GPII 1987 Insegnamenti - Al raduno europeo promosso dalla comunità di Taizé - Città del Vaticano (Roma)

Al raduno europeo promosso dalla comunità di Taizé - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Accogliere Cristo, amarlo nella Chiesa e annunciarlo

Testo:

1. Grazie, caro fratel Roger, per le sue parole piene di fiducia e di speranza in Dio e nei giovani. Sapete che è perché condivido questa fiducia e questa speranza che ho voluto fermarmi a Taizé nel corso della mia visita pastorale in Francia l'anno scorso.

In questi giorni, cari giovani, siete voi che vi fermate a Roma nel corso del vostro "pellegrinaggio di fiducia sulla terra". Avete scelto di fare tappa, di incontrare il Papa e i fedeli della sua diocesi e di pregare con loro in questi luoghi in cui gli apostoli Pietro e Paolo e molti altri martiri hanno versato il loro sangue con fedeltà a Cristo. E' una gioia e un incoraggiamento per noi ricevervi, così numerosi, e di beneficiare dell'entusiasmo della vostra giovinezza e della vostra fede, in questo periodo in cui proponiamo un sinodo diocesano per approfondire il senso della comunione e della missione che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo.

Cari giovani, cari pellegrini della fiducia, siate i benvenuti nel nome del Signore!

2. Il Papa si sente profondamente impegnato con voi in questo "pellegrinaggio della fiducia sulla terra". Anch'io, come voi, sono costantemente angustiato vedendo che i cristiani non sono tutti uniti nella piena comunione della fede e della carità; sapendo che migliaia di esseri umani soffrono e muoiono a causa della carestia o di orribili conflitti armati tra le nazioni, constatando che i diritti dell'uomo, e in particolare la libertà religiosa, sono ancora sovente scherniti in molti luoghi della terra; ascoltando la voce di tanti giovani angosciati per il loro avvenire personale e per quello dell'umanità.

So che tutte queste preoccupazioni sono anche le vostre, ma nello stesso tempo so che voi possedete una certezza che procura un'indefettibile speranza: noi crediamo che Cristo ci accompagna nel cammino dell'intera nostra vita e che la sua misteriosa presenza è come un fuoco che non si spegne mai. Egli è presente nell'intimo di ogni uomo e di ogni donna, anche se, troppo spesso, la cenere della paura e dell'egoismo impedisce alla fiamma di salire e al fuoco di irradiare il suo calore.


3. Per essere un pellegrino fidato di Cristo è indispensabile realizzare ogni giorno una peregrinazione interiore in noi stessi, cercando la luce di Cristo, camminando per incontrare la persona di Gesù che, nella pace della preghiera, si fa pellegrino insieme e noi. Meditando la sua parola diventiamo capaci di comprendere fino a che punto egli ci ama. Nello stesso tempo prendiamo coscienza del fatto che egli non è solo, del fatto che possiamo e dobbiamo amarlo nel corpo del quale egli stesso è la testa, come afferma san Paolo (cfr. Col 1,18).

Tale corpo è la Chiesa della quale diventiamo membri con il Battesimo, nella quale l'amore di Cristo ci unisce e ci incoraggia attraverso la parola di Dio e dei sacramenti. Arriviamo a capire anche che Cristo ci invia per annunciare la buona novella agli altri, cioè a tutti, poiché è l'amico e il Signore di tutti gli uomini e di tutte le donne e, di conseguenza, vuole la loro salvezza.


4. Per accogliere Cristo che ci ama, amare Cristo nella comunione d'amore che è la Chiesa, renderci disponibili a Cristo che ci manda ai nostri fratelli e sorelle; questi sono tre atteggiamenti base per poter intraprendere un pellegrinaggio di verità su questa terra, illuminata da colui che i profeti hanno chiamato "sole della giustizia" (Ml 3,20). Per questo motivo alcuni di voi viaggiano da un continente all'altro e coprono grandi distanze. Ma ognuno di voi può essere pellegrino della fiducia nei luoghi dove vive, dove lavora o studia, nelle vostre famiglie e nelle vostre parrocchie. Ricordate le parole di Gesù: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non come ve la dà il mondo io ve la do. Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate paura" (Jn 14,27). In comunione con la Chiesa è vostro compito agire nei luoghi dove siete, per cercare la riconciliazione e la condivisione, costruire la pace per alleviare le sofferenze.

