GPII 1988 Insegnamenti - IV Meditiamo insieme con Maria il vostro specifico apostolato

IV Meditiamo insieme con Maria il vostro specifico apostolato


Gli avvenimenti pasquali ci proiettano verso la Pentecoste, verso il giorno in cui "verrà lo Spirito di verità", per guidare "alla verità tutta intera" (cfr. Jn 16,13) gli apostoli e tutta la Chiesa, costruita su di loro come su fondamento (cfr. LG 19), nella storia dell'umanità.

Maria porta nel cenacolo della Pentecoste la "nuova maternità", che divenne la sua "parte" sotto la croce. Questa maternità deve rimanere in lei e, nello stesso tempo, da lei come da "figura" deve trasferirsi su tutta la Chiesa, che si rivelerà al mondo nel giorno della discesa dello Spirito paraclito. Quanti sono riuniti nel cenacolo sono coscienti che, dal momento del ritorno di Cristo al Padre, la loro vita è nascosta insieme con lui in Dio. Maria vive di questa coscienza più di chiunque altro.

Dio venne nel mondo, nacque da lei come "Figlio dell'uomo", per soddisfare all'eterna volontà del Padre che "ha tanto amato il mondo" (cfr. Jn 3,16). Tuttavia, facendosi il Verbo l'Emmanuele (Dio con noi), il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno altresi rivelato ancor più profondamente che il mondo "dimora in Dio" (cfr. 1Jn 3,24). "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28). Dio abbraccia tutto il creato con la sua potenza creatrice, che mediante Cristo si è rivelata soprattutto come potenza di amore.

L'incarnazione del Verbo, il segno ineffabile e incancellabile dell'"immanenza" di Dio nel mondo, ha svelato in modo nuovo la sua "trascendenza". Tutto questo si è già compiuto e concluso nella cornice del mistero pasquale. La dipartita del Figlio, "generato prima di ogni creatura" (Col 1,15), ha suscitato una nuova attesa di colui che riempie tutto: "Difatti, lo Spirito del Signore riempie l'universo" (Sg 1,7).

Coloro che aspettavano insieme con Maria nel cenacolo di Gerusalemme il giorno delle Pentecoste, hanno già sperimentato quei "tempi nuovi". Sotto il soffio dello Spirito di verità essi devono uscire dal cenacolo, per dare, in unione con questo Spirito, testimonianza a Cristo crocifisso e risorto (cfr. Jn 15,26-27). Per questo fatto essi devono rivelare Dio che, come amore, abbraccia e compenetra il mondo; devono convincere tutti che insieme con Cristo sono chiamati a "morire" nella potenza della sua morte, per risorgere alla vita nascosta insieme con Cristo in Dio.

Proprio questo costituisce il nucleo stesso della missione apostolica della Chiesa. Gli apostoli, che il giorno della Pentecoste uscirono dal cenacolo, divennero principio della Chiesa, che tutta intera è apostolica e rimane costantemente nello stato di missione ("in statu missionis"). In questa Chiesa ciascuno riceve già nel sacramento del Battesimo e poi nella Cresima la vocazione che - come ha ricordato il Concilio - per sua essenza è vocazione all'apostolato (cfr. AA 2). L'anno mariano ha avuto inizio nella solennità della Pentecoste, perché tutti insieme con Maria si sentano invitati al cenacolo, donde prende inizio tutta la vita apostolica della Chiesa di generazione in generazione. Tra gli invitati evidentemente vi trovate voi, cari fratelli e sorelle, che sotto l'azione dello Spirito Santo avete costruito la nostra vita e la vostra vocazione sul principio di una speciale consacrazione, di una dedizione totale a Dio. Questo invito al cenacolo della Pentecoste significa che dovete rinnovare ed approfondire la coscienza della vostra vocazione lungo due direzioni. La prima è costituita dal consolidamento di quell'apostolato che è contenuto nella stessa consacrazione; la seconda dal ravvivamento dei multiformi compiti apostolici, che derivano da questa consacrazione nel quadro della spiritualità e finalità sia delle vostre comunità e dei vostri istituti, sin dalle vostre singole persone.

