GPII 1988 Insegnamenti - L'atto di affidamento del Lesotho alla Madre di Dio - Maseru

L'atto di affidamento del Lesotho alla Madre di Dio - Maseru

Titolo: "O cuore immacolato di Maria ti affido i giovani del Lesotho nei cui occhi risplende il futuro"

Testo:

O Maria, Madre del nostro Redentore, Madre della Chiesa, al termine di questa celebrazione eucaristica ci rivolgiamo a te con fiducia e con amore. In questa festa della beata Vergine Maria addolorata ricordiamo la tua partecipazione alla sofferenza e alla morte di Cristo tuo Figlio.

O Madre dei dolori, proprio nell'ora della morte di tuo Figlio hai ricevuto il nuovo titolo di Madre nostra, Madre di tutti i fedeli. Perché tuo Figlio ti ha detto, mentre stavi ai piedi della croce: "Donna, ecco il tuo figlio" (Jn 19,26).

Da quel momento in poi e per tutto il corso della storia umana, tu sei la Madre non solo del discepolo prediletto, ma di ogni membro della Chiesa. Sei la nostra Madre amorevole. Ti prendi cura di ognuno di noi quali tuoi amati figlioli.

Infatti tu vedi in ognuno di noi il volto amato del tuo Gesù. E tu intercedi presso di lui per conto nostro, per il bene nostro e la redenzione del mondo.

Oggi, Madre amatissima ti affido tutti i presenti a questo santo sacrificio della Messa, e tutto il popolo che vive in questo regno montagnoso. Li affido a te in completa fiducia e amore.

O Madre dei dolori, conduco dinanzi a te gli ammalati e gli anziani e tutti coloro che sono oppressi dal peso del peccato. So che troveranno in te un porto sicuro ed un aiuto consolatore. Li porterai teneramente ma con fermezza ai piedi della croce trionfante.

O cuore immacolato di Maria, così pieno di amore per tuo Figlio, ti affido i giovani del Lesotho, nei cui occhi splende il futuro. Proteggili dal male. Fa' che vedano che solo tuo Figlio è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6), che solo in lui esiste un futuro pieno di speranza ed una vita fondata sull'amore.

O beata Vergine di Nazaret, porto dinanzi a te le famiglie del Lesotho, tutti gli sposi che, con i loro figli, sono chiamati a formare una comunione di amore che dura tutta la vita, mantienili puri e casti, sempre fedeli gli uni agli altri, sempre fedeli, come tu sei stata, alla Parola di Dio che dà la vita.

O Maria, modello di santità e prima discepola di tuo Figlio, affido alla tua cura amorevole la Chiesa del Lesotho. Mentre essa si rallegra per i suoi centoventicinque anni di evangelizzazione e per la beatificazione di padre Joseph Gérard, conduci i tuoi figli e le tue figlie sulla via della costante conversione, lungo il cammino del costante rinnovamento spirituale. Prega per questa Chiesa locale, tanto cara al successore di Pietro, tanto cara al tuo cuore immacolato.

Aiuta i nostri fratelli e le nostre sorelle a credere con convinzione a quanto tu hai creduto ai piedi della croce: che la morte umana non è la parola ultima, perché l'ultima parola spetta a Dio, il Dio di amore e di misericordia, il Dio che ha salvato il mondo con la croce vittoriosa di suo Figlio. Amen.

[Al termine della celebrazione eucaristica il Santo Padre ha così parlato:] Sono venuto nell'Africa meridionale come pellegrino di pace, recando con me un messaggio di riconciliazione. Sono molto rattristato di sapere che altri che erano in viaggio per raggiungermi in questo pellegrinaggio sono rimasti vittime di un aggressione che ha causato grande angoscia culminata in una strage. Prego Dio affinché prenda con sé coloro che sono morti, consoli i loro familiari e garantisca una pronta e duratura guarigione ai feriti.


Data: 1988-09-15 Data estesa: Giovedi 15 Settembre 1988




L'incontro con i giovani, nel campo sportivo "Pitso Ground" di Maseru - Lesotho

Titolo: "Scegliete l'amore di Cristo, che non è violenza, tutela dei diritti umani e impegno per la giustizia"

Testo:


1. "Bacha ba Lesotho, kea le rata!" (Giovani del Lesotho, vi amo!) "Bacha ba Lesotho, kea le rata!" (Giovani del Lesotho, vi amo!) "Bacha ba Lesotho, ka le rata haholo!" (Giovani del Lesotho, vi amo molto!) Carissimi giovani del Lesotho.


1. Sono molto contento di essere con voi questo pomeriggio. Vi ringrazio del vostro caloroso benvenuto. Grazie per il vostro amore per Gesù e per la Chiesa.

