GPII 1987 Insegnamenti - Congedo dagli Stati Uniti all'aeroporto - Detroit (Stati Uniti)

Congedo dagli Stati Uniti all'aeroporto - Detroit (Stati Uniti)

Titolo: "Se vuoi giustizia, libertà e pace, difendi la vita!"

Testo:

Signor vicepresidente, cari amici, caro popolo d'America.


1. Ancora una volta Dio mi ha dato la gioia di compiere una visita pastorale nel vostro Paese: gli Stati Uniti d'America. Sono pieno di gratitudine verso di lui e verso di voi. Ringrazio il vicepresidente di essere presente oggi, e ringrazio tutti voi dal profondo del cuore per la cortesia e la calda accoglienza riservatami ovunque.

Non posso lasciarvi senza esprimere i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno lavorato così intensamente per rendere possibile questa visita. In particolare desidero ringraziare i miei confratelli vescovi e tutti i loro collaboratori che per molti mesi hanno programmato e organizzato dettagliatamente questi giorni. La mia gratitudine va a tutti coloro che hanno garantito la sicurezza e assicurato l'ordine pubblico in modo eccellente. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per fare di questa visita soprattutto un'occasione di feconda evangelizzazione e di devota celebrazione della nostra unità nella fede e nell'amore. Sono grato inoltre ai membri di altre Chiese e di altre fedi e a tutti gli americani di buona volontà che mi hanno accompagnato personalmente o attraverso i mezzi di comunicazione, mentre viaggiavo da una città all'altra. Una speciale parola di ringraziamento va agli uomini e alle donne che operano nei mezzi di comunicazione per la loro costante e diligente assistenza nel recare il mio messaggio al popolo, e per avermi aiutato a raggiungere quei milioni di persone con le quali altrimenti non avrei avuto alcun contatto. Cosa più importante di tutte, sono grato a tutti coloro che mi hanno sostenuto con le loro preghiere, particolarmente gli anziani e i malati, che sono così cari al cuore di Gesù Cristo.

Al momento della partenza, esprimo la mia gratitudine a Dio anche per ciò che sta compiendo tra di voi. Con le parole di san Paolo, anch'io posso dire con fiduciosa sicurezza "che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,6-7). E sono anche fiducioso che l'America sarà sempre più cosciente della sua responsabilità per la giustizia e la pace nel mondo. Come nazione che ha ricevuto tanto essa è chiamata a un servizio generoso e costante nei confronti degli altri.


2. Accomiatandomi da voi, porto con me il vivo ricordo di una nazione dinamica, di un popolo cordiale e ospitale, di una Chiesa abbondantemente benedetta da una ricca varietà di tradizioni culturali. Vi lascio ricordando con ammirazione lo spirito ecumenico che spira fortemente attraverso questo Paese, il genuino entusiasmo dei vostri giovani, e le aspirazioni e speranze dei vostri immigrati più recenti. Porto con me il ricordo indimenticabile di un Paese che Dio ha abbondantemente benedetto sin dalle origini.

"America la bella!". Sono le parole che pronunciate in una delle vostre canzoni nazionali. Si, America, sei veramente bella, e benedetta in tanti modi: nelle tue maestose montagne e nelle tue fertili pianure; nella bontà e nel sacrificio che si celano nelle tue città industriose e nei tuoi sobborghi in continua espansione; - nel tuo ingegno inventivo e per i tuoi splendidi progressi; - nel potere che impieghi per servire e nella ricchezza che condividi con altri; per ciò che fai per i tuoi figli, e per ciò che fai per altri oltre i tuoi confini; per il tuo modo di servire, per il modo in cui tieni viva la fiamma della speranza in tanti cuori; nella tua aspirazione ad eccellere e nel tuo desiderio di riparare tutti gli errori.

Si, America, tutto questo ti appartiene. Ma la tua maggior bellezza e la tua benedizione più abbondante stanno nella persona umana: in ogni uomo, donna e bambino, in ogni immigrante, in ogni figlio e figlia nati qui.


3. Per questo motivo, America, la tua identità più profonda e il tuo carattere più autentico come nazione sono messi in evidenza dal tuo atteggiamento verso l'uomo.