E' così che posso servire la fede e l'unità tra i cristiani ed essere messaggero di pace nel mondo, anch'io sono chiamato ad essere pellegrino della fiducia in nome di Cristo. Vi chiedo di pregare per me, per i miei ministri della diocesi di Roma e dell'intera Chiesa, specialmente durante i miei viaggi pastorali. Siate certi che preghero per voi perché siate pellegrini fedeli e coraggiosi nel nome di Cristo.

[Invocazione finale, letta in cinque lingue:] Signore Gesù donaci la fiducia e la tua Parola! / Donaci la forza del tuo amore! / Donaci la gioia di essere per tutti gli uomini dei fratelli.

1987-12-30 Data estesa: Mercoledi 30 Dicembre 1987






Ai "Pueri Cantores" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Contribuire alla dignità e allo splendore del culto divino

Testo:

[In francese:] Cari giovani della Federazione Internazionale dei "Pueri Cantores", domani avremo la grande gioia di vivere insieme la prima giornata del 1988, di celebrare insieme la più santa fra le madri, la Madre di Cristo, la Madre del popolo dei battezzati. Ero al corrente del vostro grande desiderio di incontrare il Papa; anch'io lo desideravo. Dunque, abbiamo delle ragioni per essere felici.

Per quanto mi riguarda, sono molto lieto di vedere i vostri diecimila volti, così freschi, allegri, sinceri, seri ma anche maliziosi.

Per prima cosa, tengo molto a felicitarmi con voi, perché appartenete a una delle tante corali presenti nelle vostre parrocchie, venerabili Istituzioni ecclesiali tanto antiche. Sono certo che nei vostri paesi d'origine, esistono delle strade o delle piazze che portano nomi come questi: Schola, Psalette o Maîtrise. Come sarebbe interessante per voi conoscere la lunga storia delle vostre scuole di canti liturgici! Vorrei inoltre incoraggiarvi calorosamente a coltivare e a eseguire le melodie sacre: l'incomparabile gregoriano, la polifonia d'ispirazione antica o moderna, di cui sono state testimoni le vostre cattedrali, basiliche o collegiate, le vostre chiese cittadine o rurali. Senza disprezzare le opere musicali profane, voi avete il particolare privilegio di cantare Dio, di celebrare le opere salvifiche compiute da Cristo, accompagnato sempre da sua Madre, nostra Madre. La vostra voce non serve soltanto per stimolare il senso musicale dell'auditorio: avete il potere di mettere chi vi ascolta in comunione con Dio. Permettete alle assemblee cristiane di rendere più stretto il vincolo con Dio e con tutti gli esseri e i popoli che lui ama.

La vostra vocazione, cari giovani, è radicata nella tradizione delle Scritture e dei Padri della Chiesa, soprattutto in sant'Agostino una tradizione che vi invita continuamente a celebrare il Signore "luce viva del cuore per l'arpa e la lira, per il flauto e i timpani risonanti" (cfr. Ps 150). Tuttavia la voce umana da sola, ma soprattutto insieme alle altre, esprime ancor più magnificamente a Dio la gioia, l'adorazione, la sofferenza, il pentimento, la fiducia o l'amore.

Infine, un'ultima osservazione, che vuole essere un appello alla perseveranza nel servizio alla santa liturgia, e all'incoraggiamento di altri giovani, affinché frequentino le vostre corali. Ascoltate ancora queste parole del Papa, che esprimono una sua convinzione: alcuni di voi, se ascolteranno veramente la voce del Signore, matureranno a poco a poco la decisione di appartenergli interamente. Prego affinché questo desiderio si compia.

