GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi dell'Oceano Indiano in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai vescovi dell'Oceano Indiano in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Permettere ai laici di tradurre le intuizioni del Concilio

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Meno di un anno fa ebbi la gioia di incontrarvi nel corso di una tappa memorabile alle isole Seychelles, all'epoca del mio viaggio pastorale in Oceania.

Abbiamo celebrato insieme l'Eucaristia nello stadio di Vittoria nell'atmosfera di fervore religioso e di entusiasmo popolare che è tipico nella tradizione delle vostre isole gioiose e accoglienti.

Oggi tocca a me ricevervi a Roma in occasione della vostra visita "ad limina", la prima dopo il riconoscimento ufficiale, nel 1985, della Conferenza episcopale dell'Oceano Indiano. E' con grande piacere che vi accolgo in questa casa, e auguro di cuore che il vostro soggiorno vi dia il conforto e gli incoraggiamenti desiderati.


2. Con voi, vorrei innanzitutto ringraziare Dio per questo incontro fraterno presso la tomba degli apostoli Pietro e Paolo. E' la loro fede che ci riunisce; è la stessa fede che ci anima nel nostro ministero. Anche gli scambi che avete con il successore di Pietro o con quelli che assistono nei diversi dicasteri romani hanno il solo scopo di confortarvi nell'esercizio del vostro compito, a servizio di coloro che condividono la stessa fede, sulle orme dei santi apostoli.

Rendiamo grazie a Dio, fratelli carissimi, per il dono della fede e per l'accoglienza fatta a questo dono nelle vostre diocesi. Provenite infatti da paesi nei quali le cose di Dio sono familiari a della gente il cui ambito di vita è ancora relativamente ai margini delle strutture tecnologiche che invadono la nostra civiltà occidentale, nonostante nei vostri rapporti quinquennali accenniate a una certa modernità che assale anche voi. Ma si può dire che tra le vostre popolazioni la dimensione religiosa dell'essere umano è generalmente riconosciuta e tenuta in considerazione nello sviluppo della persona: c'è là una predisposizione al Vangelo che difficilmente si trova da altre parti. Rendiamo grazie a Dio, infine, per la comunione ecclesiale che si sviluppa tra voi e che permette alla giovane Conferenza episcopale dell'Oceano Indiano di progredire per poter dare in futuro un contributo più originale alla Chiesa universale. Infatti malgrado le diverse situazioni delle vostre rispettive diocesi e una tendenza naturale all'isolamento, comprensibile per delle isole, siete riusciti a tessere dei legami tra voi con degli incontri regolari e con la condivisione delle vostre preoccupazioni apostoliche. Ne è seguita una collaborazione più sviluppata tra le differenti diocesi, una più ampia apertura delle comunità e un incoraggiamento più marcato per gli agenti pastorali a operare in comune. Di tutto ciò, rendiamo grazie a Dio.


3. Certamente voi annunciate il messaggio di salvezza in un ambiente che varia da un territorio all'altro della Conferenza episcopale. Nell'arcipelago delle Comore, che si presenta come una specie di avamposto missionario, l'annuncio del Vangelo incontra un ambiente fortemente islamizzato. Nelle isole Seychelles, che ho visitato l'anno scorso, la Chiesa deve preoccuparsi di avere sempre la possibilità di rispondere agli interrogativi dei giovani e di proporre loro il messaggio cristiano nel rispetto della loro coscienza. Nelle Mauritius il cattolicesimo, in situazione minoritaria, cerca di conservare il suo dinamismo per continuare ad essere presente nelle realtà contemporanee e a favorire il fattore umano nello sviluppo economico del paese. Nell'isola di La Riunione, la buona novella deve affrontare un materialismo pratico crescente; a questo scopo la Chiesa cerca di valorizzare sempre di più la prospettiva etica per incoraggiare i cristiani a dominare sia la loro vita personale che quella in società.


4. Nel leggere le vostre relazioni sembra che due siano gli aspetti principali della vostra attenzione: la famiglia e il laicato. Nella vostra assemblea del maggio scorso la famiglia e il tema della presenza evangelizzatrice dei laici nel mondo erano gli oggetti prioritari delle vostre riflessioni. Constatando una certa disintegrazione dei tessuto familiare, avete ritenuto urgente elaborare una pastorale delle coppie: sono felice che nello spirito della "Familiaris Consortio", sia in corso o si stia avviando un'autentica pastorale della famiglia.

La Chiesa, lo diciamo spesso, comincia con questa "Chiesa domestica" che è la famiglia cristiana. Primo luogo del dono della vita e della formazione alla vita, la famiglia cristiana è anche l'ambiente nel quale si fa intendere la chiamata alla missione, sia come laico impegnato, sia come persona consacrata nella vita religiosa, sia come sacerdote.

