GP2 Discorsi 2004 141


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA DIOCESI DI AVERSA


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Sabato, 19 giugno 2004




Carissimi Fratelli e Sorelle della Diocesi di Aversa!

1. Sono lieto di porgere a tutti voi il mio cordiale benvenuto. Questo incontro rappresenta un significativo momento del vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli, a conclusione della visita pastorale effettuata dal vostro Arcivescovo.

Vi saluto con affetto, cominciando dal vostro Pastore, Monsignor Mario Milano, che ringrazio per le cortesi parole da lui rivoltemi a nome di tutti i presenti. Saluto il Signor Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e quanti sono impegnati nei consigli parrocchiali e nelle attività pastorali diocesane. Il mio pensiero va poi a voi tutti, qui presenti, come pure a quanti non sono potuti intervenire personalmente, con uno speciale ricordo per i giovani, le famiglie, le persone sole, anziane o malate. A ciascuno assicuro la mia spirituale vicinanza con l’affetto e con la preghiera.

2. La visita pastorale, che quest’oggi idealmente si conclude, è stata per la vostra Comunità diocesana uno dei frutti più importanti del Grande Giubileo dell’Anno 2000; un singolare "tempo di grazia", favorevole alla riflessione e all’approfondimento della comunione fra ogni componente della Diocesi, in stretta unità con il proprio Pastore e col Successore di Pietro. Sono persuaso che essa susciterà in tutti i credenti un rinnovato slancio ascetico e missionario per costruire una nuova società.

A questo proposito, ripenso a quanto ebbi a dirvi nella primavera dell’anno 2000, incontrandovi in Piazza San Pietro. Richiamai allora l’importanza della solidarietà materiale e spirituale. Lo stesso invito vi rivolgo oggi: "Siate testimoni di solidarietà" (Insegnamenti XXIII/1 [2000/1], p. 558). Solidarietà che parte dagli aspetti più immediati della vita quotidiana, dal lavoro all’assistenza, per dar vita a una società più giusta e più equa.

3. Ma, accanto agli ambiti sociali, il senso di solidarietà e di aiuto reciproco deve investire anche quelli della comunione spirituale e della missione evangelizzatrice di ogni Comunità cristiana. La più alta testimonianza di solidarietà che la vostra Diocesi è chiamata ad offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo non è forse la santità? Sì! Carissimi Fratelli e Sorelle, proclamate con coerenza Cristo e il suo Vangelo con generosa fedeltà e abbandono fiducioso alla volontà divina. Alimentate la vostra esistenza con fervorosa preghiera, docile ascolto della Parola di Dio e frequente ricorso ai Sacramenti, specialmente a quelli della Confessione e dell’Eucaristia.

Carissimi Fratelli e Sorelle, proseguite il cammino intrapreso, corroborati anche dalla grazia dell’odierno pellegrinaggio. Iddio renda fecondi i vostri propositi di comunione ecclesiale e l’impegno per la nuova evangelizzazione, seguendo le indicazioni scaturite dalla visita pastorale.

Dal Santuario mariano di Casapesenna, che ho avuto la gioia di visitare quattordici anni fa, la Vergine Santa continui ad accompagnarvi in questo impegnativo itinerario spirituale e apostolico.

Da parte mia, vi assicuro la mia vicinanza spirituale e di cuore vi benedico, insieme con le vostre comunità parrocchiali e religiose, le vostre famiglie e tutte le persone a voi care.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL VESCOVO DI MANTOVA


IN OCCASIONE DEL XII CENTENARIO DELLA DIOCESI




Al Venerato Fratello

EGIDIO CAPORELLO

143 Vescovo di Mantova

1. Sono lieto che la Comunità cristiana di Mantova intenda ricordare quest’anno con uno speciale Giubileo il dodicesimo centenario (804-2004) della Diocesi. In questa felice occasione desidero far giungere il mio cordiale saluto a Lei, venerato Fratello, e a quanti la Provvidenza divina ha affidato alle Sue cure pastorali.

Da quando, milleduecento anni fa, il mio venerato predecessore san Leone III venne a Mantova per venerare la "reliquia" del Preziosissimo Sangue di Cristo e per erigere la Città a sede vescovile, ha avuto inizio un’ininterrotta venerazione dei fedeli verso tale insigne "reliquia", che rimanda al mistero della Redenzione e al dono del sacramento dell’Eucaristia.

