GPII 1988 Insegnamenti - Con i bambini di Tarija (Bolivia)

Con i bambini di Tarija (Bolivia)

Titolo: Istruzione e tutela sanitaria irrinunciabili doveri di giustizia verso i bambini, prime vittime della povertà materiale

Testo:

"Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25).


1. Nel giungere a Tarija il mio cuore trabocca di lodi verso, il Padre celeste per questa terra che vi ha donato, e che è quasi nascosta agli occhi del mondo dalle montagne; voglio lodare il Creatore per le vostre selve che scendono dalle valli al Chaco, per i fiori, i vigneti e gli alberi da frutta, che sono un dono del Padre per i suoi figli in questo angolo meridionale della Bolivia. Il vostro allegro folklore "chapaco", i volti di colori che sono qui presenti e soprattutto le vostre tradizioni cristiane riempiono la mia anima di gioia nel constatare, quale successore dell'apostolo Pietro, la fecondità del messaggio di Cristo in queste terre bagnate dal fiume Guadalquivir.

Con questo sentimento di gioia saluto monsignor Abel Costas, Vescovo di questa diocesi, e gli altri Vescovi qui presenti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le autorità e quanti sono venuti dal sud, da Potosi da Chuquisaca e da altri luoghi e tutto il Popolo di Dio qui riunito. Il mio saluto e la mia benedizione vanno oggi in modo speciale ai bambini e a tutti coloro che hanno rapporti con il mondo dell'infanzia: i genitori e i maestri, i catechisti e gli operatori sanitari. A tutti voi, quando sarete dinanzi a lui, il Signore dirà: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).


2. Il Papa, da quando è arrivato in terra Boliviana ha tenuto sempre presente, nei suoi messaggi, in modo particolare i bambini, realmente più colpiti da tanti problemi nello stesso tempo perché sono il futuro de continente della speranza.

Infatti l'infanzia la gioventù sono sempre l'autentico tesoro di un Paese. Tutti gli sforzi che si fanno per migliorare le loro condizioni fisiche e spirituali si ripercuoteranno, in breve tempo, in tutti i campi della vita. Voi, educatori nel senso più ampio e genuino, avete nelle vostre mani il grandioso compito di custodire questo tesoro, compito in cui dovete impegnare tutti voi stessi (cfr. Mt 6,21). Siete come quel "servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto" (cfr. Mt 24,25).

Siete in realtà quel servo che rimarrà a capo di tutta la proprietà, vale a dire che giungerà al Regno dei cieli se "il padrone al suo ritorno lo troverà ad agire così" (cfr. Mt 24,46-47).

I bambini sono i prediletti di Dio, fino al punto che - come leggiamo nel Vangelo - è a loro che in primo luogo Dio riserva il Regno (cfr. Mc 10,14).

"Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, - dice Gesù - non entrerete nel Regno dei cieli" (Mt 18,3). I bambini sono anche il tesoro e Ia speranza della Chiesa che fa sue le parole di Cristo: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Mt 18,10).


3. Ciononostante questi bambini, i prediletti di Dio, sono molte volte le prime vittime della povertà materiale, con tutte le sue conseguenze. "Ci sono bambini che muoiono prima di venire alla luce, altri non hanno se non una breve e dolorosa esistenza, stroncata da malattie che sarebbe facile evitare" ("Nuntius ad christifideles occasione oblata initii Temporis Quadeagesimalis", die 10 febr. 1988: , XI, 1 [1988] 392). In molti Paesi, "proprio tra i fanciulli si riscontra il più elevato numero di morti dovute ad una disidratazione acuta e ad infezioni parassitarie, all'acqua inquinata, alla fame, alla mancanza di vaccinazione contro le epidemie, perfino, alla mancanza di affetto" ("Nuntius ad christifidelis occasione oblata initii Temporis Quadragesimalis", die 10 febr. 1988: , XI, 1 [1988] 392).

Di fronte a questo panorama dovete reagire con un'attenzione speciale per la salute dell'infanzia. Le opportune vaccinazioni, le misure igieniche e tutte le altre attenzioni mediche e sanitarie rientrano nei vostri obblighi verso i bambini. Parallelamente alla promozione della salute si deve porre un accento particolare sull'adeguata educazione sanitaria delle famiglie, per facilitare meglio e in maggior misura la protezione dell'infanzia.


