GPII 1987 Insegnamenti - Alla Messa con i vescovi del Texas - San Antonio (Stati Uniti)

Alla Messa con i vescovi del Texas - San Antonio (Stati Uniti)

Titolo: La confessione è un atto di coraggio

Testo:

"Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome" (Ps 102,1).

Cari fratelli e sorelle, cari amici, cittadini di San Antonio e dello Stato del Texas.


1. E un'immensa gioia per me essere con voi in questa domenica e invocare la benedizione di Dio su questo grande stato e sulla Chiesa intera di questa regione.

Texas! Questo nome riporta immediatamente alla mia memoria la ricca storia e lo sviluppo culturale di questa parte degli Stati Uniti. In questo meraviglioso scenario, di fronte alla città di San Antonio, non posso fare a meno di ricordare il Padre Massanet, francescano, il quale, il 13 giugno 1691, giorno della festa di san'Antonio di Padova, celebro la santa Messa lungo le rive del fiume San Antonio per i componenti di una delle prime spedizioni spagnole e per un gruppo di indiani del luogo.

Da allora, gente di origini diverse è arrivata qui, così che oggi la vostra è una società pluriculturale, che cerca di raggiungere una piena armonia e collaborazione con tutti. Esprimo la mia cordiale gratitudine ai rappresentanti dello Stato del Texas e della Città di San Antonio che hanno voluto prendere parte a questo incontro di preghiera. Saluto anche i membri delle varie Comunità cristiane che si sono uniti a noi nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Uno speciale ringraziamento va all'arcivescovo Flores e a tutti i vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e a tutti i fedeli cattolici del Texas. La pace del Signore sia con tutti voi! 2. Oggi è domenica, il giorno del Signore. Oggi è il "settimo giorno", del quale il Libro della Genesi dice "cesso nel settimo giorno da ogni suo lavoro" (Gn 2,2).

Avendo completato l'opera della creazione, si "riposo". Dio si è compiaciuto della sua opera: "vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona... Dio benedisse il settimo giorno e lo consacro" (Gn 1,31 Gn 2,3).

In questo giorno siamo chiamati a riflettere più profondamente sul mistero della creazione, e quindi sulla nostra vita. Siamo chiamati a "riposare" in Dio, il Creatore dell'universo. Nostro dovere è lodarlo: "Benedici il Signore, anima mia... non dimenticare tanti suoi benefici" (Ps 102,1-2). Ecco il compito di ogni uomo.

Solo la persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è capace di innalzare un inno di lode e ringraziamento al Creatore. La terra, con tutte le sue creature, e tutto l'universo, invitano l'uomo a essere la loro voce. Solo la persona umana è capace di innalzare dal profondo del proprio essere quell'inno di lode, proclamato senza parole da tutto il creato: "Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome".


3. Qual è il messaggio della liturgia di oggi? A noi che siamo qui riuniti a San Antonio, nello Stato del Texas, e che partecipiamo al sacrificio eucaristico del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, san Paolo rivolge queste parole: "Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Rm 14,7-8). Queste parole sono brevi, ma piene di un messaggio toccante. "Noi viviamo" e "noi moriamo".

Noi viviamo in questo mondo materiale che ci circonda, limitati dai confini del nostro pellegrinaggio terreno attraverso il tempo. Noi viviamo in questo mondo, con l'inevitabile prospettiva della morte, fin dal concepimento e dalla nascita. Ma ora, dobbiamo guardare al di là dell'aspetto materiale della nostra esistenza terrena. Certamente la morte del corpo è un passaggio necessario per tutti noi; ma è anche vero che ciò che fin dall'inizio portava in se stesso l'immagine e la somiglianza con Dio non può essere restituito alla materia corruttibile dell'universo. Questa è la verità fondamentale e l'atteggiamento della nostra fede cristiana. Con le parole di san Paolo: "perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore". Noi viviamo per il Signore, e anche la nostra morte è vita nel Signore.

Oggi, in questo giorno del Signore, desidero invitare tutti coloro che stanno ascoltando le mie parole, a non dimenticare il nostro destino immortale: la vita dopo la morte - la felicità eterna nei cieli, o la terribile possibilità della punizione eterna, eterna separazione da Dio, in ciò che la tradizione cristiana ha chiamato inferno (cfr. Mt 25,41). Non può esistere una vera vita cristiana senza che ci sia un'apertura a questa dimensione trascendente della nostra vita. "Sia che viviamo, sia che moriamo siamo dunque del Signore" (Rm 14,8).