La prova definitiva della tua grandezza è nel modo in cui tratti ogni uomo, ma in particolar modo il più debole ed indifeso. Le migliori tradizioni del tuo paese presuppongono il rispetto di coloro che non possono difendersi da soli. Se vuoi che ci sia giustizia per tutti, vera libertà e pace durevole, difendi la vita, America! Tutte le cause per le quali ti batti e nelle quali t'impegni oggi avranno significato solamente a condizione che tu garantisca il diritto alla vita e protegga la persona umana: nutrendo i poveri e accogliendo i rifugiati; rafforzando il tessuto sociale di questa nazione; promuovendo l'autentica emancipazione della donna; garantendo i diritti delle minoranze; perseguendo il disarmo, pur garantendo la legittima difesa; tutto ciò riuscirà soltanto se saranno garantiti il rispetto per la vita e la sua protezione legale a ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale.

Ogni essere umano - per quanto vulnerabile o indifeso, giovane o vecchio, sano o handicappato o malato, utile o non produttivo per la società - è un essere di valore inestimabile, creato a immagine e somiglianza di Dio. E' questa la dignità dell'America, la ragione della sua esistenza, la condizione per la sua sopravvivenza. Si, la prova conclusiva della sua grandezza: rispettare ogni persona umana, specialmente quella più debole e indifesa, quella non ancora nata.

1987-09-19 Data estesa: Sabato 19 Settembre 1987




Alle popolazioni indigene - Fort Simpson (Canada)

Titolo: Sia il Canada modello nella difesa della dignità degli indigeni

Testo:

"Grazie a voi e pace di Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

Cari fratelli e sorelle Aborigeni.


1. Voglio dirvi quanto sono felice di essere con voi, popoli indigeni del Canada, in questa meravigliosa terra di Denendeh. Sono venuto prima dall'altra sponda dell'oceano e ora dagli Stati Uniti per essere con voi. So che anche molti di voi sono venuti da lontano: dal gelido Artico, dalle praterie, dalle foreste, da tutte le parti di questo vasto e bellissimo Paese che è il Canada.

Tre anni fa non mi fu possibile venire a visitarvi, e ho atteso con impazienza il giorno in cui poter tornare. Quel giorno è venuto. Vengo oggi, come feci allora, come successore dell'apostolo Pietro, colui che il Signore scelse per aver cura della sua Chiesa, "il fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione". E' mio compito presiedere all'intera assemblea di carità e proteggere la legittima varietà pur provvedendo a che le differenze non ostacolino l'unità ma piuttosto la promuovano (LG 18 LG 13). Con le parole di san Paolo, sono "servo di Gesù Cristo apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio". Come san Paolo voglio proclamare a voi e a tutta la Chiesa del Canada "Io infatti non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,1 Rm 1,16).


2. Vengo dunque a voi, come tanti missionari che mi hanno preceduto e che hanno proclamato il nome di Gesù tra i popoli indigeni del Canada - gli Indiani, gli Inuit e i Metis - e hanno imparato ad amare voi e i tesori spirituali e culturali del vostro modo di vivere. Hanno mostrato rispetto per il vostro patrimonio, le vostre lingue e i vostri costumi (cfr. AGD 26). Come osservavo in occasione della mia precedente visita, "la rinascita della vostra cultura e delle vostre tradizioni che sperimentate oggi, deve molto agli sforzi pionieristici e incessanti dei missionari" (Discorso a Yellow Knifei, 18 settembre 1984, n. 2). I missionari restano veramente i vostri migliori amici, quando dedicano la loro vita per servirvi predicando la parola di Dio". Anch'io vengo a voi da amico.


3. Questo servizio costruttivo è ciò che Gesù vuole dai suoi discepoli. E' stata sempre questa l'intenzione della Chiesa quando si è fatta presente in ogni luogo, nella storia di ogni popolo. Quando la fede fu predicata per la prima volta tra gli indigeni di questo Paese, "le nobili tradizioni delle tribù indiane furono rafforzate e arricchite del messaggio del Vangelo... I vostri antenati seppero per istinto che il Vangelo, lungi dal distruggere i loro valori e costumi autentici, aveva il potere di purificare ed elevare il patrimonio culturale che avevano ricevuto. così, non solo il cristianesimo è importante per i popoli indiani, ma Cristo stesso, nei membri del suo corpo è indiano" (Discorso a Shrine Field, Huronia Ontario, 15 settembre 1984, n. 5).