4. L'impegno per migliorare la salute va strettamente legato all'impegno per l'istruzione. L'insegnamento della lingua, della scrittura e della lettura, così come lo sviluppo dell'intelligenza, sono diritti inalienabili della persona umana che non possiamo negare ai bambini. In alcuni casi non sarà facile fornire questa formazione; ma ricordate sempre che "Tutto quanto potrà favorire l'alfabetizzazione e l'educazione di base, che l'approfondisce e completa è un diretto contributo al vero sviluppo" (SRS 44).

perciò è necessario creare un circolo di solidarietà umana e cristiana di fronte alla sfida della scolarizzazione soprattutto dei bambini, perché, come ha ricordato l'ultimo Concilio: "Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona, hanno il diritto inalienabile a una educazione che risponda al proprio fine" (GE 1).

Sia nel risolvere i problemi della salute sia quando si tratta di trovare una soluzione a quelli dell'istruzione è necessario sollecitare il contributo e l'aiuto di tutti: abitanti delle città e della campagna, educatori privati e pubblici, istituzioni private, Chiesa e governo (cfr. GE 1). Questo vorrà dire - nell'esercizio della propria funzione, cioè in qualità di promotore del bene comune - assicurare totalmente un'assegnazione privilegiata di aiuti anche in condizioni di scarsità. Procurare i pagamenti dovuti ai docenti e agli operatori sanitari e mettere a loro disposizione i mezzi necessari per poter assolvere il loro compito sarà per gli uomini di governo, in molte occasioni, un irrinunciabile obbligo di giustizia.


5. "L'educazione dei giovani di qualsiasi origine sociale, deve essere impostata in modo da suscitare uomini e donne, non tanto raffinati intellettualmente quanto piuttosto di forte personalità come è richiesto fortemente dal nostro tempo" (GS 31).

Si tratta quindi di portare a termine un'autentica opera di formazione che conduca allo sviluppo armonico delle loro condizioni fisiche, morali e intellettuali.

Concretamente "i giovani devono essere adeguatamente e tempestivamente istruiti, soprattutto in seno alla propria famiglia, sulla dignità dell'amore coniugale, sulla sua funzione e le sue espressioni; così che, formati nella stima della castità, possano ad età conveniente passare da un onesto fidanzamento alle nozze" (GS 49).

Questa formazione, che deve essere personale sarà compito dei genitori (cfr. Congr. pro Inst. Cath. "Orientaciones educativas sobre el amor humano", die 1 nov. 1983, nn. 48.84).

Per questo è necessaria la formazione integrale, non solo per poter affrontare la società nella maniera dovuta ma anche per servire Dio con maggiore facilità. "Lasciate che i bambini vengano a me" (Mc 10,14), ci dice il Signore.

Aiutateli ad avvicinarsi. Date loro i mezzi per conoscerlo. Fin dalla più tenera età, date loro una giusta conoscenza di questo Gesù che ha voluto farsi bambino come loro. Dio vuole affidarvi i bambini affinché, attraverso il vostro affetto, scoprano l'amore di Dio. Non li deludete.

"Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio" (Mc 10,14). Sono loro, i più piccoli, coloro che hanno accolto la rivelazione di segreti nascosti ai sapienti e ai saggi (cfr. Mt 11,25).


6. Educherete i vostri bambini attraverso la vostra parola, e negli ambienti più diversi, innanzitutto nel focolare domestico e nella scuola, nella catechesi ma soprattutto lo farete con il vostro esempio.

I bambini imparano a comportarsi imitando quello che vedono fare ai loro simili. Per questo impareranno da voi ad essere forti, lavoratori, sobri, gioiosi, misericordiosi; cittadini onesti e cristiani esemplari. In questo modo imiterete anche il Signore che "opero e insegno" (Ac 1,1), vale a dire che non si limito a trasmetterci un messaggio, ma visse in mezzo a noi, dandoci un esempio supremo in tutte le virtù.

Non dimenticate l'importante monito del Maestro: "Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare (Mt 18,6). L'esempio di genitori ed educatori deve andare di pari passo all'impegno degli uomini di governo e di tutta la collettività in difesa della moralità pubblica soprattutto nei mezzi di comunicazione. Altrimenti si violano i diritti di coloro che sono più indifesi e li si espone al pericolo di una deplorevole manipolazione.


