GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma) - L'aggregarsi dei laici a scopo apostolico

Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma) - L'aggregarsi dei laici a scopo apostolico



Carissimi fratelli e sorelle! 1. Si avvicina il Sinodo dei vescovi che, nel prossimo mese di ottobre, si riunirà per trattare della vocazione e della missione dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Nella prospettiva di quel grande evento ecclesiale, e in preparazione ad esso, è opportuno che tutti i fedeli riflettano sui temi connessi con l'apostolato laicale.

Ogni cristiano infatti - come ho già sottolineato in questi colloqui domenicali - è essenzialmente un apostolo. Questa nobile prerogativa lo impegna a compiere personalmente e comunitariamente ogni sforzo perché si attui ciò che invoca quando prega: "Venga il tuo regno". L'essere umano è dotato di un'indole socievole. Col battesimo, poi, entra a far parte del popolo di Dio e diventa membro del corpo mistico di Cristo, così che la sua naturale socievolezza viene avvalorata da un vincolo comunitario di natura superiore.

Questo è il motivo per cui il Vaticano II ha messo grandemente in luce il valore dell'apostolato associato, rilevando che esso "corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si presenta come segno della comunione e dell'unità della Chiesa" (AA 18).


2. Inteso in questa visuale, l'aggregarsi dei fedeli laici a scopo apostolico non ha nulla a che vedere con espedienti tattici momentanei, ma è fondamentalmente la doverosa risposta, personale e comunitaria, alla vocazione cristiana.

S'impone pertanto, come principio elementare, uno strettissimo rapporto tra maturità cristiana individuale e vitalità dell'apostolato associativo. Tale maturità è la base indispensabile di iniziative genuinamente apostoliche, animate da quello spirito e da quei carismi che, come dice san Paolo, sono dati "per edificare e non per distruggere" (2Co 13,10).

Non per nulla il Concilio si è soffermato ampiamente sulla necessità e sulle caratteristiche della formazione all'apostolato, la quale "è richiesta non solo dal continuo progresso spirituale e dottrinale del laico, ma anche dalle varie circostanze di cose, di persone, da compiti a cui la sua attività deve adattarsi" (AA 28). E' necessaria una formazione permanente, collegata con la crescita interiore, che abbraccia l'intera struttura della personalità forgiata sul modello di Cristo. Le associazioni e i movimenti d'apostolato sono essi stessi fucine formative, particolarmente in ordine alla specificità dei fini che si prefiggono. Ma resta sempre di primaria incidenza l'azione dei pastori, ai quali la maturazione apostolica del laicato deve stare pressantemente a cuore, come uno degli aspetti più qualificanti del loro ministero. Su questa ampia tematica il prossimo Sinodo avrà modo di contribuire con riflessioni corroboranti.

La Vergine Maria sia propizia con la sua materna intercessione [Omissis: saluti a vari gruppi].

Invito a pregare per la Valtellina Il mio pensiero va alla Valtellina, alle vittime delle gigantesche frane e a quanti sono stati costretti ad abbandonare le abitazioni, i paesi, i luoghi di lavoro con l'animo grandemente afflitto per vedere distrutto in breve tempo il frutto di lunghe fatiche. Partecipo al dolore e all'angoscia di quanti sono stati colpiti nei loro affetti più cari e invito tutti ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore accolga nella sua pace le vittime della tragedia, sostenga con il suo conforto i loro familiari, dia speranza e coraggio. La nostra preghiera sia di incoraggiamento anche a tutti coloro che, con generoso impegno, si prodigano per i soccorsi e per la ricostruzione delle località colpite.

In questa durissima prova non manchi l'aiuto della solidarietà e della carità cristiana.

Per tutti invochiamo il soccorso della Vergine, consolatrice degli afflitti.

1987-08-02 Data estesa: Domenica 2 Agosto 1987




Lettera al Cardinale Franciszek Macharski

Titolo: Nomina a Legato Pontificio al Congresso Internazionale mariano di Kevelaer

Testo:

Al Venerabile Fratello Nostro Franciszek S.R.E. Cardinale Macharski Arcivescovo Metropolita di Cracovia Con animo davvero lieto apprendiamo che viene preparato da tutte le nazioni il XVII Congresso Mariano - che precederà il X Congresso Mariologico -, il quale si svolgerà tra il 17 e il 20 del prossimo settembre a Kevelaer, nella famosa città della Germania dentro i confini della diocesi di Munster, presso l'insigne santuario della Beata Vergine detto della "Consolatrice degli afflitti", che anche noi di recente abbiamo visitato e vi abbiamo venerato la medesima sacra immagine. Nello stesso luogo venerano la Madre di Dio con singolare pietà non solo gli abitanti vicini, ma anche numerosi pii pellegrini della medesima nazione, nonché dei paesi confinanti di Olanda, Lussemburgo e Belgio.

