GPII 1988 Insegnamenti - Agli organizzatori della visita pastorale in Austria - Città del Vaticano (Roma)

Agli organizzatori della visita pastorale in Austria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Si alla fede, si alla vita": un impegno ecclesiale che si rinnova

Testo:

Cari fratelli nel vescovato e nel sacerdozio, egregi signore e signori! E' stato vostro desiderio rispondere alla mia visita pastorale di quest'anno in Austria a vostra volta con una visita in Vaticano, guidata dall'Arcivescovo Berg. Vi do il più cordiale benvenuto.

Come responsabili e collaboratori del comitato di preparazione avete partecipato in modo determinante alla pianificazione ed esecuzione di questo mio secondo viaggio nel vostro Paese. Per questo valgono ancora una volta soprattutto per voi le parole di ringraziamento che io, alla mia partenza da Innsbruck, ho rivolto a tutti coloro "che hanno dato il loro contributo, con il massimo impegno, affinché questi giorni della mia visita pastorale potessero diventare una gioiosa festa della fede". A voi tutti per i vostri personali sforzi, per l'efficiente organizzazione e preparazione di tutti i servizi e provvedimenti necessari, io dico un sincero "Dio vi ricompensi". Le solenni celebrazioni eucaristiche con i fedeli, i numerosi incontri con rappresentanti della realtà ecclesiale, culturale e pubblica e, non ultima, la straordinaria bellezza del vostro Paese sono per me un vivo ricordo. Possa allo stesso modo echeggiare per sempre nei cuori di tutti coloro che hanno vissuto quei giorni con noi il nostro "Si alla fede, si alla vita" insieme rinnovato e possa rendere feconda la loro testimonianza cristiana nella vita di ogni giorno. Ogni impegno umano, ogni progettazione ed esecuzione organizzativa hanno, anche nei viaggi pastorali, come unico scopo quello di aprire una nuova strada, affinché la buona novella di Gesù Cristo, con l'aiuto dei molteplici strumenti e mezzi del nostro tempo, raggiunga i cuori degli uomini. Per questo anche la finalità pastorale di tali giornate comunitarie non si esaurisce nella loro riuscita esteriore; esse devono essere efficaci ben oltre la limitata cornice temporale, per un più profondo rinnovamento religioso dei fedeli nelle famiglie, nelle comunità e diocesi.

"Soltanto Dio può", così dissi all'inizio della mia visita pastorale, "darci il coraggio necessario e il giusto orientamento per la nostra missione di cristiani nel mondo di oggi... Soltanto un deciso si alla fede vi metterà in condizione di dire e mantenere un altrettanto decisivo si alla vita in tutte le sue forme ed aspetti". Che il mio secondo viaggio pastorale, riuscito così bene anche grazie alla vostra collaborazione, possa continuare ad agire nelle comunità e Chiese locali del vostro Paese, sotto la guida avveduta dei vostri pastori e dare ricchi frutti spirituali per la costruzione del Regno di Dio in mezzo a noi.

Accompagno di cuore con particolare preghiera voi e le vostre famiglie, i fedeli e la Chiesa tutta dell'Austria e imparto a voi e a tutti nell'amore di Gesù Cristo la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-11-26 Data estesa: Sabato 26 Novembre 1988




Ai cattolici di rito orientale di Pittsburgh e di tutti gli USA" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tradizione orientale e Tradizione occidentale sono complementari e realizzano l'inculturazione dell'unico e indiviso patrimonio di fede

Testo:

Cari fratelli nel Signore Gesù Cristo.


1. Attraverso di voi estendo il mio cordiale saluto a tutti i cattolici bizantini della provincia di Pittsburgh, e insieme esprimo il mio amore e la mia stima per tutti gli altri cattolici di rito orientale degli Stati Uniti. Nelle vostre Chiese particolari risplende con chiarezza "quella Tradizione apostolica tramandata dai Padri, che costituisce parte del patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale" (OE 1). Davvero voi date fedele testimonianza della cattolicità della Chiesa e della sua capacità di sostenere e sviluppare nel presente - in continuità con il passato - tradizioni religiose differenti che derivano dall'unico Vangelo del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Nella vostra storia particolare, l'accoglienza del Vangelo ha inciso profondamente nel vostro popolo. La cultura cristiana prodotta lungo i secoli nelle vostre terre d'origine e da voi ereditata è un grande tesoro da custodire, condividere e sviluppare organicamente, nell'attuale vostra condizione di vita negli Stati Uniti. Accogliere Cristo non manca mai di produrre frutti in ogni settore dell'umana attività (cfr. "Euntes in Mundum", 21).


