GPII 1988 Insegnamenti - Arrivo all'Aeroporto - Asuncion (Paraguay)

Arrivo all'Aeroporto - Asuncion (Paraguay)

Titolo: "Sono venuto per gioire e soffrire con voi, confermarvi nella fede e orientare secondo il Vangelo il vostro cammino di speranza"

Testo:

Signor Presidente della Repubblica, Cari fratelli nell'episcopato, Eccellentissime autorità civili e militari, Cari fratelli e sorelle del Paraguay.


1. Nel mio pellegrinaggio evangelizzatore lungo le strade dell'America arrivo oggi in questa terra benedetta, che ho baciato con amore e rispetto, in questo Paraguay Pora, culla di figli illustri e di culture che meritano un grande apprezzamento.

Arrivarono qui dalle terre di Spagna, quasi cinquecento anni fa alcuni coraggiosi missionari che venivano ad annunciare la buona novella di Cristo, per fare partecipi della luce e dei frutti della redenzione gli uomini e le donne di queste latitudini.

Grazie, signor Presidente, per le amabili parole che ha appena terminato di rivolgermi. La ringrazio anche per l'invito che, insieme all'episcopato paraguayano, mi è stato fatto a suo tempo per venire a visitare il suo Paese, rendendo così possibile l'incontro del Papa con i figli di questa nobile nazione.

Vogliano ricevere tutti fin dal primo momento il mio saluto più affettuoso, il mio saluto di Pastore universale della Chiesa che porta nell'animo "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" (GS 1).

"Heta ara ma oyapo, aimesé hagüe penendivé. Ha peina aga, aimema pendeapytepe. A nezu ha a hetuma ko pe ne reta poraité Paraguay" (E' già molto tempo che volevo stare con voi; ed eccomi qui ora tra di voi. Ho piegato le ginocchia e ho baciato questa bella terra, Paraguay).


2. So che visito un Paese non scevro di difficoltà, ma pieno di speranza e di fede in Dio. Siete un popolo nobile e promettente; sofferente, ma che nonostante questo, infonde gioia; coraggioso nel dominare la natura selvaggia e superare ogni tipo di avversità con innata fortezza d'animo; un popolo così generoso, come accogliente e ospitale; culla molto antica di pregevoli culture autoctone, dove il seme del Vangelo germino e divento fecondo grazie anche alla vostra particolare bontà e al vostro profondo senso religioso, per produrre frutti duraturi di una forte vita cristiana.

perciò, il Papa, che conosce e apprezza le radicate virtù che vi caratterizzano, da molto tempo voleva venire a trovarvi e stare qui con voi per celebrare Gesù Cristo e riflettere insieme sulla dottrina di salvezza.

La finalità di questo viaggio apostolico è quella di far si che il messaggio evangelico continui a modellare sempre più i nostri cuori e trasformi le nostre vite, proiettandosi con forza ed efficacia in tutte le strutture della convivenza civica e sociale.


3. L'avvicinarsi del quinto centenario dell'arrivo del messaggio cristiano in queste generose terre è un'occasione felice per avviare una evangelizzazione rinnovata. Questo è il mio desiderio iniziando oggi la mia visita in Paraguay, che ha un carattere essenzialmente religioso. Ma, come ci dice il Concilio Vaticano II "proprio da questa missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (GS 42). Per questo desidero essere anche araldo della dottrina sociale della Chiesa, poiché - come ho detto nella mia recente enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" - "La Chiesa ha una parola da dire... intorno alla natura, alle condizioni, esigenze e finalità dell'autentico sviluppo ed agli ostacoli, altresi, che vi si oppongono. così facendo, la Chiesa adempie la missione di evangelizzare, poiché dà il suo primo contributo alla soluzione dell'urgente problema dello sviluppo, quando proclama la verità su Cristo, su se stessa e sull'uomo, applicandola ad una situazione concreta" (SRS 41).

Con questo insegnamento sociale, al quale mi riferisco, desidero collaborare per far luce sui problemi che vi affliggono, con la preoccupazione pastorale che si giunga ad una soluzione giusta ed equa per questi ultimi.