Inoltre - e i missionari arrivati per primi sul terreno lo sanno bene - si può dire che è richiesto un minimo di esperienza familiare per la comprensione del cristianesimo: la lingua della rivelazione fa spesso appello ai termini e alle realtà della famiglia al punto che una mancata conoscenza dei valori della vita familiare renderebbe più difficile la presentazione del messaggio della fede.

Con il tema della famiglia, quello della formazione dei laici è stato l'oggetto della maggior parte delle vostre riflessioni, nel corso di questi ultimi anni. E' opportuno spendere una parola al riguardo alla vigilia del Sinodo dei vescovi che approfondirà questo argomento. La formazione di un laicato capace di rendere conto della sua fede cristiana e capace anche di adempiere al suo ruolo di lievito nella pasta, inserendosi nelle strutture socioprofessionali del paese, è un compito che richiede tutte le vostre cure.

Voi manifestate la preoccupazione di costruire la Chiesa secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Ciò non sarà possibile senza la cooperazione di tutte le membra del corpo di Cristo. così come ogni membro ha bisogno del corpo, il corpo ha bisogno di tutte le sue membra. Permettete ai laici cristiani di approfondire la loro fede e di tradurre nei loro atti le grandi intuizioni e gli slanci del Concilio Vaticano II, ecco l'opera che vi attende. La formazione permanente dei laici esige uno sforzo catechetico di tutta la Chiesa, che tenda a ridurre la separazione tra la fede e la vita, una dicotomia che voi stessi deplorate tra i battezzati.

Lungi dal limitare il loro impegno ai servizi propriamente ecclesiastici, i laici, istruiti come conviene dalla dottrina sociale della Chiesa, devono sentirsi chiamati a costruire un mondo più adatto alla dignità umana di ogni individuo, ad essere autentici elementi di progresso civico e morale nella società alla quale essi appartengono, a promuovere lo sviluppo economico dicendo no alla schiavitù del materialismo. In breve, i laici devono sforzarsi di favorire la promozione integrale dell'uomo e il loro inserimento attivo nella società.


5. Continuando la strutturazione delle vostre comunità cristiane vi sarà facile trascinare i fedeli a prendere le loro responsabilità. A causa del pluralismo religioso, si dovrà anche approfondire l'identità cristiana perché si è chiamati a dialogare e a collaborare con quelli che non condividono la stessa fede. Il Concilio Vaticano II ha tracciato le vie di un ecumenismo autentico e del dialogo interreligioso, rispettoso sia della ricerca della piena verità, che delle persone che professano la loro fede.

Infine, bisogna prendere in considerazione una pastorale adatta per i turisti attirati dalla bellezza e dal clima delle vostre isole.


6. Per quanto riguarda i giovani che costituiscono una porzione così importante della popolazione delle vostre diocesi e che sono la speranza della Chiesa e del mondo, non mancate di presentare loro il Vangelo di Cristo in tutto il suo dinamismo esigente e di dire loro che il Signore chiama sempre al suo servizio.

Siate ben coscienti del bisogno di futuri pastori, senza tuttavia rinunciare alla necessaria selezione dei candidati alla partenza, vigilando sulle motivazioni, sulle capacità, sulle possibilità morali e spirituali di coloro che vorrebbero impegnarsi nello stato ecclesiastico.


7. Concludendo vorrei chiedervi di portare i miei cordiali saluti e i miei incoraggiamenti ai preti delle vostre rispettive diocesi, dai più anziani, che attendono il meritato riposo e grazie ai quali la Chiesa è cresciuta, ai più giovani, che hanno bisogno del sostegno e della comprensione affettuosa e della preghiera delle loro comunità parrocchiali.

Ai religiosi e alle religiose che cercano di presentare al mondo l'ideale sviluppo della "sequela Christi" conservando tutta la loro libertà nei confronti dei beni terrestri, rivolgo pure i miei saluti cordiali e i miei voti di progresso nella ricerca dei beni del regno. Li incoraggio anche a migliorare la comunione ecclesiale fra le diocesi, resa più percepibile dalla loro presenza nell'opera di evangelizzazione.

Di cuore benedico voi e tutti i fedeli delle vostre diocesi.

1987-09-29 Data estesa: Martedi 29 Settembre 1987









Al Sinodo dei Vescovi Ucraini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' un diritto incontestabile onorare pubblicamente Dio

Testo:

Signor cardinale, cari fratelli nell'episcopato.


1. Con le vostre consultazioni e discussioni durante il V Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica ucraina, svoltosi in Vaticano, avete voluto dare inizio alle vostre solenni celebrazioni del millennio del Battesimo della Rus' di Kiev.

Sono lieto che al termine di questo Sinodo possa incontrarmi insieme con voi e per mezzo vostro con tutta la Chiesa cattolica Ucraina per condividere insieme la gioia di questo Giubileo millenario, che sarà anche celebrato da altri popoli e comunità ecclesiali, che trovano pure le loro radici spirituali nel Battesimo della Rus' di Kiev. Già all'inizio del mio pontificato avevo espresso il desiderio di un mio pellegrinaggio spirituale legato al millennio, nei luoghi che furono la culla della Chiesa della Rus' di Kiev.