4. L'Eucaristia che noi celebriamo costantemente conferma il nostro vivere e morire "nel Signore". Morendo distruggete la morte, risorgendo restaurate la vita.

Infatti san Paolo scrive: "Siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi" (Rm 14,8-9). Si, Cristo è il Signore! Il mistero pasquale ha trasformato la nostra esistenza umana, così che essa non è più sotto il dominio della morte. In Gesù Cristo, nostro Redentore, "noi viviamo per il Signore" e "moriamo per il Signore". Per mezzo di lui, con lui e in lui, noi apparteniamo a Dio nella vita e nella morte. Noi non esistiamo solo "per la morte" ma "per Dio". Per questa ragione, in questo giorno "fatto dal Signore" (Ps 117,24), la Chiesa in tutto il mondo effonde la sua benedizione dal più profondo del mistero pasquale di Cristo: "Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici... non dimenticare tanti suoi benefici".

"Non dimenticare"! La lettura del Vangelo di oggi secondo san Matteo ci fornisce un esempio di un uomo che ha dimenticato (cfr. Mt 18,21-35). Ha dimenticato i favori ricevuti dal suo padrone e di conseguenza si è mostrato crudele e senza cuore nei confronti del suo simile. In questo modo la liturgia ci introduce all'esperienza del peccato così come si è sviluppato dall'inizio della storia dell'uomo insieme all'esperienza della morte.

Noi moriamo nel corpo quando tutte le energie della vita sono esaurite.

Noi moriamo per mezzo del peccato quando l'amore muore in noi. Al di fuori dell'Amore non c'è Vita. Se l'uomo contrasta l'amore e vive senza amore, la morte si radica nella sua anima e ci esce. Per questa ragione Cristo dice: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Jn 13,34). Il grido per l'amore è il grido per la vita, per il trionfo dell'anima sul peccato e sulla morte. La fonte di questa vittoria è la croce di Gesù Cristo; la sua morte e la sua risurrezione.


5. Ancora, nell'Eucaristia, le nostre vite sono toccate dalla radicale vittoria di Cristo sul peccato - peccato che è la morte dell'anima, e - in definitiva - è la ragione della morte del corpo. "Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi" (cfr. Rm 14,9), per poter dare la vita a coloro che sono morti nel peccato o a causa di esso. E' per questo che l'Eucaristia inizia con la liturgia penitenziale. Confessiamo i nostri peccati per poter ottenere il perdono per mezzo della croce di Cristo, e avere così parte nella sua risurrezione dai morti. Ma se la nostra coscienza ci rimprovera un peccato mortale, la nostra partecipazione alla Messa potrà dare pienamente frutto solo se precedentemente avremo ricevuto l'assoluzione nel sacramento della Penitenza.

Il ministero della Riconciliazione è una parte fondamentale della vita e della missione della Chiesa. Senza trascurare nessuno dei molteplici modi in cui la vittoria di Cristo sul peccato diventa una realtà nella vita della Chiesa e del mondo, ritengo importante sottolineare che soprattutto nei sacramenti del perdono e della riconciliazione il potere redentivo del sangue di Cristo diventa effettivo nelle nostre vite personali.


6. In diverse parti del mondo si trascura molto spesso il sacramento della Penitenza. Questo è a volte legato a un oscuramento della coscienza morale e religiosa, a una perdita del senso del peccato, o a una mancanza di un'istruzione adeguata sull'importanza di questo sacramento nella vita della Chiesa di Cristo. A volte la trascuratezza esiste perché non prendiamo seriamente la nostra mancanza di amore e di giustizia, e la corrispondente offerta da parte di Dio di misericordia riconciliante. A volte c'è una certa esitazione o un rifiuto ad accettare con maturità e responsabilità le conseguenze delle oggettive verità di fede. Per queste ragioni è necessario sottolineare ancora una volta che "circa la sostanza del sacramento è rimasta sempre solida e immutata nella coscienza della Chiesa la certezza che, per volontà di Cristo, il perdono è offerto a ogni individuo nell'assoluzione sacramentale, dai ministri della Penitenza" (RP 30).