Mi unisco volentieri a Lei e all’intera Diocesi nell’elevare a Dio un inno di lode e di gratitudine per i tanti frutti di bene maturati nel corso dei secoli. Auspico, inoltre, che dalle diverse manifestazioni giubilari scaturisca un rinnovato impegno di adesione a Cristo, mediante l’approfondimento delle ragioni della fede e il corroboramento del senso di appartenenza alla Chiesa. Ciò non mancherà di stimolare un sempre più coraggioso slancio dei sacerdoti, dei religiosi e dei fedeli nell’annuncio e nella testimonianza evangelica.

2. Il Giubileo Diocesano, iniziato il 30 novembre 2003, prima Domenica di Avvento, avrà il suo momento conclusivo il prossimo 21 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Suo scopo primario è di suscitare in tutte le componenti della Comunità diocesana una più intensa e consapevole memoria della morte e risurrezione di Cristo, mistero che incessantemente è reso presente nell’Eucaristia.

Al centro delle celebrazioni giubilari, pertanto, codesta Chiesa mantovana ha posto giustamente Cristo, nascosto sotto il velo delle specie eucaristiche. Ispirandosi alla splendida pagina evangelica della moltiplicazione dei pani (cfr
Lc 9,10-17), che contiene un annuncio profetico dello stupendo miracolo dell’Eucaristia, dono vivo del Corpo e del Sangue di Cristo, essa intende stimolare ogni credente ad assumere un generoso slancio missionario. Ascoltando le parole di Gesù: "Date loro voi stessi da mangiare" (Lc 9,13), ciascuno deve sentirsi chiamato dal Signore, come i Dodici, a un responsabile servizio d’amore verso gli altri e specialmente verso i poveri e i bisognosi.

Venerato Fratello e cari fedeli di Mantova! La partecipazione quotidiana all’Eucaristia, cibo di vita eterna, è in grado di trasformare l’esistenza dei credenti. Nutriti di questo pane di salvezza, essi possono crescere come Chiesa che "dà la vita", perché il Signore li renderà capaci di operare i prodigi che Egli ha compiuto e che costantemente rinnova nel suo popolo con la potenza dello Spirito Santo.

3. Carissimi, l’Eucaristia infonde in voi il coraggio e la gioia di essere santi. Questo tempo giubilare è, pertanto, un’occasione propizia per approfondire l’universale vocazione alla santità. Di persone sante il mondo ha bisogno prima e più di tutto il resto.

I milleduecento anni di storia diocesana registrano la presenza di luminose figure, che continuano a brillare per il fulgore della loro totale adesione a Cristo. La Liturgia le ripropone all’imitazione e alla devozione dei credenti. Ricordo, in primo luogo, sant’Anselmo da Baggio, Patrono principale della Diocesi, "luminoso riflesso della santità di Dio e del Figlio suo Gesù Cristo", come ebbi a definirlo in occasione del nono centenario della sua morte (cfr Insegnamenti IX/1 [1986/1] 228).

Il mio pensiero va, poi, a san Luigi Gonzaga, Compatrono della Diocesi, che ho avuto modo di onorare a Castiglione delle Stiviere, sua terra natale, in occasione del quarto centenario della morte. Questo giovane appassionato di Cristo rivolge ancora oggi a tutti noi una pressante esortazione alla coerenza e alla fedeltà al Vangelo, ricordandoci che Dio deve essere al primo posto nella nostra esistenza.

Penso, inoltre, al mio venerato predecessore san Pio X, che trascorse a Mantova alcuni anni del suo fecondo ministero episcopale, lasciando il ricordo di un Pastore zelante e amorevole.

144 Sulla scia di tanti Santi e Beati, i cristiani mantovani proseguano nel loro cammino di fede, confermando ogni giorno la loro adesione a Cristo e rinsaldando i vincoli di un’unione fraterna irrobustita dall’indomita fedeltà al Vangelo.

4. Mantova, come il resto dell’Italia, sta attraversando in questi anni rapidi cambiamenti sociali con non poche difficoltà economiche, mentre sempre più vasto diventa il confronto con culture e religioni diverse. Una certa mentalità consumistica e secolarizzata mina l’unità e la stabilità delle famiglie, e, seducendo un numero crescente di cristiani, li induce a operare di fatto un progressivo distacco nell’ambito sociale, civile e politico dai valori della fede. Bisogna reagire a queste spinte disgregatrici e, per questo, è indispensabile riscoprire le radici cristiane della propria cultura. Tutti i fedeli sono chiamati in causa da questo impegno. Essi recheranno un contributo efficace a questa urgente opera se sapranno porre Cristo al centro di ogni progetto personale, familiare e comunitario. E’ ripartendo da Lui che si può costruire un mondo più giusto e fraterno.