Oggi, a conclusione del V Sinodo dei vescovi ucraini, che dà inizio alle vostre solenni celebrazioni millenarie, desidero significarvi la partecipazione nello spirito dell'intera Chiesa cattolica, che troverà un momento culminante nelle celebrazioni previste nel luglio del prossimo anno a Roma.


2. Il Papa che vi parla, il quale, da vescovo, ha già vissuto il millennio della Chiesa nella sua patria, desidera cantare nella vostra lingua, insieme con tutta la Chiesa universale, un solenne "Te Deum" qui a Roma, presso la tomba di san Pietro, vicino alla quale si trova quella di san Giosafat. E con che ardore questo Papa, vostro fratello, bacia spiritualmente quella terra di Kiev dinanzi al trono della "Sollecita Ausiliatrice dei Cristiani" presso la "Parete Indistruttibile".

Voi siete una parte fiorente della Chiesa universale, cresciuta sul retaggio millenario del Battesimo di san Vladimiro e di santa Olga. Voi appartenete a quella comunità cattolica che, situata geograficamente nel cuore del continente europeo, è importante per i vostri avvenimenti storici, sovente drammatici e segnati dal martirio. Voi siete figli della grande famiglia dei popoli cristiani slavi. Per tutti questi motivi, il Papa - slavo come voi - desidera trovarsi insieme coi propri fratelli.

Il dono del santo Battesimo di dieci secoli fa ha dato vita alla Chiesa della Rus' di Kiev. Il vescovo di Roma è ora con voi, si rallegra della vostra viva fede, della vostra perseveranza cristiana e, quotidianamente, visita la vostra Patria con le preghiere. Egli abbraccia con essa, in uno stesso palpito di amore, anche quei fratelli con i quali desidera avere la piena comunione nella fede e nella carità, a immagine della Chiesa ancora indivisa di mille anni fa.


3. Il santo Battesimo, per grazia di Dio, è un avvenimento capitale per l'esistenza stessa dell'uomo. Infatti il Battesimo dilata la vera dignità dell'uomo conferendogli la vita soprannaturale. San Paolo ci insegna: "O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché... così anche noi possiamo camminare in una vita nuova... Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui" (Rm 6,3-8).

Ebbene, mille anni fa, il vostro popolo è entrato "nella nuova vita" grazie alla forza del santo Battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo è entrato nella storia del vostro popolo, cominciando dal principe Vladimiro il Grande, con la forza del mistero pasquale.


4. Abbracciamo, dunque, nell'anno del giubileo millenario del Battesimo della Rus' di Kiev tutta la storia della vostra Chiesa, che affonda le sue radici al tempo in cui tutta la Chiesa di Cristo in Europa viveva ancora nell'unità. perciò il cristianesimo nella Rus' di Kiev era ortodosso nella sua fede e nello stesso tempo cattolico nella carità, perché nasceva in un contesto ecclesiale non ancora dilaniato dal dramma della divisione. Un segno esteriore di questa unità era il culto di san Clemente Papa, terzo successore di san Pietro, che subi il martirio con l'esilio nelle terre del Ponto Eusino. San Clemente è diventato simbolo dell'unità tra la Chiesa di Kiev e Roma. Di più, egli veniva considerato "protettore della terra della Rus'", come testimonia l'antichissima preghiera recitata a Kiev per secoli.

"perciò anche noi glorifichiamo, lodiamo e adoriamo Dio Uno nella santissima Trinità, ringraziando anche quel suo servo fedele, che moltiplico il tesoro del suo Signore non soltanto a Roma, ma anche nella città di Korsun' e in tutta la Rus', dicendo: "egli è la gloria dei martiri e la ricchezza dei santi, la roccia incrollabile della Chiesa di Cristo, sulla quale le porte dell'inferno non prevarranno nella terra della Rus' per tutti i tempi".


5. fratelli nell'episcopato! Fra poco varcheremo la soglia del secondo millennio, consci della nostra responsabilità per il futuro della Chiesa. Questa responsabilità si estende a ciascuna anima permeata dalla grazia del santo Battesimo, ad ogni seguace di Cristo crocifisso e risorto e, pertanto, ai singoli membri della Chiesa cattolica ucraina, nella patria vostra e nella diaspora.

A questo punto desidero sottolineare ancora una volta la dignità della persona umana. Da questa dignità - rafforzata dal Battesimo - scaturisce il diritto incontestabile di onorare Iddio in conformità alla propria coscienza. Uno dei diritti fondamentali della persona, acquisito nella coscienza del nostro tempo, è quello della libertà religiosa. Il rispetto dei diritti di Dio e dell'uomo interpella il cuore stesso dell'uomo.

