GPII 1987 Insegnamenti - "Direttive" nella traduzione della Bibbia - Città del Vaticano (Roma)

"Direttive" nella traduzione della Bibbia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La collaborazione avvicina i cristiani e ne promuove l'unità

Testo:

S.E. Lord Coggan, vescovo Ablandi, cari fratelli in Cristo.

Ringrazio oggi con gioia il Signore con voi per il coraggio e la consolazione che egli immancabilmente ci dà attraverso il suo Santo Spirito rendendoci sempre più generosi servitori della parola di salvezza. L'esempio e la memoria del card. Augustin Bea, di cui oggi festeggiamo il 19 anniversario della morte, è stato appena ricordato dal card. Willebrands. Per moltissime persone il card. Bea è stato un sicuro mentore negli anni importanti e difficili che seguirono il Concilio Vaticano II. La sua guida degna di fiducia fu sentita soprattutto nella sfera della cooperazione biblica. Già prima della promulgazione della costituzione dogmatica sulla rivelazione divina, il card. Bea accolse il desiderio di una tale cooperazione espresso dal futuro segretario dell'Alleanza Biblica Universale, Oliver Béguin. Dopo le discussioni preliminari propose questa collaborazione al mio predecessore Paolo VI che immediatamente la approvo.

Poi la Società Biblica Universale insieme ad esperti cattolici procedette alla preparazione dei "Principi direttivi" con l'intenzione di aiutare la gente di tutto il mondo a diventare familiare con le sacre Scritture e ad essere permeati dal suo spirito (cfr. DV 25). Questa è una preoccupazione che per secoli ha motivato i membri della vostra Unione a lavorare così strenuamente e diligentemente in questo campo.

Sono particolarmente contento di salutare Lord Coggan e voi collaboratori. Sono compiaciuto che la nuova edizione rivista delle "Direttive" sia ora pronta. Renderà possibile una più piena collaborazione tra le Società Bibliche nei diversi paesi e le Chiese cattoliche nella preparazione e distribuzione delle edizioni della Sacra Scrittura. Questa collaborazione, come nutrimento spirituale per i cristiani, contribuisce in maniera incisiva alla nostra comprensione reciproca. Rende più uniti i cristiani e così porta avanti la causa dell'unità.

Questo è lo spirito nel quale la Federazione mondiale cattolica per l'apostolato biblico è cresciuta. Lavorando in armonia con la gerarchia della Chiesa ha risposto generosamente al vasto programma conciliare contenuto nella costituzione dogmatica sulla divina rivelazione che afferma: "E' dovere dei vescovi, che hanno l'apostolico insegnamento", di dare ai fedeli loro affidati una buona istruzione nel giusto uso dei libri divini specialmente il Nuovo Testamento e soprattutto il Vangelo attraverso la traduzione dei testi sacri. Tali traduzioni devono venir corredate con le necessarie e più adeguate spiegazioni così che i figli e le figlie della Chiesa possano diventare in maniera proficua sempre più familiari con le sacre Scritture ed essere penetrati dal loro spirito. Inoltre, dovrebbero venir preparate edizioni delle sacre Scritture, corredate da commenti opportuni, anche ad uso dei non cristiani e adattate alla loro situazione. Sia i pastori delle anime che i cristiani generalmente dovrebbero occuparsi della saggia distribuzione di queste in una certa maniera" (DV 25).

Desidero incoraggiare i vostri tenaci sforzi di diffondere la conoscenza della parola di Dio. Come insegna il Concilio, la forza e il potere di quella parola sostiene la Chiesa e dà nutrimento a ogni anima. "Poiché la parola di Dio è vivente e attiva" (He 4,12). Essa può "accrescervi e darvi l'eredità tra tutti quelli che sono santificati" (Ac 20,32).

Dio benedica voi e il vostro nobile lavoro.

