GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi del Senegal in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)


1. Lasciate che vi esprima tutta la gioia che provo nell'accogliervi oggi in occasione della vostra visita "ad limina". Il vostro arrivo a Roma ha luogo sotto l'auspicio della Vergine, nell'Anno mariano, e anche nel prolungamento delle proficue sedute sinodali nelle quali il caro card. Thiandoum ha portato tutto lo zelo e l'esperienza pastorale dei suoi venticinque anni di episcopato! Questo incontro mi dà l'occasione di ringraziarlo per il suo lavoro di relatore, come anche di ringraziare di cuore il vostro portavoce mons. Théodore Adrien Sarr, vescovo di Kaolack e presidente della vostra Conferenza episcopale.


2. L'apostolo Paolo ci invita all'azione di grazia: "Cantate a Dio di tutto cuore con riconoscenza..." (Col 3,16). Con voi rendo grazie a Dio per il dono della fede. E' questo dono che ci permette di operare in comunione di pensiero e di cuore, sebbene lontani gli uni dagli altri, ed è questo stesso dono che ci riunisce fraternamente in questo giorno.

Auguro che questo pellegrinaggio quinquennale tradizionale alla tomba dei santi apostoli e la vostra visita alla Santa Sede vi dia gioia e conforto.


3. La vostra visita mi permette di dirvi quanto io condivida le vostre speranze e le vostre preoccupazioni di pastori della Chiesa in Senegal. E' vero che i cattolici sono in minoranza nel vostro paese. Ma conosco la reale qualità della loro vita cristiana, del loro senso evangelico. Del resto essi si sono guadagnati la simpatia di molti dei loro compatrioti grazie, al clima di amicizia che hanno saputo creare e alla testimonianza che rendono al Vangelo. In uno spirito fraterno contribuiscono attivamente allo sviluppo del paese.

E' anche vero che i progressi dell'evangelizzazione riscontrano presso di voi certe difficoltà: ciò richiede alla comunità cattolica una ferma convinzione, perché sia salvaguardata la sua identità contro le forme di ideologia materialistica, e per entrare in tutta chiarezza in un dialogo fraterno con coloro che non condividono la medesima fede e le medesime tradizioni.

Nella maturazione della fede la formazione dei giovani svolge un ruolo di primo piano. E' necessario che il sistema educativo si sviluppi e progredisca, malgrado i limiti dei mezzi materiali che non dovrebbero costituire un ostacolo insormontabile. La vostra attenzione pastorale farà si che si mantenga sempre, in questo così importante campo che è l'educazione, la preoccupazione di assicurare uno sviluppo globale della persona umana, ispirata dai valori evangelici e dal rispetto delle convinzioni religiose del vostro paese, senza che ciò conduca insensibilmente i giovani cristiani su delle vie che li allontanerebbero dalla fedeltà ai loro impegni.


4. In parecchi dei suoi documenti il Concilio ha sottolineato la collaborazione che deve essere stabilita tra i cattolici e i credenti di altre fedi. Nella dichiarazione sulla Chiesa e le religioni non cristiane, il Concilio esorta i credenti "a sforzarsi sinceramente a una comprensione reciproca, e anche a promuovere e salvaguardare per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (NAE 3). La vostra lettera pastorale del 29 dicembre si poneva in questa prospettiva, quando richiamavate tutti i vostri compatrioti a creare le condizioni di "una vera pace sociale", aggiungendo: "Lavoriamo insieme affinché tutti i credenti del paese rispettino scrupolosamente nella pratica i diritti di Dio".


5. Voi condividete il vostro carico pastorale innanzitutto con i preti delle vostre diocesi. Vi prego di trasmettere loro il mio affettuoso saluto e anche il mio incoraggiamento ad una grande qualità di vita sacerdotale, in una dedizione sincera al popolo di Dio, all'immagine di Dio, all'immagine di Cristo che si è fatto servitore.

Gli uomini, coscientemente o meno, attendono che il prete parli loro di Dio con convinzione e umanità. In un mondo nel quale molti si lasciano attrarre dai beni materiali, il prete, con la parola e l'esempio di una vita semplice, deve attirare l'attenzione sui valori più alti. Identificandosi nel povero in modo da portargli il Vangelo liberatore di Cristo, sarà anche un incoraggiamento per i giovani, che il Cristo chiama a lasciare tutto per il servizio della Chiesa.

Possiate anche voi, cari fratelli, approfondire la comunione fraterna che esiste tra voi e i vostri preti, per rendere più efficace la missione della Chiesa e donare a tutti i cristiani, e ai non cristiani l'immagine dell'amore reciproco, segno distintivo dei discepoli di Cristo! Ugualmente, restando vicino ai vostri preti farete in modo che essi non soffrano di isolamento e che la loro salute fisica e spirituale ne risenta.

