GPII 1988 Insegnamenti - Ai vescovi del Camerun in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai vescovi del Camerun in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La celebrazione del centenario dell'evangelizzazione del Paese dovrà permettere ai fedeli l'approfondimento del messaggio cristiano

Testo:

Caro signor Cardinale, cari fratelli nell'episcopato.


1. Al termine degli incontri personali, sono felice di ricevervi oggi tutti insieme, con il vostro presidente, l'Arcivescovo di Garoua, entrato da poco nel collegio dei Cardinali. Lo ringrazio di cuore per le gentili parole a me rivolte a nome vostro.

La visita "ad limina", che i Vescovi di tutto il mondo compiono periodicamente, manifesta l'unità delle Chiese locali con la Chiesa di Roma.

Venendo ad incontrare il successore di Pietro e i suoi collaboratori nei diversi dicasteri della Curia romana, voi manifestate concretamente i legami che ci uniscono nella grande famiglia dei battezzati. Inoltre voi portate al Papa la testimonianza dell'attaccamento dei fedeli del vostro Paese: ne sono colpito anche perché conservo ben vivi nella memoria i forti momenti vissuti insieme nel 1985 nelle province di Yaoundé, Garoua, Bamenda e Douala.

Il vostro pellegrinaggio alla tomba dei santi apostoli ravvivi ancora di più la vostra fede e vi conduca a ridire al Signore, come Pietro e con lo stesso impeto: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16)! Con profonda affezione voglio confermarvi in questa fede e nella vostra missione di pastori del Popolo di Dio del Camerun, per l'opera comune dell'evangelizzazione del mondo.


2. Fra due anni il Camerun celebrerà il centenario dell'arrivo dei primi missionari, i padri Pallottini tedeschi, e voi avete cominciato a preparare questo grande anniversario. Cogliendo l'occasione di questa commemorazione, vi proponete di promuovere l'accoglienza e l'approfondimento dell'annuncio di Cristo attraverso un "rinnovamento dei cuori alla luce del Vangelo", per riprendere le parole del Cardinale Tumi.

La Chiesa ha continuamente bisogno di evangelizzarsi per continuare ad essere evangelizzatrice. perciò è necessario che la fede dei camerunesi divenga ancor più personale, più adulta e più impegnata, per rinnovare il dinamismo missionario, e anche per far fronte al crescente materialismo dell'ambiente sociale, per resistere alle lusinghe delle sette e dei maghi, per non cedere, là dove le condizioni economiche lo consentono, alla brama del guadagno, che costituisce un ostacolo ad ogni vita cristiana veramente seria.

Al Sinodo dei Vescovi, l'anno scorso, si dichiaro che "la formazione integrale di tutti i fedeli, laici, religiosi e clero, deve essere oggi una priorità pastorale" (Synodi Episc. 1987 "Nuntius ad Populum Dei", 12). Nella prospettiva delle celebrazioni del centenario, desidero incoraggiarvi, cari fratelli, a rispondere a questo auspicio dei Padri sinodali, esortando i fedeli del Camerun ad accogliere con generosità la Parola di Dio con le sue esigenze e a partecipare in modo sempre più chiaro e responsabile ai sacramenti della fede. Vi invito in particolare ad assicurare la formazione permanente degli animatori pastorali: lo si potrà realizzare nel quadro di una collaborazione interdiocesana, eventualmente richiedendo un aiuto esterno.

Permettetemi di attirare ancora l'attenzione sui due campi dell'evangelizzazione che, leggendo il vostro rapporto quinquennale, mi è sembrato si debbano imporre alla vostra sollecitudine pastorale: la famiglia e la cultura.

Voi stessi lo riconoscete: con il risanamento dell'ambiente familiare, molti altri problemi troverebbero soluzione. Dovete essere convinti che il buon seme pazientemente sparso nella profonda terra delle realtà familiari porterà frutti duraturi di giustizia, di felicità e di prosperità per la comunità cristiana e tutta la nazione.