1987-11-16 Data estesa: Lunedi 16 Novembre 1987




In suffragio dei prelati defunti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Solidarietà per quanti hanno servito fedelmente la Chiesa

Testo:

Fratelli carissimi, ci accingiamo a ricordare, in questa liturgia eucaristica, i cardinali e i vescovi "nostri fratelli e collaboratori di Dio nel Vangelo di Cristo" (cfr. 1Th 3,2), che sono morti nel corso di quest'anno.

Pregheremo in modo particolare per i cardinali Avelar Brandao Vilela, Pietro Parente, Anibal Munoz Duque, Joseph Parecattil, Patrick Louis O'Boyle, José Maria Bueno y Monreal Stephanos I Sidarouss e Joseph Höffner.

Questo nostro riunirci attorno all'altare di Dio è doverosamente un gesto di spirituale solidarietà nei confronti di coloro che hanno servito fedelmente la Chiesa, e condiviso il nostro ministero. Esso è al tempo stesso monito per noi a "restare svegli" e a "tenerci pronti" (cfr. Lc 12,37-40), perseverando nella piena dedizione alla missione che ci è stata affidata dal divino Maestro, così da appartenergli totalmente, nella vita come nella morte (cfr. Rm 14,8).

La nostra sarà dunque un'unica invocazione di misericordia rivolta al Dio dei vivi e dei defunti, affinché conceda a noi, quaggiù, la larghezza del suo perdono e a coloro che "ci hanno preceduto col segno della fede e dormono il sonno della pace", la pienezza di quella vita eterna, che è stata il costante anelito dei loro cuori durante i giorni dell'esistenza terrena.

1987-11-17 Data estesa: Martedi 17 Novembre 1987









Ai vescovi della Guinea in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vivere il Vangelo per render ragione della speranza in Cristo

Testo:

Amatissimi fratelli nell'episcopato.


1. E' per me motivo di grande gioia poter avere questo incontro con voi, pastori della Chiesa nella Guinea Equatoriale, che con la vostra visita "ad limina apostolorum" desiderate rendere ancor più manifesta la vostra intima comunione con la Cattedra di Pietro.

Vi do quindi il mio più cordiale e fraterno saluto, mentre vi esprimo la mia gratitudine per la vostra venuta a Roma, che con il suo significato ecclesiale, costituisce uno stimolo e una fonte di arricchimento spirituale per voi e le vostre comunità, le quali, in questa sede santificata dalla testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo, vedono il centro della cattolicità e dell'unità di quanti professano la stessa fede in Cristo Gesù.

Allo stesso modo ringrazio per le care parole che, a nome di tutti mi ha diretto mons. Raffaele Nze Abuy, in qualità di presidente della Conferenza episcopale, e desidero rinnovarvi il mio vivo affetto, che di cuore estendo ai cari sacerdoti, religiosi e religiose, agenti della pastorale e fedeli tutti delle vostre rispettive diocesi.


2. Durante le udienze particolari che abbiamo avuto, ho potuto rilevare la vostra unione ecclesiale e la vostra corrispondenza alla grazia e alla missione che avete ricevuto da Cristo, e che deve animare il vostro servizio episcopale. Pertanto faccio mie le vostre inquietudini, condivido le vostre afflizioni e i sacrifici per amore della Chiesa; mi associo alle vostre gioie e alle vostre speranze per un futuro pieno di promesse. Per tutto questo rendo grazie al Signore e celebro con gioia il fatto che lui, "per la fiducia che ha avuto in voi, vi abbia scelti per il suo servizio" (cfr. 1Tm 1,12).

Mi torna alla mente il ricordo della memorabile giornata vissuta il 18 febbraio 1982 con gli amati figli della Guinea Equatoriale, nella loro terra. Fu una visita pastorale che conservo profondamente nel mio cuore, sia per le manifestazioni di affetto e vicinanza di cui venni fatto oggetto, sia soprattutto per la fervente testimonianza di fede e amore, che tutti vivemmo nella solenne celebrazione eucaristica a Bata.