Sono grato dell'opportunità che mi è stata data di ascoltarvi e parlarvi, di udire ciò che volete dirmi con le vostre parole, nei vostri canti e nel nostro essere insieme.

Il periodo che ho trascorso nel Lesotho è stato realmente un tempo di festa: un tempo per ringraziare Dio del dono della nostra fede in Cristo; un tempo per rendere lode a Dio per la testimonianza di fede del beato Joseph Gérard; un tempo per chiedere la benedizione del Signore sul futuro della Chiesa in questo Paese. E vedo in voi quel futuro, un futuro pieno di speranza. E' un futuro costruito sulla benedizione meravigliosa di conoscere ed amare il Signore Gesù Cristo.

Con il vostro Battesimo vi è stato elargito questo dono di fede, la stessa fede che alimento l'anima del beato Joseph Gérard, la stessa fede che tramando ai vostri antenati e che spetta a voi tramandare a vostra volta. La fede è il nostro grande tesoro, la fede in Gesù Cristo il Signore, ed è questo tesoro che custodisce la chiave del futuro. E così vogliamo cominciare facendo nostre le parole del salmo che abbiamo recitato insieme: "Ascoltero ciò che il Signore vuole dire". Si, ascoltiamo il Signore che ama tutti noi.


2. Cari giovani amici, la fede scaturisce dall'ascolto del Signore. E cresce attraverso il continuo ascolto - ascolto della Parola di Dio, ascolto del suo corpo, la Chiesa. Ecco perché é così importante che già nei primi anni della vostra vita sviluppiate un'abitudine all'ascolto, soprattutto a "ciò che il Signore Dio vuole dire". Come il beato Joseph Gérard, ciascun membro della Chiesa deve diventare uno studioso costante della Parola di Dio. Oggi molti giovani trovano utile studiare il Vangelo insieme, in piccoli gruppi. In questo modo traggono ciascuno profitto dalle intuizioni dell'altro e imparano ad applicare la Parola ispirata alla vita ed ai problemi quotidiani. E tuttavia nulla potrà mai sostituire la meditazione personale della Parola di Dio: nulla può sostituirsi al dialogo intimo di ognuno di noi con il Signore.

Ascoltando la Parola di Dio, scoprirete la vostra propria identità, arriverete a conoscervi come Dio vi conosce. La Scrittura dice: "Voi siete la razza eletta di Dio, i suoi santi: Egli vi ama" (Col 3,12). Agli occhi di Dio, ecco chi siete. Siete chiamati ciascuno per nome e siete amati da Dio di un amore sempiterno. E' questa la verità che apprendiamo nella fede.


3. Ascoltando la Parola di Dio, udirete "una voce che parla di pace". Si, al suo popolo fedele Dio parla parole di pace. Perché egli è la sorgente di riconciliazione. E' il fondamento vivente della pace, specialmente quella pace che viene attraverso la conversione, dono di Dio.

Noi uomini non potremo mai conseguire pace e riconciliazione attraverso i nostri sforzi e i nostri progetti. Dobbiamo cominciare ad ascoltare "ciò che il Signore Dio vuole dire, una voce che parla di pace". E poi dobbiamo agire in base a ciò che udiamo. L'ascolto, infatti, conduce all'azione. Lungi dall'essere una cosa puramente passiva, l'ascolto ci sprona a venire incontro alle necessità degli altri, ad abbattere le barriere di pregiudizi e di ostilità, a diventare servitori di riconciliazione e di pace cominciando in modi concreti, come quelli suggeriti da san Paolo nella lettura che abbiamo ascoltata: "Rivestitevi dunque di sentimenti di misericordia, di bontà, di pazienza" (Col 3,12). Per essere servitori di pace per gli altri, dobbiamo alimentare nel nostro cuore queste virtù raccomandate dall'Apostolo.


4. E soprattutto, se la pace deve regnare nel vostro cuore, dovete rinunciare ad ogni forma di violenza e di odio. La violenza genera solo altra violenza. L'odio ci esclude dagli altri, rendendo la comunicazione e la riconciliazione impossibili. L'aumento della violenza nel mondo non potrà mai essere arrestato rispondendo con una violenza ancora maggiore. Ma può essere disarmato dalla risposta di amore, non un amore sentimentale che non è altro che emozione, ma un amore che è radicato in Dio, un amore simile a quello di Cristo, un amore che rimane non violento.

