GPII 1988 Insegnamenti - Omelia per il personale delle ville pontificie - Città del Vaticano (Roma)

Omelia per il personale delle ville pontificie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Eucaristia orienta la vita dei cristiani

Testo:

"Fratelli, vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto" (Ep 4,1).

Con queste parole saluto cordialmente tutti i presenti che partecipano a questa santissima Eucaristia domenicale. Saluto soprattutto coloro che collaborano al bene comune di queste ville pontificie. E' questa, per me, anche una circostanza propizia per esprimere loro la mia gratitudine per il lavoro e la continua sollecitudine. Saluto le suore, nostre ospiti, che sono qui, per il capitolo generale e prendono anch'esse parte a questa celebrazione eucaristica.

Sono le Suore di Carità dell'Immacolata Concezione di Ivrea.

Questa celebrazione eucaristica è legata idealmente a quanto ci presenta oggi l'evangelista Giovanni nel sesto capitolo del suo Vangelo. San Giovanni ci parla della moltiplicazione del cibo per una massa di persone che accorrevano per ascoltare le parole di Cristo. La celebrazione eucaristica è una mensa in un duplice senso: mensa della Parola in primo luogo. Come tutti coloro che si avvicinavano a Cristo per ascoltare la sua parola, così anche noi l'ascoltiamo oggi, tramandata di generazione in generazione, nei secoli. Sono le parole di Cristo che si trovano sulla bocca della santa Chiesa. La Chiesa sempre compie il ministero profetico di Cristo, il ministero magisteriale di Cristo. Sempre ritorna alle sue parole.

L'Eucaristia è il momento solenne in cui questa Parola di Dio viene pronunziata con una insistenza più grande per orientare la nostra vita.

Il Vangelo di Giovanni ci ricorda anche questa seconda tavola eucaristica, anzi l'enunciazione di questa seconda mensa che è l'Eucaristia.

L'Eucaristia è la tavola del pane eucaristico. Con la sua parola Dio ci parla di questo pane eucaristico. Con questo pane Dio si offre a noi, viene a noi come cibo di vita eterna. Partecipando così all'Eucaristia noi viviamo questo mistero soprannaturale, mistero rivelato, in cui, attraverso la parola del Signore si realizza la presenza di Dio non solamente fra noi ma in noi. Dio viene ad abitare in noi. Viene per alimentarci con il suo corpo e il suo sangue. Questa è l'Eucaristia, banchetto della Chiesa che è in terra, banchetto che anticipa quello celeste della nostra comunione con Dio, per l'eternità.

Allora, considerando l'insieme di questa verità noi dobbiamo soprattutto ringraziare il Signore, lodare il Signore come lo loda il salmo responsoriale di oggi: "Ti lodino, Signore tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza". così il salmo responsoriale; così noi tutti. così la Chiesa intera dappertutto in ogni parte del mondo offre le sue lodi al Signore, le stesse lodi pronunciate dal salmista. Sono lodi sempre attuali soprattutto quando riflettiamo sul grande dono di Dio, su questa realtà: lui apre la sua mano e sazia ogni vivente. Non solamente sazia nell'ordine naturale perché è Creatore di tutti i beni con i quali veniamo saziati, ma sazia soprattutto nella fede e nella speranza della vita eterna in cui lui stesso, Dio vivo, darà a noi un alimento soprannaturale nella comunione spirituale, divina, soprannaturale e sazierà questo bisogno, questo desiderio più profondo dell'anima umana, del nostro cuore. Il nostro cuore non è sazio, non è tranquillo, come dice sant'Agostino, fino a quando non viene saziato dal Signore, fino a quando non riposerà in lui.

Considerando tutta questa verità noi possiamo capire meglio le parole di san Paolo agli Efesini riproposte oggi dalla seconda lettura: "Fratelli, vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto". Tutto il mistero eucaristico, mistero del dono di Dio, mistero di vita eterna, tutto ci parla del mistero della nostra vocazione. E' questa la dimensione propria della nostra vocazione umana e cristiana.

Certamente, noi viviamo ogni giorno questa vocazione umana nei diversi impegni della nostra professione ma c'è un' altra vocazione che nasce in noi dal momento del Battesimo ed è propria di noi cristiani, in quanto chiamati e diventati figli di Dio. L'apostolo Paolo ci esorta a comportarci in maniera degna della nostra vocazione, di questa nostra vocazione che viene dalla realtà eucaristica, dalla partecipazione nella santissima Eucaristia, nel sacrificio eucaristico. Noi riceviamo il pane ed il vino, ma sotto queste specie riceviamo il corpo e il sangue di Cristo; diventiamo partecipi della sua redenzione. Partecipi della sua redenzione noi entriamo già nella dimensione del regno di Dio, partecipazione alla vita divina, partecipazione al mistero della Santissima Trinità.