Chiedo nuovamente a tutti i miei fratelli vescovi e sacerdoti di fare tutto il possibile per fare dell'amministrazione di questo sacramento un aspetto primario del loro servizio al popolo di Dio. Niente può sostituire gli strumenti della grazia che Cristo stesso ha posto nelle nostre mani. Il Concilio Vaticano II non ha mai voluto che questo sacramento della Penitenza fosse praticato con minor frequenza; ciò che il Concilio ha richiesto, piuttosto era che il fedele comprendesse più i segni, apprendesse più facilmente i segni sacramentali e si accostasse con maggiore desiderio e frequenza ai sacramenti (cfr. SC 59). E proprio perché il peccato colpisce profondamente la coscienza individuale, si capisce perché l'assoluzione dei peccati debba essere individuale e non collettiva, eccetto circostanze particolari approvate dalla Chiesa.

Vi chiedo, cari fratelli e sorelle cattolici, di non considerare la Confessione come un semplice tentativo di liberazione psicologica - anche se questo sarebbe legittimo - ma di vederlo come un sacramento, un atto liturgico. La Confessione è un atto di onestà e di coraggio; un atto di affidamento di noi stessi, oltre il peccato, alla misericordia di un Dio che ama e perdona. E' un atto del figlio prodigo che ritorna da suo padre ed è accolto da lui con il bacio della pace. E' facile, quindi, capire perché "ogni confessionale è uno spazio privilegiato e benedetto, dal quale, cancellate le divisioni, nasce nuovo e incontaminato un uomo riconciliato - un mondo riconciliato!" (RP 31, V; cfr. III).

Il potenziale di un autentico e vibrante rinnovamento della Chiesa cattolica intera per mezzo di un accostamento più frequente al sacramento della Penitenza è incommensurabile. Esso deriva direttamente dal cuore amorevole di Dio stesso! Questa è una certezza di fede che io offro a ognuno di voi e all'intera Chiesa degli Stati Uniti. A coloro che si sono allontanati dal sacramento della Riconciliazione e dell'amore misericordioso faccio questo appello: tornate a questa fonte di grazia; non abbiate paura! Cristo stesso vi sta aspettando. Egli vi guarirà, e voi sarete in pace con Dio! A tutti i giovani della Chiesa, rivolgo un invito particolare a ricevere il perdono di Cristo e la sua forza nel sacramento della Penitenza. E' un segno di forza essere capaci di dire: ho fatto uno sbaglio; ho peccato, Padre; ti ho offeso, mio Dio; mi dispiace; ti chiedo perdono; provero ancora, perché ho fiducia nella tua forza e credo nel tuo perdono. E so che il potere del mistero pasquale del tuo Figlio - la morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo - è più grande delle mie debolezze e di tutti i peccati del mondo. Verro e confessero i miei peccati e saro guarito, e vivro nel tuo amore!


7. In Gesù Cristo il mondo ha veramente conosciuto il mistero del perdono, della misericordia e della riconciliazione, proclamata con la parola di Dio in questo giorno. Allo stesso tempo, l'inesauribile misericordia di Dio verso di noi ci obbliga a riconciliarci tra di noi. Questo richiede atteggiamenti concreti da parte della Chiesa in Texas e nel Sud-Ovest degli Stati Uniti. Significa portare speranza e amore dovunque ci sia divisione e alienazione.

La vostra storia è caratterizzata da un incontro di culture, indigene o di paesi stranieri, a volte segnata da tensioni e conflitti, ancora costantemente in cammino verso la riconciliazione e l'armonia. Popoli di razze, lingue, colore e costumi diversi sono venuti in questa terra per costruirvi la loro casa. Insieme alle popolazioni indigene di questi territori, ci sono i discendenti di coloro che vennero da quasi tutti i Paesi europei: Spagna, Francia, Germania, Belgio, Italia, Ungheria, Cecoslovacchia, Irlanda, Inghilterra e Scozia. E anche dalla mia patria, la Polonia; fu attraverso il Texas, e Panna Maria, che i primi emigrati polacchi vennero negli Stati Uniti. Ci sono i discendenti di coloro che vennero in catene dall'Africa; dal Libano, dalle Filippine e dal Vietnam, e da ogni Paese Latino-Americano, specialmente dal Messico.