Con questo spirito di rispetto e di servizio missionario, ripeto oggi ciò che dissi in occasione della mia visita precedente, che cioè la mia venuta tra voi guarda al vostro passato per proclamare la vostra dignità e sostenere il vostro destino. Oggi ripeto queste parole a voi, e a tutti i popoli aborigeni del Canada e del mondo. La Chiesa esalta l'uguale dignità umana di tutti i popoli e difende il loro diritto di salvaguardare il proprio carattere culturale con le sue tradizioni e i suoi peculiari costumi.


4. So bene che le principali organizzazioni aborigene - l'assemblea delle Prime Nazioni, l'"Inuit Tapirisat" del Canada, il Consiglio Nazionale Metis e il "Native Council" del Canada - sono state impegnate in colloqui ad alto livello con il primo ministro e i "premiers" sui modi di proteggere e promuovere i diritti dei popoli aborigeni del Canada nella costituzione di questo grande Paese. Ancora una volta affermo il diritto a una giusta ed equa misura di autogoverno, assieme a un terreno proprio, e a risorse adeguate e necessarie per lo sviluppo di un'economia vitale, adeguata alle necessità della generazione presente e di quelle future.

Prego con voi affinché un nuovo ciclo di conferenze sia positivo e affinché, con la guida e l'aiuto di Dio, si possa trovare la via di un giusto accordo a coronamento di tutti gli sforzi che si stanno facendo.

Questi sforzi sono stati a loro volta sostenuti dai vescovi cattolici del Canada e dai responsabili delle principali Chiese e comunità cristiane. Riuniti insieme hanno invocato "un nuovo accordo" per garantire i vostri diritti aborigeni fondamentali, inclusi i diritti all'autogoverno. Prego oggi che lo Spirito Santo aiuti tutti voi a trovare la via giusta affinché il Canada possa essere un modello per il mondo nel difendere la dignità dei popoli aborigeni.

Vorrei ricordare che, agli albori della presenza della Chiesa nel Nuovo Mondo, il mio predecessore Papa Paolo III proclamo nel 1537 i diritti dei popoli indigeni di quei tempi. Affermo la loro dignità, difese la loro libertà e dichiaro che non potevano essere ridotti in schiavitù o privati dei loro beni o delle loro proprietà. Questa è sempre stata la posizione della Chiesa (cfr. "Pastorale Officium", 29 maggio 1537: DS 1495). La mia presenza tra voi oggi segna la mia riaffermazione e riconferma di quell'insegnamento.


5. Esistono vincoli molto stretti tra l'insegnamento del Vangelo di Gesù Cristo e il progresso umano. Nella sua famosa enciclica sullo sviluppo dei popoli, Papa Paolo VI rifletteva su questa realtà tenendo conto delle profonde aspirazioni dei popoli di tutto il mondo alla libertà e allo sviluppo. Secondo le sue parole, il desiderio fondamentale dei popoli di ogni parte del mondo è di "cercare di fare di più, far conoscere e avere di più per essere di più" (PP 6).

Non è forse questa la speranza più profonda dei popoli Indiani, Metis e Inuit del Canada? Essere di più. E' questo il vostro destino, ed è questa la sfida che dovete affrontare. E sono venuto oggi per assicuravi che la Chiesa è dalla vostra parte, mentre vi sforzate a promuovere il vostro sviluppo come popoli indigeni. I suoi missionari e le sue istituzioni cercano di impegnarsi per questa causa insieme a voi.


6. Nello stesso tempo, istruita dagli insegnamenti di Cristo e illuminata dalla storia, la Chiesa si rivolge a tutti i popoli in via di sviluppo ovunque si trovino affinché non limitino il concetto di progresso umano alla ricerca del benessere materiale a spese della crescita religiosa e spirituale. Paolo scriveva saggiamente che siffatta crescita personale e comunitaria verrebbe compromessa ove si deteriorasse la vera scala dei valori. Legittimo è il desiderio del necessario, e il lavoro per arrivarci è un dovere... Avere di più per i popoli come per le persone, non è dunque lo scopo ultimo.

Vi sono altri valori che sono essenziali per la vita e la società.

