GP2 Discorsi 2005 8


ALLA DELEGAZIONE


DELLA "PAVE THE WAY FOUNDATION" DI NEW YORK


Martedì, 18 gennaio 2005




Cari amici,

con affetto vi saluto, membri della "Pave the Way Foundation", in occasione della vostra visita in Vaticano e ringrazio il signor Krupp per le cordiali parole che mi ha rivolto a vostro nome.

Quest'anno celebreremo il quarantesimo anniversario della Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate, che ha contribuito in modo significativo al rafforzamento del dialogo fra ebrei e cattolici. Che questa possa essere un'occasione di rinnovato impegno per una comprensione e una cooperazione maggiori per l'edificazione di un mondo sempre più fermamente basato sul rispetto dell'immagine divina in ogni essere umano!

Su di voi invoco le benedizioni abbondanti dell'Onnipotente e, in particolare, il dono della pace. Shalom aleichem.

AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE

DELL’UNIONE INTERNAZIONALE


DELLE FAMIGLIE DI SCHÖNSTATT


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Giovedì, 20 gennaio 2005




Cari Fratelli e care Sorelle dell'Unione Internazionale delle Famiglie di Schönstatt!

1. In occasione dell'apertura del vostro Capitolo Generale siete giunti a Roma per soffermarvi oranti sulle tombe degli Apostoli e per rinnovare la vostra fedeltà alla Chiesa al cospetto del Successore di Pietro. Sono lieto per la vostra visita e vi do il benvenuto con tutto il cuore nella casa del Papa. Che questi giorni trascorsi nella "Città eterna" possano essere un tempo di grazia, in cui voi tutti possiate sperimentare la vicinanza di Dio e dei suoi santi!

2. "L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia" (Esortazione Apostolica Familiaris consortio
FC 86). Vi incoraggio a una comprensione profonda del matrimonio e della famiglia alla luce della fede. È positivo che proprio la famiglia rappresenti il carisma della vostra federazione. La famiglia è una "scuola di amore". Che il vostro entusiasmo per il matrimonio e per la famiglia si trasmetta alle altre persone! La società ha bisogno oggi più che mai di famiglie sane per poter garantire il bene comune. Se rafforzeremo l'istituzione sacra del matrimonio e della famiglia secondo il piano di Dio, allora l'amore e la solidarietà fra gli uomini aumenteranno!

3. Cari Fratelli e care Sorelle! L'Anno dell'Eucaristia è un invito pressante a tutti voi a trovare "nel sommo Sacramento dell'amore la sorgente di ogni comunione" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2005). Riscoprite il grande dono dell'Eucaristia! Così sarete in grado di "vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia" (Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, n. 30).

Per intercessione della Mater Ter Admirabilis vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA

DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA


Venerdì, 21 gennaio 2005

Signori Cardinali,

Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Con immensa gioia saluto tutti voi, Consiglieri e Membri della Pontificia Commissione per l'America Latina partecipanti a questa Plenaria, che ha come tema "La Messa domenicale, centro della vita cristiana in America Latina". Il vostro continente occupa un posto molto speciale nel mio cuore sia per il gran numero di cattolici, sia per la vitalità religiosa che caratterizza i Paesi che lo compongono. Personalmente conservo un grato ricordo delle mie visite pastorali nelle vostre terre.

Ringrazio molto il Cardinale Giovanni Battista Re per le parole gentili e affettuose che mi ha rivolto presentandomi i lavori di questi giorni.

10 2. Sono lieto che in questo anno dedicato all'Eucaristia abbiate voluto riflettere sulle diverse iniziative per "riscoprire e vivere pienamente la Domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa" (Lettera apostolica Mane nobiscum Domine, n. 23). Non è stata la Chiesa ad aver scelto questo giorno, bensì lo stesso Cristo Risorto, e per questo i fedeli devono accoglierlo con gratitudine, facendo della domenica il segno della loro fedeltà al Signore e un elemento irrinunciabile della vita cristiana.

