GPII 1980 Insegnamenti - Ai partecipanti alla settimana di studi su "energia e umanità" - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti alla settimana di studi su "energia e umanità" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'energia è un bene universale che Dio ha messo al servizio di tutti gli uomini

Eccellenze, signore, signori.

Sapete il valore che attribuisco alla ricerca dei membri della nostra accademia pontificia di scienze. E' per dirvi la mia gioia che vi incontro qui, prima che si ultimino i vostri lavori che onorano la santa Sede, per esprimervi la mia stima e i miei incoraggiamenti.

La settimana di studi che vi ha riuniti tratta una delle questioni più gravi che l'umanità deve affrontare oggi. E precisamente la vostra analisi dei dati scientifici sull'energia è orientata verso la preoccupazione della sorte dell'umanità: "energia e umanità". Mi congratulo con voi, io che, alla tribuna dell'Unesco, il 2giugno scorso, ho insistito sulla necessità di evitare che il progresso della conoscenza scientifica disinteressata ignori le responsabilità delle coscienze (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Allocutio ad Unesco", 20-22, die 2iun. 1980: "", III,1[1980] 165ss).

Permettetemi ora di ricordarvi, in modo molto semplice e spoglio di tecnicismo, questi dati che vi sono evidentemente molto familiari: lo faccio solamente col fine di manifestare il mio interesse per i vostri scambi e di condividere con voi alcune preoccupazioni di ordine etico.

Nel corso della sua storia, l'uomo ha sviluppato le forme di energia di cui aveva bisogno passando dalla scoperta del fuoco a forme di energia sempre più ricche, arrivando infine all'energia nucleare, sconvolgente sotto tanti punti di vista. Nello stesso tempo, il progresso dell'industrializzazione ha dato luogo, soprattutto in questi ultimi tempi, ad un consumo sempre più crescente cosicché certe risorse naturali sono in via di esaurimento. La nostra civiltà - prima di tutto i suoi scienziati e i suoi tecnici -,deve cercare metodi nuovi per utilizzare le risorse di energia che la provvidenza divina ha messo a disposizione degli uomini. E' necessario inoltre che gli stessi governi conducano una politica energetica unificata, in tal modo che l'energia prodotta in una regione possa essere utilizzata in altre regioni.

Giustamente sembra che il sole, prima fonte di energia e la più ricca per il nostro pianeta, dovrebbe essere studiato più attivamente dai ricercatori; deve diventare una delle loro principali preoccupazioni. Se è vero che l'utilizzazione diretta dell'energia solare è ancora lontana, questa prospettiva non deve attenuare gli sforzi dei ricercatori né l'appoggio dei governi. Del resto, risultati sono già stati ottenuti e già in alcune parti del mondo se ne trae profitto. Inoltre, altre forme di energia, quali l'energia eolica, marina o geotermica, sono già state utilizzate, anche se in maniera ancora limitata, e in funzione di condizioni geografiche.

Ho appreso che l'utilizzazione della biomassa ha attirato la vostra attenzione e che vi siete fermati sulla necessità dello sviluppo degli studi concernenti la fotosintesi.

Il legno prende posto tra le risorse di energia più antiche. Nei paesi in via di sviluppo, resterà senza dubbio per molto tempo la principale fonte di energia. Ma è necessario che l'uso di questa forma di energia tradizionale e importante non dia luogo a disboscamenti e a distruzioni di foreste che creano gravi squilibri ecologici. Bisognerebbe dunque prevedere un rimboschimento attivo, che deve essere portato a compimento da botanici, ecologi, pedologi, e la sua realizzazione dovrebbe essere oggetto di attente cure da parte di pianificatori e di uomini politici.

Per ciò che concerne altre forme di energia quali le cascate, il carbone, il petrolio e l'energia nucleare, la loro scelta si fonda evidentemente su fattori diversi che dipendono dalle risorse naturali e umane, dalla crescita demografica, dai modi di sviluppo, dall'economia. Sono sicuro che voi avrete preso in considerazione nelle vostre discussioni le regole che si impongono per eliminare i pericoli che minacciano, da vicino o da lontano, coloro che sono esposti ai danni eventuali provenienti dall'utilizzo di certe fonti di energia, e anche per promuovere sempre la salvaguardia ecologica, la protezione della fauna e della flora, per evitare la distruzione delle bellezze naturali che riempiono il cuore di ammirazione e di poesia.

