GPII 1987 Insegnamenti - Messaggio al Nuovo Messico dall'aereo - San Antonio (Stati Uniti)

Messaggio al Nuovo Messico dall'aereo - San Antonio (Stati Uniti)

Titolo: Tradurre la fede nella vita quotidiana secondo le tradizioni

Testo:

Caro popolo del Nuovo Messico.


1. Sebbene non sia stato possibile includere il Nuovo Messico in questa visita pastorale negli Stati Uniti, sono lieto di avere l'occasione di estendere a tutti voi i miei migliori auguri. In questo saluto desidero includere tutte le popolazioni di tutte le tradizioni culturali e religiose, particolarmente i nativi d'America. Gli antichi villaggi Indiani che sopravvivono ancora oggi parlano in modo eloquente della ricchezza della vostra peculiare eredità. Possiate sempre preservare e trarre la vostra forza dalle nobili tradizioni che vi sono state tramandate dal passato.

Porgo uno speciale saluto ai miei fratelli e sorelle di fede cattolica che vivono nel Nuovo Messico. Le origini della fede in questa regione risalgono al tempo dei primi missionari spagnoli provenienti dal Messico. L'impatto del Vangelo sulla vostra storia e cultura è chiaramente riflesso nei nomi delle vostre città come Las Cruces, Santa Rosa e Socorro. Anche le vostre pittoresche montagne fanno riferimento a Cristo e ai santi, con nomi come Sangre de Cristo, san Andreas e san Matteo. Sembra particolarmente appropriato, dunque, che la capitale del vostro Stato e la vostra sede arcivescovile portino il nome di Santa Fe, la santa fede.

Davvero la fede cattolica ha influenzato fortemente la storia e la cultura del Nuovo Messico.


2. I miei sentimenti verso di voi sono racchiusi nelle parole di san Paolo: "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3).

La nostra identità di cristiani è radicata nel dono della fede. Noi siamo giunti a conoscere e a credere in Cristo. Siamo convinti che egli è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). E mentre facciamo tesoro di questo dono della fede, sappiamo anche che esso deve essere salvaguardato e sviluppato, rafforzato e condiviso. Dobbiamo attuare la nostra fede nell'amore, mettendola in pratica in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Questo dono prezioso dà forma alla nostra visione del futuro. Perché più profondo è il nostro amore per Cristo, più fiduciosamente noi confidiamo nell'assistenza provvidenziale di Dio per noi e per tutti coloro che ci sono cari e per il futuro del mondo. Come afferma la Lettera agli Ebrei: "La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (He 11,1).

E così, cari fratelli e sorelle nel Signore: "deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia corriamo con perseveranza nella corsa tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (He 12,1-2).

Il Signore confermi ciascuno di voi nella fede e vi riempia di amore e di gioia. Dio benedica il Nuovo Messico!

1987-09-14 Data estesa: Lunedi 14 Settembre 1987




Saluto dalla basilica di St. Mary - Phoenix (Stati Uniti)

Titolo: La solidarietà è il culmine dell'autentico progresso

Testo:

Cari amici.


1. Con stima fraterna, estendo a tutti voi - popolo di Phoenix e dell'America sudoccidentale - il mio saluto di gioia e di pace! Mi avete accolto a braccia aperte. Vi ringrazio della vostra cordialissima ospitalità.

Oggi, in particolare, desidero rivolgere il mio saluto ai nostri fratelli di lingua ispanica. La vostra ospitalità ricorda la grande forza, vitalità e generosità che la comunità spagnola ha portato negli Stati Uniti. Vi incoraggio a crescere sempre più in comunione nella Chiesa e ad arricchirla con la professione e la pratica della vostra fede, la fede dei pionieri, dei missionari e dei martiri. Che Nostra Signora di Guadalupe benedica tutti.


2. Per un felice atto della Provvidenza, la mia visita in Arizona coincide con il 75° anniversario della Costituzione dello Stato dell'Arizona. In questa felice occasione, rivolgo a tutti voi i miei migliori auguri e congratulazioni.

Come tutta l'America sud-occidentale l'Arizona si trova a dover fronteggiare le sfide poste da uno sviluppo sorprendente. Mi viene riferito che il motto del vostro Stato è "Ditat Deus", "Dio arricchisce". E, in verità, avete attorno a voi ampia prova di tale arricchimento: nella maestà e bellezza del vostro paesaggio, e specialmente nella varietà e nella capacità della vostra gente. Il vostro Stato e il numero sempre crescente dei suoi cittadini sono stati generosamente benedetti e arricchiti da Dio. Negli ultimi quarant'anni, in particolare, avete sperimentato un notevole progresso e sviluppo; e questo comporta un maggior numero di obblighi e responsabilità.


