GPII 1988 Insegnamenti - All'aeroporto internazionale di Santa Cruz - Bolivia

All'aeroporto internazionale di Santa Cruz - Bolivia

Titolo: Una Chiesa viva, impegnata nell'opera di evangelizzazione e nella promozione di pace, giustizia e progresso sociale

Testo:

Signor vicepresidente della Repubblica, illustrissime autorità, amati fratelli nell'episcopato, carissimi boliviani tutti.

1. E' arrivata l'ora di accomiatarmi con voi.

In questi momenti ricordo le diverse tappe dell'itinerario evangelizzatore di questi cinque giorni: La Paz, Cochabamba, Sucre, Tarija, Trinidad e Santa Cruz.

Vi ringrazio vivamente per le sincere dimostrazioni di fede, di cordialità, di entusiasmo e di affetto che mi avete dimostrato ovunque.

Ringrazio il signor Presidente costituzionale e tutte le autorità nazionali, dipartimentali e locali che tanto hanno contribuito alla buona riuscita della mia visita, dimostrandomi in ogni momento la squisita cordialità boliviana.

Ringrazio anche i miei fratelli, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose così come i tanti laici, che con non poco sforzo e sacrificio hanno contribuito efficacemente alla preparazione e allo svolgimento di questa visita pastorale. A tutti va la mia profonda gratitudine e la promessa di un fervente ricordo nella preghiera.


2. Non mi è stato possibile, in queste cinque giornate, visitare tutti i luoghi della sierra o del piano ove mi sarebbe piaciuto andare perché anche li è presente la vita sociale e religiosa di questo immenso e nobile Paese. Ma la mia anima è stata molto vicina a tutti e ad ognuno dei boliviani e delle boliviane: alle famiglie, ai giovani e ai bambini, ai contadini, ai minatori e agli operai, agli intellettuali e ai dirigenti, alle minoranze etniche, ai poveri e agli ammalati...

Vi porto tutti nel mio cuore e di tutti conservero un incancellabile ricordo.


3. Ho incontrato una Chiesa viva nella quale Vescovi e sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti e movimenti apostolici, si sono impegnati generosamente nel compito dell' evangelizzazione, condividendo le speranze e le preoccupazioni del popolo e cooperando alla promozione della giustizia e della convivenza nazionale nella pace e nel progresso.

Proseguite per questo cammino, proclamando la fede in Gesù Cristo che libera dal peccato e da ogni oppressione.

Non vi scoraggiate quando i vostri compiti vi richiedono forse di moltiplicare i sacrifici per far si che la luce del Vangelo oltrepassi le montagne, illumini le coscienze e si diffonda sempre più in tutti i settori della società.


4. Ho constatato come il popolo della Bolivia stia conseguendo positivi risultati nello sviluppo civico ed istituzionale. Cercate instancabilmente l'armonia nella pace, nella giustizia e nella libertà, agendo tutti nell'ordine costituzionale. In questo modo assicurerete un avvenire migliore non solo a voi ma anche alle future generazioni.

Ho anche potuto constatare il sacrificio di molti per superare le difficoltà economiche che sta attraversando il Paese. Questo sacrificio deve essere condiviso da tutti con equità, con spirito di solidarietà, con dedizione al lavoro, evitando pressioni e disordini che facilmente sfociano nel peggiore di tutti i mali: la violenza. Esercitate il senso di fraternità e continuate sempre sulla strada del dialogo, della comprensione, della collaborazione, pensando al bene di tutti. Da parte mia, oltre ad incoraggiarvi, chiedo al Signore che i vostri sforzi, il vostro atteggiamento costruttivo, la vostra capacità creativa, vi portino ad una rapida soluzione della crisi che vi affligge e che cercate di superare.


5. Infine vorrei rivolgervi una parola di speranza.

Dio, Signore della storia e padrone di tutte le cose non abbandona, ma aiuta coloro che operano con onestà e legittima ambizione per un progresso spirituale e materiale. Dio ama gli uomini come suoi figli e veglia sui loro giorni e sulle loro notti, sulle loro preoccupazioni e sulle loro aspirazioni.

