GPII 1988 Insegnamenti - Omelia della Messa a Florida (Uruguay)

Omelia della Messa a Florida (Uruguay)

Titolo: "Voi sacerdoti avete un compito immenso: siete al centro del dialogo tra Dio e gli uomini

Testo:

"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Jn 15,16).


1. Gesù ha detto queste parole mentre cenava con i suoi apostoli riuniti nel cenacolo, prima della passione. Erano "i suoi" (Jn 13,1), coloro che aveva chiamato uno a uno (cfr. Mc 3,13-19), e i cui nomi abbiamo ascoltato nella prima lettura della liturgia che ora stiamo celebrando.

"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi".

Sono parole che arrivano al cuore, perché Gesù le pronuncia oggi e qui, in mezzo a noi, cari figli e fratelli. Sono dirette in primo luogo a voi che state per ricevere l'ordinazione sacerdotale; attraverso l'imposizione delle mani e l'orazione riceverete il dono dello Spirito Santo che vi consacrerà a Dio per sempre, conformandovi a Cristo sacerdote, ministri suoi "in modo da poter agire in nome e nella persona di Cristo capo (PO 2).

Queste parole sono dirette anche in questo giorno a quanti di voi, attraverso il sacerdozio ministeriale, Vescovi e presbiteri, partecipiamo gerarchicamente del sacerdozio dello stesso Cristo e siamo al servizio della Chiesa, specialmente della Chiesa in Uruguay.

Saluto il Vescovo di questa diocesi e tutti i fratelli nell'episcopato, particolarmente il pastore e i fedeli della vicina diocesi di Canelones che ha appena compiuto il XXV anniversario della fondazione.

Voglio salutare con sincero affetto tutte le persone qui presenti, tutto il Popolo di Dio, la Chiesa che è pellegrina nelle vostre terre e che sto visitando in questi giorni come pastore della Chiesa universale.


2. Miei cari fratelli, in nome e in presenza di Cristo risorto ci riuniamo oggi per celebrare l'Eucaristia. E' questa un'occasione particolarmente solenne, poiché in essa si svolge un'ordinazione sacerdotale. Ci accompagna inoltre come testimone eccezionale, la Vergine Immacolata dei Trentatrè, patrona della vostra nazione, madre amorosa di ogni uruguayano. Anch'io ho voluto farmi pellegrino, insieme al vostro popolo, per prostrarmi ai suoi piedi, qui a Florida.

Oggi ci riuniamo nel cenacolo con Maria per celebrare un'ordinazione sacerdotale. Per me è un motivo di gioia particolare sapere che voi tutti qui presenti siete spiritualmente uniti al Papa nella preghiera, e anche nell'offerta a Dio di queste primizie di gioventù che saranno auspicio di future vocazioni sacerdotali e di fedeltà generosa da parte di quanti si preparano al sacerdozio.

Cristo si è rivolto nel cenacolo a coloro che aveva scelto perché fossero ministri dell'Eucaristia e ha detto loro quelle parole che dopo tanti secoli ancora commuovono i nostri cuori: "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando" (Jn 15,14).

Che cosa Gesù comanda ai suoi discepoli? Che cosa il Signore dice a tutti noi e specialmente a voi, che vi preparate a ricevere l'ordinazione sacerdotale? Ecco, Gesù ci trasmette il suo comandamento di amore perché noi, suoi ministri, serviamo i fratelli come il buon pastore, anche dando la vita per loro se fosse necessario: "questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12). E' un comando che ci dà come un'eredità alla vigilia della sua immolazione sulla croce. Il nostro sacerdozio è partecipazione ed esercizio di questa amicizia profonda di Cristo sacerdote, che offre la sua vita per rispondere ai disegni di salvezza del Padre sull'umanità.

Attraverso il sacramento dell'Ordine sacro, Cristo vi farà "partecipi della sua consacrazione e della sua missione", che è "funzione dello Spirito Santo" (PO 2). Cristo sta per comunicarvi la sua amicizia, un'unione con lui così singolare, che le sue parole saranno vostre e le vostre parole saranno sue, il suo corpo sarà vostro e il vostro corpo sarà suo. Nelle vostre mani troverete tutti i giorni il segno più forte dell'efficacia del vostro ministero: il pane e il vino trasformati nel corpo e nel sangue di Cristo. Sarete così strumenti principali della sua vittoria sul peccato e sulla morte, per manifestare la sua giustizia in mezzo a questa nazione e fino ai confini della terra.


3. Cristo ci chiama ad essere servitori e dispensatori dell'Eucaristia, come un giorno ha chiamato gli apostoli, nel cenacolo di Gerusalemme. Ci chiama ad essere portatori dell'amicizia divina a tutti i fratelli e come non ricordare che questa amicizia è una chiamata a entrare nell'intimità di Cristo per vivere personalmente del mistero della sua incarnazione e redenzione? Dobbiamo addentrarci sempre di più nel mistero eucaristico di Cristo, che vuol dire offrirsi al sacrificio, portati solo dal suo amore, e, come sacerdoti della nuova alleanza, dobbiamo celebrare questo mistero come patto e sacrificio di amore sotto segni sacramentali, cioè, sotto le specie del pane e del vino, conformemente all'istituzione del Signore durante l'ultima cena.