3. La mia visita in Arizona coincide anche con un altro anniversario. Sono trascorsi vent'anni da quando Papa Paolo VI pubblico la sua importante enciclica, "Populorum Progressio", un documento che ha approfondito con acutezza il tema dell'autentico sviluppo umano così come appare alla luce del Vangelo di Gesù Cristo. Sebbene siano trascorsi vent'anni dalla pubblicazione dell'enciclica, il suo messaggio resta oggi, come allora, provocatore e profetico.

Un principio fondamentale sostenuto da Papa Paolo è che lo sviluppo, per essere veramente autentico, deve contribuire al bene integrale della persona. Il progresso, pertanto, non può mai ridursi a mera espansione economica o a valori strettamente temporali. Quel che è in gioco, in definitiva, è il benessere delle persone in tutte le dimensioni fisiche e spirituali della loro umanità, compresi gli aspetti morali sociali, culturali ed economici.

Gli sforzi tesi a promuovere lo sviluppo devono essere accompagnati dalla ricerca di un umanesimo trascendente, un umanesimo orientato verso Dio. Il motto del vostro Stato dell'Arizona esprime bene la ragione di ciò: Dio arricchisce. Si, soltanto Dio è la sorgente di tutto ciò che è buono. Dio solo è il creatore di tutte le cose. Come disse una volta l'apostolo san Paolo: "Essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa... In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,25-28). Affinché sia autentico, il progresso deve essere rivolto a migliorare le condizioni di vita della gente e, al tempo stesso, promuovere un umanesimo trascendente che riconosce la sovranità di Dio.


4. Per la sua stessa natura, il vero progresso umano è necessariamente proiettato verso l'esterno; non può ripiegarsi su se stesso. Deve estendersi fino a coinvolgere un numero crescente di persone. Qualsiasi progresso che volesse assicurare il miglioramento di pochi eletti a spese della grande famiglia umana sarebbe un progresso erroneo e distorto. Sarebbe un oltraggio alle esigenze di giustizia e un affronto alla dignità di ogni essere umano.

A tale riguardo, le seguenti parole di Papa Paolo VI si rivelano in tutta la loro verità: "Per le nazioni come per le persone, l'avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale" (PP 19). Ed ecco perché ha insistito sulla necessità di uno spirito di solidarietà umana che accompagni ogni sforzo di sviluppo. La tentazione dell'avidità non è certamente ristretta a una sola nazione o gruppo etnico. Infatti è una componente e una parte della nostra comune condizione umana che esige una costante conversione. Tuttavia la tentazione non si presenta forse più intensamente a coloro che hanno ricevuto una parte maggiore nella divisione dei beni materiali della terra? Il Concilio Vaticano II della Chiesa cattolica ha affermato inequivocabilmente: "E' dovere gravissimo delle nazioni evolute di aiutare i popoli in via di sviluppo" (GS 86). Tali parole si applicano con speciale rilevanza al popolo dell'Arizona e a tutti gli Stati Uniti che il Signore ha con tanta abbondanza benedetto. Mentre considerate con gratitudine l'alto tenore di vita di cui godono molti di voi, almeno in confronto al resto del mondo, i vostri cuori possano rivolgersi verso i meno fortunati. I vostri cuori e le vostre mani possano aprirsi ai poveri, sia nell'ambito della vostra società che nelle nazioni in via di sviluppo. Come Dio vi arricchisce, così possiate essere strumenti di arricchimento per gli altri.


5. Quanti fra di noi sono cristiani, traggono ispirazione a intraprendere questo compito dalle parole e dall'esempio di nostro Signore Gesù Cristo. Pur essendo Dio, egli si umilio e assunse la nostra condizione umana, divenendo simile a noi tranne che nel peccato (cfr. Ph 2,5-11 He 4,15).

Pertanto egli ha stretto un vincolo di indissolubile solidarietà con ogni essere umano. In lui la nostra umanità è resa sacra e viene per sempre legata a Dio. Nel suo ministero pubblico, vediamo come Gesù venne per servire e non per essere servito. Uno dei segni della sua missione fu la predicazione del Vangelo ai poveri (cfr. Mt 11,2-5), e manifesto nella vita di ogni giorno un amore speciale per i poveri e i sofferenti. Siamo perciò convinti che se seguiamo gli insegnamenti e l'esempio di nostro Signore consolideremo la nostra reciproca unione, specialmente con i bisognosi, e sperimenteremo quella dimensione trascendente della vita che si può raggiungere soltanto nell'unione con Dio.