Il mio pensiero si rivolge anche a coloro che si preparano alla vita religiosa, attiva o contemplativa. Avete infatti intrapreso un grande sforzo nella pastorale delle vocazioni nel corso di questi ultimi anni e siete stati ricompensati da un aumento del numero dei candidati e delle candidate alla vita consacrata a Dio. Auguro che con l'aiuto dei preti, dei religiosi e delle religiose che si preoccupano del progresso spirituale, questi giovani preparino un avvenire solido per le vostre diocesi, senza perdere di vista la dimensione universale di tutta la vocazione ecclesiale.


6. Coscienti del ruolo che i laici devono giocare nella Chiesa e nel mondo, all'inizio di quest'anno avete già invitato i fedeli delle vostre diocesi a rinnovarsi nella loro missione di battezzati. Tra di essi esprimo una particolare gratitudine a tutti gli zelanti catechisti che cooperano generosamente all'annuncio del Vangelo nelle vostre comunità cristiane. Apprezzo il loro impegno e ho per essi e per le loro famiglie un pensiero speciale.

In una lettera pastorale pubblicata in occasione del Sinodo di quest'anno avete incoraggiato i laici a essere dei veri testimoni di Cristo nella vita di tutti i giorni. Possano essere sempre di più il sale della terra per ridare tutto il loro sapore ai valori umani, morali e spirituali!

7. La Chiesa del Senegal si è impegnata a promuovere i mezzi di comunicazione sociale, e voi incoraggiate a giusto titolo le iniziative in questo campo. Vi incoraggio a proseguire in questo sforzo fruttuoso: voi così aiutate i fedeli a portare uno sguardo evangelico su tutto ciò che fa parte della vita della società.


8. Terminando vorrei rivolgere una doppia esortazione: una esortazione alla coesione e una esortazione all'universalità. Rimanendo attaccati alle grandi intuizioni del Concilio Vaticano II dobbiamo offrire l'esempio dell'unità tra pastori e fedeli: "Ovunque si trovi una comunità di fedeli, (i preti) rendono in un certo modo presente il vescovo al quale sono associati con cuore fiducioso e generoso, assumendo da parte loro i suoi impegni e la sua sollecitudine, e mettendoli in pratica dentro le preoccupazioni quotidiane dei fedeli" (LG 28).

Infine, ed è la mia seconda esortazione, ampliate sempre più le vostre relazioni con le altre Chiese particolari. Siate solidali con tutti gli operatori del Vangelo attraverso il mondo. Siate anche pronti a rispondere agli appelli che vi potrebbero essere lanciati: "Sarete miei testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). Prego lo Spirito Santo di darvi la sua luce e la sua forza e, di tutto cuore, benedico voi come anche tutti i fedeli delle vostre diocesi.

1987-11-03 Data estesa: Martedi 3 Novembre 1987









Al Movimento Eucaristico Giovanile - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Eucaristia vi fa testimoni franchi, saldi e inventivi

Testo:

Cari amici del Movimento Eucaristico dei giovani.

Sono molto felice di accogliervi qui, venticinque anni dopo il nuovo inizio del vostro Movimento in risposta al messaggio del Papa Giovanni XXIII, come ha appena ricordato mons. Georges Rol. Lo ringrazio per le sue parole, così come i membri della vostra équipe nazionale che mi hanno presentato il senso delle vostre attività.

Voi ponete l'Eucaristia al centro del vostro Movimento. Ciò significa che voi crescete, dall'infanzia all'età adulta, rendendovi particolarmente attenti a questo mistero essenziale del Cristo, come un "nutrimento che fortifica".

Celebrate l'offerta che Cristo compie consegnando la propria vita per salvare la moltitudine dei suoi fratelli. Il Concilio Vaticano II ha detto che partecipando realmente al corpo del Signore, "noi siamo educati alla comunione con lui e tra di noi" (LG 7).

Si, in comunione con il Cristo, noi siamo anche in comunione gli uni con gli altri. La vostra vita di gruppo, i vostri raduni, i vostri campi, sono occasioni privilegiate per prendere coscienza di tutta la ricchezza della comunione della Chiesa. Accogliete e approfondite la parola di Dio, sviluppate l'unione fraterna tra coloro che Cristo raduna. Nel corso delle tappe successive della vostra giovinezza, prendete sempre più posto nella vita dell'insieme della Chiesa. Mi sembra che il vostro pellegrinaggio a Roma mostri bene il vostro desiderio di aprire lo sguardo e il vostro cuore sulla Chiesa universale costruita sul fondamento degli apostoli, unita attorno al successore di Pietro, diffusa nel mondo.

