GPII 1988 Insegnamenti - A un gruppo di sindacalisti austriaci - Città del Vaticano (Roma)

A un gruppo di sindacalisti austriaci - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel lavoro la società può maturare moralmente e culturalmente


Signor ministro, gentili signore e signori! "L'uomo mediante il lavoro deve procurarsi il pane quotidiano". Queste parole aprono l'enciclica sociale "Laborem Exercens", e con esse voglio salutarvi di cuore quali rappresentanti cristiani del mondo del lavoro. Sono contento che abbiate intrapreso questo viaggio nella città eterna guidati dal ministro della Difesa Robert Lichal e che abbiate potuto incontrare il successore dell'apostolo Pietro.

Le parole citate all'inizio hanno un seguito importante che dice: "L'uomo mediante il lavoro deve contribuire al continuo progresso delle scienze e della tecnica e soprattutto all'incessante elevazione culturale e morale della società, in cui vive in comunità con i propri fratelli". Lavoro inteso come necessità per il vivere quotidiano, lavoro come motore di sviluppo e come luogo dove la società può maturare sotto un profilo morale e culturale: questi diversi obiettivi del lavoro dell'uomo li perseguite anche voi operando come cristiani e sindacalisti. Per questo vi ringrazio, perché rimanete fedeli all'antica tradizione di responsabilità sociale cattolica in Austria, che ha avuto in Johannes Messner una delle figure più rappresentative. Lo sviluppo su scala mondiale, di cui tanto si sente oggi la necessità, va perseguito insieme alla libertà e alla dignità dell'uomo. Il cristiano, proprio per la fede che lo sostiene, ne è responsabile in modo particolare. Anche nel vostro Paese, dove sono felice di tornare la prossima estate per un'altra visita, avete la possibilità di portare la dottrina sociale cristiana là dove è spesso presente il qualunquismo e il disorientamento e di presentare modelli concreti. così nel vostro Paese i conflitti potranno essere appianati attraverso giuste soluzioni e gli uomini, attraverso diversi modi di vita e di pensiero, potranno essere portati ad un necessario consenso che sia la base per la convivenza nazionale. Nel contempo verrà dato un esempio agli stati confinanti, nel cuore dell'Europa.

Gentili signore e signori! Il vostro impegno sociale come laici cattolici possa essere accompagnato da un buon successo. Il vostro soggiorno a Roma e la visita ai luoghi storici pieni di significato vi dia nuova forza ed incoraggiamento. A questo augurio unisco di cuore anche la mia benedizione apostolica per voi e le vostre famiglie.


Data: 1988-04-16 Data estesa: Sabato 16 Aprile 1988




A un gruppo di Vescovi americani in visita "ad limina" - La Chiesa del millennio testimoni Cristo senza paura di dispiacere al mondo



Cari fratelli in Gesù Cristo.


1. E' per me un grande piacere accogliervi tutti, Vescovi del Texas, Oklahoma, e Arkansas. Saluto in voi gli amati fedeli e ciascuna delle vostre Chiese locali, con i loro sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi e laici. Ricordo con gioia speciale la mia recente visita a San Antonio, la magnifica accoglienza e la fede profonda della gente. Vi assicuro che vi sono vicino nel vostro ministero di fede, come la Madre di Gesù, la Vergine di Guadalupe.

Nella mia recente conversazione con i vostri fratelli Vescovi della IX Regione, ho ricordato una serie di fatti tra loro collegati che sono, in realtà, ispirati da una stessa visione di fede e finalizzati ad un profondo rinnovamento personale e ad un ancor più efficace servizio evangelico negli Stati Uniti. Tra questi fatti ci sono anche le attuali visita "ad limina" e quelle del 1983, le visite del Papa del 1979 e del 1987, e anche l'incontro con i Vescovi americani previsto per il 1989.

Oggi vorrei esaminare, in questo contesto, un altro evento, che riguarda la Chiesa universale e perciò la Chiesa degli Stati Uniti. Si tratta del grande Giubileo dell'anno 2000, che segna la fine del secondo millennio della cristianità e l'inizio del terzo. Questa ricorrenza esige dalla Chiesa intera un periodo di intensa preparazione a livello universale e locale. Fin dall'inizio del mio Pontificato, e in particolare nell'enciclica "Redemptor Hominis", ho cercato di indirizzare l'attenzione della Chiesa al periodo del "nuovo avvento" (RH 1), che precede tutte le occasioni e gli avvenimenti che ardentemente speriamo per l'anno 2000.