Cari amici: oggi ho parlato con voi dello sviluppo perché sono convinto, come lo fu Paolo VI, che del nostro tempo altamente tecnologico "lo sviluppo è il nuovo nome della pace" (cfr. PP 87). Se, pertanto, desideriamo promuovere la tranquillità dell'ordine nel nostro mondo dobbiamo impegnarci pienamente in quell'autentico sviluppo che contribuisce al bene di tutti, ovunque siano, in tutte le dimensioni della vita umana.

Per questa ragione il mio appello all'America è per l'umana solidarietà in tutta questa terra e oltre i suoi confini. Questo è il culmine del vero progresso; la misura della vera grandezza, la condizione della vera, durevole pace per l'America e il mondo intero! Dio benedica l'Arizona! Dio benedica voi tutti! Ditat Deus!

1987-09-14 Data estesa: Lunedi 14 Settembre 1987




Ai sanitari nel "Convention Centre" - Phoenix (Stati Uniti)

Titolo: La Chiesa difende la dignità e i diritti della persona

Testo:

Cari fratelli e sorelle, responsabili dell'assistenza sanitaria cattolica.


1. Nella gioia e nella pace di nostro Signore Gesù Cristo vi porgo il mio saluto e vi ringrazio della vostra calda accoglienza. Questo incontro ci offre l'opportunità di onorare e ringraziare Dio per una delle opere più importanti e diffuse della chiesa cattolica negli Stati Uniti che va sotto il nome di "Assistenza sanitaria cattolica" (Catholic Health Care). Sono felice di poter esprimere a voi che siete qui in rappresentanza di così tante organizzazioni di assistenza sanitaria del vostro Paese la stima l'appoggio e la solidarietà della Chiesa intera. In voi Gesù Cristo prosegue il suo ministero di salvezza "curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo" (cfr. Mt 4,23).

Questa è l'alta dignità a cui voi e i vostri colleghi siete chiamati.

Questa è la vostra vocazione, il vostro impegno e il cammino di testimonianza specifica della presenza del regno di Dio nel mondo. Il vostro ministero di assistenza sanitaria iniziato e sviluppato dalle congregazioni religiose femminili e da quelle maschili, è uno degli apostolati più vitali della comunità ecclesiale e uno dei servizi più significativi che la Chiesa cattolica offre alla società nel nome di Gesù Cristo. Mi è stato detto che l'Associazione sanitaria cattolica comprende 620 ospedali e 300 strutture per la lungodegenza; che i letti negli ospedali cattolici rappresentano l'11 per cento della disponibilità totale del Paese, che le istituzioni cattoliche amministrano approssimativamente il 17 per cento dell'assistenza sanitaria di tutta la nazione e infine che sono state circa 46 milioni le persone che hanno beneficiato delle cure offerte dall'Assistenza sanitaria cattolica lo scorso anno. Sono grato a suor Maria Eileen Wilhelm e al vostro presidente Curley per averci illustrato questa immensa rete di servizio cristiano.


2. A motivo della vostra devozione nel prendervi cura dei malati, dei poveri, degli anziani e dei moribondi sapete dalla vostra esperienza quotidiana quanto la malattia e la sofferenza siano problemi fondamentali dell'esistenza umana. Quando i malati si affollavano intorno a Gesù durante la sua vita terrena, riconoscevano in lui un amico la cui profonda compassione e il cuore pieno di amore rispondeva ai loro bisogni. Restituiva a molti la salute fisica e mentale. Queste cure, comunque, implicavano più che una semplice guarigione dal male. Erano anche segni profetici della sua identità e dell'avvento del regno di Dio, e provocavano molto spesso un nuovo risveglio spirituale in coloro che erano stati guariti. Il potere che emanava da Gesù e che curava le persone del suo tempo (cfr. Lc 6,19) non ha perso i suoi effetti nella bimillenaria storia della Chiesa. Questo potere rimane, nella vita e nella preghiera della Chiesa, una fonte di salvezza e riconciliazione. Questo potere che continua ad agire conferma l'identità della Chiesa oggi, conferisce autenticità alla sua proclamazione del regno di Dio e si eleva a simbolo del trionfo sul male.

Mediante tutta l'assistenza sanitaria cattolica si mira innanzitutto ad assicurare il benessere fisico e mentale della persona umana specialmente nella malattia o nella vecchiaia. Col suo esempio Cristo insegna ai cristiani a "far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre" ("Salvifici Doloris", 30).

