GPII 1987 Insegnamenti - A militari statunitensi - Città del Vaticano (Roma)


1. Sono lieto di ricevere oggi in Vaticano i membri dell'Antica ed Onorevole Compagnia di Artiglieria del Massachusetts. Nel salutarvi ricordo la mia recente visita pastorale agli Stati Uniti che mi ha aiutato ad apprezzare in modo più profondo il ricco pluralismo etnico e culturale del vostro paese, così come la vostra giovanile vitalità e i vostri talenti. I miei pensieri vanno alla mia prima visita all'America, otto anni fa, e più particolarmente al tempo che ho trascorso a Boston, quando molti di voi forse, e certamente molti vostri amici e vicini, mi diedero un caloroso e cortese benvenuto. Sono felice di avere l'occasione di ripagarvi per la vostra gentilissima ospitalità.


2. Come le Guardie Svizzere che prestano generosamente il loro servizio qui in Vaticano, la vostra celebre organizzazione può vantare una storia gloriosa e illustre. Ciò che inizio tre secoli e mezzo fa come uno sforzo organizzato per provvedere alla protezione dei primi colonizzatori nel New England nel suo conseguente sviluppo ha portato avanti una varietà di importanti servizi: progettato e amministrato le leggi, promosso l'industria e il commercio, contribuito all'educazione e al benessere dei vostri cittadini.

Siete stati coinvolti, in un modo speciale, in molte attività caritative, sia come Compagnia che come individui. In questo, siete stati fedeli alla Regola d'oro: "Ama il prossimo come te stesso".


3. L'impegno di generoso servizio è veramente un impegno di amore disinteressato.

Dimenticando voi stessi, vostri progetti e le vostre preferenze personali, cercate di essere attenti ai bisogni degli altri, senza distinzione di persone, con profondo rispetto e interesse per la dignità data da Dio a ognuno dal momento del concepimento fino a quello della morte naturale.

Noi che siamo i discepoli di Cristo crediamo che un simile amore non sia possibile se non è fondato sull'amore di Dio. Come scrive san Giovanni, "L'amore quindi consiste in questo: non noi abbiamo amato Dio, ma egli ci ha mandato il suo Figlio in offerta per i nostri peccati" (1Jn 4,10). Questa è una grande fonte di consolazione e speranza: il fatto che Dio ci ha amati, che l'amore di Dio ci accompagna ogni giorno della nostra vita.

Prego perché ognuno di voi conosca e gioisca sempre dell'amore di Dio nostro Padre. In questo amore, troverete la forza per continuare a offrire il vostro amorevole servizio agli altri, specialmente ai poveri. Il Signore assicuri le sue abbondanti benedizioni a voi e ai vostri cari.

1987-10-10 Data estesa: Sabato 10 Ottobre 1987




All'Unione Melchita cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate artefici del dialogo di comprensione e di pace

Testo:

Sono felice di accogliere questa mattina il mio caro fratello, sua beatitudine Maximos Hakim, patriarca greco-melchita, cattolico di Antiochia, di Alessandria e di Gerusalemme, e con lui un gruppo di distinti rappresentanti delle comunità melchite cattoliche disperse in numerosi paesi del mondo.

Voi rappresentate l'"Unione melchita cattolica internazionale", organismo che avete voluto costituire, con il vostro patriarca e con i vostri vescovi, per mantenere viva l'eredità melchita, per favorire l'unità e la solidarietà tra i fedeli dispersi nel mondo e la Chiesa Madre. Il fenomeno dell'emigrazione, troppo spesso causa di sofferenze e di sacrifici, nel corso degli anni ha avuto come conseguenza la dispersione sempre più grande della vostra Chiesa in molti paesi e per numerose famiglie l'allontanamento di questa regione dal Medio Oriente dove la vostra Chiesa è nata, si è sviluppata e conserva vive le sue ricche e profonde tradizioni.

Integrandosi pienamente nella società dei diversi paesi che li accolgono i melchiti cattolici possono mantenere la vitalità e la ricchezza delle loro tradizioni liturgiche e spirituali e un attaccamento ininterrotto alla regione delle loro origini. E' in questa regione che le loro famiglie hanno le proprie radici, e soprattutto che si trovano le sedi antiche degli apostoli, ad Alessandria, ad Antiochia e a Gerusalemme, ai quali risale la Chiesa melchita.

La Chiesa Madre nel momento in cui testimonia una storia molto ricca, ivi è viva e attiva. Essa fa parte delle Chiese orientali a riguardo delle quali il Concilio Vaticano II ha particolarmente espresso la sua stima, la sua lode, la sua sollecitudine (cfr. OE 1).

