GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Maria santissima ci insegna il vero significato dell'esistenza

Testo:

1. "In Maria, o Signore, hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza" (Prefazio della Messa dell'Assunzione). Oggi, solennità dell'Assunzione di Maria santissima al cielo, così la Chiesa ci fa pregare nella Liturgia della Messa.

Tra i fedeli, fin dalla prima antichità, è sempre stata viva la fede nella vera assunzione di Maria al cielo in anima e corpo, e in ogni luogo, dilatandosi il messaggio del Vangelo, si è imposta la certezza di questa verità.

Il giorno 15 agosto fu fissato come festa della "Dormizione" di Maria con un editto dell'imperatore d'Oriente Maurizio (582-602), e, in Occidente, la festa fu introdotta, insieme con altre commemorazioni mariane, da Papa Sergio I (687-701) alla stessa data.

Come ben ricordate, fu Pio XII che, il l° Novembre 1950, defini questa verità come "dogma di fede", divinamente rivelato. Il Concilio Vaticano II ha ripreso in pieno la dottrina definita quando afferma che "l'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata col Figlio suo" (LG 59).


2. Noi crediamo dunque con assoluta certezza che Maria santissima, Madre di Cristo e Madre nostra spirituale, è già in cielo e gode con Cristo, in anima e corpo, l'eterna felicità di Dio! Noi, che siamo ancora pellegrini su questa terra "nella condizione della lotta e dello sforzo contro il male per il progresso della grazia" (LG 65), innalziamo il nostro sguardo a Maria assunta, per inebriarci della sua luce, per ascoltare il suo insegnamento, per confidare nella sua bontà, per imitare le sue virtù, nell'impegno e nell'attesa di raggiungerLa un giorno nella sua gloria! Nello splendore mirabile del suo corpo glorificato, Maria santissima è un appello ammonitore e definitivo all'intera umanità: ella, che ha creduto con totale fiducia alla parola di Dio e l'ha vissuta in intima unione con Cristo redentore, ci insegna che il vero significato dell'esistenza è ultraterreno e che le realtà mondane e corporee acquistano il loro autentico valore solo nella prospettiva dell'eternità.


3. La solennità dell'Assunta, che celebriamo durante l'Anno mariano, sia per tutti motivo e stimolo a una vita cristiana sempre più convinta e coerente e a una devozione a Maria sempre più costante e più confidente.

"Soccorri il tuo popolo che cade, ma pur sempre anela a risorgere!" così mi sono rivolto a Maria nell'enciclica "Redemptoris Mater" (RMA 52) e così ripeto oggi, solennità dell'Assunta, esortando tutti a invocare "l'alma Madre del Redentore". La Chiesa infatti vede Maria santissima "profondamente radicata nella storia dell'umanità... La vede maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell'incessante lotta tra il bene e il male, perché non cada o, se caduto, risorga".

Durante questo Anno mariano più intensa salga la nostra preghiera a Maria santissima, affinché ci assista con la sua materna protezione. [Omissis: saluti a vari gruppi]

1987-08-15 Data estesa: Sabato 15 Agosto 1987




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Ribadita dal Concilio la dignità della donna

Testo:

1. In questi momenti domenicali di riflessione e di preghiera in preparazione al Sinodo dei vescovi sul laicato, ho fatto più volte riferimento alla vocazione della donna nella Chiesa e nel mondo. Dopo aver celebrato ieri la solennità dell'Assunzione al cielo di Maria santissima, è spontaneo pensare a lei come a modello che si riflette in modo del tutto particolare sulla figura femminile.

Come ho scritto nell'enciclica "Redemptoris Mater" (RMA 46), "Maria di Nazaret proietta luce sulla donna in quanto tale, per il fatto che Dio, nel sublime evento dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità e attuare la sua vera promozione".


2. Dobbiamo poi ricordare che, accanto alla Vergine Madre, altre donne costellano il quadrante della "pienezza del tempo", in momenti di altissimo significato storico e religioso. Sono quelle "molte" donne che accompagnavano Gesù e gli apostoli assicurando il loro appoggio materno (cfr. Lc 8,2-3); sono le "figlie di Gerusalemme", che segnano con una nota di pietà il crudele tragitto sulla via dolorosa (cfr. Lc 23,27-30); le donne che condividono con la Madre l'atrocità del supplizio del Figlio ai piedi della croce (cfr. Jn 19,23); le donne che hanno il privilegio di essere le prime testimoni e annunziatrici della risurrezione allo sbocciare dell'alba pasquale (cfr. Lc 24,9); le donne che, nel cenacolo, ricevono con Maria il dono dello Spirito Santo (cfr. Ac 1,14).

Il mondo evangelico è ricco di presenze femminili. Ma bastano questi esempi per rilevare che, sebbene la donna non sia chiamata alla missione tipica che il divino Maestro affida agli apostoli come loro propria, le sono tuttavia attribuiti ruoli di grande importanza in rapporto alla diffusione della buona novella del Regno.


3. Il Concilio, alla luce del messaggio rivelato, ha ribadita la dignità della donna quale membro vivo dei popolo di Dio e del corpo mistico di Cristo. Ed è certo non piccolo frutto del magistero e delle direttive conciliari il fatto che l'apporto della donna, in questa anni, si è notevolmente accresciuto nei campi della evangelizzazione, della catechesi, della liturgia, della teologia e, in genere, nella missione che la Chiesa svolge nel mondo.

Questo sembra dunque il momento propizio per esaminare più a fondo i modi con cui assicurare "una più larga partecipazione (delle donne) nei vari settori dell'apostolato della Chiesa" (AA 9).

Nella prospettiva di Maria, la quale "indica la strada per l'affermazione dell'uguale dignità dell'uomo e della donna nella diversità di carismi e di servizi" ("Instrumentum laboris", 26), il prossimo Sinodo dei vescovi offrirà indubbiamente efficaci approfondimenti.

