GPII 1988 Insegnamenti - Con sacerdoti e religiosi nella Cattedrale di Bulawayo (Zimbabwe)

Con sacerdoti e religiosi nella Cattedrale di Bulawayo (Zimbabwe)

Titolo: In Africa urge un rinnovato umanesimo che difenda la vita e promuova la solidarietà

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Vi saluto con le parole di san Paolo: "Ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione" (2Co 7,4).

E' questo un momento di grande gioia per me, incontrarvi, voi sacerdoti, religiosi uomini e donne, e seminaristi dello Zimbabwe.

In ognuno di voi io vedo il grande mistero dell'amore di Dio. Il Signore vi ha parlato come nel libro del Levitico: "Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei" (Lv 20,26). Le vostre vite sono radicate in questa divina chiamata e la vostra fiducia è nell'uno che sostiene il vostro ministero e la vostra testimonianza. "Perché eterna è la sua misericordia" (Ps 118,1).

Qui nella Cattedrale di Santa Maria a Bulawayo, con la vetrata sull'altare che rappresenta l'Immacolata Concezione e alcune scene della vita della Madre di Dio, desidero condividere con voi questi momenti con lo spirito dell'inno di lode di Maria: "Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1,49-50).


2. Fratelli sacerdoti: il tema della mia visita nello Zimbabwe è anche la sfida al vostro ministero sacerdotale: "essere riuniti in Cristo", essere riuniti nella comunità cristiana, attraverso la riconciliazione. E' un vostro dovere costruire le vostre parrocchie ed ogni Chiesa locale con fedeltà alla Parola di Dio, soprattutto spezzando il pane di vita per i vostri fedeli e coinvolgendoli in opere di fede e nel servizio (cfr. Ac 2,42).

In vista di questo voi stessi siete chiamati per primi ad approfondire la vostra unione con il Signore. Voi dovete essere uomini di Dio, abituati alla preghiera e alla donazione di sé, umili di cuore e coraggiosi nella proclamazione della Parola "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2). Voi dovete essere veri padri spirituali e guide per il vostro popolo. Voi dovete essere fratelli tra di voi in ogni difficoltà.

Una delle caratteristiche più salienti del popolo africano è quella della sua cura per i rapporti familiari. Di conseguenza, in questo contesto culturale la Chiesa deve apparire sempre più chiaramente come la famiglia dei diletti figli di Dio. Esattamente un anno fa, durante la mia visita negli Stati Uniti, parlai della parrocchia come della "famiglia delle famiglie", "la nostra famiglia nella Chiesa... nella quale non ci siano stranieri o forestieri" ("Allocutio ad communitatem catholicam ispanicam, in urbe Antoniopoli habita", 9, die 13 sept. 1987: , X, 3 [1987] 491). E' vostro compito, cari fratelli, inculcare questo spirito familiare nelle vostre parrocchie e nelle piccole comunità cristiane, diventando voi stessi riflesso dell'amore paterno di Dio verso il suo popolo.

Anche il presbiterio dovrebbe essere una famiglia che riunisce numerosi fratelli sotto il Vescovo, "collaboratori nella stessa opera" (PO 8). Occasioni per pregare insieme, per studiare insieme e condividere le esperienze della vostra vita sacerdotale e lavorativa sono una dimensione necessaria della vostra vita. Quanto è bello quando vi date il benvenuto l'un l'altro nelle vostre case con la pace di Cristo nei vostri cuori! Quanto è importante che vi sosteniate l'un l'altro attraverso la preghiera, utili consigli e discernimento! 3. Il rinnovamento nella vita ecclesiale che il Concilio Vaticano II ha auspicato ha certamente prodotto, nonostante le difficoltà e alcune incomprensioni verificatesi, abbondanti frutti spirituali nella vita della Chiesa. Questo rinnovamento deve essere particolarmente evidente nel ministero dei sacerdoti che sono chiamati ad essere guide ed animatori di essa. Tra i doni più importanti che lo Spirito Santo ha concesso alla Chiesa attraverso il Concilio è la profonda consapevolezza della chiamata universale alla santità di vita. Il vostro ministero non può essere concepito separato dalla vostra partecipazione alla vita divina, separato dalla preghiera e dalla penitenza, separato dalla donazione di sé, dalla carità e dalla giustizia. E il frutto del vostro ministero è quello di inculcare queste cose nella vita del vostro popolo. E in verità, voi troverete nutrimento per la vostra vita spirituale nella guida e nell'attività pastorale (cfr. PO 14).