Ho potuto constatare i danni causati alla bellezza della natura da impianti industriali che avrebbero potuto essere posti altrove o concepiti in altro modo. Ho conosciuto soprattutto per esperienza personale le sofferenze dei minatori di carbone, i cui polmoni sono impregnati della polvere che rempie le gallerie delle miniere. Voglio sperare che siano fin da ora già adottati, in nome dei diritti dell'uomo e per il miglioramento della qualità della vita, nuovi metodi efficaci per l'utilizzazione di fonti convenzionali di energia, e che non si metterà più in pericolo, oltre all'ambiente naturale, i lavoratori e la popolazione.

Conviene riflettere infine sui pericoli d'ordine economico e morale che sono dovuti a ciò che si chiama la civiltà del consumo attuale, e alle sue strutture. Come ho già scritto nella mia enciclica "Redemptor Hominis": "E', infatti, ben noto il quadro della civiltà consumistica, che consiste in un certo eccesso dei beni necessari all'uomo, alle società intere - e qui si tratta proprio delle società ricche e molto sviluppate -,mentre le rimanenti società, almeno larghi strati di esse, soffrono la fame, e molte persone muoiono ogni giorno di denutrizione e di inedia... L'ampiezza del fenomeno chiama in causa le strutture e i meccanismi finanziari, monetari, produttivi e commerciali, che, poggiando su diverse pressioni politiche, reggono l'economia mondiale: essi si rivelano quasi incapaci sia di riassorbire le ingiuste situazioni sociali, ereditate dal passato, sia di far fronte alle urgenti sfide ed alle esigenze etiche del presente.

Sottoponendo l'uomo alle tensioni da lui stesso create, dilapidando ad un ritmo accelerato le risorse materiali ed energetiche, compromettendo l'ambiente geofisico, queste strutture fanno estendere incessantemente le zone di miseria e, con questa, l'angoscia, la frustrazione e l'amarezza" (Ioannis Pauli PP. II RH 16).

Le frustrazioni alle quali è soggetto l'uomo d'oggi a causa del consumo eccessivo da una parte e della crisi energetica dall'altra, possono essere risolte solamente se si riconosce che l'energia, quale che sia la sua forma e origine, deve cooperare al bene dell'uomo. L'energia e i problemi, che essa pone, non devono servire gli interessi egoistici di particolari gruppi, che cercano di aumentare la loro sfera di influenza economica e politica; a maggior ragione, essi non debbono dividere i popoli, mettere nazioni in stato di dipendenza in rapporto ad altre, aumentare i rischi di guerra o di ecatombe nucleare.

L'energia è un bene universale che la divina provvidenza ha messo a servizio dell'uomo, di tutti gli uomini, a qualsiasi parte del mondo essi appartengano, e dobbiamo pensare anche agli uomini del domani, perché il Creatore ha affidato la terra e la moltiplicazione dei suoi abitanti alla responsabilità dell'uomo.

Penso che si possa considerare come un dovere di giustizia e di carità lo sforzo risoluto e perseverante compiuto per amministrare le fonti di energia e di rispettare la natura, non solamente perché tutta l'umanità possa usufruirne, ma anche le generazioni future. Siamo solidali con le generazioni future. Spero che i cristiani, mossi in modo particolare dalla riconoscenza verso Dio, dalla convinzione del senso della vita e del mondo, dalla speranza e da una carità senza limiti, saranno i primi ad apprezzare questo dovere e a trarne le conseguenze.

Vi ringrazio, signore e signori, d'aver risposto così numerosi, data la vostra alta competenza, all'appello che vi ha rivolto l'accademia pontificia delle scienze e formulo i migliori voti affinché i vostri lavori servano al bene dell'umanità. Prego Dio di assistervi in questo nobile compito, nel momento in cui vado in Germania a commemorare sant'Alberto Magno, la cui opera scientifica fu considerevole per i suoi tempi, oltre alla sua riflessione filosofica e teologica.

Prego ugualmente il Signore di benedire le vostre persone e le vostre famiglie.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-11-14 Data estesa: Venerdi 14 Novembre 1980.


