GPII 1988 Insegnamenti - Omelia a Santa Cruz (Bolivia)

Omelia a Santa Cruz (Bolivia)

Titolo: "Trasformare questa società boliviana in una società nuova autenticamente cristiana nei fondamenti e nelle espressioni"

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. "Crucenos" e voi che, venendo da altre terre, avete fatto di Santa Cruz la vostra patria contribuendo con l'apporto di nuovi valori a forgiare tutti insieme una nuova generazione per la Bolivia. A tutti voi, i nati in questa terra e quelli gioiosamente adottati da essa, indirizzo il mio affettuoso saluto e la mia benedizione. Saluto soprattutto con affetto fraterno monsignor Luis Rodriguez, pastore di questa cara arcidiocesi, che dopodomani celebrerà il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, e saluto i suoi Vescovi ausiliari e tutti gli amatissimi fratelli nell'episcopato qui presenti.

Mi rivolgo a tutti con sentimenti di ammirazione e di stima poiché portate in voi, impressa dalla mano di Dio, la suprema nobiltà della sua immagine e somiglianza; vedo esseri umani pieni - secondo il disegno divino di una dignità inalienabile e radicale, dalla quale derivano, insieme ai doveri, diritti fondamentali che devono essere rispettati in ogni tempo e luogo. La mia parola si rivolge oggi a tutti, della città e delle campagne, di origine "camba" o "kolla", riscattati dal potere del male per mezzo del sangue di Cristo. Chiamati da lui a "rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ep 4,24).

Abbiamo ascoltato le parole del profeta Isaia: "Sciogliere le catene inique... rimandare liberi gli oppressi... dividere il pane con l'affamato... introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire chi è nudo... allora la tua luce sorgerà come l'aurora... allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: eccomi" (Is 58,6-9). Il Signore è sempre disposto ad ascoltare l'invocazione dell'uomo, a mantenere con lui l'alleanza stretta nel Figlio, associando tutti in questo modo alla realizzazione del suo piano, che è quello di costruire l'ordine della verità e del bene, rinnovando la vita delle comunità e di tutta la società umana.

Gli uomini e le società devono assumersi il compito della conversione e della trasformazione. Essi sono chiamati a ripercorrere, con l'aiuto di Dio, le vie che conducono al bene, alla giustizia, alla pace. E' questo l'insegnamento che troviamo nel libro del profeta Isaia. L'eterno appello di Dio, che vuole sollevare dalla sua precaria situazione, in vista della salvezza definitiva, l'uomo, i popoli, le nazioni, e restaurare allo stesso tempo la giustizia, l'onestà di costumi nei settori della vita sociale, economica e politica.

Tutti voi siete chiamati a costruire questa nuova società. Ma "non si costruisce una società senza Dio, senza l'aiuto di Dio; sarebbe una contraddizione. E' Dio la garanzia di una società a misura d'uomo" ("Allocutio Soteropoli habita: in societate hominum nova locum Christi Ecclesiae servandum", 4, die 6 iul. 1980: , III, 2 [1980] 157) Solo se Dio sarà veramente il centro della vita dell'uomo, della sua storia e di tutta la creazione, allora sarà possibile portare a termine questo compito. E' questo ciò che Gesù ha annunciato come Regno di Dio, imminente e già presente (cfr. Mc 1,15 Mt 4,17). E' una nuova forma di vita, nel cui contesto gli uomini sono, si sentono e si comportano come fratelli.


2. "Eccomi" (Is 58,9) dice il Signore, come leggiamo nel profeta Isaia. Il Signore si impegna ad essere presente in mezzo a noi! Il Verbo di Dio si fa uomo per poter sentire con cuore di uomo, parlare con parole di uomo ed essere, veramente, uno di noi. Quale sapienza del Padre, che è venuto ad insegnarci la verità, Cristo ha pronunciato il discorso della montagna, cioè le beatitudini, che abbiamo ricordato oggi nella liturgia. In esse ci ha rivelato il Regno di Dio, che è il compimento definitivo di tutti i desideri e le aspirazioni e lo scopo di tutte le lotte e le sofferenze dell'umanità.

Con le beatitudini apre un dialogo al quale sono chiamati proprio i poveri in ispirito, quelli che piangono, i mansueti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che cercano la pace, i perseguitati a causa della giustizia (cfr. Mt 5,3-10).

Come vi hanno detto i vostri Vescovi, "costruire questo Regno rappresenta una sfida concreta per la nostra Chiesa in Bolivia, per l'ora particolare che viviamo e per le caratteristiche stesse del Regno. E' un Regno di verità... è un Regno di libertà... è un Regno di fratellanza... è un Regno di giustizia... è un Regno che si manifesta come Regno di vita e di amore" (Conf.

Episc. Boliviae "Enfoque pastoral", 1, 6).

Cristo, nel discorso della montagna, si rivolgeva non soltanto a coloro che allora lo ascoltavano, ma anche agli uomini e alle donne di tutti i tempi, compresi noi. perciò è lecito chiederci adesso: chi siamo noi? Qual è la nostra realtà? Facciamo tutti parte del Popolo di Dio che sulla terra cammina verso il Regno dei cieli, verso il destino definitivo dell'uomo in Dio, verso quella pace che il mondo non può dare, e che solo da Cristo possiamo attenderci; verso quella giustizia che solo Dio può operare nel cuore dell'uomo e fra gli uomini, fra i diversi strati della società, come pure fra i popoli e le nazioni.


