GPII 1980 Insegnamenti - Incontro con il consiglio della chiesa evangelica - Magonza (Germania)


Incontro con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane - Magonza (Germania)

Titolo: Il rinnovamento della vita cristiana passo necessario verso l'unità

Venerati fratelli in Cristo, "Quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 133,1). Non possiamo noi tutti sperimentare in quest'ora la verità di questa parola del salmo? Ci siamo trovati insieme come fratelli nel Signore. La fraternità non è per noi una parola vuota o un sogno fugace; è una lieta realtà, oggi e ovunque i cristiani obbediscano al loro Signore e lo seguano. La grazia di Dio ci unisce con lui e fra noi. Col Vaticano II possiamo aver fiducia che "questo legame fraterno tra tutti i cristiani" "ci porta finalmente secondo la clemente volontà di Dio alla piena e perfetta unità" (UR 5). Siamo tutti destinati a vivere insieme nell'unica "famiglia di Dio"; siamo chiamati "a servire alla salvezza e al rinnovamento di ogni creatura, affinché tutto sia ricapitolato in Cristo e gli uomini trovino in lui un'unica famiglia e un unico popolo di Dio" (AGD 1).

Tutta la gioia per il nostro incontro, per la nostra vocazione e missione non ci deve far dimenticare quanto poco abbiamo corrisposto e corrispondiamo alla grazia di Dio. Nonostante la nostra profonda unione per molti aspetti siamo, di fatto, divisi.

Il nostro stare insieme nella vostra patria Germanica ci pone di fronte all'evento della Riforma. Dobbiamo pensare a ciò che l'ha preceduto e a quanto è avvenuto da allora. Se non tralasciamo i fatti, ci rendiamo conto che le colpe degli uomini ci hanno portato all'infelice divisione dei cristiani e la nostra colpa impedisce nuovamente i passi possibili e necessari verso l'unità. Con vigore faccio mio ciò che disse il mio predecessore Adriano VI nel 1523 alla Dieta di Norimberga: "Certamente la mano del Signore non si è abbreviata tanto da non poterci salvare, ma il peccato ci separa da lui... Noi tutti, prelati e sacerdoti, abbiamo deviato e non c'è neppure uno che faccia il bene (cfr. Ps 14,3). Perciò dobbiamo tutti rendere onore a Dio e umiliarci davanti a lui. Ognuno di noi deve considerare perché è caduto e giudicare se stesso piuttosto che essere giudicato da Dio nel giorno dell'ira". Con l'ultimo Papa tedesco o olandese, dico: "La malattia è profondamente radicata e sviluppata; si deve procedere quindi passo per passo e affrontare anzitutto i mali più gravi e pericolosi con medicine appropriate, per non aggrovigliare di più ogni cosa con una riforma affrettata".

Oggi, come allora, il primo e più importante passo verso l'unità è il rinnovamento della vita cristiana. "Non si dà autentico ecumenismo senza conversione interiore" (UR 7).

Nello sforzo per il rinnovamento e l'unione può aiutarci molto quanto si è già fatto nella vostra patria dal punto di vista ecumenico. Ricordiamo in proposito il trovarsi insieme dei fratelli disuniti negli anni della comune calamità e tribolazione sofferta, il martirio di coloro che hanno immolato la loro vita per l'unità in Cristo, i comuni diuturni sforzi scientifici fatti insieme per l'unità dei cristiani, i mutui e regolari contatti ufficiali, la traduzione ecumenica della Sacra Scrittura elaborata insieme, le iniziative sempre di nuovo intraprese per rispondere insieme alle sfide del nostro tempo, la riflessione, animata da spirito ecumenico, sull'intento e la testimonianza della "confessio augustana" e la celebrazione del suo 450° anniversario, l'unione nella associazione operaia delle chiese cristiane "per una testimonianza e un servizio comune" ("ACK-Satzung", § 1).

Sia di cuore ringraziato Dio per tutto ciò! Egli conceda a tutti forza e coraggio per non rallentare i numerosi sforzi per l'unione piena. Egli faccia si che il buon seme spunti e porti frutti copiosi.

Certamente tutto dipende in maniera decisiva dall'unirsi sempre più "per una testimonianza e un servizio comune". L'unità della Chiesa appartiene alla sua essenza inalienabile. Essa non è scopo a se stessa. Il Signore la conferisce "perché il mondo creda" (Jn 17,21). Non lasciamo nulla di intentato per testimoniarci gli uni agli altri ciò che ci è stato dato in Gesù Cristo.