Voi venite qui pochi giorni dopo la chiusura del Sinodo che ha riunito i vescovi di cinque continenti per riflettere sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Ne riceverete il messaggio. Per il momento in questo breve incontro, sottolineerei solo due aspetti della vostra vita di giovani cristiani.

I vostri responsabili hanno espresso la preoccupazione di "iniziare i giovani a una pratica sacramentale regolare" e di "permettere loro di entrare più approfonditamente in ciò che essi celebrano". Voi avete infatti bisogno del nutrimento dell'Eucaristia. Celebrare regolarmente la divisione del corpo di Cristo, unendo l'offerta di voi stessi al suo sacrificio, unire la vostra azione di grazia alla sua, sono le condizioni maggiori della vostra perseveranza nella fede. C'è soprattutto, nella messa domenicale, la fonte viva della speranza in voi. E, al tempo della debolezza e del peccato, rientrate in comunione con il sacramento della riconciliazione. Quando vi ritrovate in gruppo, sostenetevi gli uni gli altri nella fedeltà e crescete insieme nell'esperienza della preghiera.

Non dimenticate, giorno per giorno, di volgere il vostro sguardo sulla Madre di Gesù, Maria, che meditava in cuor suo il felice annuncio della salvezza accolta nella fede.

In questo spirito di preghiera e di fede, "la celebrazione vi manda" in missione come dite voi stessi. Vivendo la grazia della comunione ecclesiale, potrete riunire le vostre energie per essere testimoni di Cristo, franchi, saldi e inventivi. Attorno a voi troppo spesso, incontrate l'indifferenza o il rifiuto di fronte al messaggio e alle esigenze del Vangelo. Insieme siate coraggiosi e pieni di speranza! Seguire Cristo su tutte le strade del mondo e costruire la Chiesa, ciò può sembrare difficile ma è possibile quando si condivide con i propri fratelli la forza dell'amore del Figlio di Dio. Per rispondere alla sua chiamata, bisogna caricarsi della sua croce (cfr. Mt 16,24). Ma dopo la risurrezione il piccolo gruppo dei discepoli era pieno di gioia, anche quando Gesù era salito verso il Padre. Con loro camminate nella gioia e conservate nel vostro cuore l'ultima parola di Gesù: "Io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo" (cfr. Lc 24,52 Mt 28,20).

Vi dico ciò perché la Chiesa conta sulla generazione dei giovani: rispondete agli appelli di Cristo, là dove ora siete, là dove sarete domani: nella vostra famiglia, nel vostro ambiente di lavoro o, per alcuni, in una vita consacrata al servizio di Dio. Negli incontri di ogni giorno, nelle situazioni nuove in cui vi trovate, sappiate essere fedeli al vostro battesimo.

Con i giovani del Movimento Eucaristico, sono felice di accogliere un gruppo venuto da Montpellier in pellegrinaggio sui passi dei primi cristiani.

Continuate a meditare la parola di Dio, a vivere e a far vivere pienamente la liturgia! Conservate il vostro entusiasmo nel compiere la vostra missione di cristiani.

Vi incoraggio tutti, cappellani, responsabili e giovani ad approfondire incessantemente la comunione offerta da Cristo alle membra del suo corpo. E vi benedico, invocando su voi "la grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo" (Ph 1,2).

1987-11-05 Data estesa: Giovedi 5 Novembre 1987




Ai vescovi del Ghana in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Trasmettere il messaggio evangelico con la testimonianza

Testo:

Cari fratelli nel nostro Signore Gesù Cristo.


1. E' una gioia per me dare il benvenuto a voi, membri della Conferenza episcopale del Ghana, in occasione della vostra visita "ad limina". La nostra assemblea collegiale dà testimonianza all'unità della Chiesa, "Come ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio (1Co 4,1), rappresentate in special modo le vostre Chiese locali, e insieme al successore di Pietro e agli altri vescovi in tutto il mondo rappresentate "l'intera Chiesa unita nel legame di pace amore e unità" (LG 23).

Miei amati fratelli: la nostra unità è compagnia nello Spirito Santo e nell'amore di Cristo che rimane per sempre pietra angolare (cfr. 1P 2,25).

