GPII 1987 Insegnamenti - Alla solenne veglia di preghiera con i Padri sinodali nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Alla solenne veglia di preghiera con i Padri sinodali nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)


Titolo: La prospettiva cristologica, mariologica ed ecclesiale del Rosario rivela l'intima ragione d'essere dei lavori del Sinodo dei Vescovi

Testo:

Carissimi fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio, Religiosi e religiose, Laici, giovani e adulti, 1. Al tramonto di questa serena giornata, noi siamo qui raccolti per una veglia di preghiera.

Pastori e laici siamo qui convenuti come un immenso popolo in marcia al seguito di Gesù Cristo Risuscitato, in unione con Maria.

Siamo qui a pregare per la buona riuscita del Sinodo sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, la grande Assise ecumenica che 25 anni or sono, proprio in questi giorni, aveva il suo inizio.

Questo nostro pregare vuol esser prima di tutto un'espressione della nostra fede nella onnipotenza del Signore, della nostra fiducia nella sua provvidenza, oggi che l'uomo così spesso cede alla tentazione di credersi l'artefice esclusivo o principale del bene e del progresso tanto civile quanto ecclesiale.

La preghiera che insieme eleviamo è dunque impetrazione di aiuto e di consiglio dal Signore, datore di ogni bene, perché accompagni i lavori del Sinodo dei Vescovi appena iniziato; è domanda di assistenza allo Spirito Santo, affinché ricolmi dei suoi doni le menti ed i cuori dei Padri sinodali e di quanti partecipano a diverso titolo, in atteggiamento di reciproca collaborazione, a questa assise così straordinaria per le sue componenti e così impegnativa per i temi che deve affrontare.


2. La preghiera del Santo Rosario, dal canto suo, nel suo carattere semplice e profondo ad un tempo, contribuisce a collocare il Sinodo nella sua giusta prospettiva. Quella prospettiva cristologica, mariologica ed ecclesiale, che sola rivela l'intima ragione d'essere dei suoi lavori, la loro finalità ed il criterio stesso del loro procedere e del loro svolgersi. Tutto nella luce di Cristo, di Maria e della Chiesa! Nel Rosario contempliamo i misteri di Cristo attraverso gli occhi di Maria: Ella ce li svela, ce li fa gustare, ce li rende accessibili, "proporzionati" - si direbbe quasi - alla nostra piccolezza e fragilità.

Maria è nello stesso tempo "portavoce" dell'umanità presso Cristo.

Dell'umanità sofferente, oppressa, alla ricerca della verità e della salvezza.

Maria è al vertice del Popolo di Dio per intercedere a favore di tutti i fedeli che lo compongono.


3. Il mistero di Maria è ricco di suggerimenti per la comprensione del carisma laicale. Il Santo Rosario è una delle preghiere più significative del fedele e di ogni età e condizione. Nel Santo Rosario, anche il più umile e il più piccolo figlio o figlia del Popolo di Dio riscopre in pienezza la sua vocazione battesimale, il suo sacerdozio profetico e regale, acquista, in Maria e mediante Maria, una straordinaria capacità d'impetrazione presso il cuore di Cristo e del Padre.

Maria stessa, nel Santo Rosario, raccoglie le preghiere dei poveri e degli umili e conferisce ad esse una potentissima facoltà d'intercessione presso il trono dell'Altissimo.

Il Rosario, tramite Maria, fa scendere, per così dire, la luce salvifica di tutti i misteri di Cristo nelle circostanze e nelle difficoltà della comune vita quotidiana, del lavoro, della fatica, del dubbio, della sofferenza, della vita sociale e familiare, e tutto trasfigura, tutto innalza, tutto purifica.


4. Ecco la ragione di questo Santo Rosario per il Sinodo. Esso vuol essere la voce, la preghiera del Popolo di Dio che accompagna, per il tramite di Maria, i lavori dei Padri sinodali.

E' preghiera che nasce dalla coscienza della funzione materna di ispirazione e di protezione che Maria svolge nei confronti della Chiesa. Anche per questo Sinodo, noi attendiamo da Maria un intervento illuminante e corroborante, come abbiamo diritto e dovere di sperare per ogni riunione ecclesiale che ci impegna particolarmente nella ricerca della volontà di Dio.

