GPII 1988 Insegnamenti - La visita al Presidente della Repubblica nel "Palacio da Ponta Vermelha" di Maputo (Mozambico)

La visita al Presidente della Repubblica nel "Palacio da Ponta Vermelha" di Maputo (Mozambico)

Titolo: Il dialogo tra lo Stato e la Chiesa permetterà di soddisfare le legittime aspirazioni dei mozambicani

Testo:

Eccellentissimo signor Presidente, eccellentissima Signora, Eccellenze, signore e signori.


1. Ringrazio, prima di tutto, per le calorose e ossequiose parole di benvenuto che il signor Presidente mi ha appena rivolto, a nome personale, del governo e di tutto il popolo mozambicano. Ringrazio anche per la presenza, al mio arrivo all'aeroporto, di vostra eccellenza e dei più alti responsabili della nazione. E' con grande gioia che giungo in Mozambico e che visitero questo popolo, la cui ospitalità e cordialità mi erano note e che ora mi sono già ben manifeste.

Nella persona di vostra eccellenza, desidero salutare cordialmente i mozambicani, da Rovuma a Maputo, particolarmente i più poveri e i più sofferenti nel corpo o nello spirito.

Oggi mi trovo qui, signor Presidente, accogliendo l'amabile invito di vostra eccellenza e dei miei fratelli nell'episcopato. Ringrazio semplicemente ma in modo sincero. Molte grazie! Molti ringraziamenti a tutti! 2. Vengo a voi come Vescovo di Roma, come vicario del Principe della Pace, Gesù Cristo, per il quale l'uomo è un fratello che deve essere amato, rispettato e protetto. Di conseguenza è una visita pastorale, come quelle che ho fatto a tanti altri popoli che amo con e nell'amore di Cristo. Le mie parole e i miei interventi saranno rivolti in primo luogo ai fedeli della Chiesa cattolica, per confermarli e stimolarli nell'impegno cosciente a vivere come figli di Dio, partecipi di questa società. Ma si dirigono anche a tutti i mozambicani, senza distinzione, per ripetere loro il messaggio: l'amore esiste; nessuno può vivere bene senza amore; è possibile la civiltà dell'amore.

Ricca della sua esperienza in umanità, la Chiesa vede nell'uomo il suo cammino. E in nome e nella fedeltà a Cristo redentore, essa vuole contribuire allo sviluppo integrale e autentico dell'uomo stesso, anche qui in Mozambico, come ha fatto, sta facendo e continuerà a fare in tutti i Paesi del mondo, nel modo che le è lecito. E questo suo contributo è per il beneficio di tutti e di ciascuno, in quanto la Chiesa considera ogni persona un valore e ogni comunità un corpo; e che entrambe devono essere libere e mai oppresse. E la Chiesa stessa trarrà la motivazione e la perseveranza per tanto operato, nella "somiglianza" divina dell'uomo e nella sua vocazione all'immortalità (cfr. SRS 29).


3. So, signor Presidente, per averlo sentito da vostra eccellenza, in occasione della sua visita in Vaticano, nel maggio dello scorso anno, e da ciò che mi ha riferito il mio inviato speciale l'agosto dello stesso anno - come già avevo sentito dal suo illustre e compianto predecessore Presidente Samora Machel - che nella patria mozambicana perdura la guerra, con tutte le sue conseguenze di sofferenza, lutto e desolazione. Molti uomini, donne e bambini soffrono perché non hanno una casa dove abitare, un'alimentazione sufficiente, delle scuole dove istruirsi, degli ospedali dove curarsi, delle chiese dove riunirsi a pregare e dei campi dove impiegare la manodopera. Molte migliaia di persone sono costrette a spostarsi alla ricerca di sicurezza e di mezzi di sopravvivenza; altre si rifugiano nei Paesi vicini. Di fronte a tale triste condizionamento, quando si è presentata l'occasione, non ho mai cessato di ripetere: "No alla violenza e si alla pace!". E le attività dei miei fratelli Vescovi mozambicani in favore della pace hanno avuto sempre il mio sostegno. Vorrei qui manifestare l'augurio che il sentimento profondamente umanitario, valore distintivo dei popoli africani, faccia convergere verso l'uomo tutte le parti interessate in modo che si possano risolvere pacificamente i gravi problemi attuali.


4. I valori peculiari del popolo mozambicano comprendono, come caratteristica rilevante, la stima con cui considerano le dimensioni spirituali della persona umana. La Chiesa cattolica, come del resto anche le altre confessioni religiose, riscontrano nell'uomo mozambicano una grande e profonda apertura al trascendente; una necessità vitale di credere; un'attitudine a disciplinare il proprio comportamento morale e ad orientare la propria vita con base in valori etici universali. E' una caratteristica che lo ha sostenuto in dure prove.

Mi è stato riferito che molti cristiani, ben saldi nella propria fede, hanno dato prove inequivocabili di fermezza nella loro religione e di dedizione al bene comune; e che un grande numero di altri uomini e donne, obbedendo ai dettami della coscienza, coerenti al loro credo, hanno dimostrato autentico eroismo nell'onestà di vita e nella solidarietà fraterna.


5. La storia conosciuta del Mozambico è intimamente legata alla presenza della Chiesa. Malgrado le limitazioni, essa ha voluto e vuole contribuire a tessere questa storia. Per sua natura la Chiesa rispetta le istituzioni e l'autorità (cfr. 1P 2,13ss). Essa non aspira ad interferire negli affari temporali, né pretende di sostituirsi ad una determinata politica. Il suo contributo specifico è sempre quello di rafforzare le basi spirituali e morali della società: è un servizio che mira a rendere consapevoli e formare, chiarendo e indicando gli imperativi etici e, qualora fosse necessario, denunciando le deviazioni e i soprusi alla dignità dell'uomo.


