GP2 Discorsi 2004 250

250 1. Sono lieto di porgere un saluto cordiale a tutti voi, che avete voluto compiere questa visita al Successore di Pietro, nel decimo anniversario di fondazione del vostro Istituto. Siate i benvenuti!

Saluto Mons. Benigno Luigi Papa, Arcivescovo di Taranto, che vi accompagna, e lo ringrazio per le gentili espressioni che a vostro nome mi ha rivolto. Desidero, poi, manifestare al vostro fondatore, Mons. Pietro Galeone, e all’intera vostra famiglia dei “Servi della sofferenza” il più vivo apprezzamento per l'opera che svolgete in Italia e in altre nazioni, seguendo Cristo che con la sua Passione ha redento il mondo.

2. Il vostro Istituto secolare è nato da un esplicito desiderio di san Pio da Pietrelcina, con il fine di servire quanti sono sofferenti. Nell’arco di dieci anni esso è notevolmente cresciuto, divenendo veicolo di speranza per tante persone duramente provate nel fisico e nello spirito. Voi siete chiamati a proclamare il Vangelo della sofferenza illuminata dalla fede. Scrivevo nella Lettera apostolica Salvifici doloris che per i cristiani “il Vangelo della sofferenza significa non solo la presenza della sofferenza nel Vangelo, come uno dei temi della Buona Novella, ma la rivelazione, altresì, della forza salvifica e del significato salvifico della sofferenza nella missione messianica di Cristo e, in seguito, nella missione e nella vocazione della Chiesa” (n. 25).

3. Carissimi, guardando alla nube di dolore fisico e spirituale che avvolge l’umanità, quanto necessaria è la testimonianza che voi date! Come “Servi della sofferenza”, siate silenziosi “cirenei” che aiutano quanti sono nella prova e li assicurano che Dio non dimentica nessuna lacrima, ma anzi le raccoglie tutte e le scrive nel suo libro (cfr
Ps 56,9).

Seguite le orme di Padre Pio, i cui insegnamenti sono sempre di grande attualità; ad essi ispiratevi costantemente. Siate apostoli, come lui, della preghiera e della sofferenza! La preghiera illumina il cuore e lo rende più pronto ad accettare la sofferenza; la sofferenza, accolta con docile abbandono in Dio, apre l’animo alla comprensione del dolore degli altri.

La Vergine Santa vi accompagni e vi renda sempre più fedeli alla vostra missione nella Chiesa. Con questo augurio tutti vi benedico.


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA


DELLA FEDERAZIONE ITALIANA


DEI SETTIMANALI CATTOLICI


Venerdì, 3 dicembre 2004




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi, in occasione della triennale Assemblea della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici. Saluto cordialmente tutti voi, che rappresentate le circa cento-cinquanta testate diocesane, i vostri collaboratori, ed estendo il mio cordiale pensiero a tutti i vostri lettori. Saluto, in particolare, il vostro Presidente, Mons. Vincenzo Rini, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto a vostro nome.

2. L’Italia, grazie a Dio, possiede una ricca tradizione di settimanali cattolici, con luminose figure di sacerdoti e di laici, che ne hanno segnato la storia. Tra questi vorrei ricordare Mons. Andrea Spada, a voi ben noto, che è mancato proprio in questi giorni. Il contributo di giornalisti cattolici risulta quanto mai prezioso anche oggi sul piano sia pastorale che culturale e sociale.

Essi offrono innanzitutto un servizio di informazione sulla vita della Chiesa, insieme con opportuni sussidi di documentazione e di approfondimento circa le iniziative ecclesiali e sui loro contenuti. Considerata, poi, la loro capillare diffusione a livello locale, i settimanali diocesani concorrono validamente a permeare le famiglie, le parrocchie e le città con i valori cristiani che formano gran parte del patrimonio spirituale del popolo italiano. Penso, in particolare, alla tutela della vita umana nella sua integralità; penso, inoltre, al matrimonio e alla famiglia, che una malintesa cultura dei “diritti personali” tende a snaturare; penso, infine, ai valori della verità, della giustizia, della solidarietà.