Il Rosario ci presenta, sullo sfondo dei misteri di Cristo e di Maria, le vicende che accomunano la vita di tutti i cristiani: sono misteri di gioia, di sofferenza, di gloria, misteri che parlano di grazia, di virtù, di santità.

E questi, allora, sono i misteri che dovranno essere messi particolarmente a fuoco nel Sinodo. Essi dovranno sempre brillare davanti agli occhi dei nostri Pastori. Da essi, fondamentalmente, scaturisce la dignità del laico.


5. così - meditando con Maria - noi contempliamo, nella vita sua e del Figlio, la vita di ogni cristiano, del comune fedele. Questi, chiamato a vivere entro le transitorie e pur affascinanti responsabilità culturali, familiari, sociali, politiche e lavorative, ha un criterio, ha una ragione fondamentale di tutta la sua azione: la vita stessa di Cristo e la sua Parola, che ci si ripresentano in assoluta verità attraverso l'ininterrotta tradizione della Chiesa e del suo magistero.

Questa Parola viva di Dio ispira sempre nuove iniziative passando attraverso la passione di milioni di uomini che, nel loro sforzo di tradurre nell'ordine storico e temporale le esigenze del Vangelo, portano quei frutti a cui Gesù mirava quando affidava agli Apostoli il compito decisivo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20).


6. Dall'alto della Croce, proprio nel momento dell'apparente sconfitta, il Figlio di Dio parla di una vocazione, prospetta una missione: "Donna, ecco tuo figlio!" ... "Ecco tua madre!" (Jn 19,26-27).

Maria non solo ci precede nel "si" totale a Dio, ma ci insegna anche a farlo nostro nelle circostanze in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere. Il coraggio della sua obbedienza, lo sguardo sempre rivolto a Cristo, la vita radicalmente orientata a Dio, l'intraprendenza delle sue iniziative di carità: con Elisabetta, alle nozze di Cana, durante il ministero pubblico del Figlio, sotto la Croce, nel Cenacolo, sono altrettanti momenti che ci presentano Maria come madre della vocazione e della missione cristiana. Non è forse coincidenza singolare e significativa che i lavori del Sinodo si svolgano proprio durante la celebrazione dell'Anno Mariano? E' anche questo per noi un motivo di grande speranza. Incontrando, nei miei viaggi apostolici, la realtà commovente di nuove aggregazioni laicali, di nuovi movimenti, di associazioni, di un numero sempre più grande di giovani e di adulti che scoprono o riscoprono in Cristo vivente la ragione della loro speranza e della loro gioia, non posso non pensare all'effetto dell'intercessione di Maria che ottiene da suo Figlio sempre nuove grazie per tutti.

Si, Madre, ecco i tuoi figli. Ottienici da questo Sinodo, che si apre nel venticinquesimo anniversario dall'inizio del Concilio, di meglio comprendere, alla sua luce, la vocazione e la missione che tuo Figlio ha voluto per ciascun uomo. così sia.

1987-10-03 Data estesa: Sabato 3 Ottobre 1987




Rito di beatificazione nella Basilica Vaticana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Marcel, Pierina, Antonia sono consegnati a voi laici e a voi giovani come testimoni di un amore in cammino"

Testo:

1. "La vigna del Signore è la casa d'Israele" (Is 5,7). Noi siamo la vigna del Signore, cari fratelli e sorelle! Noi suo popolo, convocato alla mensa della Parola e del Pane di vita! Noi, suo popolo radunato nell'unità e varietà dei doni dello Spirito! La vigna: ecco la parola centrale della liturgia di oggi, l'immagine che lega tra loro il brano di Isaia, il salmo responsoriale e il Vangelo di Matteo.

Oggi risuona ancora una volta nei nostri orecchi il canto della vigna, cantico di amore e parabola di giudizio. Isaia canta l'amore di Dio, padrone ed agricoltore, per la "sua piantagione preferita": "Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna, che io non abbia fatto?" (Is 5,4). Ma è lo stesso profeta che manifesta la delusione di Dio di fronte all'uva selvatica, di fronte alla violenza fisica e morale che abita nella casa di Israele (cfr. 3,14). Ed allora, ecco il giudizio: Dio è pronto ad abbandonare questo terreno che ha coltivato: senza la sua protezione esso tornerà ad essere un deserto inospitale.