Questo ultimo aspetto assorbe naturalmente la maggior parte di energia e attenzione del ministero dell'assistenza sanitaria. Oggi negli Stati Uniti l'assistenza sanitaria cattolica estende la missione della Chiesa in ogni Stato dell'unione, nelle grandi città e nei centri minori, nelle zone rurali, nei "campus" delle istituzioni accademiche, nelle località più remote, nelle periferie cittadine. Nell'offrire assistenza sanitaria in tutti questi luoghi specialmente ai poveri, agli emarginati, ai bisognosi, ai nuovi venuti, il vostro apostolato penetra e trasforma la struttura stessa della società americana. E a volte voi stessi, come coloro che servite, siete chiamati a chinarvi con rassegnazione umile e amorevole di fronte all'esperienza della malattia, o ad altre forme di dolore e di sofferenza.


3. Ogni preoccupazione per la malattia e la sofferenza è parte della vita e della missione della Chiesa. Da sempre la Chiesa si è sentita chiamata da Cristo a occuparsi dell'assistenza ai poveri, ai deboli, agli indifesi, ai sofferenti e agli afflitti. Questo significa che voi, mentre alleviate le sofferenze e cercate di guarirle, nello stesso tempo siete testimoni di una visione cristiana della sofferenza e del significato della vita e della morte, così come viene insegnato dalla vostra fede cristiana.

Nel mondo complesso della moderna assistenza sanitaria nella società industrializzata tale testimonianza deve essere data in vari modi. Innanzitutto richiede continui sforzi per assicurare che ognuno abbia accesso all'assistenza sanitaria. So che avete già esaminato questo problema nella relazione annuale della vostra Commissione per l'assistenza sanitaria ai poveri. Mentre cercate di trattare i pazienti equamente, prescindendo dalla loro posizione sociale ed economica, voi proclamate ai vostri concittadini e al mondo l'amore particolare di Cristo nei confronti degli emarginati e degli indifesi.

Questa particolare sfida è una conseguenza della vostra devozione e convinzione cristiana, e richiede un grande coraggio da parte degli enti e delle istituzioni cattoliche che operano nel settore dell'assistenza sanitaria. E' un grande riconoscimento al vostro zelo e alla vostra efficienza il fatto che voi, nonostante i costi elevatissimi, riusciate ancora a evitare che il fattore economico diventi l'elemento determinante del servizio umano e cristiano.

Allo stesso modo l'eccellente preparazione professionale e l'amore che caratterizza l'assistenza sanitaria cattolica hanno il valore di segno che testimonia la visione cristiana della persona umana. L'inalienabile dignità di ogni essere umano è naturalmente fondamentale per tutta l'assistenza sanitaria cattolica. Tutti coloro che vengono da voi per un aiuto sono degni di rispetto e di amore, poiché tutti sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Tutti sono stati redenti da Cristo e nelle loro sofferenze portano la sua croce. E' giusto che il nostro incontro abbia luogo nel giorno della festa dell'Esaltazione della croce. Cristo ha preso su di sé tutta la sofferenza umana e l'ha radicalmente trasformata attraverso il mistero pasquale della sua passione, morte e risurrezione. L'Esaltazione della croce dà alla sofferenza umana una nuova dimensione, un valore di redenzione (cfr. "Salvifici Doloris", 24). E' un vostro privilegio portare una testimonianza costante di questa profonda verità nei modi più diversi.

I mutamenti strutturali che in anni recenti si sono verificati all'interno dell'assistenza sanitaria cattolica hanno aumentato la sfida di preservare e anche di rafforzare l'identità cattolica delle istituzioni e la qualità spirituale dei servizi che vengono offerti. La presenza di religiosi e religiose negli ospedali e nelle infermerie ha assicurato in passato e continua ad assicurare nel presente quella dimensione spirituale così caratteristica dei centri di assistenza cattolici. Il numero ridotto di religiosi e le nuove forme di proprietà e di gestione non dovrebbero condurre a una perdita di atmosfera spirituale o a una perdita del senso della vocazione nella cura del malato. E' questo un campo nel quale il laicato cattolico, a ogni livello dell'assistenza sanitaria, ha l'opportunità di dimostrare la profondità della propria fede di adempiere al proprio ruolo specifico nella missione della Chiesa di evangelizzazione e di servizio.


4. Come ho detto, l'assistenza sanitaria cattolica deve operare sempre all'interno della missione di salvezza della Chiesa. Questa missione le è stata affidata dal suo divino fondatore ed è stata compiuta attraverso i secoli con l'aiuto dello Spirito Santo che la guida alla pienezza della verità (cfr. Jn 16,13 LG 4). perciò il vostro ministero deve anche riflettere la missione della Chiesa come maestra di verità morale, specialmente nei confronti delle nuove frontiere della ricerca scientifica e delle conquiste tecnologiche. Anche in questo caso siete di fronte a grandi sfide e opportunità.