3. Attraverso le informazioni che avete inviato a questa Sede apostolica sulla situazione delle vostre diocesi, ho potuto osservare che la Chiesa nella Guinea Equatoriale si sta impegnando seriamente in una azione evangelizzatrice che raggiunga tutti gli strati della popolazione. In seguito alla mia visita pastorale le vostre comunità ecclesiali si sono arricchite con la creazione della Provincia Ecclesiastica di Malabo, e della nuova diocesi di Ebebiyin. Questo deve significare una maggiore esigenza nel servizio pastorale, oltre che una chiamata ad approfondire l'opera evangelizzatrice fra il vostro popolo.

L'evangelizzazione, che venne iniziata in questi territori quasi quattro secoli fa, ricevette un impulso definitivo con l'arrivo dei padri Claretiani e delle religiose Concezioniste che, con la collaborazione dei catechisti, si sono impegnati intensamente nella formazione cristiana e umana del cittadino equatoguineano. Furono una durissima prova per i pastori e i fedeli quei lunghi anni, ancora non lontani, in cui la Chiesa cattolica si vide seriamente ostacolata nella sua missione di predicare il Vangelo e di accompagnare i suoi figli verso l'accrescimento della loro fede, nel mantenimento della speranza e nella pratica della carità.

So bene che il servizio pastorale per il vostro amato popolo, con il suo passato e il suo presente, occupa tutta la vostra attenzione e sollecitudine. In questo senso la storia è testimonianza qualificata del prezioso contributo prestato alla Chiesa per la crescita integrale della vostra Nazione. In effetti, questa stimola costantemente i suoi figli affinché siano uomini nuovi nella giustizia, nella verità, nella carità; educa la coscienza sociale dei fedeli, favorendo la loro partecipazione attiva al bene comune, insegnando a tutti a vincere il proprio egoismo, fortificando l'unità della famiglia e i valori in essa racchiusi.


4. In un orizzonte di speranza non si può dimenticare la valida collaborazione ricevuta grazie alla solidarietà missionaria di diverse comunità religiose spagnole, le quali, accogliendo l'offerta volontaria dei suoi membri, sono presenti nel campo dell'insegnamento (FERE) con 164 religiosi e religiose, e nel campo sanitario (FERS) con 39. In questa nuova azione evangelizzatrice, conviene ora ravvivare la fede predicata, con una testimonianza coerente di vita cristiana.

In modo speciale la gioventù e l'infanzia devono essere al centro della vostra dedizione pastorale: costoro, ben fondati nei principi cristiani, potranno essere a loro volta lo stimolo e la speranza per i loro genitori, e la forza che li animerà nel loro impegno per costruire un futuro migliore.

Dall'esame delle vostre relazioni quinquennali emergono alcuni temi che, incarnando i vostri sforzi pastorali, meritano di essere incoraggiati oltre che di avere una serena riflessione per poter affrontare la problematica che racchiudono, mirando alla sua più adeguata soluzione, mediante opportune iniziative. Mi compiaccio del fatto che stiate prestando particolare attenzione alle vocazioni sacerdotali e religiose, alla formazione cristiana della famiglia e della gioventù, all'azione caritativa e assistenziale, cercando in questo modo di dare una risposta, partendo dal Vangelo, alle crescenti necessità del vostro nobile Paese.


5. Il problema delle vocazioni sacerdotali e religiose è per voi oggetto di preoccupazione prioritaria. In effetti, siete coscienti dell'enorme ripercussione che questo tema ha per il presente e per il futuro della Chiesa. Senza il numero sufficiente di vocazioni, tutta l'azione evangelizzatrice si vedrebbe seriamente compromessa. Nella vostra sollecitudine per questo importante tema, è necessario che mettiate in pratica questi tre aspetti fondamentali: la ricerca diligente di tutti i candidati al sacerdozio e alla vita consacrata, la loro adeguata preparazione dottrinale e umana, l'aiutarli con sollecitudine affinché perseverino.

A questo proposito, è necessario realizzare una pastorale vocazionale ben studiata, che presti particolare attenzione alle famiglie, alla scuola, alla gioventù, ai movimenti apostolici e alle associazioni ecclesiali. A quest'opera dovete dedicare generosamente dei sacerdoti ben preparati che seguano questo settore, all'interno di un piano diocesano e nazionale.