Egli è "l'unico mediatore tra Dio e gli uomini" (1Tm 2,5). "In nessun altro c'è salvezza" (Ac 4,12). Tutti i passi verso il mediatore ci obbligano e ci incoraggiano nello stesso tempo ad osare i passi necessari verso tutte le nostre sorelle e fratelli. Come l'amore del Signore, così pure il vero servizio nella sua sequela non conosce barriere. Esso riguarda tutte le dimensioni dell'esistenza umana e tutti gli ambienti del nostro tempo. Impegnamoci insieme "sia nello stimare rettamente la dignità della persona umana, sia nel promuovere il bene della pace, sia nell'attuare l'applicazione sociale del Vangelo, sia nel far progredire, onde venire incontro alle miserie del nostro tempo, quali la fame e le calamità, l'analfabetismo e l'indigenza, la mancanza di abitazioni e la diseguale distribuzione dei beni" (UR 12).

Ricordando questa esigenza del movimento ecumenico, vorrei richiamare subito le ultime parole. Nella coscienza che la "riconciliazione di tutti i cristiani nell'unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le capacità umane", il Concilio ha riposto "tutta la sua speranza nella preghiera di Cristo per la Chiesa, nell'amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo. "E la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato donato" (Rm 5,5)" (UR 24).

Preghiamo: Signore, dacci la forza della speranza, il fuoco dell'amore, la luce della fede. Preghiamo insieme come il Signore ci ha insegnato: "Padre nostro...".

Data: 1980-11-17 Data estesa: Lunedi 17 Novembre 1980.


Incontro con i lavoratori stranieri - Magonza (Germania)

Titolo: Nell'incontro degli uomini in cammino rinasce l'esperienza della cattolicità

Diletti fratelli e sorelle.

Con grande gioia mi trovo oggi tra di voi che siete venuti in Germania da tanti paesi e da tanti continenti per lavorare qui, per studiare o per creare, per voi e per le vostre famiglie, una nuova esistenza.

1. Il luogo del nostro incontro, la città di Magonza, ci ricorda già attraverso la sua stessa storia il tema fondamentale di questo incontro: "Uomini in cammino".

Magonza è una delle città più antiche che siano state fondate sulle rive del Reno con l'estensione dell'antico impero romano. Insieme ai soldati e ai mercanti arrivo per la prima volta in questo paese anche il cristianesimo dall'Italia. Già nel '200 si ha testimonianza di una comunità cristiana a Magonza con un Vescovo.

Quando più tardi, nell'ottavo secolo, i missionari anglosassoni - questa volta quindi dal nord - incominciarono a diffondere con forza la fede tra le tribù germaniche uno di essi, il grande Bonifacio, divento Vescovo di Magonza. Partendo da qui, fondo insieme ai discepoli molti altri episcopati fino a Coira nel sud, e fino a Praga e Olomuc all'est. A sua volta il santo Vescovo Adalberto porto da Praga la luce della lieta novella in Polonia e fino ai paesi baltici. E' vero: questa città con la sua cattedrale romanica a sei torri ci dà notizia della fondazione e delle radici spirituali di molte nostre patrie; ci dà notizia della forza della nostra fede cattolica che unifica e ci indica la via. E questa fede ha sempre saputo arrivare ai cuori dei nostri antenati attraverso "uomini in cammino", missionari, uomini e donne che s'incamminarono dalle loro patrie per cercare nuove possibilità di vita in altri paesi che spesso erano loro totalmente sconosciuti, e nello stesso tempo per dare testimonianza con la loro vita e la loro parola del messaggio liberatorio della nostra redenzione in Gesù Cristo.

La provvidenza divina ha chiamato anche me dalla mia patria. Con l'elezione al più alto ufficio pastorale da parte dei Cardinali mi è stata conferita in particolare la responsabilità dell'unità della Chiesa. Anch'io come voi sono stato fino ad oggi molte volte viandante in paesi lontani. Per questo saluto tutti con grande comprensione e particolare cordialità, voi che siete riuniti qui in questa piazza e anche voi che siete uniti a noi attraverso la radio e la televisione o che sarete più tardi informati del nostro incontro. La pace del Signore sia con tutti voi!