3. Già nella mia Lettera apostolica Dies Domini scrissi: "È davvero di capitale importanza che ciascun fedele si convinca di non poter vivere la sua fede, nella piena partecipazione alla vita della comunità cristiana, senza prendere regolarmente parte all'assemblea dell'Eucaristia domenicale" (n. 81). Partecipare alla Messa domenicale non è soltanto un obbligo importante, come indica chiaramente il Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr n. 1389), ma, anzitutto, un'esigenza profonda di ogni fedele. Non si può vivere la fede senza partecipare abitualmente alla Messa domenicale, sacrificio di redenzione, banchetto comune della Parola di Dio e del Pane eucaristico, centro della vita cristiana.

4. L'importanza del tema esige da noi, Pastori della Chiesa, un rinnovato sforzo per far scoprire la centralità della domenica nella vita ecclesiale e sociale degli uomini e delle donne d'oggi. Per tutti i Vescovi e i sacerdoti è una sfida chiamare i fedeli a una costante partecipazione all'Eucaristia domenicale, incontro con Cristo vivo.

Per questo è necessario concentrare gli sforzi su una migliore e più curata istruzione e catechesi dei fedeli riguardo l'Eucaristia, nonché vigilare affinché la celebrazione sia degna e decorosa, di modo che ispiri vero rispetto e pietà autentica dinanzi alla grandezza del Mistero Eucaristico.

La Messa domenicale deve essere adeguatamente preparata dal celebrante, con la sua disposizione spirituale, affinché sia trasparente nei gesti e nelle parole, e preparando opportunamente l'omelia.

Occorre prestare anche una particolare attenzione alla scelta e alla preparazione dei canti, dei simboli e degli altri mezzi che arricchiscono la liturgia, sempre nel dovuto rispetto delle norme stabilite, mettendo in evidenza tutta la ricchezza spirituale e pastorale del Messale Romano e le disposizioni proposte dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

5. Vi invito, dunque, insieme con i sacerdoti, i religiosi e i fedeli, a porre il massimo impegno nel meditare e approfondire questa dimensione fondamentale della vita sacramentale della Chiesa, e a operare per destare un amore sempre più grande per il Mistero Eucaristico nelle Diocesi. Non è un compito facile, e per questo occorre la collaborazione di tutti: presbiteri e diaconi, consacrati e fedeli presenti nelle parrocchie o appartenenti ad associazioni o movimenti ecclesiali. Accettate la collaborazione di tutti, unite gli sforzi e lavorate in comunione!

6. Pongo tutti questi auspici e i propositi sorti durante questa Plenaria ai piedi della Santissima Vergine Maria, venerata in tutta l'America con il titolo di Guadalupe. È Lei che dobbiamo imitare nel suo rapporto con questo Santissimo Sacramento (cfr Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, n. 31). Che Ella interceda per i frutti delle riflessioni di questi giorni, affinché le conclusioni raggiunte si trasformino in un'azione più decisa e ferma per far sì che, sempre di più, i fedeli amino Gesù, presente nell'Eucaristia, e traggano profitto dai frutti di incalcolabile valore che possono ottenere mediante la partecipazione a questo Mistero.

Con questi sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE DELLA SALUTE


Venerdì, 21 gennaio 2005




Signor Cardinale,
11 venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Rivolgo a voi il mio saluto cordiale, con un particolare pensiero di gratitudine per il Cardinale Javier Lozano Barragán, che s’è reso interprete dei comuni sentimenti.

La vostra Assemblea Plenaria cade nella ricorrenza del ventennio di fondazione del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, istituito nel 1985 con il Motu Proprio Dolentium hominum. E' questa, pertanto, un’occasione quanto mai propizia per ringraziare il Signore del bene operato in questi anni dal Pontificio Consiglio a servizio della diffusione del Vangelo della speranza cristiana nel vasto mondo di coloro che soffrono e di coloro che sono chiamati a prendersi cura dei sofferenti.

