GPII 1988 Insegnamenti - Radiomessaggio ad un pellegrinaggio di giovani a Lourdes - Castel Gandolfo (Roma)

Radiomessaggio ad un pellegrinaggio di giovani a Lourdes - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Alla scuola di Maria sulle orme di Cristo

Testo:

Cari amici pellegrini a Lourdes, Sia lodato Gesù Cristo! Il mio pensiero affettuoso vi raggiunge in quest'ora: voi, che partecipate al pellegrinaggio nazionale francese, voi giovani venuti dall'Italia, dall'Inghilterra, dall'Irlanda, dalla Spagna, dalla Germania, dalle Fiandre, dai Paesi Bassi, dalla Polonia, voi, "camminatori di Dio" di tutti i paesi! Voi avete cantato insieme la preghiera a Maria, portando le vostre fiaccole per le strade della città e nella grotta. Avete proclamato insieme che Gesù, Figlio di Maria, è la luce sul cammino degli uomini.

Attraverso questa commovente liturgia, voi date al mondo una immagine vera della Chiesa: l'immagine di un popolo di fratelli e sorelle, uniti dal Battesimo, che cantano la loro gioia di aver trovato una ragione di vita, poiché si sanno amati da Dio e che desiderano portare la luce di Cristo in tutte le parti della terra.

Giovani che stasera mi ascoltate, voi siete a un bivio cruciale. Forse vi state domandando: "Con chi devo camminare nella mia vita?". E' questo il momento di dire a Cristo ciò che Pietro gli disse un giorno, in un mirabile impeto di fiducia: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

Tu solo, Signore, ci guidi sui sentieri della vita.

Molti tra voi, lo so, hanno intenzione di pregare questa notte con Maria. In quel luogo in cui la Vergine ha ripetuto il richiamo evangelico alla conversione, vi rinnovo l'invito a lasciarvi riconciliare con Dio. Ricevete il sacramento del perdono, che Gesù ha affidato alla Chiesa come dono del suo amore per gli uomini.

Ponetevi all'ascolto della Vergine: ella vi farà scoprire la vostra missione di battezzati nella Chiesa, come fece con Bernardette. Ella vi farà scoprire il servizio che siete chiamati a prestare alla famiglia umana.

Voi tutti siete chiamati a dare speranza all'umanità trasformandola dall'interno con la forza del Vangelo. Alcuni lo faranno fondando una famiglia cristiana che diverrà una realtà missionaria. Altri si sentiranno chiamati a vivere casti, poveri e disponibili nella vita religiosa per rispecchiare le beatitudini. Altri ancora saranno disposti a consacrare la vita come diaconi o sacerdoti per guidare il Popolo di Dio.

A ciascuno di voi la Vergine rivolge oggi la grande raccomandazione che fece a Cana, quando venne a mancare il vino per il banchetto di nozze: "Fate quello che vi dirà". Perché la vostra vita mantenga la gioia della festa, nel servizio agli altri, dinamico e lieto, cercate di compiere ciò che domanda Cristo, ripetendo anche voi il "fiat" di Maria: "Ecco la serva del Signore".

Cari amici, alla solenne chiusura dell'anno mariano, la Vergine vi dice con insistenza: "Fate quello che mio Figlio vi dirà". E' il messaggio di Lourdes.


Data: 1988-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1988




Omelia nella festa dell'Assunzione di Maria - Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tutto questo anno è stato il tempo degli occhi innalzati a te, Madre di Dio

Testo:


1. "Tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1,48). Madre di Dio e Vergine! In questa beatitudine proclamata da tutte le generazioni, accogli anche le nostre voci: ti chiama beata la generazione degli uomini che vivono in questo ultimo scorcio del secondo millennio dopo Cristo.

Ti chiamiamo beata, perché sei colei che l'Eterno Padre ha scelto ad essere la Madre dell'Eterno Figlio, quando "venne la pienezza del tempo" (cfr. Ga 4,4).

Ti chiamiamo beata, perché sei colei che l'Eterno Figlio - redentore del mondo - ha redento per prima nel mistero dell'Immacolata Concezione.

Ti chiamiamo beata perché sei colei sulla quale discese lo Spirito Santo e la potenza dell'Altissimo stese la sua ombra (cfr. Lc 1,35), così nacque da te l'Eterno Figlio di Dio, come uomo.