2. La recente celebrazione dell'anno mariano è stata per la Chiesa una occasione particolare per apprezzare con maggior pienezza il contributo orientale al comune patrimonio culturale della Chiesa. Qui a Roma, in numerose occasioni memorabili abbiamo celebrato la liturgia secondo i diversi riti, e nella nostra preghiera abbiamo sperimentato una profonda comunione con tutte le Chiese Orientali. Queste celebrazioni hanno espresso chiaramente il grande desiderio di tutta la Chiesa di adorare la maestà di Dio ed essere unita in comunione con la Santissima Trinità.

Il disegno divino, secondo cui il Verbo eterno ha assunto la natura umana nel grembo della Vergine Maria, rende sempre possibile il compimento di questo desiderio.

Insieme abbiamo onorato la santissima Madre di Dio, archetipo dell'elevazione soprannaturale dell'umana creatura fino all'unione con Dio in Cristo. Maria. Figlia di Dio Padre, madre di Dio Figlio, sposa e tempio di Dio Spirito Santo, è nel centro più profondo del mistero della salvezza (cfr. MD 3-4). Il posto privilegiato della devozione mariana nelle Chiese orientali ci spinge a una più profonda comprensione di Cristo e, attraverso di lui, del Padre e dello Spirito Santo.


3. Fin dagli inizi della sua divina maternità, Maria ha assunto il suo ruolo in relazione con il servizio messianico di Cristo, il Figlio dell'uomo che è venuto non per essere servito ma per servire (cfr. Mc 10,45), e questo servizio è la fondazione di quel regno in cui "servire" vuol dire "regnare". Ella che è la "piena di grazia" manifesta la sua gioia per il dono ricevuto dicendo "Eccomi, sono la serva del signore" (Lc 1,38). Come pastori della Chiesa anche noi troviamo gioia nella nostra vita di servizio, ricordando la sfida del Concilio Vaticano II: "Nell'esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, i Vescovi in mezzo ai loro fedeli si comportino come coloro che prestano servizio" (CD 16).

In questo nostro ministero apostolico, noi guardiamo a Maria come modello di servizio totale.

Tra i molti compiti dei Vescovi, il Concilio Vaticano Il parla dell'obbligo "di promuovere ogni attività che è di interesse per tutta la Chiesa, soprattutto perché la fede cresca e la luce della verità risplenda per tutto il popolo" (CD 16). Il servizio dei laici in questo settore è di grande importanza e richiede da parte loro un impegno perseverante. Nell'adempiere il loro compito di consacrare dall'interno la realtà temporale, essi possono essere fortemente rafforzati e ispirati dall'esempio di Maria. perciò nelle loro occupazioni di tutti i giorni, nel lavoro e nella famiglia, devono essere richiamati a rispondere alla vocazione universale alla santità assimilandosi con Cristo, facendo tutto con la maggior perfezione possibile e dando autentica testimonianza al Signore e al Vangelo. Con l'aiuto di Dio i laici possono rendere il loro lavoro quotidiano come un grande atto di servizio generoso e santificante in unione con Maria.

La Regina degli apostoli è l'esempio perfetto di unità di vita spirituale e apostolica nelle sollecitudini quotidiane (cfr. AA 4). Ella è un'incomparabile fonte di ispirazione in particolare per le donne laiche nel mondo d'oggi, che rischia di diventare sempre più inumano, a causa dello sviluppo tecnologico e scientifico che produce progresso materiale per alcuni e degradazione per altri. La famiglia, la Chiesa e la società hanno bisogno di quel "genio" femminile che salvaguarda la sensibilità umana (cfr. MD 30). Con l'insegnamento della Chiesa e l'aiuto dello Spirito Santo, le donne possono scoprire sempre più in Maria il significato pieno della loro femminilità e offrire il dono della sua bellezza immacolata a un mondo che ha bisogno di essere umanizzato.


4. Cari fratelli: noi tutti siamo eredi di una libertà spirituale e civile conquistata a caro prezzo. Molti nel vostro popolo hanno sperimentato di persona il prezzo della libertà, in particolare la libertà religiosa. Quando parliamo di questo lo facciamo spinti dalla verità sull'uomo e dalla sollecitudine per il benessere di tutte le nazioni. Davvero a noi sta a cuore il bene dell'umanità, perché la libertà religiosa fonda e garantisce ogni altra libertà.

Come ho scritto nel messaggio di quest'anno per la giornata mondiale della pace, la libertà per gli individui e i gruppi di professare e praticare il loro credo è un fattore essenziale per la pace nel mondo.

La libertà viene conculcata in molti modi, tra cui le pressioni di un mondo secolarizzato. Voi siete fedeli alla vostra missione profetica e pastorale quando richiamate il vostro popolo, che tanto stima la libertà religiosa, a non lasciarsi sottrarre, dai piaceri e le lusinghe del mondo, quella profonda libertà che neppure le persecuzioni hanno potuto distruggere in loro o nei loro antenati.


