GPII 1988 Insegnamenti - Nella parrocchia di Castel san Giovanni - Piacenza

Nella parrocchia di Castel san Giovanni - Piacenza

Titolo: Questa terra che ha dato tanti frutti di vita cristiana continui a portare opere per il Regno di Dio

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. In questa lieta occasione del mio incontro con voi, nella luce della festa del corpo del Signore, desidero porgere il mio affettuoso saluto al parroco e ai suoi collaboratori che operano con diligenza e amore in questa comunità cristiana di Castel san Giovanni.

E una comunità ricca di storia e di presenti, confortanti realtà.

So che di qui è uscita, ancora recentemente, una schiera di sacerdoti fra i quali alcuni Vescovi e altri che si sono distinti per santità di vita, religiosi e religiose: segno di una vigorosa vitalità cristiana che non è esclusiva di questa parrocchia, essendo, grazie a Dio, condivisa da non poche altre comunità ecclesiali della vostra zona, ma che è pur sempre motivo di riconoscenza al Signore per i doni a voi largamente concessi.

Questa bella e devota Chiesa parrocchiale, dalle antiche origine medievali, è stata testimone di tante vicende religiose, strettamente legate alla vita civile di una collettività laboriosa ed onesta, che anche oggi è giustamente fiera del suo passato e guarda con fiducia ad un futuro non indegno delle sue tradizioni.

Un particolare pensiero va ai membri del consiglio pastorale che con buoni e validi suggerimenti coadiuvano i sacerdoti nell'affrontare i problemi della parrocchia. Spetta al consiglio pastorale considerare attentamente ciò che concerne la promozione della vita di comunione nella Chiesa, per far crescere il Popolo di Dio nell'obbedienza alla Parola del Signore e nell'accoglienza del messaggio della fede.


2. Saluto i sacerdoti e le religiose della Val Tidone. Immagino le vostre cure, le sollecitudini e le preoccupazioni del vostro ministero. Voi siete chiamati a condurre a Dio il popolo a voi affidato consigliandovi insieme e insieme operando nella vostra zona pastorale per studiare le varie situazioni della popolazione e prospettare quelle soluzioni che, esaminate e, se del caso, accolte dal Sinodo diocesano in corso, saranno poi eventualmente rese vincolanti dal vostro Vescovo.

Quanto più esemplare e coerente sarà la vostra condotta, tanto meglio, con la grazia di Dio, farete comprendere ai contemporanei, spesso distratti, la bellezza e la necessità della vita radicata nella fede. Coltivate la vostra spiritualità di persone consacrate al Signore Gesù, per poter intraprendere con forza la rievangelizzazione della vostra gente di antica fede cristiana: sentitevi impegnati in prima persona e in prima fila.


3. So che nella vostra parrocchia sono sorti associazioni e gruppi ecclesiali numerosi e questo mi rallegra.

Conoscete che, come insegna il Concilio, il Signore Gesù "adempie il suo ufficio profetico non solo per mezzo della gerarchia, la quale insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e forma nel senso della fede e nella grazia della parola, perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale" (LG 12).


4. Un saluto ben augurante ai catechisti: siate adulti nella fede, irraggiatene una gioiosa testimonianza con la vostra vita, perché non abbia a verificarsi il disimpegno dei vostri ragazzi dopo il conferimento dei sacramenti della iniziazione cristiana: essi hanno bisogno di una forza amica per affrontare, senza lasciarsi travolgere, al momento dell'adolescenza, le insidie di un mondo che spesso vive come se Dio non esistesse.

Il mio incoraggiamento, pieno di affetto e di stima, va agli operatori della catechesi non solo per i fanciulli e i ragazzi, ma anche per i giovani in preparazione al matrimonio ed auspico grandemente che si moltiplichino gruppi di adulti dediti al lavoro apostolico della evangelizzazione.


5. Ai cari malati, partecipi della passione del Signore, auguro di saper vedere nella croce di Gesù l'inizio della risurrezione.

Il Cuore Sacratissimo di Gesù, ricco di amore e misericordia, vi dia la forza per vivere intensamente la vostra fede anche nella prova della malattia.

"Chiediamo a tutti voi, che soffrite, di sostenerci. Proprio a voi che siete deboli chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità" ("Salvifici Doloris", 31).


6. Fratelli e sorelle che avete accolto con viva gioia la visita del successore di Pietro, accogliete anche la mia paterna e affettuosa esortazione: questa terra che ha dato tanti frutti di vita cristiana e validi servitori della santa Chiesa, tra i quali il mio carissimo Segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli, continui a portare frutti di opere per il Regno.