Se celebriamo questo sacrificio di Cristo, che è il sacrificio del Figlio di Dio fatto uomo, significa che siamo amici suoi in un modo particolare, poiché solo agli amici intimi si confida quello che costituisce l'espressione e il frutto del proprio amore, ciò che è più caro. In effetti, Gesù lascia nelle nostre deboli mani la sua immolazione di buon pastore, il prezzo delle anime, la garanzia della gloria di Dio e della salvezza del mondo.

Non vale dunque la pena accettare qualsiasi sacrificio e rinuncia in cambio di saper corrispondere a questo amore che tutto dà e che, per questo, può tutto esigere.


4. "Non vi chiamo più servi... Vi ho chiamati amici" (Jn 15,15).

Proprio perché siamo amici del Signore e Redentore del mondo, dobbiamo essere i servitori del Popolo di Dio. Per questo il nostro sacerdozio, senza tralasciare di essere gerarchico, è sacerdozio ministeriale, cioè di servizio. La nostra missione è quella di essere "al servizio di Cristo maestro, sacerdote e Re" (PO 1), che si prolunga nella Chiesa e ci attende nei fratelli, soprattutto i più bisognosi.

Noi, cari ordinandi, non siamo ministri della Chiesa per servircene, ma per servirla senza attendere premi nè vantaggi temporali. Siamo ministri ed araldi del Vangelo, che dobbiamo predicare "in ogni occasione opportuna e non opportuna" - come raccomanda san Paolo - (2Tm 4,2), con piena fedeltà, in comunione con il Magistero della Chiesa. Vi si affida la fede del popolo cristiano, perché lo istruiate nella verità del Vangelo e nel cammino della salvezza. Per santificare davvero il popolo - specialmente attraverso la celebrazione dei santi sacramenti, la vita liturgica, l'orazione - dovete presiedere ai divini misteri secondo le norme della Chiesa, unendovi con l'offerta di Cristo per la salvezza del mondo. La vostra gioia più profonda, essendo "gioia pasquale" (PO 11) è e sarà sempre quella di appartenere totalmente a Cristo che vi ha chiamato, che vi manda, che vi accompagna e che vi attende nei fratelli.

"Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Jn 15,15).

Come cristiani, e specialmente come sacerdoti, siamo fiduciari e tramiti della Parola che viene dal Dio vivo. E' la Parola del Padre, pronunciata eternamente nell'amore dello Spirito Santo. E' il Verbo incarnato, fatto uomo nel seno della Vergine Maria, presente nei segni poveri della Chiesa. E' la Parola dell'amore più grande che esiste: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (1Jn 4,9).

Vivere grazie a lui e per lui! E' questo il nostro ideale e la nostra ragione di essere come sacerdoti, secondo le sue parole nell'ultima cena: "Voi mi renderete testimonianza, perchè siete stati con me sin dal principio" (Jn 15,27).

Dio ha mandato a noi suo Figlio perché avessimo vita in abbondanza, grazie al sacrificio della croce, grazie all'Eucaristia che ci nutre e santifica.


5. Cari fratelli e sorelle, voi tutti che mi ascoltate, voi tutti che vivete in questa terra uruguayana! "Dio è amore!". La vostra vita sarà autenticamente umana e cristiana se si fa donazione a imitazione di Dio amore.

Cari fratelli nel sacerdozio ministeriale! Voi che oggi ricevete l'ordinazione sacerdotale e anche voi, voi che con abnegazione e sacrificio lavorate nella vigna del Signore: dovete essere testimoni di questo Dio che è amore e che in Cristo suo Figlio si manifesta come il buon pastore che dà la vita per amore. Dovete essere servitori dell'amore che Dio infonde nei nostri cuori con il "sigillo" indelebile dello Spirito di amore. In nome di questa amicizia con la quale Cristo vi ha segnato, non venite meno a questo compito bello di essere servitori dell'amore.

Abbiate cura dell'unità della famiglia cristiana nella carità, cercate la pecora smarrita, incoraggiate il debole, con pazienza, sapendo che anche voi siete esposti alla debolezza, benché siate sacerdoti (cfr. He 5,2). Il vostro compito è immenso. Siete al centro del dialogo e della salvezza tra Dio e gli uomini. Per questo, la fedeltà del sacerdote è segno della fedeltà di Dio che offre la sua grazia nella Chiesa, sposa di Cristo. Riponete in lui tutta la vostra fiducia, perché lui vi ha scelti e vi ha destinati perché andiate e portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga (cfr. Jn 15,16).

Vi affido a Gesù, buon pastore, per la mediazione di sua Madre, che è anche vostra madre. Ella vi accompagni in ogni momento. Ricorrete a Maria, affidatevi alla sua protezione, poiché il Signore dalla croce ce l'ha affidata come madre nella persona del discepolo amato. "Che ciascuno di noi permetta a Maria di prendere dimora "nella casa" del proprio sacerdozio ministeriale, come madre e mediatrice di quel "grande mistero" (cfr. Ep 5,32) che tutti desideriamo servire con la nostra vita" ("Epistula ad sacerdotes, redeunte Feria V in Cena Domini", 4, die 25 mar. 1988: , XI, 1 [1988] 727).