5. Amata Diocesi di Mantova, non ti scoraggiare dinanzi alle difficoltà che incontri! Ripeto anche a te: "Duc in altum!". Lo Spirito del Risorto non mancherà di sostenerti e fortificarti, ti spingerà a guardare oltre i tuoi limiti e a scoprire, con grato stupore, il miracolo di un Pane che sovrabbonda sempre. Sostenuta dall’esempio e dalla preghiera dei tuoi Santi Patroni, cammina con fiducia sulle strade del nuovo Millennio!

Fedeli della cara Chiesa mantovana, vi affido alla materna protezione della Vergine Incoronata, Regina e Madre delle Grazie, particolarmente venerata nella vostra Terra. Sia Lei a guidarvi e a sorreggervi sempre.

Con tali sentimenti e auspici, invio a Lei, venerato Fratello, al Clero, ai Religiosi, alle Religiose e all’intera Comunità diocesana una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 10 giugno 2004, Solennità del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo.

IOANNES PAULUS II



A SUA ECCELLENZA JOSÉ LUIS RODRÍGUEZ ZAPATERO,


PRESIDENTE DEL GOVERNO SPAGNOLO


Lunedì, 21 giugno 2004




Signor Presidente,

è per me motivo di grande soddisfazione riceverla pochi mesi dopo l'assunzione del suo incarico, insieme al suo illustre Seguito, in questa visita con la quale evidenzia la sua stima per la Sede Apostolica. La sua presenza qui riflette il desiderio di proseguire in un clima sereno i rapporti di collaborazione tra la Chiesa locale e lo Stato per il bene del popolo spagnolo, desiderio che Lei stesso mi ha espresso in occasione del nostro incontro a Madrid, al termine della Santa Messa in Plaza de Colón, il 4 maggio dell'anno scorso.

Tramite Lei desidero rinnovare il mio affetto e la mia vicinanza a tutti gli spagnoli, alle Loro Maestà i Re e alla Famiglia Reale, che, insieme a quanti nelle diverse occasioni erano al Governo, mi hanno accolto tanto bene le cinque volte che ho visitato il Paese. Contraccambio quelle manifestazioni di affetto rinnovando il mio sincero apprezzamento alla comunità cattolica in Spagna che con i suoi Vescovi cammina lungo le vie della fede in stretta comunione con il Papa. Elevo al contempo la mia preghiera affinché questa cara Nazione s'incammini sempre verso il progresso integrale, si rafforzi in essa la convivenza pacifica nell'unità tra le genti e i popoli di questa grande terra, con la meravigliosa e variegata diversità che la costituisce, e si conservino i valori morali e culturali come pure le sue radici cristiane.

Pochi giorni fa, quando ho ricevuto il suo nuovo Ambasciatore, ho avuto l'opportunità di fare riferimento ad alcuni aspetti della società spagnola. Ribadendo quanto ho affermato in tale occasione, desidero rinnovarle la mia sincera gratitudine per questa amabile visita. Auspico vivamente che il suo impegno personale, così come quello del suo Governo, raggiunga gli obbiettivi prefissati di promuovere il moderno sviluppo della Spagna, e che in questo impegno si tenga opportunamente conto dei valori etici, tanto radicati nella tradizione religiosa e culturale del suo popolo. Sappia che può contare sulla collaborazione della Santa Sede per lavorare uniti nella grande causa della pace e a favore del progresso spirituale dei popoli, per apportare un contributo allo sradicamento del terrorismo e della violenza in ogni sua forma, per raggiungere i migliori risultati nelle legittime esigenze della persona umana, con la sua dignità, i suoi diritti e le sue libertà. Chiedo vivamente all'Onnipotente che effonda abbondanti doni e benedizioni su di Lei, Signor Presidente, sui suoi collaboratori negli impegni di Governo, e sugli amatissimi figli del suo nobile Paese.


A SUA ALTEZZA EM.MA FRÀ ANDREW BERTIE,


PRINCIPE E GRAN MAESTRO


DEL SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA


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Martedì, 22 giugno 2004


Altezza!