251 3. Carissimi Fratelli e Sorelle, grazie per il servizio che, con le vostre testate giornalistiche, rendete all’edificazione della “civiltà dell’amore”. Nell’epoca della comunicazione globale, diventa sempre più difficile questa vostra missione. Non scoraggiatevi, carissimi, per le difficoltà che incontrate. Proseguite con impegno ad annunciare il Vangelo della verità e della speranza dai singolari “pulpiti” che sono i vostri settimanali diocesani, restando sempre aperti alle ampie prospettive della Chiesa universale.

4. Per poter compiere appieno questa vostra missione abbiate cura che non manchi a voi per primi il necessario alimento spirituale della preghiera e di un’intensa vita sacramentale. Preoccupatevi, inoltre, di arricchire la vostra formazione etica e culturale, perché le vostre convinzioni si mantengano in sintonia con il Vangelo e non si lascino sviare da perniciose tendenze dominanti in una certa cultura moderna.

Vi protegga la Vergine Immacolata; interceda per voi san Francesco Saverio, patrono delle missioni, di cui ricorre oggi la memoria liturgica. Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, e a tutti voi, insieme con i vostri cari, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE V)


Sabato, 4 dicembre 2004

Cari Fratelli Vescovi,


1. In occasione della vostra quinquennale visita ad Limina, estendo un cordiale benvenuto a voi, Vescovi delle Province ecclesiastiche di Louisville, Mobile e New Orleans. Proseguendo le nostre riflessioni sul ministero del governo affidato ai successori degli Apostoli, vorrei oggi prendere in considerazione alcuni aspetti specifici del vostro rapporto con i fedeli laici.

Innanzitutto, desidero esprimere il mio profondo apprezzamento per il contributo straordinario che il laicato ha reso, e continua a rendere, alla crescita e all'espansione della Chiesa nel vostro Paese, un contributo che ho personalmente appurato e ammirato nel corso delle mie visite negli Stati Uniti. Poiché "il rinnovamento della Chiesa in America non sarà possibile senza la presenza attiva dei laici" (Ecclesia in America, n. 44) ritengo che una parte essenziale del vostro governo pastorale debba consistere nel guidare e sostenere i laici nei loro sforzi per essere il lievito del Vangelo nel mondo.

2. Come ha chiaramente affermato il Concilio Vaticano II, l'esercizio del munus regendi episcopale richiede per sua stessa natura un riconoscimento del contributo e dei carismi dei laici e del loro ruolo di edificare l'unità della Chiesa e di compiere la sua missione nel mondo (cfr Lumen gentium LG 30-31). Ogni Vescovo è chiamato a riconoscere il "ruolo essenziale e insostituibile" dei laici nella missione della Chiesa (cfr Christifideles laici CL 7) e a permettere loro di svolgere il proprio apostolato "guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana" (Apostolicam actuositatem AA 7). Nel vostro ministero di governo dovreste considerare una chiara priorità pastorale assistere i fedeli laici nella comprensione e nell'accoglimento del munus regale che hanno ricevuto dalla loro incorporazione battesimale in Cristo. Come afferma la tradizione della Chiesa, questo ufficio regale si esprime in primo luogo nella "libertà regale" che permette ai fedeli di vincere il regno del peccato nella propria vita e servire "Cristo anche negli altri" conducendoli "al re, servire al quale è regnare" (Lumen gentium LG 36). Tuttavia, i fedeli laici esercitano questo ufficio regale in modo specifico attraverso i loro sforzi per diffondere il Regno di Dio nella loro attività secolare e attraverso di essa cosicché "il mondo sia imbevuto dello spirito di Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella giustizia, nella carità e nella pace" (Ibidem).

3. Ne consegue che i laici, uomini e donne, devono essere incoraggiati, attraverso una opportuna catechesi e una formazione permanente, a riconoscere la dignità e la missione distintive che hanno ricevuto nel Battesimo e a incarnare nelle loro attività quotidiane un approccio integrato alla vita, che tragga forza e ispirazione dal Vangelo (cfr Christifideles laici CL 34). Ciò significa che ai laici deve essere insegnato a distinguere con chiarezza fra i diritti e i doveri che hanno in quanto membri della Chiesa e quelli che hanno in quanto membri della società umana, e incoraggiarli a combinarli armoniosamente, riconoscendo che "in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche in materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio" (Lumen gentium LG 36).