Mantenete pertanto viva la vostra fede, abbiate fiducia, siate generosi e non dimenticate i vostri impegni sociali che vi porteranno alla costruzione di questa nuova Bolivia che giustamente desiderate: una Bolivia più fraterna, più giusta, più degna e più cristiana.

Che ciascuno di voi ovunque sia seminatore di questi ideali.

La Vergine, Madre del Redentore e madre di tutti gli uomini, vi precede illuminando il vostro cammino.

Dio benedica sempre la Bolivia! Dio benedica ciascuno dei suoi figli e delle sue figlie! Dio benedica il presente e il futuro di questa amata nazione! Sia lodato Gesù Cristo!


Data: 1988-05-14 Data estesa: Sabato 14 Maggio 1988




Radiomessaggio ai boliviani

Titolo: "Madre di Copacabana, insegna ai tuoi figli di Bolivia vie di convivenza fraterna e di impegno verso la patria"

Testo:

Cari fratelli e sorelle di Bolivia.

Porto nel mio cuore la gioia dell'incontro con voi e il ricordo consolante della vostra fede e della vostra vita cristiana. Sorvolando adesso il Santuario mariano nazionale di Copacabana, vi rivolgo con gioia e con fiducia questo messaggio via radio, prima di lasciare il vostro Paese.

Sono le ultime parole del mio viaggio pastorale, mentre mi sento ancora con voi. Con esse vorrei farmi pellegrino d'amore al Santuario della Madre e patrona di Bolivia, insieme al popolo cattolico boliviano.

In questo luogo di grazia, Copacabana, dove la fede seminata da religiosi domenicani, agostiniani, francescani e da sacerdoti diocesani fiori alla presenza sollecita e materna della Madonna di Candelaria, ricorro anch'io come pellegrino tra i pellegrini. Voglio accompagnare nel loro percorso le migliaia di devoti boliviani, che, come gli antichi pellegrini di Cusco, Juli, Potosi, Salta e di tanti altri luoghi, con ogni mezzo di trasporto o a piedi, vengono a prostrarsi davanti alla "Virgen Morena", la Madonna del lago; di questo lago maestoso che custodisce tante e così antiche tradizioni dei vostri villaggi.

Nel Santuario, ai piedi dell'immagine benedetta di Maria, Madre di Gesù e madre nostra, non avendolo potuto fare fisicamente, mi prostro spiritualmente, in questo anno mariano. E vorrei che la mia preghiera si unisse, oggi e per sempre, a quella di ogni fratello e di ogni sorella di Bolivia: Madre di Copacabana, tu che in questo e in altri Santuari a te dedicati accogli le suppliche e tante testimonianze d'amore dei tuoi figli, li incoraggi nelle loro amarezze, ispiri i loro desideri di conversione e mostri loro tuo Figlio in braccio, fà che ognuno di noi trovi il cammino verso Cristo; che riprendiamo coraggio per aiutare il fratello povero, colui che soffre, chi ha bisogno di pace e di grazia. Tu, Madre di Candelaria, guidaci per il cammino che conduce a Gesù, tuo Figlio e nostro fratello, "luce per illuminare tutte le genti", parola del Padre e presenza dello Spirito.

Il pellegrinare al tuo Santuario non sia solo per chiederti doni terreni, ma anche i doni dello Spirito che rafforzino la fede, accrescano la speranza, muovano alle opere di carità.

Insegna ai tuoi figli di Bolivia cammini di convivenza fraterna, di vita onesta, di morale rinnovata, di rispetto ad ogni fratello, di impegno verso la propria patria.

Prega per noi, Santa Madre di Dio. E dopo questo esilio, mostraci Gesù, frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. così sia.


Data: 1988-05-14 Data estesa: Sabato 14 Maggio 1988




L'arrivo a Lima (Perù)

Titolo: "Vengo per imprimere il mistero pasquale di Gesù Cristo nella vita dell'amatissimo popolo peruviano"

Testo:

Signor Presidente, amati fratelli nell'episcopato, illustrissime autorità, amatissimi fratelli e sorelle di Lima e di tutto il Perù.


1. Sono di nuovo in questa amabile e generosa terra peruviana di cui conservo nel mio cuore tanti e cari ricordi: le sue intatte radici cristiane, la fede e la pietà del suo popolo, la sua calorosa accoglienza, la sua ospitalità, il suo spontaneo affetto per il successore di Pietro, il suo costante desiderio di benedizione.