Sono particolarmente lieto di accoglierLa e La ringrazio per questa sua visita, che mi offre l’opportunità di rinnovare l’espressione dei sentimenti di stima e di gratitudine che nutro verso il Sovrano Militare Ordine di Malta. La saluto cordialmente ed estendo il mio affettuoso pensiero a quanti gentilmente La accompagnano.

Profitto volentieri di questa occasione per far pervenire il mio saluto a tutti i membri di codesta benemerita Istituzione operante in varie parti del mondo. La Santa Sede apprezza i numerosi servizi che essa rende alla causa dell’evangelizzazione e, in particolare, le molteplici iniziative di bene che costantemente promuove in favore dei bisognosi.

Assicuro volentieri un ricordo nella preghiera perché Iddio, per intercessione di Maria Santissima, benedica ogni progetto di bene del vostro Sodalizio, mentre vi incoraggio a proseguire con generosità nel vostro cammino di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa.

Con tali sentimenti, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica a Lei, ai suoi collaboratori e all’intero Sovrano Ordine di Malta.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE XII)


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Giovedì, 24 giugno 2004

Cari Fratelli Vescovi,


1. Continuando le visite dei Vescovi degli Stati Uniti sulle Tombe degli Apostoli, sono lieto di salutarvi, Vescovi delle Province di Portland in Oregon, Seattle e Anchorage. Nella nostra serie di riflessioni sull'esercizio del ministero affidatoci in quanto Successori degli Apostoli consideriamo il munus docendi alla luce della testimonianza profetica del regno di Dio da parte della Chiesa che è, sulla terra, il germe e l'inizio (cfr Lumen gentium LG 5). Oltre alla testimonianza personale di fede e di santità delle quali sono responsabili i credenti in virtù del Battesimo, la Chiesa è anche chiamata a rendere una importante testimonianza istituzionale al mondo.

Per questo motivo, il mandato del Signore risorto di ammaestrare tutte le nazioni e di insegnare loro a "osservare tutto ciò che" Egli ha "comandato" (Mt 28,19-20) deve essere il punto di riferimento indispensabile di qualsiasi attività ecclesiale. Le numerose istituzioni religiose, educative e caritative della Chiesa esistono per un unico scopo: proclamare il Vangelo. La loro testimonianza deve sempre procedere ex corde Ecclesiae, dal cuore della Chiesa.

Tutti coloro che partecipano agli apostolati di queste istituzioni, inclusi quanti non credono, dovrebbero mostrare un apprezzamento sincero e rispettoso per quella missione che è la loro ispirazione e la loro definitiva raison d'être.

146 2. Oggi, la creatività è particolarmente necessaria per plasmare meglio le istituzioni ecclesiali affinché compiano la propria missione profetica. Ciò significa elaborare modi innovativi per permettere alla luce di Cristo di risplendere cosicché il dono della sua grazia possa veramente fare "nuove tutte le cose" (Ap 21,5 cfr Novo Millennio ineunte NM 54). Le numerose istituzioni ecclesiali negli Stati Uniti, scuole, ospedali e strutture caritative, non devono solo aiutare i fedeli a pensare e ad agire in pieno accordo con il Vangelo, superando ogni separazione fra fede e vita (cfr Christifideles laici CL 34), ma devono anche incarnare una chiara testimonianza collettiva della sua verità salvifica. Ciò esigerà un riesame costante delle priorità alla luce della loro missione e una nuova offerta di una testimonianza convincente, in una società pluralistica, dell'insegnamento della Chiesa, in particolare sul rispetto per la vita umana, il matrimonio e la famiglia e il giusto ordine della vita pubblica.

3. Le istituzioni scolastiche ecclesiali saranno in grado di contribuire efficacemente alla nuova evangelizzazione solo se conserveranno chiaramente e promuoveranno la propria identità cattolica. Ciò significa che "I contenuti del progetto educativo dovranno fare riferimento costante a Gesù Cristo e al suo messaggio, così come lo presenta la Chiesa nel suo insegnamento sia dogmatico sia morale" (Ecclesia in America, n. ). Inoltre, una educazione autenticamente cattolica si prefigge una integrazione della conoscenza nel contesto di una visione della persona umana e del mondo illuminata dal Vangelo. Per loro stessa natura, le università e i collegi cattolici sono chiamati a offrire una testimonianza istituzionale della fedeltà a Cristo e alla Sua Parola così come la presenta la Chiesa, una testimonianza pubblica ed espressa nella richiesta canonica del mandato (CIC, c. CIC 812 cfr USCCB, The Application of Ex Corde Ecclesiae in the United States, Parte 2, art. 4, 4, e). In quanto comunità impegnate nella ricerca della verità e nel tentativo di stabilire una sintesi vivente di fede e ragione, queste istituzioni dovrebbero essere in prima linea nel dialogo della Chiesa con la cultura perché "una fede che si ponesse ai margini di ciò che è umano, quindi di ciò che è cultura, sarebbe una fede che non rispecchia la pienezza di ciò che la parola di Dio manifesta e rivela, una fede decapitata, peggio ancora, una fede in processo di auto-annullamento" (Ex Corde Ecclesiae, n. 44)