Ti chiamiamo beata. così ti hanno chiamata tutte le generazioni. così ti chiama la nostra generazione, alla fine del ventesimo secolo.

Una particolare espressione di ciò è divenuto, in tutta la Chiesa, l'anno mariano che oggi - nella solennità della tua Assunzione - volge alla fine.


2. Ti salutiamo, Maria! "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42).

Con tali parole ti saluta oggi la liturgia. E queste sono le parole della tua parente Elisabetta, pronunciate durante la visitazione, compiuta, secondo la tradizione, a Ain-Karim.

Ti salutiamo, Maria! Beata sei tu che hai creduto nell'adempimento delle parole del Signore (cfr. Lc 1,45).

Nell'anno mariano ti abbiamo seguita sul sentiero della tua visitazione.

Ti ha seguito, Madre di Dio, l'intera Chiesa, ripetendo le parole di Elisabetta.

Ecco, infatti, che la Chiesa nel Concilio Vaticano II ha imparato a guardare a te, come alla sua viva e perfetta figura.

L'ha imparato di nuovo, a misura dei nostri tempi e della nostra generazione, ricordando che così ti hanno guardato già le antiche generazioni dei discepoli seguaci di Cristo. Gli illustri padri dei primi secoli ti hanno chiamata il primo modello (Typus) della Chiesa.

La Chiesa dei nostri tempi l'ha di nuovo imparato. Ha professato ancora una volta che tu, beata Vergine, precedi nella peregrinazione della fede tutte le generazioni del Popolo di Dio sulla terra, (cfr. LG 58).

Benedetta sei tu che hai creduto! Nella peregrinazione della fede, che fu la tua vita sulla terra, avanzasti serbando fedelmente la tua unione col Figlio fin sotto la croce, dove rimanesti per volontà di Dio (cfr. LG 58).


3. Lo stesso pellegrinaggio della fede, che hai compiuto fin nelle profondità del mistero di Cristo, tuo Figlio - dall'annunciazione al Calvario - tu l'hai ripreso poi insieme alla Chiesa. L'hai ripreso il giorno della Pentecoste con la Chiesa degli apostoli e dei testimoni, che nasceva nel cenacolo di Gerusalemme sotto il soffio del Consolatore, lo Spirito di verità.

perciò anche noi abbiamo incominciato il nostro pellegrinaggio dell'anno mariano nella solennità della Pentecoste del 1987 a Roma e in tutta la Chiesa fino ai confini del mondo.

Abbiamo incominciato il nostro pellegrinaggio della fede insieme con te, noi, generazione che s'avvicina all'inizio del terzo millennio dopo Cristo.

Abbiamo cominciato a camminare con te, noi, generazione che porta su di sé un certo tratto di somiglianza con quel primo avvento, quando all'orizzonte delle aspettative umane per la venuta del Messia si è accesa una luce misteriosa: la stella del mattino, la Vergine di Nazaret, preparata dalla Santissima Trinità a essere la Madre del Figlio di Dio: "Alma Redemptoris Mater".


4. Abbiamo dedicato a te, Maria, questa parte del tempo umano, che è anche il tempo liturgico della Chiesa: l'anno iniziato con la Pentecoste del 1987, e che termina oggi con la solennità della tua Assunzione, nell'anno 1988.

L'abbiamo dedicato a te! In te abbiamo posto la nostra fiducia. In te, a cui Dio aveva "affidato" il Figlio Eterno nella storia umana. In te, a cui il tuo Figlio crocifisso aveva affidato l'uomo come in un testamento supremo del mistero della redenzione. Quest'uomo ai piedi della croce fu l'apostolo Giovanni, l'evangelista. E in lui, uomo singolo, era rappresentato ogni uomo.

Nello spirito di quell'affidamento pasquale, che divenne un frutto particolare della fede, della speranza e della carità, quando la spada del dolore trafisse il tuo cuore, ti seguono gli uomini e le comunità umane in tutto il mondo. Ti seguono i popoli e le nazioni. Ti seguono le generazioni. Dall'alto della croce Cristo stesso li incammina verso il tuo cuore materno, e il tuo cuore li restituisce, nel modo più semplice, a Cristo: li introduce nel mistero della redenzione. Veramente, "Redemptoris Mater"!