Il mio ringraziamento più vivo e sincero a tutti per aver reso possibile il trovarmi nuovamente tra voi, in questo Paese le cui origini, che si perdono in un passato ancestrale, mettono in evidenza come il lungo cammino storico dell'uomo di queste terre sia stato contrassegnato da un'ansia religiosa che fu appagata con l'arrivo della buona novella, ormai quasi cinque secoli fa.

Signor Presidente, accolga il mio rispettoso saluto assieme al ringraziamento per le sue cordiali parole di benvenuto; un saluto e un ringraziamento che desidero estendere alle autorità e personalità che l'accompagnano.

Le mie parole di gratitudine si trasformano in un abbraccio di pace e di affetto ai miei fratelli Vescovi del Perù, in primo luogo al signor Cardinale di Lima e al signor Arcivescovo-Vescovo di Callao, nella cui giurisdizione si trova questo aeroporto. Saluto anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori pastorali, che con la loro attività apostolica e la loro testimonianza cristiana edificano in Perù la Chiesa di Cristo.


2. Il ricordo di quei giorni indimenticabili della mia prima visita pastorale in Perù, mi riporta alla memoria molte splendide cose che custodisco nella mente e nel cuore: un ricordo particolare è quello della devozione che i peruviani hanno per la croce, la croce di Cristo. Le celebrazioni popolari, soprattutto nei villaggi andini, in occasione della Festa della croce, la sua immagine nelle chiese e nelle cappelle, nelle case, lungo i sentieri, sulle cime dei colli, sulle alture più inatttese, parla molto chiaro delle profonde radici della fede espressa con l'adesione a questo segno di salvezza. La devozione diffusa in tutto il Paese al crocifisso Signore dei Miracoli, è dimostrazione eloquente dell'amore del popolo peruviano per il simbolo della croce.

Sulla croce si consumo il sacrificio della nostra redenzione. Sul Golgota e nel cenacolo il Signore ci lascio il ricordo del suo amore per noi: la sacra Eucaristia.

Conoscendo pertanto la intatta devozione dei peruviani per la croce, la loro fervente adorazione al Santissimo Sacramento, sacrificio e banchetto, ho accolto con grande gioia l'invito ad essere presente alla solenne cerimonia di chiusura del V Congresso eucaristico e mariano dei Paesi bolivariani. Saluto con affetto il signor Cardinale Angelo Suquia, Arcivescovo di Madrid, mio inviato speciale per questo congresso.

Vengo per unirmi a voi, amati figli del Perù e spiritualmente agli altri Paesi bolivariani - Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama e Venezuela - in questi momenti solenni di professione di fede eucaristica, manifestando così il mistero di comunione della Chiesa che vive del corpo e sangue del suo Signore, immolato sulla croce per salvarci.


3. Vengo per celebrare con voi il mistero pasquale di Gesù Cristo, per imprimerlo più profondamente nella vita e nella storia di questo popolo che manifesta una fame insaziabile di Dio, fame di pane, fame di pace e di giustizia.

Come continuano ad essere vivi nella mia memoria le emozioni della precedente visita in Ayacucho e a Villa El Salvador! Davanti ai miei occhi vedo immense moltitudini che hanno sperimentato il dolore, la violenza, l'abbandono, la fame.

Fame di Dio da parte di un popolo che ha visto fiorire la sua fede in tanti venerati santi che sono orgoglio e modello per tutta l'America Latina. Fame di Dio che ci manifesta la nostalgia dell'incontro con Gesù nell'orazione, nella celebrazione dei sacramenti, in particolare nell'Eucaristia, centro di tutta la vita cristiana.

Della fame di pane di questo popolo ci parla il suo grido che reclama la solidarietà di tutti: la sua volontà di costruire una società più giusta e fraterna, il suo desiderio di vivere nella pace e nella libertà.


4. Il motto del vostro congresso eucaristico è eloquente: "Ti riconosciamo, Signore, dalla frazione del pane". Che insieme alla nostra professione di fede nel sacramento dell'altare sia questo un invito a condividere con i fratelli il pane dei beni spirituali e materiali.

