GPII 1981 Insegnamenti - Manila: Dall'Auditorium di "Radio Veritas" Asia

Manila: Dall'Auditorium di "Radio Veritas" Asia

Titolo: Contribuire allo sviluppo dell'Asia in vera solidarietà internazionale

A voi popoli dell'Asia A voi, centinaia di milioni di uomini, donne e bambini che vivete nelle immense regioni di questo continente e nei suoi arcipelaghi, A voi specialmente, che soffrite o siete bisognosi, A voi tutti io rivolgo il mio affettuoso saluto. L'Onnipotente Iddio benedica voi tutti con pace e tranquillità durevole.

1. Con grande gioia sono venuto in Asia per la prima visita come Vescovo di Roma e successore dell'apostolo Pietro. Sono venuto a visitare le comunità cattoliche e a portare un messaggio di amore fraterno a tutti i popoli delle Filippine e del Giappone, due paesi tra i molti che formano l'Asia. Il mio viaggio vuol essere un itinerario di fraternità, in adempimento di una missione che è interamente religiosa. Ma io sono venuto con il desiderio di poter visitare, in avvenire, anche altri paesi asiatici, per esprimere ad essi personalmente i miei sentimenti di profondo rispetto e di stima. Nello stesso tempo, sono felice di inviare da Manila un messaggio di speranza a tutti i popoli dell'Asia. Lo faccio attraverso "Radio Veritas", che già da alcuni anni trasmette regolarmente la parola del Papa e una vasta gamma di informazioni religiose in molti idiomi.


2. La mia missione e di natura religiosa e spirituale. Rivolgendomi a tutti i popoli dell'Asia, non lo faccio come uomo di Stato, ma come servo ed apostolo di Gesù Cristo cui sono affidati "i misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1). Sono venuto in Asia per essere un testimone dello Spirito, che agisce nella storia dei popoli e delle nazioni, dello Spirito che procede dal Padre e dal Figlio del quale fu scritto: "Dio infatti ha tanto amato ii mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Nello Spirito Santo, ogni individuo ed ogni popolo è diventato - attraverso la Croce e la Risurrezione di Cristo - figlio di Dio, partecipe della vita divina ed erede della vita eterna. Tutti sono stati redenti e chiamati a partecipare alla gloria in Gesù Cristo, senza distinzione alcuna di lingua, razza, nazione o cultura. La Buona Novella proclamata da Cristo e che la Chiesa continua a proclamare, in armonia con la volontà del Signore dev'essere predicata "ad ogni creatura" (Mc 16,15) e "fino ai confini della terra" (Ac 1,8).

Fin dagli inizi i seguaci di Cristo, gli apostoli e i loro successori, vennero nelle contrade di quest'immenso continente asiatico: prima in India - la terra dell'apostolo san Tommaso - poi nel corso dei secoli, altre terre ed arcipelaghi furono visitati da san Francesco Saverio, dal gesuita Matteo Ricci e da molti altri ancora. Oggi sono venuto in Asia seguendo l'esempio del Papa Paolo VI, ricalcando i passi dei grandi apostoli missionari. Oggi sono venuto portando la medesima verità circa l'ineffabile amore del Padre, un amore attraverso il quale ogni uomo raggiunge, in Cristo, la pienezza della sua dignità e del suo destino finale.


3. Venendo ai popoli dell'Asia - proprio come tutti coloro che prima di me, nei diversi periodi della storia, annunziarono qui Gesù Cristo - io incontro oggi, allo stesso modo, l'eredità locale e le antiche culture che contengono encomiabili elementi di crescita spirituale, indicanti modelli di vita e di condotta spesso tanto vicini a quelli che si ritrovano nel Vangelo di Cristo. Le diverse religioni si sono sforzate di rispondere agli interrogativi dell'uomo intorno alle spiegazioni ultime della creazione ed al significato del viaggio dell'uomo in questa vita. L'hinduismo si serve della filosofia per rispondere all'uomo, e gli hindu praticano l'ascetismo e la meditazione nella loro ascesa verso Dio. Il buddismo insegna che, mediante una devota fiducia, l'uomo ascende alla libertà ed all'illuminazione. Altre religioni seguono strade analoghe. I musulmani adorano l'unico Dio e si rifanno ad Abramo, riveriscono Cristo, onorano Maria, professano stima per la vita morale, la preghiera e il digiuno. La Chiesa cattolica accetta gli elementi di verità e di bontà che si ritrovano in queste religioni, e vi scorge dei riflessi della verità di Cristo da essa proclamato come "via, verità e vita" (Jn 14,6). Essa desidera fare tutto il possibile per cooperare, con gli altri credenti, a preservare tutti gli elementi sani delle loro religioni e culture, sottolineando quanto si ha in comune, ed aiutando tutti a vivere come fratelli e sorelle (cfr. NAE 1-3).