Cari giovani, con i vostri vescovi e i vostri sacerdoti, con i vostri maestri di canto - con cui mi congratulo vivamente - vi invio in missione nel mondo intero. Si, vi affido la responsabilità di contribuire generosamente alla dignità e allo splendore del culto divino. A voi tutti, e ai vostri cari genitori, imparto la mia affettuosa benedizione apostolica.

[In italiano:] Carissimi ragazzi della Federazione Internazionale dei "Pueri Cantores", sono molto lieto di questo incontro che anticipa e preannuncia quello di domani, quando insieme, nel primo giorno del 1988, festeggeremo la Santa Madre di Dio, la Vergine Maria, nel cui nome si avvia ogni anno nuovo. Il sorriso dei vostri volti, la freschezza delle vostre voci, l'armonia dei vostri canti mettono gioia nell'animo e lo dispongono alla preghiera.

Voglio dirvi, cari ragazzi, il grande apprezzamento che la Chiesa ha per il servizio da voi reso nelle sacre cerimonie. Il decoro e la solennità delle funzioni religiose dipendono in notevole parte dall'apporto del vostro canto, che dovrà quindi studiarsi di essere sempre all'altezza del rito in cui si inserisce.

Il mio augurio è che ogni cattedrale, ogni parrocchia e ogni altra chiesa possa ornarsi delle candide voci dei vostri coetanei, così che il culto reso a Dio possa riuscirne elevato e ingentilito. Sentite la responsabilità di far capire a quanti partecipano alla sacra liturgia quanto sia bello pregare cantando con la Chiesa e per la Chiesa; possano, quanti partecipano alle funzioni che voi animate, riportarne l'incitamento e aprire il cuore all'azione del Dio della santità e dell'amore. Con questo augurio, carissimi ragazzi, tutti vi benedico.

[In inglese:] Miei cari giovani amici, è per me una gioia darvi oggi il benvenuto in occasione del 23° Congresso Internazionale dei "Pueri Cantores". Vi saluto a nome mio e di tutti coloro che apprezzano profondamente il contributo che voi date alla bellezza della liturgia ecclesiale, cantando musica sacra. Spero che comprendiate quanto potete aiutare l'assemblea cristiana ad avvicinarsi di più al Signore, non solo dilettando le orecchie di coloro che ascoltano, ma anche toccando i loro cuori, esprimendo nelle canzoni la gioia e il dolore, la lode e il pentimento, la speranza e l'amore del popolo di Dio in preghiera.

Offro a ciascuno di voi un augurio di cuore e un incoraggiamento, e nell'amore di Cristo nostro Salvatore imparto a voi e ai vostri cari la mia apostolica benedizione.

[In spagnolo:] Cari giovani "Pueri Cantores", sono felice di avere questo incontro con voi che state celebrando a Roma il 23° Congresso internazionale con i rappresentanti di altri paesi e lingue, e che tutti insieme lodate il Signore. Cantare bene, miei cari amici, non è facile. Prima di tutto richiede impegno e buona volontà; pero si tratta di uno sforzo assai gratificante, perché eleva l'animo rendendolo più sensibile ai valori spirituali, specialmente quando con i vostri canti accompagnate le celebrazioni liturgiche, permettendo ai fedeli un maggior avvicinamento e una più profonda intimità con Dio.

Con le vostre voci unite armoniosamente a quelle degli altri, potete esprimere meravigliosamente l'allegria, il pentimento, la fiducia e l'amore.

Infatti il canto è un linguaggio che porta alla comunione dei cuori. Per questo vi incoraggio affinché con i vostri canti e melodie, superando qualsiasi tipo di frontiera, andiate avanti per il mondo, portando agli uomini un messaggio durevole di pace e fraternità.

In questa occasione che ci ha permesso di stare insieme nell'ultimo giorno dell'anno, auguro a tutti vivamente, un felice e fruttuoso anno nuovo, mentre imparto con affetto a tutti voi e alle vostre famiglie, la mia benedizione apostolica.