A questo scopo imploriamo l'aiuto della Madre celeste. [Omissis: saluti a vari gruppi]

1987-08-16 Data estesa: Domenica 16 Agosto 1987




Ai fedeli di Lamezia Terme - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Il cenacolo origine e fonte del vostro movimento apostolico

Testo:

Vi ringrazio cordialmente per questa visita. Possiamo dire che, in un certo senso, ora i conti sono regolati: dopo la mia visita a Lamezia Terme, il 5 ottobre 1984, voi siete venuti oggi qui.

Ma tra le due circostanze ci sono delle differenze. La mia visita a Lamezia Terme è stata più breve e poi non ci sono stati né canti né chitarre. La vostra visita invece è molto ricca: ricca di canti, ricca di pensieri, di contenuti e per questa "sovrabbondante" restituzione della mia visita io vi ringrazio. Ringrazio il vostro vescovo i sacerdoti e tutte le persone che prendono parte a questo incontro. La vostra diocesi di Lamezia Terme è venuta qui in quello che possiamo dire il suo nucleo centrale, il suo nucleo ecclesiale apostolico e ha portato soprattutto qui il movimento apostolico. Sappiamo bene che il movimento apostolico è iniziato nel cenacolo; e così ogni movimento apostolico deve iniziare nel cenacolo.

Voi venite dopo aver celebrato il Congresso Eucaristico delLa vostra diocesi: cenacolo vuol dire Eucaristia, giovedi santo; cenacolo poi vuol dire, movimento apostolico, Pentecoste. così il legame è chiaro.

Io vi auguro che il vostro movimento apostolico cominci sempre nuovamente nel cenacolo e nell'Eucaristia; e vi auguro poi che inizi sempre accanto alla Vergine, a Maria. Sappiamo bene che Maria era presente nel cenacolo nella giornata della Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo, che era presente nel momento della Chiesa nascente. Giustamente avete ricordato questa sera l'annunciazione, la prima volta che lo Spirito Santo è disceso su una persona, per dare inizio all'incarnazione del Verbo Divino. Ma questo inizio era già l'inizio dell'altra discesa dello Spirito Santo, di quella nel cenacolo di Pentecoste, quando lo Spirito Santo, dopo la morte e la risurrezione di Cristo, ha dato inizio alla Chiesa. La prima discesa, la prima inaugurazione, quella dell'incarnazione in Maria, e poi l'altra inaugurazione, quella della Chiesa in presenza di Maria, con la sua partecipazione materna sono temi particolarmente a noi vicini, soprattutto in questo Anno mariano, specialmente in questi giorni: oggi, è il 16 agosto, la domenica dopo l'assunzione della Vergine in cielo, il giorno dopo la solennità di Maria assunta.

Vi saluto cordialmente come diocesi di Lamezia Terme, come movimento apostolico che in questa diocesi cerca di riprodurre il primordiale movimento apostolico nato nel cenacolo, nato dall'Eucaristia e nato alla presenza materna di Maria Vergine, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Io vi auguro di continuare così, di vivere sempre più profondamente queste grandi realtà della nostra fede: l'Eucaristia, Maria, la Chiesa. Vi auguro poi di continuare a vivere in questo impegno cristiano di cambiare il mondo, di trasformare il mondo, trasformare non solo il suo aspetto fisico, naturale, ma di trasformare soprattutto il suo aspetto umano, personale, per dare a questo mondo una nuova anima. Ecco la missione della Chiesa e la missione dei buoni cristiani nella Chiesa. Vi auguro ancora di approfondire questa missione, di vivere questa missione, di amare questa missione: solo così è possibile realizzare se stessi come uomini e come cristiani.

Vi offro la mia benedizione che estendo a tutti quanti voi qui rappresentate: diocesi, gruppi, famiglie, presbiterio, famiglie religiose, giovani, malati, bambini e tutti gli altri.

1987-08-16 Data estesa: Domenica 16 Agosto 1987









Messaggio al "Meeting per l'amicizia tra i popoli" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Visione planetaria delle risorse e dei bisogni per superare i divari

Testo:

Al venerato fratello mons. Giovanni Locatelli, vescovo di Rimini.

In occasione della celebrazione, in codesta città di Rimini, dell'ottava edizione del "Meeting per l'amicizia tra i popoli" che quest'anno avrà per tema: "Creazione Arte Economia", rivolgo un fervido saluto agli organizzatori, ai relatori e a tutti i partecipanti, e formulo l'augurio di un soddisfacente successo nello svolgimento di tale importante iniziativa culturale, che, come ogni amo, raduna numerosi giovani e adulti sensibili ai problemi connessi con la realtà dell'uomo e con la sua vicenda storica.

Il tema dell'uomo ha fornito, anche negli incontri di questi anni passati, importanti indicazioni per una trasformazione in bene dell'opera dell'uomo: una trasformazione che nasca dalla conoscenza vera e completa di tutte le dimensioni e i dinamismi della personalità, di tutti i campi della sua attività, di tutte le espressioni della sua storia, delle prospettive che sono speranza e talora anche minaccia per il suo futuro.

L'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26); perciò solo l'uomo, in tutto il creato, può cogliere l'opera del Creatore e insieme cogliere in se stesso, nella propria fecondità creatrice, l'orma della gratuita creatività divina.

Nella vita dell'uomo e nella storia dei popoli la coscienza della gratuità è brillata di luce intermittente come stupore davanti alla natura e davanti alla nascita, come interrogativo penoso di fronte alla morte, come esperienza costruttiva e talvolta, purtroppo, anche distruttiva nel delicato campo affettivo.

Dio dona all'uomo la capacità creativa: essa, come espressione della trascendenza, si trova in ogni parola e in ogni gesto e soprattutto in quelle parole, in quei gesti, in quelle opere, che rivestono il valore di una sintesi, come, ad esempio, l'opera d'arte che è il riflesso dell'universale nel particolare. Ma la capacità creativa, quale espressione della trascendenza, può solo restare come tassello di un mosaico di cui non si possiede la chiave, se non prende luce dalla realtà del Verbo incarnato. Infatti la gratuità non sarebbe salvezza, se non fosse grazia per antonomasia, se non si fosse espressa nel segno decisivo dell'incarnazione, della croce e della risurrezione di Cristo.

