GPII 1981 Insegnamenti - Aeroporto internazionale di Manila: commiato dalle Filippine

Aeroporto internazionale di Manila: commiato dalle Filippine

Titolo: Gratitudine e apprezzamento per la generosa ospitalità

Miei cari amici, Cari fratelli e sorelle in Nostro Signore Gesù Cristo,

1. E' venuto per me il momento di dirvi addio. Preparandomi a lasciare le Filippine per continuare il mio viaggio apostolico, porto con me molti ricordi belli e gioiosi. E' stato un gran privilegio trascorrere sei giorni nel vostro Paese. Sono meravigliato della grande diversità di valori culturali e di degne costumanze che arricchiscono la vostra terra. E ricordero a lungo le persone di ambienti e di tradizioni tanto diverse, che ho avuto il piacere di incontrare.


2. In modo particolare porto con me la testimonianza della vitalità della fede cattolica qui nelle Filippine. Questa vitalità è simboleggiata dalla santità del primo martire filippino la cui beatificazione ha dato motivo alla mia visita pastorale. Per una felice coincidenza, io parto da voi nella ricorrenza della Cattedra di San Pietro, una festività che richiama il compito del Vescovo di Roma per la preservazione e la promozione dell'unità nella Chiesa, e per il rafforzamento dei suoi fratelli nella fede. Proprio per adempiere a tale missione, che ora mi appartiene come successore dell'apostolo Pietro, sono venuto nel vostro Paese. Ho anche desiderato di chiedere a voi, miei fratelli e sorelle, in considerazione della vostra fede profonda e del vostro amore per Nostro Signore Gesù Cristo, di assumervi un compito sempre maggiore nel lavoro di evangelizzazione, partecipando agli altri quella fede che voi avete ricevuta come dono di Dio. Assicuro voi tutti delle mie preghiere e - per dirla con san Paolo - "sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,6).


3. Prima di partire desidero esprimere la mia riconosccnza a Sua Eccellenza il presidentc Marcos per il suo cordiale benvenuto in questa terra e per tutto quello che è stato fatto per facilitare la mia visita.

Ringrazio altresì tutte le autorità del Governo e quanti altri hanno cooperato nel mantenere l'ordine pubblico o nel coordinare il programma della mia visita pastorale.

Sono specialmente riconoscente al cardinale Rosales, al cardinale Sin ed a tutti i miei diletti fratelli nell'episcopato, per l'accoglienza così calda riservatami e per aver rinnovato in mia presenza la loro dedizione all'unità della Chiesa di Cristo e al Vangelo di verità.

Ringrazio tutti coloro che mi si sono stretti attorno con tanto amore ed affetto, miei fratelli e sorelle nella fede cristiana e tutti gli altri cittadini delle Filippine. In ogni istante della mia visita, la vostra ospitalità è stata davvero espressione della vostra generosità e bontà.


4. Nel congedarmi, il mio augurio per tutti voi, dilette genti delle Filippine, è questo: possiate voi godere sempre pace nei vostri cuori e nelle vostre case; possano la giustizia e la libertà regnare in tutte le vostre isole; possano le vostre famiglie essere sempre fedeli, unite nella gioia e nell'amore.

Dio benedica le Filippine! Dio benedica voi tutti Mabuhay!

Data: 1981-02-22
Domenica 22 Febbraio 1981


Cattedrale di Guam: Incontro col clero e i religiosi

Titolo: Il Vangelo non è una realtà da museo ma una forza da partecipare e diffondere

"Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3).

1. Faccio mie queste parole di san Paolo e desidero che esse esprimano i sentimenti del mio cuore mentre rendo grazie a Dio Onnipotente per la testimonianza della vostra fede. Insieme con voi in questa cattedrale dedicata al nome di Maria, sono contento di vedere tante indicazioni di come la vostra fede in Gesù Cristo è apparsa solida e vera.

Come potremmo non essere grati quando costatiamo la rapidità con cui è stata accettata la fede dal popolo di Guam? Quale enorme amore caratterizzo i missionari, uomini e donne, i cui sforzi arricchirono così grandemente la vita della Chiesa in questa isola! La loro predicazione e il loro insegnamento non ebbero soltanto la forza della persuasione umana, ma piuttosto portarono il frutto della potenza dello Spirito Santo.

Voi che vi siete radunati qui, oggi, siete gli eredi di questa ricca tradizione; avete ereditato una vivente comunione di fede, di speranza e di amore.

Ora, i legami che ci uniscono insieme devono essere costantemente rafforzati in modo che possiamo formare un'unità sempre più perfetta di fraternità e di servizio.


2. Perché la Chiesa, in ogni tempo e in ogni luogo, è chiamata da Cristo a fare di molti individui un solo popolo, unito in "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo" (Ep 4,5). Come un solo corpo, la Chiesa deve irradiare la presenza del suo Signore nel mondo. Gesù Cristo, dunque, è la ragione di tutto ciò che la Chiesa dice e opera! Gesù Cristo è il punto focale per quella comunione vivente che è costitutiva della Chiesa!


3. E' bene per noi tornare spesso alla narrazione sacra della vita dei primi tempi della Chiesa, e riflettere su quegli elementi che costruirono la sua comunione ecclesiale. Leggiamo negli "Atti degli Apostoli": "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42).