5. Come in ogni generazione passata, anche nella nostra la Chiesa canta un'antifona, nella quale prega così: "Soccorri il tuo popolo, che cade, / ma pur anela a risorgere" ("Succurre cadenti - surgere qui curat, populo!").

Nelle parole di questa preghiera di affidamento ritroviamo anche la verità sulla nostra generazione. Anch'essa - così come le altre generazioni, e forse perfino più di esse - non vive forse tra il "cadere" e il "risorgere", tra il peccato e la grazia? O Madre, che ci conosci, sii sempre con i tuoi figli! Aiuta l'uomo, i popoli, le nazioni, l'umanità ad alzarsi. Un tale grido dell'anno mariano è risonato nei vari luoghi della terra, attraverso le diverse esperienze della nostra epoca, che pur vantandosi di un progresso prima sconosciuto, sente in modo particolarmente acuto le minacce che incombono sull'intera grande famiglia umana.

E tanto più urgente diventa la "sollicitudo rei socialis".


6. Oggi, solennità dell'Assunzione! Oggi, nell'orizzonte del cosmo appare - con le parole dell'Apocalisse di Giovanni - la Donna vestita di sole (cfr. Ap 12,1).

Di questa Donna il Concilio dice: "La Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga" (cfr. Ep 5,27). E nello stesso tempo "i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato, e per questo innalzano gli occhi a Maria" (LG 65).

Tutto questo anno, che sta per terminare, è stato il tempo degli "occhi innalzati" a te, Madre di Dio, Vergine, costantemente presente nel mistero di Cristo e della Chiesa.

L'anno mariano finisce oggi. Ma non finisce il tempo degli "occhi innalzati" a Maria.


7. Seguendo te, Madre, nel nostro pellegrinaggio terreno mediante la fede, ci troviamo oggi alla soglia della tua glorificazione in Dio.

Il pellegrinaggio della fede - la via della fede. La tua via della fede conduce dalla soglia della visitazione, ad Ain-Karim, alla soglia della glorificazione.

Così ce le mostra l'odierna liturgia.

E alla soglia della glorificazione, alla soglia dell'unione celestiale col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, ascoltiamo ancora una volta le parole del "Magnificat": "L'anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.../ Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc 1,46-47 Lc 1,49).

Grandi cose: magnalia! Magnalia Dei! Beata sei tu che hai creduto! Amen!


Data: 1988-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1988




Congedo dall'anno mariano: un impegno di vita - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tenda umile del Verbo accompagna i nostri passi

Testo:

Regina del cielo, rallegrati, donna santissima, salve!


1. Con l'anno mariano che stiamo concludendo, la Chiesa è stata "chiamata non solo a ricordare tutto ciò che nel suo passato testimonia la speciale, materna cooperazione della Madre di Dio all'opera della salvezza in Cristo Signore, ma anche a preparare, da parte sua, per il futuro le vie di questa cooperazione: poiché il termine del secondo millennio cristiano apre come una nuova prospettiva" (RMA 19) e "orienta al tempo stesso il nostro sguardo verso la Madre del Redentore" (RMA 3).

In questi anni "desideriamo rivolgerci in modo speciale a colei, che nella "notte" dell'attesa dell'avvento del Verbo comincio a splendere come vera "stella del mattino"" (RMA 3), attraverso una maturazione dei valori che l'esperienza dell'anno mariano ha appena finito di far risaltare, sia nello studio che nell'evangelizzazione, nella carità e nella cultura.

Poniamo da oggi fiduciosamente sotto la vigile intercessione di santa Maria, sorella e madre della Chiesa il traguardo del duemila e la prospettiva del terzo millennio, consapevoli che la nostra vera mèta è il Regno, peraltro già iniziato con l'ascensione di Gesù Cristo e con l'assunzione corporale di santa Maria ed ora coesistente con la storia, oltre che essere suo vertice e suo termine.

Il terzo millennio resta, comunque, per noi orizzonte di riflessioni assai stimolante, perché ci costringe a guardare avanti in speranza. Santa Maria è la guida di questo nuovo esodo verso il futuro (RMA 3), che affrontiamo come una liturgia della soglia, pellegrini con lei verso l'assoluto e l'eterno.