Senza dubbio stimiamo moltissimo questa decisione, che congiuntamente presero i moderatori della Pontificia Accademia Mariana Internazionale ed il venerabile fratello nostro Rainardo Lettmann, Presidente delle Cose Sacre di Munster, con l'approvazione della Conferenza Episcopale Tedesca; lodiamo totalmente tale progetto che riteniamo contribuirà non poco a perseguire gli scopi del corrente anno mariano.

In questo Congresso, come è chiaro, la dottrina della Chiesa circa la Madre di Cristo verrà esposta più profondamente e più estesamente e sarà posto in luce propria il suo culto; tutte le tali cose tornano a onore e lode la Madre di Dio e giovano al bene spirituale dei fedeli; infatti, la Beatissima Madre viene presentata come modello da seguire, poiché quale Madre e collaboratrice del Redentore, con la sua vita chiarissima, ci propone Cristo Signore, verità e via sicura; nel seguirla sempre più, possiamo crescere nella fede e nella speranza, e specialmente nella carità, senza dubbio fonte di tutte le virtù umane e religiose.

Maria, inoltre, ci sprona, affinché pronunciamo ogni giorno il nostro "fiat" e, nel meditare la parola di Dio con fede piena e integra, ci uniamo a Lui, col consacrare noi stessi alla persona ed all'opera del suo Figlio.

Il culto mariano resta, infatti, "propedeutico" verso la Santissima Trinità: chi trova Maria, trova Cristo, e chi trova Cristo, trova Dio: ciò capirono gli apostoli ed i discepoli del Signore, e nel corso dei secoli i martiri, i santi, i pastori e i dottori ed il popolo fedele della Chiesa, con ottimo beneficio del quale la Beatissima Vergine è giustamente venerata e sempre sarà onorata la providentissima Madre, potente difesa ed augusta regina.

Noi, pertanto, attenti a quelle cose per le quali siano animati il culto e la devozione dei fedeli di Cristo più ardentemente verso l'eccelsa Madre di Dio, che Noi medesimi iniziammo vivamente ad onorare dalla nostra prima età, desiderando in qualche modo di essere partecipi di questo incontro, vogliamo che tu, o venerabile fratello nostro, Arcivescovo Metropolita dell'illustrissimo Collegio Cardinalizio, tu che una volta avemmo collaboratore vicino e del quale molto bene conosciamo le egregie doti, l'amore, la dottrina e la pietà verso la Deipara Vergine, tu sia presente, presieda e preghi in nome nostro.

perciò, con questa lettera, per nostra favorevole volontà, nominiamo e dichiariamo te nostro Legato presso il suddetto Congresso Mariano e lieti rimettiamo a te ogni potere e facoltà che sono propri di tanto onorifico compito.

Infine, sia la Benedizione Apostolica annunciatrice e procuratrice di doni celesti e, soprattutto, testimone della nostra carità, la quale Benedizione impartiamo con affetto nel Signore da questa sede del Beato Pietro a te, o venerabile fratello nostro, al solerte pastore della diocesi di Munster ed ai suoi vescovi ausiliari ed agli altri presuli, autorità civili e fedeli tutti che presenzieranno al congresso.

Dato a Roma, presso la Sede di San Pietro, nel giorno 5 agosto, dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, anno 1987, nono del nostro pontificato.

Giovanni Paolo II [Traduzione dal latino]

1987-08-05 Data estesa: Mercoledi 5 Agosto 1987









Visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore - Roma

Titolo: La Madre del Signore sostenga il nostro cammino di fede

Testo:

Sono venuto in questa Basilica a pregare la Vergine Maria, condotto dal desiderio di celebrare con voi solennemente, in questo Anno mariano, la dedicazione di Santa Maria Maggiore.

In questa Basilica, il primo santuario mariano non solo nella città di Roma, ma nel mondo intero, sono contenuti immagini e ricordi dei più significativi misteri della vita della Vergine e della sua presenza attiva ed esemplare nella vita di Cristo e della Chiesa. Qui si venerano le reliquie del Presepio; nei più antichi mosaici sono illustrati gli episodi dei Vangeli dell'infanzia; le figure dell'abside ricordano la gloria dell'incoronazione della Vergine; qui è venerata la preziosa icona di Maria "Salus populi Romani".