Voi sapete quanto questa regione sia costantemente presente al mio spirito e cara al mio cuore. Essa è stata la culla del cristianesimo; è fonte di inquietudine perché là vivono dei fratelli nella fede, dei fratelli nell'umanità che soffrono e guardano all'avvenire nella paura e nell'angoscia, particolarmente nel Libano. E' un'angoscia che condividono evidentemente i cristiani orientali della diaspora.

I greci-melchiti-cattolici possono essere ovunque, ma soprattutto nel Medio-Oriente, degli artefici del dialogo, della comprensione e della pace. Membra della Chiesa universale e ricchi della storia della loro Chiesa particolare, essi possono essere i promotori di un'azione comune, con coloro che appartengono alle altre Chiese particolari d'Oriente e d'Occidente. Il Concilio Vaticano II ha detto espressamente che la diversità delle tradizioni, lungi dal nuocere all'unità della Chiesa, la mette invece in risalto (cfr. OE 2).

Mentre qui, a Roma, i vescovi venuti dal mondo intero riflettono sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, vorrei rivolgermi in modo particolare a voi e per mezzo vostro a tutti i laici della Chiesa melchita, per incoraggiarvi a riflettere sulla vostra dignità di membri del popolo di Dio e sui compiti che essa comporta al fine di essere autentici testimoni del Vangelo, nel mondo intero e soprattutto nella regione del Medio-Oriente. Non è un compito facile, ma il sostegno della grazia del Signore lo rendono possibile.

Prego Dio misericordioso di benedire i vostri sforzi, e con voi affido alla Vergine Maria le aspirazioni che avete a cuore in unione con la vostra Chiesa. Di tutto cuore imparto la mia benedizione apostolica a voi che siete qui, alle vostre famiglie, alle comunità melchite alle quali appartenete e a tutti i fedeli della Chiesa greco-melchita-cattolica.

1987-10-10 Data estesa: Sabato 10 Ottobre 1987




Per il 25° di apertura del Concilio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fervente augurio alla prima generazione postconciliare

Testo:

1. "Il Signore è il mio pastore" (Ps 22,1).

Quanto sovente la Chiesa pronunzia queste parole! Oggi desidera pronunziarle in spirito di particolare gratitudine e con volontà rinnovata di totale affidamento. Oggi, 11 ottobre, è infatti il 25° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II. E che cosa è stato questo Concilio, se non un'ennesima conferma dell'amore e della vigile sollecitudine del Signore, che è il buon pastore della sua Chiesa? Nel tempo opportuno egli riuni i suoi servi, i vescovi di tutto il mondo i quali, accogliendo l'appello di Pietro nella persona del suo successore Giovanni XXIII, vennero sul colle Vaticano per intraprendere un comune lavoro a servizio del gregge, loro affidato. Apparve chiaro, ancora una volta, che il buon pastore conduce il suo gregge ad "acque tranquille", dove le pecore possono dissetare le loro anime. Apparve chiaro che egli trova per esse i "pascoli erbosi" e che prepara la mensa del Vangelo nel calore della comunità fraterna.

Coloro ai quali fu dato di partecipare, negli anni 1962-1965, ai lavori del Concilio in questa basilica di San Pietro, non dimenticheranno mai quale benedizione sia abitare nella casa del Signore. Quale benedizione sia essere riuniti nello Spirito di verità, che ci insegna costantemente ogni verità e ci permette di sentire sempre di nuovo quella consolazione, che è portata dalla presenza di Cristo, il buon pastore. "Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza" (Ps 22,4).


2. Si, il Concilio Vaticano II è stato un momento singolare, nel quale la Chiesa del nostro tempo ha sperimentato la presenza illuminante e rassicurante del buon pastore. Il significato fondamentale del grande evento ecclesiale, le sue ragioni, i suoi scopi, le sue speranze furono delineati in quel mirabile discorso che Papa Giovanni XXIII pronuncio venticinque anni fa, propria in questa data, in occasione della solenne apertura del Concilio. "I Concili Ecumenici - egli affermava - ogniqualvolta si radunano, sono celebrazione solenne della unione di Cristo e della sua Chiesa e perciò portano a universale irradiazione di verità, retta direzione di vita individuale, domestica e sociale; a irrobustimento di spirituali energie, in perenne elevazione verso i beni veraci ed eterni... Questo massimamente riguarda il Concilio: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace".

E spiegava dicendo che "dalla rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l'insegnamento della Chiesa nella sua interezza e precisione, quale ancora splende negli atti conciliari da Trento al Vaticano I, lo spirito cristiano, cattolico e apostolico del mondo intero attende un balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze, è necessario che questa dottrina certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo.

