GPII 1988 Insegnamenti - Nella Cattedrale di Nancy con i delegati partecipanti al Sinodo Diocesano

Nella Cattedrale di Nancy con i delegati partecipanti al Sinodo Diocesano

Titolo: La scristianizzazione deriva dalla mancanza di rigore spirituale e di formazione alla fede

Testo:


1. "Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte" (1Co 12,27).

Cari fratelli e sorelle, Queste erano le parole che rivolgeva l'Apostolo Paolo a tutti quelli che esercitavano il loro ministero e il loro carisma nella comunità cristiana di Corinto. Oggi, sono felice di salutare allo stesso modo Monsignor Jean Bernard e tutta la Chiesa della diocesi di Nancy e Toul che si riunisce attorno a lui, rappresentata dai membri del Sinodo diocesano. Molte altre diocesi francesi, quasi una ventina, hanno vissuto o stanno vivendo l'esperienza di un sinodo simile; saluto il loro Vescovi e tutti i loro delegati qui presenti, soprattutto quelli della vicina diocesi di Saint-Dié. Fra poco, in Place Carnot, pregando con tutto il popolo cristiano di questa città, parlero delle sfide e delle speranze della diocesi che mi accoglie; ora, vorrei riflettere con voi sull'interesse di un sinodo, sul suo metodo e sui suoi scopi, e sul rapporto fra Chiesa particolare e Chiesa universale.


2. Il Sinodo diocesano si inserisce nel contesto della corresponsabilità di tutti i diocesani attorno al proprio Vescovo, come avviene per il Concilio Pastorale, esso stesso un frutto del Concilio. Il Codice di Diritto Canonico ne ha fatto una struttura fondamentale della Chiesa locale (CIC 460ss); contrariamente a quanto succedeva prima, il sinodo diocesano è aperto ai delegati rappresentanti le diverse componenti della diocesi, sacerdoti, religiosi e laici; tutte queste persone insieme possono affrontare tutte le questioni, suggerite dalle circostanze, riguardanti il bene della comunità diocesana, sotto la guida del Vescovo. Come dissi al clero di Roma il 18 febbraio scorso, è la grande comunità del popolo di Dio ad essere interessata, con i suoi diritti e doveri, la sua missione, in un'ottica pastorale, ecumenica, disponibile ai bisogni spirituali del mondo.

Il Sinodo straordinario dei Vescovi tenutosi a Roma nel 1985 ha sottolineato alcuni dei punti cardinali del Concilio che trovano nell'esperienza del Sinodo diocesano un'importante applicazione: il mistero della Chiesa popolo di Dio (cfr. Synodi Extr. Episc. 1985 Relatio Finalis, II, A, 3), la comunione di tutti i fedeli nel Corpo di Cristo (ibid., II, C, 1), la partecipazione e la corresponsabilità a tutti i livelli degli uomini e delle donne che costituiscono la Chiesa (ibid., II, c, 6), senza pregiudizio per l'unità gerarchica. Il Sinodo diocesano è veramente un momento fondamentale della vita della Chiesa locale, un suo modo di espressione privilegiato.


3. Il Codice di Diritto Canonico (CIC 460-468) fornisce le norme guida del Sinodo diocesano. All'interno di questo quadro, la pratica può variare, e le esperienze, ancora recenti, potranno arricchire questa istituzione. I sinodi attuali richiedono una certa durata: il vostro è cominciato da tre anni, e si avvia verso due grandi celebrazioni nel prossimo anno. Deve garantirsi condizioni per un serio lavoro, assicurarsi rappresentanti che corrispondano esattamente all'insieme della comunità, procedere con prudenza secondo tappe ben definite di consultazione, ricerca, ascolto reciproco, discussione ed approfondimento. Infine, deve dare degli orientamenti pastorali e prendere decisioni la cui promulgazione spetterà poi al Vescovo, essendo la vostra opinione consultiva. E' importante che conduca ad un'azione che coinvolge la comunità, ma il suo interesse risiede anche nella dinamica che crea e mantiene. E' come una pausa lungo il cammino che la Chiesa locale deve percorrere, per verificare le esperienze vissute, ridefinire le priorità apostoliche e riprendere insieme il cammino con una prospettiva missionaria. L'iniziativa di un sinodo avrà successo se il popolo cristiano rimane attivo e tiene presenti dei punti di riferimento ben definiti.