2. Questo momento diventa, inoltre, per voi efficace stimolo ad un rinnovato impegno nel tradurre in atto i vostri programmi per “diffondere, spiegare e difendere gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità e favorirne la penetrazione nella pratica sanitaria”, come è detto nel Motu Proprio Dolentium hominum (n. 6). Spetta infatti al Dicastero il compito di orientare, sostenere e incoraggiare quanto in questo campo viene promosso dalle Conferenze Episcopali, dalle Organizzazioni e Istituzioni Cattoliche dei professionisti della medicina e della promozione della salute.

A questo riguardo, è consolante pensare a tutta l'opera pastorale che il Dicastero può svolgere con un’armonica e specifica animazione, raccordata con le Conferenze Episcopali e gli Organismi Cattolici, “per diffondere una sempre migliore informazione etico-religiosa degli operatori sanitari cristiani nel mondo, tenendo conto delle differenti situazioni e dei problemi specifici che essi debbono affrontare nello svolgimento della loro professione […] per salvaguardare valori e diritti essenziali connessi con la dignità e il destino supremo della persona umana” (Dolentium hominum, 5).

La Chiesa, nella sua azione pastorale, è chiamata ad affrontare le più delicate e non eludibili questioni che sorgono nell'animo umano di fronte alla sofferenza, alla malattia e alla morte. E’ dalla fede nel Cristo morto e risorto che quegli interrogativi possono trarre il conforto della speranza che non delude.

Il mondo odierno, che spesso non possiede la luce di questa speranza, suggerisce soluzioni di morte. Di qui l’urgenza di promuovere una nuova evangelizzazione e una forte testimonianza di fede operosa in queste ampie aree secolarizzate.

3. Il Pontificio Consiglio fa bene, pertanto, a incentrare le sue riflessioni e i suoi programmi sulla santificazione del momento della malattia e sul ruolo speciale che ha il malato nella Chiesa e nella famiglia in virtù della presenza viva di Cristo in ogni persona sofferente. L’anno dedicato all'Eucaristia si presenta, da questo punto di vista, come un’opportuna occasione per un più intenso impegno pastorale nell’amministrazione sia del Viatico che dell’Unzione degli Infermi. Configurando pienamente il malato a Cristo morto e risorto, tali Sacramenti consentono al malato stesso e alla comunità dei credenti di sperimentare il conforto che viene dalla speranza soprannaturale.

Opportunamente illuminato dalla parola del sacerdote e di chi lo coadiuva, il malato può scoprire con gioia la particolare missione che gli è affidata nel Corpo mistico della Chiesa: in unione con Cristo sofferente, egli può cooperare alla salvezza dell’umanità, avvalorando la sua preghiera con l’offerta della sofferenza (cfr
Col 1,24).

4. Ciò non deve, peraltro, dispensare i responsabili della Chiesa da un'attenzione stimolante ed operosa alle strutture ove il malato soffre talora forme di emarginazione e di carenza di sostegno sociale. Tale attenzione deve estendersi anche alle aree del mondo dove i malati più bisognosi, nonostante i progressi della medicina, mancano di farmaci e di adeguata assistenza.

12 Una sollecitudine particolare la Chiesa deve poi riservare a quelle zone del mondo ove i malati di AIDS sono privi di assistenza. Per essi è stata in special modo creata la Fondazione “Il Buon Samaritano”, il cui scopo è di contribuire ad aiutare le popolazioni più esposte con il necessario sostegno di supporti terapeutici.

Le opere di evangelizzazione, l'attività di formazione delle coscienze e la testimonianza di carità che il vostro Dicastero promuove nel mondo costituiscono un prezioso contributo non solo per il conforto dei sofferenti, ma anche per l'orientamento delle stesse società civili verso gli esigenti traguardi della civiltà dell'amore.

5. Vi ringrazio pertanto, carissimi Fratelli e Sorelle, per tutto il lavoro compiuto in questi anni e vi esorto a proseguire con slancio rinnovato. Voi sapete che vi sono costantemente vicino e vi accompagno negli impegni del vostro Dicastero con la mia preghiera e con la piena fiducia nella dedizione con cui attendete ai vostri importanti compiti. In essi vi incoraggio, mentre a conforto del vostro lavoro di cuore vi imparto una speciale Benedizione Apostolica, con la quale intendo abbracciare anche tutti coloro che sono raggiunti dal vostro lavoro.