La mia presenza tra voi, in questa occasione, sarà breve nel tempo, ma intensa per l'affetto e la comunione. Desidero che tutte le persone mi sentano vicino, soprattutto i poveri, gli ammalati, i più abbandonati, poiche il mio cuore come pastore della Chiesa universale è aperto a tutti, secondo le parole dell'apostolo Paolo: "Mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo" (1Co 9,22-23).

Anche se la mia visita è circoscritta alla capitale, le mie parole sono rivolte a tutti i peruviani senza alcuna distinzione: della città e della campagna, della costa, della sierra e della selva. Imparto a tutti fin d'ora la mia benedizione come segno della vicinanza di Dio che infonde la sua infinita bontà in tutti i cuori.


5. Nel dare inizio a questa seconda visita in terra peruviana, il mio sguardo si volge con fiducia alla santissima Vergine, ricordando che il congresso che domani concluderemo solennemente, avete voluto che fosse eucaristico e mariano, in quest'anno dedicato in modo particolare alla Madre del Redentore. Che la potente intercessione della Vergine Maria vi guidi sempre nel vostro cammino per i sentieri del bene.

Amati peruviani tutti: Dio benedica il Perù! Dio benedica questo popolo con i suoi doni di pace, di giustizia e di progresso! Sia lodato Gesù Cristo!


Data: 1988-05-14 Data estesa: Sabato 14 Maggio 1988




Con i sacerdoti e i religiosi a Lima - (Perù)

Titolo: Il Vangelo di Cristo giudica il mondo e non il mondo il Vangelo

Testo:

Carissimi sacerdoti, religiosi, diaconi e seminaristi: "Grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro" (2Tm 1,2).


1. In passato i pastori di anime della provincia ecclesiastica di Lima svolgevano la loro attività ministeriale dal territorio centro-americano fino alla parte settentrionale delle attuali Argentina e Cile, annunciando il messaggio salvifico del Signore Gesù, via, verità e vita (cfr. Jn 14,4). Oggi, a qualche secolo di distanza, in occasione del V Congresso eucaristico e mariano, voi fratelli provenienti dai sei Paesi bolivariani vi trovate fraternamente uniti in questa cattedrale, sede di illustri pastori come san Toribio di Mogrovejo, per dare pubblica testimonianza della vostra fede cristiana che vi unisce al di là delle frontiere, per proclamare la vostra secolare devozione a Gesù-Eucaristia così come il vostro amore filiale a Maria santissima.

Questa devozione e questo amore sono realtà effettive che stimolano e animano la preparazione del V Centenario dell'evangelizzazione dell'America, ossia dell'arrivo avventuroso della "buona novella" (Mc 16,15) in questo nuovo continente.


2. "Ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia, grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità" (1Tm 1,9). così scrive l'apostolo Paolo al suo amato discepolo e fratello Timoteo, ricordandogli l'origine divina della sua vocazione.

Con queste stesse parole desidero rivolgermi oggi in primo luogo a voi, amatissimi fratelli nel sacerdozio, esortandovi a rendere grazie e ad approfondire l'importanza, l'esigenza, e la perenne attualità della vostra vocazione sacerdotale.

Il sacerdote - come ben sapete - "scelto fra gli uomini viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati" (He 5,1). A ciò si aggiunge, amatissimi fratelli, il dovere insostituibile di far fruttificare nella vostra vita "il dono di Dio" (2Tm 1,6) ricevuto in virtù di "quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell'unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo sacerdote in modo da poter agire in nome e nella persona di Cristo capo" (PO 2).

La nostra vocazione sacerdotale è sempre giovane, sempre attuale perché si alimenta incessantemente nella sempre nuova linfa della grazia di Dio; è di qui che la nostra risposta deve rinnovarsi costantemente lungo la nostra vita. Per questo motivo, vi esortavo nella mia precedente visita a "rinnovare la vostra donazione a Cristo" ("Allocutio ad Peruviae presbyteros, religiosos et laicos", die 1 febr. 1985: , VIII, 1 [1985] 339ss) e vi invito a seguire il consiglio che san Paolo dava al discepolo Timoteo: "Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2Tm 1,6).