7. Desidero ora rivolgermi ai bambini di Tarija e di tutta la Bolivia chiamandoli nel modo in cui affettuosamente sono chiamati in queste terre: "changuitos". Ai bambini che fin da tenera età devono aiutare i loro genitori come pastori sull'altopiano e nelle valli, come contadini nelle aziende e a coloro che non hanno necessità di farlo. Agli infermi e ai sani.

Cari "changuitos": il Signore ha voluto, farsi bambino come voi e è cresciuto "in sapienza, età, grazia, davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52). Ha voluto che la sua venuta fosse annunciata in primo luogo a dei pastori che stavano badando al loro gregge di notte (cfr. Lc 2,8-20), e che ha voluto essere conosciuto come il carpentiere (cfr. Mc 6,3), o come il "figlio del carpentiere" (Mt 13,55). Percorse camminando le grandi distanze della Palestina (cfr. Jn 4,6), e molte volte "non aveva dove posare il capo" (Mt 8,20).

Gesù attende che voi cresciate come lui in "sapienza", non lasciando la scuola, studiando e compiendo i doveri scolastici. Il Papa sa che vi costa sacrificio, perché molte volte dovete farlo sotto la pioggia e la neve, percorrendo grandi distanze a piedi attraverso zone gelate e affrontando la stanchezza di giornate di lavoro. Perseverate in questo sforzo, sapendo che il Signore vi guarda con gioia.

Imparate bene il catechismo. Conoscerete sempre meglio il bambino Gesù, che deve essere il vostro migliore amico e amerete Dio sopra ogni cosa. Gesù vuole che come lui cresciate anche in "grazia". Osservate dunque il precetto domenicale sempre che le circostanze non lo impediscano, e crescete nella grazia ricevendo i sacramenti. Preparatevi bene alla prima Comunione, e continuate a ricevere Gesù frequentemente, poi quando sarete un po più grandi preparatevi a ricevere il sacramento della Cresima che vi aiuterà ad essere testimoni di Cristo.

Come lui, che cresceva "in età", dovete crescere nel corpo e nell'anima come uomini e donne completi. Obbedite ai vostri genitori, amandoli e aiutandoli come è tradizione nei vostri villaggi. Condividete giochi e lavori con i vostri fratelli e amici. Dite sempre la verità. Non vi impadronite delle cose altrui.

Siate forti nei vostri doveri nello studio e nello sport.

Bambini della Bolivia il Papa prega per voi ma ha anche bisogno di contare su di voi. Per questo vi chiedo di accompagnarmi con le vostre preghiere e con quella parte del giogo del Signore che egli ha permesso che voi prendiate sulle vostre spalle. Rimanete in questo cammino di amore e Gesù vi colmerà sempre di gioia (cfr. Mt 11,28-30).

Prima di concludere desidero rivolgere alcune parole di meritato apprezzamento alla donna boliviana: le madri e le spose, le padrone di casa, sia in città che in campagna.

Il vostro impegno silenzioso e zelante nella cura dei vostri figli, nel lavorare spesso insieme al marito vi rende degne di rispetto e ammirazione da parte di tutta la società. Continuate a svolgere questo ruolo insostituibile che la donna latinoamericana ha riscoperto nei tempi: la tutela dell'anima cristiana dell'America Latina.


8. Ringrazio tutti voi qui presenti per le manifestazioni di affetto che mi avete esternato. Il Papa è felice di avervi incontrati.

Continuate sulla strada di tutti coloro che hanno contribuito al bene di questa patria nel corso della sua storia. Impegnatevi a promuovere il bene dell'infanzia nella ricerca di uno sviluppo integrale del bambino che interessi anche l'ultimo angolo della Bolivia.

Il Signore che prendeva fra le braccia i bambini e li benediceva imponendo loro le mani (cfr. Mc 10,16), che è dispensatore di salute e di sapienza, fortifichi la vostra volontà in questo nobile e difficile compito.

Concludo invocando la santissima Vergine: ella vi protegga sempre e si prenda cura con amore particolare dell'infanzia, della fanciullezza e della gioventù boliviane.

Di tutto cuore imparto la mia benedizione apostolica a tutti i presenti, in particolar modo ai bambini e alle bambine di Bolivia, alle loro famiglie e ai loro catechisti.


