GPII 1988 Insegnamenti - L'arrivo a Montevideo (Uruguay)


1. Siano queste le mie prime parole di invocazione e ringraziamento nel ritrovarmi in questa benedetta terra per continuare l'incontro che ho iniziato, poco più di un anno fa, in questo stesso aeroporto di Carrasco con gli amati figli dell'Uruguay. Allora avete manifestato più volte il desiderio di un mio ritorno nel vostro Paese. Nel mio commiato vi dicevo: "Grazie per la vostra ospitalità che è di per sè un invito a tornare per rendervi visita con maggior tempo a disposizione". "Mi congedo col proposito di venire un'altra volta".

Rendiamo tutti insieme grazie a Dio perché oggi ci permette di realizzare il desiderio che voi ed io avevamo manifestato. Rendiamo grazie anche a quanti rendono possibile questo incontro.

Saluto, in primo luogo, il signor Presidente della Repubblica, che mi ha appena accolto, a nome anche del governo e del popolo di questa cara nazione.

Grazie, signor Presidente, per aver espresso con parole così amabili la generosa accoglienza che gli uruguayani riservano al Papa. Saluto ugualmente con rispetto i membri del governo e le altre autorità qui presenti.

A voi, fratelli Vescovi, il successore dell'apostolo Pietro dà il bacio santo, simbolo dell'unione nell'amore di Cristo. In voi il Vescovo della Chiesa di Roma, che presiede nella carità, vede e saluta ognuna delle Chiese particolari che presiedete nel nome del Signore, i vostri cari sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, seminaristi e tutti i fedeli laici.

A voi, uruguayani, a quanti dimorano in questa nobile terra orientale dell'Uruguay, va il mio caloroso saluto di padre, fratello e amico. Porto nel mio cuore il vivo ricordo del meraviglioso benvenuto che mi avete dato sotto una pioggia torrenziale, e dell'incontro avuto nella Piana delle Tre Croci con un sole che brillava luminoso nel vostro cielo azzurro. Vedo con molto piacere che avete lasciato la bianca croce commemorativa di quella celebrazione di amore e di speranza come testimonianza di pubblica professione cristiana. Come vi dicevo nell'accomiatarmi: "Devo confessare che il Papa e gli uruguayani hanno saputo capirsi perfettamente".


2. Oggi voglio conoscere meglio la vostra terra e i suoi abitanti. Per questo, nel mio desiderio di visitare tutti e ciascuno dei diciannove dipartimenti, percorrero il Paese in tutte le direzioni. Partendo dalla capitale, andro a Melo, a Florida e a Salto; in questo modo desidero avvicinarmi a ciascuno di voi.

A te, caro Uruguay, il Papa viene carico di speranza per annunciarti Cristo. Amatissimi orientali. Ascoltate Gesù Cristo, apritegli le porte del vostro cuore, delle vostre famiglie, delle vostre istituzioni. Che il nostro incontro muova tutti e ciascuno a fissare il suo sguardo in Gesù. Siamo alle soglie del quinto centenario dell'arrivo del Vangelo in questo continente, e alla conclusione del secondo millennio della venuta del Figlio di Dio nel mondo per salvare tutti gli uomini. Questi avvenimenti sono certamente un tempo opportuno in cui tutti devono sentirsi invitati ad assumere la responsabilità della storia alla luce di Cristo. La vostra patria è nata cristiana, i vostri eroi hanno ispirato la loro vita al Vangelo, la vostra cultura è ricca di contributi della fede cattolica.

Voglia Dio che il mio viaggio apostolico possa suscitare un ascolto più attento del messaggio cristiano; e che la vita personale, familiare e sociale si lasci rinnovare dalla forza della verità e dagli ideali superiori che rendono nobile e grande una nazione.

Quale successore dell'apostolo Pietro, vengo a voi per compiere la missione ricevuta da Cristo. Proclamando la verità rivelata da Dio, voglio aiutarvi a mantenervi saldi nella fede ricevuta dagli apostoli, a crescere in essa, a metterla in atto nella vita pratica. Desidero incoraggiarvi alla speranza, che si fonda sulle promesse divine, affinché pienamente fiduciosi, cerchiamo con perseveranza ciò che Dio vi ha preparato. Questo incontro aiuterà a sviluppare i vincoli della carità: carità nella Chiesa, perché siamo tutti più uniti; carità con tutti, mettendo le migliori energie al servizio degli altri.


3. Nel corso della sua storia, la vostra patria è stata terra di incontro di gruppi di diversa provenienza etnica, diverse credenze religiose, diverse concezioni sociali e politiche. Non senza difficoltà avete saputo creare e difendere una società tollerante e rispettosa, che ha promosso il progresso sociale, la partecipazione, alcune istituzioni che hanno favorito l'educazione e la cultura. La Chiesa cattolica, attraverso questi quasi cinque secoli di storia, ha dato il suo grande apporto alla costruzione del vostro Paese. Infatti, i cristiani sono stati presenti in tutti i settori della vita nazionale. Anche oggi la Chiesa in Uruguay vuole servire alla costruzione della civiltà dell'amore, che porti alla promozione integrale di ciascun uomo, che crei una società più fraterna e più giusta. Con questa visita voglio riaffermare l'impegno dei cattolici a favore del bene comune e incoraggiarli ad uno sforzo ancor più generoso.