Una riaffermazione chiara e autorevole di questi principi fondamentali dell'apostolato laico contribuirà a superare i gravi problemi pastorali causati da una crescente incapacità di comprendere l'obbligo vincolante della Chiesa di ricordare ai fedeli il loro dovere di coscienza di agire in accordo con il suo autorevole insegnamento. Urgente è il bisogno di una catechesi esauriente sull'apostolato dei laici che metterà necessariamente in luce l'importanza di una coscienza opportunamente formata, del rapporto intrinseco fra libertà e verità morale e del grave dovere che incombe su ogni cristiano di operare per rinnovare e perfezionare l'ordine temporale in accordo con i valori del Regno di Dio. Pur rispettando pienamente la legittima separazione fra Chiesa e Stato nella vita americana, tale catechesi deve anche spiegare che per i cristiani non può esistere separazione fra la fede da credere e da applicare nella pratica (cfr Lumen gentium LG 25) e un impegno a una partecipazione piena e responsabile alla vita culturale, politica e professionale.

Data l'importanza di tali questioni per la vita e la missione della Chiesa nel vostro Paese, desidero incoraggiarvi a prendere in considerazione, come elemento essenziale del vostro ministero di maestri e Pastori della Chiesa in America, l'insegnamento dei principi dottrinali e morali che informano di sé l'apostolato laico. Vi invito anche a discernere, consultandovi con membri del laicato che si distinguono particolarmente per fedeltà, conoscenza e prudenza, i modi più efficaci per promuovere la catechesi e una riflessione chiara su questo importante ambito della dottrina sociale della Chiesa.

252 4. Un apprezzamento del talento e dell'apostolato laicali condurrà naturalmente a un impegno maggiore nella promozione fra i laici di un senso di responsabilità condivisa per la vita e la missione della Chiesa. Nel sottolineare la necessità di una teologia e di una spiritualità di comunione e di missione per il rinnovamento della vita ecclesiale, ho evidenziato l'importanza di "far nostra l'antica sapienza che, senza portare alcun pregiudizio al ruolo autorevole dei Pastori, sapeva incoraggiarli al più ampio ascolto di tutto il Popolo di Dio" (Novo Millennio ineunte NM 45). Di certo, ciò implicherà uno sforzo consapevole da parte di ogni Vescovo per sviluppare, in seno alla sua Chiesa particolare, strutture di comunione e partecipazione che rendano possibile, senza recare alcun pregiudizio alla sua responsabilità personale per le decisioni che è chiamato a prendere in virtù della sua autorità apostolica, "ascoltare lo Spirito che vive e parla nei fedeli" (cfr Pastores gregis, n. 44). Ancor più importante è che ciò richiede la presenza, in ogni aspetto della vita ecclesiale, di uno spirito di comunione radicato nel sensus fidei soprannaturale e nella ricca varietà dei carismi e delle missioni che lo Spirito Santo dona a tutto il corpo dei battezzati per edificarli in unità e fedeltà alla Parola di Dio (cfr Lumen gentium LG 12). La comprensione della cooperazione e della responsabilità condivisa, fermamente radicata nei principi di una sana ecclesiologia garantirà una collaborazione autentica e feconda fra i Pastori della Chiesa e i fedeli laici, senza il pericolo che questo rapporto venga distorto dalla supina accettazione di categorie e strutture di vita secolare.

5. Cari Fratelli, con spirito di gratitudine e di apprezzamento profondo, affidiamo al Signore tutti i fedeli laici delle vostre Chiese particolari: i giovani che sono la speranza del futuro e anche ora sono chiamati a essere fermento di vita e di rinnovamento nella Chiesa e nella società americana, le coppie sposate che si adoperano per riflettere in se stesse e nelle loro famiglie il mistero dell'amore di Cristo per la Chiesa, e gli innumerevoli uomini e donne che lottano ogni giorno per portare la luce del Vangelo nelle proprie case, nei luoghi di lavoro e in tutta la vita della società. Che siano testimoni sempre più credibili della fede che ci ha riconciliati a Dio (cfr Rm 5,1), dell'amore che trasfigurerà il mondo e della speranza di "nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2P 3,13)!

Con questi sentimenti e con affetto fraterno, invoco su di voi e sui fedeli affidati alla vostra sollecitudine pastorale l'amorevole protezione di Maria, Madre della Chiesa. A tutti imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore.