Cercate di incontrarvi con Maria nel cenacolo della Pentecoste. Nessuno più di lei vi avvicinerà a questa visione salvifica della verità su Dio e sull'uomo, su Dio e sul mondo, che è contenuta nelle parole di Paolo: "Voi infatti siete morti, e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3). Sono parole che racchiudono il paradosso ed insieme il nucleo stesso del messaggio evangelico. Voi, cari fratelli e sorelle, come persone consacrate a Dio, avete speciali qualità per avvicinare agli uomini questo paradosso e questo messaggio evangelico. Voi avete anche lo speciale compito di parlare a tutti - nel mistero della croce e della risurrezione - di quanto il mondo e tutto il creato sono "in Dio" e di quanto in lui "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo", di quanto questo Dio, che è amore, abbraccia tutti e tutto, di quanto "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato" (cfr. Rm 5,5).

Cristo vi ha "scelti dal mondo", e il mondo ha bisogno della vostra scelta anche se a volte dà come l'impressione di essere indifferente nei riguardi di essa e di non attribuirle alcuna importanza. Il mondo ha bisogno del vostro "nascondervi con Cristo in Dio", anche se a volte critica le forme della clausura monastica. Infatti, proprio in forza di questo "nascondervi" voi potete, insieme con gli apostoli e con tutta la Chiesa, assumere in proprio il messaggio della preghiera sacerdotale del nostro Redentore: "Come tu (Padre) mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo" (Jn 17,18). Voi partecipate a questa missione, alla missione apostolica della Chiesa (cfr. CIC 574 §2). Voi vi partecipate in un modo singolare, esclusivamente vostro, secondo il vostro "proprio dono" (cfr. 1Co 7,7). Vi partecipa ciascuno e ciascuna di voi, e tanto più vi partecipa, quanto più la sua vita "è nascosta con Cristo in Dio".

Si trova qui la sorgente stessa del vostro apostolato.

Questo "modo" fondamentale dell'apostolato non può essere affrettatamente cambiato, conformandosi alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2). E' pur vero che spesso sperimentate che il mondo ama "ciò ch'è suo": "Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò ch'è suo" (Jn 15,19). Infatti, è Cristo che vi ha "scelti dal mondo", vi ha scelti perché "il mondo si salvi per mezzo di lui" (cfr. Jn 3,17). Proprio per questo non potete abbandonare il vostro "nascondervi con Cristo in Dio", poiché ciò è condizione insostituibile, affinché il mondo creda nella potenza salvifica di Cristo. Tale "nascondervi", derivante dalla vostra consacrazione, fa di ciascuno e di ciascuna di voi una persona credibile e limpida. E ciò non chiude, ma apre, al contrario, "il mondo" davanti a voi.

Infatti, "i consigli evangelici - come ebbi a dirvi nell'esortazione apostolica "Redemptionis Donum" - nella loro essenziale finalità servono al rinnovamento della creazione: il mondo, grazie ad essi, deve venire sottomesso all'uomo ed a lui dato, in modo che l'uomo stesso sia perfettamente donato a Dio" ("Redemptionis Donum", 9).

La partecipazione all'opera di "crescita mariana" di tutta la Chiesa, come frutto primario dell'anno mariano, avrà modalità ed espressioni diverse, secondo la peculiare vocazione di ciascun istituto, e sarà tanto più fruttuosa, quanto più gli istituti stessi opereranno in fedeltà al loro specifico dono.

Pertanto:

a) "Gli istituti dediti interamente alla contemplazione", occupandosi "solo di Dio nella solitudine e nel silenzio, in continua preghiera ed intensa penitenza, pur nell'urgente necessità di apostolato attivo, conservano sempre - ricorda loro il Concilio Vaticano II - un posto eminente nel Corpo mistico di Cristo" (PC 7).

Ebbene, guardando a Maria, in questo speciale anno di grazia, la Chiesa si sente particolarmente attenta e rispettosa della ricca tradizione di vita contemplativa, che uomini e donne, fedeli a questo carisma, hanno saputo instaurare ed alimentare a profitto della comunità ecclesiale e per il bene dell'intera società degli uomini. La Vergine santissima ebbe una fecondità spirituale così intensa, che la rese madre della Chiesa e del genere umano. Nel silenzio, nell'assiduo ascolto della Parola di Dio e nell'intima sua unione con il Signore, Maria si rese strumento di salvezza accanto al suo divin Figlio Cristo Gesù. Si confortino, dunque, tutte le anime consacrate alla vita contemplativa, poiché la Chiesa ed il mondo, che essa deve evangelizzare, ricevono non poca luce e forza dal Signore grazie alla loro vita nascosta ed orante; e, seguendo gli esempi di umiltà, di nascondimento e di continua comunione con Dio dell'Ancella del Signore, crescano nell'amore alla loro vocazione di anime dedite alla contemplazione.