3. Cari fratelli e sorelle, figli e figlie di questa terra boliviana: concedetemi di farvi alcune domande che, spero, siano l'inizio di una seria riflessione, di un autentico studio: sentite davvero fame e sete di giustizia? Come cercate la pace? Queste domande devono portarvi a riflettere seriamente dinanzi a Dio, su alcuni dei problemi che affliggono Paesi come il vostro. Uno di questi gravi problemi è "la situazione di inumana povertà" a cui facevano riferimento i Vescovi latinoamericani riuniti a Puebla ("Puebla", 29). Purtroppo è una situazione che affligge tante persone e famiglie boliviane, e i cui effetti sono l'alta mortalità infantile, la denutrizione, i bassi salari, l'elevato tasso di disoccupazione, la scarsità di alloggi, le deficienze in campo sanitario ed educativo, il contrabbando, il traffico di stupefacenti e le sue conseguenze interne ed esterne, che tendono a generalizzarsi in svariate forme di corruzione; in una parola, tanti indici di emarginazione, di ingiusta distribuzione della ricchezza, di dislivello culturale, di discriminazione della donna.

Questi ed altri sintomi dell'insieme dei problemi che vi affliggono hanno radici molto profonde,che possono essere la condizione di eccessiva dipendenza economica, tecnologica, politica e culturale; la presenza di sistemi economici che non considerano l'uomo quale portatore di valori fondamentali; gli squilibri nella distribuzione dei preventivi dello Stato; la crisi di valori morali, che si manifesta nella sete di guadagno, il lassismo, la scarsità di impegno, la mancanza di senso sociale e di solidarietà. Infine, vediamo che dietro a tutte queste manifestazioni si annida il misterioso germe del peccato, poiché la persona umana, dimenticando i comandamenti di Dio, corrompe i meccanismi della società con i falsi valori materiali (cfr. "Puebla", 63, 70).


4. In questo oscuro panorama della realtà non dobbiamo lasciarci vincere dallo sgomento. Al contrario, avete ragioni di grande speranza. Basti considerare l'enorme ricchezza di valori culturali, sociali e religiosi che vi distinguono fra tutti i popoli dell'America, poiché avete la percentuale più alta di popolazione autoctona, legata alle ancestrali culture americane. Mi è gradito menzionare, ancora una volta, il vostro spirito di ospitalità e di accoglienza; l'innata delicatezza e bontà che vi caratterizzano; il forte attacamento alla famiglia, aperta ai rapporti di parentela e ai profondi vincoli di amicizia; l'amore ed il rispetto verso la madre, la pazienza e la capacità di sofferenza; il tratto rispettoso e cordiale; il senso festoso della vita, che si manifesta nella gioia e nell'ottimismo, che si trasforma in autentica celebrazione popolare nelle ricche ed entusiaste espressioni di musica e folclore. Infine, è giusto sottolineare il vostro senso della presenza di Dio, che sperimentate in modo intimo e naturale, confidando nella sua provvidenza, accettando la sua divina volontà, in un continuo e vitale rapporto con lui. In stretto rapporto con il senso di Dio è la ricca e variata religiosità popolare, fortemente radicata nella coscienza del vostro popolo e che si manifesta costantemente nelle celebrazioni religiose, sociali e civili del vostro vivere quotidiano; la tradizionale e sentita devozione per i santi e soprattutto per la Vergine Maria, sotto diversi titoli: la "mamita" di Cotoca, di Chaguaya, di Urkuppina, di Copacabana, di Guadalupe, del Socavon, del Carmine; l'affetto filiale al Papa e il rispetto verso i vostri Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose.


5. Questi valori che emergono, fra altri che avremmo potuto elencare, possiedono una connotazione profondamente umana, oltre che cristiana. Essi continueranno ad essere pertanto il fondamento di questa nuova società che siete chiamati ad edificare.

A questo proposito, la Chiesa riconosce la giusta autonomia delle cose temporali (cfr. GS 36), cioè che spetta alla società civile trovare le forme e i mezzi più adeguati per perseguire i propri obiettivi. Ciò nonostante, poiché la missione salvifica e liberatrice della Chiesa va portata avanti nel contesto della storia umana e dei rapporti sociali, essa offre e sostiene la propria visione dell'uomo e della società ed esorta ad accogliere i suoi orientamenti, che dovrebbero essere considerati fondamentali da coloro che sono veramente impegnati nella costruzione di un ordine sociale più giusto ed umano. Inoltre, fa parte della sua missione profetica la denuncia di ciò che si oppone al piano di Dio nella storia, sia di ordine personale, che familiare o sociale.

Nello svolgimento di questa missione, la Chiesa, quale madre e maestra dei popoli, ha manifestato la sua preoccupazione per questi problemi e con la sua dottrina sociale cerca di illuminarli, studiando soluzioni adeguate. Di questi insegnamenti - che alcuni hanno chiamato il "Vangelo sociale" - vorrei ricordare alcuni principi fondamentali, nella speranza che siano considerati come un appello alla coscienza di tutti e di ciascuno e si traducano in fatti concreti.


6. Innanzitutto occorre sottolineare il principio fondamentale del primato della persona sulle cose, principio che costituisce il fondamento necessario per superare non pochi errori ideologici, le cui conseguenze pratiche si ripercuotono soprattutto sui poveri nelle diverse società esistenti nel mondo d'oggi (cfr. LE 13).