Altra cosa è infatti il deposito stesso della fede, vale a dire le verità contenute nella nostra dottrina degna di venerazione, e altra cosa è la forma con cui quelle vengono enunciate, conservando ad esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata. Bisognerà attribuire molta importanza a questa forma e, se sarà necessario, bisognerà insistere con pazienza nella elaborazione: e si dovrà ricorrere a un modo di presentare le cose, che più corrisponda a un magistero, il cui carattere è preminentemente pastorale".


3. in questa prospettiva pastorale i padri del Concilio si sono sforzati di orientare i propri lavori, offrendo alla Chiesa un grandioso corpo di dottrina che tocca un po' tutti gli aspetti della vita cristiana ed ecclesiale, gettando così nuova luce sulle verità perenni del mistero cristiano. Meravigliosa è stata la ricchezza di fattori che hanno concorso ai lavori e all'elaborazione di questo Concilio: 2860 padri vi hanno partecipato in rappresentanza delle Chiese presenti ormai in ogni parte della terra.

Anche altre Chiese cristiane e Comunioni ecclesiali hanno voluto partecipare a questo evento inviando loro osservatori. Non è mancata una presenza del laicato cattolico mediante una significativa rappresentanza di "auditores" e di "auditrices". Una vasta schiera di esperti, circa 400 teologi, ha recato il suo valido contributo all'approfondimento dei problemi e alla elaborazione dei documenti. Il Concilio ha potuto così compiere un immenso lavoro di riassunzione del patrimonio dottrinale precedente e, nel contempo, ha tracciato, sulla base di quel patrimonio, un vasto programma di aggiornamento che riguarda pressoché tutti i campi dell'agire cristiano, a livello personale come a livello comunitario. così che l'insieme degli insegnamenti del Concilio, rettamente inteso e interpretato nel contesto del magistero precedente, può ben dirsi il programma d'azione per il cristiano del nostro tempo.

Non è questo il momento di tentare una sintesi anche solo approssimativa di tanta ricchezza. A questo compito del resto si è già dedicato, in certa misura, il Sinodo straordinario convocato nel 1985, in occasione del ventesimo anniversario di chiusura del Concilio.


4. E' una coincidenza significativa che l'odierna liturgia parli di un re che imbandi un banchetto per suo figlio. In tale banchetto possiamo infatti trovare un'analogia dell'assemblea conciliare. La differenza sta nel fatto che al Concilio gli invitati si recarono volentieri, partecipando di buon grado a quello speciale "banchetto" del Figlio di Dio, il quale vuole essere presente, mediante la potenza dello Spirito Santo, nella comunità dei suoi vescovi, pastori della Chiesa.

E, inoltre, uno dei punti principali dell'insegnamento conciliare non è stata forse la dottrina di una grandiosa esaltazione dell'uomo in Cristo? O - potremmo dire - di una speciale "regalità" dell'uomo? Quanto eloquentemente testimonia di ciò la costituzione dogmatica "Lumen Gentium" (LG 36): "Cristo fattosi obbediente fino alla morte, e perciò esaltato dal Padre, entro nella gloria del suo regno; a lui sono sottomesse tutte le cose fino a che egli sottometta al Padre se stesso e tutte le creature, affinché Dio sia tutto in tutti. Questa potestà egli l'ha comunicata ai discepoli, perché anch'essi siano costituiti nella libertà regale e, con l'abnegazione di sé e la vita santa, vincano in se stessi il regno del peccato (cfr. Rm 6,12), anzi, servendo Cristo anche negli altri, con umiltà e pazienza conducano i loro fratelli a quel Re, servire il quale è regnare. Il Signore infatti desidera dilatare il suo regno anche per mezzo dei fedeli laici, il regno cioè della verità e della vita, il regno della santità e della grazia, il regno della giustizia, dell'amore e della pace; e in questo regno anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione, per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio (cfr. Rm 8,21)".

Quindi, veramente "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio" (Mt 22,2). E i brani riportati dalla costituzione "Lumen Gentium" si applicano in modo particolare al Sinodo, che dedica la sua attenzione principale alla vita e alla vocazione dei laici nella Chiesa.


5. In questa domenica desideriamo quindi ringraziare il Signore, buon pastore, per la opera svolta dal Vaticano II, inaugurato 25 anni fa. Nel corso di questi anni la Chiesa e in essa singole comunità hanno anche vissuto molte prove. Diversi fedeli hanno dovuto "camminare in una valle oscura" (cfr. Ps 22,4), in mezzo a varie tribolazioni che hanno potuto suscitare nei loro animi sentimenti di trepidazione e di paura. Tuttavia il salmista dice: "Non temero alcun male, perché tu sei con me".