E qui, prima di andare alla benedizione, io devo fermarmi, perché è un momento provvidenziale questo in cui sono potuto venire nella vostra comunità parrocchiale: la stessa in cui è nato il Cardinale Segretario di Stato; in cui è stato battezzato, cresimato e anche ordinato sacerdote. E' la sua parrocchia, una comunità che ha portato questo frutto. Io vorrei aggiungere - forse non conviene scherzare, ma qualche volta si può - che non si poteva fare questa visita senza pioggia, senza acqua, perché ci ha detto il Signore che dobbiamo tutti rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo: e così si fa nel Battesimo. Ecco, la parrocchia del Battesimo dell'amatissimo Cardinale Agostino Casaroli ci accoglie col segno del Battesimo, col segno esterno, con l'acqua, con la pioggia. Grazie per questa acqua! Ma l'acqua rimane solamente il segno esterno. C'è lo Spirito Santo che fa un cristiano, che fa un cristiano adulto, un testimone di Cristo, che fa un sacerdote, che fa un Vescovo. E, direi, c'è lo Spirito Santo che fa anche un Segretario di Stato, un Cardinale, e lo offre alla Chiesa, come offre alla Chiesa ogni cristiano attraverso il sacramento del Battesimo, come offre alla Chiesa ogni persona consacrata attraverso i voti religiosi, come offre alla Chiesa ogni sacerdote, attraverso il sacramento della Ordinazione sacerdotale, ogni Vescovo.

Così in un senso e in un modo speciale offre alla Chiesa, alla Santa Sede, alla Chiesa universale un Cardinale, e specialmente un Cardinale Segretario di Stato.

Perché i suoi compiti hanno un carattere universale, hanno un carattere specifico, hanno un carattere, nello stesso tempo, discreto, perché lui rimane sempre collaboratore del Papa. Sembra lavorare il Papa; invece lavora tanto il Segretario di Stato. E allora qui, in questa sua parrocchia, parrocchia d'origine, parrocchia nativa, parrocchia di tutti i sacramenti ricevuti, io voglio ringraziare lo Spirito Santo che ha dato alla Chiesa e ha dato specialmente a me, come Vescovo di Roma, questo dono della persona, del carisma, della intelligenza, della responsabilità, questo dono che porta il nome del Cardinale Agostino Casaroli. E ci voleva questo pellegrinaggio alla sua parrocchia nativa per conoscere anche le sorgenti delle sue qualità, del suo carattere, del suo equilibrio, dei suoi giudizi, perché come ha detto il vostro carissimo monsignor parroco, questa è anche la caratteristica propria della gente di questa parrocchia e di questa regione, non so se di tutta la gente emiliana, ma almeno della gente piacentina, e specialmente della gente di Castel san Giovanni. Allora, ho ringraziato lo Spirito Santo venendo in questa chiesa, entrando in questa chiesa, pregando qui per questi doni che lo Spirito Santo ha dato al vostro conterraneo, Cardinale Agostino, Segretario di Stato. E ho pregato che questi doni suoi, doni dello Spirito Santo, camminino insieme con lui e anche insieme con la Chiesa, con la Santa Sede, con il Papa, anche in futuro. Ringrazio la Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, per la grazia del Battesimo del nostro amatissimo Cardinale Segretario di Stato, e affido il suo Battesimo e tutti i frutti di questo Battesimo nella vita della Chiesa, oggi e domani, fin quando la Provvidenza divina permetterà di usufruire, di approfittare di questi frutti specifici di cui è stata dotata la sua persona. E adesso, carissimi qui presenti, alla presenza anche degli altri Cardinali piacentini - ma loro non hanno questo privilegio di essere nati e battezzati qui, in Castel san Giovanni - e anche del Nunzio Apostolico in Italia, altro piacentino - neanche lui ha questo privilegio di essere nato a Castel san Giovanni - e anche di monsignor Bertagna, e di altri rappresentanti dei Dicasteri romani, che non hanno questo privilegio: questo privilegio compete solamente al vostro conterraneo, Cardinale Segretario di Stato. Concludendo, voglio benedire tutti di cuore e vi invito a continuare con grande impegno nella costruzione spirituale della casa di Dio, della Chiesa, della parrocchia. La Vergine santissima, Madre della Chiesa, che voi onorate col titolo di Madonna del Popolo e che da secoli protegge le vostre case, e in particolare la vostra gioventù generosa, vi assista nei vostri impegni e vi faccia crescere nell'unità, nella collaborazione reciproca e nell'amore fraterno.


Data: 1988-06-05 Data estesa: Domenica 5 Giugno 1988




Con la cittadinanza di Castel san Giovanni - Piacenza

Titolo: La solidarietà e il bene comune sono i criteri alla luce dei quali l'uomo deve prendere le sue decisioni

Testo:

E' con vera gioia che, dopo una pausa di preghiera nella vostra chiesa parrocchiale, mi incontro qui con voi, cari fratelli e sorelle di Castel san Giovanni e delle zone circostanti.

Ringrazio sentitamente il signor sindaco per le nobili e significative parole di omaggio, a me rivolte anche a nome della Civica Amministrazione e di tutta la cittadinanza.

Ringazio di cuore voi tutti qui presenti, per la vostra calorosa accoglienza, esprimendovi l'augurio di ogni bene nel Signore.

Mi è gradita l'occasione che mi si offre di conoscere personalmente Castel san Giovanni, paese che ha dato i natali a sua eminenza il Cardinale Agostino Casaroli, servitore fedele e zelante della Santa Sede. Nella scenografia così suggestiva di questa bella piazza, allietata dalla vostra festosa presenza, desidero parlare a tutti voi, fratelli e sorelle, perché questo nostro felice incontro, possa costituire per voi tutti un momento di crescita spirituale, civile e sociale.

La vostra cittadina e la Val Tidone che ad essa fa capo, rappresentano una zona non priva, certo, di ricchezze naturali, ma che soffre anche di problemi di crescita, comuni oggi anche ad altre.