Qualcuno potrà dirvi che la scelta della non violenza non è in definitiva altro che una passiva accettazione di situazioni d'ingiustizia. Potrà sostenere che è da vili non usare violenza contro ciò che è ingiusto, o rifiutare di difendere con violenza gli oppressi. Ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Non vi è nulla di passivo nella non violenza, quando è una scelta dettata dall'amore. Non ha nulla a che vedere con l'indifferenza. Il suo obiettivo è di cercare attivamente di "non lasciarsi vincere dal male, ma vincere con il bene il male", come c'invita a fare san Paolo (Rm 12,21). Scegliere la non-violenza significa fare una scelta coraggiosa di amore, una scelta che implica la tutela effettiva dei diritti dell'uomo e un fermo impegno per la giustizia e per uno sviluppo armonico.

Nel fare questa scelta, il primo passo da compiere è la preghiera. Se infatti il Signore non guida i nostri passi, smarriamo presto il cammino. Se i nostri sforzi non sono radicati in Dio e nella sua volontà, tutto ciò che facciamo sarà vano. Come dice il salmista: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori; se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode" (Ps 127[126],1). La preghiera ci tiene uniti nel Signore; la preghiera mantiene la nostra fede luminosa e ardente; la preghiera ci conduce all'azione che è in armonia con il progetto di Dio.


5. Se la pace deve regnare nel vostro cuore, dovete essere disposti a perdonare, a perdonare completamente e sinceramente. Nessuna comunità può sopravvivere senza il perdono. Nessuna famiglia può vivere in armonia, nessuna amicizia può resistere, senza il rinnovato perdono. Il perdono è un dono gratuito e disinteressato che Dio ci offre perché a nostra volta possiamo offrirlo agli altri. Perdonare significa aprire la porta ad un nuovo inizio. Rende possibile una comunione nell'amore fondata sulla verità e la compassione. Il perdono lascia dietro di sé ricordi dolorosi del passato e spera in un futuro costruito su ciò che è giusto e buono.

Rende possibile la riconciliazione e la pace.

Vi esorto dunque, sia nella vostra vita personale che nella vostra famiglia e nella società, a seguire il consiglio di san Paolo. Egli ci esorta con queste parole: "Sopportatevi a vicenda; perdonatevi scambievolmente se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi" (Col 3,13). Che la vostra fede, fondata sulla misericordia di Dio e sul suo dono di perdono, alimenti nel vostro cuore una costante disponibilità al perdono.


6. Se la pace deve regnare nel vostro cuore, occorre ancora un'altra cosa: dovete mettere la vostra fede in pratica operando per la giustizia e per il bene degli altri, specialmente per il bene della famiglia.

Oggi nel Lesotho, come anche in altri Paesi, la vocazione al matrimonio deve affrontare un numero sempre maggiore di ostacoli.

Le unioni irregolari stanno crescendo con un ritmo allarmante, spesso come conseguenza di mali come il "chobelo" o il "chobeliso", la fuga a due o la costrizione. Queste pratiche sono contrarie alla morale cristiana e alle esigenze della dignità dell'uomo. Non conducono ad una felicità personale duratura, né ad alcuna forma di stabilità nel matrimonio; sono la garanzia di un disastro.

Uno dei problemi fondamentali è la perdita dell'apprezzamento della virtù della castità. Quanto è importante recuperare questa virtù nella nostra epoca! La castità, infatti, ci aiuta ad armonizzare tutte le dimensioni della nostra sessualità e quindi a vivere nella gioia conformemente alla volontà di Dio.

Pur esigendo un'abitudine di autodisciplina, la castità è anche un dono dello Spirito Santo che vive nel nostro corpo come in un tempio.

La vita familiare cristiana è un riflesso della vita della Santissima Trinità, dove esiste un reciproco scambio di amore tra le tre Persone divine. La famiglia è una sorta di piccola Chiesa dove questo amore della Santissima Trinità e l'amore del prossimo vengono appresi e possono rafforzarsi. La vocazione cristiana vi chiamerà, come adulti, a sacrificarvi per tutelare la divina istituzione della famiglia e per cercare di porre rimedio ai mali sociali che ne minacciano l'integrità. Vi incoraggio dunque, in questo periodo alla vostra giovinezza, a prepararvi bene alle serie responsabilità della vita familiare.

Ciò che occorre è una preparazione basata su una conversazione continua con Cristo. In questa Chiesa, Cristo vi istruirà sul sacramento del Matrimonio, sulla comunione intima di vita e di amore che è un'immagine della amorosa unione di Cristo e della Chiesa (cfr. Ep 5,21-33). Il Matrimonio cristiano è fondato su un consenso libero e maturo della moglie come del marito, per cui ogni forma di costrizione è chiaramente opposta alla volontà di Dio e alla pari dignità dell'uomo e della donna.