4. Durante i giorni nei quali mi fermero in questo amato Paese, desidero essere molto vicino a tutti i paraguayani e le paraguayane. Non mi sarà possibile, come sarebbe stato mio desiderio, visitare tutti i dipartimenti di questa nazione; tuttavia, ogni incontro con i diversi gruppi o settori della vostra società vuole essere un avvicinamento del Papa a tutti e a ciascuno dei paraguayani, per gioire e soffrire con voi, per confermarvi nella fede, per rafforzare lo spirito di carità e solidarietà che deve essere alla base della convivenza civile, per animarvi nel vostro impegno di promozione umana e di rinnovamento sociale, per stimolarvi ad essere migliori, per orientarvi, secondo il Vangelo, nel vostro cammino di speranza.

Cari paraguayani e paraguayane: autorita, uomini d'affari ed operai, allevatori di bestiame e contadini, professionisti ed intellettuali, Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati nel servizio della Chiesa, anziani, infermi, giovani e bambini... da questo momento vi abbraccio gioiosamente e affettuosamente con cuore di padre, fratello e amico.

Che la Vergine dei Miracoli di Caacupè vi protegga con il suo manto.

Sia lodato Gesù Cristo!


Data: 1988-05-16 Data estesa: Lunedi 16 Maggio 1988




Omelia per la canonizzazione di padre Roque Gonzales e i suoi compagni martiri - Asuncion (Paraguay)

Titolo: L'amore a Dio e al prossimo abbatta le barriere di divisione e crei vera solidarietà nel Paraguay dei nostri giorni

Testo:

"O Signore, nostro Dio, / quanto è grande il tuo nome / su tutta la terra!" (Ps 8,2).


1. Amatissimi fratelli e sorelle di Asuncion e di tutto il Paraguay, oggi è un giorno di grande festa per il vostro Paese e per tutta la Chiesa. Quale successore dell'apostolo Pietro, ho la gioia di celebrare questa Eucaristia nella quale sono elevati all'onore degli altari un figlio di questa carissima città di Asuncion, padre Roque Gonzalez de Santa Cruz - primo santo di questo amatissimo Paraguay - e i suoi due confratelli Alfonso Rodriguez e Juan del Castillo, nati in Spagna, il primo a Zamora e il secondo a Belmonte (Cuenca), i quali, per amore di Dio, e degli uomini, versarono il loro sangue in terra americana.

Tutti diedero la loro vita nell'adempimento del mandato di Cristo di annunciare il suo messaggio "fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). La forza salvifica e liberatrice del Vangelo si è fatta vita in questi tre generosi sacerdoti gesuiti che la Chiesa in questo giorno presenta come modelli di evangelizzazione. La loro incrollabile fede in Dio, alimentata in ogni momento da una profonda vita interiore, fu la grande forza che sostenne questi pionieri del Vangelo in terra americana. Il loro zelo per le anime li condusse a fare tutto quanto era nelle loro possibilità per servire i più poveri e derelitti. Tutto il loro encomiabile lavoro a favore di quelle popolazioni, così bisognose di aiuto spirituale ed umano, tutte le loro fatiche e sofferenze, ebbero come unico scopo quello di trasmettere il grande tesoro di cui erano portatori: la fede in Gesù Cristo, salvatore e liberatore dell'uomo, vincitore del peccato e della morte.

I pastori e tutto il Popolo di Dio che vive in Paraguay, così come le altre nazioni sorelle della Conca del Plata, i cui segni rappresentati sono oggi in mezzo a noi, hanno di fronte, in questi nuovi santi, dei modelli e delle guide sicure nel loro pellegrinaggio verso Gerusalemme, la patria celeste. Il fatto stesso di essere venerati in tutti i Paesi del Sud di questo continente della speranza non indica solamente la forza di una fede che non conosce frontiere, ma deve spingervi a promuovere in queste nazioni una coscienza sempre più viva e operante dell'ideale cristiano di fraternità, sulla base delle comuni radici religiose, culturali e storiche.


2. "O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra" (Ps 8,2), ripetiamo con le parole del salmo.

Glorificando il nome di Dio, che ci ha arricchiti con questi modelli di evangelizzatori, saluto tutti i presenti e tutti coloro che abitano queste terre paraguayane. Saluto anche il signor Arcivescovo di questa amata arcidiocesi e il suo Vescovo ausiliare, tutti i fratelli nell'episcopato del Paraguay e degli altri Paesi vicini che hanno voluto unirsi a noi in questa liturgia, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le autorità civili e militari e tutti gli amatissimi fedeli.

Saluto in particolare i superiori della Compagnia di Gesù e tutti i figli di sant'Ignazio di queste regioni.