E l'Apostolo riprende il medesimo pensiero, quando scrive nella Lettera ai Filippesi (4,13): "Tutto posso in colui che mi dà la forza". E nelle parole seguenti esprime ancor più pienamente il suo totale affidamento al Signore, quando scrive: "Dio... colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù" (Ph 4,19).

Veramente, cari fratelli e sorelle, occorre che la Chiesa postconciliare diventi, sempre più, comunità che vive un affidamento totale, sull'esempio del salmista, sull'esempio dell'Apostolo.


6. Non possiamo non richiamare alla nostra memoria un'altra circostanza. Il giorno dell'inaugurazione del Concilio Vaticano II, l'11 ottobre 1962, era, secondo il calendario liturgico di allora, la festa della Maternità di Maria. Attualmente questa solennità è celebrata il 1° gennaio come ottava di Natale. Non dimentichiamo quella ricorrenza liturgica, in considerazione anche del fatto che l'odierno 25° anniversario cade nell'Anno mariano.

Il Concilio, del resto, non ha forse arricchito la nostra mariologia con uno splendido capitolo sulla Madre di Dio presente costantemente nel mistero di Cristo e della Chiesa? Chi è questa "beata che ha creduto" (cfr. Lc 1,45) e che precede l'intero popolo di Dio nella peregrinazione della fede? (cfr. LG 58 LG 63). E' lei, la Madre del nostro Signore e Madre della Chiesa: non è stata forse, Maria, presente e assidua nella preghiera, sin dal primo giorno dell'assemblea conciliare - in questo cenacolo "vaticano" dei tempi nuovi -, così come è stata con gli apostoli nel cenacolo gerosolimitano al momento della venuta del Consolatore, lo Spirito di Verità? Le analogie sono fin troppo eloquenti.


7. Terminando questa meditazione nella medesima Basilica Vaticana che fu testimone, 25 anni or sono, dell'inizio del Concilio, esprimo - con le parole dell'odierna liturgia - questo fervente augurio indirizzato a tutti i presenti e a tutti coloro che costituiscono la prima generazione postconciliare dei discepoli di Cristo: "Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi della nostra mente perché possiamo conoscere qual è la speranza della nostra chiamata" (Ep 1,17-18). Si. Il Signore è il vero pastore. Il Signore è il nostro pastore.

Amen.

1987-10-11 Data estesa: Domenica 11 Ottobre 1987




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel Concilio l'espressione della maternità spirituale di Maria

Testo:

Fratelli carissimi! 1. Nel ricordare il 25° anniversario dell'inizio del Concilio, non possiamo non rivolgere adesso con particolare intensità il nostro pensiero riconoscente alla beata Vergine Maria, alla quale Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura della prima sessione affido, insieme con san Giuseppe, i lavori di quell'assise mondiale dei vescovi. Fu certo grazie anche all'assistenza di Maria santissima che i padri conciliari, sotto la guida dello Spirito Santo, elaborarono le linee di quel grandioso e provvidenziale rinnovamento ecclesiale che dobbiamo sforzarci di attuare.

La protezione della Madonna nei confronti del Concilio è stata un'espressione di quella sua maternità spirituale che, come è detto nella "Lumen Gentium" (LG 62), "nell'economia della grazia perdura senza soste... fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti"; quella premura materna per la quale Maria "si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni".


2. Con gioia fu accolta dai padri conciliari la proclamazione di Maria Madre della Chiesa, che Papa Paolo VI fece nel discorso di chiusura della terza sessione, promulgando la costituzione apostolica "De Ecclesia", il cui capitolo VIII tratta del mistero della Vergine Santissima. Questa maternità di Maria, come dicevo nell'enciclica "Redemptoris Mater" (RMA 49 RMA 21), la porta a "precedere" la Chiesa nel suo cammino attraverso la storia dell'umanità. La Madre del Signore cammina innanzi a noi per mostrarci la via verso Cristo e rendercela accessibile con la sua costante intercessione; ella si presenta e agisce "come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di quelle esigenze che devono essere soddisfatte, affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi".


3. Il fatto che il 25° anniversario del Concilio cada nel corso dell'Anno mariano deve costituire per ogni fedele - come sottolineavo nell'enciclica ricordata - l'invito a "una nuova e approfondita lettura anche di ciò che il Concilio ha detto sulla beata Vergine Maria, Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa" (n.


48). Ciò non mancherà di stimolare in ciascuno il rinnovato impegno di una più generosa corrispondenza alle direttive conciliari, così da contribuire all'edificazione di una realtà ecclesiale e sociale maggiormente ispirata ai principi evangelici della giustizia, dell'amore e della pace.