6. Ma la missione della Chiesa non si limita, né può essere contenuta in un progetto umano di benessere e di felicità temporale. E' suo compito specifico e prioritario annunziare il Vangelo: un impegno di liberazione dal peccato, in tutti i suoi aspetti, individuali e collettivi, per una comunione con Dio, in Gesù Cristo. Essa riconosce come suo dovere favorire le legittime aspirazioni alla pace e alla giustizia; essere segno di riconciliazione e di amore contro tutte le forme di odio; agire, nel suo ambito, come fermento di comunione, contro tutte le forme di divisione; promuovere una civiltà dell'amore, estranea a tutte le discriminazioni pretenziosamente basate su convizioni politiche, filosofiche o religiose, sulle diverse condizioni di ricchezza e di potere, sul colore o sulla razza. La sua legge è amare come ha amato Cristo, che essa si sforza di osservare nella certezza che solo l'amore è costruttivo.

Questa posizione della Chiesa non le permette di alienarsi dalla realtà che la circonda. Niente di ciò che è umano può esserle estraneo. Tuttavia, non propone modelli politici, economici o sociali, e neppure una "terza via" fra sistemi contrastanti, nessuno dei quali nella condizione di corrispondere pienamente alla dignità personale dell'uomo o all'indole e alla cultura di un popolo (cfr. SRS 41). In tal modo non è straniera da nessuna parte; di conseguenza non lo è neanche per l'amato popolo mozambicano.


7. La presenza e l'attività della Chiesa in una determinata società non sono mai una cooperazione o una assistenza giunte "da fuori". Ma essa si impegna a promuovere "da dentro" la partecipazione delle persone stesse e delle loro energie, in una comunione di intenti, alla ricerca del bene comune. Anche quando altre fonti sopraggiungono a potenziare le insufficienti capacità delle Chiese locali, con persone e mezzi, risulta essere sempre un'attività che si sviluppa a partire da esse stesse e mai una sovrapposizione o una sostituzione. La Chiesa in Mozambico ha ancora bisogno di sacerdoti, religiosi e religiose di altri Paesi, che giungono a rafforzare l'esiguo numero di mozambicani che si dedicano pienamente ai compiti specifici dell'evangelizzazione; sussiste inoltre la necessità di ricevere aiuti materiali dai cristiani di altre nazioni, al fine di poter realizzare opere che apportino promozione, sviluppo e assistenza, che le comunità cattoliche, da sole, ancora non riescono a compiere per il bene comune.

Tuttavia è sempre la stessa e unica Chiesa che agisce localmente.

Qui, come ovunque, la Chiesa è presente nella società attraverso le sue organizzazioni, ma soprattutto mediante l'opera dei suoi fedeli. Questi, coinvolti nella vita sociale e mossi dai principi della fede e dell'amore cristiano si impegnano con la loro vita nell'edificazione della società. così, è grande la responsabilità dei cristiani - e in questo momento penso al laicato cattolico, uomini e donne, - nel consolidare ed elevare il livello morale e la vita sociale dei concittadini. Sono loro, in effetti, i portatori, mediante l'esempio e l'azione, della forza del Vangelo, destinata ad impregnare "i criteri di giudizio, i valori che contano, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici dei modelli di vita", probabilmente in contrasto con il vero bene dell'uomo e con il disegno di salvezza di Dio (cfr. Pauli VI EN 19).


8. Tuttavia vi sono coloro i quali si dedicano totalmente al servizio della Chiesa: i sacerdoti, i religiosi e le religiose e le altre persone consacrate; questi intendono venire incontro alle esigenze delle situazioni concrete, come quella che si vive in Mozambico in questi tempi, coscienti che fra l'evangelizzazione e la promozione umana, tra la libertà e lo sviluppo, esistono legami profondi non solo di ordine teologico ma anche antropologico.

Di fatto, l'uomo da evangelizzare e aiutare nel suo sviluppo non è un essere astratto: è una persona concreta. E come si potrebbe testimoniare e proclamare a quest'uomo il "comandamento nuovo" senza promuovere, attraverso il cammino della pace e della giustizia, il suo autentico progresso? (cfr. Pauli VI EN 31).

E così, sia quelli che sono partiti dai loro Paesi d'origine, "lasciando tutto" ciò che avevano di più caro (cfr. Mc 10,28), per donarsi a questo popolo, sia quelli che fra i mozambicani, sempre più numerosi, si consacrano a Dio e al servizio dei fratelli, sono disposti ad aiutare: non solo nel campo della sanità, dell'istruzione, dell'assistenza ai bambini e agli anziani, della promozione della donna e del sostegno ai sofferenti; ma anche su un piano di umanizzazione, elevazione culturale e affermazione dei valori etici, accogliendo tutto ciò che c'è di valido nel patrimonio della cultura locale. Religiosi e missionari, per lavorare così generosamente con tutti e per il bene di tutti, hanno bisogno di spazi di libertà.


9. Desidero esprimere qui la mia soddisfazione per l'esistenza di un dialogo, che si è andato ampliando e approfondendo, fra le autorità dello stato e i responsabili della Chiesa cattolica; è già un segno confortante e pieno di speranza dell'unione di sforzi, al fine di salvare tutti quelli che si trovano in condizioni di sofferenze fisiche o morali. Tale dialogo permetterà, ne sono certo, di soddisfare, in parte, le legittime aspirazioni e aspettative dei mozambicani.

Del resto, la pace, la promozione dei diritti, e lo sviluppo dei valori della persona umana sono gli obiettivi che tutti, credenti e uomini di buona volontà, sono chiamati a perseguire, con una convergente partecipazione, rispettosa delle diversità e, per quanto possibile, fraterna.

E' urgente che tutti abbraccino, soprattutto, la causa dell'uomo e seguano il cammino dell'amore per il prossimo e del rispetto per tutto ciò che questo implica sia nell'aspetto materiale sia spirituale. Anelano a questo tutti coloro che soffrono; tuttavia sarà bene per tutti che cessi la sofferenza dei bambini senza genitori, il vagabondare delle donne senza focolare, la solitudine degli anziani senza figli che li proteggano fino agli ultimi giorni della loro vita. E' tempo, dunque, che abbiano fine le divisioni, la freddezza e l'indifferenza nel cuore degli uomini affinché sia interrotta la spirale di violenza e gli strumenti di guerra e di morte siano trasformati in mezzi di pace e di vita.