4. Altra ricchezza del sinodo diocesano è il confronto di esperienze diverse e la complementarità dei ruoli e dei ministeri nella Chiesa. I laici, uomini e donne, giovani e adulti, sono chiamati a realizzare ciò che il loro battesimo e la loro cresima li abilitano a fare, per lavorare dall'interno alla santificazione del mondo e prendere parte alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Possono capire meglio il carattere specifico del ministero sacerdotale che traduce il ruolo di Cristo, fonte di ogni grazia e Pastore del gregge. I religiosi e le religiose ricordano la disponibilità e la libertà necessarie al Regno, la sua dimensione trascendente ed escatologica. Fra tutti si stabilisce una collaborazione la cui ricchezza è data da tutti questi contributi e la cui forza deriva dalla loro articolazione necessaria al ministero ordinato dal Pastore della diocesi e dai suoi collaboratori. Che questa collaborazione si esprima sempre meglio nel mistero di comunione della Chiesa, che ha la sua fonte nei sacramenti del battesimo, dell'Eucarestia e dell'Ordinazione, nella Parola di Dio, nell'amore del Padre, la grazia di Cristo, il dono dello Spirito Santo (cfr. Synodi Extr. Episc. 1985 Relatio Finalis, II, C, 1; 1Co 12,4-6).


5. In particolare, e Monsignor Bernard l'ha giustamente sottolineato, il sinodo è in primo luogo una grande riunione di credenti, di credenti responsabili, e non un'assemblea che accetta tutte le opinioni o le discussioni. I membri del sinodo devono tenere a mente in primo luogo la fede, la Rivelazione, il mistero della Chiesa. Devono approfondire o ritrovare la loro identità cristiana. E per fare questo, devono rifarsi alle fonti: la Parola di Dio, l'insegnamento del Magistero e il contributo dell'ultimo Concilio. Quest'ultimo ha messo al primo punto dei suoi lavori la riflessione sulla Chiesa, che ha portato alla Costituzione Dogmatica "Lumen Gentium". Il sinodo di cui fui il promotore all'epoca in cui ero Arcivescovo di Cracovia aveva come scopo di assimilare ed applicare il Concilio.

Sono felice di sapere che nei prossimi sei mesi la diocesi di Nancy realizzerà una catechesi sulla Chiesa. Tale approfondimento della fede richiede studio, scambio di opinioni e insegnamenti; richiede anche un clima di preghiera. Il sinodo è una celebrazione che si apre con una grande professione di fede. Si tratta di ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa, di ascoltare con Maria, Madre della Chiesa. "Saldi nella fede", sarete pieni di speranza davanti alle sfide del mondo.


6. Da queste premesse sulla natura del sinodo diocesano derivano il suo metodo e i suoi scopi concreti.

Con lo sguardo della fede, scrutate la vita reale delle persone e dei gruppi della diocesi, per determinare quali debbano essere gli sforzi di evangelizzazione. Quello che vi colpisce all'inizio sono le condizioni di vita dei vostri concittadini e, in molti casi, le difficoltà umane che implicano.

Sottolineate le condizioni drammatiche causate dalla disoccupazione. Il Vangelo impone ai cristiani un dovere pressante di essere attenti e solidali davanti a tutte le forme di povertà.

Altri aspetti, più positivi, segnano la vita della vostra regione e costituiscono delle sfide per l'evangelizzazione, come l'arrivo di numerosi immigrati che devono poter contare su un'accoglienza fraterna. Lo sviluppo degli studi universitari e della ricerca scientifica, l'impiego di tecnologie avanzate invitano i cristiani ad approfondire il messaggio evangelico nel dialogo con la cultura contemporanea.


7. Se i cambiamenti sociali hanno delle profonde ripercussioni spirituali, non sono la causa diretta della "scristianizzazione". Quest'ultima deriva piuttosto da una mancanza di vigore spirituale, di formazione alla fede.

Dovete dunque scrutare con cura i fatti della vita ecclesiale e comprenderne le cause: quelle che denotano l'indifferenza religiosa, la perdita della fede, della pratica religiosa, della preghiera, dei valori morali, delle vocazioni; quelle che invece ne rivelano il dinamismo spirituale e le opportunità nuove.

A proposito del comportamento etico, il Concilio Vaticano II fornisce una preziosa griglia di lettura e di analisi con la costituzione "Gaudium et Spes". Importanti settori della vita umana sono analizzati alla luce del disegno di Dio: l'amore coniugale, il matrimonio, la famiglia; la promozione della cultura; la dignità del lavoro e la partecipazione alla vita economica e sociale; le responsabilità per il bene comune nella vita politica, i problemi degli scambi internazionali, della giustizia e della pace. Si tratta di costruire, con Dio Creatore, un mondo nuovo.


8. Un sinodo non potrebbe limitarsi all'analisi delle situazioni: Deve preparare una conversione delle menti, delle culture, con l'impatto della Buona Novella (cfr. Pauli VI EN 20 etiam SYNODI EXTRE. EPISC. 1985 Relatio Finalis, II, D, 4). Dovete soprattutto cercare i mezzi per meglio annunciare il Vangelo e di incarnarlo nelle situazioni concrete della vita. Questo Vangelo dovrà apparire a tutti, credenti e non credenti, come una Buona Novella (cfr. Lc 4,18), una manifestazione dell'amore del nostro Dio, che ha mandato il suo Figlio per salvare il mondo, non per condannarlo, per ridare speranza ai poveri, agli oppressi, a coloro che non riescono a vedere il senso della propria vita, prigionieri della loro fragilità o del loro peccato. Questo amore ha chiaramente delle esigenze. Rinnovarsi secondo le Beatitudini richiede umiltà, purezza, sete di giustizia, condivisione, pace, perdono, carità, ricerca della volontà di Dio e della salvezza offerta da Dio.