Arrivo all'aeroporto di Colonia - Bonn (Germania)

Titolo: Vi vengo incontro nel nome di Cristo come amico e fratello

1. Con profonda emozione interiore e senso di riconoscenza per la divina Provvidenza, che nel suo imperscrutabile disegno mi ha chiamato sulla sede di Pietro, metto oggi il piede sul suolo tedesco, il cui popolo ho potuto già conoscere e stimare nelle mie precedenti visite.

A Lei, signor Presidente, va il mio più sincero ringraziamento per le Sue nobili parole di saluto e di cuore contraccambio l'espressione dell'alta stima con cui Lei mi ha dato il benvenuto a nome del popolo tedesco per questa mia visita nella Repubblica federale di Germania. Nello stesso tempo saluto insieme con Lei le personalità qui presenti della politica e della società, il corpo diplomatico qui rappresentato come pure tutti i cittadini di questo Paese. Il mio fraterno slauto va in particolare agli esponenti ecclesiastici, soprattutto al reverendissimo signor Cardinale Joseph Höffner, al quale manifesto la mia intima unione, il mio affetto e amore per tutti i pastori e i fedeli della chiesa cattolica in Germania.


2. Con gioia ho risposto al fraterno invito della Conferenza Episcopale Tedesca e del signor Presidente a compiere questa visita nella Repubblica Federale di Germania. Come ho già sottolineato nell'annuncio del 10 agosto di quest'anno, durante il mio pellegrinaggio nel vostro Paese vorrei onorare tutta la grande nazione tedesca, la cui storia è legata così strettamente alla storia del cristianesimo e della chiesa e così profondamente fu contrassegnata dalla tradizione cristiana. Nel corso dei secoli molti uomini e donne tedeschi, mediante l'esempio della santità, mediante la loro genialità nei campi dell'arte e della scienza, in particolare mediante una riflessione filosofica e una ricerca teologica condotte in profondità, hanno dato un prezioso contributo all'eredità spirituale e culturale della chiesa e dell'intera umanità.

Proprio in questo giorno facciamo memoria con la chiesa di tutto il mondo di uno straordinario figlio del vostro Paese, che si è perfino meritato il glorioso soprannone di "Grande"; ricordiamo cioè sant'Alberto Magno, di cui ricorre quest'anno il settimo centenario della morte. E' noto che l'occasione esterna di questo mio pellegrinaggio è il desiderio di dimostrare la mia particolare venerazione per la sua tomba e per il luogo della sua ultima, infaticabile attività. In lui onoro egualemte il genio del popolo tedesco, onoro soprattutto la chiesa cattolica di questo Paese, che come nel passato, e fino ai giorni nostri è rimasta un membro altamente stimato e vivace della chiesa universale. Il suo influsso spirituale opera anche oggi con la sua ispirazione, ben al di là dei confini di questo Paese, nella vita di tutta la chiesa, non da ultimo mediante il determinante contributo dei presuli e dei teologi tedeschi nelle discussioni e nei decreti del Concilio Vaticano II.

Il senso di responsabilità dei cattolici tedeschi, che va oltre la loro chiesa locale, trova una concreta espressione, fra l'altro, nelle ben conosciute grandi opere di aiuto, promosse dai vescovi, nell'impegno pieno di abnegazione a vantaggio delle missioni e nelle azioni caritative per le persone bisognose in tutto il mondo. Perciò questa mia visita, in collegamento con i miei precedenti tre grandi viaggi apostolici nei Paesi del Terzo Mondo (Messico, Africa, Brasile), vuol essere anche una espressione della riconoscenza e del ringraziamento perché la chiesa e in generale i cittadini del vostro Paese si sentono legati in spirito di fraterna solidarietà con la popolazione bisognosa di tutte quelle regioni che soffrono per la fame, la malattia, le catastrofi naturali e l'impotenza umana, vi prestano aiuto e sostegno con tutto il loro cuore.


3. Come già viene sottolineato dalla predetta occasione esterna della mia visita, il mio viaggio apostolico nella Repubblica Federale di Germania ha anche - come tutti i viaggi precedenti - un carattere esclusivamente pastorale e religioso.