b) Quanti tra i religiosi e le religiose sono dediti alla vita apostolica, all'evangelizzazione o alle opere di carità e di misericordia, hanno in Maria il modello della carità verso Dio e verso gli uomini. Seguendolo con generosa fedeltà, essi sapranno dare una risposta alle esigenze dell'umanità che soffre a motivo della mancanza di certezze, di verità, del senso di Dio; oppure è angustiata per le ingiustizie, le discriminazioni, le oppressioni, le guerre, la fame. Con Maria essi sapranno condividere la sorte dei loro fratelli e aiutare la Chiesa nella disponibilità di un servizio per la salvezza dell'uomo, che oggi essa incontra nel suo cammino.

c) I membri degli istituti secolari, vivendo la loro vita quotidiana in mezzo alle varie categorie sociali, hanno in Maria l'esempio e l'aiuto per offrire alle persone con le quali condividono le condizioni di vita nel secolo, il senso dell'armonia e della bellezza di un'esistenza umana, che è tanto più grande e tanto più gioiosa quanto più è aperta a Dio; la testimonianza di un'esistenza vissuta per edificare, nel bene, comunità sempre più degne della persona umana; la prova che le realtà temporali, vissute con la forza del Vangelo, possono vivificare la società, rendendola più libera e più giusta, a beneficio di tutti i figli di Dio, Signore dell'universo e datore di ogni bene. Sarà questo il cantico che l'uomo, come Maria, potrà innalzare a Dio, riconoscendolo onnipotente e misericordioso.

Con l'accresciuto impegno di vivere integralmente la vostra consacrazione, guardando al sublime modello di colei che fu perfettamente consacrata a Dio, la madre di Gesù e della Chiesa, aumenterà l'efficacia della vostra testimonianza evangelica e, di conseguenza, se ne avvantaggerà la pastorale vocazionale.

Non pochi istituti, è vero, oggi sentono la grave mancanza di vocazioni e in molte parti la Chiesa avverte la necessità di un maggior numero di vocazioni alla vita consacrata. Orbene, l'anno mariano può segnare un risveglio vocazionale mediante un più fiducioso ricorso a Maria, come alla mamma che provvede alle necessità della famiglia, e mediante un accresciuto senso di responsabilità di tutte le componenti ecclesiali per la promozione della vita consacrata nella Chiesa.

V Conclusione


Nell'anno mariano tutti i cristiani sono chiamati a meditare, secondo il pensiero della Chiesa, la presenza della Vergine e madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa (cfr. LG 52-69). La presente lettera vuol essere un incoraggiamento, affinché meditiate questa presenza nei vostri cuori, nella storia della vostra anima, della vostra vocazione personale e, al tempo stesso, nelle comunità religiose, ordini, congregazioni e negli istituti secolari.

L'anno mariano è diventato, possiamo ben dirlo, il tempo di un singolare "pellegrinaggio" sulle orme di colei che "precede" nel pellegrinaggio della fede l'intero Popolo di Dio, precede tutti ed insieme ciascuno e ciascuna. Questo pellegrinaggio ha molte dimensioni e ambiti: intere nazioni e perfino continenti si riuniscono presso i Santuari mariani, senza parlare del fatto che i singoli cristiani hanno i loro santuari "interiori", nei quali Maria è la loro guida sulla via della fede, della speranza e dell'unione amorosa con Cristo (cfr. LG 63 LG 68).

Spesso gli ordini, le congregazioni, gli istituti, con le loro esperienze, a volte secolari, hanno pure i loro Santuari, "luoghi" della presenza di Maria, ai quali è collegata la loro spiritualità e perfino la storia della loro vita e missione nella Chiesa. Questi "luoghi" ricordano i particolari misteri della Vergine madre, le qualità, gli avvenimenti della sua vita, le testimonianze delle esperienze spirituali dei fondatori oppure le manifestazioni del loro carisma, che è passato poi all'intera comunità.