2. L'intenzione del Giubileo e della sua preparazione è che ci "ricorda e in modo particolare rinnoverà la consapevolezza della verità - chiave della fede, espressa da san Giovanni agli inizi del suo Vangelo: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14)" (RH 1). La celebrazione del millennio acquista significato solo alla luce del mistero dell'incarnazione e della sua divina motivazione e proposito, che sono a noi spiegati da san Giovanni, quando dice: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Nel sottolineare questa verità, la Chiesa cerca di stabilire una struttura di principi da cui continuerà a trarre per la sua vita "il vecchio e il nuovo" (Mt 13,52), per sollecitare la risposta della fede all'amore di Dio e al suo Verbo incarnato, e per condurci alla vita eterna.

Riflettendo sull'incarnazione, la Chiesa dell'anno 2000 sarà in grado di comprendere se stessa ancor più pienamente nella sua duplice natura, umana e divina. Essa comprenderà anche la sublime unione di questi due elementi nella realtà quotidiana della sua vita come corpo del Verbo fatto carne. La Chiesa è convinta che, manifestando al Popolo di Dio l'incarnazione, in tutta la sua potenza, il genere umano riscoprirà in questo mistero dell'amore rivelato di Dio la verità che spiega e dirige ogni azione umana. Solo alla luce dell'incarnazione ogni vita umana assume la sua giusta prospettiva, come ho scritto nella prima enciclica: "Attraverso l'incarnazione Dio ha dato alla vita umana quella dimensione che intendeva dare all'uomo sin dal suo primo inizio" (RH 1).


3. I nostri attuali sforzi pastorali in quanto Vescovi, in vista del 1989 e oltre, dovrebbero rivolgersi a creare quella profonda e dinamica visione che deve caratterizzare la Chiesa dell'anno 2000. La Chiesa del millennio deve avere una maggiore consapevolezza di essere l'inizio del Regno dei cieli. Deve mostrare di essere vivamente impegnata per essere fedele a Cristo; per questo deve sforzarsi al massimo per rispondere alle grandi sfide della santità, dell'evangelizzazione e del servizio. Nello stesso tempo la Chiesa del millennio deve emergere come un chiaro segno della sua condizione escatologica, vivendo nella fede il mistero che deve ancora essere pienamente rivelato. Facendo questo, la Chiesa deve proclamare con san Paolo che "quelle cose che occhio non vide, nè orecchio udi, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Co 2,9).

La Chiesa del millennio sarà ancora la Chiesa che viene purificata attraverso la sofferenza - il cui valore salvifico essa ben conosce. Anche in queste esperienze di purificazione, la Chiesa dovrà gridare che "le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,18). La Chiesa, in quanto vive nell'attesa della gloria che deve essere manifestata, troverà sempre maggior forza per proclamare il valore del celibato che viene vissuto per il Regno dei cieli, la cui instaurazione finale si sta preparando: "Venga il tuo Regno!".

In un momento importante della sua vita, la Chiesa del millennio deve dichiarare che è pronta in ogni momento a incontrare il Signore, e insieme è pronta a continuare fedelmente ad aspettare la sua venuta in gioiosa speranza. Ma nella sua attesa e nella sua aspettativa si rafforza nella speranza poiché sa che Cristo, suo capo, è andato davanti a lei, nell'Ascensione, a prepararle un posto.

E mentre attende, essa ricorda quanto egli disse un giorno ai suoi discepoli: "Quando saro andato e vi avro preparato un posto, ritornero e vi prendero con me, perché siate anche voi dove sono io" (Jn 14,3).

La Chiesa è persuasa del suo diritto ad essere con Gesù che, seduto alla destra del Padre, l'ha già associata a sè nella gloria. Il trionfo del capo riguarda anche le membra del corpo. Questo rende facile per la Chiesa, che vive il nuovo avvento, accogliere con profonda convinzione le parole del suo vittorioso Redentore: "Ecco, io verro presto" (Ap 22,12). Durante il millennio la Chiesa è chiamata a ricordare. E' anche un momento particolare per rispondere con fedeltà e fiducia, proclamando con le sue azioni e la sua intera vita: "Vieni, Signore Gesù" (Ap 22,20).


4. Il programma della Chiesa per il millennio e per la sua preparazione deve essere un centrarsi su Gesù Cristo. Essa deve annunciare Gesù Cristo vincitore nella redenzione compiuta nel suo sangue; deve annunciare Gesù Cristo, crocifisso e glorificato, il solo che "è avvolto in un mantello intriso di sangue" e il cui nome "è Verbo di Dio" (Ap 19,13). La Chiesa è chiamata ad annunciare la suprema efficacia della morte di Cristo; proclamare che il trionfo dell'Agnello ha già operato nella Chiesa per due millenni e coinvolge tutti gli eletti e i fedeli discepoli (cfr. Ap 17,14). L'annuncio della Chiesa nel millennio deve essere annuncio della sua vittoria sul peccato e sulla morte, compiuta da lui che è "il primogenito dei morti" (Ap 1,5) e che comunica questa vittoria a tutti i suoi membri lungo tutti i secoli.