Ringrazio, perciò, tutti coloro che in questo anno, dedicato alla Madonna, hanno voluto dare maggior solennità alla festa, conosciuta specialmente per la tradizione che le dà il nome di "Santa Maria della neve". Saluto il card.

Luigi Dadaglio, arciprete della Basilica e presidente del Comitato per l'Anno mariano. Il mio pensiero va anche a tutti i componenti di detto Comitato, ai reverendi canonici e al personale addetto alla cura spirituale e materiale della Chiesa.

Uno speciale saluto e ringraziamento rivolgo al Ministero per i Beni culturali e ambientali che, con il patrocinio del Comune di Roma, ha voluto allestire una singolare manifestazione rievocativa del miracoloso evento del 352, con una nevicata artificiale.

Saluto, infine, tutti voi che vi siete uniti alla mia preghiera e, con voi, coloro che parteciperanno all'iniziativa folcloristica della "nevicata" di questa sera. Possa essa ravvivare nel cuore dei fedeli la memoria affettuosa e devota della Madre di Cristo e Madre nostra, Maria santissima.

La Madre del Signore è sempre presente nel cammino-pellegrinaggio che la Chiesa di Cristo svolge nel tempo, ed è presente, altresi, nel pellegrinaggio interiore della fede in ogni anima. La Vergine, che più di ogni altra creatura ha partecipato, nella fede, al mistero di Cristo, sostenga con la sua intercessione il nostro cammino di fede; conforti chi cerca una fede più vera e profonda; riunisca in un vincolo di fraternità e di intesa i credenti in Cristo e in Dio. A tutti sia modello di totale adesione a Dio lei, la Vergine "beata perché ha creduto", nel cui spirito si riflettono nel modo più profondo e più limpido le grandi opere del Signore.

Con questi pensieri voglio anche legare un pensiero speciale. Sapendo che questa Basilica di Santa Maria Maggiore è luogo privilegiato per le confessioni, auguro a tutti i confessori e a tutti i penitenti un aiuto e una protezione speciale e materna della Vergine Maria e di cuore imparto a tutti i presenti, a tutti i pellegrini, la benedizione apostolica.

1987-08-05 Data estesa: Mercoledi 5 Agosto 1987




Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sofferenze, umiliazioni e povertà interpellano la Chiesa

Testo:

Venerati fratelli, carissimi figli e figlie della Chiesa! L'avvenimento di maggiore rilievo, che caratterizza la vita della Chiesa durante l'anno in corso, è certamente il prossimo Sinodo dei vescovi: una iniziativa destinata a richiamare l'attenzione e a risvegliare l'interesse di tutte le forze vive della Chiesa, e a segnare una tappa decisiva nella presa di coscienza, da parte dei laici, della propria vocazione alla dilatazione e al consolidamento del regno di Dio fra gli uomini. La Chiesa esiste per evangelizzare. A tutti i suoi componenti è rivolto l'invito di Gesù: "Andate e fate miei discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19).


1. Migrazioni e annuncio della buona novella La partecipazione dei laici alla missione della Chiesa, nelle diverse situazioni socio-culturali del momento ha rappresentato, fin dalle origini, una delle vie più feconde per la proposta di salvezza integrale portata da Cristo. Le migrazioni assumono in questo contesto un rilievo particolare, anche tenuto conto del ruolo che queste hanno svolto nella diffusione del cristianesimo nei primi secoli. perciò sembra naturale prendere lo spunto, per il Messaggio annuale della Giornata mondiale del migrante, dall'argomento del prossimo Sinodo e riflettere sul tema: "I laici cattolici e le migrazioni".

L'impegno di alleviare il carico di sofferenze, di umiliazioni e di povertà che grava su tutta la Chiesa, ma in primo luogo i laici, per i forti risvolti sociali che connotano le migrazioni. Compiti specifici incombono sulla società che accoglie, non meno che su coloro che sono accolti.


2. Dignità della vocazione e della missione dei laici In forza del Battesimo ogni cristiano, qualunque sia il suo stato, è chiamato da Dio a un rapporto personale di amicizia e di familiarità con lui. Tale chiamata si configura come un invito a seguire Cristo, che, comunicandoci il suo Spirito, ci rende figli di Dio e ci mette in grado di comportarci come tali.