Insieme professiamo "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo" (Ep 4,5) e ci soccorriamo l'un l'altro nel nostro pellegrinaggio verso la patria eterna, sempre coscienti che la nostra unità nella Chiesa trova la sua origine nell'unità della Santa Trinità. Poiché, come afferma il Concilio Vaticano II, "la Chiesa continua a risplendere come un popolo reso unito con l'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4). La vostra visita "ad limina" offre un'efficace testimonianza alla verità della nostra fede nel Cristo che scelse Pietro per fondare su di lui la sua Chiesa, promettendogli le chiavi del regno dei cieli. (cfr. Mt 16,19). La vostra visita sottolinea anche il fatto che Cristo affido l'intero gregge a Pietro, e lo incarico di confermare i fratelli nella fede (cfr. Lc 22,32) e di custodirli in perfetta unità (cfr. Jn 21,15-17). Queste responsabilità rappresentano il ruolo essenziale di Pietro nella Chiesa. E ognuno di voi è chiamato a compiere in comunione con Pietro e sotto la guida dello Spirito Santo, che avete ricevuto per mezzo dell'imposizione sacramentale delle mani, il vostro ministero di predicazione del Vangelo, amministrazione dei sacramenti e amoroso servizio al popolo di Dio affidato alla vostra cura pastorale.


2. Nella relazione stesa al termine del vostro incontro annuale lo scorso luglio, avete ben espresso il vostro ministero episcopale di amoroso servizio al popolo di Dio in Ghana. Avete scritto: "Noi vescovi cattolici del Ghana rendiamo grazie a Dio onnipotente ed eterno, al Padre di ogni misericordia e nostro Padre per la sua ineffabile bontà verso di noi. Sotto l'ispirazione e la guida del suo Spirito siamo stati in grado di rinnovare umilmente la nostra promessa a lui al suo servizio come suoi profeti di esaminare alcuni problemi per noi importanti sia come abitanti del Ghana, sia come cristiani, alla luce del Vangelo di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo fatto ciò nella convinzione di essere stati scelti per essere le guide, per amare i nostri fratelli e le nostre sorelle, per intercedere per loro presso l'eterno e amorevole Padre, e per offrire le nostre vite per loro" (Relazione dei vescovi del Ghana, 11 luglio 1987).

Ringraziandovi per il vostro zelo pastorale, vi ringrazio anche per i sentimenti devoti che mi avete espresso per mezzo di tutti i vostri preti, religiosi, seminaristi e laici. Invio i miei più cordiali saluti di grazia e di pace nel nostro Signore Gesù Cristo a tutti coloro che sono affidati alla vostra cura. Memore della gioia e delle speranze, le angosce e le ansietà del popolo di Dio in Ghana, specialmente dei poveri e degli afflitti, e condividendo spiritualmente le preoccupazioni dell'esistenza quotidiana, vi chiederei di comunicare a tutti i fedeli il mio incoraggiamento e il mio sostegno nella preghiera. Nelle parole dell'apostolo Paolo: "Per questo anche noi, fin dal giorno in cui ne fummo informati, non cessiamo di pregare per voi e di implorare da Dio che siate ripieni della conoscenza della sua volontà, con perfetta sapienza e intelligenza spirituale. Voi potrete vivere così in maniera degna del Signore ed essere a lui graditi in tutto. Potrete produrre frutti di ogni opera buona e crescere nella conoscenza di Dio" (Col 1,9-10).


3. Miei cari fratelli: in qualità di pastori delle nove Chiese locali del Ghana, siete responsabili della cura di tutti i fedeli cattolici del Ghana. Portate con voi oggi la loro fede forte e piena di entusiasmo, arrivata nel vostro paese più di cent'anni fa.

E' una gioia per me in quest'occasione ricordare la mia visita pastorale in Ghana nel 1980 per il centenario dell'evangelizzazione del vostro paese.

Durante quella visita potei constatare il grande amore che la vostra gente ha per Cristo e la sua Chiesa. Come dissi a voi in occasione della vostra ultima visita "ad limina": "Davvero, lo scopo della mia visita in Ghana fu di proclamare con voi Gesù Cristo e il suo Vangelo. Ho sperato di dare, con la grazia di Dio, un nuovo impeto di evangelizzazione e di confermarvi nelle vostre missioni di pastori del gregge" (Discorso del 12 novembre 1981). La mia presenza in mezzo al vostro clero, ai vostri religiosi, seminaristi e laici mi ha infuso una profonda e duratura speranza per il futuro della Chiesa nel vostro paese. Lodo le molto coraggiose iniziative che prendete continuamente per la proclamazione del Vangelo nella vostra società multireligiosa. Come pastori della Chiesa in Ghana vi siete dedicati, insieme al vostro clero, ai religiosi e ai catechisti laici alla missione evangelizzatrice della Chiesa, annunciando la buona novella di salvezza a tutti coloro che non hanno ancora udito o accettato Cristo. Con grande sollecitudine vi siete dati ai vostri fedeli cattolici e avete portato avanti un dialogo ecumenico con i vari gruppi di cristiani non cattolici. Ugualmente avete portato avanti con i vostri fratelli cattolici un lavoro di promozione umana nel campo medico e dell'educazione.