Senza eccezione mi rivolgo a tutte le persone di questo Paese, alle quali mi presento in nome di Gesù Cristo come amico e fratello; in modo particolare mi rivolgo pero ai miei fratelli e sorelle di fede: ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e religiose e ai laici nei loro molteplici ambiti di vita e di attività, con i quali spero di potermi incontrare singolarmente durante i cinque giorni della mia visita nei vari luoghi. Mi sta egualmente a cuore di salutare tutti i fratelli di fede separati. Mi rallegro per gli incontri personali che sono previsti con i più importanti esponenti delle loro chiese e delle comunità ecclesiali. Voglia Dio concedere che questo mio pellegrinaggio al di là dei confini confessionali contribuisca ad una più grande comprensione reciproca e ad un avvicinamento fra tutti i cristiani e favorisca la pacifica convivenza di tutte le persone che vivono in questo Paese.

Sono giunto nella Repubblica Federale di Germania proprio nell'anno in cui i nostri fratelli e sorelle della confessione evangelica hanno celebrato la memoria dei 450 anni trascorsi dalla proclamazione della Confessio Augustana. Mi permetto di dire loro che era mia intenzione particolare essee proprio ora insieme con loro. Qui, dove la Riforma prese il suo inizio, possa anche raddoppiarsi lo sforzo di fare tutto quello che è umanamente possibile, in fedeltà all'unico Signore della chiesa e al suo messaggio, per adempiere il desiderio del suo cuore e la sua preghiera: "Che tutti siano uno" (Jn 17,21).


4. In forza del compito che il Signore mi ha affidato, mi sento in particolare inviato per i fratelli e le sorelle della chiesa cattolica di questo Paese, per confermarli nella loro fede e nella loro testimonianza al Cristo crocifisso e risorto in mezzo al mondo odierno e per incoraggiarli, di fronte alle sfide crescenti di un ambiente diventato indifferente dal punto di vista religioso, a corrispondere in modo ancor più deciso e coraggioso alla loro vocazione cristiana e alla responsabilità di plasmare la famiglia, la professione e la società in una forma sempre più degna della dignità umana.

Mediante il mio pellegrinaggio di questi giorni, contraccambio anche la visita che i cattolici tedeschi mi hanno già fatto in gran numero nei primi due anni del mio pontificato, durante le udienze generali settimanali in Vaticano. Se a causa della ristrettezza del tempo potro visitare soltanto alcuni luoghi significativi, tuttavia invito cordialmente tutti i fedeli e tutte le comunità, soprattutto quei fratelli e sorelle, che sono impediti di partecipare personalmente a causa della malattia o altre circostanze, a unirsi spiritualmente mediante la preghiera e il sacrificio alla grande comunità orante nelle celebrazioni dei prossimi giorni. Per mezzo della nostra comune lode a Dio, nella quale esperimentiamo profondamente di essere chiesa e di realizzarla in una comunione vivente, possa questo memorabile incontro del successore di Pietro col Popolo di Dio nella Repubblica Federale di Germania, far diventare per tutti queste giornate dei momenti di grazia e di rinnovamento religioso. S. Alberto Magno interceda per noi il sostegno e la benedizione del Signore.

A Lei, signor Presidente, e a tutti quelli che insieme a Lei mi onorano della loro presenza, va ancora una volta il mio grazie più sincero per l'amichevole accoglienza e per la cordiale ospitalità manifestata all'inizio della mia visita pastorale nel vostro Paese.

Che Dio benedica tutti i tedeschi nel mondo! Che Dio protegga la Repubblica Federale di Germania! [Traduzione dal tedesco]

Data: 1980-11-15 Data estesa: Sabato 15 Novembre 1980.


L'omelia della messa - Colonia (Germania)

Titolo: Regno di Dio e famiglia cristiana

"Il regno dei cieli è simile ad una rete..." (Mt 13,47).

Permettetemi, reverendo Vescovo dell'antica, veneranda Chiesa di Colonia, reverendi confratelli Cardinali e Vescovi, permettetemi tutti, amati fratelli e sorelle, che io cerchi di chiarire in questa celebrazione eucaristica l'importanza del nostro incontro straordinario di oggi con l'aiuto di questa parabola, con l'aiuto della parola di Cristo, che ha ripetutamente spiegato il regno di Dio a mezzo di parabole. Servendosi di esse, egli ha annunciato la presenza di questo regno al mondo.