In quest'anno cercate di essere particolarmente presenti in questi "luoghi", in questi "Santuari". Cercate in essi nuova forza, le vie di un autentico rinnovamento della vostra vita consacrata, dei giusti indirizzi e metodi di apostolato. Cercate in essi la vostra identità, come quel padrone di casa, quell'uomo saggio che "estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). Si! Cercate per mezzo di Maria la vitalità spirituale, ringiovanite con lei. Pregate per le vocazioni. Infine, "fate quello che egli vi dirà" come la Vergine suggeri a Cana di Galilea (cfr. Jn 2,5). Questo desidera da voi e questo desidera per voi Maria, mistica sposa dello Spirito Santo e nostra madre. Vi esorto, anzi, a rispondere a questo desiderio di Maria con un atto comunitario di affidamento, che è appunto "la risposta all'amore della madre" (RMA 45).

In quest'anno mariano anch'io affido a lei con tutto il cuore ciascuno e ciascuna di voi, come tutte le vostre comunità, e vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 22 maggio, solennità di Pentecoste, dell'anno 1988, decimo di Pontificato.


Data: 1988-05-22 Data estesa: Domenica 22 Maggio 1988




Messaggio per la Giornata Mondiale delle Missioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La presenza e l'influenza di Maria nella missione universale della Chiesa

Testo:


1. Carissimi fratelli e sorelle.

Rivolgendo il mio messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale, mentre sta per concludersi l'anno mariano che ho indetto in preparazione al Giubileo del duemila, desidero invitare tutti i membri del Popolo di Dio a riflettere su un particolare aspetto dell'evangelizzazione: la presenza di Maria nella missione universale della Chiesa.

Questa missione consiste nella proclamazione della buona novella della salvezza, la quale si ottiene mediante la fede in Cristo, secondo il mandato che lo stesso Signore risorto diede agli apostoli: "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19); "chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc 16,16).

I. Maria Stella dell'evangelizzazione e madre di tutte le genti Maria, la Madre di Gesù, fu la prima a credere nel suo Figlio e venne proclamata beata per la sua fede (cfr. Lc 1,45). La sua vita è stata un cammino e un pellegrinaggio della fede in Cristo, nella quale ella ha preceduto i discepoli e precede sempre la Chiesa (cfr. RMA 6 RMA 26).

Pertanto, dovunque la Chiesa svolga fra i popoli l'attività missionaria, Maria è presente: presente come Madre che coopera alla rigenerazione e formazione dei fedeli (cfr. LG 63); presente come "Stella dell'evangelizzazione", come ebbe ad affermare il mio predecessore Paolo VI (cfr. Pauli VI EN 82), per guidare e confortare gli araldi del Vangelo e sostenere nella fede le nuove comunità cristiane, suscitate dall'annuncio missionario con la potenza della Parola e la grazia dello Spirito Santo.

La presenza e l'influenza della Madre di Gesù hanno accompagnato sempre l'attività missionaria della Chiesa. Gli araldi del Vangelo, nel presentare il mistero di Cristo e le verità della fede ai popoli non cristiani, hanno illustrato anche la persona e la funzione di Maria, la quale, "per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede", e "mentre viene predicata e onorata, chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre" (LG 65). E ogni popolo, accogliendo Maria come madre, ne arricchisce il culto e la devozione con nuovi titoli ed espressioni, rispondenti alle proprie necessità e alla propria anima religiosa. Molte di queste comunità cristiane, frutto dell'opera evangelizzatrice della Chiesa, nell'amore filiale alla Madre di Gesù hanno trovato il soccorso e la consolazione per perseverare nella fede durante i periodi di prove e di persecuzioni.

II. Maria modello di consacrazione alla missione La Chiesa, nella sua vocazione e sollecitudine evangelizzatrice, prende esempio e stimolo da Maria, la prima evangelizzata (cfr. Lc 1,26-38) e la prima evangelizzatrice (cfr. Lc 1,39-56). E' lei che ha accolto con fede la buona notizia della salvezza, trasformandola in annunzio, canto, profezia. E' lei che ha dato a tutti gli uomini la migliore direttiva spirituale che essi abbiano mai ricevuta: "Fate quello che (Gesù) vi dirà" (Jn 2,5). Alla scuola di Maria, la Chiesa impara a consacrarsi alla missione.