9. Non ci sono conversione delle menti né rinnovamento cristiano delle strutture senza conversione personale. Un sinodo deve cercare i mezzi pastorali per chiamare a questa conversione; deve cercare la lingua che possa toccare i cuori, il valore unico della preghiera e dei sacramenti, in particolare del sacramento della riconciliazione. Deve prevedere la guida paziente dei cristiani più passivi o poco praticanti.

Non deve dimenticare quelli che sono lontani, indifferenti od ostili, affinché possano godere di una presenza missionaria e di una testimonianza che li interpelli nel rispetto delle loro coscienze. Il sinodo deve essere anche un appello al raccolto. Voi siete "la Chiesa che Dio invia".


10. Terrete a mente un aspetto fondamentale: il vostro legame con la Chiesa universale. Una Chiesa locale non può mai essere una comunità chiusa su se stessa.

Rappresenta, o meglio incarna, la Chiesa universale: le Chiese particolari "sono formate ad immagine della Chiesa universale, ed è in esse e a partire da esse che esiste la Chiesa cattolica una e unica" (LG 23). E' un onore ed una responsabilità. Avete sicuramente i vostri problemi specifici, e dovete per questo individuare e realizzare il vostro cammino pastorale. Ma fate anche parte di una grande tradizione che risale agli Apostoli; non inventiamo oggi il cammino. La vostra identità cattolica è legata alle vostre particolarità, ma dipende allo stesso tempo dalla vostra conformità alla Chiesa universale, una ed identica per tutto quel che riguarda la fede, le norme morali, la disciplina comune a tutta la Chiesa. Le Chiese particolari devono sempre ed ovunque trarne ispirazione, farle loro e formulare i loro progetti in questa unità sostanziale. Ogni Chiesa particolare è tutt'uno con il suo Vescovo, responsabile dell'unità e della fedeltà di questa porzione della Chiesa e del suo legame con la Chiesa universale. Tutte le Chiese particolari, poi, formano un tutt'uno fra di loro, con il loro vescovi, attorno al Successore di Pietro. Questo è il servizio che il Signore mi ha affidato e che io affido alla vostra preghiera: confermare i miei fratelli nella fede e aiutarli a vivere nella comunione della Chiesa, Corpo di Cristo.


11. Questa comunione è allo stesso tempo obbedienza, scambio, partecipazione, solidarietà. La Chiesa universale ispira e sostiene la vostra azione, e voi la servite con la vostra testimonianza, la vostra vitalità e la vostra cooperazione.

La vostra riflessione sinodale deve impegnarvi a vivere al ritmo dei grandi progetti missionari delle altre comunità cristiane nel mondo, aperti alle loro ricchezze e ai loro bisogni materiali e spirituali. E' quello che avevano capito i missionari nati fra di voi, in particolare il beato Padre Gérard. Il sinodo è uno slancio missionario.


Sono questi i miei voti e le mie preghiere per il vostro sinodo, cari delegati di Nancy e delle altre diocesi. Siete stati scelti, ma siete qui per far partecipare al sinodo il maggior numero di vostri fratelli diocesani. Che il Signore benedica il vostro impegno ecclesiale! Che la Beata Vergine vi conservi uniti nell'ascolto dello Spirito Santo! E che lo Sprito Santo confermi la vostra speranza! [Traduzione dal francese]


Data: 1988-10-10 Data estesa: Lunedi 10 Ottobre 1988




Messaggio ai detenuti - Nancy (Francia)

Titolo: "Vi auguro la pace di coloro che si sanno amati da Dio"

Testo:

Ai miei fratelli e sorelle carcerati, vi saluto di tutto cuore.

In occasione di questo quarto viaggio pastorale nel vostro Paese, ho ricevuto toccanti inviti a visitare diversi luoghi in Francia e purtroppo non mi è possibile accoglierli. Voi appartenete a coloro a cui avrei voluto far visita, non fosse che per fare ciò che Cristo vuole quando dice nel Vangelo: "Ero carcerato, e siete venuti a trovarmi". Devo accontentarmi di questo messaggio, che è una gioia per me scrivervi. Vi giungerà attraverso i cappellani che sono al vostro servizio.

Colgo questa occasione per ringraziarli per la loro devozione e per il sostegno che vi danno, in collaborazione con i laici cristiani.

La mia missione, lo sapete, è di ripetere agli uomini, sulla scia di Cristo, che la vita ha un senso perché siamo tutti amati da Dio e chiamati a vivere con lui. La nostra esistenza sulla terra ci prepara a "quelle cose che occhio non vide, né orecchio udi, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Co 2,9).