Anche noi dobbiamo incontrarci in questa dimensione. Questa è, in certo qual modo, la premessa essenziale della visita odierna del successore dell'apostolo Pietro nella sede episcopale di Roma alla vostra Chiesa in Germania, a voi qui a Colonia, che rappresentate la Chiesa di Dio quale si è formata nel corso di molti secoli attorno alla romana "Colonia Agrippina". Il simbolo eminente di questa Chiesa è stato fino ad oggi il vostro splendido duomo, la cui importanza spirituale si è rinnovata in voi grazie al giubileo di quest'anno: con forza esso vi parla del regno di Dio fra noi.

Noi, che formiamo adesso la Chiesa di Cristo sulla terra, su questa parte del territorio tedesco dobbiamo incontrarci nella dimensione dell'unità del regno di Dio: Cristo è venuto per annunziare questo regno e diffonderlo su questa terra, in ogni luogo della terra, negli uomini e tra gli uomini.

Questo regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 17,21), così come è stato in tutte le generazioni dei vostri padri ed antenati. Come loro, noi pero preghiamo ancora nel "Padre nostro" ogni giorno: "Venga il tuo regno". Queste parole testimoniano che il regno di Dio sta ancora davanti a noi, che gli andiamo incontro e ad esso andiamo avanzando per sentieri confusi, e anzi qualche volta perfino falsi, della nostra esistenza terrena. Noi testimoniamo con queste parole, che il regno di Dio si realizza in continuazione e si avvicina, anche se noi spesso lo perdiamo d'occhio e non percepiamo più il suo profilo determinato dal Vangelo. Sembra spesso che l'unica ed esclusiva dimensione della nostra esistenza sia "questo mondo": il "regno di questo mondo" con il suo profilo visibile, il suo affascinante progresso nella scienza e nella tecnica, nella cultura e nella economia... affascinante e spesso anche preoccupante! Se noi pero ogni giorno, o almeno di quando in quando, ci inginocchiamo per pregare, pronunciamo tra le circostanze della vita sempre le stesse parole: "Venga il tuo regno".

Cari fratelli e sorelle! Queste ore, nelle quali noi ci incontriamo qui, il tempo, che grazie al vostro invito ed alla vostra ospitalità posso trascorrere tra voi, è il tempo del regno di Dio: del regno "che è già qui", e di quello che ancora "viene". Per questo dobbiamo interpretare tutto l'essenziale, che si riferisce a questa visita, con l'aiuto della parabola, che ascoltiamo nel Vangelo di oggi: "Il regno dei cieli è simile...".


2. A che cosa è simile? Secondo le parole di Gesù come ce le hanno tramandate i quattro evangelisti, questo regno viene spiegato con diverse parabole e paragoni. Il paragone di oggi è uno dei tanti. Ci sembra collegato molto strettamente con quel lavoro, che facevano gli apostoli di Cristo, tra cui anche Pietro, come molti dei suoi ascoltatori sulla spiaggia del lago di Genezaret. Cristo dice: il regno dei cieli è simile "a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci" (Mt 13,47). Queste semplici parole mutano completamente la fisionomia del mondo: la fisionomia del nostro mondo umano, come noi ce la facciamo con l'esperienza e la scienza. Esperienza e scienza non possono valicare quei confini del "mondo" e della esistenza umana in esso, che sono necessariamente congiunti con il "mare del tempo": i confini di un mondo, nel quale l'uomo nasce e muore, in corrispondenza con le parole della Genesi: "Tu sei polvere ed in polvere ritornerai" (Gn 3,19).

Il paragone di Cristo, al contrario, parla della trasposizione dell'uomo in un altro "mondo", in un'altra dimensione della sua esistenza. Il regno dei cieli è propriamente questa nuova dimensione, che si apre sopra il "mare del tempo" ed è allo stesso tempo la "rete", che lavora in questo mare per il destino dell'uomo e di tutti gli uomini in Dio.