Molte volte in anni recenti la Chiesa è intervenuta in questioni relative ai progressi della tecnologia biomedica. Non lo fa per scoraggiare il progresso scientifico o per giudicare aspramente coloro che cercano di allargare le frontiere della conoscenza umana e della specializzazione, ma per affermare le verità morali che devono guidare l'applicazione di tale conoscenza e specializzazione. In definitiva lo scopo dell'insegnamento della Chiesa in questo campo è quello di difendere la dignità innata e i diritti fondamentali della persona umana. In quest'ottica la Chiesa non può fare a meno di sottolineare la necessità della tutela della vita e l'integrità dell'embrione umano e del feto.


5. La persona umana è un'entità unica, un'unità di spirito e materia, di anima e corpo fatta a immagine di Dio e destinata a vivere per sempre. Ogni vita umana è sacra perché ogni persona umana è sacra. E' alla luce di questa fondamentale verità che la Chiesa costantemente proclama e difende la dignità della vita umana dal momento del concepimento al momento della morte naturale. E' anche alla luce di questa verità fondamentale che noi guardiamo alle gravi piaghe dell'aborto e dell'eutanasia.

Non molto tempo fa, nella sua istruzione su "il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione" la Congregazione per la dottrina della fede si è occupata ancora una volta di alcune vitali questioni riguardanti la persona umana. Ancora una volta ha difeso la sacralità della vita umana innocente sin dal momento del concepimento. Ancora una volta ha affermato il carattere sacro e inviolabile della trasmissione della vita umana attraverso l'atto di procreazione all'interno del matrimonio. Ha spiegato che le nuove tecnologie possono permettere nuovi metodi di procreazione, ma "ciò che è tecnicamente possibile non è per ciò stesso moralmente ammissibile" (introduzione, 4). Porre le nuove conoscenze umane al servizio del bene integrale della persona umana non inibisce il vero progresso scientifico ma lo libera. La Chiesa incoraggia ogni autentico progresso nella conoscenza ma insiste anche sulla sacralità della vita umana in ogni fase e in ogni condizione. La causa che la Chiesa serve è la causa della vita e della dignità umana 6. Nell'esercizio delle vostre attività professionali voi avete una splendida opportunità, attraverso la vostra testimonianza costante della verità morale, di contribuire alla formazione della visione morale della società. Mentre date il meglio di voi stessi nell'adempiere le vostre responsabilità cristiane, sarete anche consapevoli dell'importante contributo che dovete dare alla costruzione di una società basata sulla verità e la giustizia. Il vostro servizio verso i malati vi permette di proclamare al mondo con grande credibilità le esigenze e i valori del Vangelo di Gesù Cristo, e di incoraggiare la speranza e il rinnovamento del cuore. In questo ambito il vostro interesse per l'identità cattolica della vostra opera e delle vostre istituzioni non è soltanto opportuno e degno di lode, ma è essenziale per il successo della vostra missione ecclesiale. Dovete sempre considerare voi stessi e la vostra opera come parte della vita e della missione della Chiesa.

In verità voi siete una parte molto speciale del popolo di Dio. Voi e le vostre istituzioni avete precise responsabilità nei confronti della comunità ecclesiale proprio come tale comunità ha delle responsabilità verso di voi. E' importante che esista ad ogni livello - locale, nazionale, statale - un legame stretto e armonioso tra voi e i vescovi che "presiedono in luogo di Dio al gregge, di cui sono i pastori, quali maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo" (LG 20), essi, da parte loro, desiderano appoggiarvi nella vostra testimonianza e nel vostro servizio.


7. Sono venuto qui oggi per incoraggiarvi nella vostra splendida opera e per confermavi nel vostro vitale apostolato. Cari fratelli e sorelle mi congratulo sinceramente con voi per la vostra dedizione nel soddisfare le necessità di assistenza di ogni persona, specialmente dei poveri. Voi incarnate l'eredità di quei primi religiosi e religiose che disinteressatamente vennero incontro alle necessità di assistenza sanitaria di un paese giovane e in rapida espansione creando un'estesa rete di cliniche, ospedali e infermerie.