Poco fa, nel richiedere ufficialmente la canonizzazione dei padri Roque Gonzalez de Santa Cruz, Alfonso Rodriguez e Juan de Castillo, si è passata in rassegna la loro vita santa, così come i meriti e le grazie celesti di cui il Signore ha voluto ricolmarli. In loro e nella presenza dei frutti che ebbero nel loro compito di diffusione della verità cristiana e della promozione umana riconosciamo il segno autentico degli apostoli la cui vita è solidamente costruita ad imitazione di Cristo.


3. "O Signore nostro Dio / quanto è grande il tuo nome / su tutta la terra!" (Ps 8,2).

"A tua immagine creasti l'uomo" ("Prex Eucharistica").

"Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, / di gloria e di onore lo hai coronato, / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani" (Ps 8,6).

Tutta la creazione canta le lodi di Dio. Tutte le sue opere sono motivo di azioni di grazie. E, su tutte, si eleva l'uomo "poco meno degli angeli", che ha il dominio su tutte le opere delle mani di Dio. L'uomo, la creatura che può lodare Dio con consapevolezza, che può arrivare a riconoscerlo attraverso le opere delle sue mani, quando contempla "il cielo... la luna e le stelle" (Ps 8,4).

Quest'uomo che fu creato da Dio "a sua immagine" (Gn 1,27), a sua "somiglianza" (Gn 1,26) è ciononostante capace di dimenticarsi di lui e cadere nel peccato, che è la peggiore delle schiavitù. "Accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio" (Ep 4,18) - come dice san Paolo ai fedeli di Efeso -, avendo perso il senso morale si danno al libertinaggio "commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile" (Ep 4,19). E' "l'uomo vecchio che si corrompe dietro alle passioni ingannatrici" (Ep 4,22).


4. Ma l'Apostolo stesso aggiunge: "Voi non così avete imparato a conoscere Cristo... in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici" (Ep 4,22-23). "Cristo Redentore rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso" (RH 10). Solo in Cristo "l'uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore propri della sua umanità" (RH 10).

Sentendosi responsabili della necessità di tutelare la dignità umana in quel momento della storia, il padre Roque Gonzalez, il padre Alfonso Rodriguez, il padre Juan del Castillo e tanti altri cristiani, affrontarono la tremenda sfida rappresentata dalla scoperta del cosiddetto nuovo mondo. Convinti che il Vangelo è messaggio di amore e libertà, si sforzarono di far conoscere "la verità in Cristo Gesù" (Ep 4,21) per tutte queste terre. Rispondendo alla chiamata del Signore che li invitava a fare seguaci in tutte le nazioni, vollero ripetere alle popolazioni appena conosciute le parole di san Paolo agli efesini: "Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ep 4,24).


5. Nel loro zelo di guadagnare anime a Cristo, il padre Roque e i suoi confratelli percorsero tutti i territori dall'estuario del Plata fino alle sorgenti dei fiumi Parana e Uruguay, fino alle sierre di Mbaracayu nell'Alto Paraguay, affrontando ogni tipo di disagi e di pericoli. Instancabili nella predicazione, austeri con se stessi, l'amore a Cristo e agli indigeni li porto ad aprire nuove strade e a costruire missioni che facilitassero la diffusione della fede e assicurassero degne condizioni di vita per i loro fratelli. Itapua, Santa Ana, Yaguapoa, Concepcion, San Nicolas, San Javier, Yapeyu, Candelaria, Asuncion del Yjuhi e Todos los Santos Caaro sono nomi di luoghi entrati nella storia ad opera di questi santi. Luoghi in cui si promosse uno sviluppo che si estese alle "dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell'uomo e della società" (SRS 46).

Tutta la vita del padre Roque Gonzalez de Santa Cruz e dei suoi compagni martiri fu pienamente contrassegnata dall'amore: amore verso Dio e, attraverso di lui, a tutti gli uomini, specialmente i più bisognosi, quelli che non conoscevano l'esistenza di Cristo nè erano stati ancora liberati dalla sua grazia redentrice.

I frutti non si fecero attendere. Come risultato della loro azione missionaria, furono molti coloro che abbandonarono i culti pagani per aprirsi alla luce della vera fede. I Battesimi si succedettero ininterrottamente e continuarono anche dopo la morte a comprendere intere moltitudini. Assieme all'amministrazione dei sacramenti, svolgeva un ruolo prioritario l'istruzione sistematica e accessibile delle verità della fede. Fiori allo stesso modo la vita liturgica: i Battesimi solenni, le processioni eucaristiche e tutta una pietà popolare radicata nella dottrina: congregazioni mariane, feste patronali di sant'Ignazio, musica sacra...