Ecco la nostra vocazione. Questa vocazione la viviamo in modi diversi; in un modo la vivono le suore, le religiose, le persone consacrate; in un altro modo i cristiani laici che vivono nel mondo con i loro diversi impegni. Ma, è la stessa vocazione, è la stessa grandezza alla quale siamo chiamati.

Per concludere, ripropongo alla vostra riflessione la preghiera di apertura della santa Messa di oggi. In questa preghiera desidero che voi troviate anche il mio augurio per tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, e voi Suore di Carità dell'Immacolata Concezione di Ivrea e noi tutti, componenti di queste ville pontificie di Castel Gandolfo.

Preghiamo Dio nostra forza e nostra speranza: "effondi in noi la tua misericordia perché da te sorretti e guidati usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni". Questo è l'augurio e la preghiera della Chiesa: vivere così, usando saggiamente i beni terreni, perché fedeli alla nostra vocazione umana e terrena cerchiamo sempre i beni superiori di cui l'Eucaristia ci parla e ci fa partecipi, partecipi dei beni eterni. Amen!


Data: 1988-07-24 Data estesa: Domenica 24 Luglio 1988




Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Vergine Madre di Dio "Flos Carmeli" possiede la bellezza di tutte le virtù

Testo:


1. In questo mese di luglio abbiamo celebrato il ricordo della beata Vergine Maria del Monte Carmelo, tanto cara alla pietà del popolo cristiano in tutto il mondo, e legata in modo speciale alla vita della grande famiglia religiosa carmelitana.

Il pensiero va alla sacra montagna, che nel mondo biblico è sempre considerata come simbolo di grazia, di benedizione e di bellezza. Su quella montagna i carmelitani dedicarono alla Vergine Madre di Dio, "Flos Carmeli", che possiede la bellezza di tutte le virtù, la loro prima Chiesa, esprimendo così la propria volontà di affidarsi completamente a lei e di legare indissolubilmente il proprio servizio a Maria con quello "in ossequio a Cristo" (cfr. "Regola carmelitana", Prologo).


2. I grandi mistici carmelitani hanno inteso l'esperienza di Dio nella propria vita come un "cammino di perfezione", (S.Teresa di Gesù) come una "salita del Monte Carmelo" (S.Giovanni della Croce). In questo itinerario è presente Maria.

Ella - invocata dai carmelitani come madre, patrona e sorella - diviene, in quanto Vergine purissima, modello del contemplativo, sensibile all'ascolto e alla meditazione della Parola di Dio e obbediente alla volontà del Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Per questo nel Carmelo, e in ogni anima profondamente carmelitana, fiorisce una vita d'intensa comunione e familiarità con la Vergine santa, quale "nuova maniera" di vivere per Dio e di continuare qui in terra l'amore del Figlio Gesù a sua madre Maria.


3. Una particolare grazia della Madonna verso i carmelitani, ricordata da una veneranda tradizione legata a san Simone Stock, si è irradiata nel popolo cristiano con tanti frutti spirituali. E' lo scapolare del Carmine, mezzo di affiliazione all'Ordine del Carmelo per parteciparne i benefici spirituali, e veicolo di tenera e filiale devozione mariana (cfr. Pii XII "Nemini Profecto Latet").

Mediante lo scapolare i devoti della Madonna del Carmine esprimono la volontà di plasmare la loro esistenza sugli esempi di Maria - la madre, la patrona, la sorella, la vergine purissima - accogliendo con cuore purificato la Parola di Dio e dedicandosi al servizio zelante dei fratelli.

Invito ora tutti i devoti della Vergine santa a rivolgerle una fervida preghiera, affinché ella, con la sua intercessione, ottenga a ciascuno di proseguire sicuro nel cammino della vita e di "giungere felicemente alla santa montagna, Gesù Cristo, nostro Signore" (cfr. "Collecta Missae in hon. B.M.V.


Carm.", die 16 iul.) [Omissis. Seguono i saluti in varie lingue]


Data: 1988-07-24 Data estesa: Domenica 24 Luglio 1988




Al termine del concerto offerto dall'Accademia musicale "Ottorino Respighi" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Quando la grande, vera musica si fa preghiera...

Testo:

Desidero ringraziare l'Accademia Musicale "Ottorino Respighi", che nel decimo anno della sua fondazione e nel quadro della manifestazione artistica di Assisi, "Festa Musica pro Mundo uno", ha voluto dedicare al Papa, in occasione dell'anno mariano, il concerto di stasera. Un plauso in particolare va al maestro Arturo Sacchetti, all'orchestra sinfonica "Mav" di Budapest, al coro di Budapest e ai solisti e soliste dell'opera di Bratislava e di Budapest, che hanno magnificamente interpretato ed eseguito alcune splendide composizioni dell'illustre maestro Don Lorenzo Perosi, il "Pretino di Tortona", gloria della musica sacra italiana, per tanti anni direttore della Cappella Musicale Sistina.