2. Ma proprio qui si leva un grido di smarrimento e insieme di fiducia: "Perché hai abbattuto la sua cinta e ogni viandante ne fa vendemmia?" (Ps 80[79],13). E' il Salmista che richiama con insistenza l'attenzione di Dio, ne invoca la presenza: "Volgiti, guarda dal cielo, vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato" (Ps 15). In questo grido ed in questo crescendo di invocazioni, si realizza il passaggio da Isaia al Vangelo.


3. Nella parabola di Matteo la vigna è ormai solo lo sfondo del dramma. Balzano in primo piano coloro che la coltivano. Il centro dell'attenzione si sposta su una nuova ingiustizia: non più il rifiuto del lavoro, ma il rifiuto di consegnarne i frutti al Padrone della vigna.

Il rapporto di alleanza viene misconosciuto dai vignaioli, i quali, nel "tempo dei frutti" (Mt 21,34), non riconoscono altro padrone che se stessi.

C'è di più. I vignaioli si spingono fino al punto di bastonare gli inviati del Padrone, i suoi servi fedeli, i profeti. E quando Egli manda loro il suo Figlio, come definitiva parola di convincimento e di mediazione, essi "lo prendono, lo buttano fuori dalla vigna e lo uccidono" (Mt 21,39). Al Figlio, cui doveva andare tutto il rispetto (Mt 21,37), viene riservato il trattamento in uso per i bestemmiatori presso Israele.

A questo punto la parabola diventa preannuncio degli avvenimenti pasquali. Inizia il dramma del Figlio di Dio, dell'Alleanza nel sangue di Lui (Mt 26,28). Gesù dice di se stesso: "La pietra che i costruttori hanno scartato", proprio quella pietra "è diventata testata d'angolo" (Mt 21,24).

"La vigna del Signore è la casa d'Israele...". Mediante il mistero pasquale diventa chiaro che il Dio dell'Alleanza costruisce la sua casa, nella storia dell'uomo, su Cristo: la pietra rifiutata diventa sul Calvario la pietra angolare della costruzione divina nella storia del mondo. Da quel momento la croce diventa l'inizio della risurrezione nella potenza dello Spirito Santo.


4. Fratelli e sorelle, nell'Eucaristia che celebriamo, l'ora del Figlio di Dio si fa ora della Chiesa, di un popolo nuovo che ha in Cristo la sua pietra angolare.

A questo popolo appartengono i tre giovani che la Chiesa eleva oggi alla gloria dei Beati: Marcel Callo, Pierina Morosini e Antonia Mesina.

Tutti e tre sono laici, sono giovani, sono martiri! Figli di questo nostro secolo, difficile ma appassionante, hanno condiviso l'ora del Figlio di Dio, rimanendo intimamente uniti a Lui nel mondo.

Con trepidazione e gioia li presentiamo al popolo cristiano e a tutti gli uomini di buona volontà come "germogli scelti" che il divino Agricoltore ha coltivato nel nostro tempo attraverso le loro famiglie, le loro associazioni, specialmente l'Azione Cattolica e la JOC, attraverso il lavoro in casa e in fabbrica, attraverso il martirio.

Nella prima domenica del Sinodo, che s'è raccolto per riflettere sul tema "Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent'anni dal Concilio", acquista una singolare eloquenza il fatto che tre laici ottengano la gloria dei Beati. Li presentiamo a tutti come "fedeli laici", come giovani e coraggiosi "cittadini della Chiesa e del mondo", fratelli di un'umanità nuova, costruttori liberi e non-violenti di una civiltà pienamente umana, segno profetico della Chiesa del terzo millennio, resa "sale" del mondo grazie anche alla presenza di laici santi.


5. Si, nella sua misericordia, il Signore ha sempre dato alla sua "vigna", al suo Popolo, una "corte" di santi che proclamano la grandezza dell'uomo quando si lascia cogliere e condurre dallo Spirito di Dio.

Marcel Callo, che ho la gioia di proclamare Beato, in mezzo alla sua famiglia, alla sua diocesi di Rennes e ai numerosi rappresentanti della JOC e degli scouts, non è arrivato da solo alla perfezione evangelica. Una famiglia modesta, profondamente cristiana, ve l'ha condotto. Gli scouts e poi la JOC hanno proseguito l'opera. Nutrito dalla preghiera, dai sacramenti e da un'azione apostolica pensata secondo la pedagogia di questi movimenti, Marcel ha costruito la Chiesa con i suoi fratelli, i giovani lavoratori cristiani. E' nella Chiesa che si diventa cristiani, ed è con la Chiesa che si costruisce un'umanità nuova.