5. La presenza dei cattolici di rito orientale in America è nata dalle persecuzioni religiose nelle patrie d'origine e da altre emigrazioni diversamente motivate. Prendendosi a cuore la loro situazione, la Santa Sede ha sempre cercato di proteggere e sviluppare le loro tradizioni ecclesiali, fondando parrocchie e gerarchie particolari secondo le loro necessità spirituali (cfr.OE 4).

Oggi, molte difficili situazioni di carattere economico, politico e sociale hanno spinto milioni di persone ad abbandonare la loro patria e cercare altrove una vita migliore.

Come pastori noi dobbiamo invitare sempre i fedeli ad essere attenti alle necessità dei poveri e dei sofferenti. La "logica del Vangelo" non ci consente di restare passivi davanti a chi ha bisogno. L'amore di Cristo ci costringe dunque a difendere e sostenere la giusta causa dei migranti, immigrati e rifugiati ("Nuntius scripto datus ob diem migrantibus dicatum", die 4 oct. 1988: , XI, 3 [1988] 1024).


6. Per volontà del suo divino fondatore, la Chiesa è per sempre essenzialmente missionaria. A livello ecclesiale, le vostre Chiese particolari contribuiscono al compimento del comando di Cristo di andare e ammaestrare tutte le nazioni (cfr. Mt 28,19), mostrando al mondo l'universalità della salvezza di Cristo e trasmettendo alle future generazioni le tradizioni a voi care.

Culturalmente, voi portate l'eredità orientale ad una società che deve molta della sua formazione alla cristianità occidentale. Le tradizioni orientale e occidentale nella cristianità sono tra loro complementari e hanno prodotto, nel campo della musica, la letteratura, le arti visive e l'architettura, come anche nel pensiero, l'inculturazione dell'unico e indiviso deposito della fede affidato da Cristo alla sua Chiesa (cfr. "Euntes in Mundum", 12).

La nostalgia dell'unità, che è un'evidente segno dei nostri tempi, è particolarmente forte al livello dell'ecumenismo. I padri del Concilio Vaticano II ringraziarono Dio espressamente per la comunione delle Chiese orientali con la Sede di Pietro, fondamento visibile dell'unità della Sposa di Cristo (cfr. UR 17). Aiutando i nostri fratelli ortodossi a riflettere sulle relazioni esistenti tra le loro Chiese e la Sede Romana prima della separazione, le vostre Chiese contribuiscono grandemente a un costruttivo dialogo ecumenico. Ora più che mai, voi siete chiamati a pregare e lavorare per l'edificazione della unità visibile della Chiesa.


7. Cari fratelli Vescovi: dalla vostra eccezionale ricchezza di tradizioni liturgiche e spirituali, con la vostra lunga esperienza di fedeltà alla Chiesa in mezzo ai cambiamenti e alle avversità, voi traete la forza spirituale necessaria per aiutare i fedeli affidati alle vostre cure a rispondere alla loro vocazione alla santità e al servizio nel contesto della Chiesa degli Stati Uniti.

Aspettando il terzo millennio cristiano, affidiamo tutte le nostre preoccupazioni e le nostre speranze alla Vergine Madre di Dio, cui dobbiamo la nascita di Cristo e che fu presente alla nascita della Chiesa, una e universale fin dagli inizi. L'anno mariano si è concluso, ma il periodo che ora si apre dinanzi a noi è un evento mariano, un cammino mariano che ci porta verso il duemila. Percorrendo insieme questo cammino, con lo sguardo rivolto a lei che è la Stella d'Oriente, presentiamola al nostro popolo come modello di servizio, richiamo alla santità, nostra Madre del Perpetuo Soccorso. Su voi, cari fratelli, e su tutti i cattolici bizantini-ruteni della Sede Metropolitana di Pittsburg. e sulle Eparchie di Passaic, Parma e Van Nuys - e sui fedeli di tutte le altre Chiese orientali degli Stati Uniti - invoco la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo, mentre imparto la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-11-26 Data estesa: Sabato 26 Novembre 1988




Messaggio in occasione della IV Giornata Mondiale della Gioventù, 1989 - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Giovani, costruite una nuova civiltà

Testo:

"Io sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6) Carissimi giovani! Sono molto lieto di essere ancora una volta fra voi ad annunziare la celebrazione della IV Giornata Mondiale della Gioventù. Nel mio dialogo con voi, infatti, questa giornata occupa un posto privilegiato, perché mi offre la felice occasione di rivolgere la parola ai giovani non di un solo paese, ma di tutto il mondo, per dire a tutti e a ciascuno di voi che il Papa vi guarda con tanto amore e tanta speranza, che vi ascolta con molta attenzione e vuole rispondere alle vostre attese più profonde.

La Giornata Mondiale del 1989 avrà al suo centro Gesù Cristo, quale nostra via, verità e vita (cfr. Jn 18,6). Essa, pertanto, dovrà diventare per tutti voi la giornata di una nuova, più matura e più profonda scoperta di Cristo nella vostra vita.