ALLA COMUNITÀ DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA


Sabato, 22 gennaio 2005




Signor Cardinale,
carissimi Alunni dell’Almo Collegio Capranica!

1. Con gioia vi accolgo, anche quest’anno, in occasione della festa di Sant’Agnese, vostra celeste Patrona. A ciascuno il mio cordiale saluto. Saluto in primo luogo il Cardinale Camillo Ruini e lo ringrazio per le espressioni di filiale devozione e spirituale vicinanza indirizzatemi a vostro nome.

Saluto il vostro Rettore, Mons. Ermenegildo Manicardi, i Superiori, gli ex-alunni e quanti collaborano alla vostra formazione, cari alunni, impegnati nel cammino educativo proposto dalla Chiesa in preparazione al ministero ordinato.

Negli anni che trascorrete all’interno del Collegio, la grazia del Signore modella la vostra personalità, in vista di una incisiva presenza nella comunità cristiana e nella società.

2. Per compiere un giusto discernimento, è indispensabile il dialogo intenso e fiducioso, pur a diversi livelli, con i Superiori e i condiscepoli. E’ necessaria inoltre una costante attenzione alle attese della Chiesa e del mondo, e specialmente dei poveri.

Restate in docile ascolto della tradizione cristiana, facendo vostri, in particolar modo, i precipui valori tipici della "Famiglia Capranicense". Allo studio delle scienze teologiche unite poi la meditazione della Parola di Dio e un intenso colloquio personale con Gesù, nostro divino Maestro.

13 Sia soprattutto l’Eucaristia il punto di riferimento della vostra vita: il Sacramento che è "il compendio e la somma della nostra fede" (CEC 1327) diventi nella realtà di tutti i giorni la sorgente di grazia da cui scaturisce il vostro agire e il vertice di perfezione a cui costantemente tendete.

3. Venticinque anni fa ebbi modo di visitare il vostro Almo Collegio. Avete voluto ricordare questo evento con un recente convegno dedicato alla teologia del sacerdozio e alle forme storiche che nel vostro Istituto, sin dall’inizio, hanno caratterizzato l’itinerario formativo. Anche questo significativo anniversario costituisca per voi un ulteriore stimolo per crescere nella comunione col Successore di Pietro e nell’amore alla Chiesa.

La Vergine Maria, Madre dell’Eucaristia, e la cara sant’Agnese, mistica sposa dell’Agnello, vi sostengano con la loro intercessione e il loro esempio.

AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DELLA SPAGNA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Lunedì, 24 gennaio 2005




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Con piacere vi ricevo, Pastori della Chiesa di Dio che peregrina in Spagna, membri del primo gruppo che viene a Roma per realizzare la visita ad limina e rafforzare i vincoli strettissimi che vi uniscono a questa Sede Apostolica.

Saluto con affetto il signor Cardinale Arcivescovo di Madrid e Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, con i suoi tre Vescovi ausiliari; l'Arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna, con i suoi due Vescovi ausiliari; l'Arcivescovo Castrense e gli Arcivescovi di Burgos, Oviedo, Valladolid, Saragozza, Mérida-Badajoz e i Vescovi suffraganei di queste sedi metropolitane e di quella di Pamplona, al cui Arcivescovo auguro una pronta guarigione. Attraverso di voi il mio saluto vuole giungere con affetto e stima ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli delle vostre Chiese particolari.

Ringrazio cordialmente il signor Cardinale Antonio María Rouco Varela per le gentili parole che mi ha rivolto, a nome di tutti, presentandomi le inquietudini e le speranze della vostra azione pastorale, nella quale esercitate con forza il ministero, guidando il Popolo di Dio lungo il cammino della salvezza e proclamando con vigore i principi della fede cattolica per una maggiore formazione dei fedeli.