Aspettando questo grande incontro nella piena luce di Dio, ci sforziamo di rendere questo mondo in cui viviamo un luogo dove gli uomini abitino come fratelli nel rispetto e nell'amore reciproci, consapevoli della dignità di ogni persona umana, creata ad immagine di Dio, salvata al prezzo del sangue di suo Figlio.

Per le nostre colpe, ci può accadere di macchiare questa immagine in noi e di non rispettarla negli altri. Ognuno di noi può ripetere con l'apostolo Paolo e con lo stesso stupore: "Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio... Sono uno sventurato!" (Rm 7,19 Rm 7,24).

Promettetemi di incoraggiarvi ad approfittare delle circostanze presenti per riacquistare fiducia in voi stessi. Vi è in fondo ad ognuno di voi una dignità che non è distrutta ed una coscienza sufficientemente viva per riconoscere ciò che conduce al bene e ciò che ce ne allontana.

Non bisogna mai dubitare del perdono di Dio e del suo amore, che sono più grandi di un cuore umano.

Vi auguro di trovare sin da ora la pace di coloro che si sanno amati da Dio. Vi auguro di riprendere al più presto il vostro posto nella vostra famiglia e nella società. E spero che voi troviate li un'accoglienza fraterna e il sostegno necessario alla vostra nuova partenza nella vita.

Vi assicuro di ricordarvi nella mia preghiera, e di portarvi nel mio cuore, come faccio con tutti coloro che soffrono e, grazie ai miei viaggi attraverso il mondo, so che sono molti. E' desiderio dei discepoli di Cristo, in collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, confortare tutti coloro che soffrono, uomini e donne.

Con i vostri pastori, vi benedico nel nome di Cristo salvatore degli uomini.

Dal Vaticano, 4 ottobre 1988.


Data: 1988-10-10 Data estesa: Lunedi 10 Ottobre 1988




Omelia a Nancy (Francia)

Titolo: La fede ravviva la speranza e l'amore che permettono di creare un mondo nuovo

Testo:


1. "Perché avete paura, uomini di poca fede?".

Ecco come Gesù interpellava i discepoli. Ecco come interpella continuamente la sua Chiesa, come ci interpella, cari fratelli e sorelle della diocesi di Nancy.

Quel giorno gli apostoli avevano dovuto far fronte ad una violenta tempesta, come succede a volte sul lago di Galilea. Perfino loro, pescatori provetti, si vedevano perduti. Eppure, Gesù si trovava sulla barca. E stava per rivelare, proprio in mezzo a quella prova, il mistero della sua persona: è il salvatore, al quale anche il vento e il mare obbediscono.

Al di là del furore delle onde, pensiamo a tutte le potenze del male, del peccato, della corruzione, della morte, che a volte si scatenano contro la Chiesa, contro la comunità dei discepoli di Cristo, e che minacciano allo stesso tempo uomini e donne di questo mondo nella loro vita e nella loro dignità. La barca della Chiesa è in mezzo al mondo; Gesù è salito a bordo o, piuttosto, è sua la barca.


2. Questa barca ha resistito e si è aperta un varco attraverso i rivolgimenti della storia. Molti avvenimenti e molti mali hanno potuto turbare la sua pace, sia dall'esterno che all'interno: le prime persecuzioni a Gerusalemme, e poi a Roma, a partire da Nerone, dove Pietro ha dato l'esempio della fermezza nella testimonianza; in seguito le dispute teologiche che hanno diviso i cristiani; le invasioni che hanno portato a riprendere la evangelizzazione; le minacce di indebolimento del senso religioso e morale fino alla corruzione che hanno reso necessarie continue riforme, come al tempo del mio predecessore san Leone IX, antico Vescovo di Toul.

Ugualmente si potrebbero descrivere, all'interno della storia profana, molti disordini e capovolgimenti che hanno colpito anche la vita dei cristiani.

Questa regione ha conosciuto, in particolare, da quattro secoli molte guerre con i loro strascichi di miseria; nel salutare la delegazione della diocesi di Verdun che è venuta a unirsi a noi, penso, fra l'altro, alla prima guerra mondiale che ha letteralmente dilaniato il suolo seminandovi numerose vittime.

Ma Dio ha sempre permesso che la barca riprendesse il suo cammino. Una speranza invincibile ha animato i lorenesi. La fede cristiana ha largamente ispirato la perseveranza o la ripresa, a partire dai secoli di cristianità in cui essa segnava l'intero tessuto sociale. Avete ereditato questa forza. Figure di santi, di missionari, come quello che ho appena beatificato nel Lesotho, padre Joseph Gérard, e quello che ha preso posto fra i santi martiri del Vietnam, padre Augustin Schoefflen, hanno costellato questa storia. Molti altri cristiani hanno lasciato da voi un solco luminoso di fede, di giustizia e di pace; è questo il ricordo che conservate, fra tanti altri, del re Stanislao e della sua sposa.