Ciascun popolo possiede una civiltà tramandabile dai suoi antenati, con istituzioni richieste dal suo modo di vivere, con le sue manifestazioni artistiche, culturali e religiose. I valori autentici contenuti in queste realtà non devono essere sacrificati a considerazioni di ordine materiale. "Un popolo che consentisse a tanto perderebbe con ciò stesso il meglio di sé: sacrificherebbe per vivere le sue ragioni di vita" (PP 40).

Ciò che Cristo disse degli individui è valido anche per i popoli: "Quali vantaggi avrà infatti l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?" (Mt 16,26). Cosa ne sarebbe della "vita" dei popoli Indiani, Inuit e Metis se cessassero di promuovere i valori dello spirito umano che li hanno sostenuti per generazioni? Se non considerassero più la terra e i suoi beni come affidati loro dal Creatore? Se i legami della vita familiare fossero indeboliti e l'instabilità minasse le loro società? Se giungessero ad adottare una mentalità estranea nella quale le persone sono giudicate secondo ciò che hanno e non secondo quello che sono? L'anima dei popoli indigeni del Canada è assetata dello Spirito di Dio, perché ha sete di giustizia, di pace, di amore, di bontà, di fortezza, di responsabilità e di dignità umana (cfr. RH 18). Questo è realmente un momento decisivo nella vostra storia. E' indispensabile che siate spiritualmente forti e lungimiranti mentre costruite il futuro per le vostre tribù e nazioni. State pur certi che la Chiesa percorrerà questa strada con voi.

Venendo tra di voi ho voluto sottolineare la vostra dignità di popoli indigeni. Con sincera preoccupazione per il vostro futuro, vi invito a rinnovare la vostra fiducia in Dio che guida i destini di tutti i popoli. L'eterno Padre ha inviato il suo Figlio per rivelarci il mistero della nostra vita in questo mondo e del nostro cammino verso la vita eterna che deve venire. Nel mistero pasquale della morte e risurrezione di Gesù Cristo siamo stati riconciliati con Dio gli uni con gli altri. Gesù Cristo è la nostra pace (cfr. Ep 2,14).

"Possa il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, dare a voi" - popoli aborigeni del Canada - "uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati" (Ep 1,17-18).

Nell'amore del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, benedico ognuno di voi e prego per la pace e la felicità delle vostre famiglie, dei vostri gruppi delle vostre nazioni. Dio sia con tutti voi!

1987-09-20 Data estesa: Domenica 20 Settembre 1987




Omelia agli autoctoni al "Camp Ground" - Fort Simpson (Canada)

Titolo: Con i vostri talenti edificate la Chiesa tra i vostri popoli

Testo:

"Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino" (Is 55,6).

Cari fratelli e sorelle.


1. Abbiamo aspettato a lungo questo momento. Quasi tre anni fa la mia visita a Denendeh fu impedita dalle cattive condizioni atmosferiche. Oggi finalmente Dio ci ha riuniti e ci dà il privilegio di celebrare l'Eucaristia della 25a domenica dell'Anno. Saluto i miei confratelli vescovi, in particolare il vescovo Croteau di questa diocesi di Mackenzie-Fort Smith. Saluto i sacerdoti, i religiosi e i laici.

Sono grato della presenza di S.E. il governatore generale, e dei rappresentanti della vita pubblica canadese. Sono particolarmente lieto d'incontrare i membri delle Tribù e Nazioni, discendenti dei primi abitanti di queste terre, che hanno ripetutamente espresso il desiderio di incontrarmi, e che si sono riuniti in gran numero per questa occasione festiva. Desidero esprimere il mio apprezzamento all'assemblea delle prime Nazioni, all'"Inuit Tapirisat" del Canada, al Consiglio Nazionale Metis e al "Native Council" of Canada per aver collaborato all'organizzazione di questa visita. Vi saluto tutti nell'amore del Signore nostro Gesù Cristo. Proclamo ancora una volta la vostra dignità umana e cristiana e vi sostengo nello sforzo di adempiere al vostro destino temporale ed eterno.