Esser giovani costituisce già di per sé una singolare ricchezza, propria di ogni ragazzo e di ogni ragazza (cfr. "Epistula apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato", 3, die 31 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 760). Questa ricchezza consiste, fra l'altro, nel fatto che la vostra è un'età di molte importanti scoperte. Ciascuno e ciascuna di voi scopre se stesso, la propria personalità, il senso della propria esistenza, la realtà del bene e del male. Scoprite anche tutto il mondo che vi circonda - il mondo degli uomini e il mondo della natura. Ora, fra queste numerose scoperte non ne deve mancare una, che è di importanza fondamentale per ogni essere umano: la scoperta personale di Gesù Cristo. Scoprire Cristo sempre di nuovo e sempre meglio è l'avventura più meravigliosa della nostra vita. perciò, in occasione della prossima Giornata della Gioventù, desidero porre a ciascuno e a ciascuna di voi alcune domande molto importanti ed indicarvi le risposte.

- Hai già scoperto Cristo, che è la via? Si, Gesù è per noi una via che conduce al Padre - la via unica. Chi vuole raggiungere la salvezza, deve incamminarsi per questa via. Voi giovani molto spesso vi trovate al bivio, non sapendo quale strada scegliere, dove andare; ci sono tante strade sbagliate, tante proposte facili, tante ambiguità. In tali momenti non dimenticate che Cristo, col suo Vangelo, col suo esempio, con i suoi comandamenti, è sempre e solo la via più sicura, la via che sbocca in una piena e duratura felicità.

- Hai già scoperto Cristo, che è la verità? La verità è l'esigenza più profonda dello spirito umano. Soprattutto i giovani sono affamati della verità intorno a Dio e all'uomo, alla vita ed al mondo. Nella mia prima enciclica "Redemptor Hominis" ho scritto: "L'uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo" (RH 10). Cristo è la parola di verità, pronunciata da Dio stesso, come risposta a tutti gli interrogativi del cuore umano. E' colui che ci svela pienamente il mistero dell'uomo e del mondo.

- Hai già scoperto Cristo, che è la vita? Ciascuno di voi desidera tanto vivere la vita nella sua pienezza. Vivete animati da grandi speranze, da tanti bei progetti per l'avvenire. Non dimenticate, pero, che la vera pienezza della vita si trova solo in Cristo, morto e risorto per noi. Solo Cristo è capace di riempire fino in fondo lo spazio del cuore umano.

Egli solo dà la forza e la gioia di vivere, e ciò nonostante ogni limite o impedimento esterno.

Si, scoprire Cristo è la più bella avventura della vostra vita. Ma non basta scoprirlo una volta sola. Ogni scoperta, che si fa di lui, diventa un invito a cercarlo sempre di più, a conoscerlo ancora meglio mediante la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, la meditazione della sua Parola, la catechesi, l'ascolto degli insegnamenti della Chiesa. E', questo, il nostro compito più importante, come aveva capito molto bene san Paolo, quando scriveva: "Per me, infatti, il vivere è Cristo" (Ph 1,21).


2. Dalla nuova scoperta di Cristo - quando è autentica - nasce sempre, come diretta conseguenza, il desiderio di portarlo agli altri, cioè un impegno apostolico. Questa è appunto la seconda linea-guida della prossima Giornata della Gioventù.

Tutta la Chiesa è destinataria del mandato di Cristo: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Tutta la Chiesa, quindi, è missionaria ed evangelizzatrice, vivendo in continuo stato di missione (cfr. AGD 2). Essere cristiani significa essere missionari-apostoli (cfr. AA 2). Non basta scoprire Cristo - bisogna portarlo agli altri! Il mondo di oggi è una grande terra di missione, perfino nei Paesi di antica tradizione cristiana. Dappertutto oggi il neopaganesimo ed il processo di secolarizzazione costituiscono una grande sfida al messaggio evangelico. Ma, al tempo stesso, si aprono anche ai nostri giorni nuove occasioni per l'annuncio del Vangelo; si nota, ad esempio, una crescente nostalgia del sacro, dei valori autentici, della preghiera. perciò, il mondo di oggi ha bisogno di molti apostoli - soprattutto di apostoli giovani e coraggiosi. A voi giovani spetta in modo particolare il compito di testimoniare la fede oggi e l'impegno di portare il Vangelo di Cristo - via, verità e vita - nel terzo millennio cristiano, di costruire una nuova civiltà che sia civiltà di amore, di giustizia e di pace.