In modo speciale desidero avvicinarmi a coloro che soffrono di più: a coloro ai quali mancano i mezzi sufficienti di sussistenza per la vita, ai senza tetto e ai disoccupati, agli infermi, agli handicappati, alle famiglie divise, a coloro ai quali manca l'affetto e la comprensione. Vorrei arrivare a tutti con amore, per accompagnarli e aiutarli, per consolarli e incoraggiarli.

Questo viaggio apostolico, che oggi inizio nella vostra terra e che mi porterà al cuore dell'America del Sud, lo compio nell'ambito dell'anno mariano.

Per questo invoco Maria, Madre di Dio, perché ci accompagni e guidi in questi giorni.

Domani saro pellegrino con tutto il vostro popolo per onorare l'immagine sacra che venerate in Florida, la Vergine dei Trentatrè, patrona dell'Uruguay. A lei affido questo pellegrinaggio pastorale, così come voi, le vostre famiglie e la vostra patria.

Orientali! Il Papa è in casa vostra sotto il segno della pace: la croce di Cristo! Grazie per avermi accolto.

Che Dio benedica il vostro popolo!


Data: 1988-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1988




Omelia nello stadio "Centenario" - Montevideo (Uruguay)

Titolo: Saranno le famiglie veramente cristiane a far tornare il nostro mondo a sorridere

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato, Amatissimi fratelli e sorelle di Montevideo e di tutto l'Uruguay.


1. Abbiamo lodato Dio con le parole del salmo "Quanto è buono il Signore!" (Ps 34[33],9). Voglio ripeterlo con forza e dal più profondo del cuore: quanto è buono il Signore, Dio nostro che mi ha concesso di portare a termine il mio proposito di tornare in Uruguay! Devo ringraziare lui e la sua Madre santissima, la Vergine dei Trentatrè per essere nuovamente in questa amata terra uruguaiana nella quale sono stato ricevuto con tanto affetto, di cui si è fatto interprete, con le sue amabili parole, monsignor Josè Gottardi, Arcivescovo di Montevideo e Presidente della Conferenza episcopale. Saluto i fedeli di ciascuna delle dieci diocesi dell'Uruguay, così come quello dell'Esarcato Apostolico Armeno e delle altre comunità cattoliche del Paese. In modo particolare, in questa occasione desidero rivolgermi alle comunità dell' arcidiocesi di Montevideo e delle diocesi vicine di san Josè de Mayo e di Maldonado.


2. Sono tornato in Uruguay per condividere con voi la gioia di sentirci membri dell'unico Popolo di Dio, per pregare insieme, per celebrare comunitariamente la nostra fede e meditare insieme sul messaggio di Gesù. So che in questo "Estadio Centenario", dove si sono svolti memorabili eventi sportivi, hanno ricevuto, cinquant'anni fa, la prima Comunione migliaia di bambini uruguaiani durante il congresso eucaristico del 1938. Più tardi, nell'anno mariano 1954 furono ancora una volta i bambini ad esser protagonisti di un grande incontro in questo stesso "stadio" per ricevere anche loro la prima Comunione. I Vescovi uruguaiani, desiderosi di ricordare quegli storici avvenimenti - ed in quest'anno mariano celebrato dalla Chiesa Universale, - hanno voluto proclamare un "Anno eucaristico".

Tutta la Chiesa nel vostro Paese vibrerà d'amore per Gesù Cristo nell'Eucaristia e inviterà tutti a rafforzare i legami di fratellanza, affinché l'Uruguay sia una nazione pacifica, fraterna e capace di accoglienza! Sicuramente non pochi di coloro che ora si trovano qui presenti ricevettero cinquantanni fa Gesù Eucaristia per la prima volta in questo luogo.

Permettetemi di fare una domanda: siete rimasti fedeli al Signore in questo lungo tempo, che si è donato a voi per essere vostro amico e compagno nel cammino della vita? Anche voi che lo avete ricevuto per la prima volta, come alimento dell'anima, nell'anno mariano di 34 anni fa, dovete chiedervi se la grazia che riceveste come dono di quel sacramento ha dato i suoi frutti in opere di carità.

A tutti coloro che sono presenti, a tutti uruguaiani, Gesù dice questa sera: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo; chi mangia questo pane vivrà in eterno. E il pane che io daro è la mia carne per la vita del mondo" (cfr. Jn 6,51). Dopo venti secoli di storia, la Chiesa continua e sempre continuerà a custodire il tesoro dell'Eucaristia come il suo dono più prezioso, come la fonte da cui nasce tutta la sua vita e la sua vicenda nella storia dell'uomo. Con queste parole pronunciate a Cafarnao, Gesù promette la vita eterna a chi mangia il suo pane. Coloro che ascoltavano Gesù, aggiunge l'evangelista, "discutevano tra di loro dicendo: Come può costui darci la sua carne da mangiare?" (Jn 6,52). E il Signore rispose riaffermando le sue parole in modo che nessuno potesse dubitare che era egli stesso che si donava come alimento dell'anima: "In verità, in verità vi dico, che se non mangerete la carne del Figlio dell'Uomo e non berrete il suo sangue non avrete la vita eterna" (Jn 6,53).