Con la guida del Concilio, i laici stanno acquistando una sempre più precisa coscienza della loro grazia battesimale e del loro ruolo nel sacerdotale Popolo di Dio. Essi mostrano una sete sempre più grande per la Parola di Dio e guardano all'insegnamento spirituale, teologico e sociale affinché possa illuminarli nella vita di tutti i giorni. Molti fra loro desiderano fortemente una partecipazione più responsabile nella vita della parrocchia, nelle attività liturgiche, nella catechesi e nel serivzio verso coloro che sono più bisognosi.

Tutto ciò è la prova della vostra guida spirituale. Il vostro annuncio della Parola di Dio deve poter offrire loro un sempre più solido nutrimento spirituale; dovrebbe essere il risultato del vostro studio e della vostra devota meditazione.

Il vostro insegnamento deve riflettere chiaramente la risposta nella Chiesa alle sempre crescenti complesse questioni sollevate dalla vita moderna. Nel Vangelo di san Matteo, la descrizione di Isaia del servo sofferente è applicata a Gesù, ma può essere applicata a ciascuno di voi: "Porro il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti... La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia" (Mt 12,18-20).


4. Poiché il popolo dello Zimbabwe e quello dell'intera Africa meridionale lottano per la riconciliazione e la fratellanza, io prego affinché voi come sacerdoti possiate esercitare lo speciale carisma di riconciliare il vostro popolo ed "essere insieme in Cristo". Voi ben sapete che prima che si realizzi una genuina e durevole riconciliazione, deve esserci una conversione, quel cambiamento del cuore che si realizza con una vera accettazione delle reali conseguenze nella vita personale e sociale.

Il ministero della riconciliazione è soprattutto una lotta contro il peccato e il demonio. Amministrando il sacramento della Penitenza vi viene affidato il potere spirituale di sciogliere e legare. Se voi per primi saprete apprezzare le benedizioni di questo sacramento sarete più capaci di trasmettere questo apprezzamento profondo ai fedeli, i quali oggigiorno hanno spesso bisogno di una maggiore attenzione personale e di un ascolto più paziente da parte del confessore. In ogni Paese che visito faccio appello ai sacerdoti affinché siano quanto più possibile disponibili verso coloro che desiderano essere liberati dal peccato e rinnovati nella grazia, che vogliono essere riconciliati con il Signore e con la Chiesa. Ed ora faccio questa richiesta a voi: amate questo sacramento e praticatelo spesso.

Miei fratelli sacerdoti, la presenza del Regno di Dio in Zimbabwe viene particolarmente percepita attraverso la potenza e la verità del vostro ministero, incentrato sull'Eucaristia. Pertanto vi incoraggio ardentemente affinché voi siate sempre più conformi a Cristo, e delineiate le risorse spirituali di cui avete bisogno per "condividere il sacro ministero del Vangelo" (PO 2) per mezzo della vostra quotidiana partecipazione al mistero pasquale di Cristo.

Che voi possiate sempre amare Maria come la madre della vostra vocazione e vedere in lei l'esempio perfetto di discepola e di serva.


5. Religiosi uomini e donne dello Zimbabwe! Anche voi siete legati a Cristo mediante un'unica relazione. Avete condiviso in modo speciale la consacrazione di Cristo stesso al Padre per la salvezza dell'umanità (Jn 17,19). E' una consacrazione che egli ha portato a compimento per mezzo della sua morte e risurrezione e che voi realizzate in un modo specifico adempiendo le sue parole: "chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39).

In una lettera indirizzata a tutte le persone consacrate che io ho scritto durante l'anno mariano appena concluso, ho cercato di sottolineare un aspetto che è al centro della vita religiosa, e precisamente, il significato positivo del morire con Cristo per poter partecipare alla sua Resurrezione. Dissi che ciò che è fondamentale per un essere umano - uomo o donna che sia - è precisamente questo: "radicarsi in Cristo, poiché Cristo è "tutta la pienezza"" (cfr. Col 2,9) ("Epistula Apostolica ad omnes personas consecratas communitatum religiosarum et institutorum saecularium Anno Mariali vertente", III, die 22 maii 1988: , XI, 1 [1988] 1595). La dimensione del vostro "radicarvi in Cristo", la maturità della vostra fede e della vostra carità sarà la vostra testimonianza profetica in ogni Chiesa locale e di fronte al mondo.