La sua principale ricchezza consiste senza dubbio nella laboriosità, nelle capacità e nello spirito di iniziativa dei suoi figli.

Queste doti debbono essere applicate, non a scopi di egoismo, ma piuttosto a superare in uno sforzo comune le difficoltà esistenti, per assicurare, in particolare alle giovani generazioni, un futuro più sereno e promettente.

"Tutti dipendiamo da tutti" (SRS 38). Ciò è vero in qualsiasi ambito e in qualsiasi ordine della vita umana, in particolare nell'ordine della convivenza civile e sociale.

Questa interdipendenza può essere sentita come una coazione, oppure accolta e accettata come un dovere morale. Quando la si interpreta in questo secondo modo, l'interdipendenza si trasforma in un valore: il valore della solidarietà. La solidarietà è impegno fermo e perseverante per il bene comune. Chi ha responsabilità governative, imprenditoriali, economiche, ma anche ogni uomo nella sua fatica quotidiana, deve interrogarsi e decidere alla luce di questi due criteri: la solidarietà e il bene comune. In questa prospettiva ai più deboli e ai più poveri va accordata un'attenzione prioritaria.

La solidarietà si attua nel servizio. Le nostre realizzazioni umane, tanto valgono quanto si rivelano strumenti di servizio nei confronti dei nostri simili.

Troppo spesso, anche oggi, la dignità umana è calpestata, offesa, umiliata. Un individualismo, non di rado insensibile al bisogno degli altri ed esasperato da quel consumismo che sembra caratterizzare il nostro tempo, spinge molti a concentrare nel proprio benessere l'aspirazione massima della esistenza.

Intanto, ancora troppi uomini e donne non hanno un lavoro, che dovrebbe essere una reale possibilità per tutti, dato che esso costituisce una dimensione fondamentale dell'esistenza. La disoccupazione, che oggi colpisce specialmente i giovani, è una triste realtà che impedisce a chi ne è afflitto di realizzare la propria vocazione umana.

La mia presenza in mezzo a voi, mentre intende interpretare le sollecitudini della Chiesa per tutti i problemi dell'uomo, vuole essere un richiamo, un'esortazione, un incoraggiamento.

Consapevole delle energie umane e spirituali che custodite nel vostro cuore, vi esorto ad aver stima delle vostre capacità, a non aver paura di sprigionare le risorse della vostra creatività. Nessuno di voi sia rinunciatario di fronte alla vita e ai suoi problemi. Cristo stesso opera silenziosamente nel profondo della vostra libertà per farvi produrre come dice san Paolo - frutti di "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè" (Ga 5,22).

E' in questa prospettiva che invito voi tutti, cittadini di Castel san Giovanni e quanti sono con voi qui presenti, a vivere e a sviluppare, anche fra le difficoltà che potete incontrare, le capacità della vostra intelligenza e del vostro cuore. Su tutti voi, sulle vostre famiglie, e sul vostro impegno cristiano e civile, invoco di cuore la benedizione di Dio ringraziandovi nello stesso tempo, per questo vostro concittadino - voi sapete tutti molto bene il suo nome e cognome - che porta sulle sue spalle tante responsabilità della Chiesa cattolica, della Chiesa universale di Cristo, della Santa Sede. Vi ringrazio per il Cardinale Agostino Casaroli. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Grazie per questa accoglienza, per questa vostra ospitalità. Grazie a tutti.


Data: 1988-06-05 Data estesa: Domenica 5 Giugno 1988




Omelia durante la santa Messa - Piacenza

Titolo: Cristo ci guida lungo la via della redenzione segnata dalla croce sul Calvario e dall'Eucaristia del cenacolo

Testo:


1. "Alzero il calice della salvezza" (Ps 116[115],13).

Ci siamo riuniti, cari fratelli e sorelle, per alzare il calice della salvezza e invocare il nome del Signore, come proclama il salmista nell'odierna liturgia.

Il calice della salvezza...

Oggi, mentre la Chiesa in Italia celebra la solennità del corpo e sangue di Cristo, ci rechiamo insieme nel cenacolo. Tutta la Chiesa vi ritorna incessantemente. Questo è il luogo del pellegrinaggio quotidiano del Popolo di Dio alle sorgenti del mistero eucaristico. Questo giorno è, di questo pellegrinaggio, un momento particolare. Ringrazio la Provvidenza divina perché mi è dato di partecipare al pellegrinaggio eucaristico nella Chiesa qui, a Piacenza, insieme con tutti voi che costituite la Chiesa del Dio vivente. La Chiesa dell'Eucaristia.

Mi è caro rivolgere il mio saluto a monsignor Antonio Mazza, che con genuina carità di pastore guida, raccoglie in unità e fortifica voi, cari fratelli e sorelle della diocesi piacentina, con la Parola di Dio e con il corpo di Cristo.

Saluto con grande gioia i qui presenti Cardinali piacentini: il Cardinale Segretario di Stato, Agostino Casaroli, il Cardinale Opilio Rossi, il Cardinale Silvio Oddi. Saluto un altro piacentino, il Nunzio Apostolico in Italia, monsignor Poggi. Saluto, insieme ai piacentini, gli altri Vescovi ospiti qui presenti: in primo luogo, l'Arcivescovo di Ravenna che ci onora con la sua presenza. Saluto di vero cuore voi, sacerdoti, che collaborate al ministero apostolico del vostro Vescovo, conducendo alla fraterna amicizia di Cristo le comunità che vi sono affidate.