4. La Chiesa di Cristo in questo tempo prova un profondo bisogno di entrare in contatto e in dialogo con tutte queste religioni. Rende omaggio ai molti valori morali in esse contenuti, come pure al potenziale di vita spirituale che contraddistingue così profondamente le tradizioni e le culture di intere società.

Ciò che sembra accomunare e unire insieme, in modo particolare, cristiani e credenti di altre religioni, è il riconoscimento della necessità della preghiera come espressione della spiritualità dell'uomo orientata verso l'Assoluto. Anche quando, per qualcuno, è il Grande Sconosciuto, egli rimane tuttavia sempre in realtà lo stesso Dio vivente. Nutriamo fiducia che dovunque lo spirito umano si apre in preghiera a questo Dio Sconosciuto, sarà percepita un'eco di quello stesso Spirito che, conoscendo i limiti e la debolezza della persona umana, prega Lui stesso in noi e a nostro nome, "intercedendo per noi con gemiti inesprimibili" (Rm 8,26). L'intercessione dello Spirito di Dio che prega in noi e per noi frutto del mistero della redenzione operata da Cristo, nella quale l'amore universale del Padre è stato manifestato al mondo.


5. Perciò tutti i cristiani devono essere impegnati nel dialogo coi credenti di tutte le religioni, in modo da far crescere la comprensione e la collaborazione, per rafforzare i valori morali, perché Dio sia lodato in tutta la creazione.

Bisogna sviluppare nuovi modi affinché questo dialogo divenga dappertutto realtà, ma specialmente in Asia, continente che è la culla di antiche culture e religioni.

Similmente i cattolici e i cristiani di altre Chiese devono unirsi insieme alla ricerca di una più completa unità, affinché il Cristo possa essere più manifesto attraverso l'amore dei suoi seguaci. Le divisioni ancora esistenti fra quanti professano il nome di Gesù Cristo devono costituire uno sprone a fervente preghiera e alla conversione del cuore, per poter dare una più perfetta testimonianza al Vangelo. Inoltre i cristiani vorranno stringere la mano con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che condividono la fede nell'inestimabile dignità di ogni persona umana. Lavoreranno insieme per costruire una società più giusta e pacifica, nella quale il povero sarà il primo ad essere servito. L'Asia è un continente in cui i valori spirituali sono tenuti in grande stima e dove il senso religioso è profondo ed innato: preservare questa preziosa eredità è dovere di tutti.


6. Ricordando le grandi tradizioni spirituali e religiose dell'Asia, ed esortando alla fraterna collaborazione fra tutti i suoi abitanti, vorrei anche parlare dei problemi che ancora s'impongono a molte nazioni dell'Asia ed al continente nel suo insieme. Le difficoltà economiche e il persistente bisogno di un più rapido e sano sviluppo hanno giustamente preoccupato i vostri capi e le vostre popolazioni. La povertà grava ancora pesantemente su larghi strati e classi in molti Paesi. Non solo esistono profondi contrasti nella situazione economica e sociale di diverse nazioni, ma anche all'interno di esse un gran numero di persone manca ancora del minimo essenziale necessario perché un essere umano possa vivere dignitosamente e partecipare al progresso della propria comunità. La fame è ancora una tragica realtà per molti genitori e bambini, come pure la mancanza di decenti abitazioni, di cure sanitarie e di possibilità di educazione. Grandi sforzi sono stati compiuti, diversi modelli sono stati applicati, nuove ideologie sono state adottate, ma i risultati non sempre sono stati soddisfacenti. In alcune zone il progresso economico non è stato accompagnato da un miglioramento qualitativo della vita; talvolta, infatti, sono stati purtroppo oscurati valori importanti ed essenziali.


7. Molti fattori hanno contribuito a questo stato di cose: sia fattori che agiscono all'interno delle differenti comunità, sia elementi che vengono imposti dal di fuori. Oggi più che in passato ci si rende conto del fatto che non è possibile spiegare in maniera soddisfacente i problemi dei Paesi in via di sviluppo unicamente evidenziando l'insufficienza o il ritardo nel progresso scientifico e tecnologico rispetto ai paesi più avanzati o più industrializzati.

Bisogna anche riconoscere che il mondo industrializzato ha spesso imposto il peso dei suoi centri decisionali o il suo stile di vita, causando così ulteriormente la disorganizzazione proprio nelle strutture e nelle possibilità delle nazioni meno avanzate.