Data: 1988-05-12 Data estesa: Giovedi 12 Maggio 1988




Con i laici a Santa Cruz (Bolivia)

Titolo: "Uniti in Cristo, con i Vescovi e tra voi per consacrare il mondo al suo salvatore"

Testo:

Sia lodato Gesù Cristo!


1. Con grande gioia mi trovo oggi riunito con voi, nella cattedrale di questa città dai "tajibos" in fiore, segnata fin dalla sua fondazione con il nome di Santa Cruz de la Sierra.

Saluto, in primo luogo l'Arcivescovo monsignor Luis Anibal Rodriguez Pardo, i suoi Vescovi ausiliari, gli altri Vescovi presenti, il Presidente della Commissione Episcopale dei laici e, in special modo, i laici qui riuniti e tutti quelli che ci seguono attraverso la radio e la televisione. Siate "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).

Il nome della vostra città ci ricorda l'opera della redenzione. Gesù Cristo, morto in croce e risuscitato, volle rimanere quaranta giorni sulla terra per istruire gli apostoli e completare la fondazione della sua Chiesa. Il tempo pasquale, che celebriamo attraverso la liturgia, ci fa rivivere quegli avvenimenti e la missione che la Chiesa ricevette dal suo fondatore: diffondere sulla terra il Regno di Dio.


2. "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti" (1Co 12,4-6).

La Chiesa è comunione: c'è un unico deposito della fede, ci sono medesimi sacramenti, un identico vincolo di carità perché "uno solo è Dio, che opera", "uno solo è il Signore", e "l'unico e il medesimo Spirito" (1Co 12,11) opera in tutti. E, in questa comunione, tutti partecipano all'unica missione sacerdotale, profetica e regale di Cristo. Essendo, pero, diverse le necessità ecclesiali e le sfide che la storia propone, lo Spirito distribuisce i suoi doni "a ciascuno come vuole" (1Co 12,11). Infatti, Cristo ha chiamato alcuni uomini perché, configurati a lui, servano i loro fratelli nel ministero sacerdotale. Ha voluto allo stesso tempo che altri, per dare testimonianza del valore della vita eterna, abbraccino lo stato religioso. Invece, alla gran maggioranza dei cristiani, nostro Signore ha chiesto di compiere la missione ecclesiale immersi nel mondo. Essi rendono così presente ed operante la Chiesa, in tutte le circostanze della vita, in modo tale che la sua azione salvifica arrivi a tutti gli uomini ed impregni l'opera della creazione. Esercitano in tal modo il sacerdozio comune che posseggono per il fatto d'essere battezzati, convertendo tutte le loro opere in sacrificio spirituale, accetto a Dio per mezzo di Gesù Cristo, mediante la loro unione con lui nella comunione ecclesiale, nella partecipazione alla vita sacramentale e nell'unione con i pastori e con la comunità.


3. "Tutti i fedeli" - vi ricordo con parole del Concilio Vaticano II -, "d'ogni stato e condizione..., sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, alla perfezione della santità" (LG 11). Voi laici, dunque, siete chiamati da Dio, avete una vocazione propria che non si esaurisce nel compimento dei doveri minimi necessari per evitare la condanna eterna. Voi, tutti voi, siete cristiani a pieno titolo, con una chiamata divina alla santità, che v'impegna totalmente, abbracciando tutti gli aspetti e le fasi della vostra vita. Il mondo del lavoro, la vita familiare e sociale, i momenti di svago e di riposo, la scuola e l'università e, infine, tutte le attività oneste degli uomini sono vostro luogo d'incontro con Cristo, dove vi santificate e contribuite "quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo" (LG 31).


4. "E a ciascuno - dice l'Apostolo ai fedeli di Corinto - è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune (1Co 12,7). La vostra vocazione include anche, come parte fondamentale, una collaborazione attiva nella missione salvifica della Chiesa. "La vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato" (AA 2).

Compirete la vostra missione in primo luogo con il vostro esempio, con la testimonianza della vostra vita. La coerenza fra quel che credete e quel che fate vi trasformerà in testimoni di Gesù Cristo, facendo brillare "la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Lo Spirito, pero, concede anche "la varietà delle lingue" (1Co 12,10).

L'apostolato dell'esempio deve essere accompagnato dall'apostolato della parola.