La mia parola di saluto giunga pure a voi, religiosi e religiose, che con la vostra vita consacrata e con le vostre attività testimoniate l'amore redentivo del Figlio di Dio.

Saluto voi, laici impegnati nella varie associazioni e movimenti.

Carissimi, vi esorto a perseverare nel cammino di santità ed a contribuire all'edificazione della Chiesa.

A tutti giunga il mio affettuoso pensiero, che accompagno con l'augurio di serenità e con l'invito a partecipare con frequenza ed assiduità all'Eucaristia, sacramento che comunica in pienezza lo Spirito di carità del Redentore.


2. "Alzero il calice della salvezza" - così come fece Cristo.

L'evangelista ricorda che, durante l'ultima cena, Cristo "prese il pane e, pronunziata la benedizione lo spezzo e lo diede loro (ai discepoli), dicendo: "prendete, questo è il mio corpo". Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti"" (Mc 14,22-24).

Il calice della salvezza, il sangue dell'alleanza.


3. La liturgia nella prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo, ricorda l'antica alleanza, che è stata stipulata anch'essa mediante il sangue.

Fu questo "il sangue dei capri e dei vitelli", come leggiamo nella lettera agli Ebrei (He 9,13). Con il sangue dei giovenchi sacrificati Mosè "asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi"" (Ex 24,8).

La nuova alleanza è diversa. Il sangue dei capri e dei vitelli poteva significare la riconciliazione, ma non poteva realizzarla.

E perciò Cristo "non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue entro una volta per sempre nel santuario" (He 9,12). Non attraverso il santuario fatto da mano umana ma attraverso il santuario del suo corpo, attraverso l'umanità del Figlio di Dio.

E così entrando - quale sacerdote, l'unico sacerdote della nuova ed eterna alleanza con Dio - ha procurato col suo sacrificio "una redenzione eterna" (cfr. He 9,12). 4. Cristo, durante l'ultima cena, prepara gli apostoli e la Chiesa proprio a questo sacrificio. perciò parla del corpo e del sangue che sarà versato.

Nell'ultima cena era già contenuta la realtà del sacrificio della croce.

L'Eucaristia è il sacramento di questo sacrificio. E' il sacramento dell'eterna redenzione nel corpo e nel sangue di Cristo.

Ogni volta che ritorniamo nel cenacolo celebrando questo mirabile sacramento della nostra fede, "annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta". (cfr. "Preces Eucharisticae").

L'Eucaristia è sacramento di questa via, che Cristo ha attraversato venendo dal Padre a noi - e per la quale ritorna al Padre conducendoci con sè come partecipi della redenzione eterna.

Ogni volta che ci riuniamo per partecipare all'Eucaristia di Cristo ci incamminiamo insieme con lui per questa via.


5. Questa è la via del sacrificio, che sigilla la nuova ed eterna alleanza di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio.

Già l'antica alleanza, stipulata da Mosè nel segno del sangue sacrificale, era unita con l'obbedienza alle parole di Dio, ai suoi comandamenti.

Mosè infatti "prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo".

E i presenti risposero: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo seguiremo!" (Ex 24,7).

Allora Mosè disse: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!" (Ex 24,8). Erano le parole dei divini comandamenti. Il decalogo. Il sangue doveva essere il segno dell'obbedienza interiore delle coscienze.

Quanto più questo ha luogo nell'alleanza dell'Eucaristia! "Quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offri se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente" (He 9,14).

Il sangue di Cristo rimane per sempre il segno efficace delle conversioni delle coscienze umane. Rimane il segno dell'obbedienza al Dio vivente.

Il segno del servizio, e servire al Dio vivente vuol dire regnare.

Proprio questa è la vita, la vita nuova che nasce dal sacrificio di Cristo in ciascuno di noi. L'Eucaristia ci chiama incessantemente a questa rinascita. Le "opere morte" devono far posto agli atti della viva fede. E queste sono le opere di carità che ci permettono di partecipare alla vita di Dio. Poiché Dio è amore.


6. "Alzero il calice della salvezza / e invochero il nome del Signore".

L'Eucaristia e la vita...: non si può pronunciare invano il nome del Signore.

Non si può ascoltare invano il suo comandamento nuovo: "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 14,24), tanto è carico di vita piena per noi.

E qual è la novità di questo comandamento? Esso è la suprema richiesta della nuova alleanza, la cui legge è scritta nel cuore (cfr. Jr 31,33); la sua novità consiste nel fatto che, prima di essere un precetto esterno, è il dono che Cristo ci fa di vivere con lui e in lui.

Il pane eucaristico è il corpo donato di Gesù; come egli ha offerto se stesso al Padre ed ai fratelli, così dobbiamo fare noi. E' questa la lieta esigenza della carità.

Dobbiamo perciò vivere la donazione a Dio con la pratica della virtù di religione, che la preghiera personale e il culto liturgico alimentano ed accrescono.