La parabola odierna ci invita a riconoscere il regno dei cieli come l'adempimento definitivo di quella giustizia, desiderata dall'uomo con nostalgia insopprimibile, che il Signore gli ha posto nel cuore, di quella giustizia che Gesù stesso realizzo ed annuncio, di quella giustizia, infine, che Cristo ha suggellato con il suo proprio sangue sulla croce.

Nel regno dei cieli, nel regno "della giustizia, dell'amore e della pace" (prefatio in festo Christi Regis) anche l'uomo si troverà perfetto. Poiché l'uomo è l'essere, che scaturisce dalla profondità di Dio e nasconde in se stesso una tale profondità, che soltanto Dio la può riempire. Egli, l'uomo, è in tutto il suo essere una copia di Dio ed è simile a lui.


3. Gesù ha fondato la sua Chiesa su dodici apostoli, di cui parecchi erano pescatori. così l'immagine della rete era immediata. Gesù li volle fare pescatori di uomini. Anche la Chiesa è una rete, unita allo Spirito Santo, collegata dalla missione apostolica, efficiente per la unità in fede, vita ed amore.

Penso in questo momento alla rete ampiamente distesa della Chiesa universale. Contemporaneamente mi sta davanti agli occhi ogni singola Chiesa nella vostra terra, specialmente la grande Chiesa di Colonia e le diocesi vicine. E finalmente mi sta davanti agli occhi la più piccola di queste chiese, la "ecclesiola", la chiesa domestica, che il recentissimo Sinodo dei Vescovi in Roma ha ricordato con tanto grande attenzione nel tema sopra "i compiti della famiglia cristiana".

La famiglia: chiesa domestica, inconfondibile ed insostituibile comunità di persone, di cui parla san Paolo nella seconda lettura di oggi. In questa egli ha davanti agli occhi naturalmente la famiglia cristiana del suo tempo, ma ciò che dice dobbiamo ugualmente applicarlo ai problemi delle famiglie del nostro tempo: ciò che dice ai mariti, ciò che dice alle mogli, ai figli ed ai genitori. Ed infine ciò che egli dice a noi tutti: "Rivestitevi dunque di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente... Al di sopra di tutto poi vi sia la carità che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!" (Col 13,12-15). Che grande lezione di spiritualità matrimoniale e familiare! 4. Noi pero non possiamo chiudere gli occhi neppure dinanzi all'altra faccia; i padri sinodali in Roma si sono occupati molto seriamente anche di essa: intendo le difficoltà, cui oggi è esposto l'alto ideale della intelligenza cristiana della famiglia e della vita di famiglia. La società industriale moderna ha fondamentalmente mutato le condizioni di vita per il matrimonio e la famiglia.

Matrimonio e famiglia prima non erano soltanto comunità di vita, ma erano anche comunità di produzione e di economia. Esse furono respinte da molte funzioni pubbliche. Il clima pubblico non è sempre favorevole nei confronti del matrimonio e della famiglia. E tuttavia, nella nostra civilizzazione di massa, si dimostrano come luogo di rifugio nella ricerca di protezione e felicità. Matrimonio e famiglia sono più importanti che mai: cellule viventi per il rinnovamento della società, sorgenti di forza, per le quali la vita vien fatta più umana. Posso afferrare l'immagine: rete, che dà sostegno ed unità e solleva dalle correnti del profondo.

Non permettiamo che questa rete si spezzi. Stato e società avviano il proprio decadimento, se non sostengono il matrimonio e la famiglia più efficacemente e non li proteggono più e li mettono alla pari con altre comunità di vita non matrimoniali. Tutti gli uomini di buona volontà, particolarmente noi cristiani siamo chiamati a riscoprire la dignità ed il valore del matrimonio e della famiglia e di viverli davanti agli uomini in maniera convincente. La Chiesa, con la luce della fede, offre il suo consiglio ed il suo servizio spirituale.