3. Giunta l'ultima cena, prima della sua passione e morte per i peccati degli uomini Gesù porto a compimento la sua promessa: "Prese il pane, rese grazie a Dio, lo spezzo e lo diede ai discepoli e disse: "Questo è il mio corpo, che viene dato per voi: fate questo in memoria di me". E allo stesso modo, dopo avere cenato disse: "Questo è il calice della nuova alleanza nel mio sangue che è dato per voi"" (Lc 22,19-20).

In questo modo Gesù anticipo nel sacramento il dono della sua vita, che avrebbe avuto luogo il giorno seguente sulla croce e inoltre stabili che tale sacrificio offerto sotto le specie del pane e del vino fosse rinnovato perpetuamente nella Chiesa.

Ed è nella santa Messa che si rinnova, che torna ad essere presente il singolare sacrificio di Gesù per tutti gli uomini.

Per questo dobbiamo meditare con sempre più amore e gratitudine sul sacrificio del Figlio di Dio per noi, per te, per me. Egli è realmente presente nell'Eucaristia e in tutti i tabernacoli nelle nostre chiese. Anni fa, in occasione del giovedi santo ho scritto una lettera a tutti i sacerdoti del mondo nella quale dicevo loro, tra le altre cose: "Pensate a quei luoghi, dove gli uomini attendono con ansia il sacerdote, e dove da molti anni, sentendo la sua mancanza, non cessano di auspicare la sua presenza. E avviene, talvolta, che si riuniscano in un Santuario abbandonato, e mettano sull'altare la stola ancora conservata, e recitino tutte le preghiere della liturgia eucaristica; ecco, al momento che corrisponde alla trasustanziazione, scende tra loro un profondo silenzio. Alle volte forse interrotto da un pianto..., tanto ardentemente essi desiderano di udire le parole, che solo le labbra di un sacerdote possono efficacemente pronunciare! Tanto vivacemente desiderano la Comunione Eucaristica, della quale solo in virtù del ministero sacerdotale possono diventare partecipi" ("Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes, adveniente Feria V in cena Domini, anno MCMLXXIX", die 8 apr. 1979: , II [1979] 841ss).

Voi cari fratelli e sorelle uruguaiani, che potete contare sulla presenza del sacerdote ed avete la possibilità di partecipare alla Comunione eucaristica, non dovete rinunciarvi. Ogni domenica la Chiesa celebra l'avvenimento fondamentale della nostra fede: la risurrezione di Cristo.

In ogni Messa, come dice la liturgia, "annunciamo la morte e proclamiamo la risurrezione" del Signore. Per ogni fedele cattolico la partecipazione alla santa Messa domenicale è, allo stesso tempo un dovere e un privilegio; un dolce obbligo di corrispondere all'amore di Dio per noi, per rendere poi testimonianza di questo amore nella nostra vita quotidiana.

Per questo, se non per gravi motivi, nessuno deve sentirsi dispensato dall'assistervi. La santa Messa è l'atto di culto più alto che la Chiesa intera tributa a Dio; è la fonte della vita cristiana; è l'incontro che Cristo vuole avere con i suoi fratelli, gli uomini, per nutrirli con l'alimento che non perisce, per benedirli e fortificarli nelle loro prove. Cercate Cristo nella santa Eucaristia! Amatelo neI profondo del cuore! E per riceverlo in maniera degna e come egli merita, non tralasciate di prepararvi, quando è necessario, con il sacramento della Penitenza.


4. Padri e madri di famiglia: voi che amate i vostri figli, che vi preoccupate per loro con un autentico zelo ricordate che dovete al tempo stesso preoccuparvi della vita che Cristo ha dato loro nel Battesimo. Seguendo la loro preparazione per la prima Comunione, dovete accompagnarli alla santa Messa domenicale e preoccuparvi che continuino la loro formazione cristiana. Per una famiglia cristiana l'adempimento del precetto domenicale deve essere un motivo fondamentale di gioia e di unità.

Nella santa Messa della domenica, che trova la sua espressione più genuina nella partecipazione alla vita della parrocchia, ogni famiglia troverà la forza interiore necessaria per affrontare con rinnovata fede e speranza le inevitabili difficoltà proprie della nostra condizione di creature. Vorrei che questo fosse un frutto della mia visita pastorale nel nostro Paese: che tutte le famiglie uruguaiane siano fedeli nel trovarsi alla fonte della grazia che è la santa Messa.

