GPII 1988 Insegnamenti - Al Centro Papa Luciani - Col Cumano (Belluno)

Al Centro Papa Luciani - Col Cumano (Belluno)

Titolo: Papa Luciani: 33 giorni consumati all'insegna dell'amore e del dono di sé a Cristo

Testo:


1. Porgo ancora una volta il più cordiale saluto a voi, fedeli carissimi della diocesi di Belluno-Feltre, una Chiesa viva ed operante già fin dai primi secoli dell'era cristiana, e ora proiettata con grande speranza verso il futuro.

Un saluto al vostro Vescovo monsignor Maffeo Ducoli, a monsignor Gioacchino Muccin che è stato per moltissimi anni zelante pastore di questa comunità, al Vescovo di Vittorio Veneto, alle autorità di ogni ordine e grado, agli ex combattenti della prima guerra mondiale, ai villeggianti e turisti, che hanno scelto questa bellissima terra per un periodo di riposo.

Un particolare, deferente saluto al professor Carlo Bernini, presidente della regione Veneto, che ringrazio per le nobili parole che mi ha rivolto. Queste stupende montagne che furono teatro di sanguinosi conflitti nella guerra 1915-1918 vedono oggi gli uomini, un tempo nemici, scambiarsi un segno di pace. E' un gesto carico di speranza, che corrisponde al desiderio più vivo di ogni uomo: "mai più la guerra!". Da Cristo, Principe della Pace, noi oggi imploriamo, ancora una volta, questa grazia mentre offriamo, nella misura delle nostre possibilità il nostro contributo perché la pace sia un bene fondamentale della nostra convivenza civile.


2. L'incontro odierno avviene nel decimo anniversario della elezione al sommo Pontificato e dell'improvvisa scomparsa del mio immediato predecessore e vostro concittadino, l'amatissimo Giovanni Paolo I.

E' con intensa commozione che il mio ricordo va agli indimenticabili trentatrè giorni consumati - è proprio il caso di dirlo - all'insegna dell'amore e del dono di sé a Cristo, alla Chiesa e, attraverso di essa, all'umanità intera.

"L'amore sarà sempre vittorioso, l'amore può tutto". Queste parole, che egli aveva pronunciate nell'ultimo discorso domenicale, il 24 settembre (cfr. Ioannis Pauli I "Allocutio ad precationem "Angelus"", die 24 sept. 1978: Insegnamenti di Giovanni Paolo 1P 94), costituiscono quasi il suo testamento spirituale, il significato più profondo di tutta la sua vita di sacerdote, Vescovo, Patriarca e Pontefice.

Oggi, nella ricorrenza della beata Vergine del Monte Carmelo, questa espressione che egli aveva ripreso dai "Dialoghi delle Carmelitane" di Georges Bernanos, sembra acquistare una nuova luce. L'amore può tutto, è sempre vittorioso, anche di fronte alle leggi inesorabili del tempo e della morte.

Voi, carissimi fratelli e sorelle di Belluno-Feltre, vi siete proposti di commemorare il vostro illustre conterraneo con una serie di manifestazioni spirituali, pastorali e culturali. Tra esse meritano speciale menzione il periodico "Humilitas" e la pubblicazione dell'"Opera Omnia" dei suoi scritti, la quale costituirà, quasi novella "Regula Pastoralis", una fonte preziosissima in cui tutti, particolarmente i pastori d'anime, potranno attingere il segreto di ciò che fu il carisma proprio di Giovanni Paolo I nell'annunciare agli uomini del nostro tempo l'inesauribile amore di Dio.

Volendo erigere un monumento alla sua memoria, molto opportunamente avete pensato ad un centro di spiritualità e di cultura su questo colle, che domina la Valbelluna ed è circondato da questa affascinante catena di monti.

Con tali iniziative, continuerà ad essere approfondita ed irraggiata la luce della Parola di Dio, che Giovanni Paolo I ha offerto alla gente, per molti anni, durante il suo ministero sacerdotale ed episcopale. Basti rileggere il testo "Catechetica in briciole" per cogliere con quanta passione, semplicità e sapienza Albino Luciani si sforzava di insegnare alle nuove generazioni, come comprendere ed assimilare il messaggio di Cristo.