Rendete grazie a Dio per tutte queste testimonianze! 3. Oggi, importanti trasformazioni economiche, sociali, religiose vengono ad oscurare l'orizzonte - come voi stessi avete ricordato; creano nuove difficoltà senza che, per il momento, appaiono le soluzioni; sembrano sprofondare certe speranze umane. Le miniere e la siderurgia pesante - un tempo così fiorenti da dover sollecitare manodopera straniera - hanno dovuto ridurre la loro attività.

Migliaia di posti di lavoro sono stati soppressi. La vita della famiglia ne è particolarmente colpita e la crisi naturalmente tocca gli altri settori. La disoccupazione e la sottoccupazione sono drammi umani che i cristiani, come gli altri, devono prendere in considerazione; questo fenomeno è purtroppo ampiamente diffuso nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo; l'enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" lo ha sottolineato (SRS 18; cfr. etiam LE 18). Ciò è grave, poiché può portare con sé la degradazione o perfino la perdita del rispetto che ogni uomo e ogni donna deve a se stesso. La condizione degli immigrati è, in questo caso, particolarmente precaria. L'assenza di un futuro professionale è cosa temibile per i giovani. E nuove povertà fanno la loro comparsa. Siete ugualmente consapevoli di molte altre minacce. L'uomo non vive di solo pane. La secolarizzazione segna le vostre regioni, con la sua tendenza a separare la religione dal resto della vita.

L'indebolimento della fede si manifesta anche attraverso l'allontanamento dalla pratica religiosa. L'indifferenza religiosa sta prendendo piede e rende impermeabili agli appelli spirituali. La flessione del senso morale si fa sentire particolarmente nella vita delle famiglie, che si tratti della preparazione al matrimonio, della fedeltà o dell'accoglienza della vita. La scarsezza di vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie è un altro sintomo delle tempeste che vi assalgono. Questo episodio del Vangelo acquista, ora, un'attualità sorprendente.


4. Ora, nella barca, Gesù stava dormendo. Da un punto di vista fisico era completamente naturale visto la giornata che aveva appena trascorso ad accogliere, insegnare, guarire. Ma gli apostoli sono sconvolti. Questa presenza apparentemente inerte non basta loro. Hanno paura. Dubitano. Disperano.

Quanta gente, oggi, in preda ai suoi problemi, alle sue angosce, si scoraggia e si ripiega su se stessa? Parla del silenzio di Dio come se Dio l'avesse abbandonata alla sofferenza, alla morte, lasciandola alle proprie forze, alla propria fragilità umana. In realtà, ossessionati dalle loro prove, come Giobbe, rischiano di non guardare più che questo aspetto delle cose. In effetti, c'è nel mondo un lato oscuro, conseguenza misteriosa del male dopo la prima rottura con Dio; il male si trova soprattutto nei cuori che non fanno fede. Ma i cristiani sono invitati anche a guardare Dio all'opera nelle sorprendenti possibilità della creazione, nel dinamismo che ha messo nell'intelligenza e nel cuore degli uomini, corresponsabili del proprio destino; a discernere l'azione misteriosa dello Spirito Santo che Gesù ha mandato.


5. Gli apostoli svegliano Gesù. Il loro gesto di impazienza traduceva un dubbio sulla sua potenza salvifica, ma la loro preghiera esprimeva una fiducia sgorgata dai loro cuori angosciati: "Signore, salvaci, siamo perduti".

E noi dobbiamo "svegliare" Gesù, o il suo Santo Spirito? Dio, a dire il vero, non ha mai cessato di essere presente nella nostra vita, di vegliare su di noi, rispettando la nostra libertà. Il suo Santo Spirito abita nelle nostre anime di battezzati, di confermati, di diaconi, di sacerdoti, di Vescovi. Ma la sua potenza si manifesta prima di tutto nei cuori umani che attendono la sua presenza.

Dio aspetta che giriamo il nostro sguardo verso di lui, scuotendoci di dosso l'indifferenza che rischia di inghiottirci, risvegliando la fede assopita, ravvivando l'amore che lo Spirito Santo ha sparso nel nostro cuore. Acquistano allora un'importanza decisiva: la preghiera sincera rivolta al Salvatore, i sacramenti che ci trasmettono la vita che viene da lui, l'approfondimento del suo messaggio rivelato, attraverso la catechesi e la formazione permanente, e i diversi sforzi per mettere in pratica la sua carità: colui che compie la verità, viene alla luce. Questa crescita della fede, che tutto rende possibile, è già frutto della grazia. Cari fratelli e sorelle, pregate il Signore perché risvegli la vostra fede, perché la faccia crescere. "Perché avete paura, uomini di poca fede?".