Il Cristo del millennio è il primogenito dei morti, "Re dei re e Signore dei signori" (Ap 19,16), l'eterno Figlio di Dio, il Verbo fatto carne, la persona che si presenta come "il Vivente" (Ap 1,18) e che dice alla sua Chiesa: "Non temere" (Ap 1,17). Proprio questo Cristo, divino e incarnato, la Chiesa presenta al mondo come modello supremo per la vita umana. In questo senso la Chiesa fa sua la definizione di Ponzio Pilato: "Ecce homo" (Jn 19,5). L'annuncio del millennio deve essere l'annuncio di quest'uomo, Gesù Cristo e l'esaltazione in lui di tutta l'umanità. Il Verbo, che è per sempre presso il Padre e come tale è la verità e la vita dell'umanità, assumendo la carne umana diventa la via per l'umanità (cfr. "S. Augustini Tract. in Ioannem", 34,9).

Il Cristo del millennio è il Cristo divino dei Vangeli che è entrato nella gloria ed è per sempre vivo nella sua parola e nella sua Chiesa. Non è un Cristo debole e inefficace, ma un Cristo che ha trionfato per venti secoli e che resta "potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 1,24). A coloro che lo accettano, per di più, egli dà il potere di diventare figli di Dio, diventare per adozione quello che egli è per natura - il Figlio di Dio. Il Cristo del millennio è l'uomo entrato nella storia delle nazioni, che con il suo messaggio ha fatto nascere culture, ha trasformato il destino dei popoli e, rivelando Dio all'uomo, ha rivelato l'umanità a se stessa (cfr. GS 22).


5. Il millennio diventa perciò l'ora della nostra identità cristiana nella sua cattolica universalità. Per celebrare veramente il millennio, la Chiesa deve recuperare la sua origine e meditare sulla sua missione. Per farlo, essa deve ripercorrere la strada fatta finora, portando il messaggio apostolico lungo i secoli, a cominciare da "Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). E' davvero l'ora giusta per incoraggiare una consapevolezza della nostra tradizione e cultura cristiana.

Questi elementi hanno trovato espressione nell'arte, l'architettura, la musica, la letteratura e le altre geniali espressioni che ogni generazione e tutte le generazioni insieme, nella Chiesa, hanno creato attraverso i secoli nel nome di Cristo. Molti sono i modi per alimentare questa consapevolezza, ma certo i mezzi di comunicazione sociale devono essere utilizzati al meglio.


6. Vivendo nello Spirito inviatole da Cristo, la Chiesa guarda al millennio come un occasione di un ampio rinnovamento interiore. Lo Spirito Santo ha il potere di realizzare nella Chiesa una nuova Pentecoste. Questo richiede, da parte nostra, un atteggiamento rinnovato di umiltà, generosità e apertura all'azione purificatrice dello Spirito.

Tutta l'idea di rinnovamento deve essere vista in collegamento con la Penitenza e l'Eucarestia. Nella "Redemptor Hominis" ho sottolineato come "la Chiesa del nuovo avvento... deve essere la Chiesa dell'Eucaristia e della Penitenza" (RH 20). Solo così la Chiesa sarà se stessa e avrà la forza di compiere la sua missione. Il millennio è il momento supremo della glorificazione della croce di Cristo e dell'annuncio del perdono per mezzo del suo sangue. Chiedo a tutti i Vescovi della Chiesa - e oggi in particolare ai Vescovi degli Stati Uniti - di fare il possibile, preparandosi al millennio, per promuovere la fedele osservanza della centenaria pratica della confessione individuale, garantendo così il diritto dell'individuo a un incontro personale con Cristo crocefisso e misericordioso, e il diritto di Cristo a incontrare ciascuno di noi nel momento cruciale della conversione e del perdono (cfr.RH 20).

A presiedere tutte le celebrazioni del millennio sarà il Cristo eucaristico, lui rinnoverà la sua Chiesa e la presenterà al Padre unita a sè.

Soprattutto attraverso l'Eucaristia il millennio realizzerà la potenza della redenzione. Nell'Eucaristia la Chiesa troverà la fonte sicura e la garanzia del suo impegno al servizio dell'umanità.

Dall'Eucaristia i laici cattolici prenderanno la forza per svolgere con gioia e perseveranza il loro ruolo specifico nella Chiesa e nel mondo. Durante il millennio bisogna attuare con sempre maggiore ampiezza quanto il documento finale del Sinodo sui laici ha espresso sulla vita e la missione del laicato.