Cari giovani amici, lasciate che il Signore Gesù vi istruisca sull'amore, perché è egli stesso la fonte di ogni amore. L'uomo non può vivere senza amore; eppure con quanta facilità la nostra comprensione dell'amore può essere distorta, specialmente dall'egoismo e dall'orgoglio, ma anche dai vuoti slogan e dalle false attrattive della società materialistica. Per questo vi esorto nuovamente, come già ho fatto nella mia lettera apostolica ai giovani: "Non abbiate paura di un amore che richiede molto alle persone. Queste esigenze - che sono quelle che trovate nel costante Magistero della Chiesa - sono proprio quelle che possono fare del vostro amore un amore autentico" ("Epistula Apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato", 10, die 26 mar. 1985: , VIII, 1 [1985] 782).

Desidero incoraggiare anche quelli di voi che il Signore chiama a seguirlo nel sacerdozio o nella vita religiosa. Io vi dico: siate generosi. Le parole di Gesù sono fin troppo vere: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Mt 9,37). Sono certo che Cristo sta chiamando alcuni di voi, forse molti di voi, a servire lui e il suo popolo come suoi sacerdoti e religiosi. Siate zelanti e disponibili a rispondere alla sua chiamata! Ricordate l'esempio del beato Joseph Gérard. Guardate a tutto il bene che potete compiere e alla gioia che sarà vostra, quando seguirete le orme del Signore Gesù Cristo.


7. Carissimi giovani del Lesotho, come è bello essere con voi nel vostro bellissimo Paese. Partendo portero con me il felice ricordo di questo incontro con i futuri leaders del Lesotho; e ricordero tutti i momenti speciali di questa visita pastorale, in particolare la beatificazione di padre Joseph Gérard. Prima di concludere, desidero lasciarvi con un ultimo appello: che Gesù Cristo sia vostro modello di vita. Si: che egli sia il vostro unico modello, e punto di riferimento, Cristo che è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,16). Non accontentatevi di nulla che sia meno di Cristo. Possa egli guidarvi, proteggervi e rassicurarvi nel suo amore. Possa Cristo essere la vostra gioia e la vostra corona. "E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati" (Col 3,15).

Sia lodato Gesù Cristo!


Data: 1988-09-15 Data estesa: Giovedi 15 Settembre 1988




Con il clero e i religiosi nella Cattedrale di Maseru - Lesotho

Titolo: La beatificazione di padre Gérard è segno di maturità di una Chiesa pronta per una nuova evangelizzazione

Testo:

"Ho rorisoe Jesu Kriste!" Cari fratelli e sorelle in nostro Signore Gesù Cristo.


1. E' per me una grande gioia salutare voi tutti con le bellissime parole che il beato Joseph Gérard insegno ai primi seguaci e che è ormai per tutti i cattolici una nobile tradizione. Si, sia lodato nostro Signore Gesù Cristo! E sia lodata la sua beata Madre soprattutto oggi poiché ci incontriamo in questa splendida Chiesa che è dedicata a lei e che porta il nome di "Nostra Signora delle Vittorie".

Cari fratelli sacerdoti, cari fratelli e sorelle nella vita religiosa e miei cari seminaristi: dopo aver celebrato la Messa di beatificazione questa mattina, sono felice di avere l'opportunità, nello stesso giorno, di incontrarmi con voi che siete così vicini al mio cuore. La beatificazione di padre Joseph Gérard, sacerdote e religioso, costituisce una vera e propria pietra miliare nella storia del Lesotho. E' un segno della amorevole provvidenza di Dio che opera in mezzo a voi. E' quindi questo il momento di celebrare e di rendere grazie al Signore della storia e al Dio dell'amore che ha chiamato ciascuno di voi per nome e vi ha dato la possibilità di partecipare della sua vita divina. E il modo migliore per rendere grazie a Dio è quello di ricordare gli eventi del passato attraverso cui si sono manifestate le sue benedizioni.

In primo luogo ricordiamo gli zelanti sacerdoti missionari e i religiosi del passato, quegli uomini e quelle donne dalla fede salda e dall'amore ardente che lasciarono le loro famiglie e i loro amici, la loro cultura e la loro patria, per portare il Vangelo di Cristo all'amato popolo di questa terra.

Quei primi missionari valicarono le montagne di questo bellissimo regno, spargendo il seme della fede cristiana e costruendo le fondamenta di una Chiesa viva e forte. Il ricordo di quei sacerdoti e di quei religiosi richiama alla mente le parole del profeta Isaia: "Come sono belli sui monti / i piedi del messaggero di lieti annunzi / che annunzia la pace, / messaggero di bene / che annunzia la salvezza" (Is 52,7).