10. La storia non è un semplice risultato del caso: è qualcosa realizzata anche dai provvedimenti umani. La storia di questo momento resterà segnata da quello che noi - Chiesa, autorità politiche, forze religiose, forze sociali e comunità internazionali - faremo o non faremo a favore della pace e dello sviluppo nel Mozambico. Ora la Chiesa, qui come ovunque, è pronta ad affrontare le sfide di oggi e a cooperare con tutti quelli che scelgono le vie della pace, il cui nuovo nome è sviluppo, non solo economico, ma anche sociale, culturale e spirituale.

L'uomo e la società non si accontentano di nutrire il corpo; hanno bisogno anche di alimentare l'anima; e ciò risulta di gran lunga più impegnativo di quanto si possa immaginare, poiché presuppone la delicatezza dell'amore e il rispetto per l'altro.

E' dunque un messaggio di speranza e, allo stesso tempo, una esortazione che qui invio a tutto il popolo mozambicano, rivolgendomi a vostra eccellenza, signor Presidente, e ai suoi diretti collaboratori, ai quali spetta un compito tanto difficile quanto importante e bello. Sono anche gli auguri di un uomo religioso, servo di Gesù Cristo, che è venuto ad incontrarsi con voi, come amico: auguri di pace, progresso e prosperità! E, con questi sentimenti, imploro che l'Onnipotente accompagni il mio ministero in mezzo a voi; che egli assista ciascun mozambicano nelle necessità e benedica il Mozambico.

"Hosi Katekisa Moçambique"!


Data: 1988-09-16 Data estesa: Venerdi 16 Settembre 1988




Omelia della Messa a Beira - Mozambico

Titolo: Attraverso la situazione attuale, Dio parla al Mozambico e spetta ai pastori interpretare le sue parole presso la comunità

Testo:

"Ti lodino i popoli, Dio / ti lodino i popoli tutti" (Ps 67[66],6).


1. Ripetiamo oggi queste parole del salmista, in terra mozambicana. Le ripeto qui, insieme a voi, carissimi fratelli e sorelle, figli e figlie del popolo che abita questa terra ospitale e piena di speranza: qui a Beira centro di diffusione del cristianesimo nel vostro Paese.

Tutti i popoli ti glorificano o Dio, per la grazia del mio incontro con la Chiesa che vive qui, che è un unico gregge, che si distingue fra le nazioni, offrendo il vangelo della pace e realizzando nella speranza il suo pellegrinaggio (cfr. UR 2); essa è anche impegnata a promuovere e a valorizzare tutto ciò che di vero, buono, e bello si trova nella comunità degli uomini (cfr. GS 76).

Saluto, con affetto, la Chiesa qui riunita, nel nome del Signore; e anche tutta la Chiesa - pastori e fedeli - che è nel Mozambico. Saluto, in modo speciale, il pastore di questa arcidiocesi, dom Jaime Pedro Gonçalves e il suo Vescovo ausiliare e tutti gli altri prelati, soprattutto quelli delle diocesi suffraganee di Quelimane e Tete, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le persone consacrate, coloro che hanno la vocazione, i catechisti e gli animatori di comunità e tutti i fedeli presenti. Allo stesso tempo, saluto questa giovane nazione; la saluto per la sua indipendenza; saluto tutta la popolazione, e gli illustri responsabili del suo destino. Voglio qui riconoscere i meriti di coloro che hanno contribuito a edificare questa comunità nazionale, a costo di sacrifici; e rendere omaggio ai molti missionari che hanno lavorato e lavorano in tutto il Mozambico per costruire questa Chiesa viva.


2. E' per me motivo di intensa gioia essere qui oggi, a celebrare in questa Eucaristia la grazia dell'evangelizzazione, compiendo allo stesso tempo la missione di Pietro nella vostra terra; vengo come pellegrino del Vangelo e come missionario, mandato dal Padre e da Gesù Cristo. In questa Chiesa missionaria, in virtù del ministero pontificio, che un misterioso disegno di Dio mi ha affidato, sono consapevole di essere il primo responsabile dell'opera evangelizzatrice. E quindi: - come pastore della Chiesa universale, obbedendo al Buon Pastore, vengo "a conoscere" e "a pascere" le pecorelle del suo gregge, a dargli l'opportunità di "vedere Pietro" nella persona del suo umile successore e Vescovo di Roma, che qui viene a compiere il mandato di "confermare i fratelli"; - come Vicario di Cristo, vengo ad annunciare il Regno di Dio, desideroso di portare a tutti la sua benedizione e la sua pace.


3. Vengo, inoltre, nel Mozambico - e oggi a Beira - in nome di Gesù Cristo. Egli - dopo aver compiuto la sua missione di Messia sulla terra affermo: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra"; e diede agli apostoli il seguente incarico: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,18-20).

Gli apostoli obbedirono prontamente. E da quel momento in poi adempiendo a questo mandato del Signore Gesù, molti missionari hanno percorso le strade del mondo intero. E venne il tempo in cui questo ordine del Redentore degli uomini comincio a realizzarsi anche fra i popoli che abitavano il continente africano, lungo la costa dell'Oceano Indiano. E qui comincio a stabilirsi la Chiesa, nata dal mistero pasquale e propagatasi per la missione data da Gesù Cristo, il primo evangelizzatore, o meglio, il "Vangelo di Dio".


4. La storia ci dice che, alla fine del XV secolo, con i navigatori portoghesi che giunsero nell'Isola di Mozambico, arrivarono con le loro caravelle alcuni sacerdoti missionari, portando il Vangelo come bagaglio e la croce come emblema.

Tra essi, la storia annovera il nome di san Francesco Saverio, il quale, dopo alcuni mesi di permanenza nell'Isola di Mozambico, prosegui il suo viaggio verso l'India. Successivamente arrivarono nuovi missionari, dell'Ordine dei Domenicani e della Compagnia di Gesù, che qui iniziarono l'opera di evangelizzazione.