Nella Chiesa, che continua l'avvenimento del Verbo fatto carne, l'opera artistica trova grande interesse, appassionata accoglienza; e ottiene anche discernimento, in quanto l'espressione artistica che non cerca il Verbo, nega l'uomo come immagine di Dio, e si manifesta perciò come frutto del potere, di una volontà di potere sull'uomo. E come tale è destinata a non essere riconosciuta come arte.

Una delle metafore ricorrente nel Vangelo (cfr. Lc 12,42) è quella dell'uomo come amministratore; collegati ad essa sono i temi dei talenti, del seme che è sparso, del grano che cresce, degli operai. L'uomo che già nella Genesi (2,15) era descritto come custode della legge e governatore della terra, diventa nella nuova alleanza il cristiano, a cui sono stati affidati beni che egli deve far fruttificare. Ora, l'impresa economica dell'uomo consiste nell'impegno di far sviluppare le risorse, per soddisfare le molteplici necessità di tutta la famiglia umana.

In questa prospettiva l'economia è opera anch'essa creativa, in quanto è il tentativo di plasmare il volto della terra e della società in base a un rapporto tra risorse, desideri e bisogni. L'economia è perciò inscindibilmente legata a una visione dell'uomo, alla consapevolezza che le risorse sono in funzione delle necessità, e queste sono da rilevare in tutta la loro totalità.

Occorre lavorare coraggiosamente affinché l'attività economica sia ridisegnata a partire da alcune fondamentali conversioni di rotta. La prima necessità è che tutte le risorse che Dio ha destinato agli uomini siano effettivamente a disposizione di tutti gli uomini. Solo una visione planetaria delle risorse e dei bisogni può permettere oggi di affrontare in termini creativamente nuovi i divari tra nord e sud, tra est e ovest.

La seconda necessità porta a non censurare nessuna vera e legittima necessità dell'uomo; non ci può essere ragione economica, alcuna che giustifichi la creazione di bisogni artificiali, o, al contrario, il soffocamento di quelli essenziali, come sono il lavoro, la possibilità di avere una famiglia, la giusta educazione dei figli, il riposo, ecc.

Una terza prospettiva induce a guardare con molta attenzione a quelle realtà imprenditoriali, che possono dare nuova forma al nesso risorse-bisogni in base a una nuova esperienza di vita. Per questo la dottrina sociale della Chiesa ha sempre sottolineato l'importanza del lavoro dei corpi intermedi secondo il principio della sussidiarietà. "La Chiesa - come ho detto nell'enciclica "Laborem Exercens" (LE 1) - ritiene suo compito... di contribuire a orientare questi cambiamenti, perché si avveri un autentico progresso dell'uomo e della società".

In questo rapporto fra arte ed economia sta la peculiarità del cattolicesimo: l'energia creatrice di Dio prende volto umano e inaugura una storia dentro la storia dell'uomo, in quanto è profezia e salvezza. Il cattolicesimo vive continuamente di questo entusiasmo e di questa bellezza, che diventano ricreazione del volto della terra.

Con questi pensieri e con questi voti, che spero troveranno generosa corrispondenza e fattiva adesione, invio di cuore a lei e a quanti partecipano a codeste giornate di confronto e di dibattiti, la mia speciale benedizione.

1987-08-22 Data estesa: Sabato 22 Agosto 1987




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma) - Associazioni e movimenti come fattori di arricchimento della comunione e della missione della Chiesa



Carissimi fratelli e sorelle!

1. La vita associativa del laicato è uno dei grandi temi, a cui il Concilio ha dedicato premurose attenzioni, tenendo presente la linea costante della storia della Chiesa e l'esperienza dei tempi moderni, i quali hanno visto nascere e diffondersi, specialmente dalla metà del secolo scorso, numerose organizzazioni di apostolato, varie nell'indole, nella forma, nel raggio di azione.

Il Vaticano II ha voluto infondere a questo fenomeno un forte impulso, nel solco degli orientamenti ecclesiologici e pastorali allora maturati. Ha perciò riconosciuto espressamente il diritto dei laici a creare associazioni e ad averne la responsabilità, sottolineandone la giusta autonomia, avvalorata dal naturale legame con la funzione gerarchica (cfr. AA 19 LG 37. Ha stimolato tutte le energie, ha indicato traguardi, ha fornito direttive.


2. Superata una fase iniziale di incertezze e di difficoltà, che determinarono una situazione di crisi, viviamo oggi in una stagione densa di fervore e di promesse.

Nello spirito del Concilio "si è felicemente instaurato un nuovo stile di collaborazione tra i fedeli laici e i chierici" (Sinodo straordinario del 1985, "Relatio Finalis", C, 6). Organizzazioni di antica storia, quali per esempio i Terzi Ordini e le Confraternite, a cui il magistero conciliare aveva riservato peculiari considerazioni (cfr. AA 20), hanno accentuato la consapevolezza della propria identità e del proprio campo di lavoro.

Accanto all'associazionismo tradizionale, e talvolta dalle sue stesse radici, sono germogliati movimenti e sodalizi nuovi, con fisionomia e finalità specifiche: tanta è la ricchezza e la versatilità delle risorse che lo Spirito Santo alimenta nel tessuto ecclesiale, e tanta è pure la capacità d'iniziativa e la generosità del nostro laicato.


3. Una tale realtà, mentre attesta la feconda vitalità della Chiesa e la sua saggezza nel valorizzare "cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52), postula un'accentuata sensibilità nel coltivare l'armonia tra l'unità e la multiformità.

Tutte le aggregazioni, di qualsiasi tipo e raggio di azione, sono destinate ad arricchire la missione che la Chiesa svolge nel proprio ambito e a servizio dell'umanità. Esse non possono nascere e svilupparsi che nella comunione ecclesiale, intesa nella profondità e nell'ampiezza delle sue dimensioni, a garanzia dell'autenticità dei loro carismi e della fecondità delle loro opere.