Marcel non è arrivato subito alla perfezione evangelica. Ricco di qualità e di buona volontà, ha a lungo lottato contro la tentazione del mondo, contro se stesso, contro il peso delle cose e della gente. Ma, pienamente disponibile alla grazia, si è lasciato progressivamente condurre dal Signore, fino al martirio.

Le difficoltà hanno maturato il suo amore personale per Cristo. Dalla sua prigione scrisse al fratello, recentemente ordinato sacerdote: "fortunatamente, c'è un amico che non mi lascia un solo istante e che sa sostenermi e consolarmi. Con Lui si superano anche i momenti più dolorosi e sconvolgenti. Non ringraziero mai abbastanza Cristo di avermi indicato il cammino che ora percorro".

Si, Marcel ha incontrato la Croce. In Francia prima. Poi - strappato all'affetto della sua famiglia e di una fidanzata che amava teneramente e castamente - in Germania, dove rifondo la JOC con alcuni amici, molti dei quali morti per essere testimoni del Signore Gesù. Inseguito dalla Gestapo, Marcel è andato fino in fondo. Come il Signore, ha amato i suoi fino all'estremo e la sua vita è diventata eucarestia.

Raggiunta la gioia eterna di Dio, testimonia come la fede cristiana non separi la terra dal cielo. Il cielo si prepara sulla terra nell'amore e nella giustizia. Quando si ama si è già "beati". Il Colonnello Tiboldo, che aveva visto morire migliaia di prigionieri, l'assisteva all'alba del 19 marzo 1945; testimonia con insistenza e con emozione: Marcel aveva lo sguardo di un santo.

Il messaggio vivente rilasciato da Marcel Callo ci riguarda tutti.

Ai giovani lavoratori cristiani mostra lo straordinario splendore di quelli che si lasciano abitare da Cristo e si dedicano alla liberazione totale dei fratelli.

Ai cristiani della diocesi di Rennes, e sulla scia dei vescovi fondatori Armand e Melaine, del beato Yves Mahyeuc, del beato Julien Maunoir, di San Louis-Marie Grignion de Montfort, della beata Jeanne Jugan, Marcel Callo ricorda la fecondità spirituale della Bretagna quando essa sa vivere nella fede dei suoi padri.

A noi tutti, laici, religiosi, sacerdoti o vescovi, rilancia l'universale appello alla santità: una santità e una gioventù spirituale di cui il nostro vecchio mondo occidentale ha tanto bisogno per continuare ad annunciare il Vangelo. [Traduzione dal francese].


6. Rallegratevi con me e con tutta la Chiesa, voi fratelli e sorelle della diocesi di Bergamo, abitanti di Fiobbio e di Albino, che siete venuti a Roma per la beatificazione di Pierina Morosini.

Sono in mezzo a voi le radici della sua religiosità. Cresciuta in un ambiente di alta vita spirituale incarnata nella famiglia, la Beata Morosini ha seguito Cristo povero ed umile nella cura quotidiana dei numerosi fratelli. Avendo scoperto che "poteva farsi santa anche senza andare in convento", si è aperta con amore alla vita parrocchiale, all'Azione Cattolica ed all'apostolato vocazionale.

La preghiera personale, la partecipazione quotidiana alla santa Messa e la direzione spirituale l'hanno portata a capire la volontà di Dio e le attese dei fratelli, a maturare la decisione di consacrarsi privatamente al Signore nel mondo.

Per dieci anni ha vissuto le difficoltà e le gioie di lavoratrice in un cotonificio della zona, facendo i turni e spostandosi sempre a piedi. Le colleghe testimoniano la sua fedeltà al lavoro, la sua affabilità unita al riserbo, la stima che godeva come donna e come credente. Proprio nel tragitto verso casa, trent'anni fa, si è consumato il suo martirio, estrema conseguenza della sua coerenza cristiana.

I suoi passi pero non si sono fermati, ma continuano a segnare un sentiero luminoso per quanti avvertono il fascino delle sfide evangeliche.