Per ogni nuova generazione sono necessari nuovi apostoli. E qui sorge una speciale missione per voi. Siete voi giovani i primi apostoli ed evangelizzatori del mondo giovanile, tormentato oggi da tante sfide e minacce (cfr. AA 12). Principalmente voi potete esserlo, e nessuno può sostituirvi nell'ambiente dello studio, del lavoro e dello svago. Sono tanti i vostri coetanei che non conoscono Cristo, o che non lo conoscono abbastanza. perciò, non potete rimanere silenziosi e indifferenti! Dovete avere il coraggio di parlare di Cristo, di testimoniare la vostra fede mediante il vostro stile di vita ispirato al Vangelo. San Paolo scrive: "Guai a me, se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Davvero, la messe evangelica è grande e ci vogliono tanti operai. Cristo si fida di voi e conta sulla vostra collaborazione. In occasione della prossima Giornata della Gioventù, vi invito quindi a rinnovare il vostro impegno apostolico. Cristo ha bisogno di voi! Rispondete alla sua chiamata col coraggio e con lo slancio proprio della vostra età.


3. Il famoso Santuario a Santiago di Compostela, in Spagna, costituirà un punto di riferimento assai importante per la celebrazione di questa giornata nel 1989. Come vi ho già annunciato, dopo la celebrazione ordinaria della vostra festa - la Domenica delle Palme - nelle Chiese particolari, io vi do appuntamento proprio in quel Santuario, dove mi rechero, pellegrino come voi, il 19 e 20 agosto 1989; sono certo che non mancherete al mio invito, così come non siete mancati all'indimenticabile incontro di Buenos Aires, nel 1987.

L'appuntamento di Santiago vedrà comunque la partecipazione di tutta la Chiesa universale, sarà un momento di comunione spirituale anche con quelli tra di voi che non potranno essere fisicamente presenti. A Santiago i giovani rappresenteranno, infatti, le Chiese particolari di tutto il mondo, e il "Cammino di Santiago" e la spinta evangelizzatrice saranno patrimonio di voi tutti.

Santiago di Compostela è un luogo che ha svolto un ruolo di grande importanza nella storia del cristianesimo e, perciò, già di per sé trasmette a tutti un messaggio spirituale molto eloquente. Questo luogo è stato nei secoli "punto di attrazione e di convergenza per l'Europa e per tutta la cristianità...

L'intera Europa si è ritrovata attorno alla "memoria" di Giacomo in quegli stessi secoli, nei quali essa si costruiva come continente omogeneo e spiritualmente unito" (cfr. "Allocutio Compostelae, in cathedrali templo sancti Iacobi, ad quosdam Europae civiles Auctoritates et Episcopos conferentiarum praesides habita", 1, die 9 nov. 1982: , V, 3 [1982] 1258).

Presso la tomba di san Giacomo vogliamo imparare che la nostra fede è storicamente fondata, e quindi non è qualcosa di vago e di passeggero: nel mondo di oggi, contrassegnato da un grave relativismo e da una forte confusione di valori, dobbiamo sempre ricordare che, come cristiani, siamo realmente edificati sulle stabili fondamenta degli apostoli, avendo Cristo stesso come pietra angolare (cfr. Ep 2,20).

Presso la tomba dell'apostolo, vogliamo anche accogliere di nuovo il mandato di Cristo: "Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). San Giacomo, che fu il primo a sigillare la sua testimonianza di fede col proprio sangue, è per tutti noi un esempio ed un maestro eccellente.

Santiago di Compostela non è solo un Santuario, ma è anche un cammino, cioè una fitta rete di itinerari di pellegrinaggio. Il "Cammino di Santiago" fu per secoli un cammino di conversione e di straordinaria testimonianza della fede.

Lungo questo cammino sorgevano i monumenti visibili della fede dei pellegrini: le chiese e numerosi ospizi.

Il pellegrinaggio ha un significato spirituale molto profondo e può costituire già di per sé un'importante catechesi. Infatti - come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II - la Chiesa è un Popolo di Dio in cammino, "alla ricerca della città futura e permanente" (cfr. LG 9). Oggi nel mondo la pratica del pellegrinaggio conosce un periodo di rinascita, soprattutto tra i giovani. Voi siete tra i più sensibili a rivivere, oggi, il pellegrinaggio come "cammino" di rinnovamento interiore, di approfondimento della fede, di rafforzamento del senso della comunione e della solidarietà con i fratelli, e come mezzo per scoprire le personali vocazioni. Sono certo che grazie al vostro entusiasmo giovanile il "Cammino di Santiago" riceverà quest'anno un nuovo e ricco sviluppo.


