia e nella libertà, mentre invoco dall'Altissimo, per la materna intercessione di Nostra Signora de los Ángeles, abbondanti benedizioni per gli amatissimi figli e figlie della Costa Rica, ai quali imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO "UNIV 2004"


Lunedì, 5 aprile 2004


Carissimi giovani!

1. Sono lieto di accogliervi anche quest’anno, e porgo a ciascuno il mio più cordiale benvenuto. Siete giunti a Roma da diversi Paesi e da molteplici Università per vivere insieme la Settimana Santa e per partecipare all’incontro internazionale dell’UNIV. Avete modo così di porre a confronto le esperienze acquisite partecipando alle attività di formazione cristiana che la Prelatura dell’Opus Dei promuove nelle vostre rispettive città e nazioni.

Vi saluto con affetto, e saluto quanti vi hanno accompagnato, come pure i sacerdoti che spiritualmente vi guidano. Ieri, Domenica delle Palme, abbiamo ascoltato in Piazza San Pietro risuonare queste parole: “Vogliamo vedere Gesù”. Esse sono il tema del Messaggio che ho voluto scrivere ai giovani del mondo intero in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.

Mai, carissimi, venga meno nel profondo del vostro cuore il desiderio di vedere Cristo! Sappiate superare ogni emozione superficiale, resistendo alle seduzioni dei piaceri e alle ambizioni dell’egoismo e delle comodità.

2. Nel vostro Congresso Internazionale state affrontando una tematica di grande attualità: “Progettare la cultura: il linguaggio della pubblicità”. C’è proprio bisogno di saper usare linguaggi adatti per trasmettere messaggi positivi e per far conoscere in modo attraente ideali e iniziative nobili. E’ anche necessario saper discernere quali siano i limiti e le insidie dei linguaggi che i mezzi di comunicazione sociale ci propongono. Talora gli annunci pubblicitari offrono, infatti, una visione superficiale e inadeguata della vita, della persona, della famiglia e della moralità.

3. Per realizzare questa impegnativa missione, è necessario seguire Gesù da vicino nella preghiera e nella contemplazione. Essere suoi amici nel mondo in cui ci troviamo esige, inoltre, lo sforzo di andare controcorrente.

Nell’università, nella scuola e dovunque vi trovate a vivere, non abbiate paura di essere, quando è necessario, anticonformisti! Vi invito in modo particolare a diffondere la visione cristiana della virtù della purezza, sapendo mostrare ai vostri coetanei che essa “nasce dall’amore e non sono un ostacolo per l’amore puro la forza e la gioia della giovinezza” (S. Josemaría Escrivá de Balaguer, E’ Gesù che passa, 40, 6).

4. In questo mondo che cerca Gesù, talora senza neppure saperlo, voi, cari giovani dell’UNIV, siate lievito di speranza. L’augurio che ebbi a rivolgere ai vostri amici in uno dei nostri primi incontri fu questo: “Se l'uomo … cammina insieme con Dio, è capace di cambiare il mondo” (cfr Discorso all’UNIV, in: L'Osservatore Romano, [13-IV-1982], 1, 3). Lo ripeto a voi quest’oggi: per migliorare il mondo, sforzatevi anzitutto di cambiare voi stessi mediante il ricorso al sacramento della Penitenza e l’intima identificazione con Cristo nell’Eucaristia.

76 A Maria, che non smise mai di contemplare il Volto del suo Figlio Gesù, affido ciascuno di voi e le vostre famiglie. Invoco su ciascuno di voi la protezione di San Josemaría come di tutti i Santi delle vostre terre e di cuore vi benedico.

VIA CRUCIS AL COLOSSEO

PAROLE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Venerdì Santo, 9 aprile 2004




1. Venit hora! Era giunta l'ora! L'ora del Figlio dell'uomo.
Come ogni anno, percorriamo davanti al Colosseo romano la Via crucis di Cristo e partecipiamo a quell'ora in cui si è compiuta l'opera della Redenzione.

Venit hora crucis! "L'ora di passare da questo mondo al Padre" (Jn 13,1). L'ora della straziante sofferenza del Figlio di Dio, una sofferenza che, a venti secoli di distanza, continua a commuoverci intimamente e ad interpellarci. Il Figlio di Dio è giunto a quest'ora (cfr Jn 12,27) proprio per donare la vita a vantaggio dei fratelli. E' l'ora dell'offerta - l'ora della rivelazione dell'infinito amore.

2. Venit hora gloriae! "E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo" (Jn 12,23). Ecco l'ora in cui a noi, uomini e donne di ogni tempo, è stato fatto il dono dell'amore più forte della morte. Stiamo sotto la croce sulla quale è inchiodato il Figlio di Dio, affinché con il potere che il Padre gli ha dato sopra ogni essere umano Egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli sono stati affidati (cfr Jn 17,2).

Non è dunque doveroso in questa ora rendere gloria a Dio Padre "che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi" (Rm 8,32)?

Non è tempo di glorificare il Figlio che "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,7)?

Come non dare gloria allo Spirito di Colui che ha resuscitato Cristo dai morti ed ora abita in noi per dare la vita anche ai nostri corpi mortali (cfr Rm 8,11)?

3. Quest'ora del Figlio dell'uomo, che viviamo il Venerdì Santo, rimanga nella nostra mente e nei nostri cuori come l'ora dell'amore e della gloria.

Il mistero della Via crucis del Figlio di Dio sia per tutti fonte inesauribile di speranza. Ci conforti e ci fortifichi anche quando giungerà la nostra ora.

77 Venit hora redemptionis. Glorificemus Redemptorem!

Amen.