La dignità dell'uomo, già radicata nell'immagine che di se stesso Dio gli ha impresso nel crearlo, trova in questa vocazione una nuova e più alta motivazione, e la sua manifestazione piena. Ogni uomo è amato da Dio. Nessuno è escluso dal suo amore. E' questo il principio della salvezza universale, che sta alla base dell'ansia missionaria della Chiesa e all'origine della sensibilità moderna, tesa alla ricerca dell'unità della famiglia umana; esso fa crollare le discriminazioni, instaura l'eguaglianza tra i popoli e impone il rispetto della persona umana in qualunque condizione si presenti. Ogni uomo va amato, rispettato, difeso e protetto per il suo rapporto con Cristo e con Dio. Ignorato o rifiutato questo rapporto, sarà sempre facile trovare motivi apparentemente validi per giustificare la discriminazione, l'emarginazione e l'oppressione dell'uomo.

Il Vangelo dunque, in quanto luce posta in alto, non annuncia una realtà che si esaurisce nell'intimo di ciascuno, ma si traduce in impegno nei confronti del mondo esterno.


3. Missione dei laici nei Paesi di accoglienza Il mondo nel quale vi invito oggi ad esprimere il vostro impegno è quello delle migrazioni. Esso presenta una grande varietà di sollecitazioni rivolte sia alla comunità di accoglienza che ai migranti stessi. Alle migrazioni sono collegati problemi difficili, come quello del ricongiungimento familiare, del lavoro, della casa, della scuola e della sicurezza sociale. Singoli individui e associazioni laicali continuano a mettere a disposizione degli emigranti il loro tempo e la propria professione (medici, avvocati, insegnanti, ecc.).

a) Impegnarsi nel processo di umanizzazione della società. - Gesù ha voluto prolungare la sua presenza fra noi nella precaria condizione dei bisognosi, tra i quali egli annovera esplicitamente i migranti. Egli intende così stimolare l'uomo a un ininterrotto processo di umanizzazione di se stesso e dei propri fratelli. Cristo è contemporaneamente dalla parte sia di chi è servito, sia di chi serve. Alimentare questa fede vuol dire mettere il proprio cuore a disposizione degli altri.

b) Ricercare le giuste soluzioni. - I problemi dei migranti sono spesso comuni alla società in cui essi vivono. Dappertutto infatti esiste il problema degli alloggi, del lavoro, della sicurezza sociale, ecc. Ma la situazione di precarietà del migrante ingrandisce enormemente quei problemi comuni. E' compito delle autorità provvedere per tutta la collettività, evitando accuratamente ogni possibile discriminazione a danno dei migranti. Ma, oltre a ciò, questi soffrono di problemi specifici: è pertanto compito dei laici proporre e sollecitare giuste soluzioni in nome di Dio e in nome dell'uomo. I Paesi ricchi non possono disinteressarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi, tanto più se lo scarto tra i Paesi ricchi e quelli poveri, dal quale le migrazioni sono originate, diventa sempre più grande. Si impongono invece una riflessione e una ricerca di più rigorosi criteri di giustizia distributiva applicati su scala mondiale, anche per la tutela del bene universale della pace.

c) Facilitare la partecipazione dei migrante alla vita della società. - Qualunque sia la situazione di vita di ciascuno, oggi tutti si sentono coinvolti in una vigorosa corrente di partecipazione, riflesso ed esigenza dell'acquisita coscienza della propria dignità. E' importante tener conto di tale consapevolezza, affinché i problemi dei migranti possano avere soluzioni vere e durevoli. Tale partecipazione dovrà essere più evidente e immediata nell'ambito della Chiesa, nella quale nessuno è straniero. Cristo infatti, morendo per tutti, ha abolito le barriere che dividono il greco dal giudeo, lo schiavo dal libero (cfr. Ga 3,28).