Seguendo l'esempio e le esortazioni del vostro illustre concittadino vi siete anche impegnati, con un preciso programma pastorale che ha come motto "Annunciare l'amore di Dio", a far conoscere ed amare Cristo. L'impegno è rivolto, in particolare agli adolescenti del periodo successivo alla Cresima, ai prossimi sposi ed alle giovani famiglie. Mi compiaccio inoltre per la preparazione, che è in atto, all'importante Convegno delle Tre Venezie promosso dalla Conferenza episcopale triveneta allo scopo di "verificare come le comunità cristiane vivono la fede oggi, come educano a viverla e come fanno di essa l'anima della civiltà contemporanea". Auspico che questa riflessione aiuti a "sviluppare la comprensione del mistero di Cristo alla luce della Parola, perché l'uomo tutto intero ne sia impregnato. Il cristiano, trasformato dall'azione della grazia in nuova creatura, si pone così alla sequela del Cristo e, nella Chiesa, impara sempre meglio a pensare come lui, a giudicare come lui, ad agire in conformità con i suoi comandamenti, a sperare secondo il suo invito" (CTR 20).

Questo centro di spiritualità, dedicato a Giovanni Paolo I, diventi punto di riferimento dinamico dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani, delle famiglie per la crescita della fede, che rende capaci di portare nella società, con coerenza e coraggio, una testimonianza credibile e un costante fermento di vita cristiana.

La fede è stata una componente fondamentale della vostra cultura, del modo di vivere e comunicare della gente di montagna, un patrimonio su cui si è costruita la società veneta. Siatene orgogliosi! Rimanete saldi, vigilanti, pronti ad agire per arrestare quella mentalità materialistica che non sa valutare i valori dello spirito ed allontana da Dio. Cristo sia posto al centro della vostra vita! 3. Per ottenere tutto questo è importante riservare spazi di silenzio, di meditazione, di prolungato colloquio con Dio che diviene canto di lode, di adorazione, di ringraziamento. La liturgia, oggi, fa memoria di Maria, venerata col titolo di Vergine del Monte Carmelo. La Vergine santissima glorifica il Signore col cantico del "Magnificat", divenuto preghiera dei cristiani in tutti i tempi, ed è presente nel cenacolo in attesa orante dello Spirito Santo: come lei siate anzitutto uomini e donne di preghiera! Facendo eco a Giovanni Paolo I che suggeriva frequentemente a sacerdoti e laici di partecipare ai ritiri ed esercizi spirituali, vi esorto anch'io a fare questa preziosa esperienza.

La quiete del ritiro è l'ambiente ideale per aprirsi alla voce di Dio: fu così per Mosè sul Sinai, per Elia sull'Oreb, per Benedetto a Subiaco, per Francesco d'Assisi a La Verna, per Ignazio di Loyola a Manresa, per Paolo della Croce sul Monte Argentario.

Questa ascesi contribuirà certamente a dare serenità all'animo: infatti, l'unione con Dio-amore costituisce sempre motivo di sprone a ravvivare i vincoli di piena comunione nella Chiesa particolare. La comunione con il pastore e con tutte le componenti ecclesiali è dono sempre importante, ma soprattutto nel nostro contesto sociale, in cui la testimonianza di amore e di collaborazione divengono la forza indispensabile per far crescere la comunità cristiana. così verranno certamente rinvigoriti anche i valori morali come l'onestà, la laboriosità, il rispetto della vita, la famiglia, la solidarietà che costituiscono il patrimonio e il fondamento di una serena convivenza.


4. Come ogni terra, anche la vostra ha le proprie necessità e speranze. I problemi della gente di montagna non sono piccoli, né pochi: tentazione di abbandono, invecchiamento della popolazione, necessità di sviluppo delle attività turistiche, dell'artigianato, della piccola industria, difesa della natura. Il lavoro della terra non è sempre debitamente apprezzato, cosa che favorisce la fuga dalla campagna verso la città.

Un plauso giunga pertanto ai responsabili della regione e della provincia per quanto hanno già fatto a favore della gente dei campi e della montagna, nonché a tutela e sviluppo di questo patrimonio preziosissimo, anche dal punto di vista ecologico. I problemi della zona, che investono anche i settori dell'industria e dell'artigianato, verranno più facilmente risolti se le istituzioni e persone, che hanno ruoli direttivi ad ogni livello, non tralasceranno nessuno sforzo per perseguire quelle mete che, sia pure gradualmente, possano assicurare a tutti un lavoro dignitoso, presupposto fondamentale per un futuro di serenità e di pace.