7. In tutte le sue iniziative la Chiesa del millennio deve essere totalmente assorbita dal compito di portare Cristo al mondo. Questo comporterà una più profonda comprensione del mondo e un dialogo più intenso con tutti gli uomini di buona volontà. Facendolo con amore e rispetto e mitezza - su esempio di Gesù, mite ed umile di cuore - essa deve insieme abbandonare ogni residua paura di dispiacere al mondo, quando gli presenta il messaggio del fondatore in tutta la sua purezza e con tutte le sue esigenze. Deve anche spogliarsi da ogni remora nel riconoscere che Cristo è per sempre "segno di contraddizione" e nel proclamare il suo insegnamento su problemi come la verità, la giustizia, la pace evangelica e la castità.

Il documento pastorale dei Vescovi del Texas sulla sessualità umana rappresenta un tentativo pastorale molto apprezzabile di presentare l'insegnamento della Chiesa sulla sessualità senza paura o reticenza, con fiducia nella potenza della verità e della grazia di Dio.

L'avvenimento del millennio è l'occasione, per la Chiesa apostolica, di dare testimonianza a Cristo che l'ha inviata alle nazioni, dicendo: "Insegnate loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni" (Mt 28,20).


8. Cari fratelli, desidero oggi definire, con voi e con tutta la Chiesa in America, una visione del millennio come un'iniziativa pastorale, un evento ecclesiale, una risposta di fede al Dio che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16). Questa visione deve essere assunta da tutta la Chiesa degli Stati Uniti ed espressa in ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni comunità. Ogni istituzione e realtà della Chiesa deve sentirsi chiamata in causa da questo avvenimento spirituale.

E' in gioco la fedeltà della Chiesa a Cristo nel modo con cui essa proclamerà l'incarnazione e la redenzione, nel modo in cui celebrerà, interiormente e pubblicamente, la più importante ricorrenza dell'umanità.

Anche se l'anno 2000 sembra ancora lontano, il periodo del "nuovo Avvento" è già per la Chiesa una realtà. E' necessario mettere in atto preparativi a lungo raggio. La riflessione teologica può essere di aiuto nel rafforzare la fede del Popolo di Dio, così che esso possa annunciare il Redentore con la parola e le azioni nel grande Giubileo. Il vostro zelo pastorale e la vostra creatività vi aiuteranno a preparare adeguatamente le Chiese locali a questo evento e ad assumere iniziative adatte agli scopi da conseguire. I fedeli dovranno comprendere lo spirito del millennio così da poter dare il loro contributo per la preparazione e la celebrazione.

Per la loro stessa natura, i seminari nel vostro Paese devono svolgere un ruolo-chiave nel rinnovamento richiesto dal millennio.

Uniti ai Vescovi, i sacerdoti del nuovo avvento devono essere in grado di raccogliere le loro comunità in unità intorno alla persona del Redentore e di dare una guida spirituale nel far sorgere un nuovo umanesimo cristiano.

Bisogna cercare il sostegno speciale della preghiera e della penitenza da parte dei religiosi contemplativi e quello della sofferenza salvifica da parte di tutti gli ammalati. Le istituzioni superiori di studi cattolici devono dare il loro contributo di fede enunciando con sempre maggiore chiarezza il deposito evangelico e i suoi rapporti con le scienze umane.

Tutti gli appartenenti al Popolo di Dio vanno invitati a unirsi in un grande inno di lode: "A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue... a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli" (Ap 1,5).

Risuoni questo inno di lode al Redentore, cari fratelli, risuoni per tutto il Texas, l'Oklahoma, l'Arkansas e tutti gli Stati Uniti d'America durante il nuovo avvento nella preparazione alla celebrazione del Giubileo.


Data: 1988-04-16 Data estesa: Sabato 16 Aprile 1988




L'incontro con la popolazione a piazza Bra - Verona, città salda per l'adesione alla fede cristiana continui a ricevere linfa dalle sue inesauribili sorgenti



Cari fratelli e sorelle.


1. Sono particolarmente lieto di essere qui, con voi, oggi, in quest'anno mariano, alla vigilia della glorificazione di due grandi figli della vostra terra, a noi tanto più vicini perché nostri contemporanei.

Ringrazio sentitamente il signor ministro, venuto di persona a portarmi i saluti del governo. Ringrazio il signor presidente della regione e il signor sindaco per la cordialita delle parole a me indirizzate anche a nome della cittadinanza e della regione. Ringrazio di cuore voi tutti, accorsi numerosi dai vari quartieri della città e dai dintorni per dar vita a una così fervida e gradita accoglienza.