Questa terra è un crocevia, trovandosi al confine tra due grandi nazioni, e sperimentando sia l'arricchimento che le complicazioni che derivano da questa situazione. Voi siete così un simbolo e una sorta di laboratorio dove verificare l'impegno dell'America nella ricerca dei principi morali e dei valori umani. Questi principi e valori vengono ora riaffermati dall'America in quanto essa celebra il bicentenario della sua costituzione e parla ancora una volta di giustizia e libertà, dell'accettazione della diversità all'interno di un'unità fondamentale, unità che sorge da una visione comune della dignità di ogni persona umana, e da una responsabilità comune per il benessere di tutti, specialmente dei bisognosi e dei perseguitati.


8. In questo contesto si può parlare di un fenomeno attuale - qui e dovunque - di movimento dei popoli verso il nord, non solo dal Messico ma dagli altri Paesi meridionali vicini agli Stati Uniti. Anche a questo proposito si deve compiere un'opera di riconciliazione Ci sono tra voi persone di grande coraggio e generosità che hanno fatto molto per i fratelli e le sorelle sofferenti provenienti dal sud. Essi hanno cercato di avere compassione per le complesse realtà umane, sociali e politiche. Qui i bisogni umani, sia spirituali che materiali, continuano a richiamare l'attenzione della Chiesa con migliaia di voci, e la Chiesa tutta deve rispondere con la proclamazione della parola di Dio e con un servizio disinteressato. Anche qui c'è ampio spazio per continuare e far crescere la collaborazione tra i membri delle varie Comunità cristiane.

In questo contesto, la comunità spagnola deve far fronte alla più grande sfida. Quanti tra voi hanno una discendenza spagnola - così numerosi, presenti in questa terra da tanto tempo e ben preparati - sono chiamati ad ascoltare la parola di Cristo e a conservarla nel proprio cuore "Vi è un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Jn 13,34). E Gesù specifica che questo amore abbraccia tutto il campo delle necessità umane, dalle più piccole alle più grandi: "E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli... in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa" (Mt 10,42).

La comunità spagnola deve anche rispondere alle proprie necessità, e mostrare una generosa ed efficace solidarietà tra i suoi membri. Vi esorto quindi a preservare la vostra fede cristiana e le vostre tradizioni, specialmente per ciò che riguarda la difesa della famiglia. Prego affinché il Signore vi dia un maggior numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa tra i vostri giovani.

Possiate voi che tanto avete ricevuto da Dio, sentire la sua chiamata al rinnovamento della vita cristiana e alla fedeltà alla fede dei vostri padri.

Possiate rispondere con lo spirito di Maria, la Vergine Madre che la Chiesa vede "maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell'incessante lotta tra il bene e il male, perché "non cada" o caduto "risorga" (RMA 52).


9. La liturgia di oggi ci aiuta a riflettere profondamente sulla vita e sulla morte, sulla vittoria della vita sulla morte. Su questa terra, nel mondo visibile della creazione, l'uomo esiste "per la morte"; ma, in Cristo, egli è chiamato in comunione con Dio, con il Dio vivente che "dà la vita". Egli è chiamato a questa comunione precisamente per mezzo della morte di Cristo, la morte che "dà la vita".

Oggi in tutto il mondo, moltissime persone - di molti paesi e continenti, lingue e razze - condividono in modo sacramentale la morte di Cristo.

Noi, qui in Texas, camminiamo al loro fianco, verso il compimento del mistero pasquale nella vita. Noi camminiamo, coscienti di essere peccatori, coscienti di essere mortali. Ma camminiamo nella speranza, in unione con il sacrificio di Cristo, per mezzo della comunione eucaristica con lui e con amore reciproco. Noi viviamo per il Signore! Noi moriamo per il Signore! Noi siamo del Signore: Vieni Signore Gesù! (cfr. Ap 22,20). Amen.

1987-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1987




All'Angelus - San Antonio (Stati Uniti)

Titolo: Come Maria, dobbiamo rispondere con amore all'amore di Dio

Testo:

1. Al termine di questa celebrazione eucaristica, vi invito a unirvi a me nella preghiera dell'Angelus. Tutte le volte che ci rivolgiamo a Maria, la Madre di Dio, nella preghiera, ricordiamo che lei è "piena di grazia". così l'arcangelo Gabriele l'ha salutata nel momento dell'annunciazione: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). E infatti queste parole dell'angelo sono vere. Di tutte le persone che Dio ha creato, lei sola è sempre senza peccato. Dal primo momento della sua vita lei era in comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. Maria ha risposto a questo grande dono di Dio con disponibilità e generosità: "Avvenga di me" - ha detto - "quello che hai detto" (Lc 1,38).