E la nostra ultima parola sia una preghiera: O santa Maria, vergine degli inizi, / fidenti ti invochiamo / alla trepida soglia del terzo millennio di vita / della santa Chiesa di Cristo: / Chiesa già tu stessa, / tenda umile del Verbo, mossa solo dal vento dello Spirito.

/ Misericordia accompagna i nostri passi / verso frontiere d'umanità redenta e pacifica / e rendi lieto e saldo il nostro cuore nella sicurezza / che il drago non è più forte della tua bellezza, / donna fragile ed eterna, / salvata per prima ed amica di ogni creatura, / che ancora geme e spera nel mondo. Amen.


Data: 1988-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1988




Lettera al Cardinale Laszlo Paskai - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: L'eredità spirituale di santo Stefano, re d'Ungheria, si è mostrata efficace nella storia del popolo magiaro.

Testo:

Al venerato fratello Cardinale Laszlo Paskai all'episcopato ed ai fedeli cattolici ungheresi.

Alla fine dell'anno mariano 1988, nello stesso giorno in cui la Chiesa ricorda che "...la Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo...", voi, diletti fratelli e figli ungheresi, riandate con la memoria al 950° anniversario della morte di santo Stefano, fondatore della vostra nazione, ed insieme festeggiate la presenza attiva di Maria "Magna Domina" nella vostra millenaria storia. Infatti, il 15 agosto 1038 venne a morire il re Stefano, che aveva portato a compimento la cristianizzazione del vostro popolo, lasciandogli come eredità spirituale la devozione mariana.

Quest'anno, inoltre, ricorre il cinquantesimo della celebrazione del 34° Congresso eucaristico internazionale, evento ecclesiale che ebbe risonanza straordinaria non solo nella città di Budapest e nella vostra patria, ma in tutto l'orbe cattolico, nel maggio 1938. Com'è noto, ad esso fu mandato in qualità di Legato Pontificio l'allora Cardinale Segretario di Stato, Eugenio Pacelli, che l'anno successivo ascese al supremo Pontificato col nome di Pio XII.

I vostri antenati sono stati sempre consapevoli che la fede cristiana è strettamente connessa alla pietà mariana. Tale verità fu inculcata dallo zelo apostolico dei Vescovi missionari - fra i quali Adalberto e Gerardo - dei sacerdoti e dei monaci che portarono la religione di Cristo al vostro popolo.

L'accoglimento della verità evangelica, iniziato sotto il principe Géza, trovo il principale fautore in suo figlio Stefano, tanto che il Papa Silvestro II, alla fine dell'anno mille, per mezzo dell'abate Astrik-Anastasio, gli fece giungere la corona di re, riconoscendo così anche formalmente l'indipendenza sovrana dell'Ungheria.

Il santo re rispose in una maniera encomiabile alla benevolenza del Vicario di Cristo. Fondo dieci diocesi e ne costrui le chiese cattedrali; favori il monachesimo; emano una oculata legislazione, che fece osservare con fierezza; sviluppo con i popoli viciniori un'armoniosa convivenza, basata sul mutuo rispetto e sull'osservanza dei principi cattolici; promosse stretti rapporti con i principali centri del mondo cristiano del tempo, erigendovi "hospitia" per i pellegrini ungheresi. In una parola, trasformo la nazione in una vera "Res Publica Christiana".

La sua vita privata e familiare offre un'immagine ugualmente esemplare.

Egli fu marito premuroso della beata Gisella di Baviera, sorella dell'imperatore sant'Enrico. Uomo di profonda fede, fondo vicino al palazzo reale una abbazia per monache, allo scopo di assicurare una continua, orante intercessione per la sua famiglia e per il suo paese. Padre affettuoso e pensoso delle sorti dell'erede e del regno, educo il proprio figlio Emerico alla santità - venne canonizzato il 20 agosto 1083 - ed alla difficile arte del governo. Edificanti sono a tale proposito le raccomandazioni che egli gli diresse nel "De Institutione morum ad Emericum ducem".

Purtroppo, le attese dinastiche di Stefano non si realizzarono: Emerico mori, come dice una cronaca, durante una battuta di caccia, il 2 settembre 1031.

Pur addolorato di non avere un discendente diretto alla guida della nazione, Stefano si ancoro ancor più saldamente alla fede, ed affido il suo popolo alla protezione della "Magna Domina Hungarorum".