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO DELLA FONDAZIONE VATICANA


"CENTESIMUS ANNUS-PRO PONTIFICE"


Sabato, 4 dicembre 2004


Signor Cardinale!

1. In occasione dell'annuale Convegno della Fondazione vaticana Centesimus Annus - Pro Pontifice, sono lieto di rivolgere a Lei ed ai Soci il mio saluto cordiale, con un particolare pensiero per il Presidente, Conte Lorenzo Rossi di Montelera.

Ho appreso con gioia che la Fondazione, a poco più di dieci anni dalla sua istituzione, comincia a diffondersi in diocesi di varie Nazioni, raccogliendo sempre nuove adesioni. Esorto a proseguire nell’impegno intrapreso, avendo cura di mantenere sempre uno stretto rapporto con i Pastori delle Chiese locali.

2. Intendimento della Fondazione è di coniugare il sostegno concreto alle attività del Papa e della Santa Sede con la dedizione per la diffusione dell’insegnamento della Chiesa circa le grandi questioni sociali che i cristiani sono chiamati ad affrontare nella luce e con la forza del Vangelo di Gesù, il grande rivelatore della verità di Dio sull'uomo.

Molto opportunamente la riflessione si è, quest’anno, concentrata sul Compendio della dottrina sociale della Chiesa, recentemente pubblicato a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il testo infatti costituisce uno strumento aggiornato per la conoscenza della dottrina sociale cattolica, che ha conosciuto nel tempo approfondimenti significativi in risposta ai problemi complessi di una società mondiale in rapido e travagliato sviluppo.

Molto resta da fare, perché l'apporto così ricco dell'insegnamento ecclesiale diventi coerente criterio di giudizio e convinta forza ispiratrice dell'azione sociale dei cristiani. Talvolta si ha l'impressione che la dottrina sociale della Chiesa sia più evocata che conosciuta, sia considerata un semplice orizzonte di valori - forse troppo grandi e nobili perché possano mai farsi concreti in questo mondo - piuttosto che un esigente criterio di giudizio e di azione.

3. E' dunque assai importante mirare a far conoscere la dottrina sociale della Chiesa in modo puntuale, motivato, completo, anche per evitare che ne venga privilegiato l'uno o l'altro aspetto, secondo sensibilità e orientamenti precostituiti, finendo per perderne la considerazione unitaria e per usarne in modo strumentale.

253 E’ inoltre necessario educare ad assumere tale dottrina come stimolante punto di riferimento delle responsabilità familiari, professionali e civili, assumendola come criterio condiviso di scelte e di azioni personali e comunitarie, in continuità con le belle testimonianze offerte, specialmente dalla Rerum Novarum in poi, da cristiani umili e grandi che hanno vissuto la passione per la causa dell'uomo nella luce del Vangelo.

Decisivo, in ogni caso, sarà cogliere la dottrina sociale come elemento caratterizzante la spiritualità del fedele laico. A tale riguardo, opportunamente ricorda il "Compendio" che la spiritualità laicale "rifugge sia lo spiritualismo intimista sia l’attivismo sociale e sa esprimersi in una sintesi vitale che conferisce unità, significato e speranza all'esistenza, per tante e varie ragioni contraddittoria e frammentata" (n. 545).

4. Esorto, pertanto, i Soci a fare ogni sforzo perché la Fondazione concorra al perseguimento di queste finalità, in piena consonanza con gli indirizzi statutari recentemente rinnovati dopo la prima esperienza decennale.

Le grandi questioni che travagliano e provocano l'umanità a livello mondiale in un contesto sempre più "globale" e "interdipendente", devono essere affrontate con una limpida visione dell'uomo e della sua vocazione personale e sociale, sul comune fondamento della legge naturale. Ma, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, "i precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti con chiarezza ed immediatezza. Nell'attuale situazione, la grazia e la Rivelazione sono necessarie all'uomo peccatore perché le verità religiose e morali possano essere conosciute ‘da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore’ (Conc. Vat. I, Cost. Dei Filius, 2)" (n. 1960).

5. La dottrina sociale della Chiesa illumina con la luce della Rivelazione i valori fondanti di una convivenza umana ordinata e solidale, riscattandoli da oscuramenti e ambiguità. I cristiani laici, aperti all'azione della grazia di Dio, sono lo strumento vivo perché quei valori possano giungere a permeare efficacemente la storia.