6. E dopo questo messaggio sacerdotale, mi rivolgo ora a tutti i presenti, per condividere la gioia di sentirci Popolo di Dio sotto lo sguardo materno di Maria e davanti all'immagine santa della Vergine Immacolata dei Trentatrè.

In questa domenica memorabile, piena di gioia pasquale, io, successore dell'apostolo Pietro nella Sede di Roma e ospite vostro, grido il mio appello a questa terra uruguayana ripetendo con le parole del salmista a tutti i presenti e a quanti nell'Uruguay sono uniti spiritualmente a noi: "Cantate al Signore un canto nuovo" (Ps 98[97],1). In Cristo risorto "il Signore ha manifestato la sua salvezza" (Ps 98[97],2), annunciando la vittoria di Cristo sul peccato e la morte.

Come abbiamo appena proclamato, associando le nostre voci al canto del salmo, il Signore "agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia" (Ps 98[97],2). La giustizia del Padre non è altro che la sua misericordia e la sua fedeltà in ogni tempo e in favore di tutti i popoli; è la salvezza che ci ha dato nel suo Figlio Gesù Cristo e che noi abbiamo già ricevuto. Noi abbiamo già conosciuto che questa salvezza e giustizia di Dio si esprimono nell'amore perché Dio è amore.


7. "Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio" (Ps 98[97],3). Anche a questa terra uruguayana, da secoli, si è rivelata la giustizia salvifica di Dio, attraverso la predicazione della Chiesa. In mezzo a voi è stato proclamato il perdono che viene da Dio, il quale comunica il suo amore, la sua stessa vita e tutti chiama a partecipare della sua propria santità. I figli e le figlie di questa terra ormai da secoli camminano nella luce di Cristo.

"Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio" (Ps 98[97],3). Questa vittoria del Cristo risorto, vincitore del peccato e della morte, splende nell'Immacolata Vergine Maria; lei stessa lo ha proclamato nelle parole del "Magnificat": "Dio, mio salvatore... ha guardato l'umiltà della sua serva... grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e santo è il suo nome" (Lc 1,47-49).

Con voi contemplo quest'immagine di Maria Immacolata, che è vostra patrona, e vedo in lei la vittoria del nostro Dio. Maria è per noi "il segno immutabile ed inviolabile dell'elezione da parte di Dio" (RMA 11). In questo modo anche in noi si adempiono le parole profetiche che sgorgarono dalle sue labbra: "D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1,48).

Si, questa immagine ci pone in collegamento ininterrotto con le generazioni del vostro popolo che hanno esaltato Maria, che si sono affidate alla sua protezione, che si sono lasciate guidare dal suo esempio. Questa immagine della Vergine è una chiamata e nello stesso tempo un segno della presenza della Madre di Dio fin dalle origini della vostra nazione. Grazie a lei, quante famiglie hanno mantenuto l'unione e l'amore! Quanti giovani hanno trovato il proprio cammino vocazionale! Quante persone hanno ritrovato la pace e la serenità! La sua immagine scolpita nel legno dei vostri boschi è frutto di questa terra uruguayana. Mani di indios l'hanno modellata e portata attraverso questi luoghi. Amore di indios, bianchi e meticci, le hanno preparato una piccola nicchia e le hanno offerto le loro terre. Ora è ormai come un memoriale della storia di ognuno di voi, di ogni famiglia, di tutto l'Uruguay.

Questa immagine ci porta alla memoria la devozione dei vostri antenati alla Madre di Dio, così come la loro fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. Ricordiamo il vostro eroe nazionale, Josè Artigas, che ha posto sotto la protezione di Maria i villaggi di Carmelo e Purificacion, e che negli ultimi anni della sua vita ci ha lasciato la testimonianza umile della preghiera quotidiana del santo Rosario.

Voi ben sapete che la storia della vostra patria è legata a questa santa immagine. Con il suo stesso nome, "la Vergine dei Trentatrè", il popolo ha voluto ricordare gli eroi che si sono posti sotto la sua protezione. Per questo, con piena ragione, gli uruguayani la esaltano come Stella del Mattino e la proclamano condottiera e guida per i sentieri della pace e dell'amore.


8. Maria santissima, che ha portato nel suo seno Cristo, sacerdote e redentore, ci invita ad apprezzare questo grande dono che ci ha lasciato Gesù: il ministero sacerdotale. Per questo, amate i vostri sacerdoti, pregate per loro e affidateli alla Vergine. Ascoltate i loro insegnamenti, avvicinatevi a ricevere la vita di Cristo nei sacramenti, specialmente in quelli della Riconciliazione e dell'Eucaristia.

Il vostro popolo, lo sapete bene, ha bisogno di un maggior numero di sacerdoti. Questa preoccupazione per l'incremento delle vocazioni sacerdotali attende la solidarietà dei laici poiché deve essere compito di tutti i battezzati.

Chiedete dunque a Maria che il Signore vi mandi sacerdoti santi; che le vostre famiglie e comunità ecclesiali siano l'ambiente adatto nel quale si ascolti la chiamata di Dio e i vostri figli si sentano incoraggiati a seguirlo.