In questo modo voi potrete effettivamente proclamare il valore eterno del messaggio di salvezza di Cristo.


6. Questa è la vostra speciale chiamata a dare testimonianza, attraverso il vostro stile di vita, della "novità di vita" che il Figlio incarnato di Dio ha portato nella vita umana (cfr. Rm 6,4). Voi date questa testimonianza nelle concrete circostanze storiche del momento presente in Zimbabwe ed in Africa, dove c'è un urgente bisogno di un rinnovato umanesimo, che si esprime in una cultura che difende la vita e promuove la solidarietà umana, basato sulle migliori tradizioni di questo continente in accordo con le eterne ed universali verità rivelate in Gesù Cristo.

La vostra consacrazione religiosa, manifestata attraverso l'osservanza dei consigli evangelici della castità, della povertà e dell'obbedienza che dà frutto attraverso le numerose attività dei vostri istituti religiosi, è inseparabile dalla missione di evangelizzazione e santificazione della Chiesa. La vostra consacrazione avrebbe ben poco senso senza un profondo amore per la Chiesa, strumento scelto da Dio per la salvezza del mondo. Dice Gesù: "io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Tutti noi, il successore di Pietro e ognuno di voi, dobbiamo considerarci al primo posto come apostoli inviati ad annunciare la "vita" che Dio offre in Cristo Gesù. Ridurre la "buona novella" a qualcosa di meno significherebbe diminuire il suo vero potenziale di trasformazione che lo Spirito genera nella Chiesa e del quale la vostra vita consacrata è una chiara testimonianza ed un potente strumento.


7. La vita religiosa è il segno che si oppone a quelle tendenze che vanno verso un individualismo eccessivo ed egoista, verso una competitività spietata ed avida, che sono alcuni dei fattori che ostacolano un autentico sviluppo umano qui in Africa e dappertutto. La vita religiosa vi educa ad essere particolarmente sensibili alle necessità dei poveri, dei bisognosi, dei malati e degli handicappati, e di coloro che sono stati emarginati dal progresso.

Con il vostro servizio agli altri nelle città o nelle aree rurali, negli ospedali e nelle scuole, in servizi sociali o in attività caritative, voi non sostenete soltanto lo sviluppo materiale del vostro popolo, ma state anche appoggiando la sua dignità umana. Voi trattate gli altri come figli e figlie di Dio, creati a sua immagine. Voi servite loro come amati fratelli e sorelle di Cristo.

Qui vorrei che rifletteste sul fatto che alcune sperimentate forme di apostolato, come l'educazione o la cura della salute, sono un modo piuttosto efficace di difendere e promuovere i diritti umani perché esse difendono la persona umana dalla fondamentale indegnità dell'ignoranza e dell'abbandono. Vorrei incoraggiare, specialmente voi, le sorelle religiose, a perseverare in questo atteggiamento fedeli al carisma che lo Spirito Santo ha portato nei vostri Istituti.


8. Mie care sorelle: in quanto donne consacrate voi avete un effetto più profondo sul modo in cui il Vangelo viene incorporato nella cultura locale. Molto spesso voi "vivificate" una comunità cristiana dalle sue radici, stimolando ed accompagnando la sua crescita in un modo che non è concesso ad altri.

L'opera delle prime coraggiose donne religiose in questa regione ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa di questo Paese.

Lodiamo insieme Dio per il servizio disinteressato delle molte suore missionarie che hanno portato innumerevoli benedizioni sulla Chiesa di questa terra. La loro è una testimonianza significativa dell'universalità dell'amore cristiano. E le suore native dello Zimbabwe sono la fioritura continua del dono divino che la Chiesa di questo Paese ha ricevuto dal suo Signore: "come in un albero piantato da Dio e in un modo mirabile e molteplice ramificatosi nel campo del Signore" (LG 43). Questo particolare seme venne piantato quasi cent'anni fa, quando dopo un lungo ed avventuroso viaggio, le prime suore Domenicane arrivarono in questa zona, e da allora non ha mai cessato di dare i suoi frutti migliori.