2. "Cercate il Signore, mentre si fa trovate, invocatelo, mentre è vicino" (Is 55,6). Queste parole della prima Lettura sono un invito pressante a elevare i vostri pensieri al Padre, dal quale vengono tutti i doni buoni, affinché continui a guidare il vostro destino di popoli aborigeni sulle vie della pace, nella riconciliazione gli uni con gli altri, nell'esperienza di una efficace solidarietà da parte della Chiesa e della società nel perseguimento dei vostri legittimi diritti. Da innumerevoli generazioni voi, popoli indigeni, siete vissuti in un rapporto di fiducia con il Creatore, ritenendo che la bellezza e la ricchezza di questa terra vengono dalla sua mano munifica e meritano di essere usate e conservate sapientemente. Voi vi impegnate oggi per conservare le vostre tradizioni e consolidare i vostri diritti di popoli aborigeni. In questa circostanza, la liturgia odierna trova una profonda applicazione.


3. Il profeta Isaia parla a un popolo che sperimenta la sofferenza dell'esilio e anela alla rinascita, specialmente a un rinnovamento dello spirito attraverso la rinascita della sua cultura e delle sue tradizioni. Cerca di consolarlo e rafforzarlo nel suo compito ricordandogli che il Signore non e lontano (cfr. Is 55,6-9).

Ma dove trovarlo? Come possiamo vivere in presenza di Dio? Il profeta indica tre fasi per svelare la presenza di Dio nella nostra esperienza personale e collettiva. Prima dice: "invocatelo". Si, nella preghiera noi troveremo il Signore. Invocandolo con fiducia scoprirete che e vicino. Ma la preghiera deve venire da un cuore puro. Di conseguenza, il profeta chiama alla conversione: "ritorni al Signore che avrà misericordia di lui... al nostro Dio, che largamente perdona" (Is 55,7). Infine, siamo chiamati a trasformare la nostra vita imparando a camminare nelle vie del Signore: "Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie; i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri" (Is 55,9). L'alleanza tra Dio e il suo popolo è costantemente rinnovata quando esso invoca il suo misericordioso perdono e osserva i suoi comandamenti. Dio è il nostro Dio e noi siamo sempre più il suo popolo.


4. Nella lettura del Vangelo, Gesù parla del padrone di una vigna che esce in ore diverse per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna (cfr. Mt 20,1-16). La parabola mette in luce l'infinita generosità di Dio, che si preoccupa di provvedere alle necessità di tutti. E' la compassione del padrone per i poveri - in questo caso, i disoccupati - che lo spinge a corrispondere a tutti i lavoratori una paga calcolata non tanto in base alle leggi del mercato, quanto a seconda delle reali necessità di ognuno.

La vita nel regno di Dio è fondata su un autentico senso di solidarietà, di condivisione e di comunità. Suo è un regno di giustizia, di pace e di amore. E' nostro compito costruire una società nella quale questi valori evangelici vengano applicati ad ogni situazione e rapporto concreto.


5. Questa parabola della coltivazione della vigna del Signore rappresenta oggi un'autentica sfida per le nazioni e le comunità aborigene. Come popolazioni indigene dovete affrontare una prova decisiva: quella di promuovere i valori religiosi, culturali e sociali che sosterranno la vostra dignità umana e garantiranno il vostro futuro benessere. Il vostro senso di condivisione, la vostra comprensione della comunità degli uomini radicata nella famiglia, i rapporti tanto preziosi tra i vostri anziani e i vostri giovani, la vostra visione spirituale della creazione che esige la cura e la protezione dell'ambiente con senso di responsabilità: tutti questi aspetti tradizionali del vostro modo di vivere devono essere salvaguardati e tenuti in grande considerazione.

Questa preoccupazione per la vostra vita di indigeni non esclude in alcun modo la vostra apertura alla comunità più ampia. E' un tempo di riconciliazione, di nuovi rapporti di reciproco rispetto e di collaborazione, per arrivare a una soluzione veramente giusta di problemi ancora irrisolti.


6. Soprattutto, prego affinché la mia visita rappresenti un momento di conforto e di incoraggiamento per le comunità cattoliche tra di voi. L'impegno pionieristico dei missionari - ai quali ancora una volta la Chiesa esprime la sua profonda e incessante gratitudine - ha dato origine, tra di voi, a comunità viventi di fede e di vita cristiana. La sfida che dovete affrontare è quella di diventare più attivi nella vita della Chiesa. Mi è stato riferito che il vescovo Croteau e gli altri vescovi del Nord stanno cercando di rivitalizzare le Chiese locali, perché voi possiate diventare testimoni sempre più efficaci del regno di Dio che è regno di amore, di giustizia, di pace, di perdono e di solidarietà tra uomini.