Del Perosi abbiamo ascoltato l'inno "Christus vincit", lo "Stabat Mater", la cantata "Dies iste" su un antico inno di lode alla Madre di Dio; l'"Inno della pace" e l'"Inno della giustizia", dall'oratorio "Il giudizio universale".

La manifestazione musicale di questa sera ha voluto esplicitamente inserirsi nel clima dell'anno mariano: la cantata "Dies iste" - come è noto - fu composta nel 1904, su espresso desiderio di san Pio X per il 50° anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione.

Non solo io, ma con me tutti i presenti - ne sono sicuro - siamo sinceramente grati al direttore e a tutti gli artisti perché ci hanno fatto il dono incomparabile di un'ora di autentico godimento estetico e spirituale.

Il misterioso ed affascinante linguaggio della musica si è fuso con il linguaggio della fede, suscitando profonde risonanze nell'io più intimo dell'uomo, consapevole della propria fragilità di fronte a Dio e pur capace di dialogare con lui e di invocarlo filialmente nella preghiera. E quando la grande, la vera musica, diventa preghiera, attinge l'inesprimibile.

Formulo sinceri voti perché l'accademia musicale "Ottorino Respighi" continui a diffondere i valori etici e spirituali mediante la musica, in particolare la musica religiosa: è questa una missione altamente nobile ed autenticamente culturale.

Con tali voti invoco su tutti i presenti l'abbondanza dei favori celesti ed imparto la benedizione apostolica.

[Prima di impartire la benedizione, il Papa si rivolge nuovamente ai presenti ricordando la coincidenza dell'incontro con la memoria liturgica della beata Kinga, venerata in modo particolare dai fedeli ungheresi e polacchi. Queste le sue parole:] Prima ancora, vorrei sottolineare una circostanza. Oggi nella mia patria si commemora una beata, figlia della vostra terra, della vostra nazione. Noi diciamo la beata Kinga, "Ducissa Kunegundis", figlia del re di Ungheria e sposa verginale di un principe della Polonia, in particolare della Polonia meridionale, Cracovia, una figura straordinaria che certamente appartiene al calendario liturgico dei santi di ambedue le nazioni. Oggi si celebra la sua memoria liturgica. Non so se la data prevista per questo incontro a Castel Gandolfo sia stata pensata anche nella prospettiva di questa data, di questa ricorrenza liturgica, ma per me è molto significativa e commovente. Certamente la figura della "Ducissa Kunegundis", della beata Kinga, è rimasta nella tradizione del mio popolo come una delle madri, "Mater Patriae", una delle madri. Certamente questa circostanza e questo incontro a Castel Gandolfo, appunto con voi che rappresentate la sua eredità spirituale, la sua nazione, la cultura nella quale è cresciuta, è per me molto commovente. Se sono grato, profondamente grato per l'esecuzione artistica di altissimo livello, ma altri possono giudicare meglio di me, sono anche grato per questa ricorrenza, per questa circostanza e penso che anche questo appartiene a quel cammino sul quale vuole trovarsi la vostra iniziativa artistica: "Pro Mundo uno".

Ringrazio anche tutti gli altri ospiti che sono voluti venire questa sera a Castel Gandolfo, persone autorevoli, rappresentanti soprattutto della cultura, del mondo diplomatico. Ringrazio tutti e mi sento molto onorato della vostra presenza. Che il Signore benedica ciascuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, le vostre famiglie e i nostri popoli, tutti quei popoli dell'Europa, del nostro continente che portano in loro i germi profondi e forti di una tradizione culturale e cristiana.


Data: 1988-07-24 Data estesa: Domenica 24 Luglio 1988




Nel 150° anniversario dell'evangelizzazione della Polinesia francese - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al Cardinale Pio Taofinu'u

Testo:

Al nostro venerabile fratello Cardinale Pio Taofinu'u Arcivescovo di Samoa-Apia e Tokelau.

Tra le molteplici ricorrenze di eventi missionari che le varie comunità ecclesiali della Polinesia si accingono a celebrare quest'anno con particolare zelo, venerabile nostro fratello, sappiamo che, a Dio piacendo, si sta avvicinando una fausta ricorrenza che riguarda la diocesi di Taiohae, il 14 e il 15 agosto prossimi, che abbiamo anche noi motivo di attendere e cui desideriamo partecipare.

Infatti ricorre il 150° anniversario dei giorni in cui tre coraggiosi evangelizzatori partiti dall'isola di Taluata sono felicemente approdati nelle Isole Marchesi e dopo l'arrivo di alcuni compagni celebrano per la prima volta in quei luoghi il banchetto eucaristico e gettano le fondamenta per la diffusione della fede.

Tutti sanno che poi a questa base missionaria e a questa giovane Chiesa capitarono eventi sfavorevoli e arrivarono momenti di difficoltà. Ma noi sappiamo e siamo lieti di poterlo dire pubblicamente, a quale prosperità del nome cattolico e a quale solidità di fede e di devozione cristiana l'opera indefessa dei pastori abbia portato gli abitanti di quelle isole.