Per quanto riguarda la cultura africana, dove si osserva un certo ritorno di usanze pre-cristiane, fate in modo che il lievito evangelico vi penetri per purificare ed elevare i costumi, anche provocare l'abolizione dei riti che sono contrari al fiorire della vita e alla dignità della persona umana. Come ha detto il Concilio Vaticano II: "Il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell'uomo decaduto... Con la ricchezza soprannaturale feconda dall'interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo. In tal modo la Chiesa, compiendo la sua missione, già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile" (GS 58 § 4). Infine, sviluppando nel cuore dei fedeli la fede in un Dio che ama gli uomini e vuole la loro felicità, voi scaccerete a poco a poco le paure e le angosce che talvolta paralizzano il vostro popolo, la cui visione simbolica del mondo, largamente diffusa, non favorisce un approccio razionale alla realtà.


3. Evangelizzare, cioè annunciare la fede, alimentarla, sostenerla, approfondirla, farle portare frutti grazie ad una adeguata catechesi: tutto questo richiede un numero sufficiente di operatori apostolici.

Sono lieto di constatare che il numero dei sacerdoti autoctoni è in aumento da qualche anno e che essi si aprono sempre più alla dimensione missionaria e universale della Chiesa. Diversi membri del clero diocesano del sud esercitano il loro ministero, secondo la formula "Fidei Donum", nella provincia ecclesiastica di Garoua, altri occupano le funzioni di rettore o professore nei seminari. Vi incoraggio a continuare questa perequazione in uno spirito di apertura evangelica: facendo così, svilupperete un habitus e un gusto dell'aiuto reciproco che rafforzeranno i legami tra le diocesi in seno alla Conferenza episcopale.

Allo stesso modo, auspico che continuiate a costituire delle strutture in aiuto della vita spirituale e temporale dei sacerdoti, per procurare loro le risorse periodiche di cui hanno bisogno, per assicurare i mezzi per condurre una vita materiale dignitosa e per favorire una sana convivialità tra i membri di uno stesso presbiterio.

Perseverino i sacerdoti, vostri primi collaboratori, nell'insegnamento chiaro della Parola di Dio, con una fede ardente ed impegno personale! Una delle cose più importanti che Dio ci chiede oggi è la predicazione: dire che cos'è la verità e proclamarla con amore, misericordia e sollecitudine pastorale.

Infine, come ministri dei sacramenti, in particolare del Battesimo, dell'Eucaristia e della Riconciliazione, facciamo sempre più conoscere agli uomini la tenerezza di Dio e facciamo loro scoprire progressivamente il disegno d'amore del Padre sull'intera famiglia umana! 4. Ho notato l'impegno della maggior parte delle diocesi per una pastorale delle vocazioni, considerata a buon diritto come "prioritaria". Voi mobilitate le famiglie, le parrocchie, le scuole, i movimenti. Voi organizzate dei "campi" diocesani, e dei raduni suscitando così nel cuore dei giovani il desiderio di seguire Gesù. Questa campagna ha dato dei frutti. Per voi e per il successore di Pietro è una grande gioia e un motivo di speranza veder aumentare in molte diocesi il numero delle domande per entrare in seminario. Mentre mi rallegro con voi di questa crescita, mi auguro che voi salvaguardiate l'autenticità e la qualità della vita degli aspiranti al sacerdozio. Procurate ai seminaristi degli educatori competenti che assicurino la loro formazione unificata nella fede, radicata nella Tradizione della Chiesa, che sappia integrare i valori della cultura africana al fine di preparare degli autentici pastori e apostoli di Gesù Cristo.


5. Nel vostro rapporto quinquennale, ho notato anche l'importante coinvolgimento dei religiosi nella pastorale diocesana.

I religiosi e le religiose sono, per la loro consacrazione, intimamente legati alla missione di Cristo. Come lui, le persone consacrate sono chiamate a servire: cercando di essere totalmente prese dall'amore del Padre, si consegnano interamente all'opera salvifica del Figlio. Questo per tutte le forme di vita religiosa. La vita contemplativa ha una fecondità apostolica nascosta: in realtà, decidendo di vivere sempre nel monastero, monaci e monache proclamano al mondo che Dio esiste ed è amore, ed esercitano a nome del popolo dei battezzati il ministero della preghiera ecclesiale pubblica. Per quanto riguarda i religiosi votati all'apostolato attivo, essi continuano l'opera redentrice di Cristo attraverso il servizio concreto cui sono inviati dalla Chiesa, che ha approvato le loro costituzioni. Con voi auspico che, sotto la vostra responsabilità, religiosi e religiose autoctoni diano il loro specifico contributo all'edificazione del corpo di Cristo, in armonica collaborazione con quanti, provenienti da altri Paesi, testimoniano, attraverso la loro presenza attiva sempre apprezzata, la comunione con la Chiesa universale.