Dopo questo lavoro pionieristico, altre famiglie religiose vennero a unirsi ai primi che qui "diffusero la Parola della verità e fondarono la Chiesa" (S. Augustini "Enarrat. in Ps. 44,23"; CCL 38, 510): dagli agostiniani ai Fratelli di san Giovanni di Dio, dai francescani ai padri di Cernache e ai padri del Verbo Divino e montfortani, senza parlare dei più recenti.

Nella loro opera di evangelizzazione contribuirono anche alla promozione sociale e culturale delle popolazioni di questo territorio che oggi costituisce la nazione mozambicana. Obbedendo alle parole del Maestro - "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,16) - i missionari compirono un'opera vasta e meritoria, malgrado le limitazioni imposte dai condizionamenti delle diverse epoche. Ciò è comprovato dalla vostra presenza qui, oggi.


5. Sono note le non facili condizioni in cui, attualmente, qui, si realizza la propagazione del Vangelo, e gli ostacoli al dinamismo del Regno, per la piena realizzazione del mandato: "fare discepoli" e insegnargli a compiere "tutto ciò" che il Signore comando. E ciò non proviene soltanto dalle mancanze del passato; ma è segno di tutta una situazione di ricerca di nuovi cammini, in questa giovane nazione.

Il quadro frequentemente descritto dai missionari che vivono con voi, non è senza ombre, a causa dell'incombente situazione d'insicurezza, dovuta alla violenza, che, come sempre, genera violenza, ansia e morte, rimanendo limitati gli spazi di libertà. Questa situazione si aggrava ulteriormente quando si osserva la diffusione e la socializzazione dell'atteggiamento degli uomini, individuale e collettivo, di chiudersi alla trascendenza, di chiudersi a Dio. Ma non vorrei tralasciare di riconoscere qui gli sforzi che si stanno facendo, in questo momento, per superare tali difficoltà.

Una società - come sappiamo - dipende dal tipo di uomini che la costituiscono; e il suo autentico ed integrale sviluppo non può prescindere dalla realtà e dalla vocazione dell'uomo, dall'uguaglianza fondamentale delle persone, con tutti i suoi diritti e i suoi doveri. E se ne prescinde ciò si ripercuoterà anche sulla famiglia, sulla scuola, sui gruppi intermedi e infine sulla società come tale.

In effetti, fino a quando gli individui e le comunità non vedranno rigorosamente rispettate le esigenze morali, spirituali e culturali fondate sulla dignità della persona umana e sull'identità di ogni comunità, tutti gli altri beni risulteranno insoddisfacenti. E', in fondo, ciò che lo stesso Signore predicava, a proposito della gerarchia dei valori: "Quale vantaggio avrà infatti l'uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la sua anima?" (Mt 16,26 SRS 29-33).


6. Nonostante gli ostacoli incontrati, la Chiesa di Cristo, chiamata a seguire la via che egli le indico, quando realizzo l'opera della redenzione nella povertà e nella persecuzione, continua a camminare. E per questo trova forza nel potere del Signore risorto (cfr. LG 8). Riferendoci, ancora una volta, alle parole del salmo responsoriale, ripetiamo la supplica: "Dio, abbi pietà di noi... su di noi risplenda la luce del tuo volto" (Ps 67[66],1).

Questa "luce del volto di Dio", risplende tra gli uomini, quando la vita sociale si svolge secondo lo spirito di giustizia e di pace. Realmente la giustizia unisce il cielo e la terra, in perfetta armonia, dal momento in cui "la terra fece germogliare il Giusto", Gesù Cristo, che è la nostra pace. Egli è il "frutto" di una terra resa feconda dallo Spirito Santo; incarno e realizzo la nostra salvezza, rivolta ad un perfezionamento della terra e degli uomini, originando e sostenendo la nostra speranza. Per questo, continua la preghiera del salmista: "Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le nazioni sulla terra" (Ps 67[66],5).


7. Portare la buona novella del Regno, "che è già e non ancora", è l'eterna missione della Chiesa "fino alla fine del mondo" come comunità di speranza e amore fraterno: "Perché si conosca sulla terra la tua via, tra tutte le genti la tua salvezza" (Ps 67[66],3). Anche in questa regione e popolo del Mozambico evangelizzare "è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo" (Pauli VI EN 26); è testimoniare che "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16); che Dio è Padre, ricco di misericordia, e offre continuamente agli uomini la possibilità di entrare a vivere nell'ambito della salvezza. Evangelizzare è, anche, impegnarsi affinché si realizzi la richiesta del "Padre nostro": "Venga il tuo regno".

In questo Regno si entra in forza della grazia del Battesimo: "Battezzateli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19); e in esso si permane e si vive grazie ad un continuo sforzo di conversione e il ricorso alla vita sacramentale, affinché si possa compiere "tutto ciò" che il Signore ci aveva comandato e volle che ci fosse insegnato, dal momento in cui, nel Battesimo, chiedemmo alla Chiesa il dono della fede per la vita eterna.


8. La salvezza, quale annuncio profetico dell'aldilà e come profonda vocazione dell'uomo, si trova al tempo stesso in continuità e in discontinuità, con la situazione storica presente, nello scenario di questo mondo che passa (cfr. 1Co 7,31). Ma deve segnare l'uomo, i suoi valori, la sua convivenza sociale e la coscienza di se stesso. In Cristo e per Cristo, nasce "l'uomo nuovo", con quella novità di "giustizia" e "santità" ottenuta per lui nel mistero pasquale. Ed è con "gli uomini nuovi" che devono nascere le società nuove.

Ma affinché il messaggio della salvezza, il Vangelo, influenzi effettivamente la vita dell'uomo del Mozambico, è necessario che egli lo comprenda e lo veda come un bene per se stesso, come un valore che può portargli un arricchimento. Si pone il problema dell'inculturazione.