2. La Spagna è un Paese dalle profonde radici cristiane. La fede in Cristo e l'appartenenza alla Chiesa hanno accompagnato la vita degli spagnoli nella loro storia e hanno ispirato le loro azioni nel corso dei secoli. La Chiesa nella vostra Nazione ha un glorioso iter di generosità e di sacrificio, di forte spiritualità e di altruismo, e ha offerto alla Chiesa universale numerosi figli e figlie che si sono distinti spesso per la pratica delle virtù in grado eroico o per la loro testimonianza di martirio. Io stesso ho avuto la gioia di canonizzare o beatificare numerosi figli e figlie della Spagna.

Nella mia Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente ho proposto lo studio, l'aggiornamento e la presentazione ai fedeli del "patrimonio di santità" (n. 37), certo che in questo momento storico sarà un prezioso e valido aiuto per i Pastori e per i fedeli come punto di riferimento nella loro vita cristiana, tanto più che molte delle sfide e dei problemi ancora presenti nella vostra Nazione esistevano già, in altri periodi, e sono stati i santi a dare una brillante risposta con il loro amore verso Dio e verso il prossimo. Le profonde radici cristiane della Spagna, come ho evidenziato nella mia ultima Visita Pastorale nel maggio del 2003, non possono essere estirpate, anzi devono continuare ad alimentare la crescita armoniosa della società.

3. Le vostre relazioni quinquennali evidenziano la preoccupazione per la vitalità della Chiesa e le sfide e le difficoltà da affrontare. Negli ultimi anni, in Aragona, Asturia, Cantabria, Castiglia-La Mancha, Castiglia-Léon, Estremadura, Madrid, Navarra e nelle Province Basche, regioni dove esercitate la carità pastorale guidando il Popolo di Dio, molte cose sono cambiate nell'ambito sociale, economico e anche religioso, dando luogo a volte all'indifferenza religiosa e a un certo relativismo morale, che influiscono sulla pratica cristiana e di conseguenza condizionano le stesse strutture sociali.

14 Alcune zone vivono nell'abbondanza mentre altre hanno gravi carenze. A volte, ciò che è stato fonte di ricchezza in epoche passate - ad esempio la produzione mineraria e siderurgica, i cantieri navali, diverse imprese - sta ora vivendo una certa crisi dinanzi alla quale occorre conservare la speranza. In alcune zone si vive lo scontro sociale per una risorsa naturale: l'acqua; essendo questa un bene comune non si può sprecare né si può dimenticare il dovere solidale di condividerne l'uso. Le ricchezze non possono essere monopolio di quanti dispongono di esse, e la disperazione o il malcontento non possono giustificare certe azioni incontrollate da parte di quanti ne sono privi.

4. Nell'ambito sociale si sta diffondendo anche una mentalità ispirata dal laicismo, ideologia che porta gradualmente, in modo più o meno consapevole, alla restrizione della libertà religiosa fino a promuovere il disprezzo o l'ignoranza dell'ambito religioso, relegando la fede alla sfera privata e opponendosi alla sua espressione pubblica. Tutto ciò non fa parte della tradizione spagnola più nobile, poiché l'impronta che la fede cattolica ha lasciato nella vita e nella cultura degli spagnoli è molto profonda e non si può cedere alla tentazione di cancellarla. Un corretto concetto di libertà religiosa non è compatibile con questa ideologia, che a volte viene presentata come l'unica voce della razionalità. Non si può limitare la libertà religiosa senza privare l'uomo di qualcosa di fondamentale.

Nel contesto sociale attuale stanno crescendo le nuove generazioni di spagnoli, influenzate dall'indifferentismo religioso, dall'ignoranza della tradizione cristiana con il suo ricco patrimonio spirituale, ed esposte alla tentazione di un permissivismo morale. La gioventù ha diritto, fin dall'inizio del suo processo formativo, a essere educata nella fede. L'educazione integrale dei più giovani non può prescindere dall'insegnamento religioso anche nella scuola, quando lo richiedono i genitori, con una valutazione accademica conforme alla sua importanza. I poteri pubblici, da parte loro, hanno il dovere di garantire questo diritto dei genitori e di assicurare le condizioni reali del suo effettivo esercizio, come viene detto negli Accordi Parziali fra la Spagna e la Santa Sede del 1979, ancora in vigore.