E' un capitolo, questo, che anche per i suoi non pochi aspetti di novità presenta problemi e prospettive che richiederanno indubbiamente all'assemblea dei Padri sinodali accurate analisi. L'attuale fioritura associativa, non solo non può restare compromessa, ma deve crescere ordinatamente, per una sempre più copiosa e matura fruttificazione. Ce l'ottenga l'intercessione della Vergine Madre, che invochiamo con più intensa fiducia durante questo anno a lei dedicato. [Omissis: saluti a vari gruppi] La situazione del Bangladesh fa appello alla carità di tutti Desidero ora rivolgere un pensiero alla popolazione del Bangladesh e delle regioni orientali dell'India, colpite in questi giorni da una disastrosa inondazione. La calamità ha provocato molte vittime umane e ha distrutto in grande quantità derrate, abitazioni e strutture, lasciando in condizioni di grave disagio milioni di sinistrati. Di fronte a tale emergenza occorre esprimere solidarietà e comprensione verso un popolo tanto duramente provato. La situazione fa appello alla carità di tutti. Noi vogliamo affidare al Signore, con la nostra comune preghiera, la sofferenza di quei fratelli. Io lo faccio anche nel vivo ricordo della visita, che ho compiuto a Dacca otto mesi or sono. Esprimo alla gente del Bangladesh e dell'India il mio sentimento di affetto, mentre invoco da Dio conforto e protezione in questa drammatica circostanza.

1987-08-23 Data estesa: Domenica 23 Agosto 1987




Al card. Bernardin Gantin - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nominato inviato speciale alle celebrazioni di Port-Vila

Testo:

Al nostro venerabile fratello S.R.E. card. Bernardin Gantin, prefetto della Congregazione per i vescovi.

La lontananza stessa e anche la frequenza dei nostri viaggi apostolici nei paesi dell'Estremo Oriente e dell'Oceano Pacifico sono una valida testimonianza di quanto ci stia a cuore e ci interessi la situazione di tali popoli e il loro cammino di fede come anche il loro modo di vivere. Non è ancora svanito fortunatamente né svanirà facilmente il ricordo della recente visita in quei luoghi nel mese di novembre.

Grande è stata la nostra gioia e la nostra consolazione, quando il vescovo di Vannatu, il nostro venerabile fratello Francesco Rolando Lambert, vescovo di Port-Vila, nonché primate della Repubblica di Vannatu, con una lettera pubblica ha dato l'annuncio delle solenni celebrazioni nel prossimo mese di settembre, in occasione del primo centenario della fondazione della Chiesa cattolica, e ci ha invitato a partecipare a tale celebrazione.

A nessuno sfugge l'importanza della cosa e l'opportunità della celebrazione dell'anniversario, dato che è noto quanto abbia contribuito li il nome cattolico e ancora contribuirà non solo alla propagazione del Vangelo di Cristo ma anche al miglioramento della qualità della vita, alla prosperità e al progresso di tutti gli uomini di quella amata nazione. Ci sta a cuore perciò che arrivino a tutti i partecipanti abbondanti frutti dalla considerazione della storia passata e si abbiano aiuti e lumi per gli anni a venire dalla stessa gratitudine e fervida celebrazione che merita tale evento memorabile. Non possiamo essere presenti di persona tra gli amati figli e figlie della Chiesa e dello Stato di Vannatu nell'occasione della solenne celebrazione, tuttavia ci interessa che qualcuno ci rappresenti nella nostra dignità e autorità, e così con questa nostra lettera ti nominiamo volentieri e con piena fiducia, Inviato speciale, alla celebrazione del centenario nel luogo suddetto per il 6 di settembre.

In base alle conoscenze di quella regione che sappiamo hai accumulato con l'esperienza, e alla sicura interpretazione della nostra intenzione pastorale, parteciperai come se rappresentassi la nostra persona e presiederai i riti solenni, e manifesterai i nostri sensi di riconoscenza al vescovo ordinario del luogo, al clero, ai religiosi e ai singoli fedeli. A tutti loro desideriamo rivolgere l'esortazione, mediante la tua persona, a conservare le memorie dell'età passata, a custodire sapientemente i tesori della fede, della religiosità, della vita cattolica, e a rinnovarli con coraggio, e infine a tramandarli ai posteri.

Impartirai a tutti i presenti e partecipanti la nostra benedizione apostolica data di tutto cuore, in modo che possano ricevere validi aiuti dal cielo per un prossimo fruttuoso centenario e per un progresso della storia di Vannatu per maggior gloria di Dio e del suo popolo.

1987-08-25 Data estesa: Martedi 25 Agosto 1987









Ai pellegrini provenienti dalla Polonia riuniti nella Basilica Vaticana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Madonna di Czestochowa, nostra guida nella fede

Testo:

Porgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini provenienti dalla Polonia. Il nostro incontro ha luogo oggi nella Basilica di San Pietro, data la nutrita schiera di pellegrini che affluiscono da ogni parte del mondo.