2. Come Maria, anche a noi è stato concesso il dono della grazia di Dio, anche se non abbiamo ricevuto la sua pienezza. Come Maria, siamo chiamati a rispondere, ad essere aperti alla parola di Dio, a essere generosi nel dire si a Dio. Per noi ciò significa fare la volontà di Dio, vivendo secondo i suoi comandamenti, servendo il nostro prossimo, rifiutando il peccato. In altre parole, con Maria dobbiamo rispondere con amore all'amore di Dio.

Rivolgiamoci dunque a Maria, che onoriamo con diversi titoli, ma che oggi a San Antonio veneriamo con il titolo speciale di Nostra Signora di Guadalupe.

1987-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1987




Alle Organizzazioni caritative - San Antonio (Stati Uniti)

Titolo: Il servizio dei poveri comporta la riforma delle strutture

Testo:

Cari fratelli e sorelle.

Vi ringrazio per la presentazione della vasta rete di amore cristiano e di solidarietà umana in cui siete impegnati. Possa il Signore sostenervi nel vostro zelo. "Misericordia a voi e pace e carità in abbondanza" (Jud 1,2).


1. "Catholic Charities" è un titolo che parla meravigliosamente bene del generoso impegno del popolo cattolico degli Stati Uniti nei confronti del problema della solidarietà umana e dell'amore cristiano. Mi riempie di gioia essere tra voi membri delle "Catholic Charities" Americane, delle agenzie a voi associate e delle organizzazioni parallele nell'impegno sociale. Con i vostri sforzi voi contribuite a rendere presente alle necessità umane l'amorosa compassione di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Gesù Cristo nacque povero, visse povero e mori povero. Egli amo i poveri. Nel suo regno i poveri hanno un posto speciale. La Chiesa non può comportarsi diversamente. Deve essere ancor più pienamente consapevole del suo fondamentale dovere di riflettere nella sua vita e nel suo operato lo stesso amore con cui Dio ama le sue creature. Poiché ciò che è in gioco è il mistero dell'amore di Dio come viene spiegato nella prima Lettera di Giovanni: "Quanto a noi, noi amiamo perché egli ci ha amati per primo" (1Jn 4,19). Ogni servizio ha il suo primo momento in Dio 2. Voi portate avanti una tradizione e rendete vivo un insegnamento basato sulla sacra Scrittura, proclamato dalla Chiesa e importante per ogni età. Il servizio ai bisognosi non solo costruisce l'armonia sociale, esso rivela Dio, nostro Padre soccorritore degli oppressi. Nel Vecchio Testamento fu l'amore di Dio per il suo popolo a imporre una sollecitudine particolare per lo straniero, la vedova, e l'orfano. Come Dio aveva trattato il suo così essi dovevano trattare gli altri.

"L'anno del giubileo e l'anno sabatico restauravano l'equilibrio economico: gli schiavi venivano liberati, la terra restituita ai suoi primi padroni, i debiti cancellati (cfr. Ex 21 Lv 25). Si agiva con giustizia e misericordia...". I profeti rivolsero più volte la loro attenzione alle qualità interiori del cuore che devono animare gli atti di giustizia e il servizio: "Io non guardo ciò che guarda l'uomo: l'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1S 16,7).

Nel Nuovo Testamento il mistero dell'amore di Dio è ulteriormente rivelato: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16).

Attraverso il cuore di Gesù si manifesto nel mondo la pienezza dell'infinita misericordia di Dio. Meravigliandosi dell'incarnazione del Figlio di Dio, Maria esclama che attraverso questo bambino gli umili saranno esaltati, gli affamati saranno saziati e la misericordia di Dio si estenderà su tutti (cfr. Lc 1,46-55).

Anni dopo, annunciando il suo ministero, Gesù riassume il programma della sua vita nelle parole di Isaia: "Annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19). Gesù si identifica con il povero e il debole: ciò che noi facciamo per loro lo facciamo a lui, il servizio che non offriamo loro è negato a lui (cfr. Mt 25,31-46).

Grandi differenze di ricchezza tra nazioni, classi e persone rendono di nuovo attuale la parabola del Vangelo del ricco e del povero Lazzaro. E con le stesse dure conseguenze di cui parla il Vangelo: Ma Abramo rispose: "Figlio ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali. Ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti" (Lc 16,25). Il monito è valido oggi come lo era duemila anni fa.