Nell’esprimere, pertanto, una volta ancora il mio apprezzamento sia per l’attività formativa e culturale dei Soci che per il generoso sostegno da essi offerto al Papa perché possa meglio rispondere alle tante necessità che quotidianamente provocano la Sua sollecitudine pastorale in favore di tutte le Chiese, imparto volentieri a Lei, venerato Fratello, ed a ciascuno di loro una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo a tutte le persone care.


A S.E. IL SIGNOR ALGIRDAS SAUDARGAS


AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DI LITUANIA


PRESSO LA SANTA SEDE


Lunedì, 6 dicembre 2004


Signor Ambasciatore!

1. E’ per me motivo di vivo compiacimento ricevere le Lettere con le quali la Repubblica di Lituania L’accredita Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario presso la Santa Sede. Sia il benvenuto!

Desidero anzitutto manifestarLe il mio apprezzamento per le parole con le quali si è fatto tramite dei sentimenti della Nazione, che ora Ella qui rappresenta. Accolgo con gratitudine e considerazione le espressioni che, per Suo tramite, mi rivolge il Signor Presidente della Repubblica, a nome anche del Popolo Lituano.

La prego, Signor Ambasciatore, di voler trasmettere il mio costante e cordiale pensiero alle Autorità del suo Paese, che ho avuto la gioia di visitare nel settembre del 1993. Unisco l’assicurazione di un quotidiano ricordo nella preghiera per tutti i Lituani, ai quali mi legano vincoli culturali e spirituali.

254 2. La Sua presenza, Signor Ambasciatore, evoca nel mio animo indelebili ricordi dei molti contatti avuti con il Popolo Lituano del quale, come Ella ha rilevato, la Sede Apostolica non ha cessato di seguire le vicende nel corso della sua lunga e travagliata storia.

Fa parte della missione del Successore di Pietro sostenere i credenti di ogni parte del mondo e, al tempo stesso, richiamare costantemente quei valori universali sui quali è possibile costruire una società giusta e solidale. Sorretta dalla secolare convinzione che la legge morale universale costituisce un cammino sicuro per la civile convivenza, la Santa Sede non si stanca di difendere i diritti dei popoli a presentarsi sullo scenario della storia con le proprie peculiarità, nel rispetto delle legittime libertà di ciascuno.

3. Nel dibattito culturale e sociale, che attualmente interessa la Sua Patria, so che emerge il bisogno di sottolineare le radici cristiane, dalle quali il tessuto popolare ha tratto linfa vitale lungo i secoli.

Mi preme rinnovare l’auspicio che i Rappresentanti dei cittadini lituani, continuando ad attingere al nobile patrimonio di ideali umani ed evangelici che contrassegna la storia della Nazione, si impegnino con animo sincero a costruire una società libera su salde fondamenta etiche e morali. In questa prospettiva, esorto i cattolici, che formano gran parte della popolazione, a collaborare con tutte le persone di buona volontà per evitare che anche la società lituana sia fortemente influenzata dal modello secolaristico ed edonistico della vita e dalle sue fallaci seduzioni. Consapevoli di non potersi accontentare di combattere le conseguenze del male, i credenti sono disposti a camminare fianco a fianco con quanti, attraverso un’opportuna legislazione ed equilibrati stili di comportamento, favoriscono la difesa della famiglia e della vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale.

4. Mi permetta, altresì, di manifestarLe intimo compiacimento per il compiuto inserimento del Paese, che Ella qui rappresenta, nel consesso delle Nazioni dell’Europa Unita. Voglia Iddio che questo Continente sappia trovare i modi e le vie per costruire la pace e la prosperità in un clima di fruttuosa collaborazione, nel rispetto delle culture e dei legittimi diritti di tutti, perseguendo come obiettivo il bene delle persone e dell’intera Europa dall’Atlantico agli Urali.

Nel rinnovarLe fervidi voti per l’alta missione che il Paese Le affida, desidero assicurarLe la piena, leale e cordiale collaborazione di quanti mi coadiuvano nell’adempimento dei compiti propri della Sede Apostolica. Nei miei collaboratori potrà trovare un’attenta controparte per quanto concerne le questioni bilaterali e, più in generale, il perseguimento del bene comune nella Comunità internazionale.