Si tratta di una ricorrenza particolarmente significativa poiché oggi, giorno del nostro incontro, è la festa della Vergine di Jasna Gora. Porgo il mio benvenuto a tutti i pellegrini provenienti dalla parrocchia di San Massimiliano Kolbe di Mistrzejowice, Nowa Huta; dal decanato di Rabka; dalla parrocchia della Vergine di Piekary di Katowice; dalla parrocchia dell'Esaltazione della Croce dei Padri Francescani di Sanok; dalla parrocchia di Opoczno e di Studzianna; porgo il benvenuto ai sacerdoti nonché fedeli della diocesi di Drohiczyn; ai pellegrini della pastorale universitaria della parrocchia di San Clemente di Varsavia; ai Padri della Redenzione; ai pellegrini della parrocchia di San Taddeo Apostolo di Varsavia; alla pastorale universitaria della diocesi di Siedlce; ai pellegrini di Radzyn Podlaski; ai pellegrini della parrocchia di San Giuseppe di Tczew; dalla parrocchia della Vergine dell'Incessante Soccorso di Gdansk-Wrzeszcz; al gruppo interparrocchiale di pellegrini di Przeworno; dalla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e da Wroclaw, dalla cattedrale e parrocchia della Vergine Consolatrice; ai pellegrini pure da Wroclaw, dalla parrocchia di Sant'Agostino; ai Padri Cappuccini; ai pellegrini da Zgorzelec dalla parrocchia di San Bonifacio; dalla parrocchia della Vergine Madre di Poznan-Zegrze; al gruppo di laici cattolici da Chelm; al gruppo Juventur di Kalisz; ai minatori della miniera di Zabrze; ai componenti del gruppo dell'Ufficio di Studi e Progetti di Sviluppo dello Spazio (Urbanistico) della provincia di Szczecin; al gruppo artistico "Promni" di Varsavia; porgo il mio benvenuto infine a quanti compongono il gruppo turistico organizzato dalle agenzie di viaggi Orbis, PKS dalla Slesia e Turysta.

La festa della Signora di Jasna Gora acquisisce particolare rilevanza nel contesto dell'anno mariano. Questo poiché celebriamo l'anno mariano in tutto il mondo, in tutta la Chiesa, volgendo lo sguardo alla Madre di Dio, la quale ci precede nel cammino della fede. A questo tema si riallacciava anche l'enciclica dell'anno mariano, che principiava con le parole Redemptoris Mater. Sulla nostra terra polacca, la Signora di Jasna Gora, in modo del tutto peculiare, guida nel cammino di fede noi, figli di questa terra, figlie e figlie, polacchi e polacche, tutti quanti su questa terra abitano e anche quanti ancora si trovano fuori da questa terra, poiché molto spesso l'effige della Vergine di Jasna Gora li accompagna nelle loro case e comunità. Ammiriamo dunque in questa immagine la Madre, Regina della Polonia, Signora di Jasna Gora, e impariamo da lei la fede, la speranza, la carità, poiché Ella è la nostra educatrice, se è vero che la madre è sempre la prima e più importante educatrice nella vita di ogni individuo. così per il viaggio verso il nostro destino eterno, il Padre dei Cieli, insieme a Cristo, ci ha donato sua Madre, come educatrice di ogni uomo che, attraverso la fede, la speranza, la carità e la grazia, si rende somigliante al Figlio, a Cristo, rendendosi figlio nel Figlio.

Proprio oggi, in modo del tutto particolare, riflettiamo su questo tema, riflettiamo al pellegrinaggio della fede di intere generazioni.

Esso si protratto per oltre mille anni dal Battesimo della Polonia, esso è durato oltre seicento anni dal momento in cui l'effige di Jasna Gora è venuta a trovarsi nel luogo in cui attualmente si trova. E così, generazione dopo generazione, questo pellegrinaggio della fede, dei polacchi, dei nostri compatrioti, e inoltre, parzialmente, dei nostri consanguinei, si attua per così dire attraverso l'immagine di Jasna Gora. Ammiriamola, ammiriamo questa straordinaria icona, nella quale si trova trascritto il mistero di Dio, il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione; nella quale sono trascritti al contempo i tratti della storia dell'uomo, e per così dire in modo singolare, i tratti della storia dell'uomo sulla nostra terra, della storia della nostra nazione. Numerosi momenti cruciali di questa storia sono strettamente legati a Jasna Gora. Basti ricordare il Potop Szwedzki (invasione svedese del 1600), o ancora, dopo la riacquisizione dell'indipendenza, l'anno 1920. così dunque, la Signora di Jasna Gora è guida della fede di generazioni, guida di uomini e comunità, famiglie, società, parrocchie, di un'intera nazione. In ciò consiste la sua singolare missione nella nostra patria, nella nostra terra e nei nostri cuori. Oggi desideriamo per così dire, abbracciare tutto ciò, abbracciarlo con il nostro ricordo, abbracciarlo con la nostra coscienza, abbracciarlo con il nostro amore.

Ci rendiamo conto di ciò, cioè che la storia dell'uomo, e soprattutto la storia di un popolo, di una nazione che abita sulla sua patria, non è stata facile.

Ci risuonano oggi nelle orecchie le parole di oltre cento anni fa: "Non lasceremo la terra da cui è nata la nostra stirpe, non permetteremo di seppellire nell'oblio la nostra lingua". così cantavano i nostri antenati in questo secolo, e particolarmente in nella sua seconda parte. Queste stesse parole sono state un po' parafrasate. Cantavamo: "Non lasceremo, Cristo, i tuoi templi, non permetteremo di seppellire la fede". Sono queste parole significative, e in esse si esprime la storia del cuore degli uomini, della coscienza degli uomini, la storia di un'intera società, che anno dopo anno, generazione dopo generazione, si lega al santuario di Jasna Gora, a questo singolare luogo di incontro. Si può affermare che là, in quel luogo, in quel santuario di Jasna Gora, incontriamo il mistero mai svelato di Dio, incontriamo inoltre il Cuore della Madre, e quante volte ci incontriamo con noi stessi, ritroviamo noi stessi, ritroviamo noi stessi come uomini pieni di dignità, che risponde all'essere umano; come polacchi ritroviamo noi stessi come comunità, famiglie, popolo, ci convertiamo. Luogo di grandi conversioni Jasna Gora. Forse il primo luogo di grandi conversioni in Polonia.

Oggi siete radunati come pellegrini, qui, nella Basilica di San Pietro, e qui dopo il nostro incontro, verrà celebrata una Santa Messa in occasione della festività della Vergine di Czestochowa. Ci uniremo contemporaneamente con Jasna Gora, con tutti quanti là si trovano come pellegrini da numerose località della Polonia, con tutti i rappresentanti degli ordini maschili e femminili, con tutti i sacerdoti, e pastori, con il nostro episcopato, i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi sotto la guida del Primate.