Nella persona umana, cioè nell'uomo considerato in tutte le sue dimensioni, e specialmente come creatura di Dio, redenta da Cristo (cfr. GS 22), si trova la chiave di interpretazione del grande mistero di tutta la vita umana. "Questa verità totale sull'essere umano costituisce il fondamento dell'insegnamento sociale della Chiesa, nonché la base della autentica liberazione. Alla luce di questa verità, l'uomo non è un essere sottomesso ai processi economici o politici, ma tali processi sono rivolti all'uomo e subordinati a lui" ("Allocutio ad III Coetum Generalem Episcoporum Americae Latinae", I, 9, die 28 ian. 1979: , II [1979] 199-200). Da questa considerazione di base nasce la concezione dell'ordine sociale, politico, economico e culturale, nonché ogni principio che ad essi si riferisce; in questo modo l'uomo, considerato come fondamento, causa e fine di tutte le istituzioni sociali, diventa il criterio per valutare le forme concrete che assume la convivenza umana e il progresso della società (cfr. Ioannis XXIII MM 231 MM 259).

Dalla considerazione di questo principio fondamentale della dottrina sociale della Chiesa, ne deriva un altro non meno importante: tutta l'organizzazione della società ha quale fine il bene comune, inteso come "insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona" (Ioannis XXIII MM 70).

Per questo, la giustizia dei sistemi sociali, politici ed economici sarà valutata dal modo in cui questi permetteranno efficacemente a tutti i membri della società di raggiungere questa mèta. E questo non in un modo che potremmo dire, automatico, ma con una reale partecipazione di tutti i cittadini. Il bene comune non è, pertanto, funzione esclusiva dei poteri pubblici, che devono mantenere un ruolo rilevante, ma di tutti i membri della società, ciascuno secondo la propria capacità e funzione (cfr. SRS 15; Pauli VI "Octogesima Adveniens", 47; GS 75).


7. Nella ricerca del bene comune, la dottrina della Chiesa assume come criterio prioritario la sollecitudine verso i più poveri e bisognosi: quelle persone che si trovano ad affrontare difficoltà insormontabili, per cui viene loro precluso l'accesso ai beni più elementari e necessari per una vita degna di chi è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.

Come si può dedurre da quanto abbiamo detto, il progresso della società tende a far si che tutti i cittadini possano godere dei beni e servizi che sono patrimonio comune; ma non possiamo dimenticare che la visione umanistica cristiana implica inoltre il riconoscimento che tutte le cose sono subordinate "alla somiglianza divina dell'uomo e alla sua vocazione all'immortalità" (SRS 29). Vale a dire che in tutto l'ordinamento dell'attività sociale bisogna tener presente la dimensione morale. Soltanto in questo modo si potrà giungere ad una società giusta, fondamento della vera pace, e si eviterà che la stessa attività umana si rivolti contro l'uomo in nuove forme di dominazione.

Il diritto ad una partecipazione responsabile implica, fra le altre cose, il rispetto dell'iniziativa economica a livello personale, nazionale ed internazionale. L'esercizio di questo diritto, al di là di qualsiasi individualismo, è garanzia del superamento di forme di dipendenza che portano alla passività e costituiscono un attentato contro la soggettività, contro l'identità di cittadini e Paesi, e al tempo stesso è di ostacolo alla formazione di strutture totalitarie a livello politico-sociale, economico e persino culturale (cfr. SRS 15).

La crescente presa di coscienza dell'insieme dei problemi che si pongono al Paese e della distanza che esiste fra questa situazione e gli ideali proposti dalla dottrina sociale, potrebbe suscitare in alcuni la tentazione della violenza, come mezzo per abbattere le strutture considerate ingiuste. Queste strutture sono di frequente rapportate al processo di espansione capitalistica liberale, mentre altrove si presentano come forme oppressive ispirate dal collettivismo marxista.

Nell'uno e nell'altro modo, hanno la loro origine in ideologie di culture dominanti e sono incoerenti con la vostra fede e con le vostre culture. E' opportuno dunque stare all'erta, perché nella pratica queste ideologie hanno sacrificato molti valori cristiani, e perciò, umani, o sono cadute in sogni utopici, ispirandosi a politiche che, impiegando la forza come strumento fondamentale, fanno aumentare, in ultima istanza, la spirale della violenza.


8. L'ingiustizia è certamente fattore di divisioni fra gli uomini e le donne chiamati da Dio a vivere come fratelli e a lottare contro quanto attenti a questa vocazione. E' qui che si fa più pressante la necessità di vivere profondamente la virtù cristiana della solidarietà, che porterà ciascuno a guardare il prossimo non soltanto come un essere umano, ma come "la viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cristo e posta sotto l'azione permanente dello Spirito Santo" (SRS 40).

Vorrei sottolineare allo stesso modo che la solidarietà non avrà un vero significato se non si fonderà sull'amore. Questa è la caratteristica della solidarietà come virtù, è quello in cui noi cristiani ci differenziamo radicalmente rispetto a qualsiasi altra proposta ispirata da ideologie passeggere.

Soltanto una solidarietà fondata sull'amore e frutto di questo costituirà la speranza di un fondamento stabile per la costruzione di una società giusta e fraterna. Questa è la virtù che può e deve offrire le basi solide per una pace stabile e duratura in Bolivia, in America Latina e nel mondo intero.