La Sede Apostolica, che ha già siglato alcune intese con la Lituania su materie di comune interesse, considera il metodo del dialogo cordiale e leale la via maestra per superare ogni eventuale difficoltà dovesse emergere nei reciproci rapporti.

Nel formulare fervidi voti per l’alto servizio che quest’oggi inizia, volentieri imparto a Lei, a quanti con Lei collaborano e alle persone care l’Apostolica Benedizione.


ALLA DELEGAZIONE DELLA


"WORLD FEDERATION OF SCIENTISTS" PER IL PREMIO ERICE


"ETTORE MAJORANA - SCIENZA PER LA PACE"


Martedì, 7 dicembre 2004




Illustri Signori, gentili Signore!

1. Con viva cordialità vi accolgo in quest’incontro, che riveste un alto valore simbolico. Grazie per la vostra qualificata presenza. Saluto ciascuno di voi, illustri membri della comunità scientifica internazionale.

255 Saluto le autorità e i rappresentanti delle pubbliche istituzioni. Saluto in particolare il prof. Antonino Zichichi, e lo ringrazio per le parole rivoltemi a nome di tutti.

2. Ricevo quest’oggi dalle vostre mani il "Premio Erice. Ettore Majorana – Scienza per la pace". Ringrazio per il dono generoso, che destinerò a borse di studio per studenti bisognosi del Terzo Mondo.

Il premio è legato alla memoria del celebre fisico italiano, che ha notevolmente contributo allo sviluppo della fisica nucleare teorica. A lui è dedicato il Centro Internazionale di Cultura Scientifica, fondato dal prof. Antonino Zichichi oltre quarant’anni fa ad Erice in Sicilia, e diventato, con l’andar del tempo, un significativo "cenacolo" di attività culturali che spaziano in vari campi del sapere moderno.

Ho avuto modo, in altre occasioni, di apprezzare il lavoro che là viene svolto e mi complimento per i risultati ottenuti.

3. Possa lo sforzo congiunto della comunità scientifica internazionale, delle pubbliche istituzioni e di tutte le persone di buona volontà assicurare all’umanità un futuro di speranza e di pace. Iddio renda fecondo questo impegno comune; aiuti, in particolare, i credenti che si dedicano alla ricerca scientifica ad offrire una chiara testimonianza evangelica ed a favorire il dialogo fra la scienza e la fede.

Affido questi miei voti alla materna intercessione di Maria, mentre di cuore benedico voi qui presenti, le persone a voi care e tutti coloro che frequentano il Centro "Ettore Majorana" di Erice.

OMAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Mercoledì, 8 dicembre 2004

1. Vergine Immacolata!

Ancora una volta siamo qui ad onorarTi,
ai piedi di questa colonna,
256 dalla quale Tu vegli con amore
su Roma e sul mondo intero,
da quando, cento cinquant’anni or sono,
il beato Pio IX proclamò,
quale verità della fede cattolica,
la tua preservazione da ogni macchia di peccato,
in previsione della morte e risurrezione
del tuo Figlio Gesù Cristo.

2. Vergine Immacolata!
La tua intatta bellezza spirituale
è per noi sorgente viva di fiducia e di speranza.
257 AverTi per Madre, Vergine Santa,
ci rassicura nel cammino della vita
quale pegno di eterna salvezza.
Per questo a Te, o Maria,
fiduciosi ricorriamo.
Aiutaci a costruire un mondo
dove la vita dell’uomo sia sempre amata e difesa,
ogni forma di violenza bandita,
la pace da tutti tenacemente ricercata.

3. Vergine Immacolata!
In questo Anno dell’Eucaristia,
258 donaci di celebrare e adorare
con fede rinnovata e ardente amore
il santo mistero del Corpo e Sangue di Cristo.
Alla tua scuola, o Donna eucaristica,
insegnaci a far memoria delle meravigliose opere
che Dio non cessa di compiere nel cuore degli uomini.
Con premura materna, Vergine Maria,
guida sempre i nostri passi sulle vie del bene. Amen!


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE VIII)


Venerdì, 10 dicembre 2004

Cari Fratelli Vescovi,


1. In questo ultimo incontro con i Pastori della Chiesa negli Stati Uniti che compiono la loro visita quinquennale ad limina Apostolorum, vi porgo un cordiale benvenuto, Vescovi del Minnesota, del North Dakota e del South Dakota.