Miei cari amici Indiani, Inuit e Metis, faccio appello a tutti voi, specialmente ai giovani, perché assumiate ruoli di responsabilità e mettiate a disposizione il vostro talento per l'edificazione della Chiesa tra i vostri popoli: chiedo a tutti gli anziani, ai capi e ai genitori d'incoraggiare e sostenere vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. così la Chiesa si troverà sempre più in sintonia con le vostre culture, evangelizzando e rafforzando i vostri valori e costumi tradizionali.


7. Sono venuto oggi, cari fratelli e sorelle, a proclamare a voi Gesù Cristo, e a proclamare che egli è il vostro amico e il vostro Salvatore. Nel suo nome, con l'amore del buon pastore, ripeto le parole della seconda lettura: "Comportatevi da cittadini degni del Vangelo di Cristo" (Ph 1,27). In questo modo Cristo sarà esaltato in tutte le vostre azioni, e la sua pace regnerà nei vostri cuori.

Ci accingiamo a rinnovare le nostre promesse battesimali. Questo è un momento solenne. Rinunciando ai peccato e al male, e rinnovando la nostra fiducia nella potenza dei misteri salvifici di Cristo, noi riaffermiamo in realtà la nostra alleanza con Dio. Egli è il nostro Dio, e noi siamo il suo popolo.

Mentre c'impegniamo ancora più nelle vie di Dio, possa colmarci la gioia spirituale di Maria, Madre del Redentore e nostra Madre nella fede. Possano le sue parole esprimere i sentimenti più profondi dei nostri cuori: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Lc 1,46-47 Lc 1,49). Amen.

1987-09-20 Data estesa: Domenica 20 Settembre 1987









Ad allievi del card. Ratzinger - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Servire la Chiesa e le verità di Dio

Testo:

Sua eminenza, egregi signore e signori! Benvenuti qui in Vaticano alla tomba dell'apostolo Pietro e presso il suo successore nell'ufficio dell'unità e del rafforzamento della fede. Questo incontro rappresenta per voi la conclusione di una iniziativa di valore: come studenti accademici dell'ex professore universitario Josef Ratzinger avete steso, con l'unione delle vostre forze, un ampio scritto commemorativo, con il quale volete commemorare il sessantesimo compleanno del vostro istitutore. Sembra che questo lavoro vi sia ben riuscito e voglio sperare che anche sua eminenza, che svolge ora l'altro compito di prefetto della Congregazione per la fede, leggerà e apprezzerà con compiacenza l'opera.

Voi stessi partecipate contemporaneamente in luoghi diversi anche al servizio della parola di Dio. Si, Gesù Cristo è la "Parola" di Dio; attraverso Dio fa conoscere la sua verità di salvezza nel mondo creato. Il vostro servizio è perciò una ricerca della Verità: l'eterna, inesauribile Verità di Dio nei delicati e limitati confini della Chiesa nel suo pellegrinaggio. Infinita ampiezza divina e allo stesso tempo ristrettezza e limitatezza umana: questi sono i due poli della ricerca e dell'insegnamento teologico.

Invoco su voi tutti i ricchi doni dello Spirito Santo e l'accompagnamento materno della "Benedetta fra le donne", perché il vostro servizio rafforzi i credenti e illumini il loro cammino nella Chiesa. Per questo imparto a voi la mia apostolica benedizione.

1987-09-23 Data estesa: Mercoledi 23 Settembre 1987




Ad un pellegrinaggio francese - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Testimoni dell'Emmanuele del mondo dei mass-media

Testo:

Cari amici, sono felice di accogliervi nella casa del successore di Pietro, nel momento in cui vi accingete a festeggiare la 2000a trasmissione de "Il giorno del Signore". Con la vostra venuta a Roma sottolineate la vostra convinzione che la vita cristiana, riflessa ogni settimana nei vostri programmi, non resta chiusa nelle frontiere: rimane aperta alla dimensione universale del messaggio di Cristo.