Le migrazioni offrono alle singole Chiese locali l'occasione di verificare la loro cattolicità, che consiste non solo nell'accogliere le diverse etnie, ma soprattutto nel realizzare la comunione di tali etnie. Il pluralismo etnico e culturale nella Chiesa non costituisce una situazione da tollerarsi in quanto transitoria, ma una sua dimensione strutturale. L'unità della Chiesa non è data dall'origine e lingua comuni, ma dallo Spirito di Pentecoste che, raccogliendo in un solo popolo genti di lingue e nazioni diverse, conferisce a tutte la fede nello stesso Signore e la chiamata alla stessa speranza. E questa unità è più profonda di qualsiasi altra che sia fondata su motivi diversi.

d) Lottare per il rispetto dell'uomo. - La vocazione missionaria della Chiesa trova oggi uno spazio all'interno della stessa società dove, a fianco delle comunità cristiane, coesistono popoli di lingue e credenze diverse. Per le migrazioni la società è diventata un crogiolo di razze, religioni e culture, dal quale si attende il mondo nuovo a misura d'uomo, fondato sulla verità e sulla giustizia. La lotta del laico cattolico contro le ingiustizie e per la promozione dell'uomo, deve essere più forte di quella degli altri, perché, con la rivelazione e con la grazia a lui è stato affidato da Dio il dono di maggiore luce e forza.


4. Missione dei migranti Ma in questo Messaggio, impostato sul ruolo dei laici nella vicenda delle migrazioni, mi rivolgo in modo particolare anche a voi migranti. La Chiesa conosce la complessità dei vostri problemi, la precarietà della vostra situazione e le incertezze delle vostre prospettive future. Essa coglie ogni occasione opportuna per fare appello alla coscienza morale e civile delle autorità competenti, affinché mettano in atto le dovute provvidenze per facilitare la vostra situazione. Vorrei perciò mettere in rilievo il grande contributo che voi, proprio in quanto migranti, siete chiamati a dare alla missione della Chiesa, soprattutto sul fronte della fraternità, dell'unità e della pace. E' un compito che investe tutti al di là della posizione di ciascuno nel seno della società.

a) Esprimere la sollecitudine della Chiesa all'interno della comunità dei migranti. - In un insediamento di diaspora geografia e ambientale, quale è quello delle migrazioni oggi, il vostro apporto è insostituibile. Penso in particolare alla dispersione dei migranti nelle grandi metropoli del mondo occidentale. Qui una rete ben congegnata di iniziative, di cui voi migranti dovete costruire l'asse portante, deve esprimere l'autentica sollecitudine missionaria della Chiesa nel campo delle migrazioni, perché dove viene annunciata la parola di Dio, là si costruisce la Chiesa, secondo le parole del Signore: "dove sono radunate due o tre persone nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Nella situazione di diaspora la fede non può essere semplicemente un'eredità da proteggere, ma ancor più una realtà da approfondire, verificare e sviluppare nel contesto della Chiesa particolare. Il processo di interiorizzazione e di personalizzazione della fede esige la formazione di comunità vere e proprie che, come tali, automaticamente sono inserite nella Chiesa locale. La pastorale specifica dei migranti, per non essere una pastorale per emarginati, deve tendere alla formazione di comunità, che, a pieno titolo, appartengono al tessuto ecclesiale e contribuiscano, assieme alle altre, alla costruzione del regno di Dio.

b) Farsi carico della crescita della comunità dei migranti. - Per costruire delle comunità in contesto di migrazione è importante intraprendere alcune iniziative: la formazione di gruppi di migranti con forte impronta spirituale e consapevolezza dell'impegno cristiano; la creazione di piccole comunità di fede che si tengano a contatto tra di loro e si scambino esperienze; l'istituzione di consigli parrocchiali composti da persone che vivono il messaggio cristiano e godono la fiducia della comunità. I primi immediati apostoli degli emigrati debbono essere gli stessi emigrati.

c) Vivere e trasmettere la fede all'interno della famiglia. - Dall'interno della comunità i vostri compiti di laici debbono trovare un proseguimento all'interno della famiglia, un settore che, tra tutti gli altri, voglio sottolineare come luogo del vostro particolare impegno in migrazione.

Proprio in una situazione di diaspora e di crescente areligiosità si deve restituire alla famiglia quel ruolo di luogo primario di catechesi e di Chiesa domestica, dove i genitori siano educatori dei figli alla fede e dove i figli imparino la fede dalla concreta esperienza di vita. Tra i migranti purtroppo molti sono sradicati dal proprio nucleo familiare. Sono uomini che amano, soffrono e cercano, in una situazione difficile. Il Signore non può essere lontano da queste persone. Esiste perciò il dovere, da parte di tutti i laici, di farsi loro "prossimo" e annunciare la buona novella con lo stile del Signore: in chiesa, in casa, per le strade, fra gli amici.