Desidero dire una speciale parola di incoraggiamento alle Clarisse che hanno aperto una comunità ad Harare, la prima di questo genere in Zimbabwe. La vita contemplativa è una parte integrante della vita di ogni Chiesa particolare.

La presenza di queste sorelle è un segno di una più matura comunità di fede, ed esse meritano il rispetto e l'amore dovuto alla loro speciale vocazione. Prego affinché possano esserci molte vocazioni qui in Zimbabwe per la vita contemplativa, che il Concilio definisce "una gloria per la Chiesa e una sorgente di grazie celesti" (PC 7).


9. Cari fratelli religiosi: la vostra fedeltà e la vostra dedizione alla preghiera sono di vitale importanza per la Chiesa, e il servizio che voi rendete è indispensabile. Il vostro esempio di amministratori coscienziosi, di istruttori professionali e di artigiani esperti, è dimostrazione della dignità del lavoro, è di immenso valore per un Paese in via di sviluppo che non può progredire se non tiene in grande stima i lavoratori. L'esempio della vostra gioiosa sequela di Cristo e del vostro industrioso servizio pastorale è per molti fonte di incoraggiamento. Invito la Chiesa nello Zimbabwe a promuovere vocazioni alla fraternità senza alcuna paura che questo possa far deviare vocazioni dal sacerdozio, perché è il Signore che chiama dove e quando vuole.

Rivolgo un saluto particolare ai seminaristi e ai candidati alla vita religiosa nello Zimbabwe. Rendete sempre grazie a Dio che vi ha dato questa opportunità di discernere nella fede e in verità la chiamata che è la ragione del vostro speciale posto nella Chiesa. Ricordate, è una chiamata al servizio e alla santità di vita. Questo significa distacco dalle cose materiali, e implica la pratica di tutte le virtù cristiane, specialmente la castità, l'amore per il prossimo e zelo per la salvezza delle anime. Riponete la vostra fiducia nel Signore: egli è il vostro pastore,... Egli vi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome (Ps 23[22],1.3).


10. Cari sacerdoti e religiosi: il prezzo che si paga per essere discepoli non è mai di poco conto. Qui a Bulawayo, voglio ricordare il primo Vescovo di questa diocesi, Adolph Schmitt, e tutti gli altri sacerdoti, religiosi e religiose, e i laici che hanno perso la loro vita durante i difficili anni della lotta per l'indipendenza, o più recentemente in seguito agli ultimi episodi di violenza. Che il loro sacrificio possa ispirare la Chiesa in questa terra a "proseguire il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga" (LG 8).

Affido tutti voi alla nostra Signora, Regina della Pace, il cui Santuario qui vicino ci ricorda che la vera pace ci viene in dono dal cuore del nostro amato Signore.

La pace di Cristo sia con tutti voi!


Data: 1988-09-12 Data estesa: Lunedi 12 Settembre 1988




Nella Cattedrale anglicana di Bulawayo (Zimbabwe)

Titolo: La preghiera quotidiana e la meditazione sul Vangelo essenziali per la continuità di ogni iniziativa ecumenica

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. "Ecco quanto è buono e quanto è soave, / che i fratelli vivano insieme.../ Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre" (Ps 133[132],1.3).

Queste parole del salmista manifestano un desiderio fondamentale del cuore umano, il desiderio dell'armonia e dell'amicizia con gli altri. Al tempo stesso, esprimono i desideri di tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù. Infatti il desiderio dell'unità fra i cristiani ha acquistato importanza in modo significativo durante questo secolo e soprattutto a partire dall'esortazione del mio predecessore Papa Giovanni XXIII in seno al Concilio Vaticano II.

Con gratitudine a Dio per questo movimento verso la completa unità nella fede e nella carità che lo Spirito Santo alimenta in questo momento, sono felice di avere oggi l'opportunità di incontrarmi con voi, che siete i rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali dello Zimbabwe. Vi ringrazio per il cordiale benvenuto che mi avete riservato. E sono profondamente grato per l'impegno che ciascuno di voi ha mostrato nei confronti del movimento ecumenico.