Invochiamo la Vergine santa perché continui ad aprirci il cammino verso queste mete e noi, da parte nostra, promettiamo una maggiore fedeltà e una più fervente risposta alle sue materne attese.

1987-10-11 Data estesa: Domenica 11 Ottobre 1987









Al "Centrum Informationis Catholicum" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al servizio della verità proclamata dalla Chiesa

Testo:

Gentili signore e signori! Mi rallegro di poter adempiere alla vostra richiesta di un'udienza, oggi in questo contesto. Vi saluto e mi congratulo con voi per la celebrazione del 25° anno di esistenza del "Centrum Informationis Catholicum" con sede qui a Roma: per l'anniversario quindi della redazione romana collettiva dell'agenzia di stampa in Germania, in Austria, in Svizzera e nel settore religioso dell'agenzia di stampa in Olanda.

La vostra associazione è sorta all'inizio del Concilio Vaticano II e ha compiuto non solo negli anni del suo svolgimento, ma anche in quelli successivi, un'attività fruttuosa nel settore dei media. Come centro di comunicazione di notizie, relazioni e commenti tra la Santa Sede e i suddetti paesi europei questo Ente offre un importante contributo al servizio e per l'incremento della comunicazione sociale. Proprio ad essa il Concilio ha attribuito un'eccezionale importanza anche nell'ambito della Chiesa interna e ha emanato per essa particolari direttive in un documento specifico.

Una tale comunicazione di notizie, veloce ed efficace, sotto la direzione e responsabilità cattolica, che viene attuata e garantita dal vostro centro, sarebbe da augurare per l'intera Chiesa cattolica. Ne esiste solo un'altra negli Stati Uniti. Siate dunque consci di essere un modello da imitare! Anche se la concreta impostazione della comunicazione sociale deve venir adattata all'ambito culturale dei singoli utenti, si possono comunque fare molte cose in comune, che possono far risparmiare sui costi e migliorare la prestazione. Come la vostra lodevole iniziativa di collaborazione interregionale è derivata dal Concilio Vaticano II e segue le sue direttive, così oggi il vostro anniversario coincide con il Sinodo dei vescovi, che si occupa della vocazione e missione dei laici nella Chiesa. Sapete quali aspettative e richieste abbiano riposto i padri sinodali nella collaborazione responsabile dei laici nel settore dei media e come essi vi abbiano affidato questo settore come un'importante compito del vostro apostolato cristiano. Gli operatori cattolici dei media e anche le loro agenzie di stampa stanno in primo piano nel compito particolare della Chiesa, che soprattutto i laici devono adempiere.

A nome della Chiesa ringrazio voi e i vostri collaboratori per la vostra attività svolta fino ad oggi in questo importante settore. Vi incoraggio anche a continuare ciò instancabilmente nello spirito del Concilio nonostante tutte le difficoltà: corretti nel vostro campo di attività, nell'amore per la verità e per la Chiesa e sempre coscienti della vostra grossa responsabilità.

Con i migliori personali auguri per ognuno di voi, imparto di cuore a voi, ai vostri collaboratori, amici e sostenitori, così come alle vostre famiglie la mia particolare benedizione apostolica per uno speciale aiuto e protezione di Dio.

1987-10-15 Data estesa: Giovedi 15 Ottobre 1987




A due gruppi di tedeschi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il primato della persona sul mondo delle macchine

Testo:

Gentili signore e signori! Vi do il cordiale benvenuto qui in Vaticano. Mi rallegro che possiate partecipare a quest'incontro. Voi rappresentate una ditta importante e all'avanguardia nel campo della progettazione e produzione di computers e anche una più vasta cerchia di potenziali clienti del settore degli istituti finanziari.

Il fatto che per il Seminario di quest'anno abbiate scelto Roma, una città che non è conosciuta particolarmente per i computers, mi fa sperare che il vostro interesse per questa visita a Roma e al Vaticano vada proprio al di là del settore della computerizzazione e automazione. Certamente siete anche voi pronti a riflettere sulle implicazioni etiche, presenti proprio anche nella preponderante struttura quantitativa di strumenti di lavoro come i computers.