Anche la presenza della Chiesa nell'educazione elementare e media deve essere oggetto della vostra particolare sollecitudine di Pastori del Popolo di Dio. Le scuole parrocchiali locali hanno fatto molto per offrire una solida formazione accademica, morale e religiosa a così tanti americani, cattolici e non. Colgo questa opportunità per riconoscere con gratitudine il lavoro devoto svolto da innumerevoli sacerdoti, religiosi e laici, nel campo dell'educazione cattolica e vi invito a unirvi a me nell'incoraggiarli a perseverare in questa missione necessaria (cfr Congregazione per l'Educazione Cattolica, Le persone consacrate e la loro missione nella scuola, n. 84). Vi chiedo anche di incoraggiare i vostri sacerdoti a continuare a essere presenti e visibili nelle scuole parrocchiali e a compiere ogni sforzo per garantire che, nonostante le difficoltà economiche, l'educazione cattolica resti accessibile ai poveri e ai meno privilegiati della società.

4. Anche i programmi educativi religiosi sono elementi significativi della missione evangelizzatrice della Chiesa. Mentre i programmi catechistici rivolti a bambini e giovani, in particolare in relazione alla preparazione ai Sacramenti, restano essenziali, è necessario prestare una maggiore attenzione alle esigenze particolari degli adolescenti e degli adulti.Programmi efficaci di educazione religiosa, a livello sia diocesano sia parrocchiale, richiedono un discernimento costante delle reali esigenze delle diverse età e dei diversi gruppi, così come una valutazione creativa dei mezzi migliori per soddisfarle, in particolare la necessità di formazione nella preghiera mentale, nella lettura spirituale delle Sacre Scritture (cfr Dei Verbum DV 11) e nella ricezione feconda dei Sacramenti. Questo discernimento permanente esige l'impegno personale del Vescovo insieme ai Pastori che sono i diretti responsabili dell'istruzione religiosa impartita nelle parrocchie, agli insegnanti di religione la cui generosità e la cui esperienza sono una grande risorsa per le vostre Chiese locali e ai genitori che sono chiamati prima di tutti gli altri a formare i propri figli nella fede nella vita cristiana (cfr CIC, c. CIC 74 CIC 2).

5. Le numerose iniziative dei cattolici americani a favore degli anziani, dei malati e dei bisognosi, mediante ricoveri, ospedali, cliniche e vari centri di sostegno e di assistenza, sono sempre state e continuano a essere, una testimonianza eloquente di "fede, speranza e carità" (1Co 13,31) che devono contraddistinguere la vita di ogni discepolo del Signore. Negli Stati Uniti, generazioni di religiosi e di laici impegnati, creando una rete di istituzioni sanitarie cattoliche, sono stati testimoni eccezionali di Cristo, medico del corpo e dell'anima, e della dignità della persona umana. Non dovete permettere alle gravi sfide che interpellano queste istituzioni nelle mutevoli circostanze sociali ed economiche di indebolire questa testimonianza collettiva. Le politiche stabilite in assoluta conformità con l'insegnamento morale della Chiesa devono essere osservate nelle strutture sanitarie cattoliche e ogni aspetto della vita di queste ultime deve riflettere la loro ispirazione religiosa e il loro vincolo intimo con la missione ecclesiale di portare luce soprannaturale, guarigione e speranza agli uomini e alle donne in ogni fase del loro pellegrinaggio terreno.

6. Cari Fratelli, con gratitudine profonda per il grande contributo che le istituzioni cattoliche presenti nelle vostre Diocesi hanno reso allo sviluppo delle vostre Chiese locali, mi unisco a voi nel pregare affinché esse divengano sempre più agenti efficienti della nuova evangelizzazione, fonti di energia vitale per l'apostolato e lievito autentico del Regno (cfr Mt 13,33) nella società americana. Su tutto il clero, i religiosi e i laici impegnati in opere di servizio ecclesiale, invoco la sapienza e la forza dello Spirito Santo e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di grazia e di forza nel Signore.