Cari giovani, ragazzi e ragazze dell'Uruguay: a voi che siete forti e che volete fare della vostra vita un servizio a Dio e al prossimo, collaborando alla costruzione di una società più giusta e fraterna, non dimenticate che ciò sarà possibile se vi impegnate a costruire un mondo che sia migliore secondo la volontà e il disegno di Dio. La notte in cui Gesù istitui l'Eucaristia disse ai suoi discepoli riuniti intorno a lui nel cenacolo: "Chi rimane in me e io in lui dà molto frutto perché senza di me non potete fare nulla" (Jn 15,5). Gesù Cristo, nostro Signore che promise di rimanere con noi rimane nell'Eucaristia da venti secoli e ti aspetta; è necessario che tu gli vada incontro e che gli affidi i nobili ideali del tuo cuore. Ogni domenica, tutti e ciascuno singolarmente, giovani cattolici, avete un appuntamento con l'amore di Dio. Non potete mancare per pigrizia o perché date maggiore importanza ad altre attività. Gesù vi ha promesso che se rimarrete legati a lui raccoglierete molti frutti nella vita. Vi invito, dunque, a fare la vostra esperienza di avvicinamento a questa fonte della vita cristiana. Vedrete che si realizzerà anche in voi quella confessione di san Paolo: "Tutto posso in colui che mi dà la forza!" (Ph 4,13); Gesù Cristo, come il migliore degli amici, vuole aiutarvi affinché si realizzino i vostri grandi ideali. Bambini e bambine uruguaiane che vi state preparando a ricevere la prima Comunione o che avete già ricevuto Gesù. Amatelo molto! I bambini sanno meglio di chiunque altro che "amore si paga con amore" e hanno una grande facilità per ricevere e amare Gesù nell'Eucaristia. Non abbandonatelo! Vi aspetta nelle chiese e nelle cappelle delle vostre scuole per aiutarvi a crescere nella fede e per rendervi forti, generosi e validi. Chiedete alla Vergine Maria che nulla vi separi da Gesù! Ed io stesso lo chiedo ora per voi. E voi non dimenticate di pregare per me.


5. La notte in cui Gesù istitui l'Eucaristia, cena e sacrificio del suo corpo e del suo sangue, diede ai suoi apostoli anche un "comandamento nuovo": che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così "amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni gli altri" (Jn 13,34-35).

Il Signore, la vigilia di quel venerdi santo in cui sarebbe morto sulla croce sacrificando la vita per gli uomini, detto questo comandamento con l'ultima lezione di amore: lavo i piedi ai suoi apostoli, diede loro l'esempio che dobbiamo seguire noi tutti che ci proclamiamo suoi discepoli.

Per molti secoli, la comunità cristiana ha celebrato Dio, presente nell'Eucaristia, cantando: "L'amore di Cristo ci ha radunati nell'unità" (Hymnus "Ubi Caritas"). Questa unità e questo amore che trova la sua pienezza nell'Eucaristia ha un'espressione particolare nel matrimonio e nella famiglia. La Chiesa ha sempre insegnato che il matrimonio cristiano è segno dell'amore indissolubile con il quale Cristo ama la sua Chiesa (cfr. Ep 5,22ss).

Così come Gesù Cristo la ama e ha dato e dà continuamente la sua vita per essa, così gli sposi cristiani, nutriti nell'Eucaristia, debbono essere esempio di amore indissolubile.

Questo amore deve condurvi a trasmettere generosamente la vita perché è in questa forma che l'amore dei coniugi si manifesta e diviene fecondo.

Non abbiate paura dei figli che potranno arrivare; sono loro il dono più prezioso del vostro matrimonio! Se volete fare del vostro matrimonio una testimonianza veritiera di amore e costruire una nazione fiorente, non rifiutate di far venire molti invitati al banchetto della vita.

Dalla realizzazione del disegno di Dio per il matrimonio e la famiglia possono seguirne solo benefici e benedizioni per la società. Per questo è necessario che anche la legislazione civile relativa al matrimonio e alla famiglia non ponga ostacoli ma tuteli i diritti degli individui e delle famiglie promovendo una politica familiare che non penalizzi la fecondità ma anzi che la protegga.

Le difficili circostanze di oggi potrebbero suscitare un certo timore o scetticismo nei giovani che si preparano al matrimonio: le difficoltà di questo momento e l'influenza di opinioni fuorvianti che seminano confusione e disorientamento, li portano a dubitare di riuscire a restare reciprocamente fedeli per tutta la vita; le difficoltà nell'ambito del lavoro e dell'economia li inducono a guardare al futuro con ansia: hanno paura del mondo di fronte al quale si troveranno i loro figli.

Davanti a questo quadro di preoccupazione e incertezza l'uomo e la donna cristiani devono cercare forza e sicurezza nella Parola di Dio e nei sacramenti.

Nel matrimonio cristiano è Dio stesso che benedice la vostra unione e che vi concede le grazie necessarie per realizzare il vostro matrimonio secondo il disegno divino.

Rispondete con gioia e con generosità a questo disegno di amore, che è l'unico capace di darvi la felicità genuina che soddisfa le aspirazioni del cuore umano.