Lo scorso maggio dissi a Bottrop (2 maggio 1987) davanti a datori di lavoro e a lavoratori: "La domanda fondamentale è: L'uomo ha ancora la preminenza nel mondo delle macchine e nella moderna comunicazione"? A chi servono in realtà gli sforzi del progresso umano e della ricerca?". E quando nel 1984 parlai nel luogo dove opero Nicola da Flüeli, in Svizzera sul tema "Responsabilità per la pace", dovetti includere in questa responsabilità anche "il potente mondo del denaro". Tra l'altro sottolineai allora (14 giugno 1984): "Anche il mondo finanziario è un mondo di uomini, il nostro mondo, sottomesso alle nostre coscienze, anche in esso ci sono fondamenti etici. Siate soprattutto attenti a prestare un servizio di pace al mondo con la vostra economia e a non contribuire seppure indirettamente alla guerra e all'ingiustizia nel mondo!". Anche al livello più basso, e proprio là, avete a che fare, come operatori di banca, con l'uomo: nella sua molteplicità, nella sua prontezza al rischio e al risparmio, con la sua prudenza o la sua sventatezza. Mi riferisco qui soprattutto alla consulenza dei clienti e al ricevimento dei creditori, che rappresentano oggi un importante contatto di una banca con la vita concreta del mondo circostante. Questo lavoro non è solo intensivo a livello personale, ma anche legato a una responsabilità etica e sociale. Come cadono spesso le persone nelle più grandi difficoltà personali o familiari quando una montagna di debiti, causata da disattenzioni o da tragiche circostanze, minaccia di schiacciarle! Mantenete assolutamente queste possibilità di incontro diretto con le persone: non sostituitele o svuotatele con le macchine. Potrebbero altrimenti facilmente aumentare in modo non sempre percepibile da voi, freddezze, mancanza di attenzione nello svolgersi della vostra azione di per sé valida e di grosso aiuto.

Dovrebbe forse invece venir inventato un computer che ama, che sa essere fedele, che è pietoso e perdona? Penso proprio di no! Ma sono proprio queste le azioni umane che sfruttano fino in fondo le possibilità della persona. Qui risplende la dignità dell'uomo con particolare chiarezza. Contribuite coscientemente al fatto che questa dignità costituisca chiaramente l'orizzonte delle vostre decisioni nel vostro lavoro, e nelle vostre attività. Vi ringrazio ancora una volta per la vostra venuta e auguro successo al vostro seminario a Roma e alla vostra azione futura. Dio benedica voi e le vostre famiglie!

1987-10-16 Data estesa: Venerdi 16 Ottobre 1987




Per la Giornata dell'alimentazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Comune impegno per favorire lo sviluppo del piccolo agricoltore

Testo:

A S.E. signor Edouard Sauma, direttore generale della FAO Il tema scelto per la settima Giornata mondiale dell'alimentazione mi sembra molto opportuno. I piccoli agricoltori rappresentano una parte importante della popolazione attiva, particolarmente nei paesi poco industrializzati. E' bene che l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) attiri l'attenzione sulle loro condizioni di vita e di lavoro, con azioni di informazione e di riflessione portate in un gran numero di paesi del mondo.

La Chiesa ha spesso espresso la sua solidarietà nei confronti dei piccoli agricoltori, dei piccoli proprietari o salariati che sono loro attaccati.

Con il presente Messaggio vorrei dar loro un nuovo segno di interesse, nel momento in cui essi sono oggetto di attenzione da parte vostra. Lo stesso Concilio Vaticano II aveva sottolineato le difficoltà che devono affrontare quando esaminava i principi direttori della vita economica e sociale. Ricordando che numerosi agricoltori sono privi di sicurezza e del minimo di indipendenza che apre loro delle possibilità di promozione, il Concilio aggiungeva: "Si impongono delle riforme che mirino ad aumentare, secondo il caso, i redditi, a migliorare le condizioni di lavoro e la sicurezza dell'impiego, a favorire l'iniziativa e anche a ripartire le proprietà insufficientemente coltivate a beneficio di uomini capaci di farle valere" (GS 71).

I piccoli agricoltori vivono una situazione spesso precaria: il frutto del loro lavoro dipende dalle condizioni naturali ampiamente indipendenti dall'uomo e non dispongono di riserve per sussistere in caso di cattivo raccolto; sono ancor più sforniti per procurarsi gli strumenti tecnici costosi di cui avrebbero bisogno. Altrimenti quando la produzione è abbondante, essi incontrano serie difficoltà di trasporto, di commercializzazione, di conservazione. E non si può dimenticare questa vulnerabilità economica e le ripercussioni molto sensibili sulla vita personale e familiare dei piccoli agricoltori: molti di loro dedicano a questo compito, in condizioni difficili, un numero di ore più elevato rispetto agli altri lavoratori. In molti casi è tutta la famiglia che partecipa alla coltivazione agricola, le donne a scapito della cura della famiglia, i bambini si vedono intralciato il normale sviluppo della loro scolarità e nell'insieme sono meno favoriti sul piano delle cure sanitarie dei mezzi di informazione e di educazione, e anche per esprimere la loro opinione nella vita sociale e politica.