Oggi voi siete di fronte a nuove sfide, nuove esigenze. una di queste è l'attuale problema, di proporzioni immense, rappresentato dall'Aids e dall'Arc (Aids - Related Complex). Oltre al vostro contributo professionale e alla vostra sensibilità umana di fronte a tutti coloro che sono colpiti da questa malattia, voi siete chiamati a manifestare l'amore e la compassione di Cristo e della sua Chiesa. Mentre voi affermate con coraggio e adempite al vostro dovere morale e alla responsabilità sociale di aiutare coloro che soffrono, voi state vivendo in prima persona, come singoli e come collettività la parabola del buon samaritano (cfr. Lc 10,30-32).

Il buon samaritano della parabola mostro compassione verso l'uomo ferito. Portandolo nella locanda e donandogli quello di cui aveva bisogno, gli dono in verità se stesso. Questa azione, simbolo universale di umana sollecitudine, è diventata uno degli elementi essenziali della cultura morale e della civiltà. In quale modo meraviglioso il Signore parla del samaritano! Egli "era il prossimo di colui che è incappato nei briganti" (cfr. Lc 10,36). Essere "prossimo" significa esprimere amore, solidarietà e servizio ed escludere egoismo, discriminazione e indifferenza. Il messaggio della parabola del buon samaritano riecheggia una realtà legata alla festa dell'Esaltazione della croce che si celebra oggi: "la bontà di Dio Salvatore nostro e il suo amore per gli uomini si sono manifestati... perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi secondo la speranza della vita eterna" (Mt 3,4-7). Nel mondo dinamico dell'assistenza sanitaria, spetta a voi assicurare che questa "bontà e amore di Dio nostro Salvatore" rimanga il cuore e l'anima dei servizi sanitari cattolici.

Mediante la preghiera e l'aiuto di Dio possiate perseverare nel vostro impegno dando assistenza professionale e un'attenzione altruistica a coloro che hanno bisogno del vostro servizio. Prego affinché la vostra attività e la vostra vita possano ispirare e aiutare tutti coloro che in America collaborano a rendere questa società un luogo di pieno e assoluto rispetto della dignità di ogni persona, dal momento del concepimento al momento della morte naturale. E possa il Signore, nel quale "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28), sostenervi con la sua grazia. Dio benedica voi, le vostre famiglie e il vostro servizio all'America!

1987-09-14 Data estesa: Lunedi 14 Settembre 1987




Ai Amerindi al "Memorial Coliseum" - Phoenix (Stati Uniti)

Titolo: Come indiani d'America siete chiamati a diventare strumenti della potenza salvifica e della pace di Cristo

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Ho atteso con impazienza questa visita tra voi popolazioni originarie di questo grande Paese. Vi saluto con amore e rispetto. E mentre vi saluto, desidero dirvi quanto sia contento di trovare in mezzo a voi uno dei vostri figli elevato all'episcopato, il vescovo Pelotte. Vi ringrazio per avermi invitato a stare insieme a voi e per avermi reso partecipe di alcuni aspetti della vostra ricca e antica cultura.

Ho ascoltato le vostre preoccupazioni e le vostre speranze. Mentre i vostri rappresentanti stavano parlando io ripercorrevo nel mio cuore la storia delle vostre tribù e delle vostre nazioni. Vi vedevo come i nobili discendenti di innumerevoli generazioni di abitanti di questa terra, i cui costumi erano caratterizzati da un grande rispetto per le risorse naturali di terre e fiumi, di foreste e pianure e deserti. Qui i vostri antenati hanno custodito e cercato di trasmettere ad ogni nuova generazione i propri costumi e tradizioni, la propria storia e stile di vita. Qui hanno adorato il Creatore e lo hanno ringraziato per i suoi doni. A contatto con le forze della natura hanno imparato il valore della preghiera, del silenzio, del digiuno, della pazienza e del coraggio di fronte al dolore e alla delusione.


2. Il primo incontro tra le vostre culture tradizionali e lo stile di vita europeo fu un evento di tale portata e novità che ancora oggi influenza profondamente la vostra vita collettiva. Tale incontro fu un'aspra e dolorosa realtà per le vostre popolazioni. E' doveroso riconoscere l'oppressione culturale, le ingiustizie, la distruzione della vostra vita e delle vostre società tradizionali.

Nello stesso tempo, per essere obiettivi, la storia deve registrare gli aspetti profondamente positivi dell'incontro tra le vostre popolazioni e la cultura proveniente dall'Europa. Tra questi aspetti positivi voglio ricordare l'opera di molti missionari che difesero strenuamente i diritti delle popolazioni native di questa terra. Essi fondarono le loro missioni in tutta la zona sud- occidentale degli Stati Uniti. Lavorarono per migliorare le condizioni di vita e per creare sistemi di istruzione e per far questo impararono la vostra lingua.