3. Il nucleo della missione sacerdotale è la celebrazione dell'Eucaristia dove i sacerdoti, "agendo in persona di Cristo, e proclamando il suo mistero, uniscono i voti dei fedeli al sacrificio del loro capo, e nel sacrificio della Messa rendono presente e applicano, fino alla venuta del Signore (cfr. 1Co 11,26), l'unico sacrificio del Nuovo Testamento" (LG 28).

Quindi la missione di ogni sacerdote raggiunge il suo pieno senso nella celebrazione della santa Messa, e così ogni vostra opera porta ad esso poiché l'Eucaristia "si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5).

Questa stessa intimità personale con Gesù Cristo si accresce inoltre accorrendo spesso a lui nel sacramento della Riconciliazione, di cui tutti abbiamo bisogno. Non siamo soltanto amministratori e dispensatori del sacramento del perdono, ma anche penitenti e destinatari di questa grazia sacramentale che cura le ferite dei nostri peccati e rafforza la nostra unione con Dio. Il vostro esempio nel ricevere spesso la confessione sarà di stimolo perché molte anime si avvicinino alla misericordia di Dio, resa visibile nella penitenza.

"Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro" (2Tm 1,8) continua san Paolo, esortando Timoteo. La identificazione con Cristo che culmina nell'Eucaristia, deve prolungarsi e manifestarsi nel corso di ogni giornata cosicché tutta la vita del sacerdote sia una fedele immagine del Signore. Tutto in voi - lo sguardo, i gesti, l'atteggiamento servizievole e sempre caritatevole, l'esercizio della virtù cristiana della povertà, l'uso del segno esteriore che vi distingue davanti ai fedeli - tutto in voi deve evocare Cristo e deve essere di edificazione per le anime che vi sono state affidate.


4. "Ringrazio Dio... che io servo... sempre, notte e giorno... nelle mie preghiere" (1Tm 1,3).

Per farsene una coscienza ogni giorno più gioiosa e confidente, i sacerdoti devono imitare anche il dialogo continuo che lo stesso Gesù aveva con Dio suo Padre.

Nella preghiera, mentre meditiamo i misteri di Cristo Gesù, dobbiamo cercare senza sotterfugi la volontà di Dio per rifletterla nei nostri compiti pastorali, mettendo nelle mani dell'Altissimo i frutti del nostro lavoro. Dobbiamo inoltre chiedere insistentemente l'aiuto divino per coloro che sono stati affidati alla nostra cura di pastori, rendendo grazie per i benefici ricevuti ed espiando per i nostri peccati e per i peccati di tutti gli uomini.

Nella preghiera si va approfondendo gradualmente questa speciale amicizia a cui in un certo senso abbiamo diritto, in considerazione del mistero del cenacolo (cfr. "Epistula ad Presbyteros", 6, die 25 mar. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 729s). Una amicizia che impegna: un'amicizia che "dovrebbe infondere un santo timore, un maggiore senso di responsabilità, una maggiore disponibilità per dare di sè - con l'aiuto di Dio - tutto ciò che si può" (cfr. "Epistula ad Presbyteros", 6, die 25 mar. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 729s). Un'amicizia che allontanerà dalle vostre anime ogni possibile tentazione di solitudine, ogni occasione di abbandonare la vostra vocazione specifica per intraprendere cammini che non sono i vostri.


5. Questo clima di amicizia vi aiuterà ad apprezzare il celibato nel suo autentico significato, come un dono di Dio che "non tutti possono capire, ma solo coloro ai quali è stato concesso" (Mt 19,11). Essendo un dono eccelso, "la continenza per il Regno dei cieli ha soprattutto l'impronta della somiglianza a Cristo, che nell'opera della redenzione ha fatto egli stesso questa scelta per il Regno dei cieli" ("Allocutio in Audientia generali", 1, die 24 mar. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 1 [1982] 979). Dono che, liberamente accettato e fedelmente vissuto, configura il sacerdote con la vita di Cristo redentore.

Per il celibato infatti, "i presbiteri si consacrano a Cristo con un nuovo ed eccelso titolo" (PO 16), e possono dedicarsi più liberamente - con un cuore indiviso - al servizio di Dio e degli uomini (cfr. "Presbyterotum Ordinis", 16).