9. E' un lavoro importante e delicato, che esige discernimento, serietà, competenza e rispetto, al fine di tradurre, senza tradire la sua verità essenziale, tutto il messaggio del Vangelo in un "linguaggio", in senso lato, che possa offrire all'uomo del Mozambico un "linguaggio" per il suo "dialogo" con Dio e con i suoi fratelli. Vorrei manifestare una duplice fiducia: - in Dio, la cui Parola si incarno in Gesù Cristo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Assumendo così la dimensione della nostra storia e il volto del nostro mondo, si rivesti della "nostra" cultura e prese su di sé il peso delle nostre situazioni. Comunico e si fece comunione. E' questo il modello da seguire, affinché l'evangelizzazione possa dirsi, in tutti i sensi, il prolungamento della rivelazione che Dio fece di se stesso; - nei pastori e diretti collaboratori in questa terra mozambicana, che hanno dato prova di sapienza e delicatezza, nello sforzo di collegare in modo armonioso le esigenze del Vangelo con le tracce della cultura locale, tenendo conto della presenza della Chiesa universale.

Dovendo entrare in contatto con tutti i popoli e tutte le culture la Chiesa vuole arricchirsi dei veri valori che vi incontra. E l'esperienza le insegna che pastoralmente è utile adoperare espressioni culturali peculiari in un popolo, per esempio, nelle relazioni all'interno della comunità, nella preghiera, nella catechesi e nella liturgia. Ma in questo campo deve rispettare, con amorosa e totale fedeltà, i testi e i riti che l'autorità legittima decise di escludere dall'ambito della creatività delle persone e dei gruppi.


10. In questo momento si vive nel Mozambico un'esperienza ecclesiale della carità, nella speranza della riconciliazione dell'uomo con Dio, con se stesso e con gli altri. Il Vangelo è riconciliazione e comunione. E mi rallegro di sapere che la Chiesa è consapevole che ciò che deve dire agli uomini, come Chiesa, non scaturisce semplicemente da una situazione particolare e non è un semplice risultato di riflessioni umane: ha la sua fonte in Gesù Cristo, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8).

Il Vangelo è ascolto e dialogo, che richiede vigore e coraggio apostolico. Dio parla e vuole parlare, attraverso le situazioni presenti, al popolo del Mozambico. E spetta ai pastori interpretare questa parola presso le comunità cristiane. Molto è stato fatto, malgrado le difficoltà. Ma molto resta ancora da fare.

Questo popolo, che si interroga, sarà certamente portatore di messaggi che prospetteranno un futuro più umano per il popolo del Mozambico. La lotta per salvare la propria vita e quella dei propri simili, ispirata da sentimenti di carità e di solidarietà, non mancherà di plasmare, prima o poi, la grande famiglia della nazione.


11. L'azione evangelizzatrice globale deve proseguire, senza rotture né debolezze.

In questo momento, in cui circolano frequentemente notizie tristi nel Mozambico e sul Mozambico, bisogna indicare a tutti il progetto di salvezza di Dio, segnalato nella Bibbia: la buona novella della gioia per il Salvatore venuto a instaurare il regno della fraternità e della pace tra tutti gli uomini.

Continui il dialogo dei responsabili della Chiesa, con chi di diritto, a favore della vita e della libertà e per raggiungere le infrastrutture necessarie all'evangelizzazione, come servizio di valorizzazione integrale dell'uomo e della società. La Parola e lo Spirito della verità non potranno altrimenti, in seguito, educare nel rispetto, far crescere nell'amore, purificare e liberare dalla ambiguità, restituendo alle persone la loro dignità e libertà; "La verità vi farà liberi" (Jn 8,32).


12. Dopo la sua risurrezione - e prima di ricongiungersi al Padre - Cristo Signore rimase con i suoi discepoli preparandoli al giorno della Pentecoste: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi; e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra"(Ac 1,8).

Sarete miei testimoni anche nel Mozambico. Oggi nel Mozambico, i testimoni di Cristo risorto siete voi: tutti coloro che ascoltano e accolgono la Parola di Dio, si impegnano a vivere cristianamente, ciascuno secondo la sua vocazione, e testimoniano anche silenziosamente, la buona novella della salvezza.

E' compito di tutti i battezzati i quali, avendo ricevuto il dono della fede, si sentono adulti nella Chiesa, responsabili nella comunità, consapevoli di appartenere al regno del re-servitore e sacerdote-profeta, Gesù Cristo.

E' dovere che spetta ai Vescovi e ai sacerdoti, ai membri degli istituti di vita consacrata e ai laici e, tra di loro, soprattutto a coloro che sono impegnati nell'apostolato, ai genitori, ai padrini, ai catechisti, agli animatori delle comunità; ma anche ai giovani, agli anziani, a coloro che soffrono, e infine a tutto il Popolo di Dio (cfr. AGD 35-41).

L'evangelizzazione è un'opera di fede ma è anche un'arte; e come tale esige preparazione ed uso di mezzi adeguati. Conosco gli sforzi e sacrifici che fate in tale direzione, affinché il Vangelo si diffonda e metta radici nell'anima del vostro popolo. Vi incoraggio a proseguire nella certezza che l'impegno principale dell'evangelizzazione è con il Vangelo; e il resto, per quanto urgente, è sussidiario (cfr. Mt 6,33).


13. Ancora una volta insieme a voi, prego con le parole ispirate del salmista: "Dio abbia compassione di noi!". Dio abbia compassione del vostro Paese! E vi dia la sua benedizione, per continuare l'opera di evangelizzazione che vi impegna a rivelare a tutti, grandi e piccoli, "il mistero nascosto da secoli e da generazioni" (Col 1,26). E che risplenda su di voi la luce del suo volto! Si! Che Dio faccia risplendere la luce del suo volto e illumini il cammino che deve intraprendere il Mozambico in futuro: la società e la Chiesa! Nel momento in cui il Signore Gesù "inviava" gli apostoli in tutto il mondo, prima disse loro: "Mi fu dato ogni potere in cielo e in terra". Non si tratta, ovviamente, di un potere temporale o politico. E' il potere di decidere ciò che riguarda Dio sulla terra: è il potere sul peccato e sulla coscienza di tutti e ciascun uomo.