8. Giustizia ed equità esigono che ogni nazione ed ogni comunità internazionale, in quanto tale, assuma la propria parte di responsabilità per lo sviluppo dell'Asia in una vera solidarietà internazionale. Tale solidarietà è basata sul fatto che tutti i popoli hanno un'eguale dignità e costituiscono insieme una comunità di dimensione mondiale. Per rispettare tale solidarietà, difficili decisioni devono essere prese, e dovranno essere create le strutture necessarie che daranno l'avvio a un nuovo ordine di rapporti internazionali come condizione per il vero sviluppo di tutte le nazioni. Tutte le nazioni hanno diritto di esigere la solidarietà internazionale, ma quelle la cui stessa dignità ed esistenza è minacciata hanno uno speciale diritto e una giusta priorità alla solidarietà internazionale.


9. Soprattutto, dev'essere ben compresa la vera natura del processo di sviluppo.

Lo sviluppo non è uno stato di cose raggiunto una volta per tutte. Esso è un processo lungo, difficile e al tempo stesso incerto, per il quale ogni nazione assume la condotta dei suoi propri affari ed ottiene i mezzi necessari per assicurare che tutti, individui e comunità, abbiano la piena possibilità di esistere e di crescere. Il vero sviluppo dipende dall'impegno personale degli uomini e donne che compongono la comunità. Indubbiamente le strutture sono importanti, ma esse possono aiutare o distruggere le persone. Perciò debbono essere poste sempre a servizio dell'uomo, perché esse esistono solo per l'uomo e devono costantemente essere adattate per servire effettivamente la causa dell'umano progresso.


10. Dal più umile lavoratore dei campi a colui che occupa un'elevata posizione di responsabilità, tutti gli uomini e donne devono essere consapevoli del bene comune e sforzarsi di promuovere il progresso comune nello sviluppo sociale ed economico.

In tale contesto, vorrei insistere sull'importanza di creare per tutti un impiego degno di rispetto, come pure sull'importanza di promuovere una vera comprensione del significato del lavoro. Nel settore agricolo, come pure nell'industria e nei servizi, il lavoro dell'uomo lo coinvolge nel processo di sviluppo e lo mette anche in grado di adempiere a quei doveri che - oltre l'amore - egli si assume nei confronti dei membri della propria famiglia. Il lavoro umano, mentre promuove lo sviluppo sociale ed economico, deve anche promuovere il benessere integrale ed il vero progresso della persona umana.

Il. Per avere successo, lo sviluppo delle nazioni deve effettuarsi in un'atmosfera di pace. Non posso rivolgermi a voi, popoli dell'Asia, senza toccare quest'importante argomento, perché la pace è condizione necessaria per ogni nazione e per ogni popolo perché possano vivere e svilupparsi. Il mio cuore è rattristato quando penso alle molte parti del vostro continente dove il fragore della guerra non è ancora scomparso, dove può essere cambiata la popolazione che vi è coinvolta ma non la realtà della guerra, dove si pensa che solo le armi possano dar sicurezza, o dove il fratello lotta contro il fratello per correggere ingiustizie vere o presunte. All'Asia non è stata risparmiata la sorte di molti altri paesi del mondo in cui la pace - la pace vera nella libertà, nella fiducia reciproca e nella collaborazione fraterna - rimane ancora soltanto un sogno! Troppi uomini, donne e bambini soffrono e muoiono sul suolo asiatico; troppe famiglie sono smembrate o forzate ad abbandonare le loro case e i loro villaggi; troppo odio crea dolori e distruzioni. Non cessero di elevare la mia voce per la causa della pace. Come ho sempre fatto in pubblici appelli ed in conversazioni private con i capi del mondo, così ora di nuovo supplico tutti e ciascuno a rispettare i valori e i diritti dei popoli e delle nazioni.


12. Non possono terminare senza inviare un cordiale saluto ai miei fratelli e sorelle nella fede cristiana, a tutti coloro insieme ai quali io confesso il nome di Cristo e, in particolare, a quanti io amo come membri della Chiesa che sono stato chiamato a guidare e a servire. A tutti i Vescovi cattolici, sacerdoti, religiosi e laici uomini e donne, lo dico: Il Signore sia con voi! "Pax Domini sit semper vobiscum"! La Chiesa è stata presente in Asia fin dalle sue prime origini, e voi siete i successori di quei primi cristiani che diffusero il messaggio evangelico di amore e di servizio attraverso l'Asia. In molti paesi di questo continente siete ancora in piccolo numero, ma dappertutto la Chiesa ha posto radici. Nei membri della sua Chiesa - in voi - Cristo è asiatico.