2. Non è stata una facile decisione per voi, cari fratelli e sorelle, incamminarvi dalle vostre patrie per cercare lavoro e migliori possibilità di vita, per voi e per i vostri congiunti, qui nella repubblica federale tedesca. Vi siete arrischiati a questa decisione perché in voi viveva la fondata speranza che gli uomini del paese che dovevano ospitarvi avrebbero usato comprensione nei vostri confronti e vi avrebbero accolti con giustizia sociale e con carità cristiana.

Possa questa aspettativa aver trovato risposta per il maggior numero possibile di voi! Nel frattempo avete svolto in questo paese grandi e importanti lavori con le vostre mani per il benessere di tutti gli uomini, e per questo vi siete meritati riconoscimento e rispetto. Molti di voi si trovano in Germania già da 5, 10 o più anni, sono già quasi diventati di casa, specialmente i vostri figli e i vostri giovani che sono nati qui.

La vita di un lavoratore straniero è tuttavia anche legata a grandi problemi e difficoltà. Il vostro portavoce lo ha già ricordato nel suo saluto.

Molti non sanno per quanto tempo potranno vivere e lavorare qui, e soffrono di questa insicurezza. Molti hanno dovuto lasciare la loro famiglia in patria, almeno per il primo periodo. Quando sono infine riusciti con fatica a far venire qui le loro mogli, i loro figli e i loro genitori, è spesso difficile per loro trovarsi una abitazione degna dell'uomo. Sorgono difficoltà per portare adeguatamente a termine gli studi dei figli e trovare loro un lavoro. Soffrite specialmente del fatto di non sapere realmente come restare fedeli con il cuore e l'anima al tessuto culturale della vostra patria con i suoi usi e costumi, con la sua lingua e i suoi canti, e nello stesso tempo adattarvi allo stile di vita del vostro nuovo ambiente. Certamente non volete diventare uomini sradicati, staccati dalle radici spirituali nella vecchia patria e che non hanno affondato ancora radici in quella nuova. Correrebbero pericolo in particolare la vostra fede cattolica e la vostra vita religiosa; sarebbe per voi difficile o addirittura impossibile introdurre i vostri figli già in seno alla famiglia nelle verità fondamentali della fede e nella vita della Chiesa.

Cari fratelli e sorelle. Sono chiaramente consapevole di questi importanti problemi della vostra vita quotidiana, e so che molte persone responsabili della Chiesa e dello Stato si sforzano continuamente con i vostri rappresentanti di mitigare le singole difficoltà, suggerire soluzioni durevoli per tutti e cercare la loro attuazione.


3. Ma cosa potreste già fare voi stessi? Incominciate dalla vostra famiglia! Rispettate e amate le vostre mogli, i vostri mariti come le persone più importanti e più preziose di tutte quelle che conoscete! Restate loro fedeli senza riserve e in tutte le cose! Fate che i vostri genitori e i vostri figli partecipino nella stessa maniera a questa salda unità di amore sicuro e di naturale solidarietà. In questo modo avrete nella vostra famiglia un nucleo piccolo ma vivo e solido di comunità, una porzione di patria per il corpo e per l'anima, un luogo di sicurezza e di riconoscimento, che non può essere interamente sostituito da nessun'altra cosa. Voi stessi ne avete già fatto in tanti modi esperienza nelle vostre patrie: laddove l'amministrazione dello Stato è carente o viene a mancare, quando le forme di assistenza sociale sono ancora troppo poco sviluppate, vi è ancora sempre la famiglia, la quale aiuta a trovare una via di uscita dalle difficoltà o per lo meno ne porta insieme il peso. Lo stesso vale anche qui, nel vostro nuovo ambiente di vita con i suoi enigmi e le sue incertezze.

Fra di voi mi rivolgo in particolare ai giovani: fate buon uso delle possibilità di formazione che vi si offrono; aiutate i vostri congiunti più anziani con le nuove conoscenze che avete acquisito, soprattutto per quanto riguarda la lingua. Fate che i vostri genitori sentano che la comprendete e che restate fedeli ad essa, anche se forse ve la cavate meglio di loro nella nuova patria! Pensate al vostro avvenire, alla vostra cultura, alla vostra lingua madre e al vostro dialetto natio. Hanno affrontato molte difficoltà e hanno intrapreso con grande coraggio un passo attraverso il quale la vostra vita deve diventare più piena e più ricca. Ma nella gioia dei vantaggi economici non dimenticate i valori spirituali della cultura e della fede, solo attraverso di essi realizzerete un vero progresso per la vostra personalità e la vostra umanità.