5. In questo quadro è altresi da tenere presente lo sviluppo dell'attività turistica, componente non trascurabile della vostra comunità. Le bellezze naturali, di cui il Signore vi ha fatto dono con tanta generosità, costituiscono una forte attrattiva nel periodo estivo, come in quello invernale, da parte di molte persone che, dopo un lavoro logorante nelle città, hanno bisogno di riposo per recuperare le forze psicofisiche.

Ci sono fra voi molti albergatori, guide alpine, maestri di sci, operatori turistici di vario genere impegnati nell'accogliere i villeggianti ed a rendere loro piacevole il soggiorno. Servire gli ospiti con amore vedendo in essi il fratello forestiero nel quale si scopre il volto di Cristo, dona forza per affrontare turni di lavoro stressante con scarsi momenti di tempo libero, ma, insieme, grande serenità interiore.

Ai villeggianti e turisti che mi ascoltano, e a tutti coloro che sono presenti in queste vallate, auguro di accogliere il tempo libero come un dono del Signore e di essergli grati, spendendolo bene.


6. Nonostante lo sviluppo dell'attività turistica, l'attenzione ai problemi dell'agricoltura, della montagna e dell'industria, è ancora presente nella vostra diocesi il doloroso fenomeno dell'emigrazione stagionale. Si tratta spesso di una dolorosa necessità per venire incontro all'insufficienza offerta dal lavoro locale, non priva di pericoli per la salvaguardia dei valori cristiani nella famiglia, i cui membri restano per molti mesi separati, mentre alcuni di essi, i lavoratori, non hanno quell'assistenza religiosa capace di sostenerli nei momenti difficili.

E' questo un fenomeno preoccupante perché dalla famiglia, cellula fondamentale e primaria della società, dipende in gran parte il futuro spirituale e morale delle nuove generazioni. So che il problema dell'emigrazione è tenuto da voi ben presente attraverso l'impegno della Chiesa, delle varie amministrazioni locali e regionali, nonché dalla benemerita "Associazione Bellunesi nel Mondo".

Giunga a tutti gli emigrati il mio cordiale saluto con l'augurio che siano non solo buoni lavoratori, com'è loro caratteristica da tutti riconosciuta, ma anche fedeli cristiani.

Esiste anche un altro fenomeno che comincia ad interessare sempre più la regione veneta: l'immigrazione, sia interna che esterna. Il vostro comportamento verso questi immigrati sia all'insegna del rispetto, dell'accoglienza più sincera e della carità. Ciò che giustamente avete da sempre richiesto come diritto nei confronti dei vostri concittadini emigrati in terra straniera, sentitelo, oggi, come dovere nei riguardi di chi viene tra voi a cercare lavoro: comprensione e solidarietà verso tutti sono la misura della vostra maturità umana e cristiana! La benedizione apostolica, che tra poco impartiro, sia pegno ed auspicio di abbondanti favori celesti nel cammino della vostra vita, per il vostro lavoro, le vostre famiglie e ciascuno di voi. E mentre ringrazio per l'ospitalità da voi offerta con tanta cortesia in questo bellissimo angolo delle Dolomiti - nel bicentenario della loro scoperta - invoco dal Signore, per intercessione della beata Vergine Maria del Monte Carmelo, prosperità, serenità e pace per tutta la diletta comunità ecclesiale di Belluno-Feltre.


Data: 1988-07-16 Data estesa: Sabato 16 Luglio 1988




Ai bambini nell'asilo - Col Cumano (Belluno)

Titolo: Imparate a pregare e ad amare Gesù

Testo:

Voglio ringraziarvi dell'accoglienza. Sono molto contento di incontrare i piccoli di questa parrocchia di Santa Giustina.

Vedendovi, penso che anche Papa Luciani è stato un bambino come voi, poi è cresciuto e alla fine è diventato Papa.

Si deve pensare al futuro ma, per il momento, si deve imparare molto.