Certamente nel cammino della vita coniugale e familiare vi sono delle difficoltà. Ci sono sempre state! Ma siate certi, non mancheranno mai gli aiuti necessari dal cielo per superarle. Siate fedeli a Cristo e sarete felici! Siate fedeli all'insegnamento della Chiesa e sarete uniti da un amore sempre più grande! La fedeltà non è passata di moda! Potete stare certi che sono le famiglie veramente cristiane quelle che permetteranno al nostro mondo di tornare a sorridere.


6. Carissimi fratelli e sorelle uruguaiane: per tutto l'anno trascorso da quando sono venuto a visitarvi la prima volta vi ho ricordati tante volte.

Nel corso della mia precedente breve visita avete saputo manifestare il vostro amore per il successore di Pietro. Un affetto che custodisco come un grande tesoro nel mio cuore e che ho sentito particolarmente vivo nei sacerdoti, nei religiosi e nelle religiose che ho incontrato nella Cattedrale di Montevideo.

La gioia per l'anno eucaristico che era già in programma diviene ora realtà, che, con la grazia di Dio, produrrà molti frutti pastorali.

Insieme adoreremo il Signore, realmente presente nella santa Ostia e rinnoveremo la nostra fede.

Dobbiamo rendere grazie a Dio perché ogni giorno rinnova il sacrificio del Calvario nella santa Messa.

Dobbiamo chiedergli perdono per i peccati personali e di tutti gli uomini. Dobbiamo chiedere che ci mantenga fedeli alla vocazione con la quale ci chiamo ad essere suoi figli.

La benedizione con il Santissimo Sacramento che impartiro sarà testimonianza e pubblica professione della nostra fede in Gesù Cristo. E lo sarà anche la processione del "Corpus Christi" e le altre devozioni eucaristiche che, durante questo anno, vivrà con gioia la Chiesa dell'Uruguay.

Le famiglie si incontrino ogni domenica comunitariamente unite a Cristo per celebrare il giorno del Signore. La santissima Vergine Maria, la prima "custodia" che ha portato in sè il Verbo incarnato vi introduca nel mistero dell'amore di Cristo. E così sia.


Data: 1988-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1988




All'università cattolica "Larranaga" - Montevideo (Uruguay)

Titolo: La dignità di ciascun uomo e il senso della sua vita hanno culmine e origine in Cristo, luce ultima di ogni creatura

Testo:

Eccellentissimi ed illustrissimi signori, Autorità accademiche e professori, Amici della cultura e della scienza, amati studenti, Signore e signori.


1. Sono profondamente grato per le amabili parole con cui il signor rettore e gli studenti di questa università mi hanno offerto un così caloroso benvenuto. Vorrei dire, per cominciare, che l'incontro di questa sera con i rappresentanti della cultura dell'Uruguay mi è particolarmente gradito. In voi saluto con deferenza tutti coloro che in questa nobile nazione non risparmiano sforzi in favore della promozione, trasmissione e creazione di quella singolare ricchezza umana che sono i beni culturali.

Nel vostro Paese non sono mancati coloro che si sono sempre distinti per l'instancabile impegno nel coltivare ed ampliare i campi della cultura. Mi unisco al tributo di riconoscenza verso tanti uomini e donne che nel passato hanno dedicato le loro energie a questo servizio privilegiato verso il vostro popolo e mi congratulo per il vostro rinnovato impegno in un così importante compito.

Tutti noi riconosciamo l'alto valore di quest'opera, poiché la cultura è la maniera peculiare con cui i popoli assumono la realtà deI loro essere e del mondo circostante, se ne appropriano e la trasformano, dando ad ogni cosa una dimensione d'umanità facendo, cioè, del mondo un universo dell'uomo.

Noi cristiani, guidati dalla rivoluzione divina, crediamo che l'uomo è un fattore di cultura, come espressione del suo proprio essere, creato ad immagine e somiglianza di Dio; e che dal Creatore medesimo ha ricevuto il comando di dominare la terra, assegnando un nome agli altri esseri (cfr. Gn 1,27-28 Gn 2,19).

Così attraverso la parola ed il lavoro egli deve aver cura del creato e nello stesso tempo svilupparsi personalmente e socialmente.

La coscienza d'essere creatura uscita dalle mani di Dio e salvata da Gesù Cristo, Verbo e Saggezza fatta carne, è sempre stata per il cristiano un impulso ad essere presente alla formazione della cultura, in dialogo con tutti gli uomini e i popoli. Questa ricerca di mettere in relazione tra loro le diverse forme del sapere ha portato la Chiesa, in un determinato momento della storia, alla creazione di quell'originale istituzione che chiamiamo università, dove si cercano di coniugare i diversi contributi del patrimonio culturale dell'umanità.

Guardando la gloriosa storia della vostra nazione, vediamo come la cultura del vostro popolo affondi le sue radici nel Vangelo di Cristo, che illumina l'elevata dignità dell'uomo in questo mondo e la sua vocazione all'eternità; che chiama alla riconciliazione con Dio ed alla concordia fra gli uomini. Da questa matrice culturale cattolica hanno attinto in passato gli edificatori della vostra indipendenza, che diedero solide basi alla cultura nazionale.