259 Nel corso di quest'anno, ho impegnato voi e gli altri Vescovi in una serie di riflessioni sul triplice ufficio di insegnare, santificare e governare affidato ai successori degli Apostoli. Mediante la considerazione dei doni spirituali e della missione apostolica ricevuti con l'ordinazione episcopale, in cui ogni Vescovo viene configurato in modo sacramentale a Gesù Cristo, Capo e sommo Pastore della sua Chiesa (cfr 1P 5,4), abbiamo cercato di approfondire il nostro apprezzamento del mistero della Chiesa, il Corpo mistico di Cristo, animato dallo Spirito Santo e costantemente edificato in unità attraverso una ricca diversità di doni, ministeri e opere (cfr 1Co 12,4-6 Lumen gentium LG 7).

2. In questi ultimi otto mesi, ho avuto l'opportunità di incontrare tutti i Vescovi americani e attraverso di loro di ascoltare la voce viva della Chiesa negli Stati Uniti. Ciò è stato per me una fonte di grande conforto e un invito a rendere grazie al Dio Uno e Trino per il raccolto abbondante che la Sua grazia continua a recare alle vostre Chiese locali. Al contempo, ho condiviso il dolore profondo che voi e il vostro popolo avete provato in questi ultimi anni e ho appurato la vostra determinazione ad affrontare con correttezza e immediatezza le gravi questioni pastorali che ne sono conseguite. Nel compimento del mio ministero di Successore di Pietro, ho voluto confermare ognuno di voi nella fede (cfr Lc 22,32) e incoraggiarvi nello sforzo di essere sentinelle vigili, profeti coraggiosi, testimoni credibili e servi fedeli di Cristo (cfr Pastores gregis, n. 3). Dall'inizio dei nostri incontri, ho sottolineato che il vostro dovere di edificare la Chiesa in comunione e missione deve necessariamente cominciare con il vostro rinnovamento spirituale e vi ho incoraggiato a essere i primi a indicare, per mezzo della vostra testimonianza di conversione alla Parola di Dio e all'obbedienza alla tradizione apostolica, il cammino regale che conduce la Chiesa pellegrina a Cristo e alla pienezza del Regno. In particolare, vi ho esortato ad adottare uno stile di vita contraddistinto da quella povertà evangelica che rappresenta una "condizione indispensabile di un fecondo ministero episcopale" (Pastores gregis, n. 20). Come ha affermato il Concilio, il Signore stesso ha compiuto l'opera di redenzione nella povertà e nella persecuzione e la sua Chiesa è chiamata a seguire questo stesso cammino (cfr Lumen gentium LG 8).

3. Ora, alla fine di questa serie di incontri, affido a voi e ai vostri fratelli Vescovi due incarichi. Il primo è un incoraggiamento fraterno a perseverare gioiosamente nel ministero a voi affidato, in obbedienza all'insegnamento autentico della Chiesa. Come possiamo non scorgere nel dolore e nello scandalo di questi ultimi anni un "segno dei tempi" (cfr Mt 16,3) e una chiamata provvidenziale alla conversione e alla fedeltà più profonda alle esigenze del Vangelo? Nella vita di ogni credente e nella vita di tutta la Chiesa, un sincero esame di coscienza e il riconoscimento del fallimento sono sempre accompagnati da una rinnovata fiducia nel potere taumaturgico della grazia di Dio e da una esortazione a protendersi verso il futuro (cfr Ph 3,13). A suo modo, la Chiesa negli Stati Uniti è stata chiamata a cominciare il nuovo millennio "ripartendo da Cristo" (cfr Novo Millennio ineunte NM 29) e facendo della verità del Vangelo la misura della sua vita e di tutta la sua attività.

In questa luce, lodo ancora una volta i vostri sforzi volti a garantire che ogni individuo e gruppo nella Chiesa comprenda il bisogno urgente di una testimonianza coerente, onesta e fedele alla fede cattolica e che ogni istituzione e apostolato della Chiesa esprima in ogni aspetto della propria vita una chiara identità cattolica. Questa è forse la sfida più difficile e delicata che dovete affrontare nel vostro ruolo di insegnanti e Pastori della Chiesa in America oggi, ma è anche irrinunciabile. Nel compiere il vostro dovere di "insegnare, esortare e correggere con tutta l'autorità" (cfr Tt 2,15), siete prima chiamati a essere "in perfetta unione di pensiero e d'intenti" (1Co 1,10), operando armoniosamente nella proclamazione del Vangelo.