Le vostre trasmissioni si chiamano "Il giorno del Signore": che bel titolo! Voi avete un compito realmente prezioso: permettete a innumerevoli telespettatori di percepire, attraverso lo schermo televisivo, che la domenica resti il giorno privilegiato della relazione con Dio, dell'attenzione alla sua presenza, della preghiera. Celebrando il sacrificio eucaristico, mostrate che il centro della comunione ecclesiale è il dono di Cristo che si unisce ai membri del suo corpo grazie all'indispensabile assemblea dei battezzati. In questo della società che i media costituiscono voi siete i testimoni di Dio tra noi, dell'Emmanuele. Siete i portatori della buona novella, non solo perché la proclamate nella celebrazione liturgica, ma anche perché esprimete i numerosi aspetti della vita cristiana che essa suscita. Dovete dire la vostra parola di cristiani fedeli alla parola di Dio ricevuta nella Chiesa, come un prolungamento vivente e attuale della chiamata di Gesù: "Come io vi ho amati, amatevi gli uni gli altri" (cfr. Jn 15,22). Attraverso l'autenticità della vita dei discepoli, voi dovete chiamare i vostri fratelli e condividere questo amore che viene da Dio, la fede nella verità vitale del Vangelo, la speranza della salvezza dell'uomo.

Per questo anniversario, apprezzo la vostra scelta del tema della pace e il vostro pellegrinaggio ad Assisi. La vostra celebrazione di san Francesco evocherà la giornata mondiale di preghiera per la pace, quasi un anno fa; voi ricorderete la dimensione fondamentalmente spirituale della pace: noi la chiediamo e la riceviamo come un dono di Dio.

Ringrazio il signor card. Roger Etchegaray di avervi accompagnati qui prima di presiedere alla Messa ad Assisi; e sottolineo che egli ha il compito di aiutarmi a manifestare in nome della Chiesa l'amore della pace e della giustizia, l'unità della carità.

Vorrei salutare, oltre al vostro gruppo, tutte le persone per le quali "ll giorno del Signore" è un appuntamento essenziale e che dà un sostegno generoso al comitato francese di Radio-Televisione. E dico ai malati, agli anziani, alle persone isolate che in verità le immagini dello schermo e le parole pronunciate sono il segno dell'amore vero della comunità cristiana che desidera portare loro sempre meglio il messaggio della speranza e della pace.

A tutti coloro che celebrano "ll giorno del Signore" alla televisione, che realizzano i programmi e li diffondono esprimo la gratitudine dei telespettatori ai quali le trasmissioni televisive danno il loro conforto, l'apertura di spirito, il senso della solidarietà cristiana.

Che Dio vi benedica, e che la pace sia con tutti voi!

1987-09-25 Data estesa: Venerdi 25 Settembre 1987




Ai pellegrini della diocesi di Fiesole - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La fede non è debolezza o alienazione, ma forza morale

Testo:

1. Il mio cordiale benvenuto a tutti voi, fedeli di Fiesole, che avete voluto restituire la visita da me compiuta alla vostra Città nell'ottobre dell'anno scorso. Saluto il vostro vescovo, il venerato fratello Luciano Giovannetti, il sindaco e tutte le autorità che, guidando il vostro pellegrinaggio alla tomba di Pietro, hanno organizzato questo incontro. A tutti rinnovo il mio saluto di pace e di benedizione nel Signore, insieme con l'augurio di ogni desiderata prosperità.

La vostra presenza qui mi riporta con la memoria alla terra di Toscana e agli incontri, tanto cordiali e pieni di entusiasmo, che ho avuto nella splendida e storica città di Fiesole. Come non ricordare il saluto della Comunità in piazza Mino, l'incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose nella cattedrale, la celebrazione eucaristica al teatro romano, dove i vostri fiorai hanno allestito un giardino straordinariamente fiorito? E' proprio durante quella celebrazione che ho potuto incoronare l'immagine, da voi tanto venerata e amata, della Madonna Primerana. Mi è caro, altresi, esprimere apprezzamento per l'iniziativa della vostra carità, che si è manifestata soprattutto con l'offerta delle attrezzature sanitarie per la località della Bolivia, dove operano i missionari della diocesi.

Ricordo i vostri canti e l'intensa partecipazione alla celebrazione eucaristica.


2. Sono venuto a voi, come ho detto allora, per testimoniare il Vangelo di Cristo Signore e confermare i credenti, e anche oggi vi esorto a perseverare nell'impegno che la fede esige da voi. Come tutti i cristiani "dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede" (1P 1,5), e non dovete cedere alla timidezza, quando si tratta della testimonianza da rendere al Signore Gesù.