E' molto opportuno che questa giornata mondiale contribuisca a far riconoscere queste difficoltà dalle autorità civili di ogni paese e dall'insieme delle Organizzazioni internazionali, affinché tutti coloro che hanno una parte di responsabilità nell'organizzazione della vita dei paesi e anche negli scambi internazionali considerino i problemi umani nei quali sono coinvolti i membri più vulnerabili della società.

Nel corso dei miei viaggi ho avuto numerose occasioni di sentire i piccoli agricoltori esprimere le loro difficoltà di vita, come ho ricordato recentemente ancora in America Latina. E' naturale che io qui faccia eco alle gravi preoccupazioni che mi sono state confidate nei paesi del terzo mondo. E' vero che la Chiesa non ha la missione di trattare direttamente tali problemi, né di intervenire nella loro soluzione tecnica e sociale. Ma gli aspetti umani non possono lasciare i cristiani indifferenti. Posso assicurare che con le diverse organizzazioni, anche sotto forma di cooperative, essi portano il loro attivo contributo a una solidarietà necessaria, particolarmente quando gli svantaggi economici conducono a una situazione che li sfavorisce in rapporto alle società che dispongono di grandi mezzi economici.

Non dimentichiamo che la terra e i frutti della terra sono doni di Dio a tutti gli uomini. Ci auguriamo che possano beneficiarne tutti in un'equa divisione. Imploriamo la benedizione di Dio Creatore onnipotente sugli uomini e sulle donne che coltivano la terra, particolarmente su quelli che tra loro sono più svantaggiati, e su quelli che si dedicano a difendere la loro dignità di fratelli e sorelle nell'umanità con rispetto e amore.

1987-10-16 Data estesa: Venerdi 16 Ottobre 1987




Messaggio per la Giornata di Preghiera per le Vocazioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lo Spirito Santo suscita nuovi figli di Dio

Testo:

Venerati fratelli nell'Episcopato, Carissimi fratelli e sorelle di tutto il mondo! 1. Con animo pieno di letizia e di speranza, nel clima della gioia pasquale, domenica 24 aprile prossimo, celebreremo la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Sono trascorsi 25 anni da quando l'indimenticabile papa Paolo VI di venerata memoria volle invitare tutta la Chiesa a pregare per le vocazioni consacrate con una speciale giornata, che ha le sue motivazioni nell'insegnamento (Mt 9,38 Lc 10,2) e nell'esempio di Cristo (Lc 6,12), oltre che nella natura stessa della vocazione, realtà misteriosa e trascendente, la cui sorgente è Dio stesso, e nella funzione della preghiera, come collaborazione efficace al piano salvifico del Padre.

E' consolante il poter costatare in questi anni, in diverse parti del mondo, un sensibile aumento di coloro che vengono ammessi al sacerdozio o esprimono il desiderio di seguire Cristo nella via dei "consigli evangelici"; ciò è una riprova che l'impegno e la costanza nel lavoro vocazionale offrono preziosi frutti a chi opera nella vigna del Signore con cuore fiducioso, aperto e instancabile. La crisi, infatti, viene progressivamente superata là dove si vive intensamente la fede, si realizza la rievangelizzazione e si incarna il mistero pasquale di Gesù nella vita delle persone.


2. La necessità e l'urgenza di avere i continuatori nell'Ordine sacro, nelle missioni, nelle diverse congregazioni religiose e istituti secolari è sentita oggi in modo vivo nella Chiesa.

Risuonano come pressante invito le parole del Signore: "Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura" (Jn 4,35), "Pregate il padrone della messe perché mandi operai alla sua messe" (Mt 9,38). E' essenziale cogliere questo invito con fede piena di speranza. Senza preghiera specifica, abituale, insistente, fiduciosa, non può esistere vera pastorale delle vocazioni. Questa preghiera deve lasciare trasparire la propria disponibilità interiore a collaborare in modo operativo alla promozione delle vocazioni; deve chiedere tutto ciò che è necessario non solo per il sorgere delle vocazioni, ma anche per la perseveranza dei chiamati, per la loro santificazione, per la fecondità della loro missione.


3. La giornata delle vocazioni diventa particolarmente significativa nella celebrazione dell'anno mariano, che raccoglie tutti, pastori e fedeli, attorno a Maria, la Madre del Redentore, modello di ogni chiamato e mediatrice di vocazioni.