Desidero rivolgere il mio rispettoso saluto alla vostra città con le celebri parole dello anonimo iconografo: "Magna Verona, vale!". E' con profondo e sincero senso di partecipazione che faccio mio questo espressivo saluto, risonato la prima volta più di mille anni fa, quando Verona era centro politico di primaria importanza, fondato sui più alti valori civili e religiosi. Nel ripetere quel saluto a distanza di dieci secoli, intendo riconoscere la continuità degli ideali che hanno ispirato la vostra città, ed esortarvi con tutta la forza del mio animo a proiettarvi con coraggio verso il futuro, perché sia degno di un così illustre passato.

So di essere venuto in una città d'eccezione, antica per la sua origine, grande per la sua storia, salda per l'adesione alla fede cristiana, forte per le sue nuove energie, e perciò ricca di speranze per l'avvenire.


2. Verona è prima di tutto un luogo privilegiato per le sue bellezze di natura e di arte. Distesa ai piedi dei colli, tagliata dal corso sinuoso dell'Adige, presenta all'ammirazione del mondo famose opere di epoche che furono come segni di una vitalità che persiste.

Chi ha definito Verona una "piccola Roma" intendeva esprimere con tale qualifica le glorie di una città antica e sempre viva, che ha saputo acquistare crescente rilevanza politica, economica, culturale, dando origine nel volgere dei secoli a uomini insigni, entrati a far parte del patrimonio della cultura universale. Non per nulla uno di essi, il grande pittore, è universalmente conosciuto con l'epiteto del luogo di nascita.

Sotto il profilo, poi, umano e religioso Verona è stata sempre un centro di unità e di irradiazione. Già nel periodo romano, quando in essa la via Augusta s'incontrava con la Gallica e la Postumia, era alla confluenza dei collegamenti europei. E, nel Medio Evo, come attraverso un crocevia di popoli, di qui passavano le carovane dei pellegrini diretti a Roma, a Gerusalemme, a san Giacomo di Compostella. La vostra città è stata la naturale intermediaria tra culture diverse, dotata di efficienti strutture assistenziali e nota per la sua ospitalità. Qui il grande poeta cristiano esule trovo, come lui stesso informa nella cantica del paradiso, il primo rifugio e il primo ostello (Dante Alighieri, La Divina Commedia, "Paradiso", XVII, v. 70). Qui venne anche il Petrarca a consultare i codici miniati della Biblioteca Capitolare, che conserva tanti antichi manoscritti della cultura classica europea.

Sicché Verona è stata e continua a essere una fucina, esempio felice della fusione di vari elementi necessari all'equilibrio e alle sintesi feconde: città e campagna, natura e arte, antichità e modernità, tradizione e originalità, privato e pubblico, persona umana e istanze sociali, autonomia cittadina e inserimento nel contesto regionale-nazionale-internazionale. "Capitale verde dell'Europa", il suo spirito di iniziativa spazia nei vari campi dell'attività, commercio e turismo, terziario e cultura, arte e spettacolo, civiltà e avanzato progresso tecnologico.

Agglomerato urbano medio, per il non elevato numero di abitanti, è centro prospero, moderno, vivibile, non chiuso nel cerchio del campanilismo egoistico: una città, quale oggi è nelle aspirazioni di tutti, a misura d'uomo.


3. Ma Verona è stata ed è anche una città di fede. E quella che è soprattutto per la consistenza della sua vita religiosa, per un cristianesimo concepito come fondamento del vivere personale, familiare e civile. La fede nel Dio vero del Vangelo, che Verona fu tra le primissime città del nord-Italia e dell'Europa ad accogliere, come testimoniano ancora i resti archeologici della vostra Basilica paleocristiana, divenne subito ed è rimasta, attraverso le vicissitudini travagliate della storia, il segreto della sua continua e inesausta vitalità.

Ne diede esempio fulgido il vostro patrono, il Vescovo san Zeno, un uomo venuto da lontano, che qui ebbe modo di approfondire e poi strenuamente difendere la fede cristiana contro i tentativi di un risorgente paganesimo. Fu per questo che i cittadini di Verona innalzarono sulla sua tomba quel capolavoro di pietra, considerato uno dei monumenti più splendidi di un'epoca pur così ricca di arte.

San Zeno Maggiore, una delle bellissime chiese elevate nella vasta area di Verona, è la testimonianza visibile della solidità della fede di tutto un popolo, che non viene mai meno a se stesso.

Fede che, oltre a esprimersi in mirabili opere di arte sacra, si è manifestata lungo i secoli nell'eroismo cristiano e nello spirito missionario dei suoi uomini, che molto hanno operato per il genuino rinnovamento della Chiesa. La straordinarietà della vita dei santi, come quella delle due nuove figure che avro domani la gioia di presentare alla venerazione di tutta la Chiesa, mentre da una parte è l'espressione della fecondità dell'"humus" familiare e sociale, dall'altra lo alimenta e lo arricchisce.