La vostra fede cristiana e le sfide della realtà invitano tutti voi, abitanti di questa terra, ad affrontare con coraggio e creatività la necessità di operare cambiamenti profondi nelle strutture sociali.


9. Cari fratelli di Santa Cruz e di tutto il Paese: vi trovate in un periodo di cambiamenti, caratterizzato da fenomeni e problemi di grande importanza. Oltre a quelli che abbiamo già menzionato, occorre richiamare l'attenzione sulle migrazioni, la crescente urbanizzazione, la proletarizzazione, la discriminazione della donna che esige la sua giusta promozione, il fenomeno dello smisurato proselitismo delle sette. Il processo di secolarizzazione, che va sempre più estendendosi, porta con sè il pericolo di assolutizzare i valori mondani come il potere, il piacere e il denaro. Dobbiamo lamentare il deterioramento di valori etici fondamentali, come quello dell'onestà pubblica e privata, che ha portato a numerosi esempi di corruzione, che minano le basi dell'organizzazione della società. Il commercio della droga si è trasformato in un autentico traffico della libertà in quanto porta alla più temibile forma di schiavitù e semina la vostra terra di corruzione e di morte. perciò è urgente non soltanto proteggere i giovani dal consumo degli stupefacenti, ma combattere il traffico stesso, perché si tratta di un'attività sotto tutti i punti di vista infame. Urge allo stesso tempo identificare le cause o radici profonde di questo fenomeno per definire delle linee di azione che siano efficaci. Avete dunque davanti a voi un difficile compito: trasformare questa società boliviana in una società nuova, una società profondamente cristiana nei suoi fondamenti e nelle sue espressioni.


10. Gesù Cristo, che nel suo discorso della montagna ci offre il messaggio delle beatitudini, conduce l'uomo verso il Regno. Il Regno di Dio è questa "terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono dal cuore degli uomini" (GS 39).

Questo è l'insegnamento dell'ultimo Concilio.

In questa prospettiva si può compiere in modo definitivo ciò di cui ci parla il salmo della liturgia di oggi: "Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno" (Ps 85[84],11).


11. Santa Cruz! Città che porti questo nome nella terra boliviana, il successore dell'apostolo Pietro ti ringrazia oggi per la tua ospitalità. Ringrazia per questo incontro col Popolo di Dio che oggi si è riunito qui e lo affida alla protezione materna della Vergine di Cotoca.

Giungano a tutti i figli e le figlie di questa terra le parole del messaggio di Cristo che rivelano continuamente la "novità della vita": società nuova, morale rinnovata. E' necessario un continuo rinnovamento. E' necessaria la conversione dei cuori e il cambiamento dei rapporti sociali. E se le parole del discorso della montagna, se il messaggio salvifico del Vangelo non dovessero bastare, che parli allora la croce di Cristo.

La croce di Cristo! L'ultima parola della saggezza divina. La fonte ultima del potere divino nella storia dell'uomo e del mondo.

Santa Cruz!


Data: 1988-05-13 Data estesa: Venerdi 13 Maggio 1988




Prima di concludere l'incontro con i fedeli all'aeroporto - Santa Cruz (Bolivia)

Titolo: "Voglio bene al vostro amato popolo"

Testo:

Desidero adesso, ancora una volta, ringraziare tutti i presenti, tutti i partecipanti a questa santissima Eucaristia, tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione di questa magnifica celebrazione eucaristica a Santa Cruz.

Tutti, senza eccezioni: i fratelli Vescovi, i fratelli sacerdoti, i religiosi, le religiose, tutti i laici, i giovani. Desidero ringraziare i giovani della "guardia papale". Ancora una volta desidero ringraziarli per questa visita, per la vostra accoglienza calorosa, il vostro Paese, Bolivia. E' un Paese, una nazione, un popolo che sa pregare, che sa piangere, come ho visto molte volte - soprattutto i giovani e le giovani - che sa pure cantare, come tutti abbiamo potuto ascoltare, che sa, infine, ballare come ho visto questa mattina.

Auguro ogni bene al vostro Paese, alla vostra amata patria che si fonda sulla santa croce e sulla pace di Cristo, come dicono i nomi di due sue grandi città: La Paz e Santa Cruz.

Voglio bene al vostro amato popolo che ha saputo aprire il suo cuore ad un Papa viaggiatore. A questo Paese, a questa società auguro sempre i doni della pace, della giustizia, della civilità, dell'amore; questi doni che provengono dalla croce, dalla santa croce, da nostro Signore Gesù Cristo.


Data: 1988-05-13 Data estesa: Venerdi 13 Maggio 1988




Con gli anziani a Santa Cruz (Bolivia)

Titolo: L'insensibilità della "civiltà della tecnica" peccato di egoismo contro gli anziani

Testo:

Carissimi anziani ed anziane.


1. Dopo aver celebrato la santa Messa con la comunità ecclesiale di Santa Cruz en el Trompillo, vengo con grande piacere in questa casa da voi fondata oltre vent'anni fa. Desideravo avere un incontro speciale con voi, fratelli e sorelle, che rappresentate tutte le persone della terza età in Bolivia.

Appartenete ad una categoria sociale che di solito non riceve l'attenzione che merita. Per questo ho voluto venire fin qui per mostrarvi il mio affetto e la preferenziale sollecitudine pastorale della Chiesa.