6. Per compiere la sua missione evangelizzatrice, la Chiesa ha sempre privilegiato la scuola cattolica. Nel Camerun, come in altri Paesi africani, viene unanimemente riconosciuto il ruolo da lei svolto nel passato e ancora oggi per la formazione delle masse e delle élites dirigenti, conducendo la persona alla maturità, insegnando non solo a dominare un sapere ma anche a comprendere di essere figli di Dio. Che la scuola cattolica in Camerun, con l'aiuto di buoni insegnanti venuti dall'estero - se necessario - possa salvaguardare il suo dinamismo, la sua serietà disciplinare, la sua tenuta morale e possa continuare a inculcare nei giovani la cosa più importante nell'odierno mondo del lavoro: una rigorosa coscienza professionale! Infine, per superare le difficoltà particolari contro cui si scontra l'insegnamento cattolico, vi incoraggio a continuare con il pubblico potere un dialogo che il clima di pace non può che rendere fecondo.

Per quanto riguarda il progetto di istituto cattolico bilingue di Yaoundé, che vi sta a cuore, sono lieto di sapere che procede l'elaborazione degli statuti grazie al lavoro congiunto camerunese e romano.


7. Ho notato con soddisfazione che le relazioni tra cattolici e protestanti sono cordiali e positive. Per un'azione ecumenica ancora più feconda, vi incoraggio ad approfondire il patrimonio che abbiamo in comune con le altre comunità ecclesiali e a chiarire, nel contesto camerunese, la specificità cattolica.

Inoltre, data la posizione in un certo senso "strategica" del Camerun tra i Paesi subsahariani, dove è forte la presenza dell'Islam, e i Paesi dell'Africa centrale, aperti al cristianesimo, permettetemi di riaffermare brevemente la posizione della Chiesa cattolica nei confronti di quelli che non condividono la nostra fede. Mentre esprimiamo il nostro rispetto verso i fratelli e le sorelle che professano altre religioni, noi vogliamo perseguire insieme il dialogo e la proclamazione del Vangelo. Non è possibile scegliere uno e ignorare l'altro.


8. Per concludere vi affido il compito di trasmettere il mio saluto cordiale e il mio incoraggiamento ai sacerdoti delle vostre diocesi, ai religiosi e alle religiose, agli insegnanti cattolici, ai responsabili dei movimenti di azione cattolica, ai catechisti, la cui regolare collaborazione è per voi così preziosa, ai quali rendo omaggio. Infine, a tutti i fedeli camerunesi vi chiedo di portare il saluto affettuoso del Papa. Le forze vive della Chiesa, alla vigilia delle celebrazioni per il centenario dell'evangelizzazione del Paese, si impegnino di nuovo a testimoniare la buona novella con autenticità! Vi benedico di tutto cuore insieme a ciascuna delle vostre comunità diocesane del Camerun.


Data: 1988-09-30 Data estesa: Venerdi 30 Settembre 1988




Omelia per la canonizzazione di Maddalena di Canossa - Città del Vaticano (Roma

Titolo: Maddalena di Canossa: divorata dalla carità verso Dio e verso il prossimo

Testo:


1. "Celebrate con me il Signore, / esaltiamo insieme il suo nome" (Ps 34[33],4).

La Chiesa ci chiama ad adorare Dio nella domenica odierna, portando sugli altari la beata Maddalena di Canossa con il solenne atto della sua canonizzazione.

"Gloria di Dio è l'uomo vivente", così insegna sant'lreneo, uno dei più grandi maestri della Chiesa nel periodo post-apostolico. "Gloria di Dio è l'uomo vivente" con quella pienezza della vita che egli ottiene in Dio mediante Cristo, crocifisso e risorto.

E perciò il giorno in cui la Chiesa iscrive i nuovi nomi delle sue figlie e dei suoi figli nell'"albo dei santi", è il giorno di una particolare adorazione di Dio.


2. Tale adorazione costituisce anche una singolare partecipazione a quella con cui il Figlio, Gesù Cristo, ha adorato il suo eterno Padre.