In verità, "come sono belli i piedi del messaggero di lieti annunzi"! Ed è proprio questo che i sacerdoti e i religiosi sono chiamati a fare. Noi dobbiamo essere gioiosi araldi della buona novella di nostro Signore Gesù Cristo. Questa è la nobile eredità che oggi i missionari che hanno servito in questa terra vi hanno lasciato. A cominciare da padre Joseph Gérard e dai suoi compagni, la tradizione dello zelo nella predicazione della Parola di Dio e negli sforzi finalizzati ad uno sviluppo umano integrale e alla liberazione, è stata continuata con generosità da generazioni di sacerdoti e di religiosi, per la maggior parte provenienti da altri Paesi. Oggi, a quegli uomini e a quelle donne di Dio, noi rendiamo un omaggio particolare. Grazie ai loro sforzi, la Chiesa del Lesotho ha sperimentato una crescita sorprendente, sia nel numero che nelle opere. La storia del vostro Paese porta la testimonianza dell'importante contributo dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, che con grande zelo operano nei diversi settori della vita sociale: annunciano la buona novella e la pace, portano la gioia e proclamano la salvezza.


2. E ora è iniziata una nuova era per la vita della Chiesa in Lesotho, una nuova fase nel grande compito dell'evangelizzazione. E' un tempo segnato dalla gratitudine per il passato e tuttavia dalla disponibilità ad affrontare le nuove sfide del presente e del futuro, un tempo in cui i figli e le figlie del Lesotho stanno prendendo il posto di molti missionari stranieri, rispondendo così alla chiamata di Cristo che invita a continuare il servizio pastorale della Chiesa in continuità con quanto è stato fatto prima. Come san Paolo, i missionari "come un sapiente architetto" hanno "posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra" (1Co 3,10). C'è ancora un grande bisogno di missionari poiché essi rivestono un ruolo di estrema importanza, ma è giusto che anche i figli e le figlie di questa terra assumano maggiori responsabilità. Al tempo stesso, mi rallegro poiché la Chiesa locale sta inviando missionari in altri Paesi, soprattutto religiose. Anche questo prova quali abbondanti frutti l'amore di Cristo abbia prodotto in mezzo a voi.

Come insegna il Concilio Vaticano II: "L'opera dell'impianto della Chiesa in un determinato raggruppamento umano raggiunge una meta precisa, allorché la comunità dei fedeli, inserita ormai nella vita sociale e in qualche modo adeguata alla cultura locale, gode di una certa stabilità e solidità: fornita cioè di una sua schiera, anche se insufficiente, di sacerdoti, di religiosi e di laici del luogo..." (AGD 19). La Chiesa del Lesotho ha raggiunto tale traguardo con l'aiuto della grazia di Dio e con gli sforzi di tante persone. E la beatificazione di padre Gérard, è il segno del raggiungimento di una certa maturità cristiana, una maturità che proclama la grandezza dell'amorevole provvidenza di Dio e la fecondità della grazia divina che opera nei cuori di coloro che credono, una maturità che mostra come la Chiesa locale sia ormai pronta per una nuova era di crescita in Cristo.

La Chiesa nel Lesotho, che in modo meraviglioso ha messo radici in questa terra, deve ora approfondire il dono della fede e perseverare nell'inesauribile compito dell'evangelizzazione, specialmente in quei settori che non sono ancora stati raggiunti dal Vangelo. I laici debbono essere aiutati a promuovere il Regno di Dio negli avvenimenti ordinari dell'esistenza quotidiana.

La famiglia deve essere rafforzata nell'unità e nella sua missione vitale di vita e di amore. La società deve essere ispirata e purificata dal Vangelo; i mali sociali debbono essere combattuti e vinti attraverso la giustizia e l'uguaglianza garantite dalla legge. Vi sono inoltre le necessità particolari dei giovani, degli anziani, degli ammalati e degli invalidi. E la responsabilità di questo grande compito è in modo particolare su di voi, miei cari fratelli e sorelle in Cristo, sacerdoti e futuri sacerdoti, religiose e religiosi, che siete stati chiamati da Dio per servire lui e il suo popolo in questa terra.


3. Ricordate le parole del nostro Salvatore: "Non voi avete scelto me, / ma io ho scelto voi; / e vi ho costituiti / perché andiate e portiate frutto / e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).

Cristo vi ha chiamato ad essere suoi "amici". E' lui che vi ha inviato.