Vengo, dunque, con gli occhi del mio cuore aperti ai "volti di anziani, ogni giorno più numerosi, frequentemente emarginati dalla societa del progresso che non tien conto delle persone improduttive" ("Puebla", 39).


2. Se potessimo esaminare il comportamento di molte persone nei confronti dei propri anziani, troveremmo purtroppo esempi di quell'egoismo che si annida spesso nel cuore dell'uomo. Forse troveremmo anche quella noncuranza propria della vita moderna, che fa perdere la sensibilità persino verso gli anziani.

E' certo che la nostra società offre, ogni giorno di più, "servizi tecnici" per aiutare le persone in difficoltà. Ma sappiamo tutti che, anche se si raggiungesse una perfetta organizzazione dell'assistenza, questo non sarebbe sufficiente, perché la persona umana e specialmente la persona anziana ha soprattutto bisogno di vicinanza e di aiuto offerti con amore e comprensione.

Per questo il cristiano davanti alla sua responsabilità non può tirarsi indietro per disinteresse verso un'età in cui il decadimento dell'individuo esige con forza l'altrui solidarietà e nella quale il tempo, per mano di Dio, va avvicinando le persone al termine della vita e al mistero della risurrezione.

E' un problema di sensibilità umana, di spirito cristiano e persino di giusta gratitudine, come ci ricorda la Bibbia: "Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?" (Sir 7,27s).


3. D'altra parte, in voi anziani, ogni persona aperta alla luce della fede può scoprire la dimensione divina della salvezza. La vostra figura silenziosa racchiude molto spesso tesori di preghiera ed anche una forza spirituale che accompagna e sorregge l'opera evangelizzatrice della Chiesa. Inoltre, attraverso il servizio che ricevete, cresce e si rafforza la virtù della carità, che innalza la dignità umana cara a Dio.

Questo compito specifico dell'amore è quello di curare le ferite provocate dall'insensibilità o dalle negligenze della civiltà della tecnica; di alleviare la solitudine causata dalla disgregazione familiare, dall'alienazione e dalla disperazione, dalla povertà spirituale e dalla dimenticanza di Dio. Infatti non possiamo non ricordare che la non osservanza di precise norme morali si ripercuote negativamente sulla nostra stessa vita sociale.


4. Conoscendo bene le vostre difficoltà ed angosce, carissimi anziani ed anziane, vi esorto a vivere la nostra esistenza con l'atteggiamento positivo che viene dalla speranza cristiana. Date ai vostri simili l'aiuto, la comprensione ed il coraggio di cui hanno bisogno, pregate per loro e per la Chiesa; offrite la vostra disponibilità e non lesinate il saggio consiglio che deve dimorare nel vostro cuore, come leggiamo nella Bibbia: "Come s'addice il giudicare ai capelli bianchi, e agli anziani intendersi di consigli! Come s'addice la sapienza ai vecchi, il discernimento e il consiglio alle persone eminenti! Corona dei vecchi è l'esperienza molteplice, loro vanto è il timore del Signore" (Si 25,4-6).

Allora dunque non disperatevi; comprendete che un fisico o una salute fragile possono essere rafforzati, invece, dall'energia di di Cristo che vi farà sentire utili alla società e alla Chiesa.

Da questa visione di speranza, mettete a disposizione della famiglia umana le molte cose che da Dio avete ricevuto nel corso della vostra vita.

Illuminate tutto ciò con una visione di fede, che apre a nuove dimensioni tutta la nostra esistenza: "I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore... Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore" (Sg 5,15-16). E' la proiezione temporale ed eterna della nostra esistenza che non dobbiamo mai dimenticare.


5. Conosco l'opera lodevole della Chiesa in Bolivia nella cura degli anziani. E' una nobile missione compiuta con generosa dedizione da diverse congregazioni religiose; fra di esse quelle delle "Hermanitas de los Ancianos", nella cui sede ci troviamo, delle Serve di Maria, delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, delle Religiose del Perpetuo Soccorso e di altre benemerite comunità.

Tutte ci mostrano come si debba esercitare la carità di Cristo tra i fratelli, ci parlano del sacro valore della vita ed annunciano la salvezza nel mistero della croce.

Voi, care religiose, che in tanti e diversi modi vi occupate degli anziani, avete fatto dell'amore di Dio il centro delle vostre vite e incarnate Cristo, vostro sposo e maestro. Siete il segno della presenza divina e testimonianza viva dei valori del Regno. Per tutto, ciò, a nome della Chiesa, desidero ringraziarvi per la vostra generosa dedizione. Vivetela nella speranza, senza lasciarvi vincere dallo scoraggiamento, dalla stanchezza o dalla critica, per la mancanza di incoraggiamenti o di mezzi. La vostra consacrazione religiosa e la fedeltà a Cristo sono luce che illuminano gli altri, per camminare lungo sentieri di solidarietà, di semplicità, di virtù cristiane ed umane. Continuate dunque a servire con fede e per fede quel mondo così frequentemente dimenticato degli anziani, che senza il vostro amore ecclesiale sarebbe fra i più emarginati.

Grazie anche - e che Dio ricompensi anche loro - ai professionisti, al personale sanitario, ai benefattori e a tante altre persone, figli della Chiesa, che con il loro multiforme aiuto alla terza età sono un esempio vivo dell'anelata civiltà dell'amore.