2. Nella mia prima lettera enciclica, proprio all'inizio del mio servizio pastorale nella Chiesa, quale successore dell'apostolo Pietro, ho manifestato il mio grande desiderio di continuare ed intensificare i numerosi sforzi della Chiesa cattolica per restituire la pienezza dell'unità ai seguaci di Cristo, un'unità che sarà raggiunta soltanto se manterremo lo sguardo fisso al volto di Cristo. Allora scrissi: "In Cristo e per Cristo, l'uomo ha acquistato piena coscienza della sua dignità, della sua elevazione, del valore trascendente della propria umanità, del senso della sua esistenza. Occorre, quindi, che noi tutti - quanti siamo seguaci di Cristo - ci incontriamo e ci uniamo intorno a lui stesso. Questa unione, nei diversi settori della vita, della tradizione, delle strutture e discipline delle singole Chiese o comunità ecclesiali, non può attuarsi senza un valido lavoro che tenda alla reciproca conoscenza ed alla rimozione degli ostacoli sulla strada di una perfetta unità" (RH 11).

L'incontro di oggi, è certamente un passo in avanti nell'impegno necessario di raggiungere una "reciproca conoscenza e rimuovere gli ostacoli sulla strada". Ma ancora più importante della reciproca conoscenza, è conoscere ed accettare più profondamente il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e la pienezza del suo insegnamento. E' per questo che la preghiera quotidiana e le meditazioni sul Vangelo sono essenziali per l'inizio e la continuità di ogni iniziativa ecumenica.

Nella preghiera, lo Spirito Santo illumina le nostre menti e muove i nostri cuori, approfondendo così la nostra comunione con la santissima Trinità. E nella nostra meditazione sul Vangelo, noi riconosciamo sempre più chiaramente la misericordia di Dio che in Cristo Redentore ha riconciliato il mondo a se stesso e ha affidato a noi in seno alla Chiesa l'opera di riconciliazione.


3. La preghiera di Cristo al Padre, ci rivela il suo grande desiderio dell'unità per tutti i suoi seguaci: "Perché tutti siano una sola cosa", egli prega, "come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21).

L'unità per cui il nostro Salvatore prega, è realmente una comunione nella verità e nell'amore, una comunione come quella che esiste fra il Padre e il Figlio. Non vi è nulla di superficiale nell'unità per cui Cristo ha pregato, un'unità per cui ha dato la sua vita, un'unità per cui la Chiesa lotta continuamente. E questa unità è strettamente connessa alla nuova vita di fede in Cristo che ciascuno di noi ha ricevuto attraverso il sacramento del Battesimo.

Fin dal momento in cui siamo stati liberati dal peccato attraverso questo sacramento e colmati del dono dello Spirito Santo, abbiamo iniziato a sperimentare, in una certa misura, la comunione per cui Cristo pregava: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anche essi in noi una sola cosa" (Jn 17,21). E' una comunione con la santissima Trinità e una comunione con tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo.


4. Ma questo meraviglioso dono di comunione, radicato in "un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo" (Ep 4,5), è stato danneggiato dai peccati di divisione. Posizioni contrastanti riguardo alla dottrina e cammini divergenti, come pure omissioni nella carità, hanno seminato la discordia tra i battezzati "in acqua e Spirito" (Jn 3,5). Come dolorosa conseguenza i non credenti sono spesso scandalizzati di fronte all'assenza di amore sempre più diffusa tra i seguaci di Cristo. E questo, a sua volta, ha ostacolato enormemente la missione primaria della Chiesa che è quella di annunciare la buona novella del regno fino agli estremi confini della terra.

Ma la potenza del peccato e della divisione non ha avuto l'ultima parola. Al contrario è stata sconfitta da Cristo attraverso il suo sacrificio sulla croce. E lo Spirito di verità e di amore non ha mai smesso di operare nella Chiesa per vincere l'odio e la divisione, i secoli di incomprensione e di discordia. Soprattutto negli ultimi trenta anni, lo Spirito Santo ha suscitato nel cuore dei credenti il rimorso per gli errori del passato, il desiderio nuovo di superare le divisioni, un entusiasmo rinnovato per lavorare insieme come fratelli e sorelle nella vigna del Signore.


5. So che qui nello Zimbabwe sono state prese numerose iniziative a questo riguardo, iniziative che sono state favorite dal tradizionale apprezzamento africano del grande valore della vita della comunità e della famiglia. Voi, come cristiani del mondo, state ora percorrendo insieme le vie che vi porteranno alla pienezza della comunione in Cristo.