Ogni chiamato che eleva lo sguardo a Maria, trova in essa un modello perfetto nel conoscere il disegno di Dio; nel porsi con animo risoluto a seguire il Signore secondo la sua volontà; nell'accettare con umiltà e gioia i sacrifici che comporta questa sua scelta di servizio e di amore (cfr. Lc 1,28-38 Jn 19,25).

La comunità credente, mentre adempie i suoi doveri nella cura delle vocazioni, vede in Maria santissima colei che "con la sua molteplice intercessione continua ad ottenere i doni della salvezza eterna" (LG 62) - e quindi anche i doni delle vocazioni - e la invoca come madre di tutte le vocazioni. Infatti, con amore di madre ella coopera alla rigenerazione e formazione dei figli e delle figlie della Chiesa. Le parole dette a lei da Gesù nell'ora della croce: "Donna ecco il tuo figlio", e al discepolo: "Ecco tua madre" (Jn 19,26-27), sono parole che determinano il posto di Maria nella vita dei discepoli di Cristo ed esprimono la sua nuova maternità spirituale, nell'ordine della grazia, perché implora il dono dello Spirito Santo, che suscita nuovi figli di Dio (cfr. RMA 44).


4. Rivolgiamo dunque il nostro sguardo a Maria per vedere e onorare non solo colei che, scelta, preannunciata, preparata e chiamata, più e meglio di ogni altro ha risposto alla vocazione specifica di cui Dio la fece oggetto, ma anche colei che più di ogni altro è interessata a che il disegno di salvezza raggiunga tutti e ciascuno, secondo la mirabile disposizione di Dio, che tutti chiama a collaborare con lui (cfr. 1Tm 2,4).

Esorto i fratelli nell'Episcopato, i sacerdoti loro collaboratori, gli ordini e congregazioni religiose, specialmente se deputati al servizio delle vocazioni da un particolare carisma, i catechisti, e gli insegnanti e tutti coloro che in diversi modi sono impegnati nell'apostolato vocazionale, perché nella domenica del "Buon Pastore" e durante il corso di questo anno mariano, nella loro catechesi mettano in risalto questa presenza materna di Maria nal promuovere e guidare le vocazioni.

I Santuari mariani sparsi in ogni parte del mondo diventino luoghi privilegiati di animazione vocazionale e centri di preghiera fervorosa per le vocazioni, perché le nostre invocazioni al padrone della messe trovino accoglienza sotto il patrocinio di Maria.

Esorto ancora una volta le famiglie cristiane, definite il primo seminario e l'insostituibile riserva delle vocazioni (cfr. OT 2), perché sappiano creare un clima di preghiera cristiana e mariana che favorisca tra i figli l'ascolto della voce del Signore, la loro generosa risposta e la perseveranza gioiosa.

Ai giovani soprattutto il mio messaggio si fa invito ed esortazione.

Vorrei che la gioventù di tutto il mondo si avvicinasse maggiormente a Maria. Ella porta in sè un segno indistruttibile della giovinezza e della bellezza che non passano mai. Che i giovani abbiano sempre più fiducia in lei, che a lei affidino la vita che è davanti a loro.

A Maria, madre della divina grazia, affido le vocazioni. La nuova primavera delle vocazioni, il loro aumento in tutta la Chiesa diventi una particolare prova della sua presenza materna del mistero di Cristo, ai nostri tempi, e nel mistero della sua Chiesa su tutta la terra.

Preghiamo: "A te ci rivolgiamo, Madre della Chiesa. A te che con il tuo "fiat" hai dischiuso la porta alla presenza di Cristo nel mondo, nella storia e nelle anime, accogliendo in umile silenzio e totale disponibilità la chiamata dell'Altissimo.

Fà che molti uomini e donne sappiano percepire ancora oggi la voce invitante del tuo Figlio: "seguimi!". Fà che trovino il coraggio di lasciare le loro famiglie, le loro occupazioni, le loro speranze terrene e seguano Cristo sulla via da lui tracciata.

Stendi la tua mano materna sui missionari sparsi in tutto il mondo, sui religiosi e le religiose che assistono gli anziani, i malati, gli impediti, gli orfani; su quanti sono impegnati nell'insegnamento, sui membri degli istituti secolari, fermenti silenziosi di opere buone; su coloro che nella clausura vivono di fede e di amore e impetrano la salvezza del mondo. Amen!".

Con tali voti, imparto di cuore la benedizione apostolica a voi, venerati fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, a tutto il Popolo di Dio e, in modo speciale, ai giovani e alle giovani che con generoso entusiasmo accolgono l'invito di Gesù a seguirlo.

Dal Vaticano, 16 Ottobre 1987

1987-10-16 Data estesa: Venerdi 16 Ottobre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - A militari statunitensi - Città del Vaticano (Roma)