Cristo ha affidato a voi il compito dell'evangelizzazione. Certamente ciascun battezzato riceve questo incarico ed ha un ruolo da svolgere. Ma in modo particolare il Signore chiede a voi, sacerdoti e religiosi, di assumere la guida nel diffondere la buona novella della salvezza e nel dare pubblica testimonianza del Vangelo. Egli dice a voi quello che disse agli apostoli: "Insegnate loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Si, il Signore è con voi sempre. Non dimenticate mai queste parole rassicuranti. Che esse siano sempre la vostra consolazione e la vostra forza, la vostra ispirazione e la vostra gioia. Il Signore è sempre con voi, qualsiasi servizio prestiate in seno alla Chiesa: nella preghiera, nell'apostolato e in tutti gli sforzi in favore della giustizia. E soprattutto il Signore è con voi nella assemblea liturgica. Per questo motivo, voi tutti dovete essere uomini e donne dell'Eucaristia. Poiché la Chiesa ci insegna: "Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiali e le opere d'apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia, e ad essa sono ordinati. Infatti nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa cioè lo stesso Cristo" (PO 5).

Nella comunione con Cristo, voi troverete la forza di adempiere la vostra missione nella Chiesa. In Lesotho, come in tanti altri Paesi, questo si identificherà con un'evangelizzazione della vostra cultura, vale a dire un'evangelizzazione dei vostri costumi e delle vostre tradizioni, della vostra arte, della vostra musica, di tutte quelle doti innate e quei valori che sono propri della vostra società. Tutte queste cose, dovrebbero essere purificate e arricchite dalla luce e dalla forza del Vangelo.

Ma come si evangelizza una cultura? Come potete assecondare l'opera dello Spirito Santo in mezzo a voi? Si comincia con l'evangelizzare le genti, poiché la cultura è il prodotto di un popolo ed è plasmata dalla qualità del rapporto che si ha gli uni con gli altri e con Dio. E quindi il primo passo è evangelizzare come fece lo stesso Gesù cioè chiamando i popoli alla conversione.

Ricordate le prime parole che Gesù pronuncio nel ministero della sua vita pubblica, parole che san Marco riporta nel Vangelo: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino" disse "convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). La vita cristiana, infatti, implica una conversione costante. A tale riguardo può essere di grande aiuto accostarsi regolarmente al sacramento della Penitenza. Ogni aspetto della nostra vita personale e sociale deve essere purificato ed ispirato dalla verità e dall'amore di Cristo. Solo allora le leggi e le istituzioni della società, saranno rese conformi alle esigenze della giustizia e della dignità umana. Ci vuole tempo prima che i comportamenti e le abitudini si modifichino, e tuttavia essi possono essere cambiati. Con l'aiuto della grazia di Dio e il potere della morte e risurrezione di Cristo, ciascuno di noi può abbracciare il cuore e la mente di nostro Signore e Dio.


4. Cari fratelli e sorelle in Cristo: la missione che vi è stata affidata da Dio è veramente una missione vitale per la Chiesa e per il mondo, è una missione che senza dubbio vi porterà ad essere partecipi della croce di Cristo e al tempo stesso della sua resurrezione. Come ci rammenta san Paolo: "Tutto questo pero viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della Riconciliazione" (2Co 5,18).

Non dobbiamo mai dimenticare questa verità: "Dio ci ha riconciliati con sé". La nostra vocazione è cominciata come opera di Dio, come dono divino di riconciliazione e di comunione con lui. Grati per questo dono, non tralasciate alcuno sforzo per preservare e approfondire la vostra unione con Dio, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana e la gioiosa imitazione di Gesù nella sua castità, povertà ed obbedienza. Questo è il segreto di un fecondo ministero in seno alla Chiesa; ed è la via che il beato Joseph Gérard ha seguito nel suo lungo servizio sacerdotale. Lo stesso Gesù ci ha detto: "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).

La nostra comunione con Cristo scaturirà necessariamente dall'amorevole comunione degli uni con gli altri. Questo è il comandamento che Gesù ha dato ai suoi discepoli: "Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati" (Jn 15,12).

Tra i sacerdoti vi è una speciale fratellanza radicata nella loro ordinazione sacerdotale. E' quindi naturale che essi si amino gli uni gli altri proprio come fratelli, che si sostengano vicendevolmente nel ministero della parola e del sacramento e che compiano sforzi costanti per incoraggiarsi gli uni gli altri attraverso la preghiera, la carità e l'aiuto reciproco.

Questo spirito di fraternità sacerdotale dovrebbe cominciare a manifestarsi già nel seminario. Infatti uno degli obiettivi della formazione sacerdotale è proprio quello di promuovere in ciascun seminarista le qualità umane e spirituali che gli permettano di essere attivo ministro di riconciliazione e un autentico fratello in Cristo per gli altri sacerdoti del suo presbiterato diocesano.