Grande attenzione e dedizione meritano i seminari e i centri di formazione, i quali, come lo indicano più volte le istruzioni emanate dalla sede apostolica, devono essere centri di preparazione integrali della persona, con una solida base spirituale, morale e intellettuale, con una sana disciplina e spirito di sacrificio. Senza tutto ciò, non sarebbe possibile rispondere alle aspettative della Chiesa di oggi, che si aspetta che i suoi futuri animatori di comunità siano maestri nella fede e nell'amore.

Seguo con particolare soddisfazione il promettente incremento delle vocazioni nelle vostre diocesi, superati i tempi difficili del passato recente. I seminari minori, già in funzionamento sono allo stesso tempo una gioia presente e una promessa per il futuro ricca di speranza. A questo proposito, desidero incoraggiare i vostri sforzi e stimolare l'aiuto solidale di altre Chiese sorelle per poter così portare a buon termine il vostro progetto di un seminario maggiore nazionale.


6. In questa opera per la pastorale vocazionale, siamo coscienti che il problema va più in là del semplice aumento numerico dei candidati; bisogna considerare come impegno prioritario la solida formazione e l'ulteriore aiuto dei chiamati alla vita sacerdotale e religiosa. Il sacerdote, "preso fra gli uomini, a favore degli uomini" come ci dice la Lettera agli Ebrei (5,1), deve essere un modello di preghiera che celebri l'azione liturgica che conduce la comunità a rendere a Dio il culto di tutta la Chiesa, guida ed educatore nella fede, padre di tutti, in special modo dei più bisognosi, valoroso servitore della causa del Vangelo.

Poiché voi, amati fratelli nell'episcopato, vivete molto vicini ai vostri sacerdoti, con sincera amicizia, condividendo le loro gioie e difficoltà, aiutandoli nelle loro necessità, costruirete una stabile comunione che servirà da esempio per i fedeli e un solido fondamento per la carità.


7. Come pastori della porzione del popolo Dio che è stato a voi affidato, allo stesso modo dedicate speciale attenzione alla pastorale familiare. La famiglia, piccola "Chiesa domestica", deve essere fatta oggetto del vostro speciale interesse e dedizione. Essa è l'ambiente propizio per seminare il seme del Vangelo, e il luogo dove padri e figli, come cellule vive, vanno via via assimilando l'ideale del servizio a Dio e ai fratelli.

Il matrimonio, su cui la famiglia si basa, è una comunità di vita e amore, istituita dal Creatore per la continuazione del genere umano, e che ha un destino non solo terreno ma anche eterno (cfr. GS 48). Sforzatevi, di conseguenza, di difendere la sua unità e indissolubilità. E allo stesso modo non smettete mai di proclamare il diritto fondamentale dell'essere umano: il diritto a nascere.

In continuità con la famiglia come ambito di educazione alla fede, desidero richiamare la vostra attenzione all'importanza dell'educazione religiosa nella scuola. In accordo con le situazioni e le possibilità di ogni comunità, dovrete approfittare di questo grande campo di azione evangelizzatrice, che è l'educazione integrale della persona. Sono cosciente della limitatezza dei vostri mezzi per la creazione dei numerosi centri scolastici e di formazione, che sarebbero necessari per soddisfare la domanda dei cittadini in questo ambito; perciò rivolgo il mio appello alla solidarietà di altre Chiese sorelle affinché contribuiscano, secondo le possibilità di ognuna, all'opera educativa e alla promozione umana della gioventù della vostra nobile Nazione.