L'eredità spirituale del santo si è mostrata efficace lungo i secoli della travagliata storia del popolo magiaro; grazie alla presenza continua e protettrice di Maria, esso ha saputo conservare la propria identità e non di rado ha assolto il compito di fortezza avanzata della cristianità.

Nel corso di quest'anno, nelle varie cattedrali della vostra patria, è stata presentata alla vostra venerazione una preziosa reliquia dell'illustre diffusore della verità cattolica nella vostra nazione. La sua "Manus Dextera Sancta" è passata benedicente per le vostre contrade, suscitando emozioni sante, propositi di rinnovamento spirituale e morale. Ognuno di voi prenda occasione dal Giubileo del santo re per riflettere sulla profondità della sua fede, sull'esemplarità della sua vita pubblica e privata, e per adattarvi la propria vita ed il proprio comportamento morale e sociale.

Questo Giubileo e l'anno mariano verranno conclusi a Budapest, venerati fratelli e cari figli e figlie, con una solenne concelebrazione eucaristica il 20 agosto prossimo, nel corso della quale sarà rinnovata l'offerta che della vostra nazione effettuo alla gran Madre di Dio santo Stefano. L'Ungheria cattolica, ne siamo certi, vorrà rendere individuale questo gesto di consacrazione collegiale alla Vergine e farne un impegno di fedeltà a lei ed al suo Figlio.

Anche noi ci uniremo spiritualmente con voi. E ci sarà assai grato non solo accompagnarvi con la preghiera e la nostra benedizione apostolica, ma riterremo nostro dovere di pastore della Chiesa universale rinnovare, insieme con voi, fratelli nell'episcopato, l'affidamento della vostra patria alla "Magna Domina Hungarorum", perché - per l'intercessione del santo re Stefano - essa la protegga e ottenga ad essa prosperità e fedelta inconcussa a Cristo.

Dal Vaticano, il giorno 16 del mese di agosto, nell'anno 1988, decimo del mio Pontificato.


Data: 1988-08-16 Data estesa: Martedi 16 Agosto 1988




Messaggio al ""Meeting" per l'Amicizia tra i Popoli" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Cristo conferma, fortifica e rende vera ogni umana aspettativa

Testo:

Al venerato fratello monsignor Giovanni Locatelli Vescovo di Rimini.

In occasione dello svolgimento a Rimini della nona edizione del ""Meeting" per l'Amicizia tra i Popoli", desidero esprimere anche quest'anno, per il suo tramite, il mio affettuoso saluto agli organizzatori, ai relatori ed a tutti i partecipanti; e rivolgere in pari tempo l'auspicio di ogni buon esito all'importante incontro che raccoglie numerosi giovani e adulti, desiderosi di andare alla ricerca di Dio e di ciò che significa la promozione dell'uomo.

L'iniziativa infatti vuole consentire ai partecipanti di vivere un' esperienza, durante la quale si possa parlare di Dio e dell'uomo all'uomo, allo scopo di approfondire la conoscenza dell'intrinseca dignità umana e di creare momenti di intesa nell'edificazione di una autentica storia, che sia veramente rispettosa della persona umana.

L'uomo è stato al centro dell'attenzione anche nelle manifestazioni degli scorsi anni. A lui, alla sua storia, alla sua arte, al suo lavoro il "Meeting" ha reso testimonianza sia con mostre e con spettacoli, sia con la presenza di significative personalità, giungendo alla conclusione che per l'incessante e drammatico interrogativo circa l'uomo esiste una pacificante e superiore risposta, che viene dal Redentore dell'uomo.

In effetti, questa manifestazione intende proporre in modo qualificato e rispettoso la parola di credenti, i quali, fedeli al magistero della Chiesa, vogliono comunicare la gioia della scoperta di Cristo presente nella vita di ciascuno e dell'umanità intera.

I partecipanti al "Meeting" sanno che accogliere il Verbo fatto carne con un "fiat" simile a quello della Vergine Maria, significa accettare la responsabilità di essere umili, ma tenaci collaboratori del Signore della vita, che opera per la salvezza del mondo e dell'uomo.

In un certo senso, il tema di quest'anno: "Cercatori di Infinito, costruttori di storia", raccoglie in un unico itinerario le strade percorse negli incontri precedenti. Tale tema è un invito a volgere l'attenzione al mistero della salvezza, che si manifesta pienamente all'uomo in Cristo, il quale conferma, fortifica e rende vera ogni umana aspettativa.