E' il potere che fu consolidato nel sacrificio della croce e che fu rivelato nella resurrezione per la vittoria sulla morte.

E' il potere che non è di origine umana: ma, veramente di origine divina.

E' grazie all'autorità che tale potere gli conferisce, che Gesù parla agli apostoli nel momento della separazione visibile; e per gli apostoli, parla alla Chiesa nel corso di tutte le generazioni; parla, qui e adesso, proprio a noi, nel Mozambico.

"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Anche qui, con i missionari, prima di noi. E oggi, con noi! In mezzo a tutte le sofferenze e le privazioni del nostro tempo, possano queste parole diventare per noi sempre più motivo di perseveranza e servirci di sostegno.

Gloria a te, Re dei secoli! Amen.


Data: 1988-09-17 Data estesa: Sabato 17 Settembre 1988




Celebrazione della Parola con i fedeli di Nampula - Mozambico

Titolo: Il rispetto sincero del Magistero, base della comunione, è uno dei segni del reale impegno verso la Chiesa

Testo:

Cari Fratelli e sorelle.

"Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito" (1Co 12,4). E' stato lui che ci ha qui riuniti, nel Signore Gesù Cristo.


1. Lasciate che vi manifesti, prima di tutto, la gioia che sento di essere fra voi. Ricevete il saluto affettuoso del Vescovo di Roma, successore di Pietro, che è venuto a visitarvi come pellegrino del Vangelo e della pace. Dio mi è testimone di quanto amo tutti voi, con la tenerezza di Gesù Cristo, come diceva san Paolo (cfr. Ph 1,8). Attraverso queste parole, comprendete già il mio desiderio di vedervi, incoraggiarvi e benedirvi tutti. So che anche voi desiderate darmi la testimonianza della vostra fede e della vostra devozione.

Qui, molto vicino al luogo dove è nato il nome Mozambico, oggi nazione sovrana, con voi rendo grazie a Dio per la crescita della Chiesa nella vostra patria: in questa arcidiocesi di Nampula, nelle diocesi vicine e in tutto il territorio mozambicano saluto, con tutto l'affetto, l'Arcivescovo che mi accoglie, monsignor Manuel Vieira Pinto, gli altri confratelli nell'episcopato, le eccellentissime autorità e tutte le forze vive di questa comunità ecclesiale e delle diocesi suffraganee di Lichinga e Pemba; saluto i cari missionari e fedeli presenti, e quanti, per varie difficoltà, non sono potuti venire, ma sono uniti a noi nello spirito.

Desidero ancora rivolgere un particolare saluto ai seminaristi che frequentano questo seminario interdiocesano e agli altri di tutto il Mozambico: ecco, le vostre comunità, i vostri pastori e il Papa, cari giovani, hanno gli occhi rivolti su di voi, con molta speranza. Siate generosi e amici di Cristo che vi ha voluto "fissare con amore" (cfr. Mt 19,36ss).


2. Le prime missioni, che sono nate qui quasi cinque secoli fa, hanno dato a queste terre i primi cristiani. Con il passare del tempo, a poco a poco sono nate le vostre comunità. In questo momento, voglio ricordare, qui con voi, i missionari che con generosità ed abnegazione, a volte con il sacrificio della propria vita, hanno gettato le basi della Chiesa in questo bel Paese.

I loro nomi, molti dei quali sconosciuti, sono scritti nel libro della vita. E i loro sepolcri, o le loro spoglie senza sepolcro, saranno in qualche angolo della vostra terra.

Mi inginocchio in spirito di fronte ad ognuno di questi sepolcri e prego per questi missionari, resi grandi dal dono di se stessi alle missioni. E per loro e per voi, cristiani di oggi, rendo grazie a Dio! 3. La mia visita missionaria nella vostra terra rende presente qui, in modo speciale la Chiesa di Roma. Nella Chiesa universale - come abbiamo ascoltato nella Parola di Dio ora proclamata - noi tutti che siamo stati battezzati in un solo Spirito, formiamo un solo corpo (cfr. 1Co 12,13); e nel romano Pontefice e nei Vescovi in unione con lui sta il fondamento visibile della vera e unica Chiesa di Gesù Cristo. Questa è la realtà, viva nell'anima dei cristiani, nelle comunità, nelle diocesi, infine nell'universalità del Popolo di Dio su tutta la terra. Anche le vostre comunità sono rami di questo grande albero; e li trovano la propria linfa, per vivere anche se sparse nell'interno e sopportando grandi difficoltà, sono animate da un solo Spirito.

Ricevendo i vostri Vescovi in visita "ad limina", già per due volte, ho avuto la consolazione di congratularmi per il lungo cammino di evangelizzazione, di maturazione nella fede e di partecipazione comunitaria compiuto dalla Chiesa nel Mozambico. E oggi, la mia presenza fra voi è anche gioia di celebrare insieme la comunione di vita, qui ed adesso, nella Chiesa.


4. Vivere la comunione, a livello di comunità locali, come Chiesa viva e aperta alle sfide del momento nel Mozambico, è stata la scelta fatta nell'Assemblea Nazionale di Pastorale di Beira, nel 1977. Dalle relazioni appaiono evidenti alcune sfide che, in quel momento, si presentavano alla Chiesa. Era urgente provvedere che le comunità cristiane fossero mantenute vive, data la mancanza di sacerdoti.

Per questo, era necessario che i cristiani laici, opportunamente scelti e ben preparati, si impegnassero a prestare alle comunità i servizi compatibili con la propria condizione ecclesiale; era necessario risvegliare in loro la coscienza di Chiesa e la corresponsabilità come battezzati. Anche senza templi dove riunirsi per pregare, si imponeva di sostenere l'esistenza della fede in ognuno, suscitando il senso di comunione: fra i cristiani, nella stessa comunità; e fra tutti, "con un solo cuore e una sola anima" (cfr. Ac 4,4), nella Chiesa particolare presieduta dal Vescovo; questa - lo sappiamo - nelle dimensioni locali e con gli attributi di africana e mozambicana, respira sempre attraverso i "polmoni" della Chiesa universale, alimentata dallo stesso Spirito.