Dobbiamo esplicare questa donazione nel lavoro, consentendo in tal modo che le realtà materiali, attraverso l'offerta della nostra fatica, siano trasformate in elementi per il Regno (cfr. GS 38).

Dobbiamo vivere questa donazione nella famiglia, crescendo così nel reciproco amore, che Dio ha reso puro e santo, e nella responsabile apertura alla vita.

Ecco come tutti questi problemi della quotidiana vita morale, che esigono una rinascita generale delle coscienze, scaturiscono dall'Eucaristia, dal sangue e dal sacrificio di Cristo, e ad essa fanno preciso riferimento.


7. "Che cosa rendero al Signore / per quanto mi ha dato?" (Ps 116[115],12).

Ascoltiamo ancora una volta il salmista per rievocare nella nostra memoria tutti coloro che il Signore ha chiamato qui, durante le generazioni, al suo servizio, e che continua a chiamare nei nostri tempi.

Possiamo fare qui riferimento agli ulteriori versetti del salmo responsoriale: "A te offriro sacrifici di lode... / Adempiro i miei voti al Signore / davanti a tutto il suo popolo" (Ps 116[115],17-18).

Questo culto spirituale è esercitato da ogni singolo credente, che unito a Cristo ed ai fratelli costituisce una comunità di sacerdoti, la quale si edifica mediante la pratica dei sacramenti e delle virtù morali (cfr. LG 10). Per questo il Concilio Vaticano II insegna che il sacerdozio comune dei fedeli e quello ministeriale, pur differendo essenzialmente e non solo di grado, sono ordinati l'uno all'altro (cfr. LG 10). Il presbitero educa e regge il Popolo di Dio, presiede l'Eucaristia, amministra il sacramento della Riconciliazione; da parte loro, i fedeli concorrono all'offerta eucaristica ed esercitano il sacerdozio comune soprattutto con la testimonianza di vita cristiana, con la sollecitudine per il bene dell'intera Chiesa e per la redenzione di tutta l'umanità, con l'assiduo impegno a far si che l'ordine temporale sia reso conforme al provvidente disegno di Dio.


8. Ritorniamo ancora al cenacolo.

Cristo dice: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti. In verità vi dico che io non berro più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berro nel Regno di Dio" (Mc 14,24-25).

Il calice della salvezza...

Cristo ci guida verso il termine di questa via, in mezzo alla quale si trovano la croce sul Calvario e l'Eucaristia del cenacolo di Gerusalemme.

L'Eucaristia nella vita quotidiana della Chiesa.

La fine è nel Regno di Dio. Ivi Cristo conduce noi tutti: egli, "mediatore della nuova alleanza", consente a noi di accedervi mediante la sua morte, mediante il corpo dato sulla croce, mediante il sangue versato per la redenzione dei peccati.

Ci conduce tutti...

Perché tutti siamo chiamati a ricevere "l'eredità eterna che è stata promessa" (He 9,15).

Egli era questa promessa.

Ed egli è la sua realizzazione.

E noi tutti - in lui, e per lui, e con lui - a gloria del Padre, nell'unità dello Spirito Santo.


Amen


Data: 1988-06-05 Data estesa: Domenica 5 Giugno 1988




Meditazione peima della recita dell'"Angelus Domini" - Piacenza

Titolo: I Santuari dell'Emilia: oasi dove trovare il vigore per camminare secondo il Vangelo

Testo:


1. La recita dell'"Angelus" si colloca oggi, in Italia, dentro l'orizzonte segnatoci dalla "festa del corpo e sangue di Cristo".

Come ho scritto nell'enciclica "Redemptoris Mater", "la pietà del popolo cristiano ha sempre ravvisato un profondo legame tra la devozione alla Vergine santa e il culto dell'Eucaristia ... Maria guida i fedeli all'Eucaristia" (RMA 44).

La vostra terra, che visito in questi giorni, è costellata da santuari dedicati a Maria. Ricordo la Madonna di Ponticelli a Carpi, la beata Vergine del Castello a Fiorano, la beata Vergine Addolorata a san Pedretto, la beata Vergine della Consolazione a Bedonia, la beata Vergine della Porta a Guastalla, la Madonna della Ghiara a Reggio, dove domani incontrero sacerdoti e religiose di diverse diocesi, la beata Vergine del Rosario a Fontanellato e la beata Vergine di san Luca a Bologna.

Sono oasi di preghiera, di penitenza e di riconciliazione, dove gli emiliani trovano in Maria la consolazione e il vigore per poter camminare secondo il Vangelo esigente e dolce di Gesù.


2. Maria ci porti con tenerezza materna all'Eucaristia: ci aiuti a rivivere sacramentalmente nel sacrificio della Messa, la morte e risurrezione di Cristo, e a riscoprire la presenza reale del Verbo incarnato e redentore, sacerdote e vittima per noi uomini e per la nostra salvezza.

Dalla mediazione materna della Madonna e della Chiesa riceviamo questo altissimo dono che rende sopportabile, lieta e costruttiva la nostra esistenza.