Di fronte al relativismo filosofico e religioso, che spesso domina la società contemporanea, il Redentore esprime il volto unico ed irripetibile del mistero della salvezza: "Dio nessuno lo ha visto, il Figlio unigenito che è nel seno del Padre ce lo ha rivelato" (Jn 1,18). "A chi lo ha accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,12).

L'uomo è chiamato a vivere nella Chiesa in dialogo costante con Dio infinito, il quale non deve essere avvertito come una realtà astratta e lontana, ma deve essere conosciuto in Cristo come Padre provvido e sempre vicino ai suoi figli.

La certezza che il Signore è intervenuto nella vicenda umana e vi è accanto, sorregga la volontà di ben operare nella costruzione di una storia, in cui traspaia lo splendore delle verità divine.

Elevo la mia preghiera perché ciascuno dei partecipanti al "Meeting" sappia percorrere il cammino della propria vita, guardando a Cristo quale fraterno amico, e cresca nella conoscenza e nella carità di Dio.

A conferma di questi voti e nella fiducia di una generosa corrispondenza, invio di gran cuore a lei, venerato fratello, ed a quanti prendono parte al raduno la mia benedizione, in pegno di abbondanti lumi di scienza e di sapienza.

Da Castel Gandolfo, 18 agosto 1988.


Data: 1988-08-18 Data estesa: Giovedi 18 Agosto 1988




Ai Vescovi di Haiti in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Perseverate nell'evangelizzazione per la vera liberazione dell'uomo

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Siate i benvenuti in questa casa, dove ho la gioia di ricevervi in occasione della vostra visita "ad limina". Ringrazio vivamente monsignor François Gayot, Arcivescovo di Cap-Haitien e presidente della Conferenza episcopale, del discorso pieno di affetto e di fiducia appena pronunciato a nome vostro.

L'incontro di oggi nasce da una preoccupazione pastorale che abbiamo in comune, perché la cura di annunciare il Vangelo in tutta la terra riguarda tutti i pastori. Per riprendere le parole del Concilio Vaticano II, i vescovi "sono tenuti a collaborare tra di loro e col successore di Pietro, al quale in modo speciale fu commesso l'altissimo ufficio di propagare il nome cristiano" (LG 23).

Come procede, nel vostro paese, questa diffusione del nome cristiano? Che ne è dell annuncio del Vangelo del Signore,che è il nostro primo e più caro dovere? Questo bilancio quinquennale siete venuti a fare qui e mi auguro di cuore che il vostro soggiorno a Roma rinnovi le energie della vostra fede affinché, di ritorno a casa, possiate perseguire con ancor maggiore dinamismo il ministero a voi affidato.


2. Dal 1983, anno del mio passaggio ad Haiti e del vostro ultimo pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, molti fatti sono accaduti nel vostro paese. La nazione haitiana è stata sconvolta da una crisi profonda, senza che ancor oggi si veda con chiarezza la strada per un migliore avvenire, in cui sia ovunque pienamente assicurato il rispetto della dignità dell'uomo e della sua libertà.

Per tutto questo periodo tormentato, siete stati particolarmente attivi per accompagnare il vostro popolo nella sua richiesta di libertà e nella sua ricerca angosciosa di una vera democrazia. In quanto pastori pieni di zelo, avete moltiplicato i messaggi per guidarli sulla loro strada, specialmente in questi ultimi anni.

Sulla spinta degli avvenimenti, vi siete riuniti spesso, oltre le sessioni plenarie previste dagli statuti, per valutare la situazione e per indicare ai fedeli delle linee di condotta conformi al Vangelo; avete anche esposto loro la dottrina sociale della Chiesa su quanto riguarda la loro vita in tutte le sue dimensioni: economica, politica e religiosa. Voi li avete aiutati a rispettare la dignità di ogni individuo, a operare per la giustizia, a sviluppare delle relazioni vere e promuovere la riconciliazione.