5. Matrimonio e famiglia sono assai profondamente congiunti con la dignità personale dell'uomo. Essi non derivano soltanto dall'istinto e dalla passione, neppure soltanto dal sentimento; essi derivano prima di tutto da una decisione della libera volontà, da un amore personale, per il quale gli sposi diventano non soltanto una carne, ma anche un cuore ed un'anima. La comunione fisica e sessuale è qualche cosa di grande e di bello. Ma è soltanto degna dell'uomo, se è integrata in una unione personale, riconosciuta dalla comunità civile ed ecclesiastica. La piena comunione sessuale tra l'uomo e la donna ha perciò il luogo legittimo soltanto nell'ambito dell'esclusivo e definitivo personale vincolo di fedeltà nel matrimonio. La indissolubilità della fedeltà coniugale, che oggi a molti non riesce più comprensibile, è ugualmente una espressione della incondizionata dignità dell'uomo. Non si può vivere solo per prova, non si può morire solo per prova. Non si può amare solo per prova, accettare un uomo solo per prova ed a tempo.


6. così il matrimonio è orientato alla durata, all'avvenire. Esso guarda oltre i suoi confini. Il matrimonio è l'unico luogo idoneo alla generazione e all'educazione dei bambini. Quindi l'amore matrimoniale è orientato per la sua essenza anche alla fecondità. In questo compito di tramandare la vita, i coniugi sono collaboratori con l'amore di Dio creatore. So che anche qui nella società di oggi le difficoltà sono grandi. Gravano specialmente la donna. Abitazioni ristrette, problemi economici e sanitari, spesso perfino un dichiarato atteggiamento non favorevole alle famiglie prolifiche costituiscono un ostacolo ad una maggiore fertilità. Faccio appello a tutti i responsabili, a tutte le forze della società: fate di tutto per portare aiuto. Faccio appello prima di tutto alla vostra coscienza ed alla vostra responsabilità personale, cari fratelli e sorelle.

Nella vostra coscienza voi dovete, alla presenza di Dio, prendere la decisione sul numero dei vostri figli.

Come coniugi siete chiamati ad una paternità responsabile. Ciò pero significa una tale pianificazione della famiglia, che rispetti le norme ed i criteri etici, come è stato sottolineato anche dal recentissimo Sinodo dei Vescovi. Con grande premura desidero oggi richiamarvi alla memoria su tale motivo solo questa cosa: l'uccisione della vita non nata non è un legittimo mezzo della pianificazione della famiglia. Ripeto ciò che ho detto il 31maggio di questo anno ai lavoratori nella periferia parigina di Saint-Denis: "Il primo diritto dell'uomo è il diritto alla vita. Noi dobbiamo difendere questo diritto e questo valore.

Altrimenti verrebbe scossa tutta la logica della fede nell'uomo, tutto il programma di un progresso veramente umano e cadrebbe tutto a terra". In realtà si tratta di questo: servire la vita.


7. Cari fratelli e sorelle! Sulla indispensabile piattaforma e sul presupposto di quanto detto vogliamo rivolgerci al più profondo mistero del matrimonio e della famiglia. Il matrimonio dal punto di vista della nostra fede è un Sacramento di Gesù Cristo. L'amore e la fedeltà coniugale sono compresi e trasmessi dall'amore e dalla fedeltà di Dio in Gesù Cristo. La forza della sua croce e della sua resurrezione porta e santifica i coniugi cristiani.

Come ha rilevato il recente Sinodo dei Vescovi nel suo messaggio alle famiglie cristiane del mondo di oggi, la famiglia cristiana è chiamata in modo particolare a collaborare al piano salvifico di Dio, in quanto essa aiuta i suoi membri "a diventare protagonisti della storia della salvezza e insieme segni viventi del progetto che Dio ha sul mondo" (Synodi Episcoporum "Nuntius ad Christianas Familias", 8).

Come "Chiesa in piccolo", sacramentalmente fondata, ovvero Chiesa domestica, matrimonio e famiglia debbono essere una scuola di fede e luogo di preghiera comune. Io attribuisco proprio alla preghiera nella famiglia grande significato. Essa dà forza per il superamento di tanti problemi e difficoltà. Nel matrimonio e nella famiglia debbono crescere e maturarsi gli atteggiamenti fondamentali umani e cristiani, senza i quali la Chiesa e la società non possono sussistere. Qui sta il primo luogo per l'apostolato cristiano dei laici e del sacerdozio comune a tutti i battezzati. Tali matrimoni e famiglie impregnati di spirito cristiano, sono anche i veri seminari, vale a dire i vivai per vocazioni spirituali per lo stato sacerdotale e religioso.