La consapevolezza che oltre i due terzi dell'umanità ignorano o non condividono ancora la fede in Cristo redentore, sollecita la Chiesa a preparare sempre nuove generazioni di apostoli, a rendere più intensi la preghiera e l'impegno, affinché in ogni comunità cristiana sorgano più numerose le vocazioni missionarie.

Se è vero, infatti, che, secondo il Concilio, a tutti i discepoli di Cristo è affidata la diffusione della fede secondo le proprie possibilità, a ciò sono soprattutto impegnati coloro che il Signore, per mezzo dello Spirito Santo, chiama mediante la vocazione missionaria, suscitando in seno alla Chiesa le istituzioni che si assumono, come dovere specifico, il compito del primo annuncio del Vangelo (cfr. AGD 23).

E' motivo di conforto, di speranza e di ringraziamento al Signore il fatto che si moltiplichino i servizi missionari delle Chiese particolari con l'invio di sacerdoti diocesani, i tanto benemeriti "Fidei donum", di laici e di volontari, sia per aiutare le Chiese sorelle più bisognose, sia per portare il primo annuncio del Vangelo e la solidarietà della carità fra i popoli e i gruppi umani non cristiani.

Con particolare gioia è da rilevare che, accanto alle Chiese di antica fondazione, partecipano sempre di più alla missione universale le Chiese d'Africa, d'Asia e dell'America Latina. L'invio di missionari "ad gentes" da parte di queste comunità ecclesiali, tuttora in fase di sviluppo, dimostra quell'autentico spirito cattolico e missionario, di cui devono essere animate le nuove Chiese, "inviando anch'esse dei missionari a predicare dappertutto il Vangelo, anche se soffrono per scarsezza di clero" (cfr. AGD 20).

Gli araldi del Vangelo, spesso ignorati, dimenticati o perseguitati, che spendono la vita agli avamposti della missione della Chiesa, trovano un modello perfetto di dedizione e di fedeltà in Maria, la quale "consacro totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all'opera del Figlio" (LG 56). Pertanto, in occasione della Giornata Mondiale, mi è caro rendere omaggio all'impegno generoso e talora, anche ai nostri giorni, eroico fino al martirio, dei missionari e delle missionarie sparsi in tutti i continenti, rivolgere ad essi e a tutte le famiglie religiose e secolari maschili e femminili dedicati alla missione come componente fondamentale della loro consacrazione, un affettuoso saluto e un vivo incoraggiamento a nome di tutta la Chiesa, esortandoli a non scoraggiarsi per le difficoltà del loro apostolato, a confidare in Maria e a seguirne le orme.

A tutti voi, missionari e missionarie, che lavorate per estendere la maternità della Chiesa con la nascita e la formazione di nuove comunità cristiane, ripeto di cuore l'esortazione fatta ai sacerdoti nella mia lettera in occasione del giovedi santo di quest'anno mariano: "Occorre, dunque, che ciascuno di noi "prenda Maria nella propria casa", così come la prese l'apostolo Giovanni sul Golgota,... come madre e mediatrice di quel "grande mistero" (cfr. Ep 5,32), che tutti desideriamo servire con la nostra vita" ("Epistula ad Presbyteros", 4, die 25 mar. 1988: , XI, 1, [1988] 727).


III. Come preparare un nuovo avvento missionario con Maria Nel prepararsi a celebrare il Giubileo dell'anno duemila e iniziare il terzo millennio della fede cristiana con la speranza e l'impegno di un nuovo avvento, la Chiesa si propone di rinnovare e accrescere il suo slancio missionario, affinché l'annuncio del Vangelo sia portato con maggior efficacia a quei popoli che ancora non l'hanno ricevuto o accolto. A Maria, che ha preparato la prima venuta del Signore, affido questa speranza: con la sua mediazione materna ottenga a tutto il Popolo di Dio una coscienza sempre più viva e operosa della propria responsabilità per l'avvento del Regno di Dio mediante l'evangelizzazione missionaria.

Mi rivolgo, anzitutto, ai pastori delle Chiese particolari, ai sacerdoti loro collaboratori e a quanti sono impegnati nell'attività pastorale: con la parola, con la catechesi e con l'esempio educate i fedeli a voi affidati a uno spirito veramente missionario, "a quel senso di responsabilità che li impegna, in quanto membra di Cristo, dinanzi a tutti gli uomini" (AGD 21). Le comunità cristiane, sotto la vostra guida, esprimano la maturità e vitalità della loro fede e comunione ecclesiale, aprendosi alla missione universale della Chiesa con la preghiera, la promozione di vocazioni missionarie, la solidarietà e condivisione dei beni sia spirituali sia materiali con i più poveri nel mondo.