6. Gesù allora si alzo e calmo il vento e il mare. "Chi è, dunque, quest'uomo?".

L'avvenimento annunciava il giorno unico di Pasqua in cui Cristo, dopo la sua vita mortale, si è alzato dal sepolcro, come si era alzato sulla barca. Le potenze del male si sono alleate contro di lui al massimo, come una tempesta irresistibile. Gli avversari lo hanno fatto condannare alla morte in croce.

Gli amici sono stati impotenti. Il peccato sembrava averlo vinto, come tanti innocenti nella storia del mondo. E' sembrato abbandonato da Dio. E'stato messo sullo stesso piano dei morti. In realtà, ha dato la sua vita amando fino all'estremo. Ha distrutto il peccato nelle sue radici di odio e di orgoglio. Ha tolto alla morte il suo pungiglione. Ha liberato i suoi fratelli dall'impero del male.

Dio non ha permesso che suo figlio conoscesse la corruzione. Lo ha resuscitato ad una vita nuova, eterna. E, da allora, nulla è più come prima. La potenza di questa vita è misteriosamente all'opera in tutto l'universo, attraverso lo Spirito Santo. E Cristo, alla destra del Padre, intercede per noi (cfr. Rm 8,34). Questa è la certezza che gli apostoli, testimoni, ci hanno trasmesso.

Questa è la nostra fede. Questa è l'esperienza che i cristiani continuano a fare dentro la Chiesa. Con san Paolo, possiamo dire: "Siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati... né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (cfr. Rm 8,37 Rm 8,39). Questo amore avrà l'ultima parola.

In mezzo a noi, il cero pasquale ricorda la vittoria di Pasqua. Stiamo per proclamare la nostra fede in Cristo. Chi è dunque quest'uomo? Per Pietro, come per il successore di Pietro e per voi, è il Figlio del Dio vivente (cfr. Mt 16,16), associato fin dall'inizio a tutta l'opera della creazione, Signore del mare e dei venti. E' Dio fatto uomo per la nostra salvezza, il testimone fedele di Dio Padre, che ci indica la strada con la sua parola e tutti i suoi gesti. E'il Redentore, il salvatore, che riscatta gli uomini dal peccato e dalla morte. E' il primogenito di tutte le sue creature, è la testa del corpo, cioè della Chiesa (cfr. Col 1,18).


7. Ma questa fede non vuole dire che i problemi umani siano risolti nel mondo, che gli sforzi umani siano inutili. "Tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto... ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito... nella speranza noi siamo salvati" (Rm 8,22-24).

La salvezza che Cristo ci ha guadagnato, la grazia che ci dona, non ci dispensano affatto dal prendere in considerazione le miserie e le possibilità della nostra società, così come le difficoltà e le energie della nostra vita ecclesiale, dal ricercare i rimedi più validi ai nostri mali con tutte le risorse della nostra intelligenza e del nostro cuore, di metterli in pratica con coraggio e solidarietà. Dio non elimina la nostra responsabilità di uomini: la suscita, la sostiene, l'orienta, secondo principi che garantiscono a lunga scadenza il progresso autenticamente umano. E questo progresso ha anche grande importanza per il Regno di Dio, come progetto del mondo trasfigurato che Dio prepara oltre i tempi (cfr. GS 39).

Così è anche per la disoccupazione. Nell'immediato le soluzioni tecniche sono difficili da trovare. Si tratta di tutta una ristrutturazione economica da inventare e da mettere in pratica. Se la fede non offre risposte già pronte, dà il coraggio di intraprenderle, di cercare il tipo di sviluppo più adatto, tenendo conto delle nuove forme di solidarietà europee e mondiali; suggerisce di rivalutare il lavoro umano secondo la dignità della persona; invita a sostenere coloro che, oggi, sono i più colpiti, i diseredati di ogni specie, i nuovi poveri, nei diversi ambienti sociali. In altre parole, la fede ravviva la speranza e l'amore che permettono di creare un mondo nuovo.

Così, la fede ispira anche il modo di accogliere gli stranieri, di rispettare i lavoratori immigrati, di dar loro un posto giusto nella vita sociale e professionale.

La fede incita a cercare una nuova presenza di Chiesa nel mondo universitario sempre più numeroso a Nancy, nel mondo dell'alta tecnologia e dei servizi corrispondenti, affinché i valori spirituali possano dare un senso a questo progresso culturale e scientifico.

La fede non si rassegna alla decadenza dei costumi: mette in pratica qualsiasi cosa perché la famiglia porti a compimento la sua missione indispensabile di educazione nella fede e nell'amore, come ricordava l'esortazione "Familiaris Consortio".

Il cantiere è immenso. Aspetta la collaborazione di tutti i membri della Chiesa. Avete a disposizione, d'altronde, le meravigliose risorse che il Sinodo diocesano incoraggerà, in particolare la rinascita delle vocazioni, la partecipazione sempre più grande dei laici alla vita della Chiesa, le iniziative nei settori della catechesi, dei mezzi di comunicazione sociale, del servizio ai poveri, l'impegno di movimenti di azione cattolica e di rinnovamento spirituale.