Così questo anniversario, mentre permetterà di ripercorrere la storia di quella comunità, porterà anche con sé l'opportunità di percepire e di comprendere quell'originario fervore missionario, di rinnovare un solido amore alla tradizione di fede cristiana, di preparare il tempo futuro della Chiesa di Dio in quei luoghi.

Nell'attribuire tanto valore, giustamente, a questa ricorrenza, per quanto riguarda specialmente gli anni futuri, vogliamo esprimere e confermare, mediante colui che pubblicamente ci rappresenterà in quei giorni d'agosto, la nostra sollecitudine per quella comunità e il nostro affetto al Vescovo di quel luogo e ai sacerdoti e ai collaboratori e ai fratelli delle congregazioni religiose. Desideriamo che rappresentante della nostra persona sia tu, venerabile nostro fratello, e ti nominiamo perciò con questa lettera inviato speciale per il 14 e il 15 agosto presso la diocesi di Taiohae, per la commemorazione degli inizi della fede cattolica.

Con la stessa fiducia con cui ti abbiamo inviato anche recentemente altrove a rappresentarci in simili ricorrenze, con la stessa gioia, con cui abbiamo appreso del felice esito della tua missione, ora ti invitiamo a recarti nelle Isole Marchesi per portare di persona il messaggio di incitamento e di speranza del successore di Pietro, per esprimere i nostri sentimenti missionari e la gioia del nostro animo per l'evento, e per portare insieme la benedizione apostolica come pegno della protezione del divino Pastore per il futuro e come propiziatrice di molteplici grazie.

In quei giorni memorabili ti saremo vicini, venerabile nostro fratello, e al fratello nell'episcopato Guido Chevalier pastore di Taiohae e a tutto il carissimo popolo invochiamo il conforto della vera fede e la luce di Cristo.


Data: 1988-07-25 Data estesa: Lunedi 25 Luglio 1988









Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La "Madonna della Salute" di Vailankanni ci dia la grazia di accogliere la vita divina che suo Figlio ci offre

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Oggi andiamo a visitare insieme, in spirito, il Santuario mariano della "Madonna della Salute", conosciuta come la "Lourdes dell'Oriente", e che si trova a Vailankanni, nel sud dell'India.

La tradizione popolare presso i fedeli del Tamil Nadu racconta che, verso la fine del sedicesimo secolo, la Vergine santa apparve due volte con il bambino in braccio a un ragazzo storpio, il quale, per aiutare la mamma vedova e povera, vendeva bevande ai viandanti assetati. La Madonna gli chiese un sorso di siero di latte per il suo bambino e ordino poi al ragazzo di andare a dire a un ricco cattolico del paese di costruire una cappella presso l'albero. Solo dopo essersi lanciato di corsa ad eseguire il desiderio della bella Signora il ragazzo si rese conto di essere stato miracolosamente guarito. Fu costruita allora una piccola cappella col tetto di paglia, e vi fu collocata una statua della Madonna col bambino in braccio. Il popolo la chiamo la "Madonna della Salute".


2. Un secolo più tardi la Madonna apparve, nella stessa regione, a navigatori portoghesi che, sballottati da una terribile tempesta, avevano invocato il suo nome. Per adempiere la promessa fatta nel momento del pericolo, i naviganti costruirono una chiesa in muratura al posto della capanna di paglia.

Da allora il Santuario della "Madonna della Salute" a Vailankanni è diventato un luogo di pellegrinaggio mariano, non solo per i fedeli del Tamil Nadu, ma di tutta l'India.


3. La Madonna della Salute è festeggiata ogni anno l'8 settembre, Natività di Maria, per ricordare il giorno in cui i naviganti, miracolosamente salvati dalla tempesta poterono raggiungere la costa. La festa è preceduta da una novena di preghiere, e attira fino a due milioni di fedeli.

In riconoscimento dell'importanza del Santuario, il mio predecessore Giovanni XXIII concesse alla chiesa, nel 1962 il titolo di Basilica.

La "Madonna della Salute" mentre concede la guarigione ai malati e salva i fedeli dai pericoli, rivela la natura intima del Padre celeste, che è "Dio dei vivi e non dei morti" (Mt 22,23) e del suo Figlio che "è venuto a dare la vita e darla in abbondanza" (Jn 10,10). Chiediamo alla "Madonna della Salute" di Vailankanni la grazia di accogliere la vita divina che suo Figlio ci offre e di testimoniare con coerenza la "novità" e la ricchezza di questo dono per contribuire all'avvento del regno di Dio nel mondo.


[Omissis. Seguono i saluti in varie lingue]


Data: 1988-07-31 Data estesa: Domenica 31 Luglio 1988









Al termine dell'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Prevalga il sentimento della fraternità sulla suggestione del ricatto"

Testo:

Desidero esprimere a voi qui presenti la mia partecipazione alla gioia della famiglia di Marco Fiora, il ragazzo liberato proprio ieri dopo un sequestro durato lungo tempo. Già nel febbraio scorso anch'io avevo implorato la sua liberazione.