7. E rallegratevi con me anche voi della diocesi di Nuoto, voi cittadini di Orgosolo e dell'intera Sardegna, per la giovane Antonia Mesina, che oggi proclamiamo beata.

Il suo martirio è anzitutto il punto di arrivo di una dedizione umile e gioiosa alla vita della sua numerosa famiglia: è stato il suo si costante al servizio nascosto in casa che l'ha preparata ad un si totale.

Sin da piccola - erano gli anni del primo dopoguerra - Antonia ha sperimentato la durezza della sua terra e la generosità della sua gente; guidata dai genitori, dalla maestra e dal parroco si è aperta con coraggio ai valori della vita e della fede; in particolare alla scuola della Gioventù Femminile di Azione Cattolica ha posto in profondità le radici umane e cristiane del suo desiderio di purezza e di donazione.

E a solo sedici primavere si è trovata a vivere il suo si eroico alla beatitudine della purezza, difesa fino al sacrificio supremo.

Il fascio di legna raccolto per fare il pane nel forno di casa, quel giorno di maggio del 1935, rimane sui monti accanto al suo corpo straziato da decine e decine di colpi di pietra. Quel giorno si accende un altro fuoco e si prepara un altro pane per una famiglia molto più grande.

Beati perché "puri di cuore", Marcel, Pierina e Antonia sono consegnati a voi, laici, a voi giovani, come testimoni di un amore in cammino, capace di vedere oltre l'umano, di "vedere Dio" (Mt 5,8); sono consegnati a voi come esempi di fede matura, libera da compromessi, consapevole della dignità umana e cristiana della persona; come canto di speranza per le nuove generazioni che lo Spirito continua a chiamare alla radicalità del Vangelo.


8. La vigna del Signore oggi è in festa. In questi nuovi Beati si adempiono le parole di Cristo: "Io vi ho scelto e vi ho costituiti, perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16). Essi sono andati. Ed hanno portato il frutto della santità. La santità è la vocazione principale dell'intero popolo di Dio: questi Beati, questi laici, ne sono conferma e realizzazione.

Nella santità di ogni battezzato si rivela la potenza della pietra su cui poggia la divina costruzione. Il mistero pasquale - annunziato nel Vangelo di oggi - opera incessantemente con la potenza dello Spirito di santità, genera sempre nuovi santi e nuovi beati.

Resi pietre vive dallo Spirito, i beati Marcel, Pierina e Antonia sono stati trovati fedeli, in posizione di difesa dei valori umani e cristiani; oggi vengono collocati in posizione di annuncio, annuncio della gioia che scaturisce dal glorificare Cristo nel proprio corpo (cfr. Ph 1,20). "Tenendo alta la parola di vita" (Ph 2,16) gridano il loro messaggio con la forza silenziosa del martirio, scrivendo nel loro giovanile sangue un inno a Cristo, re e signore dei martiri, di ieri, di oggi, di sempre.


9. Sulle orme di San Paolo, evangelizzatore e martire, i nuovi Beati ci sollecitano ad unire le nostre fatiche a quelle di tutti i credenti per far fruttificare la vigna di Dio: "Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri" (Ph 4,8). Con San Paolo ci ricordano il dovere di assumere tutto il positivo che vi è in ogni cultura, in ogni situazione storica, in ogni persona.

E con San Paolo aggiungono: "Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare" (Ph 4,9).

L'invito dei tre giovani martiri acquista un'eloquenza particolare per noi che prendiamo parte al Sinodo. La loro testimonianza ci stimola a pensare con attenzione rinnovata al ruolo dei laici nella Chiesa, al lavoro che essi sono chiamati a svolgere nel Popolo di Dio per la salvezza del mondo. La loro vicenda ci ricorda in particolare che, al di là della vocazione specifica di ciascuno, c'è una vocazione che è comune a tutti, la vocazione alla santità. Ed è la vocazione che ha il primato su tutte, perché dalla generosità della risposta a tale vocazione dipende l'autenticità e l'abbondanza dei frutti che ciascuno è chiamato a portare nella "Vigna del Signore".

Non dimenticate: la vigna! / la vigna del Signore! / Non dimenticate: la pietra angolare! "E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù" (Ph 4,7).