Egli "pur essendo di natura divina... spoglio se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini..." (Ph 2,6-7), facendosi "obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato..." (Ph 2,8-9).

La via per la quale il Figlio cammino verso la sua esaltazione in Dio costituisce il più grande, inarrivabile modello per tutti coloro che accolgono la chiamata alla santità.


3. Cristo stesso lo dice con parole piene di contenuto e di forza penetrante: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto..." (Jn 12,24).

Mirabile processo, quello della vita, così evidente ed insieme così misterioso! Ciò di cui siamo testimoni nella natura si riproduce in un'altro ordine: l'ordine della vita spirituale e soprannaturale.

Ed ecco: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna" (Jn 12,25).


4. Oggi la Chiesa medita sul modo in cui questa meravigliosa legge della vita - legge della santità - si è riconfermata nella persona di santa Maddalena di Canossa.

Ella seppe "perdere la sua vita" per Cristo. Quando si rese conto delle paurose piaghe, che la miseria materiale e morale andava disseminando tra la popolazione della sua città, capi che non poteva amare il prossimo "da signora", continuando cioè a godere dei privilegi del suo ceto sociale e limitandosi a spartire le sue cose, senza dare se stessa. Glielo impediva la visione del Crocifisso. "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù..." (Ph 2,5). "Dio solo e Gesù crocifisso" divenne la regola della sua vita.

Ne seguirono delle scelte, che apparvero "scandalo" e "stoltezza" (cfr. 1Co 1,23) anche a persone a lei vicine. La stessa sua famiglia, pur imbevuta di ricca tradizione cristiana, stento molto a capirla. Tuttavia, a chi si mostrava sorpreso, ella rispondeva: "Per il fatto di essere nata marchesa, non posso forse aver l'onore di servire Gesù Cristo nei suoi poveri?".


5. A considerare la vita di Maddalena di Canossa, si direbbe che la carità come una febbre l'abbia divorata: la carità verso Dio, spinta fino alle vette più alte dell'esperienza mistica; la carità verso il prossimo, portata fino alle estreme conseguenze del dono di sé agli altri. Santa Maddalena amo appassionatamente Cristo crocifisso, senza tuttavia "distogliere gli occhi da quelli della sua carne" (cfr. Is 58,7). Aveva capito che la pietà vera, che commuove il cuore di Dio, consiste nello "sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo" (cfr. Is 58,6).

Per questo si impegno con ogni sua energia, oltre che con tutte le sue sostanze, per venire incontro ad ogni forma di povertà: quella economica non meno di quella morale, quella della malattia non meno che quella dell'ignoranza. Ecco, dunque, questa giovane donna che, spinta da un amore tenero insieme e forte, assiste i malati in casa e all'ospedale associandosi alla "Fratellanza Ospedaliera", procura catechismi e predicazioni per le chiese, promuove il culto eucaristico nelle parrocchie, avvia i ritiri spirituali per il clero, aiuta numerosissime famiglie bisognose, assiste ragazzi abbandonati e giovani carcerati, sostenta i poveri che bussano tutti i giorni a palazzo, e visita coloro che vivono nelle catapecchie e nei tuguri.


6. Il modello che la guida e la ispira è Cristo stesso, il quale, secondo le parole dell'Apostolo, "spoglio se stesso, assumendo la condizione di servo" (Ph 2,7). Questo modello essa propone costantemente alle giovani che, in numero via via crescente, vengono ad unirsi a lei per condividerne l'impegno apostolico. Il loro "stile di azione" dovrà essere umile, alieno dai mezzi potenti e dalla sapienza dell'uomo, libero dalla ricerca di ricompense, gratificazioni, soddisfazioni; dovrà essere "per Dio solo" e "per la sua gloria". Essa scrive: "Noi siamo quattro povere donnicciuole, le ultime chiamate nella Chiesa di Dio, senza lettere, senza lustro e col solo nome di serve dei poveri...". E ancora: "Le sorelle mai riceveranno la più piccola cosa in dono, o a titolo di gratificazione..., dovendo tutto operare gratuitamente e pel solo amore del Signore".

Non diversa è la prospettiva che essa indica ai "Figli della Carità", la congregazione maschile mediante la quale il suo grande cuore intende provvedere ai bisogni non meno gravi ed urgenti di ragazzi e giovani. I suoi membri, pur "bruciando, anzi avvampando di carità", dovranno mantenersi "nell'umiltà e oscurità della croce". Memori di essere "nati ai piedi della croce", si sentiranno impegnati a vivere "con spirito generosissimo" la legge del "chicco di grano, che, se non muore, resta solo" (Jn 12,24).