Dalla fertilità di questo sostrato, profondamente imbevuto di Vangelo, è scaturito il flusso benefico delle tante e tante istituzioni che, nate qui, in città o in diocesi, anche nell'ultimo secolo, si sono riversate fuori, come per impeto di sovrabbondanza, sino a irrorare i lontani continenti.


4. Cari fratelli e sorelle, nell'associarmi alla vostra gioia per così numerosi antecedenti civili e cristiani, desidero invitarvi a non rimanere nel ricordo delle grandezze passate, ma a proiettarvi verso l'avvenire perché esso, pur con i necessari adattamenti, continui a ricevere linfa dalle stesse inesauribili sorgenti ed a produrre altri frutti di uomini e d'istituzioni.

Non è facile essere autenticamente cristiani nel contesto della società moderna, attraversata da forme di rinascente paganesimo. Ma non lo era neppure ieri, in contesti diversi.

Più difficile ancora è creare un ambiente sociale più ampio, ispirato ai grandi valori del Vangelo. Occorre, pero, sforzarsi di farlo, nutrendo fiducia nella capacità creativa proveniente dalla gazia del Cristo risorto. Non esistono modelli di società, che possano dirsi esenti da elementi negativi. Pure le rose hanno le spine. Anche a Verona è arrivata, per esempio, la droga, con tutte le conseguenze che trascina e con tutte le cause che le danno origine. Anche a Verona si fa strada la mentalità diffusa di concentrare nel benessere materiale l'aspirazione massima dell'esistenza, di sottovalutare la forza che i valori dello spirito assicurano per realizzare nuovi modelli sociali, degni della persona umana.

Ebbene, nel rinnovarvi i miei saluti, mi dico sicuro del vostro impegno personale e comunitario nel far fronte a questi e agli altri mali della società contemporanea, sicuro della vostra intraprendenza di popolo abituato alle grandi imprese, per le quali si richiedono nobiltà di mente e generosità di cuore.

"Magna Verona vale, valeas per saecula semper!" Salve, grande Verona, che tu sia grande per sempre nei secol! E che Dio ti accompagni nel tuo cammino!


Data: 1988-04-16 Data estesa: Sabato 16 Aprile 1988




In Cattedrale con i sacerdoti, religiosi e religiose - Verona - Rievangelizzare i popoli di antica fede cristiana è uno degli impegni primari della Chiesa di oggi


Carissimi fratelli e sorelle, sacerdoti, religiosi e religiose della diocesi di Verona!


1. A voi il mio saluto cordiale! Sono lieto di iniziare con voi, dopo il saluto ufficiale alla cittadinanza, la mia visita pastorale a questa antica e gloriosa porzione del gregge di Cristo, che è la Chiesa veronese. E trovo significativa ed appropriata la scelta della cattedrale come luogo per il nostro incontro, per il fatto che state celebrando l'ottavo centenario della dedicazione di questo tempio, avvenuta ad opera di Papa Urbano III, il 13 settembre del 1187. Ma la storia di questa cattedrale, attraverso precedenti edificazioni, può farsi risalire ai tempi stessi del glorioso san Zeno, ottavo Vescovo e patrono della diocesi, che, nel IV secolo, fece costruire, proprio in questo luogo, la prima Chiesa madre della comunità cristiana, da lui battezzata e condotta alla verità di Cristo: "Veronam praedicando reduxit ad baptismum" ("Rhythmus Papinianus").


2. Un saluto particolare al vostro Vescovo monsignor Giuseppe Amari, che, a nome di tutti, ha voluto rivolgermi un affettuoso indirizzo, del quale lo ringrazio vivamente. Saluto il Cardinale nostro ospite, il Vescovo, gli Arcivescovi e i Vescovi presenti.

Cari fratelli e sorelle, quanto eloquente è questo nostro riunirci, oggi, nel tempio principale della diocesi! Voi, in mezzo al Popolo di Dio, siete e dovete essere in modo speciale gli uomini e le donne del tempio. La vostra vocazione, infatti, vi lega strettamente alla "casa del Signore" ed al "luogo dove abita la sua gloria" (Ps 26,8 [25]).

Voi siete chiamati in modo speciale a far comprendere agli uomini la bellezza e l'importanza del culto divino e del luogo sacro dove si celebrano i misteri della salvezza. E quanto bene questa cattedrale, con la sua straordinaria bellezza, facilita questo vostro compito, questa vostra missione! Quanto bene la rappresenta e la esprime! In queste pietre, in queste preziose opere d'arte, cariche di secoli, la fede stessa, si potrebbe quasi dire, si fa visibile.