Tuttavia vorrei anche incoraggiarvi ad avvicinarvi gli uni agli altri: tra i differenti gruppi etnici e anche ai singoli concittadini tedeschi; cercare di comprendervi gli uni gli altri, ed aprire gli uni agli altri la vostra vita con tutte le sue gioie e le sue preoccupazioni. Sforzatevi di costruire ponti tra i gruppi etnici, pietra per pietra e con pazienza! Molti piccoli passi, compiuti nella stessa direzione, possono finalmente portarvi più vicini gli uni agli altri ed anche creare amicizie, e portare le vostre rispettive famiglie ad un cordiale contatto tra loro.


4. A questo punto vorrei rivolgermi ora anche alla popolazione autoctona di questo paese. Negli ultimi 20 anni non solo avete fruito dei vantaggi economici di milioni di lavoratori stranieri, ma avete aiutato costoro a usufruire delle molteplici sicurezze giuridiche e sociali in questo paese, a far venire le loro famiglie e a mandare i loro figli alle vostre scuole. Vi siete anche sforzati di rendervi conto delle particolari difficoltà dei vostri ospiti; molti di voi hanno cercato di suscitare comprensione per queste esigenze presso i concittadini a molti livelli. Anche gli istituti caritativi delle chiese cristiane di Germania hanno portato un grande contributo a questi sforzi. Tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi in questo campo merita la nostra gratitudine e il nostro riconoscimento.

Lo sviluppo avvenuto fino ad oggi mostra tuttavia che sarebbe desiderabile un cambiamento di mentalità ancora maggiore in una grande parte della popolazione autoctona. Molte persone hanno creduto per troppo tempo che i lavoratori stranieri sarebbero venuti soltanto provvisoriamente nei settori industriali; la loro presenza era valutata quasi esclusivamente sotto profili economici, come una questione di mercato della mano d'opera. Ora diventa tuttavia evidente ad ogni osservatore avveduto che una grande percentuale di questi lavoratori e delle loro famiglie è diventata di casa qui e potrebbe vivere con voi permanentemente. Questo significa un profondo cambiamento per la struttura di vita e di popolazione della repubblica federale tedesca insieme a parecchi altri paesi dell'Europa occidentale. Di ciò devono tener conto la politica, l'economia e la società; a ciò si devono adattare tutti nella mentalità e nella azione - un processo che non può essere compiuto né facilmente né rapidamente -. So che la Chiesa cattolica in Germania è disposta a darvi il suo energico contributo.

La decisione in merito dei Sinodi riuniti degli episcopati nella repubblica federale tedesca nel 1973 è sicuramente un buon fondamento per questo.

In tutti questi sforzi deve sempre trattarsi di giudicare gli uomini di altri paesi che si trovano presso di voi non soltanto come lavoratori secondo metri economici, ma vedere dietro ad essi il prossimo con la sua dignità e il suo diritto, con la sua preoccupazione per la famiglia, con la sua pretesa di essere preso seriamente in tutti i settori della sua vita e ottenere una parte giusta del bene comune.


5. Tuttavia la situazione di partenza per tutti i tentativi volenterosi di soluzione si è pericolosamente aggravata recentemente: lo sviluppo economico nei paesi industrializzati ristagna, nuove correnti di profughi si riversano su numerose nazioni e attraverso molti mari, alla ricerca di paesi che diano loro asilo, altri innumerevoli uomini si sentono politicamente perseguitati o discriminati e cercano un asilo in cui possano respirare liberamente. Milioni di uomini vedono in questo stesso momento incombere su di loro la morte per fame.

Questa situazione richiederà in misura crescente sforzi dei responsabili tali che appare ben tosto il limite di ciò che è ragionevole e di ciò che è raggiungibile.

Non si è ancora arrivati a questo, ma dobbiamo prepararci a questo nello spirito.

Non si presenta forse qui una sfida agli uomini politici, la quale dovrebbe essere affrontata in uno sforzo comune, al di sopra di tutti gli interessi di partito e di nazioni? Soprattutto si dovrà tenere attentamente d'occhio ogni rigurgito di xenofobia per poter contrapporre a cieche angosce e a istintive reazioni di difesa - anche attraverso i mass-media e tutti i modellatori dell'opinione pubblica - un realismo concreto, che sia sufficientemente coraggioso per dichiarare terminata l'epoca dello sviluppo illimitato e preparare la popolazione ad una necessaria contrazione delle possibilità di vita per i singoli. Nel lungo termine nessun paese benestante potrà difendersi dall'assalto di tanti uomini che hanno poco o addirittura nulla per vivere.