Ognuno di voi ha la capacità di dirigersi a quelli che gli stanno intorno conoscendo i loro modi d'essere e d'intendere, portando loro la Parola di Dio in maniera adeguata alle diverse situazioni della vita concreta, collaborando in modo insostituibile a realizzare l'unica missione della Chiesa. Con la lingua materna, la madre insegna ai suoi figli le prime preghiere dell'infanzia. Con il linguaggio dell'amicizia l'amico spiega all'amico la necessità di intensificare la sua vita cristiana. Con il linguaggio dei compagni di lavoro, i colleghi s'incoraggiano reciprocamente a santificare la loro attività.

L'apostolato individuale, che ciascuno realizza facendo fruttificare i propri carismi, diventa così "la prima forma e la condizione di ogni altro apostolato dei laici" (AA 16). Le forme associate di questo apostolato faciliteranno la presenza e la testimonianza di vita cristiana nei diversi settori della società (cfr. AA 18-20).


5. A voi laici compete in modo specifico strutturare la società secondo il volere di Dio (cfr. LG 31), adoperandovi affinché vi siano leggi giuste, istituzioni adeguate, e che a nessuno manchino i mezzi necessari per condurre una vita degna e piena, aperta alla dimensione soprannaturale.

Voi stessi conoscete e manifestate la presenza di dolorose disuguaglianze di diversa natura. I vostri Vescovi, compiendo la missione che loro compete, vi hanno segnalato criteri di giudizio, principi di riflessione e direttrici pratiche (cfr. Pauli VI PP 81; Congr. Pro Doctr. Fidei "Libertatis Conscientia", 72). A voi compete accogliere quest'insegnamento e portarlo avanti con libertà e responsabilità, con rispetto al legittimo pluralismo, ed esercitando le virtù cristiane, il che vuol dire escludere l'odio e la violenza. Lavorerete effettivamente per la pace e la giustizia insieme ai vostri fratelli, giorno dopo giorno, sia a livello delle grandi decisioni sia a livello di quartieri, municipi, sindacati, cooperative, piccole comunità agricole, sviluppando in comune ogni tipo d'iniziative - educative, d'incremento, difesa e gestione di vostri diritti -, che manifestino l'immenso potenziale della solidarietà cristiana (cfr. Congr. pro Doctr. Fidei "Libertatis Conscientia", 89).

Vi compete anche il dovere cristiano di preoccuparvi con sollecitudine della moralità pubblica, respingendo con l'energia della vostra unione con Dio qualsiasi tentativo di lucro immorale - le corruzioni, il contrabbando, le gratificazioni illeggittime, il traffico di stupefacenti -. Questo senso di servizio cristiano agli altri vi porterà a vivere una vita personale virtuosa e sobria che, come ricordavo alle famiglie di La Paz ed ai giovani a Cochabamba, è l'unica base per un'effettiva preoccupazione per il prossimo.

Tutto ciò non è qualcosa di esclusivo di coloro che svolgono funzioni pubbliche. Tutti voi, come parte importante della vostra testimonianza e della vostra santificazione, dovete assumere la parte di responsabilità che vi compete in tali compiti. Attraverso lo sforzo quotidiano e solidale, potrete cominciare a dar soluzione a molti dei problemi che angosciano la vostra comunità, evitando che, talora, l'anelito di soluzioni assolute e definitive nasconda una fuga dal sacrificio immediato. La realtà dei condizionamenti geografici, politici ed economici a cui è sottoposto il vostro Paese deve portarvi a vivere ancor più questa solidarietà. Dovete evitare qualsiasi tipo di discriminazione a motivo della condizione sociale, - tentazione da cui non sono esenti neppure i più poveri - e dovete cercare di condividere con diligenza e generosità quei beni materiali e spirituali che Dio vi ha dato. In questo modo collaborerete più efficacemente coi vostri fratelli cui tocca governare.

Inoltre, qualsiasi lavoro o occupazione che siano onesti, compiono una funzione sociale e, se svolti con perfezione, con spirito di servizio ed alla presenza di Dio, contribuiscono efficacemente al bene di tutti gli uomini ed a consacrare il mondo al suo Creatore e Salvatore.