4. Il programma di questa giornata è molto impegnativo. Per raccoglierne i frutti, è perciò necessaria una specifica preparazione spirituale sotto la guida dei vostri pastori nelle diocesi, nelle parrocchie, associazioni e movimenti, sia per la Domenica delle Palme, sia per il pellegrinaggio a Santiago di Compostela nell'agosto 1989. All'inizio di questa fase preparatoria, mi rivolgo a tutti ed a ciascuno di voi con le parole dell'apostolo Paolo: "Camminate nella carità...; camminate da figli della luce" (Ep 5,2 Ep 5,8). Entrate in questo periodo di preparazione con tali disposizioni di spirito! Camminate, dunque, io dico a tutti voi, giovani pellegrini del "Cammino di Santiago". Cercate di ritrovare, durante i giorni del pellegrinaggio, lo spirito degli antichi pellegrini, coraggiosi testimoni della fede cristiana. In questo cammino imparate a scoprire Gesù che è la nostra via, verità e vita.

Desidero, infine, rivolgere una speciale parola di incoraggiamento ai giovani della Spagna. Questa volta sarete voi ad offrire ospitalità ai vostri fratelli e sorelle, provenienti da tutto il mondo. Vi auguro che questo incontro a Santiago lasci tracce profonde nella vostra vita e sia per tutti voi un potente fermento di rinascita spirituale.

Carissimi giovani, carissime giovani, concludo questo messaggio con un abbraccio di pace che desidero inviare a tutti voi, dovunque vi troviate. Affido il cammino di preparazione e di celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù 1989 alla speciale protezione di Maria, Regina degli apostoli, e di san Giacomo, venerato nei secoli presso l'antico Santuario di Compostela. La mia benedizione apostolica vi accompagni, in segno di incoraggiamento e di augurio, lungo tutto l'itinerario.

Dal Vaticano, il 27 novembre dell'anno 1988.


Data: 1988-11-27 Data estesa: Domenica 27 Novembre 1988




Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La comunità cristiana, testimone di fronte al mondo dell'attesa e della nuova venuta del Signore Gesù

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La prima domenica d'Avvento, con la quale iniziamo oggi il cammino di un nuovo anno liturgico, suggerisce alla nostra mente pensieri di conforto e di speranza.

Il tema fondamentale dell'Avvento è dato infatti dall'annuncio profetico: "Il Signore viene".

Alla luce di questa parola noi siamo invitati ad "alzarci e a levare il capo, perché la nostra liberazione è vicina" (cfr. Lc 21,28). La Chiesa vive questo annuncio di liberazione in Cristo, attingendo senza stancarsi alla grazia di questa speranza e cercando continuamente le vie per realizzarla fra le generazioni umane che si susseguono sulla faccia della terra.

L'avvento si concluderà col Natale e condurrà, quindi, ogni uomo di buona volontà alla grotta di Betlemme, affinché riconosca in quel bimbo il Signore dell'universo e il suo redentore. Al tempo stesso, pero il cristiano è invitato a guardare oltre: alla luce della parola di Gesù, che preannuncia il suo ritorno al termine della storia, il cristiano sa di doversi preparare ad una seconda venuta di Gesù, quella definitiva e gloriosa, che coronerà il disegno salvifico di Dio nel mondo.

La comunità cristiana, come Popolo di Dio in cammino, ha il compito di farsi testimone di fronte al mondo di questa attesa, annunciando - sulla scia dell'antico popolo di Israele - la nuova venuta del Signore, allorché il tempo lascerà il posto all'eternità.


2. In questo tempo di impegnativa attesa ci accompagna e ci guida l'esempio di fede della Vergine Maria. La Madre del Redentore, sempre presente nel cammino della Chiesa e dell'umanità, sta davanti a noi come modello nella fede.

All'annuncio dell'angelo, ella comprese che la promessa fatta a Israele e la speranza del suo popolo si compivano in lei nel momento in cui il Figlio di Dio inizio a vivere nel suo grembo una vita umana. Oggi, ancora una volta, Maria ci invita a riconoscere il valore delle promesse fondate sulla parola divina e ci esorta a preparare il nostro spirito alla venuta del Signore.


3. Seguendo l'esempio della Vergine e chiedendo la sua intercessione, ci impegneremo, durante l'Avvento che oggi inizia, ad essere più attenti e vigilanti in un rinnovato spirito di preghiera e di contemplazione. Vogliamo interpretare con occhi vigili gli appelli del Signore che si manifestano nelle vicende del nostro quotidiano, ben consapevoli che negli eventi piccoli e grandi della storia si attua l'evento fondamentale della venuta del Signore verso di noi. Non vogliamo correre il rischio di non udire colui che batte alla nostra porta per esserci sempre vicino.

Viviamo insieme a Maria questo tempo di attesa e chiediamole di guidare i nostri passi incontro al Signore. Ella oggi ci ripete con il suo Figlio: "Alzatevi e levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina!".

[Al termine della preghiera il Santo Padre ha pronunziato le seguenti parole:] Iniziando la nostra preparazione spirituale al santo Natale, non possiamo evitare di volgere il nostro sguardo alla terra dove Gesù è nato.

E' la Terra Santa, ma anche terra di vive sofferenze e di contrapposizioni, da decenni teatro e motivo di profondi conflitti, che, in questo ultimo anno, sono stati caratterizzati da forme nuove e spesso particolarmente dolorose.