[In tedesco:] Rivolgo un cordiale saluto di benvenuto anche ai numerosi giovani cantori provenienti dai Paesi di lingua tedesca. Siete giunti a Roma per il vostro 23° Congresso Internazionale e ci donate in quest'occasione un bel canto allegro che conoscete. Il tempo di Natale è un tempo propizio e solenne per il vostro canto a servizio della Chiesa e di tutti gli uomini di buona volontà. Si, il vostro canto corale è un servizio importante per la liturgia nelle vostre chiese e nelle vostre cattedrali ed è accolta dai cristiani con gratitudine e largo consenso. Per voi stessi questo canto può addirittura diventare una preghiera personale, se voi ascoltate col cuore le parole che stanno alla base della melodia e le lasciate penetrare nel corpo e in tutta l'anima con l'aiuto della musica.

A voi tutti va il mio incoraggiamento e la mia sincera benedizione per la vostra vita, il vostro studio e il vostro canto nel 1988.

1987-12-31 Data estesa: Giovedi 31 Dicembre 1987




Omelia alla Messa di fine anno - Chiesa del Gesù (Roma)

Titolo: La Chiesa che è in Roma deve esigere molto da se stessa

Testo:

1. "Te Deum laudamus". Nell'ultimo giorno dell'anno 1987 veniamo - come di consueto - a questo tempio romano per il "Te Deum". "Te Deum laudamus". Canto di venerazione. "Opus laudis". L'uomo è chiamato a questo "opus laudis". Insieme con tutto il creato egli esiste per la gloria del Creatore. E a nome di tutte le altre creature rende gloria a colui dal quale "tutto" proviene, e al quale "tutto" ritorna.

L'uomo, dunque, prende a prestito la voce delle creature - come pure lo fa la liturgia odierna - e, in pari tempo, offre ad esse la voce del proprio cuore. "Cantate al Signore un canto nuovo, / cantate al Signore da tutta la terra.

/ Cantate al Signore, benedite il suo nome, / annunziate di giorno in giorno la sua salvezza... / Gioiscano i cieli, esulti la terra, / frema il mare e quanto racchiude; / esultino i campi e quanto contengono, / si rallegrino gli alberi della foresta" (Ps 95,1-2 Ps 95,11-12).

L'uomo parla a nome di tutte le creature. E in pari tempo è come se lasciasse loro la voce: perché esse parlino, parlino con tutta la loro ricchezza - la ricchezza del macro e microcosmo - di tutto ciò che dovrebbe dire l'uomo, al quale, in un certo senso, mancano le parole. Occorre che, in questo ultimo giorno dell'anno, l'uomo senta in modo particolarmente profondo tutto ciò che è indicibile. Occorre che si metta dinanzi a colui che è sopra ogni cosa, che è indicibile. "Te Deum laudamus. Opus laudis".


2. "Te Dominum confitemur". L'uomo in pari tempo professa questo Dio, perché egli stesso gli ha dato di conoscerlo. Gli ha rivelato se stesso. I versetti del "Te Deum" sono in pari tempo una professione della verità su Dio: sul Padre, sul Figlio e sullo Spirito Santo così come l'uomo conosce questa verità grazie all'autorivelazione di Dio in Gesù Cristo.

Nell'ultimo giorno dell'anno solare qui conveniamo quindi per professare questo Dio che nell'uomo si è aperto alla sua creazione. Questo Dio che, per mezzo di Gesù Cristo, è entrato nella storia dell'uomo portando al punto più alto la sua vicinanza, la sua presenza. Il mistero dell'Emmanuele.

Facciamo questa professione prima di tutto mediante la nostra partecipazione all'Eucaristia. E la facciamo nel periodo in cui tutta la liturgia è intensamente "piena" della vicinanza di Dio e della presenza dell'Emmanuele. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi... A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,14 Jn 1,12).

I versetti dell'inno risuonano con l'intero contenuto del mistero dell'incarnazione. L'Eucaristia ci introduce nella sua stessa realtà mediante la potenza del segno sacramentale.