5. In un ambiente come quello in cui avete vissuto allora, era molto importante l'immagine e la missione della Chiesa come fattore di comunione. così, le circostanze hanno contribuito al vostro cammino come Chiesa, mediante la vita di fede dei suoi membri, ai vari livelli in cui il Signore li ha collocati. C'è un solo deposito della fede, ci sono per tutti gli stessi sacramenti e un identico vincolo di carità, perché "uno solo è il Signore" (1Co 12,11). C'è, dunque, "un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati" (Ep 4,4). E in questa comunione, tutti partecipano, in modo diverso, della missione sacerdotale, profetica e regale di Gesù Cristo.

Lo Spirito distribuisce i suoi doni "a ciascuno come vuole" (1Co 12,11); alcuni fedeli sono chiamati, per volontà di Cristo, a servire i fratelli nel ministero sacerdotale; altri, per dare testimonianza della vita eterna e dell'assoluto di Dio, nello stato di consacrazione, soprattutto nella vita religiosa; ma alla grande maggioranza dei cristiani, nostro Signore affida il compimento della propria missione ecclesiale come laici, nel mondo. Qui devono procedere in modo che l'azione di salvezza della Chiesa arrivi a tutti gli uomini e impregni interamente l'ambiente. Tuttavia, san Paolo spiega: "Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti".


6. La realtà della Chiesa-comunione - una comunione organica, spirituale e gerarchica - è ben presente nella prospettiva del Concilio Vaticano II, in particolare nella spiegazione dottrinale della costituzione "Lumen Gentium": la Chiesa è comunione con il Padre, attraverso Gesù Cristo, nello Spirito Santo; e questa comunione si realizza attraverso la Parola e i sacramenti. Il Battesimo è la porta e il fondamento di questa comunione; la Penitenza è il mezzo sempre pronto di riconciliazione; e l'Eucaristia è la "fonte e la convergenza di tutta la vita cristiana" e dell'unità: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo" (1Co 10,17).

perciò la Chiesa è per il credente oggetto di fede e di amore. Uno dei segni del reale impegno verso la Chiesa è il rispetto sincero del suo Magistero, che è alla base della comunione. Non è ammissibile la contrapposizione che si fa, a volte, tra una Chiesa ufficiale, "istituzionale" e la Chiesa-comunione. Non sono di fatto, né lo possono essere, realtà separate. Il vero cristiano sa che la Chiesa è il Popolo di Dio uno e unico, convocato da Gesù Cristo (cfr. LG 13).

Questo carattere di unità cattolica del Popolo di Dio, è dono del Signore, grazie al quale la Chiesa, previlegiando e promuovendo la pace universale, tende costantemente e con efficacia a riassumere in Cristo l'umanità intera, con tutto ciò che c'è di buono in essa. Lo stesso Signore la volle società visibile; e egli stesso la governa per mezzo del Sommo Pontefice e dei pastori (cfr. LG 14). Dunque, la Chiesa-comunione è prima di tutto, comunione nella fede e nelle opere, con la sacra gerarchia.


7. La fede così vissuta in comunione fraterna, nell'unità dello stesso Spirito e sotto l'orientamento dei pastori, dà alla comunità un aspetto di famiglia, la famiglia dei figli di Dio, riunita in nome di Cristo. So che l'idea della famiglia è molto cara al popolo africano; è dunque ben comprensibile che amiate vedere le vostre comunità cristiane vivere come una famiglia unita, dove tutti contano, nella quale nessuno si sente estraneo, dove tutti fanno ciò che possono e sanno, ognuno secondo la propria condizione e la propria generosità.

Ascoltiamo ciò che dice san Paolo: "A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza... ad un altro il dono di far guarigioni... a uno il potere dei miracoli... ma tutte queste cose è l'unico e medesimo Spirito che le opera" (1Co 12,8-11). Trasponendo questa varietà di carismi, senza anacronismi ed eccessive semplificazioni, al tempo attuale della Chiesa nel Mozambico, so che i vostri Vescovi, nelle loro lettere pastorali si sono preoccupati: di spiegarvi nel giusto inquadramento, come ognuno di voi deve trarre profitto ed esercitare, al servizio delle comunità, i "doni" ricevuti da Dio (ovviamente diversi da quelli elencati da san Paolo); e di istruirvi sul modo di dare vita e coerenza ai vari "ministeri" non costituiti.

Ciò che distingue alcuni dei membri del corpo della Chiesa, anche se supplemento di dignità, è subordinato all'abilitazione all'"opera del ministero", al contributo che ognuno deve dare per la crescita organica di tutto il corpo (cfr. Ep 4,16).


8. Il più recente Sinodo dei Vescovi, nelle "Propositiones" conclusive, si è appellato alle piccole comunità vive esortandole ad essere ogni volta sempre più vere espressioni del volto della Chiesa evangelizzata ed evangelizzatrice. Con questo sembra verificarsi dentro di voi il cammino della Chiesa "ministeriale". Lo sforzo per animare e servire le vostre comunità continua. E tutti cercano di adattarsi alle necessità; anche i pastori e i missionari: i ministri ordinati.

So, amati fratelli, che il vostro contatto con molte comunità, a volte diventa impossibile. Con generosità e grandi sacrifici, fate ciò che potete; e prestate servizi importanti, nel campo dell' evangelizzazione, della vita sacramentale, dell'assistenza spirituale, dell'esercizio della carità pastorale. A quanti rischi andate incontro, per compiere questi servizi e i tanti piani di pastorale, in regioni tanto vaste e tanto provate dalla guerra! Queste difficoltà non vi fanno desistere; e siete decisi a non privare le comunità del vostro ministero. Di fronte alle sfide incombenti dell'attività socio-caritativa, non cedete per nessun motivo, la gloria è il primo posto del Signore in tutto e in tutti; non soffocate la voce di questo popolo, che ha fame di Dio, che oggi come i discepoli allora, vi dice "insegnateci a pregare" (cfr. Lc 11,1).