Vi chiedo di rivolgere con me una fervente preghiera a Dio Onnipotente, affinché i popoli israeliano e palestinese, ognuno accettando lealmente l'altro e le sue legittime aspirazioni, possano trovare una soluzione che permetta loro di vivere ciascuno in una propria patria, in libertà, dignità e sicurezza.

Fra due giorni si celebrerà la "Giornata di solidarietà con il popolo palestinese", istituita dalle Nazioni Unite, e, per questa occasione, invito ancora una volta le parti, i loro amici e tutte le istanze internazionali a cercare il modo per mettere fine al più presto alle sofferenze dei palestinesi della Cisgiordania e di Gaza, così come a quelle di migliaia di loro fratelli profughi.

Allo stesso tempo esorto a considerare con sincera buona volontà ogni gesto positivo e costruttivo che possa venire dall'una e dall'altra parte. La strada del dialogo alla ricerca della pace è certamente ardua e faticosa, ma ogni ostacolo che da essa viene tolto deve essere considerato come un progresso reale, certamente degno di ispirare altri gesti corrispondenti e la fiducia necessaria per proseguire.

Affidiamo queste nostre speranze e invocazioni all'intercessione della Vergine santissima.


Data: 1988-11-27 Data estesa: Domenica 27 Novembre 1988




Visita pastorale del Vescovo di Roma - Roma

Titolo: Parrocchia di santa Melania Juniore a Casal Palocco

Testo:

[La prima consegna alla comunità parrocchiale] Sia lodato Gesù Cristo.

Il parroco ha detto che la parrocchia è giovane ed ha chiesto incoraggiamento. Penso che i giovani, normalmente, abbiano già di per sé abbastanza coraggio. Questo appartiene anche alla natura della giovinezza. Ma qualche volta i giovani devono essere incoraggiati, perché arriva anche il momento in cui sono depressi, senza fiducia, senza speranza. Ma questo essere senza speranza non riguarda la vostra parrocchia, che è piena di speranza, anzi di speranza che porta frutti...

Vi rivolgo i miei auguri per questo incontro ed anche per la vostra giovinezza, perché la giovinezza è un momento in cui l'uomo crea il progetto di se stesso, vede la vita nella prospettiva del suo futuro, del suo sviluppo, del suo progresso, dei suoi progetti. Penso che la vostra parrocchia, essendo giovane, si trovi in un periodo simile. E'bene che questi progetti - come deve essere, come deve crescere, come deve svilupparsi la vostra comunità parrocchiale - li cerchiate nelle varie fonti e sopprattutto nei documenti del Concilio Vaticano II.

Il vostro parroco ha citato la "Lumen Gentium". Si deve fare così, perché il Concilio Vaticano II, terminato oltre vent'anni fa, lavorava per tutte le parrocchie del mondo, per tutte le Chiese locali del mondo per creare il grande progetto di come deve camminare la Chiesa in futuro, verso il duemila ed oltre il duemila. Sono convinto che questo progetto è molto profondo, molto buono e praticabile. Adesso si deve cominciare a metterlo in pratica, a farlo divenire vita della Chiesa. così si spiega anche questa grande iniziativa della Chiesa di Roma, per la quale sono tanto grato al Cardinale vicario e a tutti i Vescovi, i sacerdoti, i componenti della Chiesa di Roma, che si chiama Sinodo diocesano. Nel suo ambiente, questo lo fa anche la vostra parrocchia. Fa bene chi comincia così, studiando che cosa vuol dire la Chiesa. Attraverso questa conoscenza della Chiesa si trova la conoscenza più profonda di Gesù Cristo, della Santissima Trinità e anche della nostra amatissima madre, la beatissima Vergine Maria.

Ecco le prime riflessioni che volevo condividere con voi. Approfitto di questa circostanza per augurare a tutti i presenti ed anche a tutti coloro che non sono qui, a tutti i parrocchiani, un buon Avvento. Oggi siamo nella prima domenica di Avvento. L'Avvento è una parola piena di contenuto religioso, divino e umano.

Avvento vuol dire l'avvicinarsi di Dio. Ecco il nostro Dio, che è un Dio che vuol essere vicino alle sue creature perché è creatore. Vuol essere vicino fino ad arrivare tra noi. Vuol essere Emmanuele, Dio con noi. Per questo si è fatto uomo.

Con l'Avvento liturgico ci prepariamo a quella notte di Betlemme, quando Dio si è fatto uomo, nascendo dalla Vergine Maria. Ci prepariamo a questo, ma, nella prospettiva dell'Avvento, dobbiamo pensare all'altro avvento del mondo intero, l'avvento escatologico. E poi dobbiamo pensare alla nostra vita come ad un avvento. Se la nostra vita ha un significato, un senso, lo ha perché è avvento, perché aspettiamo una cosa, aspettiamo un futuro, aspettiamo Dio. Dobbiamo incontrarlo. La vita non va verso la terra, verso la distruzione dell'essere umano. Va verso l'incontro con Dio. Questa è la nostra fede.