Potremmo perciò enumerare un numero senza fine di persone, sacerdoti e laici, che edificarono la vostra storia culturale. Ricordiamo il sacerdote Josè Pèrez Castellano, acuto e pratico osservatore delle realtà agricole; Damaso Antonio Larranaga, anch'egli sacerdote, da cui prende il nome questa università, che tanto ha contribuito con le sue indagini sul vostro ambiente culturale ed il cui sforzo è alla base di istituzioni illustri e feconde come la Biblioteca pubblica e l'Università della Repubblica.

A quei precursori si dovrebbero aggiungerne molti altri. Ci basterà menzionare il brillante Arcivescovo Mariano Soler, il primo ad insegnare nel Club Cattolico ed il cui fecondo magistero episcopale ha esercitato la sua influenza anche al di là dei vostri confini. Fra gli innumerevoli laici cristiani, per essere brevi, evocheremo soltanto tre figure: Juàn Zorilla de san Martin, Francisco Bauzà e Juana de Ibarbourou.

Nel quadro di questa storia secolare, l'incontro di oggi è un simbolo del fecondo e permanente dialogo fra il Vangelo, di cui è portatrice la Chiesa, ed il popolo uruguaiano, che si esprime nella sua cultura.


2. Infatti la cultura che è frutto dell'apertura universale del pensiero si crea e si sviluppa come un dialogo mantenuto a diversi livelli.

E' un dialogo con il mondo inanimato, che viene osservato con i metodi propri della scienza per riconoscere e porre le sue potenzialità al servizio dell'umanità. E' dovere di ciascuno, in particolare nella nostra epoca, cercare di far si che il rapporto dell'uomo con il mondo sia sempre più caratterizzato da una oculata misura, in modo da tutelare l'equilibrio ecologico e far miglior uso delle cose, tenendo presenti le reali necessità dell'umanità ed evitando che siano avviate verso lo spreco e la distruzione. Bisogna pure difendere l'uomo dal rendersi schiavo delle cose che pretende di dominare, poiché sarà sempre vero che egli vale più per ciò che è, che non per ciò che possiede. Di conseguenza è doveroso educare anche ad un atteggiamento capace di rispettare ed ammirare il mondo che ci circonda, per ascoltare il silenzioso messaggio che invia al cuore dell'uomo.

La cultura è inoltre dialogo fra persone e gruppi, e da qui la sua dimensione sociale e comunitaria. Ciò che caratterizza un popolo è proprio la sua cultura, le sue forme di esprimere il suo essere e sentire, i suoi valori e disvalori, le sue creazioni, la sua vita di relazione, il suo modo di lavorare, di celebrare la vita. Per questo voi, a motivo del posto di grande importanza che occupate nella vita della nazione, avete una grande responsabilità di fronte al vostro popolo, nel nobile impegno di difendere il meglio delle sue peculiarità culturali, perché possa svilupparsi e crescere a partire dalle sue radici, mantenendosi contemporaneamente aperto agli altri popoli.

In questo difficile compito di ricerca ed interscambio, l'uomo di cultura ha bisogno di mantenere un fecondo dialogo con se stesso.

Da lui si esigono autenticità ed onestà, per comunicare agli altri, il vero, il nobile, il bello, ciò che può essere sostenuto da una retta coscienza.


3. Nell'apertura verso la totalità dell'esistenza, la cultura implica anche disponibilità al dialogo con Dio nelle diverse maniere in cui si può esprimere il rapporto con la trascendenza. perciò - come hanno affermato i Vescovi latinoamericani nella Conferenza Generale di Puebla (Messico) - "L'essenziale della cultura è costituito dall'atteggiamento con cui un popolo afferma o nega un vincolo religioso con Dio, dai valori o disvalori religiosi. Questi sono connessi col senso ultimo dell'esistenza e si radicano in quella zona più profonda in cui l'uomo si dà, secondo un orientamento positivamente religioso o, al contrario, ateo, le risposte alle domande fondamentali e definitive che lo assillano. perciò la religione o l'irreligione ispira tutti gli altri ordini della cultura... in quanto li libera verso un ultimo senso trascendente o li chiude nel loro senso immanente." ("Puebla", 389).

Il dialogo culturale richiede, di conseguenza, l'attenzione verso alcune condizioni che lo rendano possibile. In primo luogo la libertà che è imprescindibile per il progresso e la creatività, unita ad un atteggiamento di tolleranza ed allo sforzo per comprendere altre posizioni. Come ho avuto occasione di dire alcuni anni fa a Rio de Janeiro: "La cultura, che nasce libera, deve inoltre essere diffusa in un regime di libertà. L'uomo colto ha il dovere di proporre la sua cultura, ma non può imporla. L'imposizione contraddice la cultura, perché contraddice quel processo di libera assimilazione personale da parte del pensiero e dell'amore che è peculiare della cultura dello spirito" ("Allocutio in urbe Flumenianuariensi ad homines doctrina excultos habita", 2, die 1 iul. 1980: , III, 2 [1980] 19).