A tal fine, indirizziamo le nostre preghiere, accompagnate da una particolare sollecitudine e solidarietà da parte di tutta la Chiesa, perché i vostri fratelli e sorelle in patria possano realizzare la loro vocazione cristiana in piena libertà onorando Iddio pubblicamente secondo i dettami della loro coscienza nella fede dei propri antenati, nel proprio rito e nell'unione coi propri pastori e il vescovo di Roma.


6. Un'esperienza secolare ci insegna che lo sviluppo della Chiesa di Dio sia nelle terre avite, che nei paesi dove, negli ultimi decenni, è stato possibile per voi creare le nuove parrocchie ed eparchie, non dipendono soltanto dalle condizioni storiche o politiche. Lo sviluppo spirituale della Chiesa, e attraverso di essa del popolo, dipende soprattutto dalla santità dei suoi membri e dall'aiuto della grazia di Dio. perciò la Chiesa guarda con speranza ai fedeli laici, alle famiglie cattoliche, che per la loro stessa natura costituiscono la "chiesa domestica", e alla gioventù.


7. Siamo alla vigilia dell'inizio del Sinodo del vescovi, che ha per tema "Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo". Alla luce di questo grande avvenimento nella Chiesa universale e nella prospettiva dei lavori portati già a termine dal vostro Sinodo, desidero incoraggiarvi, fratelli carissimi, a prendere delle decisioni pratiche importanti per la vita della Chiesa nel settore dell'apostolato dei laici nelle vostre parrocchie e nelle eparchie.

So che nell'ambito del vostro Sinodo opera una commissione per l'"Apostolato dei laici" e che questo tema così rilevante è stato oggetto dei dibattiti e discussioni in questo Sinodo e nei precedenti.


8. Consideriamo un momento, fratelli carissimi, alla luce dell'insegnamento del Concilio ecumenico Vaticano II, il ruolo e il posto dei laici nella Chiesa, specialmente nella prospettiva dell'apostolato per mezzo delle organizzazioni e associazioni laiche. Ciascun cristiano nella sua stessa natura è apostolo e, grazie all'iniziazione cristiana mediante il Battesimo, diventa un membro del corpo mistico di Cristo. "All'interno delle comunità della Chiesa l'azione dei laici è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più raggiungere la sua piena efficacia". Pero l'inizio della vocazione cristiana si realizza nelle comunità. Il Concilio ecumenico Vaticano II ha sottolineato con forza l'importanza dell'apostolato associato, che "corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si mostra come segno della comunione e dell'unità della Chiesa" (AA 10 AA 18).


9. Tutte queste organizzazioni e associazioni hanno per scopo di arricchire la missione della Chiesa, di approfondire il dinamismo della vita religiosa della comunità dei fedeli. Pero esse possono svilupparsi e fruttificare solo nella comunità ecclesiale. Esse devono servire a questa comunità, vivificarla e unificarla. In questa ottica, "l'aggregarsi dei fedeli laici a scopo apostolico non ha nulla a che vedere con espedienti tattici momentanei" (cfr. "Angelus", 2 agosto 1987), con movimenti fuori delle strutture ecclesiali. Essi non possono pretendere di esprimere le loro opinioni o richieste a nome della Chiesa e dei suoi pastori.


10. Ai pastori, cioè ai vescovi e ai sacerdoti, spetta la cura di portare a maturazione apostolica il laicato, nello spirito di responsabilità e di ricerca di nuove forme di lavoro nel territorio dell'eparchia o parrocchia. In questo campo, la vostra Chiesa ha le Confraternite ecclesiastiche, sviluppatesi nella tradizione orientale. Esse hanno svolto nella storia della Chiesa cattolica ucraina un ruolo importante. Accanto a quelle associazioni, di cui riconosciamo grandi meriti, ne sorgano pure delle nuove, ma sempre in unione coi propri pastori, con la Chiesa particolare, nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica" (CD 11).


11. I nostri tempi esigono la presenza dei laici nei consigli pastorali diocesani e parrocchiali, specialmente nei settori catechistico, liturgico, caritativo, missionario e di promozione umana. Nutro fiducia che in questo spirito avete preso delle risoluzioni concrete, nello spirito di quella "pastorale d'insieme", che è richiesta dal nostro tempo (cfr. "Angelus", 30 agosto 1987).

Il prossimo Sinodo dei vescovi porterà in questo campo nuovi suggerimenti e approfondirà questa tematica vitale per la Chiesa.


12. Con queste risoluzioni, che sottoponete a questa Sede apostolica, arricchite dalle indicazioni del prossimo Sinodo dei vescovi, entreremo nel secondo millennio, con l'augurio che "il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni vostro buon desiderio e azione ispirata dalla fede" (2Th 1,12).