8. La gioventù deve rivestire un ruolo speciale nella vostra sollecitudine pastorale. La Chiesa deve fare tutto ciò che le è possibile perché i giovani si avvicinino a Cristo. E' necessario stare con i giovani, dare loro ideali alti e nobili, far loro sentire che Cristo può soddisfare le ansie dei loro cuori. Tutto ciò dovrà essere convenientemente programmato in una catechesi appropriata e organica. So che siete impegnati a offrire ai vostri fedeli una evangelizzazione progressiva che configuri la loro vita cristiana. Vi incoraggio a continuare e a raddoppiare i vostri sforzi in un campo così vitale per la Chiesa, poiché solamente con un'opera catechistica e condotta in profondità, le vostre comunità cristiane potranno giungere a vivere integralmente il messaggio di salvezza, dando allo stesso tempo testimonianza personale e collettiva, delle ragioni profonde della loro speranza in Cristo.


9. Cari fratelli, rimarrei ancora a lungo con voi, prolungando questi momenti di gioia e di comunione. Questa visita "ad limina" è una dimostrazione della vostra cordiale vicinanza al successore di Pietro. Che questo incontro confermi e consolidi la vostra mutua unione come vescovi e guide della Chiesa nella Guinea Equatoriale. Con questo tutta la vostra opera guadagnerà in intensità ed efficacia, cosa che si tramuterà in bene per le vostre comunità ecclesiali.

Vi affido infine un particolare incarico: che portiate ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, agenti della pastorale e a tutti i vostri diocesani il saluto e la benedizione del Papa, che a tutti pensa e per tutti prega con grande affetto e viva speranza. Vi affido, in questo Anno mariano, alla protezione della Vergine Immacolata, patrona della nazione guineana, e come pegno della costante assistenza divina, vi benedico di cuore.

1987-11-20 Data estesa: Venerdi 20 Novembre 1987




A un convegno pastorale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Saper guidare sempre l'economia al servizio dell'uomo

Cari fratelli e sorelle! 1. Sono lieto di porgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, delegati delle diocesi italiane e delle associazioni cristiane, che vi siete riuniti a Roma per il Convegno pastorale sul tema "Uomini, nuove tecnologie, solidarietà: il servizio della Chiesa italiana", con il proposito di dare attuazione al documento della CEI su "Chiesa e lavoratori nel cambiamento", pubblicato il 17 gennaio scorso in occasione dell'incontro promosso per il quinto anniversario della "Laborem Exercens".

L'Anno mariano, che questa mattina avete onorato con una speciale celebrazione nella basilica di Santa Maria Maggiore, propone alla nostra venerazione la Madre del Redentore, che della Chiesa è come "figura nella fede, nella speranza e nella carità" (RMA 2). La propone nella prospettiva dell'anno duemila e di tutta la problematica sociale e storica che con esso avanza.

Il vostro Convegno segue a brevissima distanza il Sinodo dei vescovi, che ha offerto alla Chiesa la grazia di un'approfondita e corale riflessione sulla vocazione e missione dei fedeli laici, chiamati, come non mai in altri tempi, a testimonianze solide e generose in una fase della storia densa di complessi e radicali cambiamenti. In tale prospettiva, la decisione di promuovere questo Convegno merita particolare apprezzamento perché, attraverso lo sforzo di comprensione dei fenomeni specifici della nuova società post-industriale e dell'informazione, intende da una parte fornire un contributo originale alla creazione di una cultura del sociale, in cui le tecnologie siano al servizio dell'uomo, e, dall'altra, evangelizzare ogni aspetto della vita sociale e in modo particolare il mondo del lavoro.


2. Con riferimento al cambiamento sociale in atto, uno dei punti che maggiormente preoccupano è il progressivo divaricarsi fra loro di due dimensioni del vivere, che dovrebbero invece essere in una costante interazione, vale a dire la dimensione economica e quella etica. Siamo sempre più spesso posti di fronte a fatti e fenomeni sociali, dove l'economia afferma la sua razionalità senza alcun riferimento all'etica. In una visione cristiana delle cose va invece ribadito che l'economia, pur godendo come ogni altro settore specifico dell'agire umano, di una sua relativa autonomia, rimane intrinsecamente legata all'etica, che è misura universale dell'autentico bene umano. Essa quindi, negli obiettivi che si propone e nelle metodologie attraverso le quali li persegue, deve riferirsi costantemente alla norma morale.