7. In Maddalena di Canossa la legge evangelica della morte che dà vita trova così una sua nuova, luminosa attuazione. L'illustre discendente di un antico casato rinuncia a tutto ciò che le consentirebbe di esprimere al meglio la propria personalità nella società del tempo e si immerge nell'anonimato della miseria; si priva delle sostanze che potrebbero garantirle un futuro tranquillo; sottopone il proprio fragile corpo ad ogni sorta di privazioni e fatiche... In una parola: muore a se stessa in tutto ciò che potrebbe apparire umanamente allettante, umanamente promettente.

Il risultato, pero, non è la morte, ma una fioritura di vita nuova.

Innanzitutto in lei, che da simile travaglio emerge con la personalità di una donna di statura eccezionale anche sul piano semplicemente umano. Poi nelle iniziative che sbocciano intorno a lei, coinvolgendo schiere sempre più vaste di cuori generosi.

"Se il chicco di grano caduto in terra... muore, produce molto frutto".


8. "Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnero il timore del Signore" (Ps 34[33],12).

Dal cielo, ove vive nella gloria di Dio, Maddalena di Canossa ci parla per invitarci a seguire la strada da lei percorsa.

"Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti" (Ps 34[33],19).

La nuova santa, che contempliamo oggi esaltata accanto a Cristo, diventa segno di gioia e di speranza per quanti portano in sé le stigmate della sofferenza a motivo della malattia, della povertà, dell'emarginazione sociale, dello sfruttamento.

Lo diventa anche per tutti coloro che hanno fatto del servizio al prossimo bisognoso lo scopo della loro vita.


9. "Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,11).

L'"inno" di Paolo nella lettera ai Filippesi ci mostra la via dell'esaltazione di Gesù Cristo.

Essa è in pari tempo la via che egli ha aperto dinanzi a tutti coloro che lo seguono: la via dell'imitazione di Cristo, la via della santità.

La via di Maddalena di Canossa.

"Se uno mi vuole servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo...".

"Se uno mi serve, il Padre lo onorerà" (Jn 12,26).

Ecco, Cristo è sempre il Signore, per la gloria di Dio Padre. "Gloria di Dio è l'uomo vivente", l'uomo che vive della pienezza di vita che è in Cristo.

Ti ringraziamo, o Cristo Gesù, che sei Signore nostro, perché oggi davanti a tutta la tua Chiesa è stata "onorata" Maddalena di Canossa. Il Padre tuo l'ha onorata in te, che sei suo Figlio.

Dove sei tu, là è anche lei: la tua serva.


Data: 1988-10-02 Data estesa: Domenica 2 Ottobre 1988




Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il santo Rosario: un colloquio confidenziale con la Madre di Cristo

Testo:


1. In questo mese di ottobre, nel quale si celebra la festa del santo Rosario, la Chiesa ci esorta a ravvivare nel nostro animo l'amore per la corona mariana.

Desidero soffermarmi su questo pio esercizio, tanto radicato nel cuore del popolo cristiano e tanto raccomandato dai miei predecessori, i quali ne hanno favorito la diffusione, illustrandone gli aspetti teologici e spirituali, come preghiera di lode e di supplica. Papa Leone XIII scriveva nella sua enciclica "Octobri Mense": "Se i fedeli devotamente mediteranno e contempleranno, nell'ordine dovuto, questi augusti misteri, ne ritrarranno un mirabile aiuto, sia nell'alimentare la propria fede, sia nell'elevare e fortificare il vigore del loro spirito".

Recitare il Rosario infatti significa mettersi alla scuola di Maria ed apprendere da lei, madre e discepola del Cristo, come vivere in profondità e in pienezza le esigenze della fede cristiana: ella fu la prima credente; e della vita ecclesiale: ella nel cenacolo fu centro di unità e di carità tra i primi discepoli del suo Figlio.