4. Vi incoraggio nel grande compito dell'evangelizzazione che è "grazia e vocazione propria della Chiesa, la sua più profonda identità" (EN 14). A questo riguardo sono a voi familiari le parole spesso ripetute da Papa Paolo VI: "Manifestare Cristo e il suo Vangelo a coloro che non lo conoscono è sempre stato, dalla mattina di Pentecoste, il programma fondamentale che la Chiesa ha svolto secondo la volontà del suo fondatore" (EN 51), In pratica, la vocazione della Chiesa all'evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo più profondamente. Nel vostro particolare ambito culturale il messaggio del Vangelo dev'essere diffuso prima di tutto attraverso una testimonianza di esemplare vita cristiana. Una tale testimonianza vissuta ogni giorno è un iniziale atto di evangelizzazione. Aggiungo subito che la testimonianza cristiana attraverso l'esempio personale ha anche bisogno di essere accompagnata dalla proclamazione di Gesù Cristo, che attraverso la sua morte e la sua risurrezione ha conquistato per noi la salvezza. Il chiaro messaggio di salvezza in Cristo come dono gratuito della grazia e misericordia di Dio è il cuore di tutti gli sforzi di evangelizzazione della Chiesa.

Per quanto riguarda la pesante responsabilità di garantire l'"inculturazione" del Vangelo nei costumi e nella vita del popolo del Ghana, permettetemi di richiamare le parole che dissi durante il nostro incontro al Seminario Minore di Kumasi: "così, con serenità e fiducia e con profonda apertura verso la Chiesa universale, i vescovi devono portare avanti il compito di inculturazione del Vangelo per il bene di ogni popolo, così che Cristo venga comunicato a ogni uomo, donna e bambino. In questo processo le culture stesse devono venir innalzate, trasformate e permeate dal messaggio originale di Cristo della divina verità, senza danneggiare ciò che in esse è di nobile. Quindi le degne tradizioni africane devono venir conservate. Anzi, in accordo con la piena verità del Vangelo e in armonia con il magistero della Chiesa, le vive e dinamiche tradizioni cristiane dell'Africa devono venir consolidate (Ai vescovi del Ghana, 9 maggio 1980).


5. Miei cari fratelli: nel vostro impegno a utilizzare i mezzi più appropriati per proclamare il Vangelo nel vostro ambiente culturale multi-religioso, desidero mettere in rilievo il profondo rispetto della Chiesa per i non cristiani. Poiché "essi sono l'espressione vivente dell'anima di un vasto gruppo di gente. Queste persone portano dentro di sé l'eco di migliaia di anni di ricerca di Dio, una ricerca che è incompleta ma spesso compiuta con grande sincerità e onestà di cuore" (EN 53). Inoltre, poiché il piano di salvezza comprende tutti coloro che riconoscono il Creatore, tra cristiani e non cristiani esiste una base per un dialogo fraterno e uno scambio armonioso. Vi incoraggio "a riaffermare l'impegno della Chiesa cattolica al dialogo e alla proclamazione del Vangelo". Non può essere questione di scegliere uno e ignorare o rifiutare l'altro. Anche nelle situazioni in cui la proclamazione della fede sia difficile, bisogna avere il coraggio di parlare di Dio, sul quale si fonda questa fede, delle ragioni della nostra speranza e della sorgente del nostro amore" Al Segretariato per i non cristiani, 28 aprile 1987).


6. Non posso in quest'occasione non menzionare l'importante contributo che i vostri fratelli preti, sia diocesani che religiosi, con l'aiuto di missionari stranieri o del Ghana, stanno facendo per l'evangelizzazione e lo sviluppo sociale del vostro paese. Essi sono strettamente uniti a voi nella proclamazione della parola di Dio e nel guidare l'assemblea dei fedeli per la celebrazione dei Sacramenti. E' attraverso la loro obbedienza a voi in tutti gli aspetti del loro ministero sacerdotale che le loro vite di servizio possono dare frutto e far crescere il popolo di Dio in unità.