Voi, giovani, chiedete al Signore che vi faccia udire la sua voce, che ascoltiate la chiamata che forse ha riservato per voi. Fate della vostra vita una sequela del Maestro e siate generosi nel dargli il vostro cuore. E se vi chiamasse al sacerdozio o alla vita consacrata non temete, abbiate fiducia in lui, che è l'amico che non delude mai.

Gesù Cristo è il maestro che ci insegna la verità senza inganni e l'amore autentico. Il Signore non vuole comunicarci meno di quello che lui ha: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Jn 15,11). Non abbiate paura. Egli vi chiama alla gioia e alla felicità vera, e vi indica la strada sicura. Egli vi dà la forza. Rivolgetevi a lui nella preghiera. Ascoltate la sua parola. Ricevete il perdono di Cristo e la grazia della conversione attraverso la Confessione frequente. Alimentatevi con l'Eucaristia.

Unitevi, cari giovani uruguayani, per rinnovare la vostra patria in uno sforzo comune di solidarietà, di onestà, di verità e di amore. Mettetevi al servizio degli altri, specialmente dei poveri e di coloro che soffrono.

A tutti voi che abitate in queste terre benedette io rivolgo l'invito di fare delle vostre vite una testimonianza della vittoria di Cristo redentore che, dalla croce, ci ha affidati alla sua santissima Madre perché fosse anche madre nostra.


[Al termine il Santo Padre ha consacrato il Paese alla Vergine con queste parole:]


1. Beata perché hai creduto, Madre del Redentore! / Dinanzi alla tua immagine sacra, o Vergine dei Trentatrè, / tutto il popolo dell'Uruguay, / che ti riconosce come Madre e patrona, / si affida unanime alle mie labbra per esaltarti: / "Beata perché hai creduto!", / e con ineffabile gratitudine ti proclama maestra della sua fede. / Il tuo sguardo affettuoso accompagna il cammino dell'evangelizzazione / e sostiene con amore premuroso / il pellegrinaggio di fede e di speranza / di tutto il Popolo di Dio in questa terra, / che in te ripone la sua fiducia, a te affida le sue aspirazioni, / il suo futuro di pace, di progresso, di fedeltà a Cristo.


2. "Benedetta fra le donne! Benedetto il frutto del tuo seno!" / Madre del Verbo della vita, Vergine di Nazaret, / ti affido vivamente in questo giorno / tutte le famiglie dell'Uruguay. / Che siano felici consolidando sempre di più / l'indissolubile e sacro vincolo del matrimonio; / che siano benedette perché rispettano la vita che nasce, / come dono che viene da Dio, / dallo stesso seno materno. / Fà che ogni famiglia sia un'autentica Chiesa domestica, / - a immagine della Famiglia di Nazaret -, / in cui Dio è presente / per rendere sopportabile il giogo soave della sua legge che è sempre amore, / e dove i figli possano crescere in grazia e saggezza, / senza che manchi loro il nutrimento, l'istruzione, il lavoro. / Che l'amore di tutti gli uruguayani verso di te / si traduca in rispetto e promozione della donna, / poiché tu sei lo specchio della sua vocazione e dignità, / nella Chiesa e nella società.


3. "Vergine del "Magnificat", fedele a Dio e all'umanità!" / Ti offro e pongo sotto la tua protezione tutta la Chiesa dell'Uruguay, / i Vescovi e i sacerdoti, / soprattutto quelli appena ordinati, / i religiosi e le religiose, / i seminaristi e i novizi / e quanti si dedicano / al servizio dell'evangelizzazione / e al progresso di questo popolo: / i catechisti, i laici impegnati, i giovani./ Tu che sei l'immagine perfetta e viva della libertà, / dell'indissolubile unione fra l'amore di Dio e il servizio ai fratelli, / fra l'evangelizzazione e la promozione umana, / insegnaci a mettere in pratica / l'amore preferenziale di Dio per i poveri e gli umili. / Che tutta la Chiesa dell'Uruguay, / con il tuo potente aiuto ed esempio, / lavori senza tregua per instaurare il Vangelo delle beatitudini / garanzia di libertà, di progresso, di pace; / promuova la solidarietà con le altre nazioni sorelle, / e tutti gli uruguayani vivano in pace e armonia; / consapevoli di essere figli di Dio e fratelli in Cristo, / segnati dallo stesso Spirito, / membri della stessa Chiesa, / e tuoi figli, Madre del Redentore. / Amen.


Data: 1988-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1988




Radiomessaggio al popolo boliviano (Uruguay)

Titolo: La visita del successore di Pietro dia slancio ad una nuova evangelizzazione

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle della Bolivia!


1. Avvicinandosi il giorno in cui avro la gioia di incontrarmi con tutti voi nella cara terra boliviana, desidero porgervi, dalla sede dell'apostolo Pietro, centro della cattolicità, il mio affettuoso saluto: "Grazie a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3).

Il mio pensiero, pieno di affetto e di stima, va fin d'ora ai Vescovi, sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, a tutti i fedeli della Bolivia che raccomando al Signore nelle mie preghiere e con i quali desidero condividere, se Dio vuole, in gioiosa manifestazione di fede, amore e speranza, i cinque giorni della mia visita pastorale.