3. così dunque, avendo negli occhi e nel cuore tale realtà divina, desideriamo rivolgere lo sguardo ancora una volta su questo anno che sta per terminare - sul tempo che passa - dal punto di vista di colui da cui "tutto", e a cui "tutto".

Non danno forse un giusto metro a tale nostro sguardo le parole dell'evangelista: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Jn 1,16)? Dio è tutto santità. Ed è pure tutto grazia, cioè dono. Non c'è in lui né "prima" né "dopo". Infatti in lui non c'è tempo. Egli è eternità e pienezza.

Invece il mondo è sottomesso al mutamento, e l'uomo insieme col mondo.

Dio, che si è fatto uomo, ha accolto nella sua missione salvifica il metro del tempo. Questo è il metro dell'incarnazione. Il Verbo che si fece carne è la divina pienezza della santità e della storia dell'uomo. Il ritmo della storia. In lui questa storia diventa la storia della salvezza. La sua definizione si trova proprio in queste parole del Vangelo di Giovanni: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Jn 1,16).


4. Tutti e ciascuno abbiamo ricevuto. Come dunque fluirono i giorni di questo anno, che passa in questo alveo dell'economia salvifica dell'incarnazione? Grazia su grazia... giorno per giorno...

Occorre che ognuno si ponga tale domanda. Ciascuno e ciascuna. Ogni anno scrive un nuovo capitolo della storia delle anime umane che sono velate davanti agli occhi del mondo, ma conosciute soltanto da Dio. E perciò ogni capitolo di questa storia si inscrive, in pari tempo, nel libro divino della vita. E contemporaneamente esso vive nella consapevolezza di ciascuno e di ciascuna.

Ognuno quindi deve porsi la domanda sulla grazia ricevuta dalla sua pienezza, dalla pienezza del mistero dell'incarnazione, dalla generosità dell'Emmanuele - la domanda sulla grazia ricevuta "giorno per giorno": grazia su grazia.

E' il ritmo nascosto della nostra vita in Dio.


5. E', in pari tempo, noi "tutti": l'intera città di Roma, tutta la Chiesa che è in Roma come eredità specifica degli apostoli. La Chiesa alla quale è legato il "ministero petrino": il servizio di Pietro in favore della universalità, in favore dell'unità. Il ministero della carità.

La Chiesa che è in Roma deve sempre misurare se stessa col metro di questa comunità universale, in mezzo alla quale l'ha posta il Signore, inviando qui i suoi apostoli: prima Pietro e poi Paolo... Dunque questa Chiesa romana deve guardare a se stessa non soltanto con i propri occhi, ma in pari tempo con gli occhi di tutti coloro che la guardano. E ne hanno diritto. Hanno il diritto di guardare e hanno il diritto di esigere. La Chiesa che è in Roma deve esigere molto da se stessa. "Il ministero petrino" non è soltanto un privilegio. E' soprattutto un servizio: "servus servorum".


6. Che cosa vuoi dire al Signore, in questo ultimo giorno dell'Anno 1987, tu, Chiesa che sei in Roma? Tu, Chiesa degli apostoli, dei martiri, dei santi...

Chiesa dei peccatori?... Chiesa di Roma, rendi grazie per la presenza divina così ricca di doni, in tutte le tue parrocchie.

Si, con voi, cari fratelli e sorelle, intendo esprimere profonda riconoscenza al Signore perché nelle comunità da me visitate durante quest'anno ho potuto constatare il grande fervore spirituale, che le anima. Ricordo con profondo compiacimento i gruppi di catechisti, le associazioni, i movimenti laicali di apostolato e di spiritualità, come pure le organizzazioni per le opere caritative e le attività pastorali in favore dei malati, degli anziani, degli emarginati e degli stranieri in difficoltà.

In ogni parrocchia ho visto con gioia la collaborazione di sacerdoti e di laici cordialmente intenti ad offrire a tutti uno spazio, dove la fede sia celebrata con decoro e la carità praticata con dedizione.