Ho appreso con piacere che il numero dei preti diocesani continua a crescere ogni anno. Questa è veramente una benedizione per la Chiesa del Ghana. E' l'attenzione amorevole che voi stessi prestate a ognuno dei vostri seminaristi e ai loro programmi di formazione sacerdotale nei vostri seminari minori locali a Pedu e Tamale, che assicurerà una solida educazione spirituale, accademica e pastorale dei vostri futuri preti. Desidero assicurarvi della mia solidarietà in questo sforzo, e ognuno di voi possa con impegno attivo e amoroso essere un vero padre in Cristo per ognuno dei vostri seminaristi (cfr. OT 5).

Degno di nota è anche l'importante contributo che i membri degli Istituti di vita consacrata stanno facendo per un lavoro completo di evangelizzazione nel vostro paese, specialmente nei campi della sanità e dell'insegnamento. La loro testimonianza pubblica dei consigli evangelici di carità, povertà e obbedienza e il loro esempio di vita comunitaria dà la possibilità al Vangelo di essere meglio conosciuto e accettato. In quest'occasione rendo grazie a Dio Onnipotente per tutti quei religiosi e quelle religiose che lavorano come missionari da molti anni, nonostante grosse difficoltà per stabilire la Chiesa in Ghana. Lodo anche tutti quei religiosi che in questo tempo stanno dedicando la loro vita in vari apostolati di servizio cristiano.


7. Miei cari fratelli: riflettendo sulla vita sacramentale della Chiesa in Ghana voglio focalizzare la mia attenzione in particolare sul sacramento cristiano del matrimonio. Leggiamo nei documenti del Concilio Vaticano II che il matrimonio è "un reciproco dono di due persone", e che "questa unione intima, come anche il bene dei figli, impone una totale fedeltà tra gli sposi e sostiene una indissolubile unità tra loro" (GS 48). Quindi è necessario insistere che la comunione coniugale del matrimonio sia caratterizzata da quest'unità e anche da questa indissolubilità.

La Chiesa insegna chiaramente che la comunione di amore costituita dal matrimonio è contraddetta dalla poligamia. Con grande amore pastorale spieghiamo ai fedeli che la pratica della poligamia "nega direttamente il piano di Dio che fu rivelato dall'inizio, perché è contrario all'uguale dignità personale dell'uomo e della donna che nel matrimonio danno se stessi con un amore che è totale e quindi unico ed esclusivo" (FC 19). L'amore del marito e della moglie nella comunione coniugale del matrimonio è una condivisione nel mistero della vita dell'amore di Dio stesso. Cosciente di ciò la Chiesa si dedica alla speciale missione di protezione della santità e dignità del matrimonio in ogni luogo.

Colgo quest'occasione per esprimere la mia solidarietà con la popolazione del Ghana nelle sue aspirazioni di pace, giustizia, armonia e progresso sociale. La Chiesa è sempre aperta al dialogo con le autorità civili, proprio perché desidera il vero benessere di tutto il popolo del Ghana.

Cari fratelli: prego perché queste riflessioni da me proposte per la vostra visita "ad limina" servano a rinnovarvi nella fede, a rafforzarvi nella speranza e a confermarvi nell'amore di Dio e dell'umanità.

Raccomandandovi a Maria, Regina degli apostoli, e nell'amore di Gesù suo Figlio, imparto la mia benedizione apostolica a voi, a tutto il clero, religiosi e fedeli della Chiesa in Ghana.

1987-11-06 Data estesa: Venerdi 6 Novembre 1987




Ai Congressisti dell'Aiuto alla Chiesa che soffre - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Senza libertà religiosa non si garantisce libertà di coscienza

Testo:

Cari congressisti dell'Aiuto alla Chiesa che soffre.


1. In quest'anno del 40° anniversario dell'opera audacemente lanciata da padre Werenfried van Straaten e ora diretto da padre Roger Vekemans che saluto entrambi molto cordialmente, condivido nello stesso tempo la felicità di avere fatto molto per le Chiese che soffrono e la vostra tristezza per non aver potuto fare di più.