Probabilmente sarà sempre meno possibile in futuro che il singolo autoctono viva nel proprio paese senza preoccuparsi del prossimo che viene dall'estero e che lasci agli uffici di assistenza sociale e agli istituti caritativi il compito di rispondere alle loro esigenze. Ciascuno esamini il proprio atteggiamento nei confronti degli stranieri che gli sono vicini e si renda conto in coscienza che abbia già scoperto in lui l'uomo con la stessa aspirazione di pace e libertà, di tranquillità e sicurezza, la cui soddisfazione esigiamo per noi stessi come cosa del tutto evidente.


6. La Chiesa cattolica nel suo insieme e anche le singole chiese locali nei vari paesi sono ben conscie di questo compito, che richiede un impegno costante e completo. Voi sapete, cari fratelli e sorelle, che la Chiesa ha messo a disposizione dei cristiani tra di voi già da tempo una casa per la vostra fede e una protezione per i vostri diritti di uomini, nominando dei pastori di anime dalla patria per le singole nazionalità, che vi aiutino a vivere e testimoniare la vostra fede anche in un nuovo ambiente. La Chiesa ha istituito centri di assistenza sociale che vi consigliano in questioni giuridiche e vi forniscono un primo aiuto in caso di necessità. A questo numeroso stuolo di sacerdoti, religiose e assistenti laici, che mi stanno a fianco per incarico di Cristo e della sua Chiesa, vorrei rivolgere oggi da qui una parola di ringraziamento e di riconoscimento dal profondo del cuore. Avete preso su di voi il destino dello straniero, per esservi sostegno nella fede ai vostri connazionali; come buoni pastori avete seguito il gregge per proteggerlo. Vivete così nella sequela di Cristo, il buon pastore. Egli benedirà e ricompenserà i vostri sforzi! Nello stesso tempo vorrei incoraggiarvi a continuare nella fiduciosa collaborazione con le diocesi tedesche e nella amorevole preoccupazione per gli altri insieme ai sacerdoti e religiosi autoctoni. E' qui finalmente che dovete condurre il vostro gregge: nella comunità dei cristiani cattolici, quale appare nella residenza della parrocchia, che offre spazio per una molteplicità di uomini, riuniti nella stessa fede nel nostro Signore Gesù Cristo.

Ma non tutti gli ospiti di questo paese sono cristiani; un gruppo particolarmente grande professa la fede dell'islam. Anche a voi vada la mia benedizione dal fondo del cuore! Se avete portato con cuore sincero la vostra fede in Dio dalla vostra patria in un paese straniero e se qui pregate Dio come vostro creatore e Signore, appartenete anche voi alla grande schiera di pellegrini che dal tempo di Abramo si sono sempre rimessi in cammino per cercare e per trovare il vero Dio. Se non temete di pregare anche in pubblico, date a noi cristiani in questo modo un esempio che è degno del massimo rispetto. Vivete la vostra fede anche in un paese straniero e non permettete che alcun interesse umano o politico usi violenza su di voi!

7. Cari fratelli e sorelle! Io spero che la maggior parte di voi sia già così padrona della lingua tedesca da aver compreso le mie parole. Esse sono venute dal cuore e dalla comprensione del massimo pastore della Chiesa, il quale sa quanto possa essere difficile una vita lontano dalla patria, ma che è anche convinto di quanta forza unificante e salvifica contenga la nostra fede cattolica, affinché possiate acquisire una nuova patria tra i vostri fratelli nella fede che appartengono a questo paese. Certamente l'incontro di cristiani con una tale pienezza di forme differenti di espressione della stessa fede può condurre addirittura ad un arricchimento di tutti i partecipanti, ad un nuovo stupore dinanzi alla pienezza di Dio, che si riflette ancora in modo incompleto, eppure già così riccamente, nella Chiesa, la quale vive come unica formata da molti popoli. Possa la testimonianza di fede di tutti noi essere così viva e robusta che questa splendida esperienza di vera cattolicità ci venga donata di nuovo! Il Papa si è poi rivolto ai presenti in lingua italiana Mi è caro rivolgere ora uno speciale saluto a voi, cari lavoratori italiani in Germania, che certamente conservate vivo nel cuore il pensiero della vostra terra di origine, della quale recate con voi le nobili tradizioni familiari intessute di valori umani e religiosi, che non possono non contribuire anche al benessere del paese che vi ospita.