Mentre elevi il canto di lode, o Chiesa di Roma, supplica il Padre onnipotente, affinché la sua grazia porti a buon fine il Sinodo diocesano, il quale, con la solenne veglia di Pentecoste, è entrato nella sua fase preparatoria.

E' un impegno grande e una nobile fatica, da affidare al Signore, perché tutti i credenti di Roma siano partecipi a questo avvenimento ecclesiale di fondamentale importanza e contribuiscano alla comune crescita nella fede e nel servizio ai fratelli.

Chiesa di Roma, benedici il Signore per l'intensa esperienza di comunione ecclesiale realizzata nell'assemblea del Sinodo dei vescovi. Essa ha testimoniato in modo egregio che il riflettere e il lavorare secondo il principio della fede ci fanno pervenire sempre all'unità di "un cuor solo e un'anima sola" (Ac 4,32).

Chiesa di Roma, benedici il Datore di ogni bene, il quale ha concesso a te e alla Chiesa di Costantinopoli il prezioso dono di approfondire, con la visita del patriarca ecumenico Dimitrios I, il dialogo della carità, consapevole e creativa, che fa procedere fraternamente verso l'unità.

In quest'anno particolarmente dedicato a Maria, invocane sul tuo cammino la materna protezione, affinché la tua fede e il tuo amore siano corroborati e ti siano donate una viva pietà e una serena operosità.


7. Concludiamo l'anno. Dalla profondità del mistero dell'incarnazione non cessiamo di vedere fino in fondo le prospettive del tempo umano, che continuamente passa e sempre si rinnova - e continuamente aspetta il suo compimento al cospetto di Dio.

Come proclama il Salmo della liturgia odierna: "Davanti al Signore che viene, / perché viene a giudicare la terra. / Giudicherà il mondo con giustizia / e con verità tutte le Denti" (Ps 95,13).

"Iudex crederis esse venturus"... cantiamo nell'inno "Te Deum" E poi: "Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni, quos praetioso sanguine redemisti". La definitiva conseguenza del mistero dell'incarnazione. La definitiva parola dell'Emmanuele: il sangue con cui ci ha redento. Il sangue umano che ha ricevuto da sua Madre vergine "facendosi carne".

La Chiesa degli apostoli, dei martiri, dei santi, la Chiesa dei peccatori... La Chiesa di Roma dalle antiche tradizioni canti al proprio Signore! Dalla sua pienezza attingiamo sempre "grazia su grazia". E la grazia è più potente del peccato: "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Rm 5,20).


8. Cari fratelli e sorelle! Attraverso la fragilità di tutto ciò che è umano, di tutto ciò che passa andiamo verso Colui che è la Pienezza che non passa, che è Amore! La visita al centro di assistenza in via Astalli Carissimi, ho accolto con sincero gradimento l'invito a concludere la tradizionale celebrazione di fine d'anno alla Chiesa del Gesù con una visita di affettuosa solidarietà al Centro di aiuto, chiamato "Centro Astalli", che accoglie i fratelli oriundi dall'Etiopia. Mentre porgo il mio cordiale saluto agli ospiti, desidero esprimere un sentito compiacimento per tale iniziativa, dovuta alla generosità di un gruppo di religiosi e di laici, che intendono portare il loro contributo fattivo, perché in una città come Roma non esistano discriminazioni o emarginazioni ma, nel rispetto delle leggi dello Stato, anche coloro che appartengono ad altri Paesi non si sentano "estranei", e tanto meno non siano considerati o trattati come tali dai seguaci di Gesù Cristo, il Verbo di Dio incarnatosi per la salvezza e la redenzione di tutti gli uomini.

Formo voti perché tale benemerita iniziativa prosegua, cresca, trovi altre persone disponibili e aperte alla dedizione; e prosperino e crescano anche le tante analoghe iniziative della "Caritas" presso le parrocchie e le chiese della diocesi di Roma.

Con questi auspici, imparto a tutti la benedizione apostolica.

1987-12-31 Data estesa: Giovedi 31 Dicembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Al raduno europeo promosso dalla comunità di Taizé - Città del Vaticano (Roma)