13. Dal momento del santo Battesimo sulle rive del Dniepr è nata un'intensa vita religiosa di tanti figli e figlie spirituali di san Vladimiro. Su tale eredità di santità sono cresciuti tanti santi, fra i quali san Giosafat, a voi particolarmente caro, sono vissute tante sante madri e padri della vostra Chiesa, sovente a noi sconosciuti, i cui nomi pero sono iscritti nel libro divino della storia e ben noti a Dio e alla santissima Vergine Maria come discepoli di Cristo.

Le sante mani della Madonna nella "Parete Indistruttibile" della cattedrale di Santa Sofia a Kiev sono sempre aperte e protese da quasi mille anni, cioè dal momento in cui il principe Jaroslàv il Saggio la elesse per Madre e Regina di tutta la Rus'. Essa prese allora sotto la sua materna protezione tutta la Chiesa e il popolo della Rus' di Kiev nel loro cammino verso la patria celeste.

Affido a te, Madre di Dio Salvatore e sollecita ausiliatrice dei cristiani, le solenni celebrazioni del millennio della Rus' di Kiev. O santa Madre di Dio, volgi il tuo sguardo pietoso e benigno sulla Chiesa cattolica ucraina e sul suo popolo! Preserva in loro il tesoro della fede, sostienili nelle difficoltà della vita terrena e conduci tutta l'eredità cristiana alla salvezza eterna! A voi tutti qui presenti, ai vostri cari in patria e nel mondo, impartiamo la nostra benedizione apostolica.

1987-09-30 Data estesa: Mercoledi 30 Settembre 1987




Ai laici della Chiesa ucraina - Vivete intensamente i millennio del Battesimo della Rus'



Sia lodato Gesù Cristo! Saluto cordialmente i partecipanti al sesto Congresso dei laici della Chiesa cattolica ucraina, che si è svolto a Roma in questi ultimi giorni del mese di settembre 1987. Il programma delle vostre riunioni era ricco di contenuto, e il grande numero dei partecipanti denota molto bene l'interessamento dei credenti ucraini per la vita della Chiesa. Anche il tema dei dibattiti è stato molto attuale; "Il cristianesimo ucraino verso il secondo millennio".

Queste importanti questioni sono state, come sapete, oggetto delle consultazioni dei vostri venerati vescovi, riuniti presso la tomba di san Pietro e presso la tomba di san Giosafat nel V Sinodo episcopale. A loro ho già rivolto la mia parola, assicurandoli della partecipazione spirituale di tutta la Chiesa cattolica alle celebrazioni giubilari della Chiesa cattolica ucraina e del suo popolo.

Mi sento ora felice che posso rivolgere anche a voi, cari fratelli e sorelle, la mia parola di incoraggiamento e di paterna sollecitudine. Voi lo sapete bene che ciascun cristiano nella sua stessa natura e apostolo e, grazie all'iniziazione cristiana mediante il Battesimo e la Cresima, diventa un membro del popolo di Dio e del corpo mistico di Cristo. Il Concilio ecumenico dice chiaramente: "All'interno delle comunità della Chiesa l'azione dei laici è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più raggiungere la sua piena efficacia". Il Concilio sottolinea inoltre l'importanza dell'apostolato associato, che "corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si mostra come segno della comunione e dell'unità della Chiesa" (AA 10 AA 18).

Tutte queste associazioni hanno per scopo di arricchire la missione della Chiesa e di approfondire la vita religiosa della comunità.

Vi invito paternamente e vi incoraggio al proseguimento del lavoro e alla sollecita preparazione dei festeggiamenti giubilari del millennio del Battesimo della Rus' di Kiev e del vostro popolo Ucraino. Prego Iddio misericordioso, affinché benedica il vostro lavoro e sacrificio, e di tutto cuore imparto a tutti voi qui presenti, alle vostre famiglie e a tutti i vostri cari la mia benedizione apostolica.

1987-09-30 Data estesa: Mercoledi 30 Settembre 1987




Al card. Tomasek in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa cecoslovacca conservi e tramandi la fede in Cristo

Testo:

Pace a te! Questo saluto, venerabile fratello, vale sia per te, qui presente, che per gli altri quattro vescovi della Cecoslovacchia. Essi erano qui con te cinque anni fa. L'assenza di questi vescovi offre un'eloquente indicazione delle condizioni in cui vive la Chiesa nelle vostre regioni. Cosa possiamo poi dire delle diocesi in cui già intere generazioni di fedeli sono costrette a vivere senza pastori, successori degli apostoli? E' forse possibile che il successore di Pietro, a cui è affidata la sollecitudine della Chiesa universale guardi con indifferenza a una tale situazione? Già di Cristo stesso scrisse l'evangelista che "vedute le folle, ne ebbe pietà perché erano stanche e abbattute come pecore senza pastore" (Mt 9,36). La Santa Sede ha sempre cercato e sta cercando infaticabilmente di sfruttare tutte le possibilità affinché questo triste stato, senza analogia in paesi di tradizione cristiana, possa finire. Posso assicurarti, venerabile fratello, che anche nel futuro non sarà trascurato nulla che potrebbe contribuire alla realizzazione del desiderio dei fedeli in Cecoslovacchia, di avere cioè propri vescovi degni, con tutte le qualità che sono richieste a un autentico pastore della Chiesa, nominati dalla Santa Sede.