2. Nella recita del santo Rosario non si tratta tanto di ripetere delle formule, quanto piuttosto di entrare in colloquio confidenziale con Maria, di parlarle, di manifestarle le speranze, di confidarle le pene, di aprirle il cuore, di dichiararle la propria disponibilità nell'accettare i disegni di Dio, di prometterle fedeltà in ogni circostanza, soprattutto in quelle più difficili e dolorose, sicuri della sua protezione, e convinti che ella ci otterrrà dal suo Figlio tutte le grazie necessarie alla nostra salvezza.

Recitando il santo Rosario, infatti, noi contempliamo il Cristo da una prospettiva privilegiata, cioè da quella stessa di Maria, sua Madre; meditiamo cioè i misteri della vita, della passione e della risurrezione del Signore con gli occhi e col cuore di colei che fu più vicina al suo Figlio.

Siamo assidui alla recita del Rosario sia nella comunità ecclesiale, sia nell'intimità delle nostre famiglie: esso, sulla scia delle ripetute invocazioni, unirà i cuori, riaccenderà il focolare domestico, fortificherà la nostra speranza e otterrà a tutti la pace e la gioia del Cristo nato, morto e risorto per noi.

Rivolgo un saluto particolarmente affettuoso ai membri dell'associazione di volontari donatori di sangue della diocesi di Vicenza.

Carissimi, vi esprimo il mio profondo apprezzamento per la vostra sensibilità verso tanti fratelli bisognosi del vostro aiuto. Sappiate che il vostro gesto, oltre che un atto umanitario, è un'alta testimonianza di solidarietà cristiana. Il Signore ricompensi largamente la vostra generosa dedizione.

Saluto pure i partecipanti al secondo convegno annuale dei Catechisti della passione del Signore. Auguro ad essi che le riflessioni sul significato del sacrificio di Cristo sulla croce siano di stimolo per una sempre più fedele adesione al Cristo risorto e vivente nel suo corpo che è la Chiesa.


Data: 1988-10-02 Data estesa: Domenica 2 Ottobre 1988




A un gruppo di pellegrini di Verona - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Eredi diretti della ricchezza spirituale della nuova santa: modello profetico di servizio alla Chiesa

Testo:

Fratelli e sorelle carissimi, religiose e religiosi della grande famiglia canossiana!


1. Abbiamo tutti ancora nell'animo la profonda eco della solenne liturgia di ieri, durante la quale ho proclamato santa una illustre figlia della terra veneta e della città di Verona, Maddalena di Canossa.

Ho la gioia, ora, di incontrarmi di nuovo con voi, che siete gli eredi diretti della ricchezza spirituale di santa Maddalena, e porgo a tutti il mio cordiale saluto.

Grazie al Vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Amari, per le cortesi parole. Saluto con lui il Vescovo Ausiliare, le autorità civili della regione Veneto e della città di Verona, i sacerdoti e religiosi della diocesi. Saluto anche con particolare affetto tutte le religiose ed i religiosi delle due congregazioni fondate dalla santa di Canossa, che hanno raccolto il suo carisma e si sono impegnate a proseguire nella consacrazione religiosa la sua singolare vocazione. Saluto tutti gli allievi dei numerosi istituti canossiani, delle scuole e degli oratori, degli ospedali e delle missioni. Saluto tutti i fedeli, che da Verona e da molti altri luoghi della regione veneta, dall'Italia e da altri Paesi anche lontani, dai territori delle missioni sono convenuti qui per onorare la nuova santa. Uno speciale ringraziamento va poi ai campanari di Verona per il concerto di campane in Piazza San Pietro.


2. Come vi è noto, Maddalena di Canossa è stata un modello singolare di servizio alla Chiesa.

Sensibile oltre modo verso le necessità dei tempi, e colpita dai problemi gravissimi che, specialmente nell'Italia del nord, avevano travolto la società in tutte le sue strutture, attenta soprattutto al travaglio culturale e civile che succedette alla rivoluzione francese ed alle guerre napoleoniche, Maddalena dono se stessa alla causa di una rinascita cristiana vigorosa.

Voi ben conoscete il programma della sua opera: disporre le giovani alle nuove professioni, per renderle attive nella vita sociale, umiliata dalle catastrofiche conseguenze delle guerre, e prepararle alle professioni della vita; garantire la formazione religiosa ed umana della gioventù mediante scuole accessibili a tutti i figli del popolo, per formare così le nuove leve della società ed i collaboratori di una rinascita degna delle tradizioni della sua terra e della Chiesa.