8. I mezzi non vi mancheranno ma ciò che è decisivo, è l'audacia da intraprendere, il respiro, la pazienza, la speranza. Sono le grazie dello Spirito di Dio. Il soffio di Dio è lo Spirito Santo. Chiedetelo, senza stancarvi. Chiedetelo, con la Vergine Maria presente alla Pentecoste, nostra Signora del Buon Soccorso, così venerata nella vostra diocesi. Abbiate fede, il Signore resuscitato abita in mezzo alla sua Chiesa e in voi stessi. E' sulla vostra barca. Non dorme. Veglia. E voi, risvegliate la vostra fede nella sua potenza. Risvegliatela attorno a voi.

Rialzatevi! Cristo vi dice, come a Pietro e ai suoi fratelli: siate senza paura.

Avventuratevi al largo e gettate le vostre reti (cfr. Lc 5,4 Lc 5,10). Una nuova pesca vi attende; una nuova evangelizzazione della vostra regione, dell'Europa, vi aspetta. Insieme, con il Signore edificherete un mondo nuovo secondo il disegno di Dio, al soffio dell'amore che viene da Dio.

Amen.


Data: 1988-10-10 Data estesa: Lunedi 10 Ottobre 1988




Ai religiosi e le religiose dell'Alsazia al Santuario di Mont Sainte-Odile - Strasburgo (Francia)

Titolo: I cristiani per essere essi stessi fedeli, hanno bisogno dell'esempio della vostra fedeltà

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. "Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti" (Ac 10,31).

E' con molta gioia che vi incontro su questo monte di santa Odile, antico luogo di preghiera e di carità, sito prestigioso dell'Alsazia, che nel corso dei secoli ha visto arrivare tanti visitatori e pellegrini, colpiti dalla bellezza unica del suo grandioso panorama, e rigenerati interiormente dalla sua atmosfera spirituale tonificante.

Come non provare una forte sensazione di libertà, di apertura e di pienezza davanti a questo orizzonte immenso? Come non sentire un richiamo ad incontrare Dio nel silenzio del cuore, qui dove Odile, le grandi abbadesse che le sono succedute e tante religiose hanno fatto esperienza della sua familiare presenza? La verità e la bellezza della saggezza, esse hanno voluto proporle al maggior numero possibile, come testimonia la celebre opera di Herrade de Landsberg, l'"Hortus deliciarum".

Rendo grazie al Signore di essere venuto oggi qui a riprendere fiato con voi e ringrazio la Provvidenza di aver messo i miei passi su quelli del mio lontano predecessore, san Leone IX, originario di questa regione, al quale fu dato di consacrare questo splendido monte.

Vi saluto cordialmente.

Vi saluto, religiose delle comunità contemplative dell'Alsazia, religiose impegnate nel mondo scolastico, nel mondo della sanità, nelle parrocchie e nelle missioni.

Vi saluto, sacerdoti diocesani o religiosi.

Vi saluto, laici adoratori che legate il giorno alla notte attraverso un'ininterrotta preghiera di quasi tre quarti di secolo.

Vi saluto, abitanti delle vicine parrocchie.


2. Il libro degli Atti degli Apostoli, di cui ci è stato appena letto un brano, ricorda gli inizi della Chiesa, con la freschezza e il dinamismo che distinguono le opere nascenti.

Anche voi, sorelle e fratelli che appartenete ad istituti religiosi, avete accolto con fervore la sequela di Cristo e, seguendo l'esempio dei protagonisti della prima evangelizzazione del mondo, continuate a fissare il vostro sguardo nella persona del Signore resuscitato, via, verità e vita per ogni uomo. Come gli apostoli Pietro e Paolo, come il diacono Filippo, annunciate Gesù e proclamate che è vivo. Lo fate con la testimonianza della vostra vita di preghiera contemplativa, con le vostre attività parrocchiali, con la vostra dedizione agli ammalati e agli handicappati, con la vostra attività di insegnanti cristiani vicino ai giovani ai quali inculcate una visione cristiana del mondo. Sotto la vostra influenza, gli adoratori che pregano giorno e notte su questo monte testimoniano anch'essi che Gesù è il Signore e che a lui appartiene la lode e la gloria.

Nel solco dell'apostolo Pietro, raccontate, a modo vostro, "ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacro in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret" (Ac 10,37-38).

Rendo grazie al Signore per la fecondità dell'opera evangelizzatrice dei figli e delle figlie dell'Alsazia, il cui raggio si estende molto al di là delle frontiere del continente europeo e a numerose diocesi ovunque nel mondo. Vi incoraggio a proseguire questa proclamazione della buona novella con la stessa serena determinazione dell'apostolo Paolo, di cui si dice nel versetto finale degli Atti: "Annunziando il Regno di Dio e insegnando le cose riguardanti Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento" (Ac 28,31).