Soprattutto essi proclamarono la buona novella della salvezza in nostro Signore Gesù Cristo, di cui parte essenziale è l'affermazione che tutti gli uomini e le donne sono ugualmente figli di Dio e come tali devono essere rispettati e amati.

Questo Vangelo di Gesù Cristo rappresenta oggi e rimarrà per sempre il maggiore vanto e patrimonio del vostro popolo.


3. Un sacerdote che merita particolare menzione tra i missionari è il venerato padre Junipero Serra, che viaggio in lungo e in largo per tutta la California.

Ebbe ripetuti scontri con le autorità civili per come venivano trattati gli indiani. Nel 1773 presento al Viceré di Città del Messico una Rappresentazione che viene a volte definita una "carta dei diritti" degli indiani. La protezione di questi popoli dallo sfruttamento è sempre stata una preoccupazione della Chiesa.

Già nel 1537 il mio predecessore Papa Paolo III proclamo la dignità e i diritti degli indiani d'America insistendo che non dovevano essere privati della loro libertà o del possesso delle loro proprietà ("Pastorale Officium", 29 maggio 1537: DS 1495). In Spagna il padre Domenicano Francisco de Vitoria divenne lo strenuo difensore dei diritti degli indiani e getto le basi del diritto internazionale relativo ai diritti dei popoli.

Purtroppo non tutti i membri della Chiesa tennero fede alle loro responsabilità di cristiani. Ma non soffermiamoci eccessivamente sugli errori e gli sbagli anche se ci impegniamo a combattere gli effetti che si risentono ancora oggi. Siamo inoltre grati a coloro che vennero in questa terra, fedeli agli insegnamenti di Gesù, testimoni del suo nuovo comandamento di amore. Questi uomini e queste donne con mente e cuore retto hanno condiviso conoscenze e ricchezze della propria cultura e nello stesso tempo la loro eredità più preziosa, la fede.

Ora siamo chiamati a trarre insegnamento dagli errori del passato e dobbiamo collaborare per la riconciliazione e la salvezza quali fratelli e sorelle in Cristo.


4. E' tempo di pensare al presente e al futuro. Oggi i popoli sono sempre più chiaramente consapevoli di appartenere a un'unica famiglia umana e sono intenzionati a camminare e lavorare insieme nel reciproco rispetto, comprensione, fiducia e amore. All'interno di questa famiglia ogni popolo custodisce ed esprime la propria identità e arricchisce gli altri con i suoi doni di cultura, tradizione, costumi, storia, musica, danza, arte e abilità.

Fin dall'inizio il Creatore ha elargito i suoi doni ad ogni popolo. E' chiaro che gli stereotipi, i pregiudizi, il bigottismo e il razzismo sviliscono la dignità umana che è frutto dell'opera del Creatore e che va vista in tutta la sua varietà e diversità. Vi incoraggio, popolazioni native di diverse tribù e nazioni dell'Est, Sud, Ovest e Nord, a custodire e mantenere vive le vostre culture, lingue, valori e costumi che avete mantenuto così bene in passato e che rappresentano una solida base per il futuro. I vostri costumi che caratterizzano le varie fasi della vita, il vostro amore per le famiglie numerose, il vostro rispetto per la dignità e il valore di ogni essere umano, da colui che deve ancora nascere alla persona anziana, la vostra gestione e cura per la terra: tutto questo rappresenta un beneficio non soltanto per voi stessi ma per l'intera famiglia umana.

Le vostre qualità possono trovare un'espressione ancora più piena nello stile di vita cristiano. Il Vangelo di Gesù Cristo è adatto per ogni popolo.

Arricchisce, eleva e purifica ogni cultura. Tutti noi insieme forniamo il popolo di Dio, il corpo di Cristo, la Chiesa. Dovremmo essere tutti grati per la crescente unità, presenza, voce e autorevolezza degli indiani americani cattolici nella Chiesa di oggi.