Le vostre attività congiunte nel campo dello sviluppo umano, come pure in quello del dialogo ecumenico, sono progetti lodevoli e costituiscono la base ottimale per un'ulteriore collaborazione ecumenica. Penso inoltre alla vostra cooperazione fraterna nel rispondere alle necessità degli immigrati, dei profughi e delle vittime delle calamità naturali.

Avete inoltre una reciproca preoccupazione per l'opera della giustizia e della pace e per una più equa distribuzione delle risorse naturali.

In questi sforzi congiunti, noi cerchiamo di mostrare al mondo sia la dimensione umana che la dimensione divina del grande mistero della redenzione.

Come scrissi nella mia prima enciclica: "Possiamo e dobbiamo già fin d'ora raggiungere e manifestare al mondo la nostra unità: nell'annunciare il mistero di Cristo, nel rivelare la dimensione divina e insieme umana della redenzione, nel lottare con instancabile perseveranza per la dignità che ogni uomo ha raggiunto e può raggiungere continuamente in Cristo. E' questa la dignità della grazia dell'adozione divina ed insieme la dignità della verità interiore dell'umanità" ("Redemptor Hominis").


6. Le parole del salmista ci rammentano un aspetto primario del movimento ecumenico: la costante preghiera per la completa unità in Cristo e la lode del suo santo Nome. Come dice il salmista: "Benediro il Signore in ogni tempo, / sulla mia bocca sempre la sua lode... / Io mi glorio del Signore. / Esaltiamo insieme il suo nome" (Ps 34[33],2.3-4).

Sebbene in molti casi non sia possibile un culto comune, tuttavia i servizi di preghiera come quello di oggi rivestono un ruolo importante poiché aiutano a ristabilire l'unità fra i seguaci di Gesù. L'annuale settimana di preghiera per l'unità cristiana è a tale proposito un'iniziativa degna di lode e di sostegno. E nelle nostre comunioni, abbiamo l'obbligo di seguire l'esempio di Cristo pregando: "Perché tutti siano una cosa sola" (Jn 17,21).

Soprattutto, non dobbiamo mai perdere la fiducia in quello che lo Spirito di Dio può compiere nei nostri giorni. Poiché come l'arcangelo Gabriele disse alla Vergine Maria, "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37). Facciamo si che i nostri cuori vivano nella fede e siano sempre saldi nella speranza. E che la lode a Dio sia sempre sulle nostre labbra: "Celebrate con me il Signore. / Esaltiamo insieme in suo nome" (Ps 34[33],4). Amen.


Data: 1988-09-12 Data estesa: Lunedi 12 Settembre 1988




Congedo dallo Zimbabwe

Titolo: "Ho sperimentato la vitalità delle vostre comunità cattoliche".

Testo:

Vostra eccellenza Presidente Mugabe, fratelli Vescovi, signore e signori, cari amici.


1. E' arrivato il momento per me di lasciare lo Zimbabwe, prima tappa della mia visita apostolica in Africa meridionale.

Ringraziando Dio, esprimo a tutti voi qui presenti e a tutto il meraviglioso popolo dello Zimbabwe la mia gioia per aver potuto passare questi giorni nel vostro Paese. Il mio soggiorno è stato breve, ma intenso, colmo di preghiere, celebrazioni e amicizia.

Vi ringrazio per il caloroso benvenuto e la meravigliosa ospitalità, con la quale mi avete accolto fin dal primo momento.

Vi portero nel mio cuore, specialmente i giovani, i malati, i bisognosi e coloro che sono abbandonati. Vi ricordero tutti nelle mie preghiere.


2. Il mio incontro con i fratelli dell'incontro interregionale dei Vescovi dell'Africa meridionale, riuniti per la loro seconda Assemblea plenaria, ha rappresentato un momento veramente significativo in questo viaggio. Rendo grazie a Dio perché il nostro incontro è stato segnato da una profonda ed intensa comunione tra il Vescovo di Roma e i pastori della Chiesa in questa regione. Invoco la grazia di Dio sui risultati di questa assemblea affinché le decisioni prese possano portare frutti abbondanti per il bene della Chiesa e della società.


3. Signor Presidente, la ringrazio di nuovo per avermi incontrato personalmente al mio arrivo, per avermi gentilmente invitato a visitarla nella "State House" e per tutto ciò che ha fatto per rendere possibile questa visita.