Ci uniremo con loro da qui, dalla tomba di San Pietro a Jasna Gora. E pregheremo come prega la Chiesa in Polonia in occasione della odierna liturgia santa, e questa è la preghiera che segue l'eucarestia: "Dio, soccorri il popolo che rafforzi col tuo Corpo e col tuo Sangue, con l'intercessione della tua santissima Madre, Signora di Jasna Gora. Liberalo da ogni male e pericolo e proteggi con la tua tutela tutte le sue opere buone, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli".

Cantiamo ancora "Maria, Regina della Polonia" - invocazione di Jasna Gora, poiché la giornata di oggi è come se si aspettasse questo in modo particolare.

[Traduzione dal polacco]

1987-08-26 Data estesa: Mercoledi 26 Agosto 1987




Ai vescovi dell'Irlanda in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa indichi le vie della pace e della solidarietà

Testo:

Sua eminenza card. O' Fiaich, cari fratelli nell'episcopato.


1. Sono particolarmente felice di incontrare voi, vescovi dell'Irlanda, giunti qui in occasione della vostra visita "ad limina". Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, e il vostro rapporto concernente la situazione della Chiesa affidata alla vostra generosa cura pastorale, corrisponde ad una pratica ecclesiale veneranda. Soprattutto esprime e inoltre rende vivi i legami di comunione che uniscono noi come successori degli apostoli, impegnati a governare la casa del Dio vivo (cfr. LG 18). Spero che quest'incontro sia per voi, come lo è per me, un momento di intensa gioia nello Spirito Santo, attraverso il quale noi poveri siamo rafforzati e confermati "per l'edificazione di Cristo" (Ep 4,12).

La vostra presenza qui riporta alla mente la lunga ed esemplare storia della fedeltà del popolo a Cristo e alla Chiesa. Ma parla anche dell'attuale fede e dell'impegno cristiano delle vostre Chiese locali. Come vostro fratello vescovo, incaricato del ministero di unità e carità per la Chiesa universale, gioisco con voi nell'ammirare i doni che Dio costantemente riversa sulla Chiesa in Irlanda, e vi incoraggio con gioia nella vostra risposta giornaliera ai numerosi compiti del vostro ministero episcopale. Come disse san Paolo: "Non stanchiamoci mai nel fare del bene, poiché nel tempo dovuto matureremo se non perdiamo il cuore" (Ga 6,9).

Vedendovi qui ricordo le figure dei nostri cari fratelli arcivescovo Dermot Ryan e arcivescovo Kevin McNamara che servirono la Chiesa per molti anni col talento e le qualità personali che caratterizzano ognuno di loro. Eppure il Signore, nella sua mirabile provvidenza, considero opportuno prenderli presto con sé, lasciando noi con la tristezza della loro assenza, ma anche con la luminosa memoria del loro ministero e della loro guida. Entrambi erano spinti nel loro servizio della Chiesa da un profondo senso di grande responsabilità verso Cristo e da un desiderio di sostenere l'insegnamento e le linee direttive del Concilio Vaticano II in tutta la loro ricchezza. Le loro vite evidenziano una profonda amicizia con il Signore velata in un tranquillo coraggio e in una profonda umiltà.

Insieme gioiamo nel pensiero che, quando il Pastore apparirà, questi servi buoni e fedeli otterranno la corona di gloria (cfr. 1P 5,4).


2. Recentemente le vostre programmazioni pastorali hanno giovato di studi regolari e dettagliati e indagini su molti aspetti della vita della Chiesa nella società irlandese. Siate indubbiamente grati di percepire la forza e l'autenticità della fede e della vita cristiana in vasti settori della popolazione. Le vostre chiese locali possono contare su numerosi preti capaci, religiosi e religiose e laici attivi in tutte le aree della vita ecclesiale e civile. Potete attingere dal dinamismo dei fedeli, dei giovani in particolare, per rispondere alla chiamata di carità, missione e servizio, sia in patria che nelle altre parti del mondo. Il contributo irlandese all'attività missionaria della Chiesa, nel passato e nel presente, è un magnifico segno che la grazia di Dio non è stata data a voi invano (cfr. 2Co 6,1). Siate testimoni quindi dei nuovi fermenti della vita cristiana tra i fedeli, attraverso gruppi di preghiera o gruppi di studio della Bibbia, attraverso una partecipazione più attiva alla liturgia e al loro impegno in molte forme di apostolato.

Le parole di san Paolo vengono spontaneamente alla mente: "Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi... ricordando davanti al nostro Dio e Padre la vostra opera di fede e il compito di amare e la salda speranza nel nostro Signore Gesù Cristo" (1Th 1,2-3).


3. Alcune delle sfide che più confortano voi come pastori sono i risultati dei profondi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo contemporaneo e che vengono sentiti largamente e profondamente all'interno della società irlandese. Altri sono specifici della chiamata al rinnovamento che il Concilio Vaticano II ha trasmesso alla Chiesa nella seconda parte del XX secolo. Alla luce di queste circostanze il vostro ruolo come vescovi viene investito con particolare urgenza e responsabilità, specialmente nei riguardi delle giovani generazioni di uomini e donne irlandesi che hanno diritto ad essere aiutati in ogni modo per entrare pienamente nella loro eredità spirituale. Siate ben consapevoli delle domande poste alla vostra guida pastorale. Sviluppo economico e più alti standard di vita non hanno beneficiato tutti alla stessa maniera. Troppo spesso siete testimoni di nuove e tragiche forme di povertà e alienazione che tendono ad affliggere in particolare i vecchi e i giovani. Il flagello della disoccupazione ha inflitto un pesante colpo sulla società irlandese, causando sofferenze a molte famiglie.