Allo stesso tempo l'opera dei padri Gesuiti rese possibile, per quelle popolazioni guarani, di passare in pochi anni da uno stato di vita seminomade ad una civiltà singolare, frutto dell'ingegno dei missionari e degli indigeni.


6. Comincio così un notevole sviluppo urbano, agricolo e dell'allevamento. Gli indigeni furono istruiti nella pratica agricola e dell'allevamento. Fiorirono gli studi e le arti, di cui ancora oggi rimane testimonianza nei tanti monumenti.

Chiese e scuole, case per le vedove e gli orfani, ospedali, cimiteri guarani, mulini, stalle e altre opere e servizi civili sorsero in pochi anni in più di trenta villaggi e paesi per tutto il vostro territorio e anche nelle regioni vicine.

Con la parola e con l'esempio di tanti santi religiosi, gli aborigeni divennero anche pittori, scultori, musicisti, artigiani e costruttori. Il senso di solidarietà raggiunto creo un sistema di appartenenza della terra che combino la proprietà familiare con quella comunitaria, assicurando la sussistenza di tutti e l'aiuto ai più bisognosi. Si navigarono e si esplorarono i grandi fiumi. Si effettuarono scoperte geografiche e scientifiche e si guadagnarono alla civiltà e alla fede territori immensi. Con la saggezza che dà il vivere in Cristo e mosso unicamente dai valori del Vangelo, il padre Gonzalez de Santa Cruz seppe guadagnarsi il rispetto e la considerazione tanto dei caciqui indigeni quanto delle autorità europee di Asuncion e Rio de la Plata. Il suo sentimento di giustizia - vissuto in primo luogo con Dio - lo porto ad elevare la sua voce in difesa dei diritti degli Indios. Insieme con altri ecclesiastici della regione riusci ad eliminare e mitigare gli abusi in questa pare del continente. Si formo così una legislazione esemplare in un clima di concordia e di armonia, che rese possibile la fusione etnica e culturale caratteristica di questo Paese.


7. "O Signore nostro Dio / quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! / Sopra i cieli si innalza la tua magnificenza; / ... affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, / per ridurre al silenzio nemici e ribelli" (Ps 8,2-3).

L'immensa opera di questi uomini, tutta quest'opera di evangelizzazione dei villaggi guarani fu possibile grazie alla loro unione con Dio. San Roque e i suoi compagni seguirono l'esempio di sant'Ignazio codificato nelle sue costituzioni: "I mezzi che uniscono lo strumento a Dio e lo dispongono a farsi guidare dalla sua mano divina sono più efficaci di quelli che lo rivolgono verso gli uomini" (S. Ignatii de Loyola "Constitutiones Societatis Iesu", 813). perciò questi nuovi santi vissero in quella "familiarità con Dio nostro Signore" (S.

Ignatii de Loyola "Constitutiones Societatis Iesu", 813), che il fondatore desiderava quale caratteristica del gesuita. Radicarono così di giorno in giorno il loro lavoro nella preghiera senza abbandonarla per nessun motivo. "Pur con tutti gli impegni che avevamo - scriveva il padre Roque nel 1613 - non abbiamo mai mancato agli esercizi spirituali e agli obblighi della nostra vita" ("Epist.", die 8 oct. 1613).


8. La liturgia di oggi, carissimi fratelli e sorelle, ci conduce al cenacolo: dove ascoltiamo quelle parole di Cristo: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato... Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli" (Jn 13,34-35).

San Giovanni ci ha trasmesso anche queste parole di Cristo: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13). Queste parole ci danno la chiave per intendere la vita cristiana capace di immolarsi con il martirio. Per questo dobbiamo amarci gli uni gli altri avendo come modello l'amore di Cristo verso gli uomini. Le pagine del Vangelo sono piene di questo amore.

Grandi e bambini, colti e ignoranti, proprietari e nullatenenti, giusti e peccatori avranno sempre un'accoglienza affettuosa nel cuore di Cristo. Appeso alla croce, poco prima di morire, diede l'estrema testimonianza di amore perdonando a coloro che lo avevano crocifisso (cfr. Lc 23,34). L'apostolo Giovanni, il discepolo amato ci ha tramandato nel suo Vangelo il comandamento nuovo del Signore, sottolineando qual' è la più grande prova d'amore (cfr. Jn 15,12-13).