2. Ho accolto con gioia l'invito che a suo tempo mi fu rivolto dalle autorità del vostro Paese e dai cari fratelli nell'episcopato, e rendo grazie alla divina Provvidenza che mi offre l'occasione di incontrarmi con i diletti figli di Bolivia per poter compiere così, anche tra di voi, la missione che Gesù affido a Pietro e ai suoi successori: "Conferma i tuoi fratelli (nella fede)" (Lc 22,32).

Il mio pellegrinaggio apostolico toccherà la città di La Paz, Cochabamba, Oruro, Sucre, Santa Cruz, Torija e Trinidad. Invio già da adesso il mio saluto affettuoso agli abitanti di queste città, così come a quanti si uniranno a loro negli incontri previsti. Avrei desiderato che il mio itinerario apostolico includesse anche altre città e luoghi del vasto territorio boliviano.

Tuttavia, anche se non è stato possibile rispondere a tutti gli inviti ricevuti, la mia visita è per tutti i boliviani, senza distinzione di origine e posizione sociale.

Agli abitanti di quelle città e villaggi in cui non potro andare fisicamente, desidero comunicare che li ringrazio vivamente per i loro inviti e che intraprendo questo viaggio con la mente e il cuore rivolti anche a loro. In modo particolare, mi riferisco ai cari abitanti di Potosi, città ricca di tradizione culturale e storica, che con ragione porta l'onorifico titolo di "patrimonio culturale e naturale dell'umanità", e che conta tra i suoi figli adottivi la figura unica di fra' Vicente de Bernedo.

In qualsiasi luogo mi trovero durante le giornate del mio soggiorno in Bolivia, il mio messaggio è indirizzato a tutti i boliviani della città e della campagna, dell'altopiano e della foresta, della valle e della montagna. Desidero entrare in tutte le case, almeno con il saluto o la benedizione.


3. E' per me motivo di particolare compiacimento sapere che vi state preparando spiritualmente, con impegno ed entusiasmo, affinché la visita del successore di Pietro produca abbondanti frutti di rinnovamento per la vostra vita cristiana, che possa dare slancio per una nuova evangelizzazione, che infonda coraggio e speranza in tutti. Desidero manifestare vivo apprezzamento per lo splendido lavoro che tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, sotto la guida dei Vescovi, stanno compiendo in un lodevole sforzo pastorale per dar vita al tema che avete scelto per questo viaggio apostolico.

Ugualmente desidero esprimere il mio riconoscimento alle autorità per la loro collaborazione in vista del buon andamento delle attività programmate.


4. La mia visita ha una dimensione religiosa e pastorale al servizio del Vangelo, come seminatore degli insegnamenti di Gesù e della dottrina perenne della Chiesa.

Il mio desiderio è quello di sentirmi e che tutti i boliviani mi sentano vicino, particolarmente i più deboli e bisognosi, perché il messaggio del Maestro entri nei loro cuori e dia loro forza nelle loro preoccupazioni, sofferenze e desideri.

Mi unisco spiritualmente da Roma a tutti voi, senza distinzione di razza nè di cultura, e vi chiedo di accompagnarmi con le vostre preghiere e sacrifici affinché il mio prossimo pellegrinaggio sia un nuovo impulso per la missione della Chiesa nel vostro Paese e in tutta l'America Latina, che con azione di grazia si sta preparando a commemorare il V Centenario dell'evangelizzazione del continente.

Alla Vergine santissima, Madre del popolo boliviano, raccomando il mio pellegrinaggio apostolico, mentre, in segno di benevolenza, vi benedico tutti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


Data: 1988-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1988




Omelia della Messa a Salto (Uruguay)

Titolo: Una evangelizzazione nuova nell'ardore, nei metodi e nel modo di esprimersi

Testo:

"Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione. Mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri" (Is 61,1).


1. Queste parole del profeta Isaia che abbiamo appena ascoltato furono scritte alcuni secoli prima della venuta di Cristo.

Lo stesso giorno in cui cominciava la sua attività messianica, - come ci narra l'evangelista Luca - Gesù, nella sinagoga di Nazaret, prendendo il libro del profeta Isaia lesse queste stesse parole. Davanti alla gente della sua stessa città, con la quale aveva vissuto per trent'anni, dichiaro: "oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi" (Lc 4,21).

Il Signore si presenta chiaramente come colui che il Padre "ha consacrato" (Is 61,1) e "ha mandato" (Is 61,1) al mondo; colui che viene con la potenza dello Spirito di Dio per annunciare la buona novella: il lieto annunzio del Vangelo.

Le parole del profeta Isaia che Gesù applico a se stesso nella sinagoga di Nazaret indicano l'inizio dell'annunzio del Vangelo: l'inizio dell'evangelizzazione.

Gesù Cristo è il primo evangelizzatore; e così, ovunque si annuncia la buona novella nel nome di Cristo, li stesso è lui ad operare come messaggero di salvezza. Questa è la salvezza che tutta l'assemblea ha invocato rivolgendosi a Dio, "Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza" (Ps 85[84],8).

Il Vangelo è la rivelazione di Dio, il quale tanto ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché l'uomo abbia la vita eterna (cfr. Jn 3,16). Ed è anche la rivelazione della verità sull'uomo, sulla sua dignità, sulla sua vocazione ultima e definitiva.