Attraverso di esse e in esse si esprime con una straordinaria potenza evocativa, mediante il fascino dell'arte e della poesia, il genio e l'inventiva dell'uomo, che nelle sue opere vuol rendere lode a Dio e, ciò facendo, offre la più alta misura di se stesso e del suo spirito fatto ad immagine di Dio! La vostra vocazione di condurre gli uomini a Dio è certamente stupenda; essa pero implica, come ben sapete, una responsabilità. Sono note infatti le parole del salmista: "Chi salirà al monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza" (Ps 25,3-4 [24]).

Quanto più pura ed intemerata sarà la vostra vita, quanto più coerente sarà la vostra condotta coi misteri che celebrate e con le preghiere che elevate all'Altissimo, tanto meglio farete comprendere a tanti nostri contemporanei, distratti dall'indifferenza secolaristica, l'importanza ed anzi la necessità di un culto divino sia interiore che esteriore. Voi dovete ridare agli uomini di oggi l'intelligenza, il gusto ed il rispetto del luogo sacro, dove la comunità cristiana, sotto la presidenza del sacerdote, celebra ed adora il mistero eucaristico.


3. La cattedrale, poi, riveste una particolare importanza, da questo punto di vista, per il fatto che la riunione del popolo santo di Dio vi avviene sotto la presidenza del Vescovo, del pastore della diocesi, di colui che, in comunione con la Chiesa universale e sotto la guida del successore di Pietro, è nella sua Chiesa il supremo custode e dispensatore dei divini misteri, il fondamento e la garanzia dell'unità ecclesiale nella pluralità dei ministeri e dei carismi.

La cattedrale, pertanto, è il luogo eletto di riunione della Chiesa locale, nella quale voi, fratelli e sorelle, siete chiamati a portare la vostra testimonianza, vivendo un rapporto di speciale vicinanza col Vescovo e, nel contempo, con coloro che, nella comunità ecclesiale, ed anche fuori di essa, hanno particolarmente bisogno della misericordia divina e della solidarietà fraterna.

Ecco perché il vederci oggi in questo tempio è profondamente significativo. Lo è per voi e lo è per me. Dove esprimere meglio, infatti, l'unità della Chiesa locale nella comunione col successore di Pietro, che non nella chiesa cattedrale? E dove, in particolare, voi, uomini e donne del tempio, avreste potuto esprimere meglio questa comunione, che non appunto nella vostra chiesa cattedrale? In essa, come del resto in ogni tempio cattolico, Dio, per sua espressa volontà, si rende presente ed operante in modo speciale, soprattutto quando vengono celebrati i sacramenti, in particolare quello dell'Eucaristia. Attraverso il sacramento eucaristico, si può dire veramente, anche se in modo assai misterioso, che Dio abita nel suo tempio. E nel suo tempio, nel tabernacolo, sempre lo possiamo incontrare e contemplare al di là del velo delle specie eucaristiche, trovando consolazione nelle sofferenze, illuminazione nei dubbi e nelle incertezze, ispirazione per nuove iniziative di carità.

Un'attività di apostolato che non scaturisca da questo amore per il tempio e per Gesù sacramentato degenera ben presto in un vuoto attivismo e resta inquinata dalle ambizioni terrene, privandosi di quel fondamento soprannaturale che solo permette di incidere veramente e durevolmente sulle anime.


4. Ma il tempio di Dio, come diceva san Zeno, è anche il Popolo di Dio, sono le anime in grazia di Dio. Gesù abita nel tabernacolo alfine di abitare nei cuori.

Egli ama il tempio fatto di pietre, ma ama soprattutto il tempio fatto di carne che siamo noi, sempre naturalmente che vogliamo accoglierlo con purezza di cuore.

E' questa prospettiva che faceva dire a san Zeno, rivolgendosi ai suoi fedeli con accenti commossi: "E' gloria incomparabile e veramente degna di Dio il fatto che, con un unico sentimento, con un'unica fede, l'uno pregando per l'altro, il sacerdote e il tempio" (cioè il popolo fedele) "con pari devozione si volgano a Dio". E, prendendo lo spunto dal tempio di pietra nel quale si trovavano, così esortava i presenti: "Esultate, dunque, o fedeli, e imparate come costruire l'edificio delle vostre persone da codesto nuovo tempio del quale avete resa angusta la capacità col vostro numero davvero consolante. Dallo stesso fatto che il luogo non vi contiene, si comprende che la vostra fede contiene Dio" (S. Zenonis "Sermones", II, 6,2-5).