1987-10-04 Data estesa: Domenica 4 Ottobre 1987




Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il laico è chiamato a santificare se stesso rimanendo ciò che egli è, uomo tra gli uomini

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle! 1. La proclamazione di tre nuovi Beati, avvenuta poco fa nella Basilica di San Pietro, offre alla Chiesa una luce ed un incoraggiamento di particolare attualità, indicando a tutti i laici della Comunità cristiana il desiderio e l'impegno di divenire santi.

La celebrazione odierna all'inizio del Sinodo Episcopale sulla vocazione e missione dei laici conduce la nostra riflessione su un testo illuminante del Concilio Vaticano II: "E' a tutti chiaro che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso anche nella società terrena un tenore di vita più umano" (LG 40).

Il Sinodo dei Vescovi si propone di rinvigorire la coscienza dei laici circa questa chiamata universale alla santità nella carità (Instrumentum Laboris, 35), confermando nella Chiesa la consapevolezza che tutti i membri del popolo di Dio, in forza della fede che hanno ricevuto, sono invitati a tendere con tutto il loro impegno alla gloria della Trinità ed al bene degli uomini. Essi, i laici, sono così tenuti, per una singolare vocazione, a contribuire all'incremento della vita spirituale della Chiesa, affinché essa realizzi, tutta insieme, la sua continua ascesa verso la santità.


2. Vorrei oggi ricordare soprattutto le figure eccelse di credenti che, vivendo nel cuore del mondo, nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale conducono un'esistenza tutta intessuta di fede, ordinando secondo Dio le stesse realtà temporali. Quante madri e quanti padri di famiglia, ad esempio, guidati dallo Spirito nella loro fedeltà alla vocazione soprannaturale di cristiani, hanno saputo plasmare la loro vita quotidiana secondo modelli eroici di virtù.

Rispondendo nel pensiero e nelle opere, con costante impegno, agli impulsi della grazia, essi hanno potuto raggiungere, talvolta con eccezionale vigore, vette sublimi di bontà e di santità. Tali esempi ci confermano che ogni laico, pur attendendo - secondo il proprio stato - alle cose del mondo, può essere cristiano in senso pieno, cioè santo.


3. Il laico si santifica cercando il Regno di Dio in modo proprio. Egli è chiamato a operare la sua santificazione non al di fuori dei compiti terreni che gli sono affidati, quasi estraniandosi dal mondo per servire Dio, ma piuttosto compenetrando di un profondo senso religioso i propri doveri, quasi scoprendo giorno per giorno, momento per momento, la presenza dello Spirito di Dio che, come riempie l'universo, così guida la sua anima. Il laico è chiamato a santificare se stesso accettando di corrispondere a questa interna azione dello Spirito, e rimanendo ciò che egli è, uomo tra gli uomini, 4. Rivolgiamo ora la nostra preghiera alla Vergine per chiedere a lei il dono della santificazione dei laici nella Chiesa. Maria Santissima con la sua intercessione susciti in tutti i fedeli un forte desiderio di santità, proponendo a tutti il modello della sua singolarissima testimonianza. Come sposa e madre nell'intimo della casa di Nazaret, in tutto simile ad una comune donna del suo tempo, Ella visse il mistero della più profonda unione con Dio, essendo Madre di Dio, Madre della Chiesa e Madre nostra nell'ordine della grazia.

Preghiamola, perché tutti ci illumini sulla via della santificazione!

1987-10-04 Data estesa: Domenica 4 Ottobre 1987




Ai pellegrini italiani venuti per la beatificazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Antonia Mesina e Pierina Morosini: invito alla gioia e alla conversione

Testo:

1. Cari fratelli e sorelle, eccoci di nuovo insieme il giorno dopo la beatificazione delle vostre conterranee, la beata Antonia Mesina e la beata Pierina Morosini. Ieri insieme nella solenne liturgia in San Pietro, oggi insieme in questo clima di famiglia.

Vi saluto con profonda gioia.

Saluto innanzitutto i fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio: come pastori in mezzo al gregge essi sono i primi a trepidare per le insidie con cui le forze del male minacciano i loro fedeli, i primi a gioire delle vittorie che la grazia sa ottenere anche in chi può apparire umanamente fragile, come le due giovani salite ieri alla gloria degli altari. Vorrei rivolgere un particolare pensiero al Vescovo di Bergamo, Monsignor Oggioni, che per motivi di salute non ha potuto essere presente alla beatificazione ed a lui invio un cordiale augurio di pronto ristabilimento.