13. Cristo e la sua Chiesa non possono essere estranei a nessun popolo, nazione o cultura. Il messaggio di Cristo appartiene a tutti ed è rivolto a tutti. La Chiesa non ha mire mondane, non ambizioni politiche o economiche. Essa desidera essere, in Asia come in ogni altra parte del mondo, il segno dell'amore misericordioso di Dio, nostro Padre comune. Missione della Chiesa è annunziare Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria, come eterno Figlio di Dio e Salvatore del mondo; testimoniare il suo amore sacrificale; servire in suo nome. Come Cristo, suo Maestro, la Chiesa desidera il bene di tutta l'umanità. Dovunque è presente, la Chiesa deve affondare le sue radici profondamente nel terreno spirituale e culturale del Paese, assimilare tutti i valori genuini arricchendoli anche con quelle intuizioni che essa ha ricevuto da Cristo, che è "via, verità e vita" (Jn 14,6) per tutta l'umanità. I membri della Chiesa saranno al tempo stesso buoni cristiani e buoni cittadini, apportando il proprio contributo alla costruzione della società di cui sono membri a pieno titolo. In seno ad ogni società, essi vogliono essere i figli e le figlie migliori della propria terra natale, lavorando disinteressatamente con gli altri al vero bene del Paese.

La Chiesa non pretende privilegio alcuno; vuole solo essere libera e non ostacolata nel perseguire la propria missione. Il principio di libertà di coscienza e di religione e incluso nelle leggi e nelle usanze di quasi tutti i paesi; possa esso effettivamente garantire a tutti i figli e figlie della Chiesa cattolica la libera e pubblica professione della loro fede e delle loro convinzioni religiose. Ciò comporta anche per la Chiesa la possibilità di stabilire liberamente programmi ed istituzioni educative e caritative. Tali attività, inoltre, saranno a vantaggio degli interessi dell'intera società. I cristiani, infatti, considerano come loro compito contribuire alla salvaguardia di una profonda moralità nella vita personale, familiare e sociale. Considerando come loro dovere servire Dio nella persona dei propri fratelli e sorelle.


14. Come veri figli e figlie della propria nazione veri figli dell'Asia, i cristiani danno eloquente testimonianza al fatto che il Vangelo di Cristo e l'insegnamento della Chiesa fioriscono nei cuori e nelle coscienze dei popoli di ogni nazione sotto il sole.

Molti sono gli uomini e le donne che hanno testimoniata questa verità dando la propria vita per amore di Cristo in diverse parti del continente asiatico. Fecero questo, così come altri avevano fatto prima di loro, nei primi secoli della cristianità in Roma o, in diverse parti del mondo, nel corso di due millenni. Il mio attuale pellegrinaggio in Asia è intimamente legato alla testimonianza cristiana di fede data dai martiri giapponesi. La Chiesa li onora, nella convinzione che questo sacrificio delle loro vite servirà ad ottenere salvezza e pace, fede e amore per tutti i popoli di questo continente.


15. La mia parola conclusiva è una preghiera per l'Asia. Sui Capi di Stato e sui Governanti dell'Asia invoco saggezza e forza, affinché possano guidare le loro nazioni verso mete di pieno benessere umano e di progresso. Sui Capi delle religioni in Asia invoco assistenza dall'alto, affinché possano sempre incoraggiare i credenti alla ricerca dell'Assoluto. Prego per i genitori e per i bambini dell'Asia, affinché crescano nell'amore reciproco e nel servizio dei loro concittadini. E raccomando a Dio Onnipotente e Misericordioso la dignità e il destino di ogni uomo, donna e bambino in questo continente; la dignità e il destino di tutta l'Asia!

Data: 1981-02-21
Sabato 21 Febbraio 1981


Manila: "Radio Veritas" Asia, ai rappresentanti degli strumenti di comunicazione

Titolo: Siate profondamente consci della vostra responsabilità

Cari amici,

1. Sono molto lieto di salutarvi qui a "Radio Veritas", in questa importante emittente cattolica delle Filippine. Saluto voi tutti con grande cordialità e rispetto, perché - quali corrispondenti, fotografi, esperti della radio e della televisione - voi siete la scintilla di vita e lo spirito animatore dei vari moderni strumenti della comunicazione.

Vi chiedo di essere sempre profondamente consapevoli della vostra responsabilità. Le immagini che riprendete, i suoni che registrate, i programmi che trasmettete, superano le barriere del tempo e dello spazio. Essi raggiungono - e, in alcune forme, quasi istantaneamente - i punti più remoti e le popolazioni più diverse del globo. Quanto le persone vedono e ascoltano nelle vostre trasmissioni e nei vostri commenti influenza profondamente il loro modo di pensare e di agire.