In questa prospettiva della carità appaiono più splendenti le decisioni della sua vita. Lei, ricca e nobile, scelse la strada della povertà, lascio l'abbigliamento della sua condizione sociale per vestire l'abito delle donne semplici; affronto fatiche e viaggi, nonostante la sua fragilità fisica; incontro personaggi ed autorità del suo tempo, non sempre benevolmente accettata, ma servi direttamente i poveri con la sua premura personale; volle anche offrire ai Pontefici romani il suo progetto di servizio alla Chiesa.

Fu proprio negli incontri con Papa Pio VII, in momenti di grave sofferenza per tutta la cristianità, che nacque l'idea della devozione fondamentale della spiritualità canossiana: quella alla Vergine Addolorata, la Madre del Crocifisso. Colei che nel suo dolore ai piedi della croce appare in modo singolare come figura della Chiesa e splendido modello nella fede e nella carità per una speranza che non delude. Tutto questo Maddalena spero "sola con Dio solo", come spesso diceva o scriveva; cioè sola con Dio nella preghiera e sola di fronte al mondo, sostenuta da una fede tenace e chiara.


3. Si spiega così come mai attorno a Maddalena di Canossa si sia sviluppata nel Veneto e nella Lombardia una splendida e singolare rinascita cristiana. Maddalena fu ispiratrice di tante altre iniziative, che nuove famiglie religiose portarono a compimento. I numerosi protagonisti della impressionante vitalità cattolica dell'800 veneto hanno trovato spesso in lei illuminati consigli ed incitamenti.

Voi conoscete la cospicua schiera di fondatori di nuove congregazioni e di santi, che fiorirono nella vostra regione in quell'arco di tempo, e siete grati a Dio, che ha suscitato tante anime elette di padri e maestri per la vostra fede.


4. Siete giunti numerosi per questa circostanza, e mi compiaccio con voi per questa manifestazione di affetto e di venerazione verso una figura così alta e significativa per le vostre Chiese. Ma vi esorto anche a considerare alla luce di questo esempio la missione che spetta a voi nel vostro tempo, prendendo lo spunto proprio dalle imprese del passato, per tradurle, con opportuno aggiornamento, nella società attuale.

Santa Maddalena di Canossa intui il futuro della sua società con chiarezza profetica, amo la Chiesa, volle con forza la promozione nella vita sociale, della donna, di ogni donna; si dedico alla gioventù, escogito con intelligenza le vie opportune della rinascita mediante la catechesi, l'assistenza religiosa alle famiglie, fino al punto di cooperare col suo parroco nella preparazione delle omelie festive; fu veramente partecipe alla missione evangelizzatrice della Chiesa locale.

Non vi pare questo un programma aperto anche per le vostre prospettive di servizio alla Chiesa? Il carisma di Maddalena, ora esaltato con la proclamazione della sua santità, non può essere raccolto e continuato da tutti voi, con sapienza, con coraggio, con zelante dedizione, per il bene e la crescita della vostra comunità nella fede? Per affrontare con spirito missionario le acute istanze del rinnovamento sociale della vostra cultura? Ben volentieri, perciò, invoco su di voi e con tutti voi la protezione di santa Maddalena sulle vostre scuole, sulle parrocchie e le missioni dove si trova una comunità canossiana, sugli istituti educativi e sugli oratori dove operate per il bene della gioventù, sulle famiglie da voi assistite; e mentre auspico che le comunità canossiane crescano e si sviluppino, imparto a tutti voi la propiziatrice benedizione apostolica, che volentieri estendo ai vostri cari.


Data: 1988-10-03 Data estesa: Lunedi 3 Ottobre 1988




All'Ambasciatore di Finlandia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Promuovere un'effettiva libertà religiosa nello spirito degli accordi di Helsinki

Testo:

Signor Ambasciatore.

E' per me un grande piacere accoglierla in Vaticano e ricevere le lettere credenziali con cui lei viene stabilito Ambasciatore straordinario e plenipotenziario di Finlandia presso la Santa Sede. La ringrazio per l'indirizzo di saluto rivoltomi a nome del suo presidente sua eccellenza Mauno Koivisto, che ricambio cordialmente con l'assicurazione della mia stima e orante augurio.