5. Per quanto riguarda la situazione religiosa, i vostri resoconti riflettono una seria preoccupazione per la vitalità della Chiesa in Spagna, e al contempo mettono in risalto varie sfide e difficoltà. Attenti ai problemi e alle aspettative dei fedeli davanti a questa nuova situazione, voi, come Pastori, vi sentite esortati a restare uniti per rendere più tangibile la presenza del Signore fra gli uomini attraverso iniziative pastorali più adatte alle nuove realtà.

A tal fine è fondamentale conservare e accrescere il dono dell'unità che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi discepoli (cfr
Jn 17,11). Nella vostra stessa Diocesi, siete chiamati a vivere e a rendere testimonianza dell'unità voluta da Cristo per la sua Chiesa. D'altro canto, la diversità di popoli, con le loro culture e tradizioni, lungi dal minacciare tale unità, deve arricchirla, partendo dalla loro fede comune. E voi, in quanto successori degli Apostoli, dovete sforzarvi di "conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3). Per questo vi chiedo di ricordare che "nel passaggio storico che stiamo vivendo è di fronte a noi un'impegnativa missione: fare della Chiesa il luogo dove si vive e la scuola dove si insegna il mistero dell'amore divino. Come sarà possibile questo senza riscoprire un'autentica spiritualità della comunione?" (Messaggio a un gruppo di Vescovi, 14. 2. 2001, n. 3), valida per tutte le persone e in ogni momento.

6. I Sacramenti sono necessari per la crescita della vita cristiana. Per questo i Pastori devono celebrarli con dignità e decoro. Occorre dare particolare importanza all'Eucaristia, "Sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità" (sant'Agostino, In Iohannis Evangelium 26, 13). Il parteciparvi, come ricordano i Santi Padri, ci rende "concorporali e consanguinei con Cristo" (san Cirillo di Alessandria, Catechesi mistagogiche, IV, 3), e spinge il cristiano a impegnarsi nella diffusione del Vangelo e nell'animazione cristiana della società.

A tale riguardo, in occasione della chiusura dell'Anno Giubilare di Compostela, ho invitato i fedeli spagnoli a cercare nel Santissimo Sacramento la forza per superare gli ostacoli e affrontare le difficoltà del momento presente. Allo stesso tempo, sostenuti dai loro Vescovi, si sentiranno rafforzati nella propria fede per rendere una testimonianza pubblica e credibile nel difendere "il rispetto effettivo della vita, in tutte le sue fasi, l'educazione religiosa dei figli, la tutela del matrimonio e della famiglia, la difesa del nome di Dio e del valore umano e sociale della religione cristiana" (Lettera all'Arcivescovo di Santiago de Compostela, 8. 12. 2004). Si deve potenziare, quindi, un'azione pastorale che promuova una partecipazione più assidua dei fedeli all'Eucaristia domenicale, la quale deve essere vissuta non solo come un precetto, ma anche come un'esigenza inscritta profondamente nella vita di ogni cristiano.

7. Nelle relazioni quinquennali avete manifestato la vostra sollecitudine per i sacerdoti e i seminaristi. I sacerdoti sono in prima linea nell'evangelizzazione e sopportano "il peso della giornata e il caldo" (Mt 20,12). Hanno bisogno in modo particolare della vostra sollecitudine e vicinanza pastorale, poiché sono vostri "figli" (Lumen gentium LG 28), "amici" (Christus Dominus CD 16) e "fratelli" (Presbyterorum ordinis PO 7).

La relazione con i sacerdoti non deve essere solo di tipo istituzionale e amministrativo, ma deve essere animata prima di tutto dalla carità (cfr 1P 4,8), deve rivelare la paternità episcopale che sarà modello di quella che poi i presbiteri dovranno avere con i fedeli loro affidati. In maniera particolare, questa paternità si deve manifestare nella situazione attuale con i sacerdoti malati, quelli in età avanzata, e anche con quanti hanno maggiori responsabilità pastorali.