Mi preme pure un'altra preoccupazione: sta diminuendo il numero dei sacerdoti nelle vostre diocesi e diventa sempre più alta la loro età media. Non è questo un caso particolare, si manifesta anche in altri paesi. Ma, mentre altrove tale diminuzione del numero dei sacerdoti trova la sua causa nelle cambiate condizioni sociali, nelle vostre Chiese locali, invece, simili situazioni sono anche dovute al fatto che gli stessi seminari non dipendono interamente dalle vostre decisioni.

Quanto sono attuali, nella vostra situazione, venerabile fratello, le parole e la raccomandazione di Cristo, cioè: "la messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate, dunque, il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,37-38). Quanto, dunque, si affligge il mio cuore nel sentire che pure quelli che vorrebbero seguire la chiamata del Signore incontrano innumerevoli ostacoli e vengono impediti di entrare nei seminari, ove il numero degli alunni viene limitato. Si fa perciò più pressante la preghiera, tanto spesso ripetuta dai fedeli nelle vostre regioni "affinché, per intercessione di sant'Adalberto, siamo condotti al Cristo da buoni sacerdoti".

E neppure posso passare sotto silenzio quelli che la Chiesa considera un grande dono del Signore: i religiosi e le religiose, poiché il loro stato di professione dei consigli evangelici, "pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia fermamente alla sua vita e alla sua santità" (LG 44). Appunto nella loro vocazione avevano espressione concreta, durante tanti secoli, i consigli di castità consacrata a Dio, di povertà e di obbedienza. La vocazione alla vita religiosa ha la sua base nelle parole del Salvatore stesso; la Chiesa ricevette questo prezioso dono dal Signore e, con il suo aiuto, continua a conservarlo. Quanto difficile, se non impossibile diventa pero questo sforzo di raggiungere la perfezione della vita li, dove mancano completamente i monasteri e le case religiose, nonostante che prima, durante secoli interi, tali case vi fiorivano, portando a molte generazioni profitto spirituale e culturale.

Signor cardinale, tu che parteciperai al Sinodo sui laici, mi ricordi il laicato della Cecoslovacchia che - nonostante le ben note difficoltà - dà una bella testimonianza di attaccamento alla fede avita. Come milioni di uomini e di donne in altre nazioni, anche i cattolici cecoslovacchi sono ben decisi a mantenere e a tramandare la luce della fede in Cristo e la fedeltà alla Chiesa.

Guardando verso il futuro, non posso non ricordare coloro ai quali bisogna trasmettere questa luce. "Come potranno credere, senza averne sentito parlare?" (Rm 10,14). Queste parole di san Paolo sono anche per te e per tutti i confratelli una grave preoccupazione pastorale, perché "la consacrazione episcopale conferisce anche l'ufficio di insegnare" (LG 21).

Ma come potete adempiere a tale grave obbligo voi che mancate non solo di collaboratori sufficientemente numerosi, ma anche delle più fondamentali opportunità di insegnamento catechetico e persino dei più indispensabili sussidi della letteratura religiosa, sebbene i fedeli stessi ne siano ansiosi? Siano di conforto a te, venerabile fratello, e a tutto l'episcopato cecoslovacco e a tutti quelli che sono impegnati nell'apostolato, le parole dell'Apostolo: "Tutto posso in Colui che mi dà la forza" (Ph 4,13). Pure in condizioni tanto difficili, è possibile riporre la speranza in Colui "che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare" (cfr. Ep 3,20).

Particolarmente consolante, infatti, è il crescente desiderio dei giovani di vivere secondo il Vangelo, come dimostra la partecipazione sempre più numerosa ai sacramenti e ai pellegrinaggi. Basti ricordare quelli di Velehrad, a Levoca e a Sastin, ai quali prendono parte centinaia di migliaia di fedeli, soprattutto giovani. Tale nuovo interesse alla vita della fede certamente è in connessione con l'approfondita vita cristiana nelle famiglie. In esse si formano pure le condizioni propizie per la crescita delle vocazioni sacerdotali e religiose. Per dare un nuovo slancio alla vita della fede aiuteranno, con le loro intercessioni, insieme con la Madre di Dio Addolorata, anche quei santi che, come dice un inno sacro, provengono dalle vostre stirpi e che camminarono sulla stessa terra dove ora camminate voi. Intendo quei santi nei riguardi dei quali già sono arrivate le richieste di beatificazione e canonizzazione: le beate Agnese e Zdislava, il sacerdote Giovanni Sarkander e il servo di Dio Antonio Cirillo Stojan, arcivescovo di Olomouc. Né possiamo tralasciare - oggi, festa di san Venceslao - il ricordo di quel santo martire che offri la sua vita per la propagazione del cristianesimo e per il suo consolidamento nella vostra Patria.