AI PARTECIPANTI


ALLA 71ª ASSEMBLEA DELLA R.O.A.C.O.


Giovedì, 24 giugno 2004




Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Rivolgo a ciascuno di voi un saluto cordiale, in occasione della settantunesima Assemblea della R.O.A.C.O. Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali

147 Saluto il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il Signor Cardinale Ignace Moussa I Daoud, e lo ringrazio per essersi fatto interprete dei sentimenti di tutti i presenti. Saluto il Segretario e i Collaboratori del Dicastero, come pure il Nunzio Apostolico in Romania, il nuovo Custode di Terra Santa e i Responsabili delle Agenzie. A ciascuno il mio cordiale benvenuto.

2. La vostra visita mi fa pensare alla situazione in cui si trovano le comunità cristiane delle Chiese d’Oriente, sottoposte in questo nostro tempo a dura prova a causa dei conflitti in atto, del terrorismo e di altre difficoltà. Ad esse voi non fate mancare il vostro sostegno, fedeli al compito che vi siete assunto seguendo gli orientamenti della Congregazione Orientale. All’azione generosa in favore delle popolazioni dell’Iraq, voi avete unito, in questa sessione, una particolare attenzione per la Chiesa Greco-cattolica di Romania. Grazie per queste vostre premure. Si tratta di un prezioso servizio di solidarietà verso coloro che sono nel bisogno. Per svolgerlo nel miglior modo possibile, è dall’Eucaristia che dovete attingere la forza necessaria. Scrivevo, in proposito, nella recente Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia che “ai germi di disgregazione tra gli uomini, che l’esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell’umanità a causa del peccato, si contrappone la forza generatrice di unità del corpo di Cristo. L’Eucaristia, costruendo la Chiesa, proprio per questo crea comunità fra gli uomini” (n. 24).

3. Occasione significativa per esprimere questa comunione solidale, che unisce tutti i credenti in Cristo, è la Colletta per la Terra Santa, tradizionalmente raccolta il Venerdì Santo in ogni parte del mondo. I miei venerati Predecessori hanno sempre raccomandato a tutte le Comunità cristiane la cura per la Chiesa madre di Gerusalemme. Occorre perseverare, pregando intensamente per la pace dei Popoli che vivono nella Terra di Gesù. Ai cristiani tanto provati da perdurante violenza e da numerosi altri problemi che producono impoverimento economico, conflittualità sociale, avvilimento umano e culturale, non venga meno il sostegno dell’intera Chiesa cattolica. Grazie anche alla Colletta del Venerdì Santo, a cui sopra accennavo, è possibile prestare soccorso alle urgenti necessità ed alimentare lo spirito d’accoglienza e di rispetto reciproci, favorendo la maturazione di una comune volontà di riconciliazione. Tutto ciò non può non contribuire a costruire la pace tanto auspicata.

4. Uno dei compiti più importanti della Congregazione per le Chiese Orientali nel sostenere la vita pastorale e l’opera evangelizzatrice delle Chiese cattoliche d’Oriente resta la formazione dei formatori. Il vostro contributo, al riguardo, dovrà considerare quanto grandi siano, spesso, i bisogni dei seminari e delle case di formazione, e come varino le priorità da una comunità ecclesiale all’altra. Codesto Dicastero compie un notevole sforzo anche economico per preparare sacerdoti, seguire seminaristi, religiose e religiosi, laiche e laici in modo che le Chiese, superati i condizionamenti del passato, possano contare ora su pastori qualificati e laici responsabili e competenti.

5. Il Signore Gesù e la sua celeste Madre, tanto amata e ovunque venerata dalle antiche Chiese d’Oriente, aiutino questi nostri fratelli e sorelle nella fede a rispondere con coraggio alle sfide della nuova evangelizzazione. San Giovanni Battista, di cui quest’oggi ricordiamo la nascita, li assista insieme a tutti i Santi con la sua intercessione.

Assicuro anch’io la mia preghiera, mentre ben volentieri imparto a voi, ai vostri collaboratori, ai benefattori e alle persone care una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL SIMPOSIO EUROPEO


DEI DOCENTI UNIVERSITARI "FAMIGLIA IN EUROPA"


Venerdì, 25 giugno 2004






Illustri Signori,
Gentili Signore!