Ora ringraziamo il Signore perché nella sua provvidenza e bontà ha disposto gli eventi nel senso buono e desiderato, mentre porgo al piccolo Marco ed ai suoi cari l'augurio di ogni bene.

Rimane ancora, tuttavia, l'ansia e il desiderio per la liberazione di tante altre persone, tutt'ora misteriosamente sequestrate, e per queste chiedo ancora ai responsabili la liberazione.

Prevalga il sentimento della giustizia e della fraternità sulla suggestione del ricatto.


Data: 1988-08-03 Data estesa: Mercoledi 3 Agosto 1988




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Un Papa profondamente mariano

Testo:


1. Dieci anni fa, nella solennità della Trasfigurazione del Signore, 6 agosto, poco dopo le ore nove della sera, proprio qui a Castel Gandolfo Papa Paolo VI terminava la sua lunga e laboriosa vita terrena. Più i giorni trascorrono da quella data, e più si manifesta la sua grandezza.

A questo mio predecessore, che tanto ha amato l'epoca in cui visse e tanto opero per ricondurla a Dio, desidero dedicare la preghiera odierna dell'"Angelus", inserendone il ricordo nel contesto dell'anno mariano che stiamo celebrando.


2. Paolo VI è stato un Papa profondamente mariano. Ebbe affettuosa devozione alla Vergine santissima fin dalla sua giovinezza, quando ogni giorno frequentava il Santuario della Madonna delle Grazie di Brescia a pochi passi dalla sua abitazione e in quell'ambiente di culto mariano, quale era anche la sua casa - come dirà egli stesso - maturo la sua vocazione sacerdotale (cfr. "Insegnamenti di Paolo VI", XI [1973] 825).

All'indomani della sua elezione al Pontificato, 21 giugno 1963, nel primo messaggio all'intera famiglia umana, Paolo VI esprimeva "un affidamento, accompagnato da fermissima speranza, alla materna protezione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio e madre nostra" ("Insegnamenti di Paolo VI", I [1963] 9).

Il suo insegnamento dottrinale sulla Vergine santissima sarà, oltre che ricorrente, sempre chiaro e fermo.

Chi ha vissuto il corso del Concilio Ecumenico Vaticano II non può dimenticare l'importanza della proclamazione solenne, alla chiusura della terza sessione, di Maria, Madre della Chiesa. Disse in quella occasione: "A gloria della Vergine e a nostro conforto noi proclamiamo Maria santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il Popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre Amorosissima: e vogliamo che con tale titolo soavissimo d'ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata e invocata da tutto il popolo cristiano".

(Con questo titolo Paolo VI intendeva fare entrare la Chiesa nella tenerezza e nell'amore di Maria, rilevando che, fra le varie funzioni che si possano attribuire alla Madonna, nessuna meglio di quella di madre esprime ciò che ella è).


3. Di quello storico discorso ricordo ancora l'affermazione: "La conoscenza della vera dottrina cattolica sulla beata Vergine Maria costituirà sempre una chiave per l'esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa" ("Insegnamenti di Paolo VI", II [1964] 674).

Come è noto, Paolo VI era, fin dall'inizio del Concilio, preoccupato di come onorare degnamente Maria.

(Penso che l'inserzione del mistero di Maria nella riflessione sul mistero della Chiesa abbia dato a Paolo VI grande letizia, anche per l'amore che egli portava alla Chiesa. Affermerà nel "Pensiero alla morte": "Potrei dire che sempre l'ho amata... ma vorrei che la Chiesa lo sapesse!").


4. Tra i numerosi pronunciamenti della catechesi mariologica di Paolo VI, mi è caro infine ricordare l'esortazione apostolica "Marialis Cultus", intesa ad esplicitare e promuovere il contenuto del capitolo VIII della "Lumen Gentium".

Quel documento fu un impulso al rinnovamento del culto e della pietà mariana, in rapporto con la Sacra Scrittura e con la liturgia.

Il ricordo di Paolo VI sia per noi in benedizione e la sua profonda devozione a Maria sia stimolo a vivere in modo particolarmente intenso questo ultimo scorcio dell'anno mariano.


[Omissis. Seguono i saluti in varie lingue]


Data: 1988-08-07 Data estesa: Domenica 7 Agosto 1988









Al Cardinale Luigi Dadaglio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al Cardinale Luigi Dadaglio

Testo:

Al venerato fratello il signor Cardinale Luigi Dadaglio presidente del Comitato Centrale per l'anno mariano.

Volgendo ormai alla conclusione l'anno mariano, per la cui ordinata celebrazione fu a suo tempo costituito codesto Comitato Centrale, sento vivo, signor Cardinale, il desiderio di far giungere a lei ed ai suoi collaboratori l'espressione del mio compiacimento e della mia gratitudine per l'intensa attività svolta nell'arco di questi mesi.