Gesù parla della parola di Dio come il seme che cade su un terreno buono e produce frutti abbondanti (cfr. Mt 13,4ss). Il seme è stato piantato ormai da tempo nei cuori di molti di voi. E ha già prodotto quei frutti che mostrano il suo potere di trasformazione: i frutti della santità. La testimone più famosa di santità cristiana tra gli indiani del nord America è Kateri Tekakwitha, che sette anni fa ho avuto il privilegio di proclamare "beata" e di additarla alla Chiesa intera e al mondo come un mirabile esempio di vita cristiana. Anche quando si consacro totalmente a Gesù Cristo al punto di fare il passo profetico di votarsi a una verginità perpetua, ella rimase sempre ciò che era, una vera figlia del suo popolo che seguiva la sua tribù nelle stagioni della caccia e che continuava a pregare nell'ambiente che era più congeniale al suo stile di vita dinanzi a una croce rudimentale che lei stessa aveva intagliato nella foresta. Il Vangelo di Gesù Cristo, che è il grande dono dell'amore di Dio, non è mai in contrasto con ciò che è nobile e puro nella vita di ogni tribù o nazione poiché tutte le cose buone sono suoi doni.


5. Vorrei ribadire ciò che dissi nel corso del mio incontro con le popolazioni indigene presso il santuario di Saint Anne de Beaupré durante la mia visita in Canada nel 1984 (10 settembre 1984, n. 3): "Il vostro incontro con il Vangelo non ha arricchito voi soltanto; ha arricchito la Chiesa. Siamo ben consapevoli che ciò non è avvenuto senza difficoltà e, in alcuni casi, senza gravi errori. Comunque, e voi lo state sperimentando oggi, il Vangelo non distrugge la parte migliore di voi. Al contrario arricchisce, agendo interiormente, le qualità spirituali e i doni che caratterizzano le vostre culture". La "Dichiarazione dei vescovi Americani sugli Indiani Americani" afferma giustamente che la nostra fede cattolica può fiorire "all'interno di ogni cultura, ogni nazione e ogni razza senza rimanere prigioniera di nessuno".

Anche in questa occasione desidero esortare le Chiese locali a essere veramente "cattoliche" nel loro approccio verso le popolazioni indigene e dimostrare rispetto e ammirazione per la loro cultura e le loro nobili tradizioni.

Dalle vostre file sono venuti un vescovo, diversi sacerdoti, molti diaconi permanenti, religiosi e religiose e laici impegnati. A tutti voi che avete parte attiva nel ministero della Chiesa desidero esprimere la mia gratitudine e il mio appoggio. Ma in questo momento la Chiesa ha delle necessità particolari. Per questo motivo faccio appello direttamente a voi, soprattutto a voi giovani indiani americani affinché scopriate se Gesù vi chiama al sacerdozio o alla vita religiosa. Ascoltatelo e seguitelo! Non vi abbandonerà mai! Vi condurrà nella Chiesa, a servire il vostro popolo e altri popoli nel miglior modo possibile, con amore e generosità apostolica.

Nello stesso tempo chiedo alle vostre comunità cattoliche indigene di lavorare insieme per condividere la loro fede e i loro doni e di lavorare insieme per conto di tutti i popoli. C'è molto da fare per risolvere i comuni problemi della disoccupazione, dell'assistenza sanitaria inadeguata, dell'alcolismo e della tossicodipendenza. Voi avete sopportato molto per secoli e le vostre difficoltà non sono ancora terminate. Continuate ad avanzare verso il vero progresso umano e verso la riconciliazione all'interno delle vostre famiglie e comunità, fra le vostre tribù e le vostre nazioni.


6. Disse una volta Gesù: "Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Sicuramente è giunto il momento che gli Indiani d'America abbiano una nuova vita in Gesù Cristo, la nuova vita dei figli adottivi di Dio, con tutto quanto ne consegue: una vita nella giustizia e nella piena dignità umana! Una vita di orgoglio delle proprie tradizioni e di solidarietà fraterna fra di loro e con tutti i loro fratelli e le loro sorelle in America! Una vita più profonda nella carità e nella grazia, che porti alla pienezza della vita eterna nel cielo! Questa deve essere una sfida per tutte le coscienze. Esistono ingiustizie reali da combattere e abitudini radicate da modificare. Ma la sfida maggiore è quella nei confronti di voi stessi, che siete Indiani Americani. Dovete continuare a crescere nel rispetto della vostra inalienabile dignità umana e dei doni della creazione e della redenzione poiché essi toccano la vostra vita e quella dei vostri popoli. Dovete tenacemente perseguire i vostri obiettivi spirituali e morali. Dovete confidare nel vostro futuro.

Come Indiani Americani cattolici siete chiamati a diventare strumenti della potenza salvifica dell'amore di Cristo, strumenti della sua pace. Possa la Chiesa in mezzo a voi - la vostra comunità di fede e di appartenenza - testimoniare veramente la nuova vita che viene dalla croce e dalla risurrezione di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

1987-09-14 Data estesa: Lunedi 14 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Messaggio al Nuovo Messico dall'aereo - San Antonio (Stati Uniti)