1. Sono lieto di incontrarvi, in occasione del Simposio europeo dei Docenti universitari che, nel contesto dell’Anno Internazionale della Famiglia, vi vede impegnati a riflettere e confrontarvi su fondamenti, esperienze e prospettive della famiglia in Europa. A ciascuno di voi rivolgo il mio saluto cordiale. Saluto, in particolare, il Cardinale Camillo Ruini, e gli sono grato per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a vostro nome.

Esprimo vivo apprezzamento per la scelta del tema: sulla famiglia, infatti, si gioca il futuro dell’Europa.Si può dire che la famiglia è lo specchio della società, e pertanto anche dell’Europa che si va costruendo. L’evoluzione della famiglia è e sarà il più importante rivelatore degli sviluppi culturali ed istituzionali del Continente. E’ pertanto quanto mai opportuno che le Università, e specialmente i docenti cristiani, seguano con attenzione le dinamiche familiari, promuovendo nelle nuove generazioni una responsabile e consapevole riflessione.

148 2. Nel primo millennio l’incontro tra il diritto romano e il messaggio cristiano ha dato vita a quello che potremmo chiamare il modello europeo di famiglia, diffuso poi su larga scala nelle Americhe e in Oceania. Le vicende di tale modello coincidono con quelle della stessa civiltà cosiddetta occidentale. Infatti, a metà del secolo scorso, nelle comunità socialmente ed economicamente più sviluppate sono emersi in modo dirompente fenomeni sintomatici di una crisi profonda, con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti (cfr Esortazione ap. post-sinodale Ecclesia in Europa, 90). Di fronte a tale crisi la famiglia è sempre stata un elemento di coesione e di forza e, anche quando aspramente contestata, è rimasta oggetto di aspirazioni, desideri, progetti, nostalgie. L’origine della crisi è, in realtà, di tipo culturale, al punto che oggi le nuove generazioni appaiono fortemente attratte dall’ideale della famiglia tradizionale, ma quasi incapaci di assumerne la responsabilità in modo adeguato.

3. Si comprende allora l’importanza di un convegno come il vostro, che guarda all’istituto familiare proprio sul piano dei fondamenti - filosofici, giuridici, teologici - per interpretare a fondo le attuali esperienze, spesso problematiche e talvolta drammatiche, e cogliere le molteplici prospettive che si aprono intorno ad un rinnovato modello familiare.

Ma questa è, appunto, la questione centrale: si può ancora parlare oggi di un modello di famiglia? La Chiesa è convinta che, nel contesto odierno, sia più che mai necessario riaffermare le istituzioni del matrimonio e della famiglia come realtà che derivano dalla sapiente volontà di Dio e che rivelano in pienezza il loro significato e valore all’interno del suo disegno creativo e salvifico (cfr ibid.; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes
GS 48 Lett. enc. Familiaris consortio FC 11-16). A tal fine, accanto ad iniziative propriamente pastorali, diventa altamente significativo il ruolo di quanti operano nell’ambito della cultura e della ricerca scientifica, dove il metodo è quello del dialogo e del confronto tra diverse discipline interessate alle tematiche familiari.

4. A questo metodo voi vi state ispirando nel corso del presente Simposio con riferimento al contesto europeo. Auspico che questa opportuna iniziativa contribuisca a far sì che nell’Europa di oggi e di domani la famiglia possa adeguatamente svolgere il ruolo che compete alla sua altissima dignità. Assicuro a tal fine uno speciale ricordo nella preghiera e invoco l’intercessione della santa Famiglia di Nazaret, modello di ogni famiglia.

A ciascuno di voi, carissimi, l’augurio di buon lavoro e di una serena permanenza a Roma. E’ un augurio che accompagno con la mia Benedizione, estensibile a quanti vi sono cari.


AL SIGNOR EDWARD FENECH ADAMI


PRESIDENTE DI MALTA


Venerdì, 25 giugno 2004




Signor Presidente,

sono lieto di accoglierla in Vaticano così presto dopo la sua elezione, e attraverso di Lei invio cordiali saluti al popolo di Malta. Svolge la sua visita in un momento importante della storia del suo Paese. Malta, occupando il suo posto legittimo nell'Unione Europea, deve svolgere un ruolo vitale nel sostenere l'identità profondamente cristiana di questo continente. A questo proposito, vorrei esprimere il sincero apprezzamento della Santa Sede per il sostegno offerto da Lei, Eccellenza, e dal Governo di Malta all'inclusione di un riferimento all'eredità cristiana dell'Europa nel Preambolo della Costituzione dell'Unione Europea.