6. Ad alcuni lo Spirito dà il linguaggio della sapienza, il linguaggio della scienza (cfr. 1Co 12,8) per insegnare con più profondità le verità cristiane. Mi rivolgo adesso specialmente a voi catechisti, per ringraziarvi della vostra attività, essenziale nella vita della Chiesa, spesso nascosta, ma offerta sempre con zelo ardente e generoso. La catechesi "costituisce un campo in cui il laico esprime in forma peculiare la propria vocazione, esercitandovi il sacerdozio comune e testimoniando la propria partecipazione all'ufficio profetico di Cristo" ("Allocutio ad precationem "Regina Coeli"", 2, die 10 maii 1987: Inseganmenti di Giovanni Paolo II, X, 2 [1987] 1655).

Il lavoro di coloro che vi precedettero in questo compito è stato decisivo per l'evangelizzazione dell'America. A voi compete proseguire questo lavoro - specialmente la catechesi con i bambini e con i giovani - per impregnare sempre di più dello spirito di Cristo le vostre comunità ed il vostro grande Paese.

Molti bambini sono battezzati senza che in seguito nessuno insegni loro le insondabili ricchezze della nostra fede. Per diversi motivi, molti non arrivano mai a frequentare le parrocchie. Dovete, allora, proporvi, sempre sotto la guida dei vostri Pastori, la realizzazione di una estesa attività catechetica che raggiunga gli angoli più remoti.

Nell'ambito della vostra sollecitudine per tutti i fratelli, presterete una particolare attenzione alla famiglia, Chiesa domestica, che, come ricordavo a La Paz, è il luogo dove i bambini devono ricevere la prima formazione cristiana (cfr. CTR 36). La parrocchia è il luogo privilegiato e la grande animatrice della catechesi, pero, "senza stabilire monopoli nè rigide uniformità" (CTR 67), è necessario tenere in conto i distinti canali catechetici che convergono nella confessione di una stessa fede. E' necessario stimolare la partecipazione del maggior numero di fedeli in questo lavoro.

Il Credo, i Comandamenti, i sacramenti e la vita di preghiera sono momenti insostituibili nella formazione delle nuove generazioni di cristiani, che hanno bisogno di tutto ciò per poter vivere la loro fede con pienezza. "Nessun catechista autentico potrebbe compiere legittimamente, di suo arbitrio, una selezione nel deposito della fede, tra ciò che egli ritiene importante e ciò che ritiene senza importanza, per insegnare quello e rifiutare questo" (CTR 30).

Sarà anche conveniente approfittare degli elementi di pedagogia cristiana contenuti nelle vostre tradizioni e consuetudini popolari: canti di Natale, confraternite, processioni, dipinti, manifestazioni folkloristiche e tante altre espressioni artistiche. Contribuirete così, inoltre, alla rivalorizzazione della vostra ricca cultura.


7. La catechesi conduce necessariamente ai sacramenti. La preparazione per ricevere la prima Comunione deve comprendere una profonda catechesi sul sacramento della Riconciliazione. Spiegate e inculcate, fin dal primo momento, nella mente dei bambini, che per ricevere l'Eucaristia, è necessario essere in grazia di Dio.

La presenza vera e reale di Gesù Cristo nelle speci eucaristiche deve essere insegnata con chiarezza, in modo che distinguano bene la differenza tra il pane comune ed il pane eucaristico. Ancor più necessaria è la preparazione per ricevere il sacramento della Confermazione, il quale rende il cristiano capace di dare con fortezza una chiara testimonianza di Cristo. La preparazione per il Matrimonio o per il Battesimo dei figli costituirà occasione perché molti tornino o intensifichino la loro vita cristiana.

Fin dagli inizi della catechesi cristiana si è fatto ampio ricorso alla memorizzazione. Senza tralasciare di utilizzare questo metodo, fate si che "questi testi memorizzati siano al tempo stesso interiorizzati, compresi a poco a poco nella loro profondità, per diventare sorgente di vita cristiana personale e comunitaria" (CTR 55). Assieme alla dottrina della fede è necessario aiutare i bambini e i più grandi a praticare nella loro vita quotidiana quelle cose che ascoltano - nel caso dei bambini, la recita delle preghiere semplici e tradizionali, l'obbedienza verso i genitori, la carità con il prossimo, la sincerità e le altre virtù - in modo tale che la coerenza fra le parole e le azioni cominci a svilupparsi dall'infanzia e continui lungo tutta la vita. Per questo sarà anche parte della catechesi la formazione nei doveri e nei diritti che competono a tutti come cittadini.