Con questi sentimenti imparto a tutti gli anziani e anziane della Bolivia, alle religiose e a tutte le persone che si prendono cura di loro, la mia affettuosa benedizione apostolica.


Data: 1988-05-13 Data estesa: Venerdi 13 Maggio 1988




Omelia della Messa a Trinidad (Bolivia)

Titolo: L'amore è il punto di partenza della vocazione e del servizio missionario della Chiesa

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle, sia lodato Gesù Cristo!


1. Sono felice di trovarmi in mezzo a voi, in questa città che porta il nome cristiano della Santissima Trinità. In molti siete venuti da lontano attraversando praterie e maestose foreste. Giunga a tutti il mio saluto "mojeno": "Ema viya makoplipo te to amuri" (Il Signore è già in mezzo a voi).

Un saluto particolare a monsignor Julio Maria Elias, pastore della Chiesa del Beni, al suo Vescovo ausiliare e al Vescovo emerito; a monsignor Juan Pellegrini, Vicario apostolico di Cuevo; a monsignor Bonifacio Madersbacher, Vicario di Chiquitos e al suo Vescovo ausiliare; a monsignor Eduardo Antonio Bösl, Vicario di Nuflo de Chavez; a monsignor Roger Aubry, Vicario di Reyes e alle loro rispettive comunità ecclesiali, al rappresentante del vicariato di Pando nonché a tutti gli altri amatissimi fratelli nell'episcopato qui presenti.

In quest'ultimo giorno del mio pellegrinaggio nelle terre boliviane, la liturgia ci invita a lodare e benedire il Signore con le parole del salmo: "Lodate, servi del Signore, / lodate il nome del Signore. / Sia benedetto il nome del Signore, / ora e sempre" (Ps 113[112],1-2).

Mi unisco a tutti e a ciascuno di voi in quest'inno di gloria e di lode, a tutta la vostra comunità e a tutto il Popolo di Dio che abita in questa terra.

Perché tutti insieme formiamo il coro grande e armonioso della creazione: in esso si fondono le voci delle vostre praterie e delle vostre pianure, delle vostre foreste e dei vostri boschi, dei fiumi e dei torrenti, degli uccelli e degli animali, dei vostri fiori e dei vostri campi. Tutte le opere del Creatore lo lodano, perché sono uscite dalle sue mani e sono buone. Tutte le creature, ciascuna secondo la propria natura, annunciano la sua gloria (cfr. Ps 19[18],2-5).


2. Noi, uomini e donne creati a sua immagine e somiglianza (cfr. Gn 1,26), siamo stati dotati di intelletto e volontà: possiamo conoscere ed amare, possiamo parlare e cantare e lodiamo il Signore con la nostra voce umana, con le parole del salmo e insieme con tutta l'assemblea che partecipa a questa liturgia eucaristica.

Lo lodiamo nella lingua degli antichi abitanti di questa terra e nella lingua venuta dalla lontana Europa, dalla Spagna.

Perché tutti gli uomini possono conoscere ed amare Dio senza discriminazione di razza, lingua o popolo: tutti siamo stati creati da Dio e a Dio dobbiamo tornare. Tutti siamo uniti, in Cristo, dai vincoli dello stesso amore con cui egli ci ha amati, amore che ha la sua fonte nell'eterno Padre. così ci ha detto Cristo stesso: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi" (Jn 15,9).

Grazie a questo amore del Figlio di Dio, che ha voluto essere uno di noi, ogni uomo è stato innalzato. Ecco la verità fondamentale del "Vangelo dei poveri" che la Chiesa proclama ancora nella nostra epoca, come la proclamava Maria nel "Magnificat", facendo eco al salmista dell'antica alleanza: "Chi è pari al Signore nostro Dio...? solleva l'indigente dalla polvere, dall'immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo" (Ps 113[112],6-8).


3. Ho desiderato in modo speciale incontrarmi con voi, abitanti di queste terre: con i popoli delle valli e delle pianure, della selva e del Chaco, le grandi famiglie di lingua "arawak e guarani" e con tanti altri illustri popoli che, sin dai tempi remoti, dimorano in luoghi conservando un ricco patrimonio spirituale.

Il messaggio del Papa si rivolge a tutti, perché tutti siamo uguali: tutti siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo tutti suoi figli.

Il Papa viene a voi seguendo le orme di questi missionari che, più di tre secoli fa, sono giunti in queste terre del Beni: il fratello Josè del Castillo, padre Marban, padre Barace, e tanti altri. Essi sono venuti senz'altro bagaglio che il Vangelo e mossi dall'amore che avevano per voi. Essi vi hanno portato la devozione alla Vergine che ha così profondamente segnato, sin dagli inizi, la vita della Chiesa nel Beni. In quel 25 marzo del 1682, a Loreto, i vostri antenati ricevettero il battesimo con il "cacique" Francisco Yuku in testa.

La Chiesa di Mojos ebbe ufficialmente inizio il giorno della festa dell'Annunciazione dell'angelo alla Vergine Maria e sotto la protezione di santa Maria di Loreto, oggi patrona di tutto il Beni.