Desidero anche ringraziare i membri del governo presenti nelle varie giurisdizioni, le autorità nazionali e locali, gli staff dei vari ministeri, i membri della polizia e dei servizi di sicurezza e tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione di questa visita e durante lo svolgimento di essa.


4. A voi, cari Vescovi dello Zimbabwe, che con i sacerdoti, i religiosi e i laici siete stati oggetto speciale della mia attenzione qui, offro la mia sincera gratitudine e apprezzamento. Il mio grazie va anche a tutti coloro che con il loro tempo e le loro energie hanno fatto si che questa visita fosse un successo, provvedendo ai trasporti e all'aiuto necessarie affinché la gente potesse venire a pregare con il Papa e a celebrare con lui i misteri della fede.

Come successore di Pietro sono venuto per confermare la fede dei miei fratelli e sorelle. Sono veramente contento di aver potuto incontrare così tante persone, aver potuto ascoltare le vostre ansietà ed aspirazioni e vi incoraggio tutti a perseverare in questo compito ecclesiale e pastorale che avete intrapreso.

Ho sperimentato la vitalità delle vostre comunità cattoliche. Ho visto quanto siete impegnati nell'educazione, specialmente nelle vostre scuole, come vi dedicate alla salute, quanto siete attivi nella promozione della giustizia e dell'armonia, al servizio dei poveri e dei rifugiati.

Sono perfettamente consapevole del fervore con cui incoraggiate le vocazioni e preparate i candidati al sacerdozio e alla vita religiosa, dell'interesse che ponete riguardo al benessere della famiglia, nell'educazione dei giovani e nello sviluppo del mondo della cultura.

Per tutto ciò rendo grazie al nostro Signore Gesù Cristo. Che egli benedica il vostro apostolato.


5. Ai fratelli e sorelle delle altre comunità ecclesiali cristiane che mi hanno accolto così calorosamente nella Cattedrale anglicana di san Giovanni a Bulawayo va la mia parola di amicizia e benevolenza. Abbiamo pregato e meditato insieme.

Che il Signore Gesù Cristo ci guidi sempre sulla via della stima reciproca e dell'amore.

Ringrazio i giornalisti e gli addetti ai mezzi di comunicazione che hanno collaborato a diffondere le mie parole e le cui capacità hanno contribuito in questi giorni a rendere lo Zimbabwe meglio conosciuto nel mondo.

Su tutti gli abitanti dello Zimbabwe imploro l'amore e la pace di Dio! Il Signore benedica lo Zimbabwe.


Data: 1988-09-13 Data estesa: Martedi 13 Settembre 1988




Arrivo a Gaborone (Botswana)

Titolo: "Con l'aiuto di Dio, possa il vostro Paese continuare ad essere attivo operatore di pace tra i vicini"

Testo:

Eccellenza Presidente Masire, mio caro fratello Vescovo Setlalekgosi, nobile popolo del Botswana, cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' per me una grande gioia iniziare questa visita nel vostro Paese. Desidero porgervi il mio saluto in un vero spirito di amicizia e rispetto, e assicurarvi delle mie ferventi preghiere per il benessere e la prosperità del popolo del Botswana. Sono grato al Presidente Masire e al governo per il loro gentile invito.

Desidero anche ringraziare il Vescovo Setlalekgosi e tutti i fedeli cattolici che hanno reso possibile questa visita.


2. Il Botswana è un Paese in pace con se stesso e con i suoi vicini. Infatti si può giustamente definire un'isola di pace in un mare in tempesta. Questo è dovuto in gran parte alla natura del popolo del Botswana: voi siete un popolo amichevole e che ama la pace, un popolo che crede nella fondamentale uguaglianza e nella dignità di ogni uomo e di ogni donna. Nel vostro Paese libertà di parola e di religione fanno parte della vostra vita nazionale. Possiate sempre godere dell'armonia interna che è così essenziale per il vero progresso e beneficio di ogni cittadino. Inoltre con l'aiuto di Dio possa il vostro Paese continuare ad essere operatore di pace tra i vicini.

So che l'indipendenza del Botswana è fondata su quattro principi basilari: unità, democrazia, autoconsapevolezza e sviluppo. Sulla base di questi quattro pilastri avete raggiunto in questi ultimi anni un notevole grado di progresso economico e sociale. Questi risultati sono un raggio di speranza per i popoli di tutta l'Africa che anelano ad un autentico sviluppo umano per sé e per i propri figli.