I sacerdoti, da parte loro, devono ricordare che, prima di tutto, sono uomini di Dio e non possono pertanto trascurare la loro vita spirituale e la loro formazione permanente. Tutta la loro opera ministeriale "deve iniziare effettivamente con la preghiera" (sant'Alberto Magno, De mystica theologia, 15). Fra le molteplici attività che riempiono la giornata di ogni sacerdote, al primo posto vi è la Celebrazione dell'Eucaristia, che lo conforma al Sommo ed Eterno Sacerdote. Nella presenza di Dio il sacerdote trova la forza per vivere le esigenze del ministero e la docilità per compiere la volontà di Colui che lo ha chiamato e consacrato, inviandolo per affidarli una missione particolare e necessaria. La celebrazione devota della Liturgia delle Ore, la preghiera personale, la meditazione assidua della Parola di Dio, la devozione alla Madre del Signore e della Chiesa e la venerazione dei Santi sono altrettanti strumenti preziosi dai quali non si può prescindere per affermare lo splendore della propria identità e assicurare il fecondo esercizio del ministero sacerdotale.

8. Una speranza viva è rappresentata dall'aumento delle vocazioni sacerdotali che si osserva in alcune aree. È vero che la situazione sociale e religiosa non favorisce l'ascolto della chiamata del Signore a seguirLo nella vita sacerdotale o consacrata. Per questo è importante pregare senza posa il Padrone della messe (cfr Mt 9,38) affinché continui a benedire la Spagna con numerose e sante vocazioni. A tal fine occorre promuovere una specifica pastorale vocazionale, ampia e capillare, che spinga i responsabili della gioventù a essere mediatori audaci della chiamata del Signore. Non bisogna avere paura di proporla ai giovani e poi di seguirli assiduamente, a livello umano e spirituale, affinché possano discernere la loro opzione vocazionale.

15 9. I fedeli cattolici, ai quali spetta ricercare il Regno di Dio occupandosi delle realtà temporali e ordinandole secondo la volontà divina, sono chiamati a essere testimoni coraggiosi della loro fede nei diversi ambiti della vita pubblica. La loro partecipazione alla vita ecclesiale è fondamentale e, a volte, senza la loro collaborazione il vostro apostolato di Pastori non giungerebbe a "tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra" (Lumen gentium LG 33).

I giovani, futuro della Chiesa e della società, devono essere in particolare oggetto delle vostre cure pastorali. In tal senso, non si devono lesinare gli sforzi necessari, anche se a volte non recano frutti immediati. A tale riguardo, come non ricordare l'impressionante e commovente veglia che ho presieduto con centinaia di migliaia di giovani a Cuatro Vientos, ricordando loro che si può essere moderni e insieme cristiani? Ora molti si stanno preparando ad andare a Colonia per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù. Dite loro che il Papa li attende lì, con il motto "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2) per scoprire in Cristo, insieme a coetanei di altri Paesi, il volto di Dio e della Chiesa come "la casa e la scuola della comunione" e dell'amore (Novo Millennio ineunte NM 43).

10. Cari Fratelli: avete preso l'iniziativa di dedicare un anno speciale all'Immacolata, Patrona della Spagna, in commemorazione del 150° anniversario della proclamazione di questo dogma mariano. Si tratta di un invito al popolo dei fedeli a rinnovare la loro consacrazione personale e comunitaria alla nostra Madre e ad accogliere il mio invito a tutta la Chiesa a mettersi "soprattutto in ascolto di Maria Santissima, nella quale il Mistero eucaristico appare, più che in ogni altro, come mistero di luce" (Ecclesia de Eucharistia, n. 62).

L'evangelizzazione e la pratica della fede in terra spagnola sono state sempre unite a un particolare amore per la Vergine Maria. Lo dimostrano le numerose chiese, i santuari e i monumenti innalzati ovunque nella vostra terra, le confraternite, le congregazioni, le corporazioni e i consigli universitari, che hanno insistito nella difesa dei loro privilegi, come pure le pratiche di pietà e le feste popolari in onore della Madre di Dio, che sono state anche fonte di ispirazione per tanti artisti, celebri pittori e rinomati scultori.