Data: 1988-06-05 Data estesa: Domenica 5 Giugno 1988




Al termine della recita dell'"Angelus" - Piacenza

Titolo: Cristo ci ha fatto templi dello Spirito

Testo:

Una parola speciale di apprezzamento e di ringraziamento per tutti questi nostri fratelli e sorelle che hanno preso parte alla celebrazione eucaristica nella Cattedrale, stando pero fuori, intorno ad essa, sostando sotto la pioggia. La vostra perseveranza è stata così grande che finalmente la pioggia ha cominciato a "riflettere": "forse è il caso di non piovere più".

Vi ringrazio per questa perseveranza. La possibilità di celebrare la santissima Eucaristia in questa splendida Cattedrale piacentina è stato per me un privilegio. Ho ammirato le diverse cattedrali durante questo percorso, questa mia visita nella vostra terra, ed ho potuto vedere come i vostri antenati abbiano vissuto profondamente la realtà del tempio, tempio che è soprattutto Cristo. Lui è tempio dello Spirito, e lui ci ha fatto tutti templi dello Spirito: e se tante generazioni hanno costruito queste stupende cattedrali, come la vostra piacentina e le altre in questa terra, lo hanno fatto come espressione di quella fede. Ecco siamo un tempio dello Spirito Santo, dobbiamo esprimere questa verità su noi stessi: sulla nostra realtà umana, su quello che siamo noi abita lo Spirito Santo.

Siamo templi, allora costruiamo templi, costruiamo cattedrali, basiliche, che sia visibile a tutti che Dio sta con noi.

Vi ringrazio, carissimi per questo privilegio di aver potuto celebrare nella vostra Cattedrale. Mi rendo conto pero che questo mio privilegio è costato molto ai miei fratelli e sorelle che hanno dovuto sostare fuori. Ecco il motivo più profondo del mio ringraziamento e della mia riconoscenza a tutti. Sia lodato Gesù Cristo.


Data: 1988-06-05 Data estesa: Domenica 5 Giugno 1988




Incontro con il mondo del lavoro agricolo - Piacenza

Titolo: Per non ripetere gli errori del primo sviluppo industriale la tecnologia si lasci guidare dai valori spirituali

Testo:

Sorelle e fratelli carissimi.


1. Grande è per me la gioia di ritrovami con voi, qui, al chiudersi della mia visita pastorale alla vostra città e diocesi. A tutti rivolgo il mio saluto cordiale.

Parlo a voi in questa celebre piazza Cavalli, che è nel suo insieme monumento-sintesi della vostra storia passata e recente, e spazio solenne per i vostri grandi incontri, nel quale si rispecchiano e congiungono i valori della "civitas" umana e di quella cristiana, simboleggiata dal vicino tempio dedicato al Poverello d'Assisi.

Parlo a Piacenza, città laboriosa e che pure è alle prese con il problema della disoccupazione; a Piacenza capitale dell'agricoltura e della viticoltura, che ha sofferto, in un recente passato, un forte esodo dal lavoro dei campi! Parlo a Piacenza, città armoniosamente operosa, dove agricoltura, industria, commercio e modernissima tecnologia robotica e di automazione si integrano, o dovrebbero integrarsi, in mutua promozionalità, ma anche città disturbata dal pendolarismo operaio, scolastico e del terziario con tutti i risvolti negativi che il fenomeno comporta a danno di quei beni fondamentali che si raccolgono nella realtà originaria della famiglia.


2. "Famiglia e mondo del lavoro": è un binomio che, in questo primo decennio del mio servizio pastorale nella sede di Pietro e come suo successore, ho sempre tenuto presente, anzi ho privilegiato. Desidero ritornarvi anche in questo nostro incontro. So che il vostro Sinodo diocesano si occupa di questo argomento. Voglio perciò anch'io portare il mio contributo a un soggetto pastorale di tanto rilievo.

Punto di riferimento essenziale in questa materia è il solenne imperativo divino, che chiude il racconto della creazione del mondo dell'uomo nel primo capitolo della Genesi: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela..." (Gn 1,26). Nel mirabile contesto in cui queste parole sono pronunciate esse esprimono, nella luce della rivelazione di Dio, il rapporto esistente tra la famiglia umana originaria ("Siate fecondi") e il lavoro ("Soggiogate la terra"). Il crescere della famiglia umana fino a riempire la terra e il "soggiogare" la terra mediante il lavoro sono obiettivi intimamente connessi e storicamente procedono insieme in reciproca interdipendenza. Il comando divino si rivela perciò inerente alla specifica natura dell'uomo e degno del valore unico della persona umana.


3. Parlando di lavoro, intendo riferirmi a tutte le dimensioni in cui esso si è sviluppato trasformato lungo il corso dei secoli: lavoro agricolo, artigianale, industriale, tecnologico, professionale, culturale, artistico. Siamo di fronte a una "dimensione costitutiva della esistenza dell'uomo" sulla terra (LE 4). In lui fin dal principio è inserita la vocazione del lavoro, come una predisposizione naturale. Parlando a Fiorano ho fatto riferimento di preferenza al settore lavorativo industriale e tecnologico; qui a Piacenza, la mia attenzione mira piuttosto al lavoro agricolo, per il necessario rilancio del mondo rurale.