Assicurando le mie preghiere sia per te che per gli altri fratelli nell'episcopato e per i fedeli affidati alle vostre cure, di cuore imparto la mia benedizione apostolica a te, ai tuoi confratelli in Patria, ai sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose e a tutti i fedeli nella Cecoslovacchia, soprattutto a quelli ammalati e sofferenti.

1987-10-01 Data estesa: Giovedi 1 Ottobre 1987




Apertura del Sinodo dei vescovi - Risplendano in pienezza i carismi dei laici

"Io effondero il mio spirito sopra ogni uomo" (Jl 3,1).


1. Oggi, all'inizio della settima Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, desideriamo ringraziare per la Pentecoste della Chiesa; per l'effusione dello Spirito sopra gli apostoli riuniti insieme alla Madre di Cristo nel cenacolo di Gerusalemme; per la parola con la quale lo stesso Spirito di verità ha parlato alla Chiesa dei nostri tempi mediante il Concilio Vaticano II; perché lo stesso Spirito Consolatore rende incessantemente testimonianza a Cristo, e perché anche noi - guidati da lui - possiamo dare testimonianza.

A lui, Spirito Creatore, Dono dell'Altissimo Dio, ci siamo rivolti all'inizio di questa celebrazione eucaristica, invocandolo: "Accende lumen sensibus: / infunde amorem cordibus: / infirma nostri corporis / virtute firmans perpeti".


2. Tutto quello che legherete sopra la terra - assicura Gesù nel Vangelo proclamato poc'anzi - sarà legato anche in cielo" (Mt 18,18). Questo "legare" - grazie al quale la Chiesa si costruisce, di generazione in generazione, come corpo di Cristo - si attua nella potenza dello Spirito Santo. Essa è il corpo nel quale la vita di Cristo si diffonde nei credenti, che a lui si uniscono in modo arcano e reale mediante i sacramenti; e contemporaneamente è popolo, il nuovo popolo di Dio, che ha per capo Cristo; per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il nuovo precetto dell'amore; per fine il regno di Dio (cfr. LG 8-9). Essa è in Gesù Cristo come un "sacramento" o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano. Quindi si adempiono costantemente in noi - ma anche mediante noi - queste parole: "Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo" (Mt 18,18).

Veramente "la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4). Non è forse unito... "legato" in cielo ciò che è stato "legato", qui, sopra la terra, nella potenza dello Spirito Santo sin dal giorno della Pentecoste? Non sono forse i fedeli "legati", cioè uniti profondamente mediante il Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia, alla missione e alla vocazione della Chiesa? 3. Rendiamo grazie perché, mediante l'opera del Concilio Vaticano II, abbiamo potuto renderci più profondamente consapevoli di questo legame, di questo "legare" che ci unisce tutti nel corpo di Cristo che è, ad un tempo, popolo di Dio. E questo è il popolo pellegrinante attraverso la terra verso gli eterni destini in Dio: verso la Gerusalemme celeste.

Abbiamo potuto renderci più profondamente consapevoli di questo legame, questo "legare" che unisce nella Chiesa persone di diverse vocazioni: sacerdoti e laici, quelli che servono Dio come consacrati, e quelli che lo servono rivolti verso il mondo e verso quei compiti, che il mondo pone all'uomo. Ecco, lo Spirito Santo "guida la Chiesa per tutta intera la verità (cfr. Jn 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti" (LG 4). così si adempiono le parole del profeta: "Io effondero il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie" (Jl 3,1).


4. Riuniti nel Sinodo dei vescovi iniziamo oggi, 1 ottobre, il lavoro comune, che concluderemo il venerdi 30 ottobre. Esso è dedicato a questo argomento: i laici nella Chiesa, la loro vita e la loro missione, per la salvezza del mondo. Sarà un lavoro complesso - nelle sessioni plenarie o nei circoli minori -, permeato anzitutto di preghiera; fatto di lunghe ore di ascolto e di dialogo, di studio e di riflessione, di scambio e di ricerca; lavoro impegnativo, sotto lo sguardo di Dio e della Chiesa intera.

Nei prossimi giorni si compiono 25 anni dall'inaugurazione del Concilio Vaticano II, che a tale argomento dedico una grande parte del suo magistero.

Desideriamo guardare - alla luce delle esperienze di tutte le Chiese e comunità - la vita e la missione del laicato nella Chiesa universale. Desideriamo guardare con occhi di pastori di questa Chiesa, quindi dal punto di vista dei nostri compiti e della nostra responsabilità: dal punto di vista del nostro servizio nei confronti del popolo di Dio.