3. Fin dagli inizi la Chiesa si è adoperata per mettere in pratica questo insegnamento nel suo ministero. Non è necessario qui tracciare la storia estremamente varia del servizio cristiano. La Chiesa ha sempre cercato di essere sensibile verso lo straniero, la vedova e l'orfano; ha fondato numerose scuole, ospedali, ospizi, strutture per la cura dei bambini e ricoveri. Recentemente il Concilio Vaticano II ha riaffermato con vigore la vocazione della Chiesa, fedele al suo Signore, ad amare tutti coloro che sono afflitti in qualche modo; a riconoscere nel povero e nel sofferente la somiglianza con il suo povero e sofferente fondatore; a fare tutto ciò che può per alleviare le loro sofferenze, sforzandosi di servire Cristo in loro (cfr. LG 8). Venti anni dopo il Concilio, la comunità cristiana è più che mai consapevole che i poveri, gli affamati, gli oppressi, i malati e gli handicappati partecipano in modo speciale alla croce di Cristo e quindi hanno bisogno del ministero della Chiesa.

Opere di misericordia, giustizia e compassione sono fondamentali nella storia della Chiesa degli Stati Uniti. Le due donne americane che sono state annoverate fra i santi, Francesca Saverio Cabrini ed Elizabeth Ann Seton sono state onorate soprattutto per il loro lavoro a favore dei loro fratelli e sorelle più poveri. Le iniziative delle "Catholic Charities" degli Stati Uniti risalgono a un periodo precedente la Dichiarazione di Indipendenza. Innumerevoli Istituti e strutture sono stati fondati per assistere orfani, immigrati, gruppi etnici e tutte le persone bisognose, di ogni razza e credo. Moltissimi americani di tutte le estrazioni sociali hanno fatto del servizio di carità ai loro fratelli lo scopo principale e la ragione della loro vita. In particolare, generazioni di religiosi, donne e uomini, si sono consumate completamente in un servizio di abnegazione, sotto il segno dell'amore.


4. La Chiesa ha sempre proclamato un amore preferenziale per i poveri. Forse il linguaggio è nuovo, ma non la realtà. E la Chiesa non ha una visione ristretta della povertà e dei poveri. Certamente la povertà è spesso un fatto di privazione materiale. Ma è anche un fatto di impoverimento spirituale, mancanza di libertà umane, e il risultato di qualsiasi violazione dei diritti umani e della dignità umana. C'è una forma molto speciale e deprecabile di povertà: la povertà dell'egoismo, la povertà di coloro che hanno e non dividono, di coloro che potrebbero essere ricchi donando ma scelgono di essere poveri tenendo tutto ciò che hanno. Anche queste persone hanno bisogno di tutto.

Il punto di vista cristiano è che gli esseri umani devono essere valutati per ciò che sono, non per ciò che hanno. Amando i poveri e aiutando i bisognosi, la Chiesa cerca prima di tutto di rispettare e restituire la loro dignità. Lo scopo della solidarietà e del servizio cristiano è di difendere e promuovere, nel nome di Gesù Cristo, la dignità e i fondamentali diritti umani di ogni persona. La Chiesa "rende testimonianza alla dignità dell'uomo. Essa afferma chiaramente che questi vale più per ciò che è che non per ciò che possiede. Essa attesta che tale dignità non può essere distrutta, quale sia la condizione di miseria, di disprezzo, di emarginazione, di impotenza a cui un essere umano è stato ridotto. Essa si dimostra solidale con coloro che non contano in una società, da cui sono moralmente e talora anche fisicamente emarginati. Essa li reintegra nella fraternità umana e nella comunità dei figli di Dio. In particolare la Chiesa si china con affetto materno sui bambini che, a causa della cattiveria umana, non vedranno mai la luce come pure sulle persone anziane sole e abbandonate. L'opzione preferenziale per i poveri, lungi dall'essere un segno di particolarismo o di settarismo, manifesta l'universalità della natura e della missione della Chiesa" (Istruzione "Libertatis Conscientia", 68).