La sua presenza e le sue parole ponderate testimoniano il lungo rapporto di amicizia e benevolenza tra la Santa Sede e il suo Paese. Come lei ha ricordato, la storia della Finlandia è segnata dalla presenza cristiana che, in grande misura, ha formato la identità culturale del popolo finnico. Attendo con impazienza la visita che si svolgerà in Finlandia nel giugno del prossimo anno.

Sarà per me non solo l'occasione di incontrare la comunità cattolica che, certo, è numericamente esigua ma ricca di fede e di opere, ma anche mi darà modo di rafforzare i legami di amicizia con i membri delle altre Chiese e comunità con cui abbiamo autentici vincoli di fede e vita cristiana. Potro così fare esperienza in prima persona del suo Paese e del suo popolo, per cui nutro profondo rispetto.

La Finlandia oggi svolge un ruolo che le fa onore nelle relazioni internazionali. Il nome della capitale è legato ad uno dei principali accordi di pace del nostro tempo: l'Atto Finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, firmato ad Helsinki il 1 agosto 1975. I trentacinque stati firmatari si sono impegnati in un processo di consultazione e collaborazione, con decisioni internazionalmente vincolanti in materia di sicurezza, economia e ambiente, e nella dimensione umana della cooperazione tra popoli e individui. In questo modo, i trentacinque firmatari si sono assunti un certo numero di impegni non solo in rapporto con gli altri stati, ma anche verso i loro propri abitanti, i cui specifici diritti vengono riconosciuti nell'Atto Finale.

Partecipando alla Conferenza e sottroscrivendo il documento, la Santa Sede ha espresso il suo pieno sostegno ai "Dieci Principi" indicati, principi che costituiscono una sorta di "decalogo" per le relazioni e la condotta internazionale. Come lei sa, l'attività della Santa Sede in questo campo è motivata non da considerazioni politiche ma dalla sua specifica missione. Ella è convinta che i valori morali e spirituali da lei proclamati e appoggiati sono il cuore della cultura ed unità dell'Europa, e costituiscono la migliore salvaguardia dei legittimi diritti e delle libertà fondamentali enunciate nell'Atto di Helsinki. Di conseguenza, la Santa Sede ha cercato di impegnarsi attivamente anche negli incontri successivi, tra cui anche quello attualmente in corso a Vienna, per verificare l'applicazione degli accordi.

Una preoccupazione particolare, non solo della Santa Sede, è la questione della libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credo, che è fortemente riconosciuta nel settimo principio dell'Accordo di Helsinki. A questo proposito, la rappresentanza della Santa Sede nei vari incontri successivi già ricordati, cerca di mettere a fuoco la necessità di una reale libertà religiosa, come esiste nel suo Paese. Questo principio è sancito nelle Carte Costituzionali dei vari stati, ma la sua effettiva applicazione lascia molto a desiderare. La Santa Sede continua a insistere che la libertà religiosa prevede, tra l'altro, che i credenti si possano organizzare nelle loro proprie strutture, possano scegliere e formare i loro responsabili religiosi, possano dare e ricevere una adeguata educazione religiosa, e possano manifestare il loro credo nella vita pubblica, anche in modo associativo e attraverso l'uso dei mezzi di comunicazione. Mentre molto rimane da fare per assicurare ovunque il pieno rispetto di questi diritti, è di conforto notare che, dall'Atto Finale di Helsinki, la libertà religiosa è sempre più ampiamente riconosciuta come un diritto civile e sociale fondamentale, piuttosto che come una pura concessione o un privilegio.

Signor Ambasciatore, lei ha riaffermato l'impegno della Finlandia per la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa. In questa, come in altre questioni, c'è ampio spazio per la collaborazione tra lei, come insigne rappresentante del suo Paese, e la Santa Sede. Le assicuro il sostegno della mia preghiera e la buona volontà di tutti i dicasteri della Curia romana nell'adempimento della sua missione così importante. Le auguro felicità nel lavoro e invoco la benedizione divina su lei e la sua famiglia, come anche su tutta la nazione finnica.


Data: 1988-10-03 Data estesa: Lunedi 3 Ottobre 1988




Messaggio per la "Giornata Mondiale del Migrante" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Affido a Maria la difficile situazione personale dei migranti

Testo:

Venerati fratelli, carissimi figli e figlie!


GPII 1988 Insegnamenti - Ai vescovi del Camerun in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)