Il padre Roque Gonzalez de Santa Cruz e i suoi confratelli martiri avevano senza dubbio capito e sperimentato questo insegnamento. Per questo furono capaci di abbandonare la vita tranquilla della casa paterna, il loro ambiente e le attività che erano loro familiari per mostrare la grandezza dell'amore a Dio e ai fratelli. Nè gli ostacoli di una natura selvaggia nè l'incomprensione degli uomini nè gli attacchi che venivano da coloro che vedevano nella loro azione evangelizzatrice un pericolo per i loro interessi, furono capaci di intimorire questi campioni della fede. Il loro slancio senza riserve li condusse al martirio. Una morte cruenta che mai cercarono con gesti di sfida arrogante. Sulle orme dei grandi evangelizzatori furono umili nella loro perseveranza e fedeli al loro impegno missionario. Accettarono il martirio perché il loro amore, nobilitato da una robusta fede e da un'indomita speranza non poteva soccombere neanche di fronte ai colpi dei loro carnefici.

Così, come testimoni del comandamento nuovo di Gesù dettero prova con la loro morte della grandezza del loro amore.


9. Il cuore incorrotto del padre Roque Gonzalez de Santa Cruz costituisce un'immagine eloquente dell'amore cristiano, capace di superare tutti i limiti umani, fino alla morte.

Oggi, giorno della sua canonizzazione, il padre Roque Gonzalez de Santa Cruz si fa presente in modo speciale tra di voi. Non è soltanto un paraguayano ma un figlio della vostra città di Asuncion, parroco della vostra Cattedrale, gesuita esemplare, amatissimo dal vostro popolo. Egli torna a voi e vi parla nuovamente: - per esortarvi a conservare viva la vostra fede; quella fede in Cristo che i nuovi santi vi tramandarono attraverso la loro vita e resero feconda con il loro sangue; - per incoraggiarvi a rendere questa fede realmente operativa. Che il vostro amore verso Dio fruttifichi e si rivolga ad un amore verso il prossimo capace di abbattere tutte le barriere di divisione e creare un sentimento di vera solidarietà e di carità nel Paraguay dei nostri giorni; - per invitarvi ad essere fedeli alle tradizioni culturali più autentiche del vostro popolo e della vostra terra, impregnate del senso di autentica religiosità cristiana; - per darvi esempio di amore alla Vergine Maria, che vi guiderà nella vostra vita come guido i passi di san Roque nel suo pellegrinaggio apostolico tra di voi.

Cattolici di Asuncion e di tutto il Paraguay: non siate sordi a questa voce. E' il primo santo del vostro Paese. E' rimasto qui tra di voi come segno del suo amore senza limiti. Che non siano vane le sue fatiche! Date al suo cuore la gioia di vedere che vi amate come Cristo ci ha amato! 10. Dice Gesù ai suoi discepoli nel cenacolo: "Figlioli ancora per poco sono con voi; mi cercherete... ma dove vado io voi non potete venire" (Jn 13,33). "Nella casa del Padre mio vi sono molti posti... Io vado a prepararvi un posto; quando saro andato e vi avro preparato un posto, ritornero e vi prendero con me, perché siate anche voi dove sono io" (Jn 14,2-3).

Cristo ci ha spalancato le porte del cielo. Egli è il primogenito dei morti e il primo di coloro che risorgono. La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, ha già il suo capo in cielo e con Cristo sono già là molti dei suoi membri. E' la Chiesa trionfante, descritta da san Giovanni nell'Apocalisse: "Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo...".

"Ecco la dimora di Dio con gli uomini: egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà "Dio-con-loro"" (Ap 21,2-3).

Li, godendo la visione di Dio, si trovano tutti coloro che abbandonarono "l'uomo vecchio con la condotta di prima" (Ep 4,22) di cui ci parla san Paolo e che hanno seguito il suo consiglio: "Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ep 4,24). Li si trovano tutti coloro ai quali il Signore, giusto giudice, dirà: "Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25,34). Sono tutti coloro che hanno seguito l'"angusta via che conduce alla vita" (Mt 7,14) rifiutando la "larga porta e spaziosa via che conduce alla perdizione" (Mt 7,13).


11. Tra tutti coloro che già godono della visione di Dio, la Chiesa canonizza alcuni, proponendoli come modelli di santità per tutti i cristiani. Ogni volta che questo accade, tutta la Chiesa si riempie di gioia perché uno dei suoi figli ha ottenuto il premio promesso da Cristo. Ogni volta che questo accade, ciascun cristiano ha il cuore pieno di speranza perché un suo fratello - con tutti i limiti della natura umana - "ha terminato la sua corsa" (2Tm 4,7), ha "conservato la fede" (2Tm 4,7).