Soprattutto si deve imparare a pregare, ad amare gli altri, ad amare Gesù. Si deve imparare anche ad ubbidire ai genitori, ai maestri della scuola o dell'asilo. Vi lascio una benedizione. Vi ringrazio per questa bella accoglienza. Ringrazio la vostra amica che ha recitato una bella poesia. Vi benedico. Una benedizione a tutti i bambini di questo asilo, di questa parrocchia e di questa diocesi di Belluno.


Data: 1988-07-16 Data estesa: Sabato 16 Luglio 1988




Omelia al Santuario di Pietralba - Bolzano

Titolo: La Parola di Dio è luce per i popoli

Testo:

[Omissis. Saluto iniziale in lingua tedesca. Quindi il Santo Padre ha proseguito:] Sono felice di essere oggi con voi pellegrino a questo Santuario di Pietralba, circondato da un splendida corona di montagne che ci fanno sentire la bontà di Dio. Da quattro secoli ormai i vostri padri salgono quassù e ancora oggi voi accorrete numerosi per invocare la Madre del Signore perchè sia mediatrice di grazie e di favori. Ci mettiamo all'ascolto della Parola: il Signore ci dia anche la grazia di metterla in pratica. Celebrando i santi misteri il Signore ci faccia crescere nella carità. Ora invochiamo la misericordia di Dio perchè ci renda degni di celebrare questi misteri.

[Omissis. Discorso in tedesco. Quindi il Santo Padre ha proseguito:] 2. "Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 11,28) Di fronte a Gesù maestro noi siamo i suoi discepoli. I Vangeli effettivamente ci presentano il cammino di fede, che i discepoli debbono intraprendere guidati dalla parola e dalle azioni di Gesù.

L'itinerario di fede della Vergine Maria In questo giorno - e particolarmente in questo luogo - rivolgiamo pure il nostro pensiero alla Vergine Maria che, per eccellenza, si è messa alla scuola della Parola di Dio e alla scuola di Gesù. Il Vangelo ci descrive questo cammino di fede della Vergine. Questo cammino inizia con il "si" detto al momento dell'annunciazione e si protrae fino al "si" che la Vergine ha detto sotto la croce.

L'immagine venerata qui a Pietralba ci presenta questo mistero della Vergine che dice il suo si anche sotto la croce e accoglie il Figlio morto, deposto dalla croce. E' una fede che pone la propria vita con piena fiducia nelle mani di Dio, sia nei momenti lieti e felici come in quelli tristi e difficili.

Così per noi, la Vergine è il modello di una fede incondizionata. Molti pellegrini, e in particolare molte madri, in questo luogo, si sono associati a questo itinerario di fede.

La diocesi di Bolzano-Bressanone si è proposta come programma per l'anno prossimo la parola di Gesù: "Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 11,28). Questa parola vi aiuterà a prolungare e accrescere i benefici effetti dell'anno mariano. Con queste parole Gesù stesso vuole sottolineare quei misteriosi legami dello spirito, che si formano nell'ascolto e nell'osservanza della Parola di Dio. In tale contesto, Maria è lodata non solo perché madre di Gesù secondo la carne, ma anche e soprattutto perché modello del nostro cammino di fede, nell'ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio.

Questa è stata la luce per la Vergine Maria. Ma dev'essere anche la luce per la nostra vita e per i nostri problemi: per i nostri giovani, per le famiglie, per il mondo del lavoro, per gli anziani e gli ammalati. La Parola di Dio è luce anche per i popoli. La Parola di Dio ci richiama sempre e di nuovo alla giustizia e alla pace, presupposto e fondamento per un felice avvenire dei popoli e dei gruppi etnici. Gesù attribuisce e garantisce a ogni uomo la sua dignità. L'insegnamento evangelico esige e promuove il rispetto reciproco degli uomini, educandoli alla vicendevole comprensione e tolleranza. E' missione particolare dei cristiani di questa terra come ha detto il vostro Vescovo, di agire nello spirito di Cristo, nel rispetto dell'identità e della particolarità dell'altro e nell'impegno che rende possibile la riconciliazione e la pace con Dio e fra gli uomini. A questo proposito l'apostolo Paolo dice che Cristo abbatte il muro di separazione fra i popoli e riconcilia giudei e pagani (cfr. Ep 2,14). Come allora, così anche oggi Gesù Cristo opera la riconciliazione attraverso il suo Vangelo, che raccoglie gli uomini in un'unica famiglia, nella giustizia e nella pace.