Per amore a Gesù Cristo, padre Barace, fondatore di Trinidad, diede la vita. L'evangelizzazione è costata il sangue di molti martiri, ma quel sangue ha imbevuto questa terra e l'ha fatta fruttificare (cfr. Mt 13,8 Mt 13,23). Seguendo i loro insegnamenti, avete saputo mantenere la fede. Siete stati perseveranti in essa, grazie alla preghiera nella famiglia e alla religiosità popolare, nonostante la mancanza dell'assistenza permanente di sacerdoti.

Con il Vangelo, quei missionari ed i loro collaboratori vi hanno insegnato a migliorare le vostre condizioni di vita. Tecniche di coltivazione, scuole di arte - come quella fondata da Manuel de Ocuendo a San Pedro -, mestieri e industrie si sono sviluppati magnificamente nelle riduzioni di Chiquitos e Mojos. Essi fondarono villaggi che sono ancora l'orgoglio di queste terre e con il loro aiuto avete costruito templi per lodare Dio che si conservano ancora, mostrando al mondo l'ingegno della vostra gente.


4. La fede cristiana, che avete ricevuto con il Battesimo, innalza e nobilita tutto ciò che di buono è in voi. Per questo la vostra lingua, la vostra storia e le tradizioni ereditate dai vostri antenati fanno pane di una cultura che riceve dal Vangelo la luce e la forza per purificarsi ed abbellirsi.

Ma la fede vi chiede un comportamento coerente con la dottrina cristiana: dovete allontanare dalla vostra vita il peccato, abbandonare tutto ciò che non è degno di un figlio di Dio, tutto ciò che può arrecare offesa a Dio nostro Padre.

Gli sposi devono rifiutare la disgregazione familiare e l'infedeltà matrimoniale. Il sacramento del Matrimonio, che unisce per sempre l'uomo e la donna, è la via obbligata di ogni amore coniugale legittimo fra i cristiani e santifica la famiglia, Chiesa domestica, che è la base della società. In essa, i figli, imitando l'esempio dei genitori, imparano ad amare il Signore e vengono educati cristianamente. La famiglia deve essere pertanto un'oasi di pace affinché, in uno stesso amore, si compensino tra loro le gioie e le sofferenze. Accogliete con gratitudine i figli che il Signore vi manda: ciascuno di essi è una dimostrazione della fiducia che Dio ha in voi. Egli desidera la vostra collaborazione nell'opera creatrice.

Portateli quanto prima al Battesimo, affinché anch'essi siano rigenerati e trasformati in figli di Dio.

Non abbandonatevi mai all'alcolismo che, sotto le spoglie di un piacere passeggero, degrada progressivamente fino a rendere la creatura, immagine di Dio ed elevata alla condizione di suo figlio, un essere disumanizzato, che ha perso la capacità di amare.

Non lasciatevi sopraffare dall'incostanza, dalla pigrizia, quel triste stato d'animo in cui la persona umana, dimenticando che il Signore ha messo l'uomo sulla terra perché la lavori, rendendolo così suo collaboratore nell'opera della creazione, consente che il suo corpo trascini lo spirito verso una dannosa inattività.

La miseria e la povertà devono essere combattute energicamente, facendo si che le condizioni di vita di ciascuno siano sempre più conformi alla dignità umana. Coloro che godono di maggiore influenza nella società hanno una responsabilità speciale nel promuovere le condizioni sociali che corrispondono a quella dignità. L'abbondanza materiale non deve allontanare dal Regno di Dio; quelli che possiedono beni devono sapere che questi devono essere messi anche al servizio dei più bisognosi, tenendo presente che Cristo si manifesta in modo particolare nei poveri e negli indigenti, di fronte ai quali nessuno può rimanere insensibile. Ma non dimenticate che il lavoro costante, intenso, onesto ed efficace di tutti è condizione necessaria per sradicare la povertà. Non possiamo attenderci tutto dall'esterno: Dio ci chiede uno sforzo e lo premierà successivamente con frutti abbondanti.


5. Non dite "no" a Dio quando suscita tra i vostri figli una vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa. La Chiesa della Bolivia ha bisogno di famiglie generose da cui provengano abbondanti vocazioni apostoliche e missionarie, di modo che il Vangelo possa giungere nei luoghi più reconditi del Paese e superi le frontiere.

Osservate come questa preoccupazione di promuovere vocazioni per diffondere il messaggio di Cristo fosse particolarmente presente fin dagli albori della cristianità. La liturgia di oggi ci conduce al cenacolo. La Chiesa celebra oggi la festa di san Mattia, quell'uomo chiamato a completare il gruppo degli apostoli dopo l'Ascensione di Gesù al Padre. La lettura degli Atti degli Apostoli ci ricorda come si svolse la chiamata di Mattia al gruppo dei dodici. Pochi giorni prima della Pentecoste, riunitisi i discepoli, pregarono il Signore dicendo: "Tu Signore, che conosci il cuore di tutti noi, mostraci quale... hai designato" (Ac 1,24). così pregava la Chiesa a Gerusalemme sotto la guida dell'apostolo Pietro.

I discepoli lasciano nella mano di Dio la scelta del nuovo apostolo. Non poteva essere uno qualunque. C'era bisogno "che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi..., uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione" (Ac 1,21-22).

Tutta la Chiesa celebra oggi la memoria di questo apostolo, chiamato dallo Spirito ed eletto dalla prima comunità di Gerusalemme, presieduta da Pietro.