5. Compiti dei sacerdoti nella formazione degli adulti Ma, sempre con riferimento al ruolo dei laici, mi rivolgo ai pastori, che svolgono la loro attività nel campo delle migrazioni, e desidero ribadire come i gruppi di impegno laicale non nascano senza l'opera del sacerdote. Esiste quindi una loro diretta responsabilità al riguardo. Aggiungo che, da un punto di vista funzionale, è sempre opportuno stabilire delle priorità. In questa linea vorrei sottolineare l'importanza di puntare maggiormente sui laici adulti. Questo non significa disattendere i più piccoli, gli adolescenti o altre categorie. E' solo un arrivare a loro per altra via. Scelta degli adulti prima di tutto perché fare catechesi non è solo insegnare, ma vivere insieme, attraverso il cambiamento di mentalità, tutte le implicazioni della fede con le realtà esistenziali; perché gli adulti, mentre dimostrano di vivere in concreto il rapporto fede-vita, così essenziale per il cristiano, diventano anche catechisti all'interno della famiglia. così questa diventa davvero "chiesa domestica", che insegna, che testimonia, che genera, non solo alla vita fisica, ma anche alla fede.


6. Conclusione Le migrazioni sono oggi via di incontro tra gli uomini. Esse possono far abbattere pregiudizi e maturare comprensione e fraternità, in vista dell'unità della famiglia umana. In questa prospettiva le migrazioni sono da considerare come la punta avanzata dei popoli in cammino verso la fraternità universale. La Chiesa che, nella sua struttura di comunione, accoglie tutte le culture senza identificarsi con nessuna di esse, si pone come segno efficace della tensione unitaria in atto nel mondo. Essa, quale popolo di Dio in cammino, "costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza, di salvezza" (LG 9).

L'Anno mariano, nel corso del quale si svolge il Sinodo, dà a quest'ultimo una tonalità particolare. La Vergine santa è diventata, per aver creduto alle promesse del Signore, l'immagine più perfetta della Chiesa, che genera nuovi figli alla fede. "E' per la fede che Cristo abita nei vostri cuori" (Ep 3,17). "Coloro che ogni generazione, fra i diversi popoli e nazioni della terra, accolgono con fede il mistero di Cristo... cercano nella fede di Maria il sostegno per la propria fede". Ella per la sua intima partecipazione al mistero della salvezza, "chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre. perciò, in qualche modo, la fede di Maria diventa incessantemente la fede del popolo di Dio in cammino: delle persone e della comunità, degli ambienti e delle assemblee, e infine dei vari gruppi esistenti nella Chiesa" (RMA 27-28).

Con l'auspicio che questo mio Messaggio sia accolto con generosa rispondenza, imparto di cuore a tutti la benedizione apostolica, in particolare ai più poveri, agli infermi e ai bambini, nella difficile condizione dell'emigrazione.

Dal Vaticano, 5 agosto dell'anno 1987, nono di pontificato.

1987-08-05 Data estesa: Mercoledi 5 Agosto 1987




Messaggio per l'incontro interreligioso del Giappone

Titolo: Soddisfazione e gioia per un incontro di preghiera

Testo:

Al Venerabile Etay Yamanda, Presidente onorario della Conferenza Giapponese dei rappresentanti religiosi organizzatrice dell'incontro religioso del Monte Hiei.

Oggi, al Monte Hiei in Giappone nel 1200° anniversario della sua fondazione del Gran Maestro Saicho, della Giornata di preghiera mondiale per la pace che sta per essere celebrata. E' fonte di grande soddisfazione che questo giorno di preghiera sia stato organizzato dalla Conferenza giapponese dei rappresentanti religiosi di tutto il mondo, con il card. Francis Arinze, presidente del Segretariato Vaticano per i non cristiani. Lo scorso anno, all'epoca della Giornata di preghiera per la pace ad Assisi, ho insistito sull'unico ruolo della preghiera nella costruzione della pace. La pace non può essere raggiunta senza la preghiera, la preghiera di ciascuna persona coerente alla propria identità e al proprio modo di cercare la verità.

Oggi persone di tutte le religioni sono concordi nell'affermare che la pace è un dono di Dio al quale dobbiamo aspirare attraverso la preghiera di tutti.

Possiamo incominciare con poco, ma la pace richiede l'unito impegno di tutti. Se incominciamo ad innalzare i nostri cuori e le nostre voci a Dio per la pace e per la fratellanza universale, Dio sicuramente ci ascolterà. In queste occasioni ricordiamo che la pace richiede anche gli sforzi di tutti per costruire quelle condizioni umane di vita che rendono possibile la vera armonia.