Molteplici sono state, in effetti, le iniziative promosse per favorire la partecipazione dei fedeli ad un evento di grazia tanto singolare, che ha profondamente inciso nella vita della Chiesa, ravvivandone l'impegno in quella "peregrinazione della fede", di cui la Vergine santissima è e resta insuperato modello (LG 58).

In particolare, meritano di essere ricordati i contatti stabiliti mediante lettere circolari con l'episcopato mondiale, per richiamare l'attenzione sia sul ruolo ecclesiale dei santuari mariani, sia sul servizio caritativo quale segno di autentica devozione alla Vergine santa, sia sulla necessità di mantener viva l'esperienza spirituale di quest'anno nel tempo che ci separa dal grande Giubileo cristologico del duemila. Sollecita è stata pure l'attività di coordinamento delle varie proposte e realizzazioni, che si sono avute nelle Chiese particolari e che hanno contribuito a rendere più intenso e sentito il culto dei fedeli verso la Madre celeste.

Mi piace, inoltre, sottolineare quanto codesto Comitato ha fatto nella stessa città di Roma, per animare la riflessione dei credenti sul posto che Maria occupa nel piano della redenzione, per stimolare ed armoniosamente comporre le manifestazioni della loro devozione verso di lei, per offrire degna accoglienza alle schiere di pellegrini, per organizzare celebrazioni liturgiche e rassegne d'arte in onore della Vergine, alle quali non di rado ho voluto prendere parte io stesso.

Per quest'opera, premurosa e insieme discreta, rendo grazie a Dio, confidando che - auspice la Vergine Maria - egli non mancherà di ricompensare con l'abbondanza dei celesti favori chi per tanta parte ne ha portato il peso.

Con questi voti, avvalorati dalla preghiera, imparto di cuore a lei, signor Cardinale, al rev.mo segretario generale e a tutti i membri di codesto benemerito Comitato una speciale benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 14 agosto 1988, decimo di Pontificato.


Data: 1988-08-14 Data estesa: Domenica 14 Agosto 1988




Recita dell'"Angelus" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Alla Vergine venerata nel Santuario di Mariapocs affidiamo con la nostra preghiera i fratelli cristiani di Ungheria

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nella serie degli ideali pellegrinaggi che sto compiendo con voi in questo anno mariano, il mio sguardo si rivolge oggi all'Europa orientale, e precisamente all'Ungheria, che la tradizione saluta come "regnum marianum".

I cattolici ungheresi celebrano proprio in questi giorni il 950° anniversario della morte di santo Stefano re d'Ungheria, fondatore di quella nazione (il Papa Silvestro II gli fece pervenire la corona regale), colui che porto a compimento la cristianizzazione del popolo, lasciando ad esso come spirituale eredità la devozione alla Vergine, invocata come "magna Domina" di quella terra.

Ho inviato all'episcopato ed ai cattolici ungheresi uno speciale messaggio per ricordare questa data, che mette in risalto il singolare vincolo spirituale con il quale la storia dell'Ungheria si unisce a quella della fede cristiana in Europa.

Il re santo Stefano pose il suo popolo sotto la protezione di Maria nel cui nome gli ungheresi seppero trovare unità e pacificazione. Noi vogliamo perciò affidare con la nostra preghiera i fratelli cristiani d'Ungheria alla Vergine, particolarmente venerata nel famoso Santuario mariano di Mariapocs, nella diocesi di Hajdudorog, diocesi di rito bizantino per i cattolici di tutta la nazione.


2. Si deve appunto ad una icona mariana la notorietà raggiunta dal piccolo villaggio ungherese di Mariapocs, che è sede del Santuario. Nel 1696, secondo la tradizione, nella chiesetta greco-cattolica di tale villaggio si verifico un prodigio: gli occhi luminosi della Vergine, raffigurata nella sacra icona, durante una celebrazione eucaristica, cominciarono a lacrimare e ciò divenne stimolo della fede e della devozione degli ungheresi, che da allora usarono accorrere numerosi a quel Santuario da ogni parte del Paese.

Ammirato del prodigioso fenomeno, l'imperatore Leopoldo volle che l'icona fosse trasferita a Vienna, dove, accolta con grande venerazione, divenne subito la "Potscher Maria" della Cattedrale della capitale austriaca.

La cara immagine non fu più restituita al villaggio ungherese di provenienza, al quale fu donata, in sostituzione, una copia dell'originale.

Il dolore degli ungheresi per questa perdita fu compensato con un ulteriore segno: nel 1715, anche gli occhi della Vergine, raffigurata sulla copia dell'icona originale, cominciarono a lacrimare ed il fenomeno ebbe a ripetersi nel 1905. Già nel secolo scorso il notevole afflusso di pellegrini rese necessaria la costruzione dell'attuale splendida chiesa che, tra gli altri Santuari mariani ungheresi più celebri, come quelli di Mariagyûd e Matraverebély, divento il più frequentato luogo di pellegrinaggio del Paese. Sull'icona Odigitria del Santuario, Maria con la mano mostra la strada verso suo Figlio.