6. In questo giorno tutti noi torniamo spiritualmente al cenacolo. In particolare, è necessario che torniate al cenacolo voi, cari fratelli, chiamati dallo Spirito Santo al servizio missionario qui, in terra boliviana.

Ci dice a questo proposito il Concilio Vaticano II: "Cristo Signore chiama sempre dalla moltitudine dei suoi discepoli quelli che egli vuole, perché siano con lui e per inviarli a predicare alle genti. perciò per mezzo dello Spirito Santo..., accende nel cuore dei singoli la vocazione missionaria ed insieme suscita nella Chiesa istituti, che assumono come proprio il compito della evangelizzazione, che appartiene a tutta la Chiesa" (AGD 23).

A voi, cari missionari francescani, redentoristi, "maryknoll", gesuiti e tanti altri qui presenti, voglio rivolgermi adesso in modo particolare.

Innanzitutto vi ringrazio vivamente per l'intenso lavoro che state svolgendo.

Grazie al vostro impegno evangelizzatore Cristo si fa presente in mezzo alle popolazioni dell'oriente boliviano. Vi siete dedicati faticosamente a diffondere il Regno di Dio e vedo con gioia che siete impegnati a continuare a farlo con ottimismo, come "missionari, sacerdoti o religiosi, che realizzate il mandato di Cristo di evangelizzare tutte le genti. Siete ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1) ("Allocutio Iquiti, ad autochtones habita", 9, die 5 febr. 1985: Insegnamenti di Giovanni Palo II, VIII, [1985] 441). Gesù Cristo stesso che vi ha chiamati a questo compito vi accompagna con la sua grazia perché i vostri sforzi diano frutti abbondanti.

Ascoltate le parole che Cristo nel cenacolo dice agli apostoli alla vigilia della sua passione e che oggi la liturgia ripete: "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando" (Jn 15,14). Ciò che Cristo ci dice si può sintetizzare pienamente nel comandamento dell'amore. Questo amore è il punto di partenza della vocazione missionaria della Chiesa e del servizio missionario, l'amore di Dio che infiamma i vostri cuori. Poiché amate Dio, amate coloro che evangelizzate. La efficacia del vostro impegno missionario dipende dall'unione che manterrete con Dio nelle vostre anime.

Cristo dice successivamente: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Jn 15,15).

Missionari, accogliete dunque nei vostri cuori tutta la pienezza della verità divina, tutta la ricchezza della Parola che ci è stata trasmessa.

Accoglietela e fatela vostra come veri amici di Dio. Portatela a tutti quelli che attendono il vostro servizio!


7. Ogni uomo è immagine del Creatore e, attraverso il Battesimo, figlio suo nella grazia. Dunque proprio voi, scelti fra gli uomini per annunciare le meraviglie di Dio, dovete sentirvi figli prediletti, amici veri di Dio, che comunicate agli altri un amore che trabocca dai vostri cuori.

Le persone che accosterete devono vedere l'amore nella vostra vita. così hanno fatto tante generazioni di missionari da quando il Signore, per mezzo loro, ha voluto farsi presente in queste terre; dovete vedere in tutti i vostri compiti una conseguenza dell'amore.

Siete Cristo che provvede all'affamato, che guarisce l'ammalato, che istruisce i bambini e gli adulti, che migliora le condizioni sanitarie della popolazione,e nel far ciò sarete consapevoli che è lo stesso Gesù che curerete (cfr. Mt 25,40). Ma, soprattutto, dovete portare a questi vostri fratelli la conoscenza di Dio e la intensa frequentazione di lui nella preghiera e nei sacramenti, affinché partecipino della stessa gioia e felicità che riempie i vostri cuori. Contribuendo così al loro sviluppo materiale, educando il loro intelletto e portando le loro anime a Dio, li renderete artefici della loro liberazione, che è il frutto dell'amore.

Dio vi accompagna. Torniamo ad ascoltare oggi, come gli apostoli, quelle parole del Signore: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Ricordate come i primi cristiani, persone semplice ed umili per la maggior parte, con pochi mezzi umani e soffrendo le più feroci persecuzioni, riuscirono con successo a diffondere il messaggio di Cristo in tutti i luoghi più reconditi di quell'impero, senza altre armi che la preghiera, il Vangelo e la croce.


8. Il nostro incontro intorno all'altare è l'ultimo del mio viaggio in Bolivia.

Desidero, dunque, in questi ultimi momenti del mio pellegrinaggio apostolico in queste amate terre, rivolgermi alla Madre di Dio nel suo Santuario di Copacabana, e, attraverso il suo cuore, rendervi tutti partecipi del messaggio che ci ha lasciato Cristo: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore... Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,9-244).

Cristo ha dato la sua vita per tutti noi.

Tutti siamo stati redenti al prezzo del suo sangue versato in croce.

Tutti siamo stati associati alla sua morte e risurrezione. Pertanto, deve rimanere in tutti, soprattutto in questo tempo liturgico, la gioia pasquale.

Quale successore di Pietro che ha avuto la fortuna di visitarvi in terra boliviana, desidero rendervi partecipi di questa gioia. Accogliete dalle mie labbra, cari fratelli e sorelle, l'augurio di questa gioia che Cristo stesso ha lasciato alla sua Chiesa.

Perché la sua gioia sia con voi e la vostra gioia sia piena (cfr. Jn 15,11).


Data: 1988-05-14 Data estesa: Sabato 14 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Omelia a Santa Cruz (Bolivia)