Questa canonizzazione dei tre martiri Gesuiti è anche un motivo di sano orgoglio per tutta la Compagnia di Gesù. Roque Gonzalez è tra i primi Gesuiti del nuovo continente e Alfonso Rodriguez e Juan del Castillo appartengono a quel gruppo di uomini generosi che, rispondendo alla chiamata di Gesù di entrare a far parte della Compagnia, portarono Cristo in tutto il mondo.


12. "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!" (Ps 8,2).

La Vergine è, per noi, modello di santità. San Roque Gonzalez de Santa Cruz, san Alfonso Rodriguez e san Juan del Castillo, come sant'Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, furono esempi di fervente devozione alla Vergine santissima - che nel loro anelito a conquistare anime a Dio, invocavano con il titolo di "Virgen Conquistadora".

La fede del vostro popolo e lo zelo dei primi evangelizzatori hanno lasciato una eloquente testimonianza di devozione a Maria nella moltitudine di titoli mariani che popolano la vostra geografia e le regioni limitrofe.

Senza quella intensa pietà e pratica mariana, in particolar modo la recita del santo rosario, non ci sarebbero stati così numerosi frutti apostolici per i quali oggi rendiamo grazie a Dio.

Che l'intercessione della Vergine dei Miracoli di Caacupé ci ottenga la fedeltà a suo Figlio perché, finalmente possiamo entrare tutti nella nuova Gerusalemme, dove "non ci sarà più la morte, nè lutto, nè lamento, nè affanno" (Ap 21,4).

"Vidi la città santa" (Ap 21,2) la dimora di Dio con gli uomini... "Essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro"" (Ap 21,3). "Un nuovo cielo e una nuova terra" (Ap 21,1), "perché le cose di prima sono passate" (Ap 21,4).

Così sia.


Data: 1988-05-16 Data estesa: Lunedi 16 Maggio 1988




L'incontro con il Presidente, le autorità e il Corpo diplomatico - Asuncion (Paraguay)

Titolo: Il rispetto dei diritti umani non può mai dipendere dalla convenienza politica ma dalla dignità della persona

Testo:

Eccellentissimo signor Presidente della Repubblica, Autorità della Repubblica del Paraguay, Illustri membri del Corpo diplomatico, signore e signori.


1. Con sentimenti di grande deferenza e rispetto mi è gradito salutare vostra eccellenza, signor Presidente della Repubblica, le illustrissime autorità qui presenti e l'amato popolo del Paraguay. Il mio cordiale saluto si estende anche ai membri del Corpo diplomatico, in segno di stima e apprezzamento ai diversi Paesi che essi rappresentano.

Il mio viaggio apostolico in queste terre ha un carattere strettamente religioso. E il proseguimento di quella missione che nostro Signore Gesù Cristo affido all'apostolo Pietro e ai suoi successori: confermare nella fede i loro fratelli (cfr. Lc 22,32); una fede che è qui presente da più di quattro secoli, e che ha contribuito a modellare le stesse tradizioni del Paraguay.

Sono fermamente sicuro che lo sforzo dei miei fratelli nell'episcopato e di tutti i fedeli per ravvivare il loro impegno cristiano, porterà grandi benefici al vostro Paese. Il messaggio di Cristo è profondamente umano e al tempo stesso divino. Cristo è Dio fatto uomo: Dio che assume la nostra natura, la purifica, la innalza e la porta alla sua pienezza. Il suo messaggio non soltanto riconosce, ma esalta anche i molteplici valori caratteristici di ogni cultura. La parola di Cristo è poi come la luce del sole, che dà rilievo e splendore ai meravigliosi paesaggi della terra paraguayana.


2. Come ho già affermato nella mia ultima enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" (SRS 9 SRS 28), la dimensione morale è una realtà presente in ogni attività umana, sia nella sfera individuale che a livello comunitario: nel campo dell'economia, della politica, dei rapporti sociali. perciò, il messaggio evangelico deve proiettarsi su queste realtà per illuminarle, contribuendo alla migliore soluzione dei problemi e al raggiungimento degli obiettivi che favoriscono il bene comune. E così, vediamo che i valori religiosi della fede cristiana rendono degni i rapporti fra le persone e i gruppi, consolidano la famiglia, favoriscono la convivenza ed educano a vivere in libertà all'insegna della giustizia e del rispetto reciproco. Ciascun credente, dunque, se è coerente con il suo impegno cristiano, sarà anche un deciso difensore della giustizia e della pace, della libertà e dell'onestà nell'ambito pubblico e privato, della difesa della vita e a favore dei diritti della persona umana.