Soprattutto le famiglie siano consapevoli di dover portare "un particolare contributo alla causa missionaria della Chiesa coltivando le vocazioni missionarie in mezzo ai loro figli e figlie" (FC 54).

Parlando dell'animazione missionaria delle comunità cristiane, è doveroso ricordare le Pontificie Opere Missionarie, le quali si distinguono nella Chiesa per l'intraprendenza e la perseveranza nel suscitare la cooperazione missionaria con iniziative molteplici e appropriate di animazione, informazione e formazione a uno spirito veramente universale e missionario. Poiché esse curano il vastissimo campo della carità e degli aiuti materiali, invito tutti a donare generosamente per il mantenimento dei seminaristi, per la formazione dei laici, in particolare dei catechisti, per la costruzione di chiese, scuole, ospedali ed opere sociali.

Ma il ruolo primario di queste opere è l'animazione missionaria, a cominciare dalla prima, la propagazione della fede, la quale ha come compito principale l'educazione, l'informazione e la sensibilizzazione missionaria.

Tutte, poi, hanno a cuore di promuovere le vocazioni per la Chiesa missionaria. Questo compito, di fondamentale importanza per l'efficacia della missione "ad gentes", è affidato in particolare alla Pontificia Opera di san Pietro apostolo per le vocazioni sacerdotali e religiose nelle giovani Chiese, e alla Pontificia Unione Missionaria dei sacerdoti, religiosi e religiose, che ha l'impegno di formare allo spirito missionario coloro che nella Chiesa svolgono l'ufficio di pastori, animatori e operatori di pastorale. La Pontificia Opera della Santa Infanzia, dal canto suo, provvede all'educazione ed all'animazione missionaria dei bambini, fino dai primissimi anni.

Riprendendo l'idea ispiratrice di questo messaggio, non posso non sottolineare ancora una volta che quanti, nella Chiesa, promuovono e vivono l'animazione missionaria e vocazionale trovano in Maria una madre e un modello che ispira e sostiene il loro impegno. Ella, infatti, come già ho sottolineato all'inizio, si può giustamente chiamare "la prima missionaria", perché fu la madre di Gesù, l'inviato del Padre, il primo e il più grande evangelizzatore, e alla sua missione si uni e collaboro con affetto materno. Alla scuola di questa madre tutti i figli e le figlie della Chiesa imparano lo spirito missionario da cui deve essere animata la loro vita cristiana e il loro slancio apostolico.

Non posso concludere questo mio messaggio senza aprire il mio cuore in particolare a voi, giovani, che siete il segno della vitalità e la grande speranza della Chiesa. Il futuro della missione e delle vocazioni missionarie è legato alla vostra generosità nel rispondere alla chiamata di Dio, al suo invito a consacrare la vita all'annuncio del Vangelo. Da Maria imparate anche voi a dire il "si" dell'adesione piena, gioiosa e fedele alla volontà del Padre e al suo progetto d'amore.

La beata Vergine, che invochiamo madre della Chiesa e di tutte le genti, interceda presso il suo Figlio perché un nuovo spirito di Pentecoste animi tutti coloro che con il Battesimo hanno ricevuto il dono inestimabile della fede. Ella li renda sempre più consapevoli della loro responsabilità missionaria, affinché, anche mediante la loro perseveranza e generosità, a tutti i popoli sia annunciato il Vangelo e la fede in Cristo porti luce e salvezza al mondo intero.

A tutti imparto di cuore la benedizione apostolica, auspicio di copiosi favori celesti.


Dal Vaticano, il 22 maggio, solennità di Pentecoste, dell'anno 1988, decimo di Pontificato


Data: 1988-05-21 Data estesa: Sabato 21 Maggio 1988




Omelia durante la Messa di Pentecoste - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Pentecoste dell'anno mariano nel pellegrinaggio della Chiesa - Popolo di Dio

Testo:


1. "Essi furono tutti pieni di Spirito Santo" (Ac 2,4).

Questo è il giorno ("haec est dies") in cui ia potenza del mistero pasquale si manifesta nella nascita della Chiesa.