Dal tempo di san Paolo, Malta è nota per la sua ferma adesione alla fede. Prego affinché perseveri in questo e confido nel fatto che il popolo maltese, noto per la sua dedizione alla Chiesa e, in particolare, per il suo grande rispetto per la vita familiare, porterà gli altri a un profondo apprezzamento del messaggio liberatorio del Vangelo.

Su di voi e su tutto l'amato popolo di Malta, invoco di cuore abbondanti benedizioni divine di prosperità, gioia e pace.


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO


PROMOSSO DAL CENTRO SPORTIVO ITALIANO


Sabato, 26 giugno 2004

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Cari amici del Centro Sportivo Italiano!


1. Benvenuti a questo incontro, che ricorda i sessant’anni della vostra benemerita Istituzione, fondata per evangelizzare il mondo dello Sport in Italia. Vi accolgo e saluto tutti con affetto. Saluto i Presuli presenti e, in primo luogo, il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. A lui sono grato, in particolare, per avermi poc’anzi illustrato i programmi e i progetti della vostra Associazione. Saluto i dirigenti, gli allenatori, gli arbitri, gli animatori e gli assistenti spirituali. Un saluto cordiale rivolgo a Mons. Vittorio Peri, Consulente Ecclesiastico Nazionale, e al Presidente Nazionale, Signor Edio Costantini. Saluto soprattutto voi, cari giovani atleti, e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza.

2. "Alzati!" (
Lc 7,14). Vorrei riprendere in questa circostanza l’invito del Signore al ragazzo di Nain, che è stato il tema del mio recente pellegrinaggio apostolico in Svizzera, per riflettere anche con voi sul senso della vostra missione nella Chiesa e nella società.

"Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!". Queste parole ho rivolto ai giovani raccolti nel Palazzo di ghiaccio di Berna lo scorso 5 giugno. Questo stesso invito ripeto a voi, cari amici del Centro Sportivo Italiano. Ciascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell’ambito sportivo.

Voi siete ben consapevoli di questa singolare vocazione, e, nel progetto culturale sportivo dell’Associazione, affermate che non intendete esaurire la vostra presenza nella società italiana solo in funzione della promozione dello sport, ma volete contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso alla vita, il suo orientamento e la sua meta. Intendete così promuovere una mentalità e una cultura sportiva che attraverso il "fare sport", non solo "il parlare di sport", faccia riscoprire la piena verità sulla persona.

3. Con questo fine il Centro Sportivo Italiano è nato sessant'anni fa: proporre ai giovani, allora segnati dalle conseguenze funeste della seconda guerra mondiale, la pratica sportiva non soltanto come fonte di benessere fisico, ma come ideale di vita coraggioso, positivo, ottimista, come mezzo di rinnovamento integrale della persona e della società. Il mio venerato Predecessore, il servo di Dio Pio XII, chiese allora al vostro Sodalizio di essere lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo (cfr Discorso al CSI nel 1955).

Nel corso degli anni, cari amici, avete cercato di mantenervi fedeli a questa consegna, proponendo il Centro Sportivo Italiano come scuola di autentica formazione umana. Avete lavorato perché bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo. Li avete aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della loro esistenza.

4. Questa resta oggi la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno. Lo sforzo da parte delle vostre società sportive di promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell’autentica libertà e della pace.

Nel nostro tempo il sistema dello sport sembra talora condizionato dalle logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell'agonismo esasperato e da episodi di violenza. E’ compito anche vostro annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nei riguardi della pratica sportiva che, se vissuta secondo la visione cristiana, diventa "principio generativo" di relazioni umane profonde, e favorisce la costruzione di un mondo più sereno e solidale.

Specialmente a voi, cari giovani atleti, auguro di praticare lo sport con lealtà e sano spirito agonistico. Vi aiuterà così ad affrontare la gara impegnativa della vita con coraggio e onestà, con gioia e serena fiducia nel futuro.

Affido al Signore, per intercessione di Maria, l’intera famiglia del Centro Sportivo Italiano e ogni suo progetto di bene, mentre con affetto tutti vi benedico.


GP2 Discorsi 2004 141