Tutti oggi, qualunque sia la loro attività, e particolarmente la gioventù, vanno alla ricerca di valori umani e di principii che li aiutino a costruire un mondo migliore. Le persone ad ogni livello di responsabilità hanno bisogno di valori e di principii per edificare un ordine economico e sociale più umano. Occorre anche che questi valori e principii raggiungano tali persone. E' qui che gli "strumenti della comunicazione sociale" possono servire, in modo del tutto particolare, l'umanita. Questa è certo una formidabile responsabilità e una sfida - ma può anche essere un meraviglioso contributo all'umanità.


2. Durante questi giorni della mia visita, il popolo filippino rievoca la gioiosa accoglienza, fatta dai suoi antenati, al primo annunzio del messaggio cristiano.

Esso riflette sugli esempi di generosità e di eroismo che tale annunzio ha suscitato in lui; riafferma i valori cristiani che intende conservare a fondamento di quel progresso tecnico, economico e sociale, cui giustamente aspira. In tutto ciò esso viene assistito dal contributo dei media, dal vostro generoso servizio.

Voi avete il compito di trasmettere gli avvenimenti di questi giorni al mondo. Per alcune ore potete offrire al mondo tormentato da crescenti conflitti alcune immagini gioiose di solidarietà umana, accompagnate da messaggi di incoraggiamento e da motivi di speranza.


3. Possa la consapevolezza dell'importanza della vostra missione sorreggervi nelle difficoltà che il vostro lavoro richiede: cambiamenti di clima, rapidi spostamenti, esigenze diverse, scadenze improrogabili. Possa la gioia che accompagna l'annunzio di ciò che è vero, buono e bello accrescere le vostre energie e compensarvi delle vostre fatiche.

Chiedo a Dio Onnipotente che voglia concedere a ciascuno di voi successo e soddisfazione nella vostra nobile missione; successo e soddisfazione che sgorgano dalla fedeltà alla verità e dalla dedizione all'amore fraterno. Sulle vostre famiglie, specialmente quelle più lontane, invoco l'abbondanza della pace e della felicità. Possano esse essere sempre fiere di voi e beneficiare del vostro lavoro. Iddio benedica voi e i vostri cari!

Data: 1981-02-21
Sabato 21 Febbraio 1981


Manila: Nunziatura Apostolica, ai rappresentanti di altre Chiese cristiane nelle Filippine

Titolo: Il Vangelo è il nostro comune tesoro

Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo Durante la mia visita pastorale alla Chiesa cattolica nelle Filippine, è per me una grande gioia incontrare voi, rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane, e i rappresentanti del Consiglio Nazionale delle Chiese nelle Filippine.

1. Ogni nazione ha le sue caratteristiche di cuore e di mente. Nelle Filippine si pensa immediatamente al vostro caldo sentimento di comunità, quel sentimento che vi lega scambievolmente, quel senso di solidarietà che voi chiamate lo spirito di "pakikisama". Personalmente lo ho già sperimentato in questo breve periodo che ho trascorso con voi.


2. Alla luce di questo spirito, le divisioni fra i cristiani risultano ancor più strane e innaturali. Ciò è certamente una base importante per la vostra sensibilità ecumenica, ma, naturalmente, la nostra sollecitudine per l'unità dei cristiani ha una ragione più profonda. Tutto ciò che è nobile e buono nella comunità umana è stato attuato e perfezionato in quella associazione più profonda e universale di cui san Paolo scrive: "Tutti voi infatti, quanti siete stati battezzati in Cristo. Non c'e più giudeo ne greco; non c'è più schiavo ne libero; non c'è più uomo ne donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,26-27). Questa è la comunione che il sovrabbondante amore di Dio ha operato mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo. Questa Chiesa, unico gregge di Dio, segno e già anticipazione del suo Regno, come una bandiera sollevata per essere vista dalle nazioni, annunzia il Vangelo di pace all'umanità intera (cfr. UR 2).


3. L'unità della Chiesa è dono di Dio e non opera degli uomini. Ma le dolorose divisioni fra i cristiani danneggiano questo Corpo di Cristo, in modo che ora tra le varie comunità la comunione ecclesiale è incompleta fino al punto da impedire e oscurare un'effettiva testimonianza a Cristo. E' una grande grazia, e una spinta al rinnovamento, che ai nostri giorni Dio abbia risvegliato nei cuori dei cristiani una profonda aspirazione "alla Chiesa di Dio una e visibile, che sia veramente universale e mandata a tutto il mondo, perché il mondo si converta al Vangelo e così si salvi per la gloria di Dio" (UR 1).