La Spagna è la terra di Maria. A Lei affido le vostre intenzioni pastorali. Sotto la sua materna protezione pongo tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i bambini, i giovani e gli anziani, le famiglie, i malati e i bisognosi. Portate a tutti il saluto e l'affetto del Papa, insieme alla Benedizione Apostolica.


AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE


PER IL DIALOGO TEOLOGICO TRA RAPPRESENTANTI


DELLA CHIESA CATTOLICA


E DELLE CHIESE ORTODOSSE ORIENTALI


Venerdì, 28 gennaio 2005




Eminenze,
Eccellenze,
Cari Padri,
Fratelli in Cristo,

sono lieto di dare il benvenuto a voi tutti in occasione del vostro secondo incontro plenario e ringrazio Sua Grazia Anba Bishoy per le cortesi parole che mi ha rivolto. In modo particolare, saluto i rappresentanti delle Chiese Ortodosse Orientali e attraverso di voi estendo i miei migliori auspici fraterni ai miei Venerati Fratelli, Capi delle vostre Chiese.

16 Mi unisco a voi nella preghiera affinché i vincoli reali di comunione fra noi possano essere ulteriormente rafforzati attraverso una spiritualità di comunione che contempla "il mistero della Trinità che abita in noi" e vede "ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio" (Novo Millennio ineunte NM 43).

Con questi sentimenti, incoraggio i vostri sforzi volti a promuovere la comprensione reciproca e la comunione fra cristiani d'Oriente e d'Occidente e invoco le benedizioni di Dio Onnipotente sulle vostre deliberazioni.


A S.E. IL SIGNOR ROBERT KOCHARIAN


PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI ARMENIA


Venerdì, 28 gennaio 2005




Signor Presidente!

1. Con grande gioia La accolgo e cordialmente La ringrazio per questa gradita sua visita, come pure per le parole che ha voluto amabilmente rivolgermi. L’odierna sua presenza mi richiama alla memoria il nostro primo incontro che ha avuto luogo qui, in Vaticano, nel marzo del 1999, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Roma – Armenia”, e quelli svoltisi nel settembre del 2001 a Yerevan durante il mio pellegrinaggio apostolico in Armenia per le celebrazioni giubilari dei 1700 anni della conversione al cristianesimo del Popolo armeno.

Colgo volentieri l’occasione per inviare all’intero Popolo armeno un affettuoso saluto, estendendolo ai milioni di Armeni che, pur sparsi in tante parti del mondo, restano sempre legati alla loro cultura e alle loro tradizioni cristiane.

2. Signor Presidente, mi preme manifestare sincero apprezzamento per le buone relazioni che legano la Santa Sede al governo del suo Paese. So che la comunità cattolica è ben accolta e rispettata e le sue varie attività contribuiscono al benessere dell’intera nazione.

Il vivo auspicio di tutti è che cresca sempre più la collaborazione fra la Santa Sede e il governo armeno e, là dove siano richiesti dalle situazioni, vengano posti eventuali perfezionamenti allo status della Chiesa cattolica.

3. Rapporti di stima e di amicizia intercorrono inoltre tra la Chiesa cattolica e la Chiesa Apostolica armena. Tale intesa, resa ancor più attiva grazie all’iniziativa del Catholicos Karekin II, avrà sicuramente ripercussioni positive per la pacifica convivenza dell’intero Popolo armeno, chiamato ad affrontare non poche sfide sociali ed economiche.

Auspico poi che sorga una pace vera e stabile nella regione del Nagorno-Karabagh da cui Ella, Signor Presidente, proviene. Ciò potrà scaturire dal rifiuto deciso della violenza e da un paziente dialogo tra le parti, grazie pure ad un’attiva mediazione internazionale.

4. La Santa Sede, che nel corso dei secoli non ha mancato di denunciare la violenza e difendere i diritti dei deboli, continuerà a sostenere ogni sforzo teso a costruire una pace solida e duratura.

Signor Presidente, assicuro la mia preghiera per la Sua persona, la Sua famiglia e il Popolo armeno, invocando su tutti le abbondanti benedizioni di Dio.



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