L'evangelizzazione, compito della Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo, si ripercuote necessariamente sulla vita della società umana. Non si può circoscrivere la Chiesa ai suoi tempi, come non si può limitare Dio alla coscienza degli uomini. La Chiesa, fedele alla sua missione redentrice, cerca di avvicinare tutti gli uomini a Dio, ed in tal modo accresce la dignità dell'uomo, perché cerca di renderlo simile a Gesù Cristo. Per ciò stesso, chiede a tutti i cristiani che, in qualità di corresponsabili della missione di Cristo e quali membri della stessa Chiesa, facciano tutto il possibile per affermare e difendere la dignità dei loro fratelli, gli uomini, con tutte le conseguenze spirituali e materiali di tale dignità nella vita di ogni persona e di tutta la società. Lo chiede perché il volere del Signore è: "Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato" (Jn 13,34). E' questo amore per gli altri quello che distingue il discepolo di Cristo (cfr. Jn 13,35), e che lo renderà meritevole del premio o del castigo eterno (cfr. Mt 25,31-46).


3. Quanti vi siete riuniti qui, governanti e rappresentanti diplomatici dei diversi Paesi, avete in comune l'attività pubblica.

La Chiesa ha una grande stima della vostra opera e riconosce in essa un compito primordiale e indispensabile a favore della dignità umana. Infatti, il conseguimento del bene comune degli uomini vuole raggiungere quelle condizioni di pace e giustizia, sicurezza e ordine, sviluppo intellettuale e materiale, indispensabili perché ogni persona possa vivere conformemente alla propria dignità.

La politica assume, di conseguenza, una dimensione etica essenziale perché è soprattutto un servizio all'uomo. La Chiesa, come depositaria del messaggio della salvezza, può e deve ricordare agli uomini, e soprattutto ai governanti, quali sono i doveri etici fondamentali in questa ricerca del bene comune. Come ha sottolineato il mio venerato predecessore Papa Giovanni XXIII nell'enciclica "Mater et Magistra", è compito e obbligo del potere politico creare e potenziare quelle condizioni sociali che favoriscano il bene autentico e completo della persona, sola o in gruppo, evitando quanto si opponga o ostacoli la espressione delle sue autentiche dimensioni e l'esercizio dei suoi diritti, rispettando sempre le legittime libertà degli individui, delle famiglie e dei gruppi intermedi (cfr. Ioannis XXIII MM 65).

La Chiesa, che - con le parole del Concilio Vaticano II - "in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico" (GS 76), cerca di plasmare in ogni uomo l'immagine di Cristo, confermandone il destino trascendente, e apprezza molto la vostra sollecitudine a favore della dignità umana. A sua volta, nel compimento della propria missione, promuove questa stessa dignità nel far giungere a tutti la parola e la vita del Salvatore. La Chiesa e lo Stato, dotati di legittima autonomia nei loro rispettivi ambiti di competenza, convergono, in tal modo, nel servizio dell'uomo e, perciò sono chiamati ad una reciproca e fruttuosa collaborazione.

Come san Paolo, che inizia i suoi consigli a Timoteo chiedendo "suppliche, preghiere e ringraziamenti... per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità" (1Tm 2,1-2), innalzo ora la mia preghiera di ringraziamento a Dio, chiedendogli al tempo stesso luce e coraggio per voi, affinché continuiate sempre con maggior impegno il servizio che vi spetta.


4. La vostra missione per il benessere di tutti esige una costante attenzione. I governanti non si possono accontentare di dettare norme generiche per il bene comune. Devono anche provvedere alla loro efficace applicazione, rettificando gli orientamenti quando sia necessario. Come ben sapete è giusto vegliare e impegnarsi costantemente perché l'iniziativa di tutti porti ad un maggior progresso della comunità, soprattutto dei più bisognosi. D'altra parte è necessario promuovere instancabilmente un attivo senso di solidarietà che faccia si che i progressi raggiunti ridondino a beneficio di tutti e non rimangano patrimonio di pochi.

Laddove è necessario, l'attività sussidiaria delle autorità costituite deve, inoltre, contribuire a mettere le persone e i gruppi sociali in condizione di compiere i propri doveri.