4. Come cristiani, siamo già un'unità. Giustificati dalla fede nel nostro Battesimo e così incorporati in Cristo (cfr. UR 3), e vivendo del suo Spirito, noi siamo uniti in una comunione reale benché ancora imperfetta. E' nostra responsabilità per quanto è possibile esprimere e rendere visibile questa comunione che ci unisce in Cristo, "cercando di conservare l'unita dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3). "Noi possiamo e dobbiamo già fin d'ora raggiungere e manifestare al mondo la nostra unità nell'annunciare il mistero di Cristo" (Giovanni Paolo II RH 11). Ugualmente non dobbiamo risparmiare sforzo alcuno per ricostituire quella completezza di comunione in Cristo, nostro Signore e Capo, che è venuto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52).


5. Di fronte alle grandi nazioni dell'Asia, i cristiani delle Filippine hanno una speciale vocazione a testimoniare la comune speranza che ripongono in Cristo. Qui specialmente occorre assicurare che "la cooperazione di tutti i cristiani esprime vivamente quella unione, che già vige tra di loro, e pone in una luce più piena il volto di Cristo servo" (UR 12). Voi avete un'opportunità nell'associare o coordinare i vostri sforzi per la promozione umana, alleviando i bisogni, aiutando a creare nella società quelle condizioni che rendono la vita più conforme alla dignità di ogni uomo e donna.


6. Questi sforzi possono offrire una comune testimonianza all'unico Vangelo di Gesù Cristo. Il Vangelo è il nostro comune tesoro, e il dovere missionario che vi coinvolge come cristiani deve condurvi anche a cercare vie per proclamare insieme, per quanto possibile, le verità fondamentali riguardanti vi unisce prima ancora che la piena comunione sia raggiunta (cfr. Giovanni Paolo II RH 12). Qui subito siete messi di fronte alle cose che ancora vi dividono e che limitano la testimonianza che può essere offerta insieme. Questa è la tragedia delle nostre divisioni.

Lungi dal rendere fruttuosa ed efficace la nostra testimonianza a Cristo, lo scandalo delle nostre divisioni ha diminuito la nostra credibilità.

Questo è vero non solo fra non-cristiani ma anche fra cristiani di fede semplice.

In tutta onestà, siamo responsabili di questo. Ecco perché è tanto urgente che ad ogni livello i cristiani siano preparati a lavorare attivamente e a pregare per la ricomposizione della piena comunione. Lo sforzo del dialogo teologico è una parte integrante di ciò, ma il punto centrale è la conversione personale, la santità della vita e la preghiera per l'unità dei cristiani (cfr. UR 8).


7. La situazione ecumenica nelle Filippine è particolare, in quanto la maggioranza dei cristiani sono membri della Chiesa cattolica. I cattolici hanno perciò una particolare responsabilità. Essi devono possedere una sicura conoscenza dei principi cattolici dell'ecumenismo, essere a questi pienamente fedeli ed avere la volontà di applicarli con coraggio e prudenza. Venire meno a questo, per impazienza o inerzia, significa impedire alla Chiesa cattolica di recare al movimento ecumenico i doni di grazia e di fede che le sono stati affidati. E' importante usare questi doni in comunione col resto dei fedeli e con i Vescovi.


8. Desidero terminare con una parola di incoraggiamento a tutti i cristiani nelle Filippine. Il vostro compito è reale, perché le divisioni in molti casi sono di recente origine; c'è stata la proliferazione di numerosi differenti gruppi; per alcuni, le divisioni trovano ancora espressione in aperta cattiva volontà e proselitismo. Ma ricordate, l'unità che Cristo vuole per la sua Chiesa è suo dono.

I vostri pazienti, saggi sforzi per superare la separazione e ricostituire la comunione, la comune testimonianza che anche ora potete offrire, costituiscono una obbedienza meritoria alla volontà di nostro Signore. Che essi siano proseguiti senza posa e resi fecondi dalle vostre preghiere. In ogni parrocchia e comunità, in ogni Chiesa, in ogni cappella e stazione missionaria, nelle vostre famiglie, si elevino suppliche a Dio per l'unità che Egli vuole per il suo popolo e per mezzo di esso, per tutta la famiglia umana.

"Il mio amore sia con tutti voi in Cristo Gesù. Amen" (1Co 16,24).

Data: 1981-02-21
Sabato 21 Febbraio 1981


Manila: Nunziatura apostolica, ai comitati di lavoro

Titolo: Benedizioni di gioia e di pace

Cari amici,

1. Sono lieto di incontrare i membri dei Comitati di lavoro, che hanno collaborato nel preparare e coordinare la mia visita pastorale nelle Filippine. Verso ciascuno di voi in particolare ho un debito di gratitudine.