Il Vangelo ci fa vedere un mondo di giustizia e pace. Ci presenta anche le strade per arrivare a queste mete.

La Madre di Gesù come modello La Vergine Madre di Dio è dunque un modello per tutti noi, che ci mettiamo all'ascolto della Parola di Dio e ci impegnamo a metterla in pratica. La diocesi di Bolzano-Bressanone ha intrapreso nel corso dell'ultimo anno la riflessione sul tema "Alla scuola della Parola di Dio". Propongo alla diocesi, ma anche a tutti voi, di continuare questa riflessione alla luce esemplare della totale disponibilità interiore di Maria di Nazaret.

Questa parola di Gesù, questa benedizione di chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica, sia il programma di questa diocesi per il cammino di fede nel prossimo anno. Mettetevi davvero all'ascolto della Parola e impegnatevi nella sua osservanza, secondo il modello della Vergine.


[Omissis. Saluto finale in ladino]


Data: 1988-07-17 Data estesa: Domenica 17 Luglio 1988




Recita dell'"Angelus" - Santuario di Pietralba (Bolzano)

Titolo: Con il suo "si" la Vergine Maria diventa modello per tutti i credenti

Testo:


1. A conclusione di questo pellegrinaggio al Santuario mariano di Pietralba recitiamo la preghiera dell'"Angelus Domini", preghiera ad un tempo tradizionale e familiare, alla quale ogni giorno vi invita il suono delle campane delle vostre parrocchie, che rimbalza di valle in valle. L'"Angelus Domini" è una delle preghiere più belle e complete della devozione a Maria: infatti in essa contempliamo il piano di salvezza di Dio e del suo amore misericordioso per tutto il creato, piano che si è compiuto nella scelta di Maria a diventare Madre del Redentore.

L'"Angelus Domini" ci presenta la Madre di Gesù come vera ed esemplare credente, che con il suo "si" diventa modello per tutti i credenti. Questo "si", detto una prima volta da Maria con assoluta disponibilità, fu da lei ripetuto anche nelle situazioni più difficili della vita, percorrendo fino in fondo il cammino della fede.

Nell'"Angelus Domini" ricordiamo riconoscenti l'evento fondamentale che Dio si è fatto in mezzo agli uomini: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Egli è veramente l'Emmanuele, il Dio con noi.

Molti pellegrini si recano a questi santuari per invocare la misericordia di Dio e onorare la Madre di Dio. Di solito, quando si ritorna da un pellegrinaggio, si porta con sé un ricordo o un segno che ne richiami la memoria: la preghiera dell'"Angelus Domini" potrebbe essere questo richiamo, che ogni giorno ci ricorda la sorgente della gazia, Gesù Cristo, il Figlio della Vergine Maria.


Data: 1988-07-17 Data estesa: Domenica 17 Luglio 1988




Ai familiari delle vittime nel cimitero di Tesero - Trento

Titolo: La nostra speranza è la vita

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle, familiari di tutti questi, o almeno di alcuni di questi che sono sepolti in questo cimitero dove si trovano tutte le vittime della tragedia di tre anni fa, la tragedia di Stava. Mi trovo tra voi, come uno di voi, partecipando alla stessa commozione, allo stesso dolore, allo stesso mistero.

Qui davvero ci troviamo, forse più che in tanti altri cimiteri del mondo, fra la vita e la morte, due realtà concrete. La vita significa questi vostri vicini, questi genitori, questi sposi, questi figli, questi nipoti che ancora vedete, sentite con i vostri occhi, con la vostra memoria, con il vostro dolore. La morte significa le stesse persone già scomparse, che non vivono più, che non si possono vedere, non si possono sentire, non si possono abbracciare. Non si può essere vicini a loro; sono scomparsi, si sono allontanati dalla vostra vita e dalla vita di tante altre persone che qui hanno perso i loro vicini. In questa tragedia, ci troviamo dentro una tragedia umana, storica, tragedia sintomatica di questa regione del nord Italia. Lo scorso anno, trovandomi qui, ho visitato un altro luogo commemorativo di una simile tragedia, una tragedia umana. Quando ci troviamo tra la morte e la vita, ci viene alla mente un altro momento della storia umana: il momento della croce, quando nella sua agonia Gesù emise il suo Spirito. Figlio dell'uomo, Figlio di Maria, Figlio di Dio. E Maria, sua madre, si trovava accanto, nella vicinanza della croce.