Voi, infatti, mentre concorrete allo sviluppo economico di questa nazione, aspirate, al tempo stesso, ad essere accolti come persone e ad integrarvi pienamente nella vita sociale di questo popolo (cfr. GS 66). E' chiaro, tuttavia, che tali legittimi intenti si accompagnano con altrettanti doveri: di onestà, di laboriosità, di collaborazione, di amichevole convivenza.

Ora, l'esercizio sereno e perseverante di tali responsabilità trova sostegno ed alimento prevalenti nella fede.

A questo proposito, desidero rivolgervi una triplice, paterna esortazione. Anzitutto, rendete sempre più solida la compagine familiare, difendendola dalle tante ricorrenti insidie, coscienti che tra le mura domestiche sboccia e cresce la vita, e matura, parimenti, la vera felicità dei coniugi.

Assecondate, inoltre, l'opera dei vostri sacerdoti con costante partecipazione alla messa domenicale ed ai vari incontri di istruzione religiosa. Sentitevi sempre più cenacolo di credenti che nella preghiera e nella fraternità percorrono insieme il cammino terrestre verso la vita senza fine. Da ultimo, ravvivate ogni giorno la vostra devozione alla Vergine santissima, tanto venerata in ogni contrada e villaggio della vostra Italia, e che voi avete imparato ad amare dalla vostra spesso tribolata fanciullezza. Mentre vi saluto cordialmente, affido a Maria i vostri pensieri, i vostri progetti, le vostre famiglie.

In lingua spagnola In questo incontro nella piazza della cattedrale di Magonza non posso tralasciare di salutarvi con grande affetto, cari lavoratori spagnoli di questa città e di tutta la repubblica federale di Germania. E' un ricordo che di cuore estendo alle vostre spose e ai vostri figli, sia che vivano con voi o che siano lontani.

So bene che la vostra condizione di migranti vi colloca in circostanze particolari, che comportano a volte non piccoli sforzi e sacrifici per voi stessi e per le vostre famiglie. Desidero per questo dirvi che comprendo e condivido le vostre ansie e le vostre speranze di persone che cercano di procurarsi onestamente un futuro migliore, per loro stessi e per le loro famiglie.

Permettetemi di incoraggiarvi a non ridurre questo nobile compito alla sola sfera materiale o economica, ma ad estenderlo anche al campo spirituale e religioso. Infatti, è tutta la vostra persona, di uomini e di cristiani, quella che porta in sé una peculiare dignità, che deriva dalla vocazione sublime alla quale Dio vi chiama. Siate dunque fedeli a questi valori che avete ricevuto nei vostri luoghi di origine e che dovete sviluppare adesso, in uno spirito di vicendevole solidarietà. Questo farà di voi i primi promotori di voi stessi, aprendovi a tutti gli altri. Rivolgendomi a voi, sacerdoti, religiosi e religiose che assistete i migranti, vi invito a considerare la grande importanza e il valore ecclesiale e umano della vostra missione, difficile ma validissima. Non lasciatevi dunque scoraggiare davanti alle difficoltà. E sappiate tutti che il Papa vi accompagna sempre con la preghiera e vi benedice.

In sloveno Un saluto cordiale anche a voi, cari sloveni, che vivete e lavorate qui.

Vi raccomando: rimanete fedeli alla vostra patria e alle sue ricche tradizioni spirituali e culturali. Con tutta la vostra vita testimoniate la vostra fede e onestà. Siate allo stesso tempo aperti ai valori che vi offre - benché talora attraverso prove - la terra che vi ospita. Anche con essi voi arricchite il vostro spirito.

La mia benedizione giunga a voi, carissimi, alle vostre famiglie in patria e all'estero, e ai vostri pastori d'anime.

Dio sia con tutti voi! In croato Miei cari croati! Saluto con piacere anche voi, che in così gran numero vivete qui in Germania. Mentre qui lavorate, siano i vostri pensieri accanto ai vostri genitori alle vostre famiglie, ai vostri bambini che sono rimasti in Croazia e pensano tanto a voi e pregano per voi. Rimanete sempre fedeli a loro! Continuate con la vostra frequenza alla Chiesa e con l'osservanza del precetto domenicale, ad essere di esempio agli altri cattolici di questo paese. Ripetendo le parole del salmista, che pregava: "Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra" (Ps 137,5), anche voi dite: "Si paralizzi la mia destra, o Dio, se dimenticassi la mia santa Chiesa, la mia famiglia e il mio popolo croato!".