Fin dal principio del mio pontificato, ho desiderato ardentemente venire in visita pastorale nel vostro Paese, in coincidenza con la beatificazione di Lorenzo Ruiz. E ora, grazie a Dio, il mio desiderio si è attuato. Ma la mia visita non avrebbe avuto successo, se non ci fossero stati i vostri sforzi diligenti e la vostra generosa collaborazione, la vostra preparazione e pianificazione. In tal modo avete realmente partecipato alla missione che ho ricevuto da Dio, perché avete assistito il Pastore della Chiesa universale nel suo compito di confermare i propri fratelli nella fede.


2. Ho molto apprezzato tutta l'assistenza data da Sua Eccellenza il Presidente Marcos e dall'intero Governo delle Filippine. Senza tale assistenza, la mia visita non sarebbe stata possibile. Un dovuto riconoscimento va anche al Governatore di Metro Manila, Sua Eccellenza la Signora Imelda Marcos, e a tutte le autorità locali che hanno collaborato con generosità ed entusiasmo.

Desidero anche esprimere il mio sincero ringraziarnento a tutti i membri dei Comitati governativi, per la loro generosa assistenza e cooperazione. Possa il Signore effondere su di voi e sui vostri cari le benedizioni della gioia e della pace.


3. Ed anche a tutti i membri dei Comitati ecclesiastici estendo una cordiale parola di gratitudine. Voi rappresentate uno spaccato di tutta la Chiesa in questo amato Paese - Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici -; so che molto del vostro contributo è rimasto nascosto ed è noto a Dio solo. E di tutti i vostri sforzi, sacrifici e preghiere vi sono profondamente riconoscente.

Prego affinché il mio pellegrinaggio di fede riesca un incoraggiamento e una grazia per ciascuno di voi nelle vostre singole vite di cristiani; che possiate trovare nuovo vigore nelle parole di san Paolo: "Vi esorto... a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto" (Ep 4,1). Possa il Padre celeste rendere voi e le vostre famiglie forti nella fede, lieti nella speranza, una sola cosa nell'amore, fino alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo nella gloria.

Data: 1981-02-21
Sabato 21 Febbraio 1981


Burnham Park di Baguio City: Omelia alla Messa per le tribù indigene

Titolo: Vocazione missionaria della cattolicità filippina

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

1. E' una gioia per me celebrare con voi la Santa Eucaristia, venire a voi tra le vostre belle montagne per essere nutrito dalla Parola di Dio e dal Pane di vita, e unirmi a voi nel dare gloria e lode, onore e ringraziamenti alla Santissima Trinità.

La liturgia della Parola oggi parla della speciale dignità conferita a tutti coloro che "appartengono a Cristo" (1Co 3,23). Siamo invitati a meditare il profondo mistero che ci riguarda in rapporto al battesimo; il mistero di come, mediante l'acqua e lo Spirito Santo, siamo diventati dimora di Dio. "Voi siete templi di Dio - scrive san Paolo - lo Spirito di Dio abita in voi" (1Co 3,16). In verità questo è un mistero di fede. Perché mentre noi rimaniamo membri di un popolo e di una nazione particolare, eredi di un'unica cultura e discendenza, al tempo stesso, per l'abbondante misericordia di Dio, siamo diventati "concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore" (Ep 2,19-21).


2. In modo particolare ho desiderato questa occasione di incontrare la gente delle Province Montane, di incontrare voi membri delle tribù di Isneg, Kalinga, Bontoc, Ifugao, Kankany e Ibaloy. Voi, popolazioni native di questa bella regione al nord di Luzon, al pari delle altre tribù filippine, presentate una ricca diversità di culture trasmesse a voi dai vostri genitori e antenati e che risalgono indietro nel tempo attraverso innumerevoli generazioni. Abbiate sempre una stima profonda di questi tesori culturali che la divina Provvidenza vi ha destinati in eredità.

Inoltre, possano questi tesori che costituiscono la vostra eredità, essere sempre rispettati dagli altri; che la vostra terra, le vostre buone tradizioni di famiglia e le vostre strutture possano essere protette, conservate e arricchite.

Miei fratelli e sorelle in Cristo: voi avete scoperto come il Vangelo non mette in pericolo la soppravvivenza delle vostre culture, né distrugge le vostre tradizioni genuine. Tutto ciò che è veramente umano, tutto ciò che contribuisce al benessere e al miglioramento della persona umana, viene consolidato dal Vangelo e intensificato dalla fede in Cristo. Non potrebbe essere diversamente, giacché Cristo è il modello e l'origine della nuova umanità, il "primogenito di tutta la creazione" (Col 1,15). Poiché vi trovate a fronteggiare i problemi di oggi connessi con la crescita sociale ed economica del vostro Paese, vi assicuro che la Chiesa è insieme con voi nel desiderare che venga difesa la tipicità della vostra cultura, e che possiate partecipare alle decisioni che coinvolgono la vostra vita e quella dei vostri figli. Infatti la Chiesa non si dissocia mai dai problemi temporali dei propri membri. Essa rimane vicina al povero e al sofferente; vuole la giustizia e la pace; s'interessa alle concrete necessità del fedele. In tutto questo, pero, la Chiesa non dimentica mai la priorità della sua missione spirituale, memore che il suo fine ultimo è quello di guidare tutti gli uomini e donne all'eterna salvezza in Cristo.