La perfetta continenza per il Regno dei cieli rende possibile la "paternità nello spirito... caratteristica della nostra personalità sacerdotale, che ne esprime chiaramente proprio la maturità apostolica e la fecondità spirituale" ("Epistula ad Presbyteros", 4, die 25 mar. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 727).

In questo anno mariano, la nostra opzione sacerdotale, cosciente e decisa, per il celibato per tutta la vita, la deporremo, amatissimi fratelli, nel cuore di Maria. "Bisogna ricorrere a questa Madre Vergine, quando incontriamo delle difficoltà sulla strada prescelta. Bisogna che col suo aiuto cerchiamo una sempre più profonda comprensione di questa strada, l'affermazione sempre più completa di essa nei nostri cuori" ("Epistula ad Presbyteos", 4, die 25 mar. 1988: , XI, 1 [1988] 727).


6. Il "nostro salvatore Cristo Gesù... ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del Vangelo" (2Tm 1,10). E voi siete stati resi compartecipi di questa irradiazione della luce di vita. La vocazione sacerdotale è soprattutto una vocazione di servizio generoso agli altri, nella ricerca esclusiva della gloria di Dio.

Il primo servizio che dovete rendere è proprio ai vostri fratelli nel sacerdozio.

I sacerdoti non sono persone confermate nella grazia, orientate in modo assoluto al bene ed incapaci di operare il male. Il sacerdote ha bisogno, come gli altri cristiani, degli aiuti spirituali: i sacramenti, la preghiera, l'esempio, la consolazione, l'incoraggiamento e l'aiuto sia spirituale che materiale.

La fraternità sacerdotale è il vostro primo dovere e il vostro impegno.

"Ciascuno dei presbiteri è dunque legato ai confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e di ogni specie di collaborazione" (PO 8).

L'autentico spirito fraterno vi porterà a preoccuparvi con esemplare sollecitudine dei vostri fratelli sacerdoti quando sono colpiti dalla malattia, dalla povertà o dalla solitudine, oberati da eccessivo lavoro, o quando il peso degli anni renderà loro più faticoso il lavoro apostolico.

Le vostre sollecite cure debbono indirizzarsi soprattutto a cercare il loro bene spirituale. La preghiera e la donazione senza limiti alle anime saranno, come sempre, i mezzi che dovrete utilizzare, pregando Dio incessantemente gli uni per gli altri e offrendovi reciprocamente la testimonianza di una vita sacerdotale pienamente edificante. Richiedono particolare attenzione le situazioni in cui si nota un venir meno degli ideali sacerdotali e l'impegno in attività che non sono completamente conformi a quelle proprie di un ministro di Gesù Cristo. E' allora il momento di assumere, assieme al calore della fraternità, l'atteggiamento fermo del fratello che aiuta il fratello a mantenersi in piedi.

Anche se il sacerdozio di Cristo è eterno (cfr. Ps 110[109],4; He 5,6), la vita del sacerdote è limitata. Cristo vuole che altri perpetuino nel corso dei secoli il sacerdozio ministeriale da lui istituito. Per questo è necessario che alimentiate in voi e intorno a voi la sollecitudine per suscitare, assecondando la grazia dello Spirito Santo, abbondanti e scelte vocazioni sacerdotali tra i fedeli. La preghiera fiduciosa e perseverante, l'amore per la propria vocazione e un'accurata direzione spirituale tra la gioventù, vi consentirà di discernere il carisma vocazionale nelle anime di coloro che sono chiamati da Dio.


7. San Paolo - nella lettura che abbiamo ascoltato - dice a Timoteo che il Signore "non ci ha dato uno Spirito di timidezza ma di forza, di amore e di saggezza" (2Tm 1,7). Il sacerdote, profondamente unito a Cristo, va incontro agli altri uomini.