Questo è il giorno, in cui davanti a Gerusalemme - davanti agli abitanti della città e ai pellegrini - si compiono le parole rivolte da Gesù agli apostoli dopo la risurrezione: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).

Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "Furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" (Ac 2,4).

In questo discorso, subito compreso da coloro che l'ascoltavano, pur provenienti da diversi Paesi del mondo di allora, si esprime l'inizio della missione: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21), "Andate dunque (in tutto il mondo) e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19).

Sin dal giorno della sua nascita, la Chiesa porta in sè la missione del Figlio e dello Spirito Santo, e, in virtù dello Spirito di verità, lo Spirito-Paraclito, perdura in essa la missione del Figlio: il Vangelo dell'eterna salvezza.


2. "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (Ac 2,11) - esclamano colmi di stupore i partecipanti alla Pentecoste di Gerusalemme.

"Quanto sono grandi, Signore, le tue opere, ... / la terra è piena delle tue creature... / Mandi il tuo Spirito, sono creati / e rinnovi la faccia della terra" (Ps 104[103],24.30).

Così il salmista.

Tuttavia, "la grande opera di Dio", che gli apostoli annunziano il giorno di Pentecoste - per mezzo di Pietro - porta solamente un nome: "Gesù Cristo". E vi è una sola espressione della potenza di Dio, manifestatasi in mezzo a noi: "Gesù è Signore" (1Co 12,3).

Questa grande - la più grande - opera di Dio nella storia della creazione e nella storia dell'uomo è legata al nome di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio che "spoglio se stesso, assumendo la condizione di servo, che si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce, che è stato esaltato da Dio e a cui Dio ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome: Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (cfr. Ph 2,7-9 Ph 2,11).

Signore - "Kyrios" - significa Dio ("Adonai").

Proprio questa verità, questa "grande - la più grande - opera di Dio", viene annunziata da Pietro il giorno di Pentecoste. Egli parla per virtù dello Spirito Santo. "... così nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo" (1Co 12,3).


3. Sin dal giorno della Pentecoste di Gerusalemme la Chiesa pronuncia questa verità salvifica: "Gesù è Signore". Essa viene annunziata dagli apostoli, accolta dagli ascoltatori di diversi popoli e nazioni della terra. Essi confessano: "Gesù Cristo - il crocifisso e risorto - è Signore!".

Sin dal giorno di Pentecoste, in virtù dello Spirito Santo - che dà la vita - inizia la peregrinazione nella fede del nuovo Israele, del popolo messianico.

La dignità di figli di Dio, nei cui cuori lo Spirito Santo dimora come in un tempio, è divenuta l'eredità di questo popolo. Il comandamento nuovo di amare, come Cristo ci ha amati (cfr. Jn 13,34), è diventato la sua legge. Il Regno di Dio iniziato sulla terra da Dio stesso è diventato il suo fine. così insegna il Concilio Vaticano II: "... il popolo messianico, pur non comprendendo in atto tutti gli uomini, e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce per l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza" (LG 9).

"La Chiesa è in Cristo come un sacramento... dell'intima unione con Dio" (LG 1).


4. Sin dalla Pentecoste dello scorso anno 1987 abbiamo iniziato un periodo particolare nel pellegrinaggio della Chiesa-Popolo di Dio su tutto l'orbe della terra. Esso è stato chiamato "anno mariano", per indicare come un tempo d'avvento, prima dell'inizio del terzo millennio dopo Cristo.

Tra tutti coloro che in virtù dello Spirito Santo furono in grado di pronunciare il nome "Gesù" ("Gesù è Signore") Maria fu la prima. E questo si compi il giorno dell'annunciazione, quando lo Spirito Santo discese su di lei nel segreto della casa di Nazaret. Divenendo nella sua verginità, in virtù di questo Spirito, Madre del Figlio di Dio, accolse mediante la fede tutto il mistero di lui, così com'era annunziato sin dall'inizio, sin dal proto Vangelo nel libro della Genesi, e durante la storia del Popolo di Dio nell'antica alleanza, dai profeti: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).


5. Da quel momento, dall'annunciazione a Nazaret, Maria - come proclama il Concilio - "avanzo nella peregrinazione della fede e serbo fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette soffrendo profondamente... e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata" (LG 58).