AL PRESIDENTE DEL MOZAMBICO E DELL' UNIONE AFRICANA,


SUA ECCELLENZA IL SIGNOR JOAQUIM ALBERTO CHISSANO


Sabato, 17 aprile 2004




Signor Presidente,

È con grande piacere che La ricevo in occasione di questa sua Visita a Roma, in veste di Presidente del Mozambico e dell'Unione Africana, portando con sé le gravi sfide e le grandi speranze di questo Continente, le cui popolazioni ho sempre nel cuore e sono lieto di salutare in questo tempo pasquale di Risurrezione.

Signor Presidente Chissano, porgo a Lei il mio deferente saluto con gli auspici dei migliori esiti nel nobile incarico affidato all'Istituzione che attualmente presiede. Lo Spirito celeste discenda sulla grande famiglia umana e susciti nel cuore di tutti la passione e il dono della vita! Dio benedica la sua famiglia e tutto il popolo del Mozambico; benedica l'Africa e quanti l'aiutano!


AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE


PROMOSSO DALL’UNIONE CRISTIANA ENTI


TRA E PER I MIGRANTI ITALIANI (U.C.E.M.I.)


Sabato, 17 aprile 2004




Cari e venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del Congresso internazionale dell’Unione Cristiana Enti Tra e Per i Migranti Italiani. Vi saluto cordialmente e, attraverso di voi, rivolgo un pensiero affettuoso a tutte le comunità di migranti italiani sparse nel mondo. Ringrazio il Presidente, Signor Adriano Degano, per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome dei presenti.

Voi operate nelle numerose associazioni cristiane degli emigrati, ben inseriti nelle comunità parrocchiali, in spirito di fraterna e generosa collaborazione. Di questo mi rallegro, e vi incoraggio a coltivare sempre la dimensione religiosa dei vostri sodalizi, per tener vivi i valori ereditati dai padri e trasmetterli alle nuove generazioni. In tal modo, voi offrite un contributo importante all’evangelizzazione. Essa, infatti, come già in passato, anche nella nostra epoca è strettamente legata ai fenomeni migratori. Vi esorto a far sì che la vostra fede sia sempre accompagnata dalla testimonianza di amore fraterno e dalla fattiva attenzione a quanti si trovano in difficoltà.

78 2. Nel ringraziarvi per la vostra visita, affido voi e le vostre rispettive associazioni a Maria Santissima, invocandola quale Madre dei Migranti.

Con tali sentimenti, a tutti di cuore imparto la mia Benedizione, estendendola alle persone che quotidianamente incontrate nel vostro lavoro apostolico.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO COMITATO


DI SCIENZE STORICHE






Al Reverendo Monsignore

WALTER BRANDMÜLLER

Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche

1. La Chiesa di Cristo ha verso l’uomo una responsabilità che in qualche modo raggiunge ogni dimensione della sua esistenza. Per questo essa si è sempre sentita impegnata alla promozione dello sviluppo della cultura umana, favorendo la ricerca del vero, del buono e del bello, affinché l'uomo possa corrispondere sempre più all'idea creatrice di Dio.

A tal fine è anche importante la coltivazione di una seria conoscenza storica dei vari campi in cui si articola la vita del singolo e della comunità. Nulla vi è di più inconsistente di uomini o di gruppi senza storia. L’ignoranza del proprio passato conduce fatalmente alla crisi e alla perdita di identità dei singoli e delle comunità.

2. Lo studioso credente sa poi di possedere nelle Sacre Scritture dell'Antica e della Nuova Alleanza una chiave ulteriore di lettura per una conoscenza adeguata dell'uomo e del mondo. E’ nel messaggio biblico, infatti, che si conosce la vicenda umana nei suoi risvolti più nascosti: la creazione, la tragedia del peccato, la redenzione. Si definisce così il vero orizzonte interpretativo entro il quale possono essere compresi eventi, processi e figure della storia nel loro significato più recondito.

In questo contesto devono essere anche indicate le possibilità che un quadro storico rinnovato può schiudere ad una convivenza armoniosa dei popoli, sorretta da vicendevole comprensione e da reciproco scambio delle rispettive acquisizioni culturali. Ad un’indagine storica libera da pregiudizi e vincolata unicamente alla documentazione scientifica è assegnato un ruolo insostituibile nell'abbattimento delle barriere esistenti fra i popoli. Non di rado, infatti, pesanti steccati sono stati eretti nel corso dei secoli a causa della parzialità della storiografia e del risentimento reciproco. La conseguenza è stata che ancora oggi persistono incomprensioni che sono d'ostacolo alla pace e alla fraternità fra gli uomini e fra i popoli.

L’aspirazione più recente al superamento dei confini della storiografia nazionale per una visione allargata a più ampi contesti geografici e culturali potrebbe anch'essa rivelarsi di grande giovamento, perché assicurerebbe uno sguardo comparativo sugli eventi, consentendone una valutazione più equilibrata.

3. La rivelazione di Dio agli uomini è avvenuta nello spazio e nel tempo. Il suo momento culminante, il farsi uomo del Verbo divino, la sua nascita dalla Vergine Maria nella città di Davide al tempo di re Erode il Grande, è stato un evento storico: Dio è entrato nella storia umana. Per questo contiamo gli anni della nostra storia a partire dalla nascita di Cristo.

Anche la fondazione della Chiesa, attraverso la quale Egli ha voluto trasmettere, dopo la sua risurrezione e ascensione, il frutto della redenzione all'umanità è un evento storico. La Chiesa stessa è un fenomeno storico e quindi un oggetto eminente della scienza storica. Numerosi studiosi - alcuni dei quali neppure appartenenti alla Chiesa cattolica - le hanno dedicato il proprio interesse, dando un contributo importante all’elaborazione delle sue vicende terrene.


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