8. "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito... Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera" (1Co 12,4 1Co 12,11).

Voglio adesso rivolgermi a voi, membri dei diversi movimenti, organizzatori e gruppi di apostolato laico che siete presenti a questa celebrazione. Oggi come ieri, lo Spirito Santo suscita nel seno della Chiesa movimenti apostolici adeguati alle necessità dei tempi.

Ogni movimento d'apostolato ha il suo dono peculiare, ricevuto da Dio, e deve rimanere fedele a se stesso, sapendo che la fecondità del suo lavoro dipenderà dalla fedeltà al proprio carisma. Allo stesso tempo, l'unità coi pastori e la fedeltà al Magistero sono condizioni necessarie perché il frutto del loro lavoro contribuisca ad un'autentica edificazione della Chiesa di Dio.

Compete ai pastori giudicare la autenticità dei carismi, senza soffocare lo Spirito, bensi esaminando ogni cosa e tenendo ciò che è buono (cfr. 1Th 5,19-21 LG 12). Allora "per promuovere lo spirito di unità..., si richiede una stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa e un conveniente coordinamento, nel rispetto della natura propria di ciascuna" (AA 23). E a voi, a tutti quelli che in qualche modo sono vincolati a tali gruppi, compete mantenere la comunione ecclesiale, che si realizza attraverso l'unione con Cristo, con la gerarchia e con tutti i fedeli.

Mantenetevi uniti a Cristo attraverso la preghiera e i sacramenti.

Ricordate che "il tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane nella vite" (Jn 15,4). La nostra vita è Cristo e senza di lui non possiamo fare nulla (cfr. Jn 15,5).


9. Mantenetevi uniti con la gerarchia della Chiesa, fedeli ai suoi insegnamenti, comandi ed esortazioni, tenendo presente che il "criterio sempre valido di autenticità sarà la vostra integrazione armonica nella Chiesa locale per contribuire ad edificarla nella carità con i suoi pastori" (Synodi Episc. 1987 "Nuntius ad Populum Dei", 5). L'unione con Cristo nella Chiesa e attraverso la Chiesa è il segno che permette di discernere l'autenticità dei vostri doni e dei vostri carismi.

Mantenetevi uniti fra di voi, con la chiara coscienza che tutti voi, ciascuno a suo modo, partecipate alla stessa missione: quella di Cristo e della sua Chiesa. La carità di Cristo, che cercate di diffondere, deve permeare i vostri reciproci rapporti, in modo tale da essere segno e testimonianza dell'unità del suo corpo, che è la Chiesa.

Quanto abbiamo appena detto circa i diversi movimenti apostolici si applica anche, con peculiarità proprie, alle cosiddette Comunità ecclesiali di base, che i Vescovi dell'America Latina nella Conferenza Generale di Puebla descrivono come "espressione dell'amore preferenziale della Chiesa per il popolo semplice, e in esse si esprime, si valorizza e si purifica la sua religiosità, le Comunità ecclesiale di base danno al popolo concrete possibilità di partecipazione al compito ecclesiale e all'impegno di trasformazione del mondo" ("Puebla", 642).

Come insegno il mio predecessore il Papa Paolo VI, esse "sarebbero destinatarie speciali di evangelizzazione e, nello stesso tempo evangelizzatrici" (Pauli VI EN 58).

Incoraggio, pertanto, tutti i fedeli che fanno parte di queste Comunità ecclesiali di base, ad un maggior approfondimento nella vita sacramentale e di preghiera, ad una conoscenza più profonda della fede cattolica, ad una partecipazione intensa alle celebrazioni liturgiche della Chiesa, che si rifletta in uno stile di vita caratterizzato dalla fraternità e dalla solidarietà fra tutti. In una parola, che siano autenticamente ecclesiali e che si prospettino apostolicamente in attività apostoliche.


10. In questo giorno nel quale celebriamo la festa della Madonna di Fatima, voglio concludere questo incontro rivolgendomi a lei, ringraziandola per la sua continua intercessione materna, che io sperimentai in modo molto speciale sette anni fa.