3. Permettetemi anche di parlarvi dell'attività missionaria della Chiesa, e di riflettere sui fruttuosi risultati che essa ha avuto qui, nel vostro Paese. Quando guardo a questa vasta folla, non posso non ricordare i generosi missionari, uomini e donne, che lasciarono la loro terra natale per predicare il Vangelo tra voi.

Essi accettarono molti sacrifici personali e si caricarono di molti fardelli per compiere questo lavoro, per portare a voi il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Ed i loro sforzi non sono stati vani! Quando il messaggio di Cristo venne annunziato a voi, "voi l'avete accolto - come scrive san Paolo - non quale parola di uomini, ma come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete" (1Th 2,13). Di questo meraviglioso lavoro della grazia mi rallegro con voi. E in nome di nostro Signore Gesù Cristo e della sua Chiesa, ringrazio i missionari per la loro fede, e per gli sforzi sostenuti, per il loro perseverante lavoro.

E' incoraggiante vedere la vitalità della Chiesa nelle Filippine: vedere, per esempio, la partecipazione attiva attuata dai laici, il contributo dato dai catechisti, dagli operatori sociali e da tanti altri, il ruolo indispensabile delle famiglie cristiane, ciascuno a suo modo facendo progredire il Regno di Dio. C'è inoltre la fondazione di numerose scuole ed università cattoliche, istituzioni sanitarie o rispondenti ad altre necessità, e la fondazione di seminari come si può vedere qui a Baguio City. Tutto ciò sta a testimoniare quanto la Parola di Dio abbia fruttificato e quale sia la profondità della vostra fede nel Signore. Mi compiaccio specialmente di come molti filippini hanno risposto a Cristo come sacerdoti e religiosi, non solo in patria, ma anche in altri paesi. E' chiaro che l'attività missionaria della Chiesa ha prodotto, nella vostra terra, frutti abbondanti.


4. Miei fratelli e sorelle, memore di come avete risposto di tutto cuore al Vangelo fin da quando esso fu per la prima volta annunziato fra voi, e spinto dal mandato missionario datoci da Cristo, voglio esprimervi un mio speciale desiderio: che i filippini diventino i principali missionari della Chiesa in Asia. A tal fine vorrei far mie le parole che a voi rivolse Paolo VI in occasione della sua visita pastorale nelle Filippine: "In questo momento, non si può non pensare all'importanza della chiamata dei popoli delle Isole Filippine. Questa terra ha una speciale vocazione per essere la città collocata sul monte, la lampada posta in alto (cfr. Mt 5,14-16), che dà testimonianza luminosa tra le antiche e nobili culture dell'Asia. Sia come individui che come nazione, voi dovete manifestare la luce di Cristo con l'esempio della vostra vita" (29 nov. 1970).

Fra tutti i vostri vicini in questa parte del mondo, voi, cittadini delle Filippine, occupate un posto unico. Solo il vostro Paese è a maggioranza cristiano; voi rappresentate più della metà di tutti i cattolici dell'Asia. Ciò considerando, io domando: non vi ha forse il Signore della storia destinati ad avere un ruolo preminente nello sforzo missionario della Chiesa in questa regione? Non vi ha preparati a dare una vivida testimonianza tra le antiche e nobili culture dell'Asia? Le ultime parole dette da Gesù ai discepoli non assumono per voi uno speciale rilievo in questo momento: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura" (Mc 16,15)? Questo è il mio accorato desiderio e la mia fervida preghiera: che voi, miei fratelli e sorelle delle Filippine, possiate occupare il posto che vi compete in prima linea sul fronte dello sforzo missionario della Chiesa, specialmente qui, in Asia. Per questo esprimo la mia profonda soddisfazione per la recente fondazione della Società Missionaria delle Filippine; similmente plaudo all'opera di evangelizzazione compiuta da Radio Veritas. Che Dio benedica copiosamente queste iniziative. E ciascuno di voi - che siete diventati dimora di Dio mediante il battesimo - possa contribuire alla proclamazione del Vangelo, nel modo che gli è possibile. Proclamate con la parola e con i fatti che Gesù Cristo è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6), che Gesù Cristo è il Signore!

Data: 1981-02-22
Domenica 22 Febbraio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Manila: Dall'Auditorium di "Radio Veritas" Asia