Cosa voglio dirvi, cosa posso dirvi? Posso fare soltanto questo riferimento a Maria che stava ai piedi della croce del suo Figlio divino; madre e figlio in quella croce come in questa tragedia di Stava. Lei ha perso la persona più vicina e più amata, più innocente. Ma, noi cristiani crediamo e sappiamo che il Figlio di Dio ha accettato quella morte, quella morte umiliante, crocifisso, per manifestare che c'è una dimensione della vita che supera e trascende la realtà umana della morte, la completezza della morte. Ha accettato quella morte, ha subito quella morte, è passato attraverso quella sua morte per rivelare la dimensione trascendente della vita, per rivelare che Dio è Padre dei viventi, Padre della vita, Dio della vita; lo ha rivelato nella sua persona, nella nostra fede cristiana, nella nostra consapevolezza cristiana; il Crocifisso è sempre legato intimamente con il Risorto: morte e vita. E se noi ci troviamo davanti alla tragedia di tante morti umane concrete, morti che ci hanno tolto tante persone amate, vicine, carissime, dobbiamo riscoprire nei nostri cuori, nella nostra fede questa dimensione: la dimensione della vita che viene da Dio, ma che trascende la sua misura terrestre, qualunque essa sia, la trascende verso Iddio, Padre della vita. Non posso offrirvi altro. Se vi dico una parola di compassione, le mie condoglianze, questo è umano; questo si deve dire, non solamente dire ma sentire, vivere con quelli che soffrono la perdita dei loro cari. Ma da testimone, da apostolo di Gesù Cristo, non posso accontentarmi solamente di queste parole di umana compassione, devo rivelarvi, di nuovo e sempre di nuovo, questa verità, questa dimensione della vita che oltrepassa la realtà di questo cimitero, di tutti i cimiteri del mondo, di tutti i defunti, di tutta la morte, che travolge la storia dell'uomo, sempre, ogni giorno, da anno ad anno, da secolo a secolo. Questo voglio dirvi e questa è la nostra speranza. La nostra speranza è la vita; per il momento ci preme la realtà della morte, ci preme questa scomparsa, ci premono questi defunti, vicini e così bruscamente allontanati dalle famiglie, dalle persone, dai loro cari. Ma Cristo è venuto per rimanere con noi, per rimanere con noi nella storia dell'umanità come divino testimone della vita che oltrepassa la morte e tutte le morti che tolgono le persone umane agli altri uomini, alla storia umana.

Miei carissimi, ricevete questa meditazione della fede; essa viene dalla fede, dalla testimonianza apostolica; ha le sue radici nella testimonianza, nella esperienza di coloro che hanno visto Cristo crocifisso, morto, sepolto e lo hanno visto risorto. E soprattutto in sua Madre. Vi auguro che sia vicina a voi questa Madre del Cristo crocifisso e sepolto, del Cristo risorto. Vi possa portare la sua consolazione materna.

Preghiamo, carissimi, per i vostri defunti, preghiamo alzando le nostre voci ed i nostri cuori a questo Padre che sta nei cieli.

Aggiungiamo anche la preghiera a questa Madre che, come camminava verso il Calvario del suo Figlio, così cammina, in questo itinerario della fede, con tutti noi, figli e figlie di questa terra. Salve Regina!


Data: 1988-07-17 Data estesa: Domenica 17 Luglio 1988




Alla comunità di Tesaro - Trento

Titolo: Da Tesero un severo ammonimento a salvaguardare prima di ogni altro il bene supremo della vita

Testo:


1. Ho accolto volentieri l'invito della comunità di Tesero, presentandomi dall'Arcivescovo, monsignor Giovanni Maria Sartori, ed associarmi a voi nel ricordo della tragedia, che tre anni fa ha colpito quella comunità.

La mia presenza qui intende rendere visibile la sollecitudine che ho avuto modo già di esprimere: sia in quel doloroso evento del 19 luglio 1985, sia l'anno scorso nella mia visita a Longarone.

In questo momento, mentre rivivono nel nostro cuore quelle giornate di indicibile dolore, sentiamo anche il conforto della Parola di Dio, che ci assicura: "Il Signore risana i cuori affranti, e fascia le loro ferite" (Ps 146).