Per questa ampia attività profondamente pastorale, desidero felicitarmi con voi di cuore. Vedo bene quanto sono grandi le vostre difficoltà di ogni giorno. Indovino e condivido le vostre angosce. Vi dico oggi di nuovo tutta la mia sollecitudine verso la Chiesa che c'è in Haiti e vi assicuro che con voi ne porto la preoccupazione davanti a Dio. Infine permettetemi di rinnovarvi il mio incoraggiamento a continuare sulla via indicata, come pastori responsabili dell'annuncio della Parola di Dio, responsabili della vita spirituale di tutti i battezzati, responsabili dell'unità di cuore e d'azione a livello di diocesi e di Conferenza episcopale.


3. Considerando l'insieme dei vostri interventi, si vede che la maggior parte di essi, suggeriti dalla congiuntura particolare di questi ultimi anni, si inscrivono nel quadro della promozione umana.

Esiste, in effetti, un legame profondo tra l'evangelizzazione e la promozione umana: come si potrebbe proclamare il comandamento dell'amore fraterno, centro del messaggio di Cristo e segno distintivo dei cristiani, senza promuovere nello stesso tempo la giustizia e l'autentico sviluppo dell'uomo? Si può forse ignorare quanto prescrive il Vangelo in materia di carità verso il prossimo che soffre o che è nel bisogno? Tuttavia, cari fratelli, fate in modo che tutto ciò che compite sia nella linea specificamente religiosa dell'evangelizzazione e del fatto che la sostiene: l'avvenimento progressivo del regno di Dio.

Questo si applica, tra gli altri, all'importante progetto di alfabetizzazione, la Missione Alfa, che vi sta a cuore e che realizzate con l'assistenza di diversi organismi di altri paesi. L'analfabetismo è una sotto-alimentazione dello spirito, altrettanto disastrosa, si può dire, della fame di alimenti; ed a ragione voi lottate contro questo grande ostacolo al progresso sociale e allo sviluppo economico. So che voi state attenti perché la campagna di alfabetizzazione eviti il rischio di uno sfruttamento per scopi politici e resti una iniziativa destinata al bene del popolo haitiano.


4. Nel vostro desiderio di contribuire all'edificazione della società, c'è per voi una preoccupazione di bruciante attualità: la famiglia. Se si vuole edificare una prospera Haiti, occorre rivitalizzare il primo livello della società: la famiglia.

Il problema della pastorale familiare interpella anche voi, come i pastori di molti altri paesi. Di fronte alla pratica frequente della libera unione, il matrimonio sacramentale è ancora troppo raro. Inoltre, sembrano diffondersi la regolazione delle nascite con metodi artificiali e la pratica dell'aborto.

Così pure la pastorale familiare è per voi un compito prioritario, per preparare il futuro della comunità cristiana e anche della nazione. Struttura primaria della vita sociale, la famiglia è anche una scuola della fede, come ha ricordato anche il Sinodo dei Vescovi, lo scorso anno: la famiglia cristiana "diventi una vera "Chiesa domestica", dove si prega insieme, dove si vive il comandamento dell'amore in modo esemplare, dove la vita viene accolta, rispettata, protetta" (Synodi Episc. 1987 "Nuntius ad Populum Dei", 7).


5. Mentre si avvicinano le celebrazioni per il mezzo-millennio della scoperta del Nuovo Mondo e l'inizio della sua evangelizzazione, è opportuno rinnovare l'opera mai compiuta dell'evangelizzazione della comunità cristiana.

E' ancor più necessario dal momento che i fedeli del vostro paese sono ancora molto legati ad antiche credenze e subiscono inoltre, soprattutto da qualche anno, l'influenza sempre più forte di numerose sette. Per contrastare l'azione nefasta di questi movimenti, è necessario illuminare la fede e la vita sacramentale dei cattolici. Occorre cioè sviluppare una catechesi sistematica perché il popolo cristiano acquisisca una conoscenza più solida e superi la superstizione e la magia. Si tratta di dare ai laici, giovani e adulti, dei mezzi di formazione per l'approfondimento della loro vita cristiana.


6. Per questo, voi avete bisogno di operatori apostolici. Grazie a Dio, voi constatate una crescita del numero di vocazioni alla vita sacerdotale.

Incoraggiate i seminaristi ad amare e servire generosamente il popolo cristiano, soprattutto quando è bisognoso e sofferente, come nel caso di Haiti. Siano pieni dello spirito delle beatitudini per aprire i fedeli alla speranza cristiana di cui hanno bisogno per vivere. Si preparino al loro futuro ministero con una vita disciplinata, nella semplicità e la gioia del sacrificio. Vi affido l'incarico di trasmettere loro il mio affetto e le speranze che ripongo in loro.