Il rispetto nei confronti delle persone e delle loro convinzioni comporta il diritto ad un'informazione veritiera ed ampia; il diritto dei genitori prima e di ciascuno poi, ad accedere a forme educative in linea con le proprie convinzioni di vita e religiose. Un'autentica libertà d'insegnamento comporta la reale possibilità per le persone, le famiglie e le istituzioni intermedie di poter creare propri centri di educazione, senza discriminazioni. Per quanto riguarda l'insegnamento dei fanciulli e dei giovani, è mio desiderio che i responsabili assicurino che le sovvenzioni statali siano distribuite in maniera tale che i genitori, senza distinzione di credo religioso o di convinzioni civili, siano veramente liberi nell'esercizio del loro diritto di scegliere l'educazione dei loro figli senza dover subire oneri inaccettabili.


4. La cultura ha quale scopo il pieno sviluppo degli uomini e dei popoli. A ciò devono tendere tanto il progresso della scienza e della tecnica, come pure le diverse forme d'intendere e servire la società umana. Pertanto la cultura dev'essere a disposizione di tutti, preoccupandosi innanzitutto della soluzione dei problemi dei più indigenti economicamente e culturalmente.

Ricordiamoci che l'uomo concreto, in cui dobbiamo riconoscere senza eccezione una dignità ed una responsabilità unica ed irripetibile, è il soggetto e l'oggetto di ogni attività culturale. Il vostro compito deve svolgersi senza sosta, come un servizio alla libertà umana ed un impegno a raggiungere migliori condizioni per il suo corretto esercizio. A ciò deve tendere il vostro lavoro, contribuendo a liberare dai lacci della ignoranza e dell'errore, schiudendo possibilità di progressivo miglioramento, alleviando i dolori dei vostri concittadini, cooperando alla soluzione delle ingiustizie sociali e delle ristrettezze economiche.

Il patrimonio culturale del vostro popolo ha un profondo senso della libertà individuale e della fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini. Questo valore che avete ereditato, e del quale giustamente andate fieri, ha favorito in passato la ricerca di un modello di società più giusta e potrà oggi, con la cooperazione di tutti, indicare la via per la soluzione dei problemi che affliggono il vostro popolo.

La difesa della libertà di ogni uomo deve andare di pari passo con la riflessione sul significato della libertà stessa. perciò bisognerà domandarsi: liberi da cosa e per cosa.

In primo luogo constatiamo che la libertà è condizione della dignità delle azioni umane. Essa comprende il dovere di assumersi la propria responsabilità d'essere liberi e la sfida a discernere il bene e aderire ad esso.

Per questo una cultura pienamente umana non può accontentarsi di porre i problemi etici e religiosi, ma deve cercare di dare ad essi una risposta onesta e coerente.

"L'uomo non può essere pienamente ciò che è, non può realizzare totalmente la sua umanità, se non vive la trascendenza del proprio essere nel mondo ed il suo rapporto con Dio" ("Allocutio in urbe Flumenianuariensis ad homines doctrina excultos habita", 3, die 1 iul. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2 [1980] 21).


5. Nell'esercizio del dialogo culturale sincero, permettetemi uomini e donne amanti della verità, di annunciarvi con semplicità una profonda convinzione condivisa da milioni di fratelli, sia in passato che nel presente, qui nella vostra terra e nel mondo intero. Infatti non posso esimermi dal proclamare con rispetto per tutti e con convinzione profonda, che la dignità di ciascun uomo ed il senso della sua vita hanno la loro origine e il loro culmine in Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio e che egli è la luce ultima di ogni cultura. Egli ci rivela il Padre, nel quale si fonda l'unità della famiglia umana. Egli ci rivela il mistero della nostra stessa esistenza, illumina la storia e ci apre all'eternità.

Mi rivolgo adesso ai cattolici che si dedicano in special modo alle attività culturali: laici, sacerdoti, religiosi e religiose.

Vi ringrazio per il contributo che offrite al servizio del vostro popolo nel campo dell'educazione e della cultura e vi esorto a conformarvi sempre più e meglio alla verità di Cristo, al rispetto delle opinioni, delle idee e degli atteggiamenti differenti.

La vostra presenza aperta e dialogante dev'essere sempre ricolma della luce che viene dall'alto, senza cedere alla tentazione di facili riduzionismi che svuotano l'originalità del messaggio cristiano. Da voi dipende in gran parte se la cultura della vostra nazione sarà vivificata dalla verità del Vangelo.


6. Siamo tutti consapevoli del fatto che per l'evangelizzazione della cultura hanno una particolare importanza le istituzioni cattoliche, dalla scuola fino all'università. Se davvero esse vogliono compiere la loro missione è indispensabile che mantengano la loro identità cattolica ben definita, in conformità con la fede del Popolo di Dio ed in esplicita e fedele sintonia con il Magistero della Chiesa. Questi istituti cattolici di insegnamento sono opera e responsabilità di tutta la comunità ecclesiale. So quanto sacrifici e sforzi comporti provvedere ad un insegnamento di qualità che raggiunga il maggior numero possibile di beneficiari.