Di fronte alle prove che oggi insistentemente premono contro la coscienza del cristiano, occorre avere una fede intrepida e coraggiosa, illuminata dalla parola di Dio e sorretta dalla sua grazia in adesione alla predicazione della Chiesa: una fede che sia un'esperienza gioiosa di Cristo, redentore dell'uomo. La fede - occorre ricordarlo - non è debolezza o alienazione, come alcune ideologie vorrebbero inculcare. Credere significa raggiungere la verità somma e affermare la propria libertà con un impegno che non rifugge da serie prospettive morali. Credere è fidarsi di Dio e camminare alla sua luce. La fede è una forza che impegna il cristiano, ancor più che gli altri, nello sforzo di costruire una società più giusta, più pacifica, più umana. Non debolezza, dunque, ma forza dello spirito è la fede.

Ma non si tratta solo di un fatto personale: Cristo invia il credente come testimone tra i fratelli. Dalla fede che si possiede deriva la proposta che il credente rivolge agli altri in un dialogo costruttivo e amico. Essa tende, così, a divenire una forza morale che attrae verso un incontro di comunione con la verità di Dio. All'uomo, che tanto spesso oggi ha smarrito il senso di Dio e della sua presenza o intristisce in una prospettiva di vita priva di speranza, il vero credente porta il "lieto annuncio" del regno di Dio e della salvezza che viene da Cristo.

Anche se talvolta un'inquietudine percorre l'anima del cristiano quando c'è bisogno di ulteriore chiarezza, oppure perché occorre cercare espressioni più adeguate per un dialogo con i fratelli, la vitalità di una fede fondata potrà "risvegliare le migliori energie, per individuare e promuovere con generosità e creatività, dovunque è possibile, occasioni, luoghi, iniziative per annunziare a tutti la buona notizia del Vangelo" (Omelia a Fiesole, 18 ottobre 1986, n. 5).

Attingete a piene mani dal Vangelo, meditando le parole e l'esempio di Cristo, scoprendo a questa luce il progetto che Dio ha per l'intera Comunità cristiana di Fiesole e per la vocazione di ciascuno di voi. Potrete così cooperare con tutti gli uomini di buona volontà nel promuovere tutto ciò che è vero, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile (cfr. Ph 4,8), entrando in dialogo con ogni fratello in atteggiamento di prudenza, disponibilità e zelo. Sarete solidali con tutti nella ricerca del vero bene e dell'autentica promozione umana, mentre vi impegnerete a dare dall'interno un'anima più cristiana alla vostra società fiesolana.


3. Un pensiero particolare rivolgo ora a voi, giovani, ben sapendo che proprio in voi si manifesta talvolta con singolare concretezza la fame e la sete di Dio. Non mortificate mai la freschezza, la gioia e l'originalità del vostro desiderio di conoscere Cristo; non rinunciate a cercarlo, approfondendo l'esperienza della sua parola. Lasciatevi guidare dalla fede nella via della verità, per avvicinarvi, ricchi di essa, agli altri fratelli. E' la verità che salva e garantisce il vostro avvenire: la verità tutta intera, illuminante ed esigente. Siate capaci di discernimento per liberarvi dalle insidie della verità falsificate, dalle suggestioni dell'assurdo, della violenza, del materialismo edonistico.

Vi assista in questa impresa la Vergine Maria, la Madonna Primerana, vostra speciale patrona. In Maria cercate di cogliere il senso del cammino-pellegrinaggio che la vostra Comunità, insieme con tutta la Chiesa, svolge attraverso la storia e il tempo. In questo itinerario Maria è presente come colei che è "beata perché ha creduto", come colei che avanza nella peregrinazione della fede, donando l'esempio di come si crede e come si attesta la verità del Cristo, poiché ella ha partecipato come nessun'altra creatura al mistero del suo Figlio divino (cfr. RMA 25).

La Vergine assista la vostra Chiesa particolare nello svolgimento del Sinodo diocesano, conforti e confermi nello zelo il vescovo, e i sacerdoti, sostenga lo spirito di coloro che operano per il bene comune, dia serenità a coloro che soffrono.

Con questi sentimenti ben volentieri rinnovo a tutti voi e alle persone che vi stanno a cuore la mia benedizione.

1987-09-26 Data estesa: Sabato 26 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Congedo dagli Stati Uniti all'aeroporto - Detroit (Stati Uniti)