Ma vorrei soprattutto che in questi primi istanti del nostro incontro, noi rendessimo grazie a Dio. E' lui che ha fatto di voi i suoi strumenti di carità. E' lui che ha aperto il cuore di centinaia di migliaia di cristiani alle difficoltà dei loro fratelli e sorelle, vittime di segregazione sociale, di persecuzioni religiose e di costrizioni all'esodo, 2. Mi sembra, sempre a questo proposito, di situare un'epoca come la nostra nell'ambito di duemila anni di storia della Chiesa. E' questo un periodo nel quale i discepoli di Cristo non hanno conosciuto dei sospetti, degli arresti, degli interrogatori, la prigione, la morte a causa della loro appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa? E questa lunga storia, riempita di luce e di avvenimenti che affliggono, ci rivela che le comunità cristiane in possesso della loro libertà sono alleate in soccorso delle Chiese turbate e anche ostacolate nel loro sviluppo. Noi sappiamo tutti che l'apostolo Paolo e le sue prime fondazioni (cfr. 1Col 16,1-5; Ga 2,10) avevano in qualche modo lanciato, per primi l'aiuto alle Chiese in difficoltà. Voi siete sulle orme della Chiesa primitiva, portando il vostro aiuto alle Chiese in difficoltà attraverso il mondo. Nel prendere conoscenza del vostro rapporto, sono stato meravigliato di constatare che la vostra opera offre soccorsi religiosi a centoquindici paesi. Mi congratulo di cuore con voi, cari congressisti e aderenti all'Aiuto alla Chiesa che soffre. Con altri movimenti caritativi o semplicemente umanitari, ugualmente degni di ammirazione, voi assicurate un servizio originale e fondamentale della persona umana quando è spogliata del suo diritto inalienabile alla libertà religiosa o minacciata d'esserlo. La vostra opera è essenzialmente pastorale.


3. In questo breve incontro tengo a precisare i miei incoraggiamenti sui diversi punti, che sono l'oggetto delle vostre preoccupazioni. Vegliando sempre con cura all'oggettività dei fatti, continuate a informare i paesi liberi sul piano religioso di queste regioni del mondo nelle quali, pretendendo di garantire la libertà di coscienza, si riduce al minimo, se non a niente, l'esercizio concreto della libertà religiosa. Auguro che la vostra rivista, già molto diffusa, sia ancor più conosciuta dal mondo libero e riveli l'anomalia inaccettabile di tante Chiese chiuse e talvolta distrutte, di seminari soppressi o ridotti a ricevere un numero insignificante di candidati al sacerdozio, l'anomalia della soppressione dei manuali dell'insegnamento catechistico, dell'interdizione dei movimenti di formazione e dell'apostolato... I paesi liberi misurano male i colpi portati alla vitalità della Chiesa, ma anche al rispetto dei diritti dell'uomo alla ricerca religiosa e a delle relazioni personali e comunitarie con Dio.


4. E' forse su questo piano che voi potrete situare il vostro aiuto pastorale sul terreno del rispetto sacro delle coscienze e delle credenze, in unione fiduciosa e continua con la gerarchia cattolica locale. Bisogna disperare di fare progressivamente ammettere che i credenti nelle loro convinzioni di fede, sono naturalmente dei cittadini portati ad amare il loro paese e a servire la causa del bene comune? Sostenere così i cristiani richiede da parte vostra molta prudenza, preparazione, serenità, fede, speranza. Ma aiutare le Chiese che soffrono non significa anche cercare di rendere più agili le condizioni discriminatorie che opprimono molte comunità ecclesiali? 5. Auguro, infine, che il vostro nobile e delicato lavoro, essenzialmente pastorale e non politico, si svolga non solo in armonia con i vescovi dei paesi interessati, ma ogni volta che la cosa è auspicabile, di concerto con le Opere pontificie missionarie e altri organismi di soccorso. Penso alle "Caritas" e a molti altri gruppi che cercano di promuovere lo sviluppo di ogni persona umana e delle popolazioni intere. Nella Chiesa del Signore la diversità delle attività pastorali, caritative, umanitarie è legittima e anche ammirevole. La loro complementarità è necessaria. L'unità e la forza dell'azione ecclesiale scaturiscono da questa volontà di cooperazione fraterna tra tutti i battezzati nei diversi paesi del mondo.

Al termine di questo incontro familiare invoco con fervore su padre Werenfried van Straaten e su padre Roger Vekemans, sui loro immediati collaboratori, sui partecipanti a questo assemblea del 40° anniversario e su tutti i benefattori dell'Aiuto alla Chiesa che soffre nuove e abbondanti grazie di saggezza e di forze divine e la protezione tutta speciale della Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa.

1987-11-06 Data estesa: Venerdi 6 Novembre 1987




Alla Pontificia Accademia delle Scienze - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario un nuovo atteggiamento di rispetto per correggere i danni provocati all'ambiente

Testo:

Cari amici.


1. E' con immenso piacere che do il benvenuto a coloro che prendono parte alla settimana di studi organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze sui problemi del rispetto dell'ambiente. Questo argomento merita maggiore attenzione ed è veramente di grande importanza in questo particolare momento della storia e dello sviluppo del nostro mondo moderno. La scienza è un lavoro umano e deve essere diretto esclusivamente verso il bene dell'umanità. La tecnologia, come mezzo conduttore tra la scienza e le applicazioni pratiche deve ricercare il bene dell'umanità e non deve mai agire contro di esso. Inoltre la scienza e la tecnica devono essere governate da principi etici e morali.