Certamente, la vita religiosa offre numerose opportunità per crescere non soltanto nell'amore di Dio, ma anche in quello degli altri. La preghiera comune e l'apostolato collegiale sono soltanto due esempi di come i religiosi vivano una vita comunitaria, radicata nella carità reciproca. Ancora più importante per un profondo spirito di fratellanza è "l'unità di mente e di cuore" che è alimentata dal comune perseguimento della santità, dal comune carisma e dal comune impegno, per la vita, di seguire Cristo conformemente al Vangelo e alle costituzioni dei loro specifici Istituti.

Come "prescelti" da Dio e quali servitori della Chiesa, tutti voi, sacerdoti e seminaristi, suore e fratelli religiosi, siete chiamati a costruire e a rafforzare l'unità di tutti i credenti in Cristo. Talvolta sono necessari sforzi particolari per promuovere una fruttuosa collaborazione tra il clero e i religiosi o tra i diversi istituti religiosi. I laici devono essere considerati autentici fratelli e sorelle in Cristo, con un ruolo vitale nella missione della Chiesa e con il diritto di avere la nostra amicizia e il nostro incoraggiamento. E nessun ministero in seno alla Chiesa può dare frutti duraturi se non viene portato avanti nella fedele collaborazione con i Vescovi locali, in comunione con la Chiesa universale.

Miei fratelli e sorelle: concludero questo discorso facendo mia l'esortazione di san Paolo a Timoteo: "ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te... Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro... ma soffri anche tu insieme con me per il Vangelo, aiutato dalla forza di Dio" (2Tm 1,6-8).

Non vergognatevi dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro! Con la parola e con le azioni, di fronte al mondo date testimonianza della buona novella di nostro Signore Gesù Cristo.

Che la Vergine santissima e il beato Joseph Gérard vi aiutino con le loro preghiere e la loro protezione celeste.

Che Dio vi benedica tutti.


Data: 1988-09-15 Data estesa: Giovedi 15 Settembre 1988




L'incontro ecumenico al "Catholic Community Center" di Maseru

Titolo: "Dobbiamo imparare a parlarci onestamente con il desiderio di abbracciare la pienezza della verità".

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2Co 1,2).

E' una gioia per me avere l'opportunità di incontrarmi con i rappresentanti delle altre comunità ecclesiali del Lesotho. Come sapete, un motivo particolare per cui sono voluto venire nel vostro Paese è stato quello di celebrare qui la beatificazione del beato Joseph Gérard, uno dei primi missionari cattolici del popolo Basotho. Ma, allo stesso tempo, ho sentito che era importante che questa visita pastorale avesse una dimensione ecumenica. Inoltre, anche prima che i primi missionari cattolici arrivassero nel Lesotho, altri cristiani avevano già iniziato qui l'opera di evangelizzazione. E nel corso degli anni, fino ad oggi, voi e i vostri fratelli e sorelle cattolici vi siete impegnati a servire Dio in questa terra. Tuttavia, allo stesso tempo, voi avete sperimentato qui, come in altri luoghi del mondo, il triste fenomeno della divisione fra i cristiani. Voi avete inoltre provato un desiderio sempre più grande di superare gli ostacoli e le divisioni del passato per raggiungere in futuro quella completa unità per cui Cristo stesso ha pregato.

Sono sicuro che oggi questo servizio di preghiera darà coraggio a tutti coloro che sono impegnati nel movimento ecumenico e prego affinché si avvicini il giorno in cui saremo realmente una sola cosa in Cristo, con un'unità come quella che Gesù chiese al Padre suo quando disse: "Perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23).


2. Nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi, il grande apostolo delle genti così si rivolge al popolo: "Mi è stato segnalato... che vi sono discordie tra voi" (1Co 1,11). In seno alla Chiesa locale si sono formati dei gruppi, gruppi che minacciano la fede e la comunione dei membri. San Paolo desidera fare tutto ciò che può affinché questi siano eliminati. E per questo scrive: "Vi esorto pertanto fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti" (1Co 1,10).

Ciò che san Paolo desiderava dai cristiani di Corinto era che vincessero le divisioni e cercassero la grazia della sincera conversione. Per questo, senza un personale cambiamento di cuore, i conflitti e le discordie, non potranno mai essere sconfitti, e l'unità nel credo e nella pratica mai ripristinata.

Nel Concilio Vaticano II, i Vescovi della Chiesa cattolica hanno manifestato lo stesso bisogno di conversione per raggiungere il progresso ecumenico. Essi hanno affermato: "Ecumenismo vero non c'è senza interiore conversione; poiché il desiderio dell'unità nasce e matura dal rinnovamento della mente (cfr. Ep 4,23), dall'abnegazione di se stessi e dal pieno esercizio della carità" (UR 7).

Per noi, inoltre, l'impegno ecumenico comincia dalla preghiera umile, chiedendo al nostro Dio, che è pieno di grazia, di perdonare i nostri peccati, di illuminare le nostre menti e di donarci la grazia per cambiare il cuore.