Non è certo facile stabilire, in concreto, un rapporto positivo tra economia ed etica, che ne garantisca il comune servizio alla crescita dell'uomo.

Con riferimento ai temi affrontati dal vostro Convegno, non si può infatti non tenere presente l'enorme complessità che caratterizza la società odierna, né ignorare le preoccupanti contraddizioni, che in essa emergono: mentre infatti si assiste, da una parte, al prevalere di criteri unicamente economici e di attività rivolte al consumo, viene dall'altra sempre più manifestandosi l'incapacità di conciliare la giusta distribuzione del reddito con la valorizzazione delle prospettive dello sviluppo. Giunge quindi opportuna questa vostra iniziativa, che intende proporre alla coscienza ecclesiale e civile l'urgente necessità di rifarsi ai valori etico-sociali quale punto di riferimento ineludibile del vario articolarsi dell'attività economica e politica.

Il valore-guida, capace di indicare il giusto orientamento per l'opportuna composizione degli attuali molteplici dinamismi del lavoro umano, inteso nella sua più ampia accezione, oggettiva e soggettiva, è il valore della solidarietà. Valore profondamente umano, la solidarietà nella prospettiva cristiana acquista uno spessore nuovo e più pieno, fino a potersi proporre quale "espressione unificante della vita cristiana". La solidarietà è per noi cristiani, in ultima analisi, un'istanza teologale, che ha nella stessa realtà del mistero di comunione del Dio uno e trino il suo fondamento ultimo, la sua radicazione e la sua norma definitiva: essa "traduce efficacemente in pratica gli obblighi della carità evangelica" ("Chiesa e lavoratori nel cambiamento", 29.30).

Occorre essere attenti al rischio, sempre possibile, di trasformare la solidarietà in una proclamazione astratta, mentre compito di ogni cristiano è di incarnarla nelle situazioni concrete, così da contribuire alla loro positiva evoluzione.


3. Esistono, in effetti, non pochi problemi che fanno riferimento al rapporto tra economia ed etica e sembrano particolarmente bisognosi di un forte richiamo al valore della solidarietà.

In primo luogo la crescente mondializzazione dei processi economici deve rendere criticamente attenti alle implicazioni del modello di sviluppo adottato.

Non è ammissibile un atteggiamento di passiva inerzia di fronte agli effetti perversi, e in definitiva anche economicamente irrazionali, di processi che penalizzano pesantemente il terzo mondo, creando forme sempre più profonde di squilibrio e di disuguaglianza. Va prestata molta attenzione ai costi che derivano dall'impatto di tali processi con l'ambiente naturale e alle ripercussioni che il perseguimento di determinati livelli di produttività finisce per avere sull'equilibrio generale e sullo stesso futuro dell'umanità.

In secondo luogo non possono non preoccupare certe tendenze che, in contrasto con la dottrina sociale della Chiesa, separano l'efficienza economico-tecnologica dall'efficienza sociale, invece di cercare una loro corretta coniugazione. Nel campo dell'economia è necessario ispirarsi, oltre che a parametri di razionalità economica, anche a criteri etici di solidarietà e di giustizia nella prospettiva del vero bene del singolo e della comunità. Ciò significa che le esigenze morali e sociali della solidarietà non devono essere recepite solo quali semplici correttivi di un processo di crescita, la cui logica si fonderebbe esclusivamente su considerazioni di ordine economico e tecnico, ma devono essere riguardate come parte integrante dello stesso processo, come dati dai quali non è possibile prescindere.


4. Nell'orizzonte di queste riflessioni va affermata la centralità del lavoro nell'organizzazione complessiva del sistema economico. Le nuove tecnologie aprono, sotto questo aspetto, nuove e feconde prospettive, ma determinano anche l'insorgere di problemi inediti, a livello sia occupazionale che di definizione della qualità del lavoro. Il governo complessivo del sistema economico, secondo una logica di solidarietà, non può non tenere nel debito conto l'attività lavorativa, in quanto perno fondamentale del processo di umanizzazione.