La mia benedizione accompagni ognuno di voi e tutte le vostre famiglie.

Data: 1980-11-17 Data estesa: Lunedi 17 Novembre 1980.


Incontro con gli esponenti della comunità ebraica - Magonza (Germania)

Titolo: La ricchezza della comune eredità ci apre al dialogo e alla collaborazione

Shalom! Illustri signori, cari fratelli! Vi ringrazio per le amichevoli e sincere parole di saluto. Questo incontro era per me una esigenza del cuore nel quadro di questo viaggio apostolico, e vi ringrazio, che siete venuti incontro al mio desiderio.

Possa la benedizione di Dio aleggiare sopra questa ora!

1. Dovendo i cristiani sentirsi fratelli di tutti gli uomini e comportarsi di conseguenza, questo obbligo sacro vale ancor più quando si trovano di fronte ad appartenenti al popolo ebraico! Nella "dichiarazione sul rapporto della Chiesa con l'ebraismo" dell'aprile di quest'anno, i Vescovi della repubblica federale tedesca hanno posto all'inizio questa affermazione: "Chi incontra Gesù Cristo, incontra il Giudaismo". Questa parola vorrei farla anche mia. La fede della Chiesa in Gesù Cristo, figlio di David e figlio di Abramo (cfr. Mt 1,1), contiene di fatto ciò che i Vescovi in quella dichiarazione chiamano "l'eredità spirituale di Israele per la Chiesa" (Pars altera), una eredità viva, che da noi cristiani cattolici va intesa e conservata nella sua profondità e ricchezza.


2. Le concrete relazioni fraterne tra ebrei e cattolici in Germania assumono un valore del tutto particolare sullo sfondo fosco della persecuzione e della tentata eliminazione dell'ebraismo in questo paese. Le vittime innocenti in Germania ed altrove, le famiglie distrutte o disperse, i valori di cultura o tesori di arte distrutti per sempre, provano tragicamente dove possono condurre la discriminazione ed il disprezzo della dignità umana, specie se sono animate da perverse teorie su una eventuale diversità di valutazione delle razze o sulla divisione degli uomini in uomini di "alto valore" e "degni di vivere" e "indegni di vivere". Davanti a Dio tutti gli uomini sono dello stesso valore e importanza.

In questo spirito anche dei cristiani si sono impegnati, spesso con pericolo di vita, durante la persecuzione, per impedire oppure mitigare i dolori dei loro fratelli ebrei. Ad essi desidero esprimere in quest'ora riconoscimento e gratitudine. così pure a quelli che da cristiani, affermando la loro appartenenza al popolo ebraico, hanno percorso la "via crucis" dei loro fratelli e sorelle fino in fondo - come la grande Edith Stein, chiamata nel suo istituto religioso Teresa Benedetta della Croce, il cui ricordo giustamente è tenuto in grande onore -.

Desidero inoltre ricordare anche Franz Rosenzweig e Martino Buber, i quali, con la loro familiarità creativa con le lingue ebraica e tedesca, hanno creato un ammirevole ponte per un incontro approfondito di ambedue gli ambiti culturali.

Voi stessi, nelle vostre parole di saluto, mettete in rilievo che nei molteplici sforzi per edificare in questo paese una nuova convivenza con i concitadini ebrei, i cattolici e la Chiesa hanno dato un contributo decisivo.

Questo riconoscimento e la necessaria collaborazione da parte vostra mi colma di gioia. Da parte mia, desidero esprimere grata ammirazione anche alle vostre rispettive iniziative, compresa la nuovissima fondazione della vostra università ad Heidelberg.


3. La profondità e la ricchezza nella nostra comune eredità ci si aprono in maniera particolare nel dialogo amichevole nella collaborazione fiduciosa. Mi rallegro che tutto ciò è curato in questo paese coscientemente e di proposito.

Molte iniziative pubbliche e private nel campo pastorale, accademico e sociale servono a tale intento, anche in occasioni molto solenni come recentemente al Katholikentag di Berlino. Un segno incoraggiante fu anche il raduno del comitato di collegamento internazionale tra la Chiesa romana-cattolica ed il giudaismo l'anno scorso a Ratisbona.