La Chiesa ha un amore speciale per "i poveri in spirito", Essa lo ha ereditato da Cristo, che li chiamava "beati" (Mt 5,3). Da una parte la Chiesa sa, dalle parole di Cristo, che nonostante tutti gli sforzi umani i poveri saranno sempre fra di noi (cfr. Mt 26,11). Dall'altra, con tutti i suoi sforzi di innalzare i poveri essa conosce e proclama l'ambivalenza della proprietà. Infatti, dove la ricerca della ricchezza è considerata il bene supremo, gli esseri umani diventano prigionieri della durezza dei loro cuori e della ristrettezza delle loro menti (cfr. PP 19). Anche per questa ragione la Chiesa, nell'atto stesso di aiutare i poveri ad alleviare le loro sofferenze, deve anche continuare a proclamare e servire i loro più alti bisogni, quelli dello spirito.


5. Il servizio ai bisognosi deve prendere la forma di un'azione diretta ad alleviare le loro ansie e le loro tribolazioni, e allo stesso tempo condurli alla dignità della fiducia in se stessi. A questo proposito voglio esprimere l'immensa gratitudine della Chiesa ai tanti americani che si stanno impegnando per aiutare i loro fratelli, sotto le diverse forme che il sostegno e lo sviluppo assumono nel mondo di oggi. E io ringrazio solennemente il popolo americano per il modo generoso con cui risponde alla richiesta di sostegni finanziari per i bellissimi programmi di assistenza portati avanti da loro. Nel caso dei molti programmi promossi dalla Chiesa cattolica, voglio invitare i responsabili a far si che essi siano e appaiano sempre corrispondenti ai principi cattolici di verità e giustizia. La risposta delle organizzazioni e degli istituti ai bisogni, sia nella Chiesa che nella società, è estremamente necessaria, ma da sola non è sufficiente.

A questo proposito vorrei ripetere un pensiero che si trova nella mia lettera apostolica sulla sofferenza umana: "le istituzioni sono molto importanti e indispensabili, tuttavia nessuna può da sola sostituire il cuore umano, la compassione umana quando si tratti di farsi incontro alle sofferenze dell'altro.

Questo si riferisce alle sofferenze fisiche, ma vale ancora di più se si tratta delle molteplici sofferenze morali e quando prima di tutto a soffrire è l'anima" ("Salvifici Doloris", 29).

Inoltre, nella necessaria risposta delle organizzazioni e degli istituti ai bisogni, è essenziale evitare di ridurre gli esseri umani a semplici unità o categorie di programmi e azioni politiche o sociali. Tale processo porta a una nuova forma ingiusta di anonimato e alienazione.


6. Il servizio ai poveri comporta anche farsi loro portavoce, e cercare di riformare quelle strutture che causano o perpetuano la loro oppressione. Quali cattolici impegnati che lavorano per aiutare a far fronte alle necessità concrete della gente, voi siete chiamati a riflettere anche su un'altra dimensione di un problema mondiale: il rapporto tra società ricche e società povere, nazioni ricche e nazioni povere. Le vostre intuizioni devono essere devotamente unite a quelle di tante altre persone per vedere il da farsi per sanare al più presto possibile le strutture sociali di tutte le società, a questo riguardo.

In ultima analisi, tuttavia, noi dobbiamo capire che l'ingiustizia sociale e le ingiuste strutture sociali esistono solo perché individui o gruppi di individui le mantengono o le tollerano deliberatamente. Sono queste scelte personali, che operano attraverso le strutture che producono e diffondono situazioni di povertà, oppressione e miseria. Per questa ragione il superamento del peccato "sociale" e la riforma dell'ordine sociale stesso devono iniziare con la conversione dei cuori.

Come hanno detto i vescovi americani: "Il Vangelo estende a ogni cristiano la chiamata ad amare Dio e il prossimo in modi che sono fecondi per la vita della società. Quella vocazione consiste soprattutto in un cambiamento di cuore: una conversione espressa in lode a Dio e in concrete azioni di giustizia e servizio" ("Giustizia economica per tutti: insegnamento sociale cattolico e l'economia degli Stati Uniti", 327).

Per molti la misericordia e la conversione possono sembrare strumenti inadeguati per risolvere i problemi sociali. Alcuni sono tentati di accettare ideologie che usano la forza per realizzare i loro programmi e imporre il loro punto di vista. Tali mezzi a volte producono apparenti successi. Ma questi risultati non sono autentici. La forza e la manipolazione non hanno niente a che fare con il reale progresso umano e con la difesa della dignità. La dottrina sociale cattolica è totalmente diversa, non solo per quanto riguarda gli scopi, ma anche per quanto riguarda i mezzi usati. Per i cristiani, sanare i mali umani deve necessariamente prendere in considerazione la realtà della creazione e della redenzione. Ciò significa trattare ogni essere umano come un unico figlio di Dio, un fratello o una sorella di Gesù Cristo. Il cammino della solidarietà umana è il cammino del servizio; e il vero servizio significa amore altruista, aperto alle necessità di tutti senza distinzioni di persone, con lo scopo esplicito di rafforzare il senso della dignità donata da Dio ad ogni singola persona.