3. Mariapocs è un luogo di unità, dove i fedeli di varie nazioni e anche di varie religioni, venerano l'amore materno di Maria che si affligge per i peccati dei figli e per essi intercede premurosa presso il divin Figlio Gesù. Si direbbe che essi vadano là per unire le proprie lacrime a quelle della Vergine, per purificarle e fonderle in un'unica offerta con quella salvifica di Gesù Redentore.

Animati dalla speranza e dall'amore, noi ora imploriamo, per l'intercessione del re santo Stefano e della Vergine, il continuo aiuto divino per quella nobile nazione, per la Chiesa e per il mondo intero.


[Omissis. Seguono i saluti in varie lingue]


Data: 1988-08-14 Data estesa: Domenica 14 Agosto 1988




Omelia alla liturgia copta della preghiera dell'incenso - Santa Maria Maggiore (Roma)

Titolo: Le ricchezze spirituali dell'Oriente cristiano dono inestimabile per la Chiesa universale

Testo:

"Come incenso salga a te la mia preghiera, / le mie mani alzate come sacrificio della sera" (Ps 140,1).


1. Con queste parole il salmista rende esplicito il legame simbolico tra la preghiera vespertina e il salire dell'incenso.

Il levarsi delle volute di incenso esprime con grande potenza evocativa l'anelito dello spirito umano a librarsi verso l'alto, a superare le angustie quotidiane, per riconoscere il senso della propria esistenza e ricongiungersi con Dio. Con l'incarnazione, il Verbo ha voluto assumere la natura umana ed è entrato in un nuovo rapporto anche con il cosmo, per presentarlo a Dio Padre quale offerta a lui gradita.

Nella visione sicura della fede, il bisogno di infinito, di perfezione, di comunione intima e profonda della creatura col Creatore non è semplice nostalgia o sogno dell'impossibile, ma è un pellegrinaggio ininterrotto, una tensione perenne, dell'uomo verso il suo fine che si esprime incessantemente in atteggiamenti di "condiscendenza".

"Fecisti nos ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te", ci ricorda il santo vescovo Agostino (S. Augustini "Confessiones", 1,1).

Questo incenso che sale senza tregua al cielo porta con sé l'aspirazione profonda del nostro cuore, verso Dio che si esprime nell'anelito della preghiera.

L'incenso accompagna dunque il levarsi delle nostre mani al cielo, per offrire a Dio la nostra sete di lui e, nello stesso tempo, per presentargli persone e cose, desideri e aspirazioni.

La vostra insigne tradizione spirituale, dilettissimi fratelli e sorelle della Chiesa copta d'Egitto, attribuisce a questa preghiera dell'incenso una particolare solennità e un valore del tutto speciale. Mi è pertanto gradito unirmi oggi al coro della vostra liturgia, per esprimere, con accenti suggestivi e vibranti, la mia riconoscenza al Dio vivente.


2. Desidero ringraziare Dio, in modo particolare per questo anno mariano che ora volge al termine, e per le provvidenziali occasioni di grazia che sono state offerte alla Chiesa in questo tempo particolarmente dedicato alla Madre di Dio! Ne sono testimonianza le numerose iniziative mariane che si sono svolte in ogni parte del mondo. In tal modo abbiamo potuto constatare, con consolante immediatezza, che la Vergine Maria è davvero Madre Universale.

Domani, festa dell'Assunzione di Maria santissima al cielo, concluderemo solennemente questo tempo santo. Proprio in preparazione ad un tale momento di grazia ho voluto che risuonasse ancora una volta la gloriosa voce dell'Oriente cristiano.

In quest'anno mariano più volte si è levata proprio qui, nella città di Roma, la preghiera antica e preziosissima delle Chiese orientali. La partecipazione a tali preghiere del Vescovo di Roma, che presiede alla carità universale, ha voluto essere un segno di quel meraviglioso scambio, per cui le vostre ricchezze spirituali, carissimi figli e figlie dell'Oriente cristiano, vanno a beneficio della Chiesa universale. Tali ricchezze spirituali sono per la Chiesa tutta un dono inestimabile, fiorito in una lunga storia di fedeltà a Cristo pur tra drammatici eventi. Esse si alimentano in una mirabile sintesi di teologia e spiritualità, per cui il mistero creduto si fa canto di lode, che penetra nelle profondità del cuore umano.

Partecipando all'odierna preghiera dell'incenso desideriamo fare nostri idealmente i toni variegati e molteplici di ogni liturgia della Tradizione dell'Oriente, anche di quelle che non si sono potute celebrare in questa alma città.

La liturgia copta, così adatta ad esprimere l'attesa vigilante del monaco che, con i fianchi cinti e le lucerne accese, accoglie il rivelarsi discreto, ma sicuro del suo Signore, è la voce mirabile, con cui oggi si esprime la fervida attesa della Chiesa per il Signore che viene.