La fede non può non esprimersi col riunirsi della comunità nel tempio del Signore. Il culto divino e le opere della carità fraterna sono, indissolubilmente, i segni della vera fede. Una fede che non separi l'adorazione al Creatore dalla dedizione alla creatura, la donazione assoluta all'Infinito dalla valutazione giudiziosa del finito. Senza confonderli e senza separarli. Il mistero dell'incarnazione ci insegna come unirli nella distinzione.


5. Sentitevi in modo speciale, cari fratelli e sorelle, promotori della vera fede, con umiltà e coraggio, in comunione col Vescovo e con la Chiesa, in vero spirito di servizio alle anime. Oggi c'è tanto bisogno di questo, a tutti i livelli della società. Catechesi per gli adulti e catechesi per i giovani. Catechesi per tutti.

Faccio mie, al riguardo, le parole che san Zeno rivolgeva ai suoi fedeli, esortandoli appunto a coltivare e ad approfondire la virtù teologale della fede: "Dobbiamo abbracciarla con tenacia - diceva - e custodirla con ogni genere di virtù. Dobbiamo applicarci ad essa con coraggio; essa, infatti, è il fondamento stabile della nostra vita, l'invincibile baluardo e, nello stesso tempo, l'arma di attacco contro gli assalti del diavolo, la corazza impenetrabile dell'anima nostra, la scienza compendiosa e vera della legge, il terrore dei demoni, il coraggio dei martiri, la bellezza e il bastione della Chiesa, il ministro di Dio, l'amico di Cristo, la commensale dello Spirito Santo" (S. Zenonis "Sermones", I, 36,3-7).

Domandiamoci se a volte non relativizziamo le verità di fede, mentre assolutizziamo le ideologie di questo mondo. E' col Vangelo che dobbiamo giudicare il mondo, senza condizionare mai il messaggio di Cristo alle opinioni del tempo.

Voi tutti siete consapevoli di quanto sia urgente l'esigenza di una rievangelizzazione dei popoli di antica fede cristiana. E' questo uno degli impegni primari della Chiesa del nostro tempo. E in ciò, voi, proprio come sacerdoti, religiosi e religiose, dovete evidentemente sentirvi impegnati in prima persona e in prima fila.


6. In tale servizio alla diffusione e al radicamento della fede, ognuno di voi ha un compito specifico da svolgere: il sacerdote, mediante l'amministrazione dei sacramenti, il mandato della predicazione ufficiale e la presidenza della comunità credente; il consacrato e la consacrata, mediante innanzitutto l'esempio stesso di una vita penitente, mortificata, intemerata, profondamente dedita a Dio secondo il carisma del proprio istituto: se di vita attiva, nelle opere dell'apostolato esteriore; se di vita contemplativa - il pensiero va in particolare ai quattro monasteri femminili di clausura e ai Monaci Camaldolesi - mediante il sacrificio di sè nel silenzio, nella solitudine e nella preghiera. Ognuno realizzi bene la particolare vocazione alla quale è stato chiamato, si senta membro vivo del Corpo mistico, e così la propria azione raggiungerà la debita efficacia in armonia con l'azione degli altri.


7. L'anno mariano che stiamo celebrando ci presenta la Madonna, tra l'altro, come colei che interiorizza la fede in grado massimo, colei che si fa tutta "spazio interiore della parola e della benedizione del Padre" (RMA 28), colei che compie il pellegrinaggio della fede non senza quella particolare "fatica del cuore" che questo domanda (cfr. RMA 17).

Voi religiose, in modo particolare, sentitevi interpellate dall'esempio di Maria. Ella è evidentemente modello per ogni cristiano: ma come non riconoscere nella femminilità consacrata, nella vergine cristiana un segno tutto particolare della presenza di Maria nel mondo? Voi religiose in modo speciale siete chiamate a far sentire l'amore materno di Maria per gli uomini. Questo è il vostro ruolo specifico ed insostituibile nella Chiesa. E' qui che voi date il meglio di voi stesse compiendo la vostra propria missione, come donne, nel piano della salvezza.

Sia la Vergine santa, che qui venerate sotto il titolo di "Madonna del popolo", a suggerire a voi e a tutti noi gli atteggiamenti più consoni per l'incontro col Signore nel tempio del nostro cuore e per l'efficacia della nostra testimonianza di fede nel tempio delle nostre comunità cristiane.

Con questi miei auspici e sentimenti, vi assicuro la vicinanza di tutto il mio affetto, mentre di cuore vi imparto una larga, speciale benedizione, che estendo a tutti i vostri cari, nonché ai confratelli e consorelle che non han potuto prender parte alla gioia di questo incontro.


Data: 1988-04-16 Data estesa: Sabato 16 Aprile 1988





GPII 1988 Insegnamenti - A un gruppo di sindacalisti austriaci - Città del Vaticano (Roma)