Certo, nella vostra provincia il progresso tecnico e l'azione promozionale delle associazioni di categoria, - alludo in modo particolare alla benemerita "Coltivatori Diretti" -, hanno portato la coltivazione dei campi a un traguardo molto avanzato. L'agricoltore piacentino lavora nell'ambito di una vera e propria professionalità, che si avvale dell'osservazione e dell'elaborazione scientifica di quel centro di studi e di sperimentazioni di fama internazionale che è la Facoltà di Agraria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, di cui Piacenza va meritatamente orgogliosa.

Si nota tuttavia anche presso di voi, quasi elemento di squilibrio, l'accentuata concentrazione dei residenti in attività terziarie, soprattutto nell'area della pubblica amministrazione e delle attività commerciali. Non è dunque inutile richiamare l'attenzione sullo scarso apprezzamento con cui è considerato dal punto di vista sociale il lavoro della terra (cfr. LE 21), tanto da creare negli uomini dell'agricoltura la sensazione di essere cittadini di seconda categoria. Risulta così più difficile superare la tentazione di fuggire dalla campagna verso gli anonimi agglomerati urbani industriali e i centri amministrativi.

Occorre dunque rigenerare la coscienza civica e la consapevolezza del valore primario che riveste il mondo agricolo. Voglio riaffermare davanti a voi quanto ho scritto nella lettera enciclica "Laborem exercens", per incoraggiare quanti sono rimasti fedeli alla terra e quanti stanno recuperando il gusto per il lavoro rurale: "Il mondo agricolo offre alla società i beni necessari per il suo quotidiano sostentamento, perciò riveste una importanza fondamentale... Occorre ridare all'agricoltura e agli uomini dei campi il giusto apprezzamento come base di una sana economia nell'insieme dello sviluppo della comunità civile: occorre proclamare e promuovere la dignità del lavoro, di ogni lavoro e specialmente del lavoro agricolo, nel quale l'uomo in modo tanto eloquente "soggioga" la terra ricevuta in dono da Dio" (cfr. LE 21).


4. Dio dice: "Siate fecondi, riempite la terra, soggiogatela" (Gn 1,26). In effetti, vi è uno stretto legame tra il lavoro e la fecondità dell'uomo destinato a riempire la terra. Infatti, la persona umana, soggetto attivo del processo del lavoro, non è una entità isolata, ma è sempre inserita nel contesto della propria famiglia come suo punto di riferimento continuo. E' un dinamismo proprio della coscienza umana, alla cui voce gli uomini del lavoro sono particolarmente sensibili. Ciò che essi sentono nel modo più profondo è appunto quel nesso che unisce lavoro e famiglia. Il lavoro è per l'uomo e per la famiglia, perché la famiglia è anzitutto il luogo specifico dell'uomo. E' il mondo vitale, in cui egli viene concepito, nasce e matura; l'ambiente per il quale egli assume la sua responsabilità più seria, luogo della sua felicità terrena e della speranza umana, che si apre all'attesa ultraterrena.

Conoscendo il cuore degli uomini del lavoro, la loro onestà e responsabilità, esprimo a voi tutti il mio desiderio e la mia convinzione che vorrete assicurare e consolidare questi due beni fondamentali dell'uomo e della società: la compattezza della famiglia e il rispetto della vita concepita sotto il cuore della madre.

Dio che dice: "Non abbandonare la donna tua sposa", dice contemporaneamente: "Accogli la vita concepita in lei per opera tua!". Non permetterti di sopprimere o di lasciar sopprimere questa vita! Dio dice così con la voce dei suoi comandamenti, con la voce della Chiesa, lo dice soprattutto con la voce della coscienza, illuminata dalla verità e sostenuta dall'amore.


5. Matrimonio e famiglia sono profondamente congiunti con la dignità della persona umana. Essi non derivano solo dall'istinto e dalla passione, e neppure soltanto dal sentimento, ma da una libera decisione della volontà, da un amore personale, per il quale gli sposi diventano non soltanto una sola carne, ma anche un cuore ed un'anima sola. La comunità fisica e sessuale, realtà grande e bella, è degna dell'uomo solo nell'ambito dell'esclusivo e definitivo personale vincolo di fedeltà nel matrimonio. La fedeltà alla indissolubilità coniugale, che oggi a taluni non riesce più comprensibile, è ugualmente espressione dell'incondizionata dignità della persona. Non si può amare solo per prova, non si può accettare una persona solo a titolo di verifica e a tempo.

D'altra parte, la serie indefinita di ostacoli, di tentazioni, di esperienze negative e di peccati, in cui l'uomo dà prova della sua fragilità nel lasciarsi trascinare per le vie dell'errore e dell'orrore, della ingiustizia e della violenza, è un segno ben chiaro dell'immenso bisogno di redenzione in cui versa l'umanità. Per questo Cristo redentore le viene incontro nella figura dello sposo che vive in pienezza l'amore nuziale fino al sacrificio di sè. Proprio nella famiglia fondata sul matrimonio-sacramento l'uomo e la donna possono vivere l'esperienza dell'amore salvato e redento da Cristo.

Tutti gli uomini di buona volontà e particolarmente i cristiani sono chiamati a riscoprire la dignità e il valore del matrimonio e della famiglia e a viverli davanti a tutti in maniera convincente.