La teoria che mira solo al profitto ha prodotto nell'ultimo secolo una teoria che non ha sempre rispettato l'ambiente, che ha condotto a situazioni che provocano grandi preoccupazioni a causa di irreversibili danni compiuti, sia locali che a livello mondiale. In maniera simile, sistemi di coltivazione inadeguati in molti paesi e il bisogno di energia hanno continuato a creare un abuso delle risorse forestali. Gli effetti negativi sull'ambiente possono essere corretti nelle cause che li producono solo insegnando alla gente un comportamento nuovo e rispettoso verso l'ambiente. Un atteggiamento che assicuri l'uso razionale delle risorse naturali che devono essere preservate e tramandate per l'uso delle generazioni future.


2. Piani di uso razionale delle risorse devono includere un'armonizzazione tra natura e insediamenti umani. Ciò sarà fatto attraverso un'educazione e una pianificazione graduale, ma che tiene conto degli enormi problemi della povertà.

Nel 1983 l'Accademia delle Scienze porto avanti uno studio specifico sui danni provocati all'ambiente dall'aumento del biossido di carbonio e dalla riduzione dello strato di ozono. Nei paesi in via di sviluppo, caratterizzati generalmente da condizioni climatiche avverse e ostili esiste l'acuto problema della distruzione delle foreste nelle regioni tropicali umide e della desertificazione nelle regioni tropicali secche, problemi che minacciano il nutrimento della popolazione. Le scoperte della scienza devono essere utilizzate per assicurare un'alta produttività del paese in modo che la popolazione locale abbia sufficiente cibo e sostentamento senza distruggere la natura.

Nei paesi industrializzati esiste il preoccupante problema dei prodotti di scarto in forma gassosa, liquida, solida o radioattiva. Pratiche imprudenti hanno causato danni molto seri alla natura. Scarichi incontrollati si sono trasformati in pioggia acida, sostanze nocive all'ambiente e contaminazione dei mari come ad esempio il Mar Mediterraneo.


3. Molte persone hanno contribuito agli sforzi di protezione dell'ambiente, ma la capacità e la buona volontà degli esperti e degli scienziati non sono in grado di risolvere il complesso problema. Devono essere affrontati profondi e vasti cambiamenti economici e morali a livello di gruppi di comunità e governi, che includano scambi e accordi interregionali e internazionali. Fondamentale per questa azione è l'educare le persone all'ambiente e creare un atteggiamento di comprensione, rispetto a reciproca e genuina buona volontà.


4. Desidero ringraziare tutti i presenti che hanno dato un contributo con le loro conoscenze scientifiche e il loro entusiasmo. Ringrazio anche i rappresentanti dei corpi internazionali come la Comunità Economica Europea e il Programma sull'Ambiente delle Nazioni Unite, di cui ho visitato il quartiere principale a Nairobi nel 1985. Desidero anche ringraziare gli esperti che la scorsa settimana hanno concluso un importante incontro di lavoro, durante il quale si sono svolte discussioni scientifiche sugli Aspetti delle applicazioni dell'ingegneria genetica: la produzione di medicine e di vaccini, e il miglioramento della situazione alimentare specialmente a favore dei paesi in via di sviluppo. Le prospettive della terapia genetica per curare malattie danno speranza e meritano l'attenzione della scienza e dell'abilità di coloro che compiono le ricerche. Ma nella terapia genetica bisogna fare molta attenzione per evitare di mettere in pericolo l'integrità fisica e la vita di ogni individuo. Soprattutto deve essere fermato ogni pericolo di alterazione dell'inviolabile identità genetica della persona umana.

Infine mando già i miei saluti e il mio benvenuto agli scienziati che la settimana prossima inizieranno le discussioni circa un importante tema dell'astrofisica moderna: Movimenti di larga scala nell'universo. Venti scienziati cercheranno di accrescere la nostra comprensione sul grado di omogeneità dell'universo su una larga scala, la distribuzione e la natura della "massa nascosta", la questione se l'universo continuerà ad espandersi o se è destinato a cadere in un'altra "singolarità".

I vostri sforzi, sia individuali nei particolari campi di vostra competenza, sia come corpo associato con le attività della Pontificia Accademia delle Scienze, vengano coronati con ogni successo, poiché lavorate per il bene di tutta l'umanità.

1987-11-06 Data estesa: Venerdi 6 Novembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi del Senegal in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)