3. Questa sicurezza totale è il dono che Cristo ha fatto alla sua Chiesa, il giorno di Pasqua, quando, manifestandosi ai discepoli riuniti nel cenacolo, dichiaro: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Questa pace di Cristo, abbiamo la missione di offrirla al mondo che ne ha un insistente bisogno e che l'aspetta in particolare dalle persone consacrate.

Offrite, infatti, la testimonianza di una vera vita personale che è il desiderio di ogni essere umano e diventa sempre più difficile nella società. Offrite anche la testimonianza di una vita pacificata, che attira le persone in cerca di un'esistenza ordinata, unificata e stabilizzata dalla fede. In voi si scoprono la gioia, il dono di sé, l'obbedienza, la libertà e l'arte di usare bene le cose di quaggiù, che rendono le vostre famiglie religiose altrettante piccole società in cui predomina lo Spirito del Vangelo con la pace profonda risultato della pratica delle beatitudini.


4. Questa pace interiore, dono del Cristo resuscitato, è, nello stesso tempo, una conquista che fate nel percorrere, per giungervi, le strade esigenti della castità, della poverta e dell'obbedienza. Ciò che rende "evangelici" questi modi di vivere è che voi li scegliete proprio per seguire Cristo.

La scelta da voi fatta del celibato e della castità perfetta è indissolubile dalla fede nella vita eterna. In un mondo che stenta a credere nella risurrezione dei morti, proclamate che la pienezza della vita ci è data dopo il passaggio attraverso la morte e che questa vita ne è solo il preludio.

Sant'Agostino non vedeva nel celibato consacrato una specie di meditazione perpetua sulla vita eterna, mentre ancora si vive in un corpo perituro? Noi lo constatiamo: la ricchezza attenua la sensibilità al messaggio di Cristo. Non aveva forse annunciato Gesù le difficoltà dei ricchi per entrare nel Regno dei cieli? Attraverso la voluta semplicità del vostro modo di vivere, che vi porta ad una certa rinuncia dei beni effimeri che affascinano i nostri contemporanei, ricordate il distacco necessario ad ogni cristiano al fine di poter pienamente investire nei valori evangelici dell'amore di Dio e del prossimo.

Infine, a costo della rinuncia alla propria volontà, l'obbedienza sviluppa in voi questo atteggiamento di accoglienza che permette di ascoltare mentre si va incontro a qualcuno o mentre qualcuno viene incontro a noi. Creato ad immagine e somiglianza di Dio, l'uomo sa che fare la volontà di Dio non ha nulla di frustrante, ma al contrario dà pienezza.

Prendendo il cammino dei voti, che portano alla pace pasquale, avete la consapevolezza di partecipare alla croce di Cristo, strada obbligata verso la risurrezione.


5. Alla comunità cristiana offrite modelli di vita che comportano una segreta adesione. I cristiani hanno bisogno della fedeltà dei vostri istituti per essere, essi stessi, fedeli. Hanno bisogno della vostra grande fraternità e della vostra capacità di accoglienza per restare fraterni e accoglienti a loro volta. Hanno bisogno dell'esempio del vostro amore, dentro e fuori dal vostro istituto, per sconfiggere le barriere dell'incomprensione. Hanno bisogno dell'esempio della vostra consacrazione ai valori del Regno di Dio per evitare i pericoli del materialismo pratico. Hanno bisogno della vostra prospettiva di universalità ecclesiale per rimanere aperti alla dimensione del mondo.


6. Cari fratelli e sorelle, rappresentate per la Chiesa e per il mondo delle notevoli forze viventi. Siete i testimoni della preghiera. Annunciate il Vangelo e, attraverso i sacramenti, mettete gli uomini in contatto con Dio. Sostenete il ministero del sacerdote in parrocchia. Svolgete un compito educativo, sanitario, sociale, che corrisponde così bene alla carità ecclesiale! Seguite i fedeli nella catechesi, i movimenti, le opere missionarie. Fate questo con molta disponibilità, ed è questa disposizione innata di apertura all'amore di Dio che vi rende utili.

Aiutati dai voti, che scavano ancora di più dentro di voi la capacità di accoglienza, diventate sempre di più "capaces Dei", che è la vocazione stessa dell'uomo.


7. Infine, al cuore della vostra vita c'è l'Eucaristia, adorata giorno e notte su questo monte. E' essa che nutre la vostra preghiera e la vostra azione. In essa trovate la forza per la vostra vita consacrata. In essa riconoscete la rassicurazione della presenza realmente trasformatrice di Cristo risuscitato, che è con noi fino alla fine del mondo.

Gli affido di cuore, attraverso la mediazione di nostra Signora, ognuno ed ognuna di voi, così come tutte le vostre comunità, e vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


Data: 1988-10-11 Data estesa: Martedi 11 Ottobre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Nella Cattedrale di Nancy con i delegati partecipanti al Sinodo Diocesano