Non mi nascondo i complessi interrogativi che si pongono in questa materia e sono consapevole che ad essi vanno offerte risposte equilibrate, che non sottovalutino le giuste esigenze dell'economia. Tuttavia occorre riaffermare il principio secondo cui, rispetto alla pura produttività economica, il primato spetta all'occupazione. Aggiungo inoltre che, di fronte al dramma di una disoccupazione crescente, il lavoro dovrà essere sempre maggiormente considerato e concepito come un "bene da condividere": bisognerà perciò immaginare e progressivamente introdurre nuove modalità di distribuzione del lavoro e di condivisione dei suoi frutti.


5. Il discorso non sarebbe completo se non si richiamassero le responsabilità degli uomini politici nella conduzione della vita economica, alla luce soprattutto della crisi che investe il cosiddetto Stato del benessere e le Istituzioni di rappresentanza e di partecipazione. Di fronte alla complessità e irreversibilità degli attuali processi di trasformazione può essere forte la tentazione di abdicare a quei compiti di guida che sono propri dei legittimi garanti del bene comune.

Occorre invece "non subirli passivamente, ma tentare con tenacia lungimirante e con creativa sapienza di governare il cambiamento investendo le risorse più preziose di uomini e di mezzi nella ricerca e nel progetto" ("Chiesa e lavoratori nel cambiamento", 30). E' quindi urgente che il potere politico riscopra in pieno la sua funzione, che è di creare le condizioni perché l'economia si sviluppi come servizio all'uomo, di orientare sapientemente le scelte economiche verso obiettivi di promozione globale della collettività umana, di farsi prioritariamente carico della tutela dei più deboli, nel quadro di una crescita della società in tutte le sue parti.


6. Da questi pochi accenni, dettati da profonda preoccupazione ma anche da stimolanti prospettive, ben si comprende quali impegni pastorali attendono nel prossimo futuro la Chiesa italiana e i fedeli laici. Uno di essi sembra primeggiare sugli altri, quello di una riconsiderazione del fatto sociale nella sua globalità, per tentare una nuova comprensione, giungendo così alla formulazione di proposte operative più adeguate.

Per far questo, in una società sempre più ricca di conoscenze ma forse più povera di sapienza, i fedeli laici, immersi nel vissuto quotidiano, devono sentire il dovere di assimilare e diffondere la "conoscenza" della verità sull'uomo e delle esigenze incondizionate che da essa derivano. Infatti "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo... Cristo rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione" (GS 22).

La testimonianza, a cui i fedeli laici sono particolarmente chiamati, consiste anzitutto nella scoperta e nell'annuncio del senso teologico e, conseguentemente antropologico del vivere sociale, di quel senso cioè e di quella finalità che Dio stesso vuole e persegue nel suo progetto di salvezza, per ciascun uomo e per l'umanità intera. Una tale testimonianza trova il suo più sicuro sostegno nella dottrina sociale della Chiesa, come espressione concreta e continuamente aggiornata delle esigenze e delle implicazioni che scaturiscono, nelle diverse situazioni storiche, dalla verità sull'uomo. Il riferimento alla dottrina sociale cristiana aiuterà in modo particolare nell'elaborazione di una nuova e più autentica cultura del sociale cosicché libertà e corresponsabilità, autonomia e interdipendenza, efficacia e solidarietà siano sapientemente coniugate.

Una cultura cristianamente ispirata non potrà non essere "segno di contraddizione" nell'attuale contesto socio-culturale, sempre oscillante, sia nelle sue manifestazioni più specificatamente culturali sia in quelle a carattere economico e politico, tra i due poli dell'individualismo e del collettivismo, superficialmente contrapposti, ma accomunati in fondo dalla mancata percezione della dimensione trascendente della persona umana.