Oggi sono venuto tra voi per confermarvi negli ideali di fede, di speranza, e di carità che vi sostennero in quella durissima prova; e per invitarvi a continuare sulla via della fedeltà al Signore che, nella sua provvida e misteriosa pedagogia del dolore, tutto dispone in un sapiente disegno di amore.

Come ho detto l'anno scorso al cimitero di Longarone, il problema del male costituisce l'"interrogativo perenne intorno al quale si sono affaticate le menti più elette, senza poter giungere a una spiegazione. Il problema del male in genere, e delle calamità in particolare, resta un mistero fitto, addirittura assurdo per l'intelletto umano. L'unico appoggio a cui l'uomo può aggrapparsi è il pensiero che Dio non è mai indifferente al dolore dei suoi figli, ma vi si è coinvolto drammaticamente nel suo unigenito, Gesù Cristo, che fu "soggetto alle nostre infermità, poiché fu messo alla prova in tutto come noi" (He 4,5)".


2. Abbiamo pregato perché la luce eterna risplenda alle anime delle vittime, e perché il riflesso di quella luce rischiari anche tutti i momenti della nostra vita. Il ricordo dei defunti che riposano nel camposanto di san Leonardo e nei cimiteri dei luoghi di provenienza ci è di insegnamento. Le loro spoglie ci parlano della fragilità e della precarietà del passaggio terreno; mentre la memoria delle loro persone, dei loro meriti, della bontà dimostrataci e il pensiero della loro anima immortale ci ricordano quali sono i beni che dobbiamo maggiorente apprezzare nella vita di quaggiù. Soprattutto il pensiero dell'immortalità, di cui Dio ha dotato la nostra anima. E' una certezza consolante, perché significa la vittoria sulla morte, il fatale avvenimento, che mette fine al nostro soggiorno terreno, ma non distrugge la nostra esistenza. La fede ci dice che essa non è che un episodio, al quale succede il nostro definitivo incontro con Cristo. In questo modo si esprime l'apostolo Paolo: "Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore" (Rm 14,8).


3. Ma possiamo e dobbiamo costatare con gratitudine anche la presenza della paternità di Dio nelle ore della prova, quando egli ha dato forza, ha suscitato energie, ha aperto strade, che solo una potenza infinita e piena di amore può e sa assicurare. La fede e l'esperienza indicano una di queste espressioni quale frutto della sventura cristianamente accolta e vissuta: ed è l'accrescersi dell'amore all'interno della stessa famiglia, tra i congiunti delle vittime e gli abitanti di Tesero. La dolorosa esperienza della fragilità della vicenda umana e della labilità dei beni materiali, la comunione dell'angoscia, l'improvviso cadere di terrene sicurezza aiutano a superare estraneità ed eventuali egoismi, rancori, e invitano ad aprire il cuore a nuove capacità di affetti, a rispettosa comprensione, a generosa condivisione. Questo hanno testimoniato quanti sono qui accorsi in questi giorni a donare energie, tempo, e cuore. Questo voi avete dimostrato di capire e di vivere; questo anche oggi vi proponete per l'avvenire quale risultato positivo di quell'ora tragica della vostra storia, da voi affrontata e superata con ammirevole forza d'animo e col conforto della fede.

Questo hanno testimoniato quanti hanno voluto trasmettere alle future generazioni la memoria perenne della loro solidarietà come le comunità del Vajont, provate da una tragedia ancora più immane, e i "vicini" della magnifica comunità di Fiemme, con la collaborazione di altri enti, attraverso il dono di due monumenti che, nella potenza simbolica dell'arte, sono un messaggio vigoroso di speranza e insieme un severo ammonimento a salvaguardare prima di ogni altro il bene supremo della vita. Quando ci ritroviamo attorno a una medesima croce, allora più che mai ci si scopre fratelli, attratti ancora una volta dal Cristo, e da lui indotti a vivere in confortante unità (cfr. Jn 12,32 Jn 17,20-21).