Quando ricordo la mia precedente visita in questa terra ricca di storia, vi vedo in prima fila al servizio della Chiesa nel cuore delle grandi selve, nelle immense pampas e nei freddi altopiani, nelle calde valli e nei deserti, nelle moderne e intricate città. Vi vedo, sempre e in ogni luogo, portatori della vostra specifica vocazione, dispensatori della grazia di Cristo, sommo ed eterno sacerdote. Vi vedo come sacerdoti di Cristo, uniti ai vostri Vescovi nel collaborare con loro come artefici della comunione ecclesiale per proclamare fedelmente la buona novella della salvezza in Cristo e per edificare un "mondo migliore" (cfr. Pauli VI PP 65), una società rinnovata secondo gli autentici valori evangelici ed umani, secondo il piano creatore e redentore di Dio, edificando così la civiltà dell'amore.

Con il cuore colmo di questo carattere sacerdotale, dovete sempre ricordarvi che siete chiamati ad essere amministratori e dispensatori dei misteri di Dio. Lo siete in modo speciale del pane dell'Eucaristia e della vita stessa di Dio per la quale siamo suoi figli in Cristo; siete artefici di pace e di riconciliazione attraverso il sacramento del Perdono, al quale dovete dedicare tempo e molto impegno, considerandolo parte importante della vostra missione; siete educatori del senso cristiano del matrimonio, siete portatori di consolazione, di serenità spirituale e di salvezza attraverso il sacramento dell'Unzione degli Infermi. In una parola, siete ministri della "Parola di Dio, cioè il mistero nascosto da secoli... ma ora manifestato ai suoi santi" (Col 1,25-26); quindi, dovete far si che questo mistero di Cristo giunga integralmente e fedelmente al cuore di tutti gli uomini.


8. Come vi dissi in questa stessa Cattedrale poco più di tre anni fa, "so del rifiuto che sorge nei vostri cuori nel vedere diffusa nel mondo un'ansia smodata e spietata di avere, di possedere e di piacere", che genera a sua volta situazioni di povertà e di ingiustizia. Grande è stato lo sforzo compiuto nel corso dei secoli dalla Chiesa nell'opera evangelizzatrice e voi, consapevoli di ciò che resta da fare, dovete dedicare le vostre migliori energie per continuare questo lavoro. Nondimeno, i vostri ideali di servire i più poveri si devono realizzare in ogni momento conformemente alla vostra vocazione di strumenti di unità. Non potete cedere alla tentazione di rifiutare qualcuno, creando differenze ed antagonismi.

Non potete sostituire il Vangelo con opzioni temporaliste. Il Vangelo di Cristo giudica il mondo e non il mondo il Vangelo. Sapete che vi sono forme erronee della teologia della liberazione, nelle quali i poveri sono concepiti in modo riduttivo, nell'ambito di un quadro esclusivamente economico, e viene proposta loro la lotta di classe come unica soluzione possibile (cfr. Congr. Pro Doctr. Fidei "Libertatis Nuntius", IV, 5; VII, 8). Si giunge così ad una situazione di conflitto permanente, ad una visione erronea della missione della Chiesa e ad una falsa liberazione che non è quella che Cristo ci offre.

Voi, amati sacerdoti, dovete trasmettere fedelmente l'autentica dottrina sociale della Chiesa: questa "accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della Tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare quindi, il comportamento cristiano" (SRS 41).

In tal modo i fedeli, confermati nella fede e nella carità, potranno distinguere i comportamenti e le situazioni socio-economiche ingiuste e mettere in pratica soluzioni adeguate conformi al piano di Dio.


9. Desidero ora rivolgermi specialmente a voi, amati religiosi, successori dei missionari della prima evangelizzazione e di illustri apostoli in tempi recenti, come il padre Francisco del Castillo, esempio di amore ai poveri secondo il Vangelo.

"Come in un albero piantato da Dio e in un modo mirabile e molteplice ramificatosi nel campo del Signore" (LG 43), così si sono sviluppate e sono cresciute in tutta la Chiesa le famiglie religiose degli istituti di vita consacrata, promuovendo, ciascuno secondo il proprio specifico cammino, la diffusione del Regno di Dio. Anche in questo continente, e in modo particolare in questo Paese, la vostra vita donata completamente al Signore, ha dato frutti abbondanti per "radicare e consolidare negli animi il Regno di Cristo" (LG 43).

La sfida evangelizzatrice di fronte alla quale si trova l'America Latina alla fine di questo millennio, richiede la vostra insostituibile collaborazione.