Non si tratta soltanto della correzione di una falsa visuale religiosa del popolo ebraico, che nel corso della storia fu in parte concausa di misconoscimenti e persecuzioni, ma prima di tutto del dialogo tra le due religioni, che - con l'islam - poterono donare al mondo la fede nel Dio unico e ineffabile che ci parla, e lo vogliono servire a nome di tutto ii mondo.

La prima dimensione di questo dialogo, cioè l'incontro tra il popolo di Dio del Vecchio Testamento, da Dio mai denunziato (cfr. Rm 11,29), e quello del Nuovo Testamento, è allo stesso tempo un dialogo all'interno della nostra Chiesa, per così dire tra la prima e la seconda parte della sua Bibbia. In proposito dicono le direttive per l'applicazione della dichiarazione conciliare "Nostra Aetate": "Ci si sforzerà di comprendere meglio tutto ciò che nell'Antico Testamento conserva un valore proprio e perpetuo..., poiché questo valore non è stato obliterato dall'ulteriore interpretazione del Nuovo Testamento, la quale al contrario ha dato all'Antico il suo significato più compiuto, cosicché reciprocamente il Nuovo riceve dall'Antico luce e spiegazione" (NAE 2) Una seconda dimensione del nostro dialogo - la vera e centrale - è l'incontro tra le odierne Chiese cristiane e l'odierno popolo dell'alleanza conclusa con Mosè. Ciò importa "che i cristiani - così le direttive postconciliari - tendano a capire meglio le componenti fondamentali della tradizione religiosa del giudaismo, e apprendano quali linee fondamentali sono essenziali per la religiosa realtà vissuta dai giudei, secondo la loro propria comprensione" (introduzione). La via per questa reciproca conoscenza è il dialogo. Io vi ringrazio, venerati fratelli, che anche voi lo conducete con quella "apertura ed ampiezza di spirito", con quel "ritmo" e con quella prudenza, che vengono raccomandati a noi cattolici dalle citate direttive (NAE 1). Un frutto di tale dialogo ed una direttiva per il suo fruttuoso proseguimento è la dichiarazione dei Vescovi tedeschi citata all'inizio "sul rapporto tra Chiesa e giudaismo" dell'aprile di quest'anno. E' mio caldo desiderio che questa dichiarazione diventi bene spirituale di tutti i cattolici in Germania! Desidero inoltre accennare ad una terza dimensione del nostro dialogo. I Vescovi tedeschi dedicano il capitolo conclusivo della loro dichiarazione ai compiti che abbiamo in comune. Giudei e cristiani, quali figli di Abramo, sono chiamati ad essere benedizione per il mondo (cfr. Gn 12,2ss), in quanto si impegnano insieme per la pace e la giustizia tra tutti gli uomini e popoli, e lo fanno in pienezza e profondità, come Dio stesso le ha pensate per noi, e con la disponibilità ai sacrifici, che questo alto intento può esigere. Quanto più questo sacro dovere impronta il nostro incontro, tanto più diventa una benedizione anche per noi stessi.


4. Alla luce di questa promessa e chiamata abramitica guardo con voi al destino e al ruolo del vostro popolo tra i popoli. Volentieri prego con voi per la pienezza dello shalom per tutti i vostri fratelli di nazionalità e di fede e anche per la terra, alla quale tutti i giudei guardano con particolare venerazione. Il nostro secolo poté vivere il primo pellegrinaggio di un Papa in terra santa. Desidero, per concludere, ripetere le parole di Paolo VI all'ingresso in Gerusalemme: "Implorate con noi nel vostro desiderio e nella vostra preghiera rispetto e pace sopra questa terra unica e visitata da Dio! Preghiamo qui insieme per la grazia di una vera e profonda fratellanza tra tutti gli uomini, tra tutti i popoli!... Beati quelli che ti amano. Si, la pace abiti nelle tue mura, la prosperità nei tuoi palazzi. Io chiedo per te la pace, io desidero per te la felicità" (cfr. Ps 122,6-9).

Possano tutti i popoli in Gerusalemme essere presto riconciliati e benedetti in Abramo! Egli, l'ineffabile, di cui ci parla la sua creazione; egli, che non costringe la sua umanità al bene, ma la guida; egli, che si informa del nostro destino e tace; egli, che ci sceglie per tutti come suo popolo; egli ci guidi sulle sue strade nel suo futuro! Il suo nome sia lodato! Amen. Data: 1980-11-17 Data estesa: Lunedi 17 Novembre 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - Incontro con il consiglio della chiesa evangelica - Magonza (Germania)