Nel vescovo infatti si concentra in modo particolare la Chiesa - prima di tutto quella Chiesa che gli è stata affidata dallo Spirito Santo. E proprio questa Chiesa che lo Spirito Santo ha affidato a noi vescovi, come comunità complessa, come popolo di Dio - "laos" - diventerà oggetto specifico dei lavori di questa assemblea del Sinodo.

Preparandoci ad essa, abbiamo cercato di sentire, dai nostri fratelli e sorelle laici, che cosa essi stessi pensino della loro vita e della loro missione nella Chiesa. In numerose diocesi, parrocchie, associazioni, comunità ecclesiali, movimenti, gruppi di preghiera, essi hanno dato un importante contributo studiando il tema del Sinodo prima sulla base dei "Lineamenta", poi riflettendo sull'"Instrumentum laboris"; esprimendo ai loro vescovi le loro convinzioni, le loro testimonianze, le loro attese; pregando individualmente e comunitariamente per la buona riuscita del Sinodo.


5. Alcuni di essi - per necessità non numerosi - sono stati invitati al Sinodo: si tratta di una presenza sostanziale, perché il gruppo degli "auditores" e delle "auditrices", laici e laiche, sono come l'immagine di tutto il laicato della Chiesa: sono madri e padri di famiglia, sono membri di associazioni, di movimenti spirituali, di consigli pastorali; sono economisti, politici, ingegneri, educatori, catechisti; persone appartenenti al mondo dei lavoro, della cultura, dell'industria, al mondo urbano e al mondo rurale; essi portano, insieme alla loro testimonianza e ai loro contributi al dibattito, la realtà autentica dell'impegno dei laici della missione della Chiesa per la salvezza del mondo.

Adesso ci troviamo qui, dinanzi allo Spirito di Verità, per affrontare in tale forma sinodale il compito che ci attende. I nostri cuori e le nostre menti devono essere disposti a seguire e a far maturare le ispirazioni dello Spirito di Dio. Dice Cristo: "Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra, sarà sciolto anche in cielo" (Mt 18,18).

Abbiamo fiducia che lo Spirito Santo che ci è stato dato nella Chiesa - e per la Chiesa - ci aiuterà anche a "sciogliere" ciò che in questo vasto campo dei laici è da "sciogliere", per far "scaturire" dalla loro vocazione laicale gli impegni loro propri e specifici per la missione ecclesiale.

Accogliamo come indirizzato a noi ciò che l'apostolo Paolo scrisse ai Filippesi e che leggiamo oggi nella liturgia: non cercate "il proprio interesse, ma anche quello degli altri" (cfr. Ph 2,4). Sarebbe difficile pensare diversamente; diversamente agire; essere vescovo e pastore nella Chiesa di Cristo in maniera differente. Si, l'"interesse degli altri", in questo caso l'interesse dei nostri fratelli e sorelle laici, è nello stesso tempo il nostro proprio interesse. Siamo lontanissimi da tutto ciò che l'Apostolo definisce come "spirito di rivalità", oppure "vana gloria". Anzi siamo disposti a considerare, con tutta umiltà, gli altri superiori a noi stessi (cfr. Ph 2,3). Nutriamo una profonda stima per i nostri fratelli e sorelle laici. Ringraziamo lo Spirito Santo per tutti i "doni", che sono diventati la loro parte per il bene della Chiesa.

Desideriamo che questi doni, questi carismi, risplendano pienamente e portino frutti in pienezza.

Scrive l'Apostolo: "Se c'è... qualche consolazione in Cristo... rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Ph 2,1-2). Alla stessa gioia ci incoraggiamo anche reciprocamente. Anche noi desideriamo la stessa gioia, servendo la Chiesa come pastori sempre e dappertutto, ma particolarmente ora durante il dibattito al Sinodo.

Preghiamo lo Spirito Santo perché ci accompagni con questo "conforto derivante dalla carità", di cui leggiamo nella Lettera ai Filippesi (Ph 2,1).


6. "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Ti invitiamo, pastore eterno, nella nostra comunità. Sii con noi! Noi siamo riuniti qui nel tuo nome. Riuniti nella potenza dello Spirito Santo promessa da te alla Chiesa. Ti ringraziamo per la Pentecoste! L'assemblea sinodale si riunisce nell'Anno mariano. Speriamo che sia con noi in modo particolare la Madre di Dio. Colei che il Concilio ha tanto avvicinato a noi come "presente nel mistero di Cristo e della Chiesa" (LG 52-69).

Preghiamo perché tutti coloro, ai quali questo Sinodo si riferisce, "ascoltino la Chiesa", per opera del nostro servizio sinodale: perché ascoltino lo Spirito che "parla" alla Chiesa mediante la Chiesa. Perché si approfondisca e si arricchisca la "comunanza di Spirito" nei cuori dell'intero popolo di Dio in tutti i luoghi della terra. Amen!

1987-10-01 Data estesa: Giovedi 1 Ottobre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi dell'Oceano Indiano in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)