La Chiesa ci propone ogni anno l'Avvento come un periodo per ravvivare questa fede, per farla di nuovo presente, viva, attuale, ispiratrice per ciascuno di noi.

Allora, auguro a ciascuno e a tutti un buon Avvento.

Lo auguro alle vostre famiglie, alle vostre comunità, alle vostre attività, alle vostre sofferenze e ai vostri sofferenti. Lo auguro a tutti: buon Avvento e buon Natale.

Sia lodato Gesù Cristo.

[Ai bambini dei corsi della scuola di vita cristiana] Sia lodato Gesù Cristo.

Il vostro parroco ha detto: Ecco i giovani di questa nostra giovane parrocchia. Sono molto lieto di essere qui e di trovarmi in mezzo a voi, i più giovani che costituiscono il futuro della parrocchia, della Chiesa di Roma, della vostra patria, del mondo. Vi ringrazio per la gioiosa accoglienza. Ringrazio anche i due oratori, che hanno parlato a nome di tutti i ragazzi della parrocchia.

Condivido il rammarico del vostro collega che andando in Vaticano ha trovato il portone di bronzo chiuso e poi le guardie che non lo lasciavano entrare. Questo si deve correggere. Cercheremo il modo perché una volta non solamente lui, ma anche tutti voi, trovi il portone di bronzo aperto e le guardie disponibili ad introdurlo nella casa del Papa. Vi invita a fare una visita in Vaticano.

Il vostro parroco ha detto ancora una parola molto interessante: Ecco i giovani e dove ci sono i giovani c'è anche un po' di rumore. Io direi abbastanza rumore, ma mi è venuta in mente subito un'associazione di parole: dove c'è rumore c'è anche amore. E' vero che non sempre, molte volte il rumore è segno di amore.

Quando la gente si ama, quando un ambiente è pieno di amicizia, quando le persone sono aperte vicendevolmente, allora c'è anche un po' di rumore, un po' di chiasso, che significa gioia. Allora si può dire che è vero, come ho pensato, che dove c'è rumore c'è anche amore.

Qualche volta, pero, il rumore può essere segno di un'altra cosa, non più di amore, ma di disamore, di odio, di guerra. Sappiamo bene che le guerre si fanno anche con grande rumore, un rumore terribile, spaventoso. Allora aspiriamo a questo rumore che viene dall'amore e non all'altro. Aspiriamo tutti a questo amore e preghiamo tutti per questo.

Quando dico che dove c'è rumore c'è anche amore, penso alla situazione alla quale noi e tutta la Chiesa cominciamo a pensare nella prima domenica di Avvento. Cominciamo a pensare più intensamente a quella notte non rumorosa, ma piena di tranquillità, nella quale viene tra noi, per abitare tra noi, il Figlio di Dio fattosi uomo, Gesù Cristo, quella notte di Betlemme, quella notte che deve concludere e coronare il periodo dell'Avvento liturgico, quella notte che è tanto vicina a tutti i cuori umani, specialmente a quelli dei giovani e dei bambini. Vi auguro una buona preparazione alla venuta di Gesù. E vi auguro anche di fare intorno a lui quando verrà, quando verrà come bambino, ricordando la sua prima nascita a Betlemme, un po' di rumore, quel rumore che esprime la gioia. Si deve attendere Gesù con gioia. Si deve incontrarlo con gioia. Si deve partecipare alla sua nascita con gioia. Vi auguro questa santa gioia, questa gioia cristiana. Ogni anno, le feste natalizie, il santo Natale ci portano una nuova ispirazione, una speranza di vita: Dio è un Dio che viene ad abitare tra noi, vuol essere tra noi e con noi. Questa è la speranza, questa è l'ispirazione per ciascuno di noi, che ci illumina, che illumina le strade. Anche le strade piene di buio, piene di disperazione vengono illuminate dalla presenza di Dio, dal suo Natale, dalla sua alleanza con noi: Dio di amore, Dio Emmanuele.

Auguro a tutti di prepararsi bene al santo Natale. Auguro alla vostra parrocchia di prepararvi bene in questa età giovanile ad incontrare Gesù, nostro salvatore, durante tutta la vostra vita, ogni giorno. Lo auguro a voi, alle vostre famiglie, Chiese domestiche. Auguro questo alla vostra parrocchia che è anche la famiglia dei figli di Dio intorno a Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio.


[L'omelia durante la celebrazione eucaristica]


GPII 1988 Insegnamenti - Agli organizzatori della visita pastorale in Austria - Città del Vaticano (Roma)