3. Tale conversione vuol dire allontanarsi dal peccato e rivolgersi alla verità, la pienezza della verità che Cristo rivela. Con le parole del salmo, diciamo a Dio: "Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza" (Ps 51[50],6). Questa personale ricerca della verità, che inizia nella preghiera ed è aiutata dallo studio, rende possibile una delle principali attività del movimento ecumenico, vale a dire la pratica del dialogo.

Il dialogo cerca di raggiungere quella comunione della mente e del cuore che è modellata sulla vita interiore della Santissima Trinità. Le prime fasi, spesso molto lente e difficili, richiedono pazienza e perseveranza. Le incomprensioni del passato devono essere vinte e una migliore comprensione reciproca deve essere sostenuta. Dobbiamo imparare a parlare onestamente gi uni con gli altri nella carità fraterna, con il desiderio di raggiungere ed abbracciare la pienezza della verità di Dio. In questo impegno, la chiarezza è un'espressione di carità, che il Concilio Vaticano II ha giustamente suggerito, affermando che: "Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta l'intera dottrina. Niente è più alieno dall'ecumenismo, quanto quel falso irenismo..." (UR 11).

Dobbiamo quindi procedere con l'arte del dialogo, rimanendo fedeli a ciò che lo Spirito di Dio ha già operato nelle nostre vite e nelle nostre comunità, fiduciosi che se invochiamo Dio nella fede "nell'intimo dei nostri cuori ci insegnerà la sapienza" (cfr. Ps 51[50],6).


4. Nell'ambito del Consiglio Cristiano del Lesotho avete cercato di creare un centro di ricerca di questo dialogo ecumenico ed anche di promuovere la cooperazione fraterna nei progetti che servono al bene comune. Tale collaborazione manifesta l'autentica, sebbene imperfetta, unità in Cristo che già condividiamo. E può migliorare la nostra efficienza servendo i poveri e i bisognosi, secondo l'esempio di Gesù nostro Signore, che ci dice: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

Particolarmente valide sono queste istanze quando i cristiani di diverse tradizioni si riuniscono nel nome di Cristo per difendere e promuovere la dignità e i diritti della persona umana, senza distinzione di razza, gruppo o ceto sociale. Tale azione comune a favore della giustizia e dell'eguaglianza rende testimonianza al Vangelo ed è al servizio di tutta la famiglia umana.

Di fronte a noi vi sono numerosi settori di collaborazione reciproca, come l'assistenza agli ammalati e ai sofferenti, l'assistenza alla vita familiare e gli sforzi volti a promuovere la riconciliazione e la pace. In un Paese come il Lesotho, che è in via di sviluppo, il compito di promuovere uno sviluppo integrale, costituisce indubbiamente un'ottima opportunità per lavorare insieme quali fratelli e sorelle nel nostro Signore e salvatore.


5. Cari amici in Cristo: teniamo sempre presente in ogni momento la croce del nostro Signore e redentore, perché nel salvatore crocifisso "voi che eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo" (Ep 2,13).

Naturalmente la via della piena unità nella fede e nell'amore è lunga e difficile. Non possiamo pretendere di arrivare alla fine senza molte preghiere e sofferenze.

Tuttavia, con la grazia di Dio, abbiamo già percorso una lunga strada. E' stato raggiunto un autentico progresso.

Con i tempi di Dio, le preghiere di Cristo per la perfetta unità saranno pienamente esaudite. Cristo ha già vinto il potere del peccato che causa ogni divisione. Non dobbiamo stancarci o smettere di lottare fino a raggiungere l'obiettivo tanto desiderato. Soprattutto non smettiamo mai di pregare, con gioiosa speranza, aprendo i nostri cuori, fiduciosi di ricevere i molteplici doni dello Spirito.

Ciò che ci porta lo Spirito sono tutti doni che accompagneranno la piena comunione in Cristo, i doni di "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22-23). E come ci assicura san Paolo: "Contro queste cose non c'è legge... Se pertanto viviamo dello Spirito camminiamo anche secondo lo Spirito" (Ga 5,23 Ga 5,25).

Si, seguiamo la guida dello Spirito, lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel Battesimo, "l'Avvocato" che sempre difende le nostre cause, "lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere (Jn 14,17), lo Spirito che Gesù ha mandato per condurci "alla verità tutta intera" (cfr. Jn 16,13).

Amici miei in Cristo, vi saluto con le parole di san Paolo: "Per il resto fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi" (2Co 13,11).


Data: 1988-09-15 Data estesa: Giovedi 15 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - L'atto di affidamento del Lesotho alla Madre di Dio - Maseru