La ricerca di questi quattro ideali nazionali ha permesso al Botswana di compiere grandi passi nel migliorare la qualità della vita del suo popolo. Sin dal 1966 anno della sua indipendenza, significativi e costanti progressi sono stati fatti nel campo dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria e dei lavori pubblici.

Questo fa un grande onore a tutti voi: agli sforzi del vostro governo e all'impegno e alla collaborazione del popolo del Botswana nel promuovere il bene comune della nazione.


3. Anche se la missione primaria della Chiesa cattolica è di natura religiosa e spirituale, tuttavia i suoi membri condividono questa attenzione per lo sviluppo economico e sociale. La Chiesa ritiene che il giusto obiettivo di un autentico sviluppo non è soltanto una positiva trasformazione economica e materiale del mondo, ma anche la creazione di sempre maggiori possibilità per uomini e donne di realizzarsi in armonia con la loro dignità di figli di Dio. Dal momento che la società esiste in funzione della gente, ha il dovere di rispettare, proteggere e promuovere la persona umana in tutti gli aspetti fra i quali dobbiamo includere la dimensione religiosa che esprime la nostra vocazione trascendente come esseri umani e abbraccia tutta la nostra esistenza terrena. Come ho detto nel mio messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest'anno, la religione ci aiuta ad apprezzare meglio la nostra dignità umana e contribuisce così alla libertà dell'uomo; rafforza l'integrità morale e ci aiuta ad agire con maggiore responsabilità; ci prepara alla vera fratellanza con gli altri esseri umani insegnandoci a vivere nella solidarietà con gli altri come fratelli e sorelle (cfr. "Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1988", 3, die 8 dec.


1987: , X, 3 [1987] 1336s).

Possa il popolo del Botswana conservare sempre il suo tradizionale rispetto per la dimensione religiosa della vita umana. Possa questo popolo continuare a costruire una società giusta e pacifica sulla solida base del rispetto per la persona umana creata da Dio a sua immagine e somiglianza.


4. Porgo il mio speciale saluto a tutti i miei fratelli e le mie sorelle cattolici, che ho tanto desiderato incontrare nel corso della mia visita pastorale in Botswana. Sono venuto a voi come pastore nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e come fratello che desidera condividere la vostra gioia per tutto quello che Dio ha fatto tra di voi per la potenza dello Spirito Santo. Mi unisco a voi per ringraziare Dio per il dono della fede e del Battesimo, con il quale condividete la vita nuova del Salvatore risorto. Desidero confermarvi nella vostra fede cattolica ed incoraggiarvi per il futuro della Chiesa in questo bellissimo Paese.

Quali membri del corpo di Cristo, siete chiamati ad essere araldi della buona novella della salvezza. Conducendo un'esistenza fondata sul Vangelo non soltanto contribuite al benessere terreno dei vostri concittadini, ma siete per loro portatori di un gran numero di benedizioni spirituali; li conducete a Cristo. Con san Paolo io prego che "il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro" (cfr. 1Th 3,12-13).


5. Inoltre porgo la mia mano in amicizia e in pace agli altri cristiani e ai membri delle altre religioni. Attraverso un comune rispetto per la coscienza, possiamo fare molto per salvaguardare la dignità della persona umana nel mondo di oggi. Attraverso una cooperazione attiva siamo in grado di promuovere il bene spirituale e materiale della famiglia umana. Attraverso l'amore reciproco ed una migliore comprensione possiamo contribuire a realizzare la pace mondiale così ardentemente desiderata da tutti i popoli di buona volontà.


6. Ogni nazione, non importa se vecchia o nuova, ha il suo unico contributo da offrire al ricco tessuto della cultura e della vita umana. E al tempo stesso ogni Chiesa locale edifica l'unico corpo di Cristo. Sono sicuro, una volta terminata la mia breve visita in Botswana, di avere ottenuto un ancora più profondo apprezzamento dell'unità e della varietà della famiglia umana e dei modi in cui Dio attraverso la sua provvidenza conduce e guida i suoi figli e le sue figlie.

Possa egli benedire il popolo del Botswana! Possa egli benedirvi ora e sempre ricolmandovi di gioia e di pace! "Pula!"


Data: 1988-09-13 Data estesa: Martedi 13 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Con sacerdoti e religiosi nella Cattedrale di Bulawayo (Zimbabwe)