7. La solidarietà e il servizio sono soprattutto un dovere di amore cristiano che deve coinvolgere tutta la comunità. Quando siamo tentati di compiacerci per quello che abbiamo fatto, noi dobbiamo ricordare con equilibrio le parole di Gesù: "Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"" (Lc 17,10). Quando noi ci troviamo davanti alla vastità di questo servizio di amore, alle necessità senza confini dei poveri in America e in tutto il mondo, quando siamo delusi dalla lentezza e dagli ostacoli nella riforma delle strutture e nella nostra personale conversione, non scoraggiamoci e non accontentiamoci di ciò che è stato già raggiunto. L'amore può superare grandi ostacoli, e l'amore di Dio può trasformare completamente il mondo.

Come la Chiesa cerca di manifestare la solidarietà cristiana nel servizio generoso, essa vuole anche attirare l'attenzione sull'importanza della devozione e della preghiera e sulla loro relazione con il servizio. Guardando l'esempio di Cristo, la Chiesa non può dimenticare che tutte le azioni di Cristo furono accompagnate dalla preghiera. E' nella preghiera che la Chiesa sviluppa e valuta la sua coscienza sociale e senza sosta scopre nuovamente la sua vocazione a servire i bisognosi di tutto il mondo, come fece Gesù. Rivolgendomi a un gruppo di vescovi americani durante la loro ultima visita "ad limina", ho parlato di questa dimensione specificamente cristiana e ecclesiale di tutte le azioni sociali e caritative: "Solo una Chiesa zelante e che prega può dimostrarsi sufficientemente sensibile ai bisogni dei malati, dei sofferenti, degli emarginati - soprattutto nei grandi centri urbani - e dei poveri di qualsiasi luogo. La Chiesa come comunità di servizio deve per prima cosa sentire il peso sopportato da tante persone e famiglie, e poi lottare per contribuire ad alleviare questi fardelli.

L'apostolato che la Chiesa scopre nella preghiera lo esprime con un profondo interesse per i fratelli di Cristo nel mondo moderno e per i loro bisogni tanto diversi. Il suo interesse, manifestato in vari modi, comprende - fra le altre cose - i settori degli alloggi, dell'istruzione e della salute, la disoccupazione, l'amministrazione della giustizia, le necessità particolari degli anziani e degli handicappati. Nella preghiera la Chiesa si conferma nella sua solidarietà con i deboli oppressi, con chi si lascia facilmente strumentalizzare, con i bambini sfruttati e con tutti coloro che in un modo o nell'altro subiscono una discriminazione" (Discorso del 3 dicembre 1983, n. 6).


8. Le "Catholic Charities" e le organizzazioni ad esse collegate esistono essenzialmente per estendere l'amore cristiano. E' soprattutto attraverso le attività caritative a livello parrocchiale che l'intera Chiesa degli Stati Uniti si unisce nell'impegno di misericordia, giustizia e amore. Abbiamo visto oggi come le "Catholic Charities" e tutte le associazioni ad esse collegate hanno donato a Dio il proprio corpo - le loro mani, i loro piedi e i loro cuori - così che la sua opera possa essere compiuta nel nostro mondo. Per il vostro lungo e perseverante servizio - creativo e coraggioso, e senza distinzioni di razza o religione - voi certamente sentirete le parole di gratitudine di Gesù: "l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

Unitevi, trasformate e servite! Se fatto nel nome di Gesù Cristo, questo è lo spirito delle "Catholic Charities" e di tutti coloro che lavorano per questa causa, perché è la fedele sequela del Solo che "non è venuto per essere servito ma per servire" (Mc 10,45). Operando per una società che promuova la dignità di ogni persona umana, non solo voi servite i poveri, ma rinnovate l'immagine fondamentale di questa nazione amata da Dio! E possa Dio ricompensarvi abbondantemente.

1987-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Alla Messa con i vescovi del Texas - San Antonio (Stati Uniti)