9. Il lavoro apostolico e caritativo degli "animatori", che si svolge in tante comunità cristiane, non sostituisce totalmente né dispensa il "ministero gerarchico". Questo, simbolo sacramentale di Cristo pastore e capo della Chiesa, è il principale responsabile nell'edificazione della Chiesa stessa, nella comunione e nella dinamicità della sua attività evangelizzatrice (cfr. "Puebla", 659).

Risalendo alle radici della Chiesa, sappiamo che il "ministero ordinato" e gerarchico appartiene alla struttura essenziale della Chiesa, per volontà del Signore Gesù; appartiene alla sua configurazione e visibilità, con carattere perpetuo, garantendo la continuità della "missione" e il legame fra Cristo e la comunità. E non dimentichiamo che le strutture ministeriali - destinate a santificare, insegnare e governare - di per sé, sono strutture di comunione.


10. Ancora una breve parola sull'importante ruolo dell'animatore della liturgia domenicale, senza la presenza del sacerdote. Questa celebrazione costituisce, per molti cristiani, l'unico mezzo per vivere la comunione con Cristo attraverso la liturgia. Tuttavia, è una "forma di culto che non è destinata - lo ripeto qui - a sostituire la Messa; ma deve portare ad essa" (cfr. "Notitiae", 23 [1987] 1012).

Si tratta del modo migliore per celebrare il giorno del Signore, di cui dispongono i fedeli consapevoli dell'importanza della domenica, ma privi della presenza del sacerdote (cfr. Congreg. pro Cultu Divino "Directorium", die 2 iun.


1988). Per questo, con i vostri Vescovi, voglio manifestarvi il mio apprezzamento per l'"attività generosa" che svolgete in questo senso, come in relazione agli altri sacramenti e sacramenti (cfr. CEM "Vida crista no momento presente", Maputo, 1980).


11. La Chiesa, cari fratelli, è come un corpo vivo, con molte funzioni (cfr. 1Co 12,13). Per esercitarle non è sufficiente una sola persona, anche se è un sacerdote; è necessario l'intervento di molti che, sentendosi parte integrante della famiglia di Dio, in comunione con i fratelli, mettano le proprie capacità al servizio di tutti. Voi qui, avete dato prova di buona volontà in questo senso, con dedizione e sacrificio.

Ma bisogna continuare a pensare al sacerdozio ministeriale, senza il quale nessuna comunità può ottenere tutto ciò di cui ha bisogno, per natura. Nel Mozambico c'è un' enorme sproporzione tra le necessità dei cristiani e l'esiguo numero dei sacerdoti ordinati e che saranno ordinati nel prossimo periodo. Quando avremo sacerdoti mozambicani, diocesani e religiosi, in numero sufficiente? E qui, mi sia permesso sottolineare: è principalmente dal clero locale diocesano - e anche dalla vita consacrata locale - che dipendono il consolidamento e la garanzia del futuro di una Chiesa locale. Per questo il ritmo e le prospettive di ordinazione del clero diocesano nel Mozambico non possono lasciarci indifferenti. E' necessario pregare di più per le vocazioni e, lasciando libertà di opzione a quelli che possiedono una vocazione, creare loro un ambiente favorevole nella famiglia e nelle comunità.


12. Per concludere, cari fratelli e sorelle, voglio esortarvi - a impegnarvi, come Popolo di Dio pellegrino, perché la Chiesa qui diventi sempre più segno di salvezza, essendo ed aiutando gli altri ad essere adoratori di Dio "in spirito e verità"; - ad annunciare la buona novella di Gesù, il salvatore, alle comunità, alle famiglie, ai giovani e ai bambini, esaltando la sua forza santificatrice e liberatrice dal peccato e dal male, per la comunione con Dio; - a costituire e aiutare a formare focolai cristiani, dove regnino la pace, l'amore e la gioia, con la glorificazione di Dio e Signore; - a difendere la dignità e i diritti inalienabili e sacri di ogni persona umana, in tutti i momenti dell'esistenza; uomini, donne, bambini e anziani; - ad esercitare con coraggio e perseveranza, ma senza violenza e secondo i buoni propositi del Vangelo, la dimensione profetica del vostro essere cristiani, fino alla denuncia di ciò che disintegra, rende disumano e degrada l'uomo-fratello (cfr. Is 62,1-2); - a promuovere la riconciliazione e l'unità e ad aprire ovunque spazi di speranza e di vita, in mezzo alle atrocità della violenza e della guerra e di fronte allo scandalo della miseria e della fame; - a favorire e a contribuire al dialogo, per un Mozambico sempre più degno dell'uomo: dialogo per lo sviluppo nella giustizia e nella pace; - a invitare all'unione degli sforzi per la promozione dell'identità culturale e nazionale del vostro Paese, salvaguardando le "sementi del Verbo", qui poste dal Signore, e servendo il Regno di Dio e la sua giustizia (cfr. Mt 6,33).

In tutte queste cose, il Signore Gesù vuole continuare - attraverso di noi, il suo corpo visibile, attraverso la Chiesa che formiamo - la sua missione di redentore dell'uomo: dell'uomo integrale e di tutti gli uomini. Sono venuto qui per confermarvi nella fede e nel servizio di questa missione, poiché "servire è regnare"! Con Maria, Madre di Gesù, il "servo di Jahvè", con Maria, nostra Madre, la "serva del Signore", con Maria, Regina del mondo e Regina della pace, chiediamo la pace per il Mozambico: "Salve Regina...".


Data: 1988-09-17 Data estesa: Sabato 17 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - La visita al Presidente della Repubblica nel "Palacio da Ponta Vermelha" di Maputo (Mozambico)