Per proporre efficacemente tale nuova cultura del sociale è necessario che i cristiani sappiano esprimere una più incisiva capacità di inculturare la loro fede nella realtà complessa e in continua trasformazione che costituisce il presente e l'avvenire della società italiana (cfr. Discorso al Convegno ecclesiale di Loreto, n. 7). In quest'opera di grande respiro hanno un posto di rilievo le associazioni di laici che, consapevoli della propria ricchezza cristiana e quindi della propria originalità irriducibile, devono ritrovare vigore e slancio per scrivere pagine di storia ricche di operosa carità e di rinnovata creatività culturale, sociale e pastorale per il bene della nazione italiana.


7. Colgo volentieri l'occasione di questo incontro per confermarvi il mio apprezzamento e rivolgervi la mia esortazione a perseverare generosamente negli impegni di pastorale sociale e del lavoro ai quali tanto di voi stessi avete già dato e tanto auspico che possiate ancor dare in futuro, per il bene della Chiesa, delle varie categorie di lavoratori e della stessa Nazione. Voglia Dio avvalorare i vostri propositi e rendere fecondi di frutti.

Di questi voti è pegno la benedizione apostolica che di cuore imparto a voi tutti e a quanti nella Chiesa italiana condividono la vostra sollecitudine.

1987-11-20 Data estesa: Venerdi 20 Novembre 1987




Allle Suore della Sacra Famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vita di preghiera ha un posto prioritario

Testo:

Mie care sorelle.

Sono felice di poter accogliere oggi i membri del vostro capitolo generale, al termine dei lavori svoltisi a Roma in questi due ultimi mesi. Voi rappresentate qui le comunità di Suore della Sacra Famiglia di Bordeaux sparse in quattro continenti in una ventina di paesi; il vostro carattere internazionale si riflette bene nella diversità d'origine di coloro che avete scelto per il governo generale della vostra congregazione. Auguro alle nuove responsabili di mettersi al servizio delle loro sorelle nella gioia, certe che l'aiuto del Signore non verrà loro a mancare.

Le vostre assisi si sono svolte nello stesso momento in cui il Sinodo dei vescovi conduceva una vasta riflessione sulla missione dei laici. Non possiamo vedere questa coincidenza come un segno? Nella Chiesa è importante che gli uni e gli altri abbiano una chiara coscienza di tutto ciò che la loro vocazione implica.

Per ciò che vi riguarda, approfondendo incessantemente le intuizioni del vostro fondatore nel secolo scorso, l'Abate Noailles, dovete dare alla vostra identità religiosa un'espressione che presenta chiaramente la sua specificità. Il mondo cristiano attende dalle religiose consacrate non solo numerosi servizi apostolici ai quali esse si dedicano, ma anche la testimonianza della loro offerta a Dio nella vita comunitaria fraterna. La fedeltà ai voti di castità, di povertà e di obbedienza, vissuta nella semplicità della vita comunitaria, costituisce sempre, riguardo ai contemporanei, un segno evangelico di grande importanza. A giusto titolo voi accordate alla preghiera un ruolo preminente. So che alcune si consacrano interamente alla vita contemplativa. Che la loro presenza sia un incoraggiamento a tutte le Suore della Sacra Famiglia a cercare nella loro intimità con Gesù, Maria e Giuseppe l'ardore della fede, maturata grazie all'accoglienza fedele di tutti i doni della salvezza, la forza della speranza che si tradurrà nell'audacia apostolica, la generosità della carità che riconosce in ogni persona umana un essere amato da Dio.

Il lavoro del vostro capitolo generale ha fatto avanzare la revisione e l'aggiornamento delle vostre Costituzioni. In collaborazione con la Congregazione per i religiosi, che esaminerà la loro relazione, spero che possiate disporre ben presto della base indispensabile allo sviluppo armonioso del vostro Istituto, affinché possa estendere la sua partecipazione alla missione ecclesiale sia in seno alle giovani Chiese nelle quali assicurate una presenza missionaria importante, che nei paesi di tradizione cristiana più antica in cui l'evangelizzazione deve essere incessantemente rinnovata.


GPII 1987 Insegnamenti - "Direttive" nella traduzione della Bibbia - Città del Vaticano (Roma)