Altre trasformazioni sociali e culturali, che accompagnano lo sviluppo materiale, hanno condotto alcuni a diventare incerti e confusi riguardo alle fondamentali verità e valori, incluso ciò che si riferisce alle realtà fondamentali come la famiglia e il valore della vita stessa. Molti, soprattutto tra i giovani, trovano crescenti difficoltà ad acquisire una chiara e completa serie di principi sui quali costruire la loro risposta ai compiti e alle responsabilità della vita. La situazione è creata dalla qualità aggressiva del consumismo e dalla forza di egoismo tra gli individui e in settori più o meno ampi della società.


4. E' accaduto molto nella vita irlandese dalla mia visita nel vostro paese nel 1979. Sembra appropriato ripetere ciò che dissi durante la memorabile celebrazione dell'Eucaristia nel Phoenix Park: "L'Irlanda, che ha superato così tanti momenti di difficoltà nella sua storia, riceve una nuova sfida oggi... La sfida che è già con noi nella tentazione di accettare con vera libertà ciò che in realtà è solo una nuova forma di schiavitù. così la cosa più urgente è immergerci nella verità che viene da Cristo, che è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6), e nella forza che egli stesso ci offre attraverso il suo Spirito (Omelia 29 settembre 1979, nn 3.4). La mia preghiera per l'Irlanda è che, nel costruire una società capace di rispondere ai bisogno di tutto il suo popolo in giustizia e armonia, la verità che viene da Cristo possa istruire voi nei valori che si conformano autenticamente all'umana dignità e conducono alla pace. E possa il vostro amore in Gesù Cristo, così chiaramente attestato nella vostra storia, crescere sempre più certo e operativo di fronte alle sfide presenti. In varie lettere pastorali e decreti avete indicato alcuni dei più impellenti e urgenti compiti del vostro ministero.

Richiamo la vostra lettera, "L'amore è per la Vita", uscita a Lent nel 1985, e il vostro "Decreto su matrimonio, la famiglia e il divorzio", pubblicato durante il recente pubblico dibattito nel vostro paese su questo problema. La vostra personale testimonianza di fedeltà all'insegnamento della Chiesa e la vostra unità e reciproco supporto all'interno della Conferenza episcopale è un servizio essenziale alla comunità di fede che voi dirigete con amore.


5. Siete stati chiamati a guidare il popolo di Dio sull'esempio del Concilio Vaticano II, lo straordinario dono dello Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo. E' necessario ritornare di tanto in tanto ai documenti del Concilio in modo da avere una precisa e completa immagine della Chiesa stessa, della sua missione, origine e struttura e degli elementi umani e divini che costituiscono la sua vera natura come sacramento e segno di unione con Dio e dell'unità di tutta l'umanità (cfr. LG 1).

Come vescovi è vostro compito essere carichi di questa visione e comunicarla ai vostri preti, che condividono la responsabilità della diocesi con voi. Sarà vostra cura costante cercare tra i vostri speciali collaboratori, i vostri preti, una prospettiva veramente spirituale e una convinta dedizione al servizio del popolo di Dio. I vostri preti sanno di essere stati chiamati per uno speciale ministero all'interno della Chiesa e di non poter essere veri ministri di Cristo senza essere ministri e dispensatori di una vita che non sia quella terrena. Allo stesso tempo sono consapevoli che essi non possono essere di effettivo servizio agli altri se rimangono estranei alla vita e alle condizioni dei loro fratelli e sorelle (cfr. PO 3). Guardano a voi come un esempio di vita e dedicazione al ministero pastorale al quale tutti voi insieme siete stati chiamati. Guardando loro come amici in Gesù Cristo (cfr. Jn 15,15) imparerete come incoraggiarli e sostenerli nel loro difficile e sublime compito.


6. Lo stesso può essere detto in relazione ai religiosi e alle religiose che collaborano con voi all'edificazione e allo sviluppo del corpo mistico di Cristo (cfr. CD 33ss). Il contributo offerto dalle molte Congregazioni religiose presenti in Irlanda alla vita e alla missione della Chiesa sia in patria che all'estero è incommensurabile. E' estremamente importante che l'intera comunità ecclesiale accolga, rispetti e incoraggi i suoi testimoni del Vangelo come coloro che ricordano, in mezzo ad un crescente secolarismo, le leggi e i valori del regno escatologico nei confronti di quello che l'intero popolo di Dio percorre nella fede. Da parte loro i religiosi stessi sono chiamati a rianimare e rendere sempre più trasparente la radicale sequela di Cristo che è alla base del loro speciale posto nella comunità di fede.

Parlando dei vostri preti e religiosi, condivido con voi la preoccupazione che oggi colpisce larghi settori della Chiesa nei paesi di tradizione cristiana: il motivo della diminuzione di vocazioni religiose. Questo è un problema che dobbiamo riconoscere in tutta la sua importanza e gravità. Sono confortato dall'interesse con cui seguite tale questione nelle vostre diocesi e colgo quest'occasione per ribadire i bisogni della Chiesa universale, che deve così tanto alle attività missionarie dei vescovi irlandesi, ai preti e ai religiosi. Mentre altre forme di apostolato e di servizio devono venire fortemente raccomandate, i giovani specialmente hanno bisogno di essere provocati ad esaminare la diretta chiamata al sacerdozio e alla vita religiosa. Questo è un problema nel quale la fede dell'intera comunità ecclesiale è chiamata a giocarsi.

Ogni vocazione è un'unica e personale risposta a Cristo, ma in molti modi riflette anche la vitalità e la fecondità del suolo in cui prende forma.


7. Uno dei migliori ricordi della mia visita in Irlanda fu il vedere così tanti preti, religiosi e religiose, missionari e seminaristi, riuniti a Maynooth, Seminario Nazionale Irlandese che si sta preparando a celebrare il suo secondo centenario nel 1995. Maynooth ha contribuito immensamente alla vita e alla missione della Chiesa in Irlanda e in tutto il mondo. In occasione della mia visita espressi la speranza, che non era solo mia, ma che era una convinzione dell'intero popolo di Dio, che Maynooth avrebbe avuto un grande futuro.