Offro i miei migliori auguri per il successo di questa iniziativa a favore della pace mondiale. Le mie preghiere sono con voi oggi poiché date espressione della nostra umanità di fronte a Dio sul Monte Hiei.

1987-08-07 Data estesa: Venerdi 7 Agosto 1987




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma) - L'invito ai giovani a costruire un mondo migliore



1. Nel presente momento storico della Chiesa e nel fervido contesto dell'apostolato laicale assumono un valore particolare le aggregazioni dei giovani. E' proprio ad essi, ai giovani di tutto il mondo, che il Concilio ha rivolto l'ultimo suo messaggio invitandoli a lottare contro ogni egoismo, ad essere generosi, puri, rispettosi, sinceri. Li ha chiamati a costruire un mondo migliore.

Ha espresso loro fiducia ed amore. In tal modo i Padri conciliari - io ero uno di essi - vollero riassumere in una sintesi efficace il denso patrimonio di dottrina e di direttive pastorali maturato dalla grande assemblea, e lo affidarono con cordiale fiducia all'energia creativa delle giovani generazioni.

2. La fioritura di associazioni e di movimenti giovanili, che sta sotto i nostri occhi, indica che quella consegna è stata generosamente accolta. Sarebbe lungo e anche, almeno in parte, superfluo elencarne le prove, tanto eloquenti sono le testimonianze di generosità che offrono schiere di giovani dotati "di forte personalità, com'è richiesto fortemente dal nostro tempo", pronti "ad assumere il proprio ruolo" (GS 31) afferrati agli ideali di apostolato, cominciando dall'attività seria e responsabile tra i coetanei stessi, in ogni settore in cui si esplica l'esperienza giovanile (cfr. AA 12). Non posso non citare - ringraziandone innanzitutto il Signore - la ripresa delle vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita di speciale consacrazione, in primo luogo a quella contemplativa, che costituisce un fenomeno tra i più consolanti, fonte di grande speranza.


3. Anche il Sinodo straordinario di due anni or sono, celebrando il 20° anniversario della conclusione del Concilio e riproponendone gli insegnamenti, si è rivolto "con speciale amore e con grande fiducia ai giovani", ha dichiarato di attendersi "il massimo della loro generosa dedizione" e li ha esortati ad assumersi "l'eredità del Concilio e a portarla a frutto" ("Relatio finalis", C, 6).

Rimane infatti ancora molto da fare, affinché siano messe a profitto tutte le risorse apostoliche di cui il mondo giovanile è depositario e questo sia posto in condizione di esprimere tutta la vitalità di cui è capace. Quella grande forza lievitante e trainante, che è l'apostolato giovanile, richiede oggi una nuova valutazione alla luce della comunione ecclesiale e nella prospettiva del "domani", all'approssimarsi del terzo millennio cristiano. Il Sinodo sul laicato sarà certo il "luogo" più appropriato per riflessioni costruttive e illuminanti.

La Fanciulla di Nazaret, particolare protettrice della nostra gioventù, ottenga luce a quanti lavorano per questi obiettivi in preparazione dell'evento sinodale. [Omissis: saluti a vari gruppi]

1987-08-09 Data estesa: Domenica 9 Agosto 1987









Omelia alla Messa nella parrocchiale - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Invito a riconoscere la Vergine come modello di fede

Testo:

"E beata colei che ha creduto" (Lc 1,45).


1. Nella solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, la liturgia ci conduce alla casa di Zaccaria. Sulla soglia di questa casa ospitale, Maria ode dalla bocca di Elisabetta, sua parente, quelle parole che la Chiesa ha poi aggiunto al saluto dell'arcangelo Gabriele nel formare la preghiera dell'"Ave Maria": "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42).

Elisabetta saluta Maria come "Madre del suo Signore" (cfr. Lc 1,43) e alla fine loda Dio per quella fede che ha permesso alla vergine di Nazaret di accogliere la parola dell'annunciazione: una verità umanamente inconcepibile ed inscrutabile. Dice dunque: "E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).


2. Nella solennità di Pentecoste abbiamo inaugurato l'Anno mariano, durante il quale ci riferiamo in modo particolare proprio a queste parole. Facciamo riferimento alla fede della Genitrice di Dio, così come l'ha fatto il Concilio Vaticano II. Leggiamo appunto nella costituzione "Lumen Gentium" (LG 58): "...la Beata Vergine avanzo nella peregrinazione della fede e serbo fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove stette non senza un disegno divino".