La Chiesa, nei Paesi bolivariani, ha bisogno della collaborazione generosa delle famiglie religiose, che oggi, come nei secoli passati, con la loro orazione e con la loro santa vita, con le loro opere di assistenza e di educazione, facciano giungere a molti il messaggio di Cristo.

Ricordate che la fedeltà al carisma fondazionale di ognuna delle vostre famiglie è un segno evidente di adesione alla volontà di Dio e condizione indispensabile per la fecondità apostolica. L'amore di Dio che avete dimostrato professando i consigli evangelici vi deve portare a rifiutare qualsiasi tentazione di deviare e di impoverire il cammino che la Provvidenza divina ha tracciato per voi. Abbiate una grande considerazione per la vita in comunità e per i segni esterni che manifestano davanti agli uomini la vostra totale consacrazione a Dio e ricordano la prospettiva escatologica del Regno.

"Per l'unità e la concordia necessarie nel lavoro apostolico", (LG 45), è necessario che siate uniti ai Vescovi, assecondando con la vostra preghiera e il vostro ministero le loro direttive pastorali. In questo modo contribuirete a fare, di questa terra feconda, un giardino fiorente di irradiazione cristiana e di promozione umana a tutti i livelli.

Mi rivolgo ora in modo speciale a voi, diaconi permanenti, per dirvi che la Chiesa in Perù ripone nella vostra dedizione e donazione, una particolare speranza. Ringraziate Dio per la grandezza della vostra vocazione e sentite in ogni momento la responsabilità di diffondere il messaggio di salvezza con una vita di servizio disinteressato agli uomini.


10. Infine non posso dimenticare voi che nei seminari e nelle case di formazione vi state preparando a ricevere l'ordine sacro.

Voi sarete i sacerdoti del terzo millennio della cristianità! Tutti gli ideali sacerdotali sui quali abbiamo meditato valgono anche per voi, amati seminaristi. La vostra adesione a Cristo, l'ideale di essere sacerdoti santi, deve essere una preoccupazione costante nella vostra preparazione, il che vi porterà a purificare tutto ciò che non è conforme alla chiamata del Signore.

La vostra formazione di "veri pastori d'anime" (OT 4) ha alcune caratteristiche che dovete mettere in pratica secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II. In sintonia con la totale adesione a Cristo dovete affrontare le discipline filosofiche e teologiche con un grande amore per la verità, consapevoli che i vostri studi sono il cammino verso una maggiore conoscenza di Dio e della storia della salvezza. "Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù.

Custodisci il buon deposito" (1Tm 1,13-14), ci esorta san Paolo. Anche voi custodirete questo "buon deposito" con una fedeltà piena al Magistero della Chiesa, aggiungendo alla conoscenza intellettuale l'adesione interiore soprannaturale, che viene dalla fede.

La formazione spirituale, mediante una sincera e fiduciosa direzione, la conoscenza e la pratica della liturgia e in generale un'adeguata preparazione pastorale pratica, devono avere un posto importante nel vostro impegno personale per rispondere alla vocazione di futuri pastori di anime.

L'Eucaristia, centro della vita del cristiano e scuola di umiltà e servizio, deve essere per voi, amati seminaristi, l'oggetto principale del vostro amore. L'adorazione, la pietà, il culto del Santissimo Sacramento durante questi anni di preparazione vi porteranno a far si che un giorno celebrerete il santo sacrificio dell'altare con una unione edificante e autentica.


11. Amatissimi sacerdoti, religiosi, diaconi e seminaristi, chiedo a Maria santissima, che in questa arcidiocesi venerate con la bella invocazione di nostra Signora dell'Evangelizzazione, che vi confermi in una fedeltà rinnovata alla vostra vocazione e che vi accompagni costantemente nel vostro cammino verso nuove mete di evangelizzazione. "Ringraziamo Maria... per l'ineffabile dono del sacerdozio, per il quale possiamo servire nella Chiesa ogni uomo. Che la gratitudine risvegli anche il nostro zelo!" ("Epistula ad Presbyteros", 8, die 25 mar. 1988: , XI, 1 [1988] 732). così sia.


Data: 1988-05-14 Data estesa: Sabato 14 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - All'aeroporto internazionale di Santa Cruz - Bolivia