6. L'intima connessione tra lavoro e famiglia, queste due dimensioni fondamentali dell'esistenza umana, appare in tutta evidenza se le si considera nel loro preciso significato. Da una parte, il lavoro va compreso come l'attività mediante la quale la persona realizza se stessa e così compie la vocazione che le è propria in ragione della sua stessa umanità. Il lavoro, quindi, è esperienza in cui si scopre la dipendenza dal datore di tutte le risorse della creazione e "l'interdipendenza" dagli altri uomini con le conseguenti leggi di "solidarietà" (cfr. SRS 35).

Dall'altra, la famiglia va intesa come il progetto dell'amore di Dio per l'amore dell'uomo e della donna, e quindi come loro vocazione fin "dal principio" (cfr. Mt 19,4). La persona umana che non può vivere senza l'amore, la cui vita è priva di senso se non le viene rivelato l'amore, se non si incontra con l'amore, scopre così che il suo stesso lavoro è ordinato all'espressione dell'amore. Il lavoro è per la famiglia, in quanto il lavoro è per la persona destinata alla famiglia.

Ed allora occorre che il processo produttivo si adegui a questa oggettiva struttura dell'esistenza umana.

In Europa siamo forse al tramonto di quella che resterà nella storia come epoca dell'industrializzazione; nuove e nuovissime forme di lavoro, quali l'informatica e la telematica, daranno un nuovo volto all'attività produttiva. Non si deve pero dimenticare che, nel suo sorgere, l'industrializzazione fu spesso fenomeno sociale selvaggio e disumanizzante. Epoca di sfruttamento crudele, anche là dove l'ideologia al potere predicava la liberazione degli oppressi.

La rivoluzione tecnologica, ora in progressivo avanzamento, ha già toccato nel settore della tecnologia genetica punte dirompenti, in cui è posta in questione la struttura stessa dei viventi, non esclusa quella dell'uomo.

Perché non si ripetano gli errori del primo sviluppo industriale o non se ne commettano di peggiori, occorre assolutamente che la tecnologia non proceda avulsa dai valori spirituali e trascendenti, ma si lasci guidare e permeare da essi. Occorre assolutamente che la biomedicina e le tecniche relative accettino le indicazioni della sana ragione, che il Magistero della Chiesa ripropone in ordine al rispetto della sacralità della vita umana.


7. C'è, da ultimo, un tema che mi sta particolarmente a cuore: quello del lavoro della donna. Il Vangelo del lavoro ha per la donna una valenza singolare: esso mira a rivalutare sul piano sociale i compiti materni, che le sono propri, la fatica e i rischi ad essi inerenti, il bisogno che i figli hanno di cura e di amore per potersi sviluppare come persone responsabili, equilibrate e mature.

Non si tratta, come qualcuno ha voluto insinuare, di rinchiudere la donna nell'ambito casalingo; non si tratta di escluderla dal lavoro extradomestico; non si tratta di attribuirle solo compiti familiari. Poiché pari è la dignità dell'uomo e della donna, ambedue creati ad immagine di Dio (cfr. Gn 1,27), alla donna è e deve essere aperto tutto l'ambito dell'attività umana, sia essa economica, sociale, culturale o politica. Ma c'è per la donna una attività specifica che la riguarda come "madre dei viventi" (Gn 3,20). In essa la donna raggiunge l'espressione più alta di se stessa; ed è quindi giusto che lo Stato e la società la sostengano nell'adempimento di tale suo compito con le provvidenze sociali di cui beneficiano le lavoratrici extradomestiche.

Ripeto tuttavia che non si tratta di rinchiudere la donna fra le quattro pareti domestiche e neppure di caricare su di lei tutto il compito educativo in seno alla famiglia. All'interno della comunità coniugale la pari dignità personale dell'uomo e della donna deve essere riconosciuta nel mutuo e pieno amore. E' dunque doverosa e necessaria una continua collaborazione fra i genitori nella educazione dei figli. La presenza attiva del padre giova moltissimo alla loro formazione; ma deve essere salvaguardata la presenza e la cura della madre, di cui abbisognano specialmente i figli più piccoli; deve essere a lei facilitata la presenza presso il proprio focolare, pur senza trascurarne la legittima promozione sociale.

Non è dunque questione di schematiche divisioni di ruoli, ma di reciproca collaborazione nella famiglia e nella società, secondo le condizioni e le circostanze, in piena uguaglianza e responsabilità, con attenzione alle esigenze della famiglia, scuola di umanità e fondamento della società.


8. Molta strada resta ancora da percorrere per assicurare al lavoro umano la sua piena dignità. Lascio a voi, lavoratori cristiani, la consegna di essere testimoni del Vangelo nel vostro ambiente: annunciate il nome di Cristo nelle vostre fabbriche, nelle aziende agricole, negli uffici, ispirandovi a lui, che si è fatto "operaio" per noi (cfr. Mc 5,3).

Fate in modo che il lavoro diventi mezzo efficace per realizzare in voi una personalità forte e generosa, per stabilire più saldi vincoli con la vostra famiglia, che forma lo scopo primario e prevalente della vostra fatica. Diventi essa veramente una "Chiesa domestica", in cui il lavoro quotidiano trovi la sua giustificazione ed il suo senso. Lo Spirito di Dio vi dia slancio per questa grande missione! A tutti la mia affettuosa benedizione!


Data: 1988-06-05 Data estesa: Domenica 5 Giugno 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Nella parrocchia di Castel san Giovanni - Piacenza