Desidero incoraggiare particolarmente tutte quelle persone ed istituzioni che, in una forma o l'altra, collaborano con questa Università Cattolica dell'Uruguay che oggi ci accoglie nella sua sede. Questo centro accademico ha davanti a sè un compito importante al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa ed al servizio di tutta la nazione, conformemente agli obiettivi che le sono propri: "Qualità, competenza scientifica e professionale; ricerca della verità al servizio di tutti; formazione delle persone in un clima di visione integrale dell'essere umano, con rigore scientifico e con una visione cristiana dell'uomo, della vita, della società, dei valori morali e religiosi... d'altra parte, è fuori dubbio che nel suo servizio alla cultura devono essere mantenuti chiaramente alcuni principi: l'identità della fede senza deviazioni, l'apertura generosa ad ogni fonte esterna di conoscenza che possa arricchirla e il discernimento critico di quelle fonti conformemente a quella identità" ("Allocutio Iacobopoli, ad homines cultura excultos habita", 7.8, die 3 apr. 1987: , X, 1 [1987] 1004. 1005).

Con il medesimo affetto desidero esprimere la mia gratitudine a coloro che compongono l'Istituto Teologico dell'Uruguay "monsignor Mariano Soler" e sono dediti al compito insostituibile di formare i futuri sacerdoti. Il mio saluto e la mia gratitudine vanno anche al Seminario Interdiocesano Cristo Re ed a quanti vi prestano la loro opera. Non è necessario sottolineare l'importanza di questi centri, che tanto peso hanno nell'ambito della cultura propriamente teologica e religiosa. Professori ed alunni, vi ringrazio tutti e vi esorto a continuare il vostro zelante lavoro.


7. In quest'occasione desidero salutare anche gli artisti che esprimono e danno vita alla cultura, plasmando nelle loro opere di bellezza. La Chiesa, esperta in umanità, ha sempre difeso e promosso le arti, perché sono un bene che nobilita gli uomini e perché riescono a comunicare qualcosa di ciò che è realtà ineffabile.

Voi, artisti, avete una vocazione molto elevata, poiché potete aiutare gli uomini con il meglio di voi stessi: la creazione artistica.

Desidero, poi, rivolgere alcune parole a coloro che in modo così rilevante incidono nella formazione della cultura moderna: i professionisti dei mezzi di comunicazione di massa. Vi sono grato, in primo luogo, per il vostro contributo allo svolgimento di questo incontro e di quelli che seguiranno nel corso della mia visita. Al tempo stesso vi ricordo che la vostra attività, onorata ed ammirata, comporta una grande responsabilità perché avete nelle vostre mani degli strumenti che in qualche modo sono di tutti ed esercitano influenza su tutti. Per questo impiegateli pensando al bene comune, al servizio della verità.

Rispettate i valori culturali del vostro popolo, aiutando lo sviluppo della vostra società nei diversi settori. Non lasciatevi trascinare da interessi particolari o convenienze di parte e fate si che la vostra disinteressata dedizione professionale contribuisca al progresso morale della nazione.

A voi, studenti, apro il mio cuore. Il Papa vi ama e vi segue. State vivendo un'importantissima tappa della vostra vita in cui plasmate il futuro di voi stessi e della vostra patria. Abbiate alti ideali. Per questo approfittate al massimo di questo tempo in cui potete dedicarvi allo studio, all'indagine, alla ricerca della verità ed alla irrinunciabile formazione della vostra volontà.

Ricordatevi sempre che la vostra futura efficienza è di somma importanza per voi, per la vostra futura famiglia, per il vostro Paese. Siate responsabili e generosi nell'uso delle possibilità che vi vengono offerte. Non cessate di cercare Cristo che illuminerà con la sua luce quello che andate scoprendo e vivendo.


8. Questo incontro sta giungendo al termine. Quanto mi piacerebbe poter intrattenermi più a lungo ed ascoltarvi; imparare di più sulla vostra cultura, sui suoi successi e le sue speranze, portare avanti un dialogo culturale. Ma debbo continuare il viaggio. Vi ringrazio per la vostra presenza e vi confermo la mia grande stima per il compito che svolgete a favore della cultura. Continuiamo a lavorare uniti per formare un mondo più fraterno ed umano, una cultura più vera e più bella, che accolga di più ogni uomo e che sia riflesso più perfetto della sapienza, della bontà e della bellezza del Creatore che ci ha fatto partecipi della sua gloria.

La mia supplica si eleva a Dio mentre prego per voi, per le vostre famiglie e per le istituzioni di cui fate parte. Che il Signore conceda a tutti voi luce e forza per proseguire e promuovere con il vostro contributo la cultura di questa nobile nazione. Con affetto vi imparto la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - L'arrivo a Montevideo (Uruguay)