Accogliendo la parola dell'annunciazione, pronunciando il suo "fiat" (= avvenga di me quello che hai detto), Maria accettava anche la partecipazione alla croce del Figlio dell'uomo.

L'Enciclica "Redemptoris Mater", legata all'Anno mariano, cerca di mettere in rilievo tutto questo cammino di fede, questa peregrinazione nella fede, di cui parla l'insegnamento del Concilio. In questa peregrinazione, Maria "avanzava in modo più perfetto e speciale", diventando per tutto il popolo di Dio, per tutta la Chiesa "il modello" come Vergine e come Madre. perciò l'Anno mariano è un invito e un'esortazione, rivolti a tutta la Chiesa, a ogni comunità e a ogni cristiano, ad avvicinarsi alla Madre di Cristo proprio in questa peregrinazione nella fede, per rinnovare - verso il termine del secondo millennio - questa fede, che nel cuore e nella vita di Maria è diventata l'inizio del cammino della Chiesa attraverso i secoli e i millenni.

Tale invito e tale esortazione vengono, cari fratelli e sorelle, rivolti anche alla vostra parrocchia di Castel Gandolfo, dove c'incontriamo in occasione dell'odierna solennità.


3. Visitando Elisabetta, la Vergine di Nazaret risponde al saluto della sua parente con le parole del "Magnificat": "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo e suo nome" (Lc 1,49). La fede di Maria si esprime in queste parole - anzi si esprime in tutto il "Magnificat"-, ma in queste parole in modo particolare.

Esse pertanto devono essere da noi notate e meditate in modo particolare, se dobbiamo penetrare nel mistero della Madre di Dio. Se dobbiamo seguire Maria sulla via della sua fede.

La fede, infatti, non è solo una convinzione astratta su Dio come Essere infinitamente perfetto, ma anche infinitamente lontano. La fede è anche la consapevolezza delle "grandi cose fatte dall'Onnipotente". E queste "grandi cose", sia nell'ordine della creazione, sia ancora di più nell'ordine della redenzione, parlano di lui come della prima fonte del dono. Tale fonte si chiama "Amore": "Dio è Amore" (1Jn 4,8).

Proprio come amore - e per amore - "si è fatto povero per farci diventare ricchi" (2Co 8,9). La Vergine di Nazaret ha una profonda consapevolezza di questa verità e la esprime nel "Magnificat". Ella stessa è la prima tra questi "poveri", ai quali il Dio vivo, come dono, si è avvicinato nella massima pienezza.


4. La liturgia della solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria ci indica - con le parole dell'Apocalisse - una Donna che lotta contro il drago. In questo modo, l'ultimo libro della Sacra Scrittura fa riferimento al primo: al libro della Genesi. Maria, che ha creduto nel modo più radicale al Dio-amore, si trova, nel corso della storia dell'uomo e della Chiesa, in un certo senso al centro stesso di questa lotta contro il male, una lotta che il principe delle tenebre, "il serpente antico" (Ap 12,9, quello del libro della Genesi) conduce contro Dio e contro tutto l'ordine divino dell'amore, della grazia, del dono e della santità.

Partecipare alla fede della santissima Vergine vuol dire partecipare anche a questa lotta: in se stessi, nell'ambito della propria vita e delle responsabilità quotidiane. In questo combattimento ella riporta la vittoria mediante la fede. "Questa è la nostra vittoria: la nostra fede" (cfr. 1Jn 5,4) come ha scritto san Giovanni. La solennità odierna è la festa dell'ultima vittoria di colei che Elisabetta ha chiamato "beata, perché ha creduto".


5. "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente": queste parole pronunciate nella visitazione ottengono la conferma definitiva nel mistero dell'assunzione di Maria in cielo. "D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1,48).

Il Concilio si esprime con le seguenti parole: "Infine l'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il decorso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo, e dal Signore esaltata quale Regina dell'universo perché fosse più pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti (cfr. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte". E più avanti: "Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione... i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti" (LG 59 LG 65).

Maria, modello di virtù; soprattutto, modello di fede. Nel contemplarla oggi assunta in cielo, nel finale compimento del suo itinerario di fede, noi chiediamo a lei di precederci nel nostro cammino di fede; di orientarci; di sostenerci. Innalziamo gli occhi a lei per chiederle di ottenerci sempre il dono della fede, la forza della fede, la gioia della fede; di farci crescere nella santità debellando il peccato. Amen.

1987-08-15 Data estesa: Sabato 15 Agosto 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma) - L'aggregarsi dei laici a scopo apostolico