Saluto poi le vostre comunità parrocchiali e le vostre associazioni ecclesiali: sono esse il grembo di quella santità laicale che la Chiesa in questi giorni addita a tutti come meta possibile anche in questo nostro mondo, nel quale non cessa di agire la forza del mistero pasquale. Saluto in special modo voi, giovani del seminario di Bergamo, esortandovi a ben prepararvi alla vostra futura missione, da cui la Chiesa tanto si attende. Saluto soprattutto voi familiari delle due nuove Beate, in special modo la mamma di Pierina Morosini e poi tutti gli altri parenti, giustamente fieri della testimonianza cristiana resa dalle due ragazze a prezzo del sangue, e voi tutte famiglie cristiane del bergamasco e del nuorese: due vostre figlie sono ora sugli altari. Celebriamo in loro l'iniziativa della grazia divina e la libera e coraggiosa risposta umana.


2. A voi, Orgosolesi, a voi pellegrini venuti dalla diocesi di Nuoro e da tutta la Sardegna, il mio saluto e il mio affetto.

Ripenso con voi alla giovane Beata, uccisa nella campagna di Ovadduthai, mentre raccoglieva legna per la famiglia. Il suo martirio e la sua verginità sono per tutti noi dono e responsabilità; sono segno dell'azione dello Spirito e chiamata all'imitazione nell'esercizio quotidiano di un cristianesimo senza compromessi; sono invito a farci seme che muore per portare molto frutto (cfr. Jn 12,24). Nel terreno della famiglia come delle amicizie, del lavoro come della scuola, la piccola Antonia, ieri beatificata, sia di sprone e di aiuto per tutti, ma specialmente per voi giovani: affascinati dalla sua purezza e dalla sua fortezza, lasciatevi confermare dalle sue certezze ed orientare dal suo amore.


3. A voi di Fiobbio e della diocesi di Bergamo vorrei dire: "Sti bé! - State bene!". Era, questo, un saluto abituale della beata Morosini, quando andava e veniva dal lavoro. Le sue labbra e il suo cuore lo ridicono ancora oggi, a tutti, nel dialetto a voi familiare e nella lingua universale dell'amore cristiano. E' un augurio di bene, seminato lungo le strade di tutti i giorni. Un saluto feriale che sulle labbra di chi crede acquista la ricchezza di un calore nuovo, attinto alla fiamma che brucia nel cuore stesso di Dio. I passi che voi tutti muovete, ogni giorno, nella vita familiare e parrocchiale, nell'ambiente di lavoro o nella comunità civile, sappiano seguire le orme lasciate dalla beata Pierina: siano passi di credenti che incontrano il Signore nell'Eucaristia, nella comunità, in ogni fratello; passi di lavoratori e di lavoratrici, che nell'adempimento del dovere quotidiano sanno di collaborare con Dio nell'edificazione del mondo; passi di testimoni che sentono la responsabilità di accompagnare chi è piccolo o debole verso la piena maturità della fede; passi di chi non leva mai la mano per ferire, ma per sostenere, per confortare, per beneficare.

E' quanto vi chiede la vostra Beata, ripetendo anche oggi il suo saluto: "Sti bé!".


4. Miei cari, le campane delle vostre comunità hanno dato l'annuncio gioioso di queste beatificazioni. Sono un invito alla gioia ed alla conversione, perché Dio, "che incorona gli umili di vittoria" (Ps 146,6), ha mostrato ancora una volta in queste giovani donne la potenza della sua grazia. Il mio augurio è che, per loro intercessione, Egli "vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede" (2Th 1,11). Portate con voi, nelle vostre comunità, la speranza della Chiesa intera: che "sia glorificato il nome del Signore Gesù in voi e voi in Lui" (2Th 1,12).

Beata Antonia, beata Pierina, pregate per noi! Pregate per noi, affinché sappiamo accogliere il valore impagabile della vita, insieme con le indicazioni che il senso cristiano offre sul modo di spenderla bene! Pregate per noi, affinché sappiamo accogliere il fascino dell'età giovanile, scoprendone la radice in quel Dio che abbraccia ogni età con la sua eterna giovinezza! Pregate per noi, affinché sappiamo accogliere il valore del corpo per la vocazione umana e cristiana, senza tuttavia mai dimenticare che vi sono valori più grandi, per i quali può essere giusto perdere la vita stessa per riaverla in Dio! Pregate per noi, infine, affinché siamo trovati fedeli a Cristo e al mondo nel quale il Signore ci colloca come laici, religiosi e sacerdoti. Amen!