7. Trasmettete anche il mio incoraggiamento a tutti i vostri sacerdoti, di origine haitiana o provenienti da altri paesi. Dite loro anche la mia riconoscenza per la fede che essi fanno crescere, spesso in condizioni povere e difficili. Abbiate con loro un buon rapporto personale, affinché essi realizzino concretamente che il Vescovo non è un responsabile lontano ma un padre e un fratello a loro vicino, che condivide con loro il servizio al Popolo di Dio. Ci sia una concreta solidarietà tra sacerdoti e Vescovi, una gioiosa convivialità nel presbiterio e una intensa vita spirituale, in modo che ciascuno sappia apprezzare e valorizzare il dono ricevuto nel giorno dell'ordinazione sacerdotale. Per questo, le iniziative di formazione permanente da voi messe in atto potrebbero far crescere lo spirito di unità e il dinamismo del presbiterio.


8. Saluto in modo speciale i religiosi e le religiose che rappresentano ad Haiti i tre quarti degli impegnati nella pastorale della Chiesa. So che un gran numero di loro danno un esempio ammirevole di abnegazione e dedizione alla causa del regno di Dio, testimoniando della presenza amorosa del Signore vicini al popolo dei fedeli.

Sono state aperte nuove case di formazione e ne sono lieto. Ho anche appreso con gioia il nascere di vocazioni autoctone.

Incoraggio i religiosi e le religiose a continuare il loro grande lavoro nei diversi campi in cui sono attualmente impegnati: la catechesi, la salute, l'educazione, l'ospitalità, l'azione sociale di promozione umana. Abbiano grande stima per la vita comunitaria: è proprio la vita di comunità che dà a un istituto delle solide fondamenta e permette ad ogni membro di svolgere un'azione efficace con i fedeli. Si evita così il rischio delle defezioni, si disciplinano le tendenze troppo personali per restare nella linea del carisma del fondatore.

Nella fioritura di esperienze locali di vita consacrata, è compito vostro accompagnare le nuove fondazioni e, più generalmente, aiutare gli istituti che devono ancora chiarire la loro situazione canonica. Potrebbero assistervi dei vicari episcopali per i religiosi in questo vostro compito, che consiste nel prendervi cura della vita religiosa della diocesi e nell'inserirla nell'insieme dell'attività pastorale.


9. Infine, la moltiplicazione delle comunità ecclesiali di base richiede dei catechisti e degli animatori. Dato il contesto sociale haitiano, queste comunità sono provvidenziali. Nate come comunità di fede, costituiscono delle realtà attive nelle parrocchie. Si può dire anche che le "Ti Kominotés Legliz", o "comunità ecclesiali di base", sono un reale motivo di speranza per la Chiesa in Haiti.

Compito vostro è dunque aiutarle a crescere nella linea dei principi cristiani e far maturare i responsabili chiamati a trasmettere loro ed interpretare fedelmente il vostro pensiero e le vostre direttive. La formazione integrale del laicato - ricordava l'ultimo Sinodo dei Vescovi - deve esser oggi una priorità pastorale.

Si deve sempre continuare il grande lavoro che consiste nel destare nei laici il senso della loro responsabilità di battezzati verso la società. Dovete continuare ad aiutarli a riempire dello spirito di Cristo l'ambito della vita sociale, della famiglia, del lavoro e della ricerca di migliori condizioni di esistenza.


10. Per finire, vorrei domandarvi di trasmettere il mio affettuoso saluto alle vostre popolazioni. Formulo auguri per la loro felicità, il loro benessere fisico e spirituale, nella dignità che compete ad esseri amati da Dio e riscattati dal sangue prezioso di Cristo. Li benedico di cuore, in particolare quanti conoscono ogni genere di prova e molte sofferenze, e certo sono troppo numerosi. Invio una affettuosa benedizione anche a tutti quelli che collaborano con voi all'edificazione della Chiesa in Haiti, e invoco la forza dello Spirito Santo su ciascuna delle vostre persone.


Data: 1988-08-19 Data estesa: Venerdi 19 Agosto 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Radiomessaggio ad un pellegrinaggio di giovani a Lourdes - Castel Gandolfo (Roma)