Sotto la croce, il "fiat" di Maria ("avvenga di me"), pronunciato al momento dell'annunciazione, ha raggiunto il suo zenit in virtù dello Spirito Santo: il "fiat" dell'incarnazione si è fatto sentire in tutta la maturità della fede della Madre di Dio al centro del mistero della redenzione del mondo. "Beata te, che hai creduto" (Lc 1,45).

Questo "fiat" suscitato dalla potenza dello Spirito Santo, costituisce anche quasi l'ultima preparazione alla piena manifestazione della stessa potenza, operata nella nascita della Chiesa.

Ed ecco: "...vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste "perseveranti d'un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria, madre di Gesù"" (LG 59). Vediamo dunque "Maria implorante con le sue preghiere il dono dello Spirito che l'aveva già ricoperta nell'annunciazione" (LG 59).


6. Il Concilio Vaticano II esprime con queste parole il legame che esiste organicamente tra la discesa dello Spirito Santo sulla Vergine nell'annunciazione a Nazaret, e la sua discesa sugli apostoli nel giorno di Pentecoste. Se la Chiesa guarda alla Vergine come alla sua "figura", lo fa perché in lei per prima sono state compiute dallo Spirito Santo quelle "grandi opere di Dio", che, sin dal giorno di Pentecoste, sono diventate la parte della Chiesa: della sua consapevolezza e della sua missione mediante la fede.

La fede di Maria è divenuta per la Chiesa quasi la "stella polare" sulla via lungo la quale essa procede, iniziando dal cenacolo di Gerusalemme, attraverso le generazioni e i secoli. perciò anche la solennità di Pentecoste è stata scelta come il giorno dell'inaugurazione dell'"anno mariano" della Chiesa.


7. Oggi desideriamo non solo ricordare quella inaugurazione, ma - ricollegandoci ad essa - desideriamo allo stesso tempo rendere nuovamente presente il legame che esiste tra la nascita della Chiesa e la fede della Madre di Dio. La Chiesa, contemplandola "alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell'altissimo mistero dell'incarnazione e si va ognor più conformando col suo Sposo" (LG 65). Si potrebbe aggiungere: la Chiesa allo stesso tempo penetra sempre più profondamente nel suo proprio mistero, in questa realtà divino-umana che lo Spirito Santo, divino Paraclito, per opera della croce e risurrezione di Cristo crea sempre di nuovo nei cuori degli uomini e allo stesso tempo nel profondo della storia dell'uomo sulla terra, quanto contorta e a volte ingarbugliata, quanto anche esposta all'azione del "principe di questo mondo" e alle molteplici debolezze di ognuno e di tutti.


8. E per questo anche, lungo il suo cammino attraverso la storia dell'umanità, la Chiesa pronuncia - oggi e ogni giorno - le seguenti parole: "Vieni! / Vieni, Santo Spirito... / Vieni, padre dei poveri... / Vieni, luce dei cuori... / Vieni, datore della grazia che salva... / Vieni, luce... / invadi nell'intimo il cuore degli uomini... / Piega ciò che è rigido, / scalda ciò che è gelido... / Guida coloro che si sono sviati... / Lava... / infondi coraggio... / sana le ferite dei cuori... / Sine tuo numine / nihil est in homine / nihil est innoxium...".


9. così la Chiesa prega, oggi e ogni giorno. Maria prega insieme con la Chiesa, così come nel cenacolo, prima del giorno di Pentecoste.

Lo Spirito Santo ha fatto si che ella fosse in modo particolare presente nel mistero di Cristo e della Chiesa. In tutta la peregrinazione della fede del Popolo di Dio, tra tutte le Nazioni della terra. Per questo Popolo ella "brilla... quale segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68). E perciò - anche oggi - sentiamo la Madre di Dio particolarmente unita con la Chiesa mediante le parole, piene di lode, del "Magnificat": "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (cfr. Lc 1,49). "Grandi cose"... "grandi opere di Dio"...

Maria - e la Chiesa nascente nel giorno di Pentecoste: gli apostoli, i discepoli, le donne radunati nel cenacolo...

Non hanno detto i partecipanti a questo evento in Gerusalemme: "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio?"... "magnalia Dei!"


Data: 1988-05-22 Data estesa: Domenica 22 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - IV Meditiamo insieme con Maria il vostro specifico apostolato