1987-10-05 Data estesa: Lunedi 5 Ottobre 1987




Ai pellegrini francesi venuti per la beatificazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Lasciatevi penetrare dalla spiritualità che trasformo la vita di Marcel Callo"

Testo:

Mi rivolgo ora ai fortunati pellegrini giunti per la beatificazione di Marcel Callo. Voglio innanzi tutto evocare con gratitudine l'opera del Cardinale Paul Gouyon che ha portato avanti con risolutezza questa Causa, con la collaborazione efficace del Postulatore, Padre Marcel Martin. Saluto fraternamente il successore del Cardinale, Monsignor Jacques Jullien. L'evento di ieri sarà una grazia per il suo ministero episcopale. I miei saluti vanno anche ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, ai delegati della JOC e degli Scouts, a tutti i pellegrini della Bretagna, della Francia, della Germania e dell'Austria, tutti molto legati alla glorificazione del martire della fede di Mauthausen.

Con emozione, mi rivolgo alla famiglia del Beato. Quanto sono felice di benedire la memoria dei suoi genitori, Jean-Marie Callo e Félicité Fanène, che accolsero nove figli nel loro focolare profondamente cristiano! Che inno alla vita in questa famiglia segnata e santificata dalla croce. La perdita del loro quarto figlio a pochi mesi dalla nascita; la morte tragica di Marie Madeleine a vent'anni, sotto i bombardamenti dell'otto marzo 1943; alcuni giorni più tardi la partenza di Marcel per i lavori forzati in Germania. Fratelli e sorelle, nipoti e parenti tutti del Beato, che la vostra vita sia per sempre illuminata e sollevata dal ricordo del 4 ottobre 1987! Rivolgo un saluto particolare al maggiore dei fratelli Callo, Jean, il cui ministero sacerdotale ha molto beneficiato dell'invisibile sostegno del fratello minore.

Con poche parole voglio lanciare a tutti un appello affinché tutti si lascino penetrare dalla spiritualità paolina e mariana che trasformo la vita di Marcel. Si, la mistica di San Paolo l'invadeva: "Se vivo, non sono più io che vivo, ma il Cristo che vive in me". Ecco la spiegazione della sua grazia fuori dal comune, a Rennes e in Germania. Oggi la Bretagna, la Francia, l'Europa hanno bisogno urgente di evangelizzatori con la tempra di Marcel Callo.

Infine, consolidate il vostro legame personale e comunitario con la Madre di Dio. Per tutta la vita, Marcel, è stato come il figlio di Notre Dame de Bonne Nouvelle, la cui santa immagine, coronata nel 1908, venerata a Rennes dal XV secolo, è sempre pregata nell'attuale Basilica di Saint-Aubin. Marcel non aveva studiato la teologia mariana, ma l'educazione ricevuta dalla madre e dalla parrocchia l'ha condotto verso l'autentica pietà mariana della Chiesa cattolica.

Ha riservato alla Vergine un posto privilegiato, fino ai suoi ultimi istanti. La maternità divina di Maria, e la sua partecipazione alla nascita e alla crescita della Chiesa non erano per lui semplici parole. E' veramente con Lei e per Lei che ha risposto alla Buona Novella di Gesù Cristo. Che il suo rimarchevole esempio, in questo Anno Mariano, possa contribuire al risveglio nelle vostre diocesi della vera devozione nei confronti della Vergine, la devozione che lega saldamente i credenti alla figura di Cristo e li spingere a prendere sul serio i molti compiti dell'evangelizzazione contemporanea! Ancora una volta, vi benedico tutti nel nome del Signore e vi assicuro del mio affetto paterno.

[Traduzione dal francese]

1987-10-05 Data estesa: Lunedi 5 Ottobre 1987









A militari statunitensi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dio vi accompagni e vi avvicini al servizio del prossimo

Testo:

Cari amici.


GPII 1987 Insegnamenti - Alla solenne veglia di preghiera con i Padri sinodali nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)