La solidarietà è una virtù cristiana, intimamente legata alla carità (cfr. SRS 40). Tutti siamo obbligati a collaborare al bene comune. Il vostro compito di governanti sarà immensamente facilitato e raggiungerà un'efficacia impensabile se in ogni momento cercherete i mezzi per facilitare il dialogo e la maggiore partecipazione di tutti alla cosa pubblica.

Un'amministrazione della giustizia zelante nelle sue funzioni completerà la vostra opera, facendo si che siano sempre tutelati i diritti dei più indifesi.

Il rispetto dei diritti umani, come è noto, non è una questione di convenienza politica, ma deriva dalla dignità della persona in virtù della sua condizione di creatura di Dio, chiamata ad un destino trascendente. perciò, ogni offesa a un essere umano è anche un'offesa al Creatore. L'esigenza imprescindibile dei valori morali deve informare la gestione dei poteri pubblici nell'opzione per la verità e la giustizia nella libertà, che deve riflettersi sugli strumenti istituzionali e legali che regolano la vita civile.

Non si può edificare una vita autenticamente umana, nell'ordine materiale, contro la legge di Dio. La difesa della moralità pubblica acquista dunque all'interno dei vostri compiti un'importanza fondamentale. Tutto ciò che alimenti l'avversione alla violenza, il rispetto e la venerazione della vita, e favorisca l'unità e la stabilità familiare, la dignità della moglie e la stabilità dei costumi, merita una particolare attenzione.


5. La solidarietà, oggi, ha anche una dimensione internazionale. I problemi dei Paesi in via di sviluppo sono inscindibilmente legati alla situazione economica mondiale. La soluzione può passare, in buona misura, attraverso un migliore accesso ai mercati internazionali, la rimozione delle barriere protezionistiche ingiustificate e attraverso la dovuta retribuzione dei prodotti primari. Quelli che, a causa di circostanze storiche, si trovano in una posizione di vantaggio, hanno l'obbligo umano e cristiano di promuovere generosamente il progresso di tutti. Gli aiuti pubblici e privati ai Paesi meno sviluppati saranno inefficaci se non si completano nello sforzo dell'armonico inserimento di tutti. E' giusto, inoltre, dare ai più svantaggiati l'opportunità di potersi aiutare da soli. Come ho scritto nell'enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", "le nazioni più forti e più dotate debbono sentirsi moralmente responsabili affinché sia instaurato un vero sistema internazionale, che si regga sul fondamento dell'eguaglianza di tutti i popoli e sul necessario rispetto delle loro legittime differenze. I Paesi economicamente più deboli, o rimasti al limite della sopravvivenza con l'assistenza degli altri popoli e della comunità internazionale, debbono essere messi in grado di dare anche essi un contributo al bene comune con i loro tesori di umanità e di cultura, che altrimenti andrebbero perduti per sempre" (SRS 39).


6. Nel mio pellegrinaggio apostolico in queste terre americane, ho avuto modo di ricordare in diverse occasioni la prima evangelizzazione di questo che è chiamato continente della speranza, iniziata cinque secoli fa. Oltre alla predicazione della parola di Dio si realizzo una vasta opera di promozione umana. Il Paraguay è stato pioniere ed esempio per il mondo. Da queste terre i vostri predecessori portarono la fede e la civiltà in molti altri luoghi. Il governatore Hernando Arias de Saavedra, don Francisco Gonzalez de Santa Cruz - fratello del vostro nuovo santo e protettore di Asuncion - e tanti altri, furono nobili figli di questo Paese che seppero armonizzare la loro opera con quella dei missionari in una grande sintesi di sviluppo cristiano e umano.

Formulo voti, ora, affinché il Signore illumini e colmi di benedizioni il vostro lavoro. Perché, come quei primi missionari paraguayani, raccogliete copiosi frutti di sviluppo, pace e armonia. Formulo anche voti perché il Signore aiuti tutta la comunità internazionale. Chiedo che, nella solidarietà delle nazioni, si trovino i modi più adeguati per aiutare i Paesi meno favoriti. Per questo prego Dio, affinché premi abbondantemente i vostri sforzi.

Imploro l'Onnipotente, per intercessione della Vergine di Caacupé, la sua benedizione su tutti voi, sulle vostre famiglie, su tutti i paraguayani e su tutti i popoli che rappresentate.


Data: 1988-05-16 Data estesa: Lunedi 16 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Arrivo all'Aeroporto - Asuncion (Paraguay)