"Ora agli albori della Chiesa, all'inizio del lungo cammino... che cominciava con la Pentecoste a Gerusalemme, Maria era con tutti coloro che costituivano il germe del "nuovo Israele"... e la Chiesa era assidua nella preghiera insieme a lei" (RMA 27).

Anche adesso, se perseveriamo in una continua corale orazione e azione di grazia, la Vergine ci accompagnerà nel cammino del compimento della missione della Chiesa. così sia.

[Il Santo Padre ha poi aggiunto queste parole:] Il diacono ha detto "Potete andare", ma io vorrei dire ancora alcune cose che non sono scritte. Un momento, un momento... Questa mattina ho potuto incontrare i bambini a Tarija. E' stata una buona preparazione a questo incontro.

Non mi sono rivolto soltanto ai bambini presenti, ma anche ai bambini di tutto il Paese, di tutta la Chiesa della Bolivia, di tutta la vostra patria. Voi cristiani - cristiani dediti ed impegnati apostolicamente - dovete trasmettere ancor più a tali bambini, a tali giovani la vostra vocazione, il vostro compito; tutto ciò che leggiamo soprattutto nel Vangelo, che leggiamo nella dottrina del Vaticano II, specie nella costituzione "Lumen Gentium" ed anche nel documento per i laici "Apostolicam Actuositatem" è una eredità che bisogna trasmettere ai giovani, alle nuove generazioni. Questa è la prima cosa che volevo dire.

Un'altra cosa. Non è solo teologica: il Papa è arrivato qui, entrando da destra; ora deve uscire, camminando da sinistra; ma quando cammina, questa sinistra diventerà nuovamente destra. Vi sarete domandati quale sia il senso di questa circostanza: perché molte volte debbo entrare da destra e dopo uscire da sinistra; ma questa sinistra diventa la destra. Vuol dire, allora, che il destino del Papa è quello di camminare sempre a destra? Proprio oggi, in questa Cattedrale, ho trovato una risposta che mi sembra giusta. Questa risposta è che il Papa, e non soltanto il Papa - la Chiesa, tutti i Vescovi, sacerdoti, cristiani - tutti noi dobbiamo costituire un punto di incontro fra ciò che si chiama destra e sinistra, un punto di riconciliazione, perché il mondo non può vivere in una costante divisione, in contrapposizione.

E' questo anche un commento, un "commentario" - non so come si dica in spagnolo - dell'ultima enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", ma soltanto un commento parziale, perché l'ultima enciclica parla di molte cose, non solo della destra e della sinistra, dell'est e dell'ovest; parla soprattutto del Terzo Mondo, che è la parte preponderante. Qui si dovrebbe fare un altro commento; ma non oggi.

Sarà un'altra volta, un'altra volta. Speriamo.

Desidero soltanto dire, a voi latinoamericano che appartenete al Terzo Mondo, che la risposta, la soluzione per superare questa divisione "destra-sinistra", deve essere trovata qui, nelle vostre realtà umane, sociali, cristiane. Questa è la mia speranza.

Io amo molto questo mondo, questo vostro continente in maniera speciale.

Ho potuto conoscere adesso in Bolivia un nuovo amore. Questo lo dico per rispondere ai boliviani che sempre salutano il Papa dicendo "sei già boliviano"...

Grazie! Molte grazie! Non è stato possibile elencare, nominare tutte le associazioni, tutti i movimenti. Desidero abbracciare tutti personalmente, comunitariamente.

Auguro a tutti che si realizzi questo dialogo, specialmente lo auguro alla Chiesa in Bolivia. Un dialogo come ce lo ha insegnato Paolo VI nella sua enciclica "Ecclesiam Suam": il dialogo della salvezza, della salvezza eterna; il dialogo della vocazione e della Chiesa. Tutti, come persone umane, tutti, come cristiani, siamo chiamati a vivere in comunione fra noi, Vescovi e presbiteri, clero e laici ed anche fra noi boliviani! Fra tutti noi del mondo intero. Bisogna sforzarsi per trovare questa via, perché è la via per salvare il futuro dell'umanità.

Auguro a voi questo cammino di salvezza eterna, questo cammino salvifico di dialogo nella fede, nella speranza e nella carità. Arrivederci!


Data: 1988-05-13 Data estesa: Venerdi 13 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Con i bambini di Tarija (Bolivia)