Noi lo chiamiamo buona novella o "lieto annunzio", perché porta la consolazione a tutti gli afflitti (cfr. Is 61,1), perché annuncia la liberazione a coloro che sono nella schiavitù del peccato e della morte (cfr. Is 61,1), perché sana le piaghe del cuore infranto (cfr. Is 61,1) e annuncia "l'anno di misericordia del Signore" (Is 61,2), ossia la vita di Dio nei cuori umani.


2. Gesù oltre a dare il Vangelo alla Chiesa, ordino agli apostoli - a loro innanzitutto - ma con loro a tutti noi: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15); "fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).

Si avvicina, fratelli miei, l'anno in cui il continente americano - e in particolare l'America Latina - ringrazierà la Santissima Trinità per i cinquecento anni di evangelizzazione, ossia, per i cinquecento anni dall'arrivo della "buona novella" fino a quelli che allora erano i confini della terra. Discepoli di Cristo annunziarono il Vangelo nelle terre appena scoperte. Allora come adesso, continuano ad essere valide le parole che aveva pronunciato il Maestro: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc 16,16). Consapevoli di ciò, i primi evangelizzatori, sollecitati dalla fede in queste parole di Cristo e dal loro amore verso le anime, realizzarono un encomiabile lavoro per avvicinare a Cristo i popoli appena conosciuti. Al tempo stesso, svolsero un notevole lavoro di promozione sociale e culturale che oggi è orgoglio e patrimonio di tutto il continente ed è parte integrante della identità nazionale di tutti questi Paesi. Monumenti artistici e letterari, grammatiche e catechismi nelle principali lingue indigene, gli ordinamenti e le leggi delle Americhe, sono alcuni dei frutti di questa opera di civilizzazione. La "buona novella", si diffuse in molti casi prima che si insediassero in modo permanente i popoli europei e fu sempre un fattore di armonia e tutela dei diritti dei più deboli.


3. Questo processo - con i relativi adattamenti locali - ebbe luogo anche in Uruguay. In effetti le "riduzioni" guarani create dai padri gesuiti nel nord e le fondazioni dei padri francescani alla foce dei fiumi Negro e Uruguay, precedettero nel vostro Paese i nuovi insediamenti urbani. Indios e missionari che facevano parte di quelle storiche istituzioni, parteciparono attivamente all'insediamento, alla edificazione e alla difesa delle città che successivamente si costituirono.

La Chiesa fu presente anche in Montevideo fin da quando fu fondata come città sotto il patrocinio dei santi Filippo e Giacomo, da famiglie venute dalle isole Canarie sul naviglio "Nuestra Senora de la Encina", accompagnate da alcuni ecclesiastici.

E' motivo di giusto orgoglio per gli uruguayani, riconoscere la costante presenza di "Nuestra Senora de los Treinta y Tres" nella configurazione di questa terra come nazione.

Il lavoro coraggioso di tanti sacerdoti, religiosi e laici, e la fiamma della fede sempre viva nelle famiglie cristiane, vere Chiese domestiche, resero possibile la continuità di quella prima evangelizzazione e la gioiosa realtà di vita cristiana che ho constatato durante la mia permanenza tra voi. La vostra presenza qui è una dimostrazione chiara di questo "frutto" (Ps 85[84],13) che ha dato la terra (Ps 85[84],13), bagnata dalla pioggia del Signore. Tutti voi che mi accompagnate in questa Eucaristia, fate parte di questo diadema e di questi gioielli (cfr. Is 61,10), con cui Dio adorna coloro che gli sono fedeli, quanti non desistono dal loro impegno per conservare la fede in questo Paese. Per questo è per me motivo di gioia trovarmi a Salto con voi. Saluto voi tutti con caloroso affetto: il Vescovo di questa diocesi, le autorità, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli. Saluto anche tutti i fratelli nell'episcopato qui presenti ed in particolare il Vescovo e i fedeli di Tacuarembo, come anche quelli venuti da altre parti dell'Uruguay e quelli provenienti dalle regioni limitrofe dell'Argentina e del Brasile.


4. Dal profeta Isaia abbiamo ascoltato "Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli" (Is 61,11).

Nell'anno 1992 ringrazieremo Dio in modo particolare per i continui "germogli" e le continue sementi che ha prodotto l'evangelizzazione iniziata cinque secoli fa. Ricorderemo anche con gratitudine coloro che instancabilmente, hanno annunziato qui la "buona novella", generazione dopo generazione. Risaliremo inoltre con grata memoria fino a quei "primi cristiani" dell'America Latina che sono stati come terra buona in cui la semente mise radici e diede "frutto, una volta cento, un'altra sessanta, un'altra trenta" (cfr. Mt 13,8).

Disponiamo ora il nostro spirito per celebrare questo V Centenario dando inizio in tutto il continente americano, e in Uruguay in particolare, ad "una nuova evangelizzazione". "Allocutio in Portu Principis, ad episcopos Consilii episcopalis Latino-Americani sodales", III, die 9 mar. 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI, 1 [1983] 698).

Sarà "nuova nel suo ardore", se nella misura in cui si va attuando, rafforzerete sempre più l'unione con Cristo, primo evangelizzatore.