4. Questo luogo, inoltre, sollecita un altro pensiero. Nello splendore della natura, il Creatore manifesta la sua bellezza, e mette a disposizione dell'uomo risorse enormi, che devono essere usate per conseguire ordinatamente le finalità insite nella sua natura. Un uso ordinato per lo sviluppo, dunque. E qui amo ricordare quanto ho scritto nella recente enciclica "Sollicitudo Rei Socialis": "Il carattere morale dello sviluppo non può prescindere neppure dal rispetto degli esseri che formano la natura visibile, e che i greci, alludendo appunto all'ordine che la contraddistinguono, chiamavano il "cosmo". ... Il dominio accordato dal Creatore all'uomo non è un potere assoluto, né si può parlare di libertà di "usare e abusare", o di disporre le cose come meglio aggrada. La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal principio, ed espressa simbolicamente con la proibizione di "mangiare il frutto dell'albero" (Gn 2,16), mostra con sufficiente chiarezza che, nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire" (SRS 34).


5. La preghiera che subentra alla riflessione ci aiuta a leggere la prova - pur sempre lacerante - fuori dalla emotività del momento.

La preghiera ci aiuta a comprendere che questo è un luogo non solo di sofferenza, di testimonianza e di ammonimento, ma anche di speranza e di crescita: perché proietta il nostro pensiero e la nostra vita al di là del contingente, fuori dello spazio e del tempo, e lo stabilisce in Dio. "Dice il Signore: io ho pensieri di pace, e non di afflizione; mi invocherete, e io vi esaudiro, e vi ricondurro in patria da tutti i luoghi da dove siete stati condotti" (Jr 29,11 Jr 29,12 Jr 29,14).

In questo cammino ci conforta e ci sostiene la Vergine Maria, invocata in queste zone come Madre Addolorata. Il suo esempio di fortezza nel dolore ci ottenga dal Signore la speranza del sabato santo, che venne coronata con la letizia della domenica di risurrezione.

Con questi voti a tutti imparto la benedizione, che estendo a tutti i vostri cari, specialmente ai piccoli, agli anziani e ai malati.

[Al termine del discorso il Santo Padre si rivolge ancora a quanti hanno patito la morte dei propri cari nella grande tragedia di tre anni fa con queste parole:] Voglio ringraziare con tutto il cuore per questi doni che mi avete offerto, doni significativi, doni che fanno testimonianza. Ma più grande di questa testimonianza e di questi doni simbolici, è la presenza dei molti, qui convenuti.

Vi ringrazio per la vostra presenza e per la vostra partecipazione alla preghiera commemorativa di oggi. Ringrazio il Cardinale Patriarca di Venezia per la sua presenza, l'Arcivescovo di Trento, come anche il suo predecessore, per questo invito. Ringrazio la comunità locale per la cordiale accoglienza.

Per me è un grande dono essere qui con voi in questo momento, come lo è stato tre anni fa.

L'uomo è così creato, così costituito dal Signore, dal suo Creatore che non può essere e vivere pienamente se non offrendo agli altri, offrendo i diversi doni, offrendo se stesso. Possiamo pensare anche a coloro che sono scomparsi.

Anche loro ci fanno un dono: non possono più fare un dono visibile, sensibile, ma ci offrono il dono della loro memoria, il dono di questa testimonianza sulla precarietà e fragilità della vita, e di questa speranza che nella nostra fede è profondamente unita con la fragilità della vita terrestre. Ringraziamo per questo dono i nostri defunti, le vittime di questa tragedia, ringraziamo per tutti gli altri doni che la loro morte, tutta questa tragedia, ha suscitato nei cuori dei concittadini, dei familiari, di tutta la vostra nazione, perché fra le vittime non c'erano solamente i cittadini di questa zona e specialmente di questa località, ma erano anche italiani delle diverse parti della vostra patria. Ringrazio per la testimonianza della generosità e voglio aggiungere a questa testimonianza anche la presenza dei miei connazionali che si trovano qui; grazie a una iniziativa della Croce Rossa Italiana.

Saluto i miei connazionali. così ringraziando tutti voglio congedarmi dalla vostra comunità e dalla vostra Chiesa; saluto ancora tutti i sacerdoti qui presenti, le religiose, tutti noi che siamo chiamati a seguire Cristo, donando la nostra vita per i nostri fratelli nella Chiesa e nel mondo. Speriamo così che si possa camminare con tutte le deficienze della vita presente verso il mondo migliore. Sia lodato Gesù Cristo.


Data: 1988-07-17 Data estesa: Domenica 17 Luglio 1988










GPII 1988 Insegnamenti - Al Centro Papa Luciani - Col Cumano (Belluno)