4. Il secondo incarico è un appello accorato a non perdere di vista il fine di tutta la Chiesa all'alba di questo terzo millennio cristiano: la proclamazione di Gesù Cristo come Redentore dell'umanità. Anche se gli eventi di questi ultimi anni hanno necessariamente richiamato la vostra attenzione sulla vita interna della Chiesa, non dovreste assolutamente distoglierla dal grande compito della nuova evangelizzazione e dalla necessità di "un nuovo approccio apostolico" (Novo Millennio ineunte NM 40). Duc in altum! "La Chiesa in America deve parlare sempre più di Gesù Cristo, volto umano di Dio e volto divino dell'uomo" (Ecclesia in America, n. 67), dedicando i suoi sforzi migliori a una proclamazione più convincente del Vangelo, alla crescita della santità e a una trasmissione più efficace del tesoro della fede alle nuove generazioni.

Poiché un chiaro senso di missione recherà naturalmente frutti nell'unità di scopi fra tutti i membri della comunità cristiana (cfr Christifideles laici CL 32), questo approccio missionario promuoverà certamente l'opera di riconciliazione e rinnovamento in seno alle vostre Chiese locali. Inoltre, consoliderà e promuoverà la testimonianza profetica della Chiesa nella società americana contemporanea. La Chiesa si sente responsabile di ogni essere umano e del futuro della società (cfr Redemptor hominis RH 15) e questa responsabilità ricade in particolare sui fedeli laici, la cui vocazione è di essere lievito del Vangelo nel mondo. Guardando alle sfide che la Chiesa negli Stati Uniti deve affrontare oggi, notiamo subito due compiti urgenti: la necessità di una evangelizzazione della cultura in generale, che, come ho affermato, costituisce un contributo unico che la Chiesa nel vostro Paese può rendere alla missione ad gentes oggi, e la necessità che i cattolici cooperino in modo fecondo con uomini e donne di buona volontà nell'edificazione di una cultura di rispetto per la vita (cfr Evangelium vitae EV 95).

5. Cari Fratelli, rendo grazie a Dio per le numerose benedizioni che ha elargito durante questa serie di incontri del Successore di Pietro con i Vescovi americani. Essendo giunti al cuore della Chiesa e confermati nella comunione con la Cattedra di unità, possiate ora tornare alle vostre Chiese locali con rinnovato entusiasmo per la vostra missione di insegnare, santificare e governare le greggi affidate alla vostra sollecitudine. Sopportando "il peso della giornata e il caldo" (cfr Mt 20,12) al servizio del Vangelo, che possiate sempre essere rassicurati dal sapere che, in ogni passo del suo viaggio terreno, la Chiesa "dalla forza del Signore risuscitato trova forza per vincere con pazienza e amore le sue interne ed esterne afflizioni e difficoltà, e per svelare al mondo, con fedeltà, anche se sotto ombre, il mistero del Signore, fino a che alla fine dei tempi sarà manifestato nella pienezza della sua luce" (Lumen gentium LG 8).

I nostri incontri si concludono opportunamente durante la settimana in cui la Chiesa celebra il centocinquantesimo anniversario della definizione del dogma dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Patrona della Chiesa negli Stati Uniti. Offrendo i frutti di queste visite al Signore e implorando le sue benedizioni sulla comunità cattolica in America, volgiamoci a Nostra Signora, che, con le parole del Concilio, resta "sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità" (Lumen gentium LG 13). Che Maria Immacolata guidi ognuno di voi lungo il pellegrinaggio verso la pienezza del Regno e volga il vostro sguardo alla visione gloriosa della creazione redenta e trasformata dalla grazia! Che Lei, Madre della Chiesa, aiuti i suoi figli "che sono caduti e tuttavia lottano per rialzarsi" a gioire delle grandi cose che il Signore ha già compiuto (cfr Lc 1,49) e siano testimoni fedeli di fronte al mondo della speranza che mai ci deluderà (cfr Rm 5,5).

A voi tutti, con grande affetto nel Signore, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.


GP2 Discorsi 2004 250