"Dio annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore" (Ps 85[84],9).

"Dio annunzia la pace... per chi ritorna a lui con tutto il cuore". Il nuovo tempo dell'evangelizzazione ha inizio con la conversione del cuore. "Dio annunzia la pace... ai suoi amici". Per comprendere questo annunzio di pace dobbiamo essere suoi amici, dobbiamo scoprire nuovamente che la vocazione cristiana è vocazione alla santità (cfr. LG 11), poiché Cristo ha detto a tutti: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Come già segnalo il mio venerabile predecessore Papa Paolo VI, il Concilio Vaticano II: "ha ripetutamente invitato tutti i cristiani di ogni condizione e classe sociale alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità, e questo appello alla santità è ritenuto come specialissimo compito dello stesso Magistero Conciliare e come sua ultima finalità" (Pauli VI "Sanctitatis Clarior", die 19 mar. 1969).

E' la chiave del rinnovato ardore della nuova evangelizzazione.


5. La vostra patria, come vi ho ricordato lo scorso anno nella "Explanata Tres Cruces", nacque cattolica e ha dato molti frutti di apostolato. Ora è giunto il momento della maturazione della vostra fede e il tempo di una "nuova evangelizzazione".

Il rinnovato ardore apostolico che è richiesto ai nostri giorni per la evangelizzazione, deriva da un rinnovato atto di fiducia in Gesù Cristo: perché è lui che muove i cuori; è lui l'unico che ha parole di vita per alimentare le anime affannate di eternità; è lui che ci trasmette il suo fuoco apostolico nella preghiera, nei sacramenti e in particolare nell'Eucaristia. "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49). Questo desiderio di Cristo continua ad essere vivo nel suo cuore.

L'evangelizzazione che ha come riflesso necessario anche la preoccupazione di sopperire al benessere materiale del prossimo e di porre rimedio alle sue necessità, sarà efficace se culmina nella pratica sacramentale, che è il canale attraverso il quale scorre la nuova vita che Cristo dà come frutto della redenzione. A questo proposito mi congratulo vivamente con l'iniziativa pastorale dei vostri vescovi per aver indetto un anno eucaristico perché la forza dell'amore di Cristo che ci si dona come alimento, sia la fonte da dove scaturiscono i nuovi apostoli di cui l'Uruguay di oggi ha bisogno. Avere ardore apostolico, significa aver fame di trasmettere ad altri la gioia della fede. Certamente, rispettando libertà del prossimo, il che non significa indifferenza per la verità che Dio ci ha rivelato. "La Parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" ci dice Gesù (Jn 14,24). Il cristiano pertanto non dà testimonianza di una scoperta umana, ma di una certezza che deriva da Dio. Per questo, in un clima di dialogo sincero e di amicizia, non può mai nascondere la sua fede o prescindere da essa nel modo di affrontare e di risolvere i diversi problemi che la convivenza tra gli uomini comporta. L'ardore apostolico non è pertanto fanatismo ma coerenza di vita cristiana. Senza giudicare le intenzioni altrui, dobbiamo chiamare bene il bene e male il male. E' più che noto che alterando la verità non si risolvono i problemi. E' l'apertura alla verità di Cristo che dà la pace alle anime. Non abbiate paura delle difficoltà nè delle incomprensioni, spesso inevitabili che lo sforzo per essere fedeli al Signore genera nel mondo! Già sappiamo che il cristianesimo non è mai stato un cammino facile. Sappiamo anche che vale la pena dedicare la vita, giorno dopo giorno, ad un lavoro costante per essere coerenti con la fede che abbiamo ricevuto. Aprite le porte dei vostri cuori a Cristo perché vi trasformi in divulgatori del suo Vangelo! 6. L'evangelizzazione sarà "nuova nei metodi" se ogni membro della Chiesa diverrà protagonista della diffusione del messaggio di Cristo.

"Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore... mi ha mandato a portare il lieto annunzio" (Is 61,1).

Ogni cristiano, ognuno di voi, può ripetere queste parole del profeta.

Ognuno può anche ascoltare come rivolte a lui, le parole che Cristo diceva agli apostoli poco prima l'Ascensione: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

"Tutti i fedeli" - ve lo dico con le parole del Concilio Vaticano II - "sono chiamati ad esercitare l'apostolato individualmente nelle diverse condizioni della loro vita" (AA 11).

L'evangelizzazione è pertanto compito di tutti i membri della Chiesa.

Tutti i fedeli sotto la guida dei loro pastori devono essere veri apostoli.

Si tratta di un apostolato che è alla portata di tutti i cristiani nell'ambito familiare, lavorativo e sociale. E' un apostolato che ha come principio imprenscindibile il buon esempio nel comportamento quotidiano - malgrado i propri limiti personali - e che deve continuare con la parola, ognuno secondo il suo stato nella vita privata e nella vita pubblica.


7. Perché l'evangelizzazione sia "nuova" anche nella sua espressione, dovete stare con gli orecchi attenti a ciò che dice il Signore, ossia sempre in atteggiamento di ascolto verso ciò che il Signore può suggerire in qualsiasi momento.

"Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Ascoltero cosa dice Dio, il Signore" (Ps 85[84],8-9).