Ora capisco che il popolo cattolico d'Irlanda è chiamato a rispondere a un appello per speciali aiuti finanziari, richiesti per sanare gli urgenti bisogni del College. Esprimo di cuore la mia solidarietà a un tale sforzo, e prego che Maynooth, come "scuola di santità sacerdotale, con accademia di insegnamento teologico, università di ispirazione cattolica" continuerà in ogni modo a meritare il rispetto che ha ottenuto al di fuori del mondo cattolico (cfr. Maynooth, 1 ottobre 1979, n. 1).


8. Ho già menzionato la grazia del tutto speciale per la Chiesa alla vigilia del terzo millennio cristiano delle direttive e degli impulsi che il Concilio Vaticano II realizzo nel corso della vita delle comunità cattoliche e inoltre, in un senso, nel mondo. Il rinnovamento della vita cristiana, che il Concilio intendeva, è già una sfida al nostro ministero episcopale. Molto è stato già fatto e noi sappiamo che il Signore continua a chiamare la Chiesa in ogni luogo a una più dinamica presenza nella società e nella cultura "attraverso la sua salutare ed edificante insistenza sulla dignità della persona, nel modo in cui essa rafforza i punti deboli della società umana e istilla ogni giorno l'umana attività con più profondo significato e importanza" (GS 40). Una generosa risposta alla chiamata universale alla santità costituisce indubbiamente la forza interiore di un tale rinnovamento della vita ecclesiale. Le energie spirituali per il servizio devono venire dalla grazia e santità della vita, e inoltre da quei mezzi che promuovono un progresso spirituale, specialmente l'Eucaristia e gli altri sacramenti.

Negli ultimi anni la valorizzazione del Sacramento della Penitenza è diminuita tra alcuni. Vescovi e preti devono ravvivare il frequente ricevimento di questo mezzo di grazia in modo che la Chiesa, l'edificio di Dio (cfr. 1Co 3,11), non ponga le sue fondamenta se non su Cristo, la pietra che I costruttori hanno scartato, ma che è diventata testata d'angolo (cfr. Mt 21,42). Il rinnovamento spirituale chiama ad un approfondimento della pietà, nutrito da adeguate forme di devozione personale e popolare, specialmente quelle che hanno provato la loro validità nel passato. Tra i tanti esempi, menziono i pellegrinaggi, le tradizioni penitenziali e la preghiera del santo rosario che è stato sempre tradizione in molte case irlandesi. Tali pratiche non devono venire messe da parte solo perché non sono nuove.


9. Il prossimo Sinodo dei vescovi sulla missione e vocazione dei laici nella Chiesa è stato ampiamente recepito come un'occasione per la dovuta riflessione su come il laicato ha risposto alla chiamata del Concilio ad assumere le proprie specifiche responsabilità, specialmente in riguardo all'estensione del regno di Dio nell'ordine temporale. Nella comunità ecclesiale stessa uomini e donne laici hanno assunto molti compiti sia nella liturgia sia negli organismi attraverso i quali il lavoro pastorale e caritatevole della Chiesa viene portato avanti. Questo è, certamente, uno sviluppo positivo che voi incoraggerete in ogni modo che risponda alla natura e alla missione della Chiesa stessa.

Un tale positivo apporto significa comunque che avendo posti che richiedano ai loro possessori di rappresentare la posizione della Chiesa o insegnando in qualche campo, i laici come anche i preti e i religiosi debbono essere in unità con la Chiesa nel cuore e nella mente e mai presentare opinioni che differiscano dall'insegnamento espresso dalla Chiesa, per non creare confusione nelle menti dei fedeli o minare le certezze di principi morali. Questa è una necessità di giustizia e anche un'eccellente forma di servizio ecclesiale.

La stessa cosa si riferisce alle commissioni e alle agenzie poste dalla Conferenza episcopale per le attività educative e assistenziali sia in Irlanda che nelle altre parti del mondo. In tutto ciò voi, i pastori, avete l'autorità e la responsabilità di agire per il bene della Chiesa.


10. Cari fratelli vescovi, queste sono molte altre aree del vostro servizio episcopale nelle quali desidero incoraggiarvi e sostenervi con le mie preghiere e il mio fraterno supporto. Quando penso alla Chiesa in Irlanda vedo un popolo "segnato con il segno della fede", un popolo che ha mostrato la profondità della sua consacrazione battesimale nella fedeltà alla parola di Dio e alla sua vocazione ecclesiale. Vi vedo compiere ogni sforzo per portare avanti la causa della comprensione ecumenica e di collaborazione "dove la riconciliazione tra i cristiani assume una particolare urgenza, ma dove ha anche speciali risorse nella tradizione della fede cristiana e fedeltà alla religione che caratterizza sia la comunità cattolica che quella protestante" (cfr. Omaggio ai Capi delle Chiese cristiane, 29 settembre 1979). Vedo che la Chiesa cattolica in Irlanda insegna le vie della pace e della solidarietà, e insegna a mutare le condizioni che generano violenza politica. Il conflitto non è inevitabile, La pace di Cristo può e deve regnare nei cuori di tutti. Ogni nuova generazione di irlandesi offre nuova speranza che i pregiudizi del passato e le ingiustizie del presente diano finalmente inizio a una società costruita sul rispetto per la dignità di ogni essere umano e sull'amore per gli altri in Cristo Gesù. Attraverso di voi desidero lasciare l'intera comunità ecclesiale in Irlanda con un pensiero che ho già espresso durante la mia visita a Maynooth nel 1979: "Devi lavorare con la convinzione che questa generazione... possa essere cruciale e decisiva per il futuro della fede in Irlanda. Che non ci sia compiacimento. Come disse san Paolo: "Sii pronto a tutti i pericoli; resta saldo nella fede; sii coraggioso e forte" (1Co 16,13)".

La Madre benedetta di nostro Signore Gesù Cristo, Regina d'Irlanda, interceda per voi, pastori, e per la amata Chiesa del vostro paese.

1987-08-27 Data estesa: Giovedi 27 Agosto 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)