3. Benvenuti, dunque, venerati fratelli e amatissimi figli e figlie della Chiesa copta che, convenendo in questo tempio avete voluto donarci l'espressione del vostro amore filiale alla Madre di Dio, mediante una preghiera che propone le note caratteristiche di una tradizione così originale ed antica.

La vostra esperienza di fede non si esauri in una ricerca dotta e in una scalata razionale ai cieli di un Dio inaccessibile, ma si lascio conquistare ed educare dalla vita semplice del popolo, intessuta di immediatezza e generosità, di fantasia spontanea ed avvincente. Il dotto studioso e il contadino generoso fecero entrambi confluire nel vostro patrimonio tradizionale il meglio della loro ricerca di Dio e la loro comune esperienza di persone amate e salvate da lui.

Su questa vostra ricca esperienza religiosa si sono innestate sia l'indomito coraggio dei martiri, sia l'ascesi appassionata di schiere innumerevoli di monaci. Unicamente guidati dalla sapienza della Parola di Dio, i vostri martiri e i vostri asceti seppero testimoniare una mirabile radicalità nella ricerca del regno, una insuperata maestria nel penetrare i segreti nascosti nel cuore dell'uomo.

Il messaggio di quegli "entusiasti di Dio" risuona ancor oggi più che mai attuale per la Chiesa. E' un invito ad essere fedeli e coraggiosi e a riscoprire, nel frastuono della civiltà moderna, abitudini creative ove affrontare il cammino della ricerca della verità, senza maschere o alibi o finzioni.

Questi maestri, questi formidabili atleti della fede, esercitarono un influsso determinante sulla vostra liturgia, rendendola carica di attese, densa di semplicità, intrisa della sapienza e della Parola di Dio.


4. Diletti fratelli e sorelle, amate questa vostra liturgia, nella quale e con la quale oggi prega con voi il Vescovo di Roma; sentitela come espressione viva della vostra sensibilità religiosa e culturale; vedetela come frutto originale di cui la Chiesa universale va fiera. Difendetene l'eredità, perché continui ad essere il luogo ove il palpito del vostro cuore si fa più spontaneamente preghiera. Siate sempre in continuità con la testimonianza gloriosa dei vostri padri nella fede, i quali, alimentandosi alla liturgia seppero sostenere le prove del martirio e compiere con coraggio e fermezza scelte di vita impegnative. Non aderite con eccessiva improvvisazione alla imitazione di culture e tradizioni che non siano le vostre, tradendo così la sensibilità che è propria del vostro popolo.

Molte volte i miei predecessori hanno insistito su questo punto così rilevante. Vorrei qui ricordare tra tutti, due grandi Papi, benemeriti per l'Oriente cristiano: Benedetto XIV, al quale dobbiamo la costituzione "Demandatam", del 24 dicembre 1743; e Leone XIII, che ha emanato la celebre lettera apostolica "Orientalium Dignitas Ecclesiarum", il 30 novembre 1894.

A loro fa eco il Concilio Vaticano II che con vigore sottolinea come "non si devono introdurre mutazioni, se non per ragioni del proprio organico progresso" (OE 6).

Questo significa che è necessario che ogni eventuale adattamento della vostra liturgia si fondi su uno studio attento delle fonti, su una conoscenza obiettiva delle peculiarità proprie della vostra cultura, sul mantenimento della tradizione comune a tutta la cristianità copta.


5. In questo contesto della preghiera dell'incenso, desidero inviare alla Chiesa copta ortodossa il mio saluto fraterno. Alla luce del cammino comune di una fede che trova in Cristo la sua origine e il suo fine, dobbiamo credere fermamente di essere chiamati a divenire un cuor solo e un'anima sola. La preghiera alimenti incessantemente questo nostro comune anelito.

L'intercessione della beata Vergine Maria Assunta in cielo avvicini il tempo della piena comunione di tutte le Chiese nell'unica Chiesa di Cristo.

La Vergine Madre, che in Egitto conobbe il dramma dell'esilio e che voi ricordate e venerate nei luoghi che secondo la tradizione sono stati resi illustri dalla presenza della sacra Famiglia, assista e sostenga con la sua protezione la Chiesa copta.

Ella che la vostra liturgia canta, con accenti di toccante poesia nelle splendide "theotokie", elevi le sue mani nella preghiera e nell'intercessione su di voi, sul vostro Paese, sulle vostre famiglie, sulle vostre chiese, sui vostri monasteri. Ella vi ottenga lo sguardo benedicente del Padre; la misericordia redentrice del Figlio, che percorse le strade della vostra terra; l'amore santificante dello Spirito, che non cessa di suscitare frutti di santità e di grazia. Amen!


Data: 1988-08-14 Data estesa: Domenica 14 Agosto 1988







GPII 1988 Insegnamenti - Omelia per il personale delle ville pontificie - Città del Vaticano (Roma)