Cari coniugi e genitori, care famiglie! Che cosa vi potrei augurare in occasione dell'odierno incontro eucaristico con più cordialità di questo: che voi tutti ed ogni singola famiglia siate una tale "chiesa domestica", una Chiesa in piccolo! Che si realizzi in voi la parabola del regno di Dio! Che sperimentiate la presenza del regno di Dio, in quanto siete voi stessi la "rete" viva, che unisce e porta e dà rifugio - per voi stessi e per molti intorno a voi.

Questo è il mio desiderio di benedizione, che vi esprimo come vostro ospite e pellegrino e come servo della vostra salvezza.


8. Ed ora permettetemi che alla fine di questa fondamentale riflessione sul regno di Dio e sulla famiglia cristiana mi rivolga anche a sant'Alberto Magno, la cui festa del settimo centenario mi ha condotto nella vostra città. Infatti è qui la tomba di questo celebre figlio della vostra terra, che nacque in Lauingen e nella sua lunga vita fu allo stesso tempo un grande scienziato, un figlio spirituale di san Domenico ed il maestro di san Tommaso d'Aquino. Egli fu uno dei più grandi uomini di intelligenza nel XIII secolo. Egli come nessun altro ha congiunto la "rete" che unisce insieme fede e ragione, sapienza di Dio e scienza del mondo.

Almeno in spirito visito anche la sua città dove nacque, Lauingen, mentre oggi, a Colonia, presso la sua tomba, mi fermo a meditare insieme a voi le parole con le quali la odierna liturgia lo celebra: "Se questa è la volontà del Signore grande / egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza. / Come pioggia effonderà parole di sapienza, / nella preghiera renderà lode al Signore. / Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza, mediterà sui misteri di Dio. / Farà brillare la dottrina del suo insegnamento, / si vanterà della legge dell'alleanza del Signore.

/ Molti loderanno la sua intelligenza, / egli non sarà mai dimenticato, / non scomparirà il suo ricordo, / il suo nome vivrà di generazione in generazione. / I popoli parleranno della sua sapienza, / l'assemblea proclamerà le sue lodi" (Si 39,6-10).

A queste parole del saggio Gesù Sirach non c'è da aggiungere niente.

Pero non si deve neppure lasciarne alcuna. Esse infatti descrivono perfettamente la figura di quell'uomo, la cui patria, la vostra città con ragione si onora e che è di gioia per l'intera Chiesa. Alberto Magno, dottore universale - Alberto Magno, dalla dottrina molto ampia: un vero "discepolo del regno di Dio"! Se noi oggi abbiamo riflettuto insieme sulla vocazione della famiglia cristiana alla costruzione del regno di Dio sulla terra, le parole della parabola di Cristo ci devono dare anche il più profondo significato di questo santo, che oggi noi ricordiamo solennemente. Cristo infatti dice: "Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa, che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52).

A tale padrone di casa è simile anche sant'Alberto! Il suo esempio e la sua intercessione mi accompagnino, mentre nel mio pellegrinaggio attraverso il vostro paese tento, come pescatore di uomini, di annodare più strettamente la rete e di gettarla ancora, affinché venga il regno di Dio.

Appello del Papa per una bambina rapita Prima di proseguire con la celebrazione liturgica, è vivo desiderio del mio cuore, nel contesto della meditazione odierna sul matrimonio e sulla famiglia, a nome di voi tutti manifestare la mia commozione per il rapimento appena avvenuto nel vostro paese di una bambina undicenne, Cornelia Becker. Noi condividiamo l'apprensione dei genitori per il destino della loro piccola. Ancora una volta sentiamo con dolore di cosa siano capaci l'aberrazione umana e la mancanza di ogni sentimento. In nome dell'umanità faccio appello alla coscienza dei rapitori: desistete dal vostro insano agire! Restituite la piccola Cornelia, che non ha colpe, ai suoi genitori senza condizioni! Noi desideriamo adesso con la preghiera rivolgere a Dio questa supplica, a Dio che ha accesso al cuore degli uomini, dove le nostre parole non giungono. Preghiamo con i genitori colpiti perché essi rivedano presto con gioia la loro bambina. Signore Gesù Cristo. Tu sei la verità.

Ascolta la nostra supplica. Amen. Data: 1980-11-15 Data estesa: Sabato 15 Novembre 1980.



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