Ogni uomo e ogni donna cristiana devono acquisire una salda conoscenza della verità di Cristo - adeguata alla propria formazione intellettuale e culturale - seguendo gli insegnamenti della Chiesa. Ognuno deve chiedere allo Spirito Santo che gli consenta di portare il "lieto annuncio", la "buona novella" a tutti gli ambienti in cui vive. Questa profonda formazione cristiana gli permetterà di versare "il vino nuovo", di cui parla il Vangelo in "otri nuovi" (Mt 7,17), e annunziare la buona notizia con un linguaggio che tutti possano comprendere. I gruppi e le associazioni apostoliche devono dimostrare un particolare interesse per un maggior approfondimento della vita cristiana, per una conoscenza più profonda della fede cattolica come pure per una partecipazione più frequente ed attiva alla vita liturgica della Chiesa.

Da parte loro i diversi movimenti di apostolato in Uruguay, i gruppi di riflessione e preghiera, le comunità di base e le associazioni ecclesiali, hanno dato e continueranno a dare, con la grazia di Dio, frutti che manifestano la vitalità propria della Chiesa. A tutte queste associazioni desidero ricordare che devono essere "destinatarie speciali di evangelizzazione e, nello stesso tempo, evangelizzatrici" (Pauli VI EN 58), mostrando in ogni momento la loro autentica fedeltà al Magistero della Chiesa, al Papa e ai Vescovi così come la loro dimensione universale e missionaria e un deciso impegno per la giustizia.


8. La lettura di oggi presa dal Vangelo di san Marco, ci mostra Gesù che ha compassione della moltitudine e che compie la moltiplicazione dei pani.

Il testo sacro ci dice che quando si fece tardi, i discepoli si avvicinarono a Gesù per dirgli: "congedali..., in modo che andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare" (Mc 6,36). Il Signore rispose: "Voi stessi date loro da mangiare" (Mc 6,37) e quando si resero conto che le provviste erano insufficienti, Cristo prese il poco che avevano, comando che si sedessero tutti sull'erba e si verifico il miracolo: cinque pani e due pesci furono sufficienti per saziare la fame di cinquemila uomini (cfr. Mc 6,44). San Marco aggiunge che avanzarono "dodici ceste piene di pezzi di pane e... dei pesci" (Mc 6,43).

Questo avvenimento è una testimonianza eloquente del fatto che la preoccupazione del pane per l'uomo accompagna sempre l'evangelizzazione. Il pane è il simbolo delle sue necessità temporali. La Chiesa ha sempre considerato in tal senso la evangelizzazione nel corso della storia e perciò insieme all'annunzio della buona novella venivano prese inziative che cercavano di soddisfare queste necessità. Come ben indicava il mio predecessore Paolo VI, di felice memoria, "Evangelizzare per la Chiesa, è portare la buona novella in tutti gli strati dell'umanità e, con il suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa: "Ecco io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5)" (Pauli VI EN 18).

La nuova evangelizzazione animata dal comandamento dell'amore farà scaturire l'auspicata promozione della giustizia e lo sviluppo nel senso più pieno, così come la giusta distribuzione delle ricchezze e il rispetto della dignità della persona, come imperativo ineludibile per tutti e ciascuno degli uruguayani. E "in questo impegno - come afferma l'enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" - devono essere di esempio e di guida i figli della Chiesa, chiamati, secondo il programma enunciato da Gesù stesso nella sinagoga di Nazaret, ad "annunciare ai poveri un lieto messaggio..., a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19)" (SRS 47).


9. Leggiamo anche nel libro di Isaia: "Io gioisco pienamente nel Signore, / la mia anima esulta nel mio Dio, / perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, / mi ha avvolto con il manto della giustizia" (Is 61,10).

La Chiesa così parla a Cristo. In effetti, Cristo è sposo della Chiesa, come leggiamo nella lettera agli Efesini (cfr. Ep 5,25-27 Ep 5,32). Come sposo, si preoccupa affinché la sua sposa sia rivestita con il manto di salvezza.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dargli il suo Figlio unigenito "perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,17). Il Figlio di Dio ha dato se stesso per restituire all'uomo la bellezza dell'immagine e della somiglianza con Dio. Nella croce di Cristo e nella sua risurrezione ha origine il "Vangelo dei poveri" e "il pane dell'Eucaristia", così come la forza risanatrice del sacramento della Riconciliazione, "a fasciare le piaghe dei cuori spezzati" (Is 61,1).

E nonostante che nel cammino della evangelizzazione lungo la storia della Chiesa anche in questo continente - non manchino le tracce della debolezza e del peccato dell'uomo - del peccato multiforme -, nonostante tutto, innalziamo il nostro sguardo con gratitudine a colui che "ci amo sino alla fine" (Jn 13,1), e ci ha rivestito con il manto di salvezza (cfr. Is 61,10). Rendiamogli grazie per l'amore, per la redenzione, per l'alleanza con Dio nel suo sangue. Per la fede e per la vita di fede. Ringraziamo il Signore per i cinque secoli di evangelizzazione in tutta l'America Latina.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo!


Data: 1988-05-09 Data estesa: Lunedi 9 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Omelia della Messa a Florida (Uruguay)