4. Fin dall'inizio, la Chiesa riconobbe suo dovere trasmettere quanto aveva ricevuto dal Signore. L'insegnamento apostolico rese capaci i discepoli di essere "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). così i primi cristiani professarono una fede comune davanti al mondo, e nessuna autentica comunione sarebbe stata possibile se fosse venuta meno la fedeltà alla tradizione apostolica.

Non meno di allora, oggi la Chiesa è chiamata a conservare nella sua integrità il messaggio di Cristo, la cui parola non è stata affidata alla Chiesa perché ne faccia quello che vuole; la Chiesa piuttosto è uno strumento di evangelizzazione, che diffonde il messaggio di Cristo nella sua interezza, con tutta la ricchezza del suo contenuto.


5. Nello stesso tempo, questo messaggio evangelico non è destinato a essere esposto come in una vetrina di museo, dove può essere soltanto ammirato o studiato. No, esso deve venir partecipato, diffuso, in maniera che anche altri possano ascoltarlo, accettarlo, ed essere introdotti nella comunità dei fedeli. Il servizio della parola è il modello mediante il quale è conosciuta la fede apostolica; ed è un servizio che non chiede alcuna ricompensa, se non quella sola del riconoscimento dell'amore di Cristo che lo rende presente nel mondo.

Nella società si trovano molti esempi di amore talmente manipolato da far sorgere il sospetto, in alcuni, che non esista un amore disinteressato. A queste persone dobbiamo manifestare ancora una volta lo spirito di altruismo che fu l'esempio dei primi cristiani ricordato negli "Atti degli Apostoli": "Nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune" (Ac 4,32). Dove è presente un tale atteggiamento di generosa dedizione di se stessi, là può fiorire una vera comunità.


6. Ma da dove la comunità riceve l'impulso per essere una vera comunione? La Chiesa trova questa sorgente nella "frazione del pane". L'Eucaristia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù" ("Sacrosanto Concilium", 10).

Nell'Eucaristia la comunione ecclesiale non solo è manifestata, ma è di fatto realizzata. "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (1Co 10,17).

E' essenziale quindi che la nostra comunione eucaristica, fondata su una comune espressione di fede, non diventi mai causa di dissenso o di divisione nella comunità. Le forme individuali di espressione debbono cedere il posto alla costruzione della comunione ecclesiale in tutta la Chiesa.


7. Infine, la chiamata alla fede implica per ogni credente una continua chiamata alla santità nutrita dalla preghiera. Abbandonato alle sue debolezze, l'uomo non possiede la forza necessaria per superare il peccato del mondo. Soltanto lo Spirito Santo può assicurare un'unità vera e duratura, perché, in forza della sua presenza, ogni membro della comunità è trasportato verso più generose espressioni di carità e di misericordia. Oggi la Chiesa si rallegra del profondo desiderio da parte di tanti di conoscere meglio lo Spirito Santo mediante la preghiera. Con tutto il cuore incoraggio questo interesse, e prego che lo Spirito Santo voglia istillare in ogni settore che preferisca l'amore di Dio e l'amore del prossimo a ogni altra considerazione.


8. Miei fratelli e sorelle, amiamoci scambievolmente in Cristo. Facciamo si che i legami della fede ci stringano sempre di più in ogni cosa che facciamo. Facciamo si che la nostra predicazione e il nostro insegnamento siano un chiaro riflesso del ricco deposito della fede. Pratichiamo la nostra comunione di spiriti con cuore gioioso, e troviamo nelle nostre celebrazioni eucaristiche una maggiore realizzazione di quella unità che condividiamo nella fede. Cerchiamo di essere ferventi nella nostra vita di preghiera e imploriamo dallo Spirito Santo che ci guidi tutti, Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici sui sentieri della vera santità.

E finalmente, non cessiamo di guardare all'esempio di Maria, la cui fede fu costante e perseverante, e che è venerata in questo luogo sotto il nome di Nostra Signora di Camarin. Affidiamoci alla sua protezione e invochiamo la sua potente intercessione: santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen. Data: 1981-02-22
Domenica 22 Febbraio 1981


Isola di Guam: Omelia alla Messa

Titolo: La famiglia cristiana seminario di vocazioni

Cari fratelli e sorelle

1. "Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti..." (1Tm 2,5). In queste parole della seconda lettura di oggi è espresso chiaramente e con forza il motivo della nostra riunione. Dio, il nostro amato Padre ha mostrato il suo abbondante amore per noi, suoi figli, permettendo che il suo proprio Figlio, fosse il nostro riscatto, e quindi stabilendolo come l'unico mediatore della nuova ed eterna alleanza. Seduto alla destra del Padre, Cristo esercita una universale missione di salvezza, che estende a tutta l'umanità.


2. così alla Chiesa, come Corpo di Cristo, è stata affidata la missione di proclamare un Vangelo che ha dimensione universale. Poiché nella misteriosa provvidenza di Dio, essa è stata chiamata a partecipare al lavoro di salvezza in modo che il "desiderio" del Salvatore "che tutti gli uomini siano salvati" (1Tm 2,4) possa essere adempiuto in tutto il mondo.

Talvolta questo lavoro sembra soverchiante, ma è allora che la Chiesa si rende conto che la parola messa sulle sue labbra è la chiave per la comprensione del significato della nostra esistenza terrena. E così una gioia incomparabile riempie i cuori del clero, dei religiosi e dei laici quando il comando del divino Maestro è ascoltato una volta ancora nel nostro tempo: "Andate al mondo intero, proclamate la Buona Novella a tutte le creature" (Mc 16,15).

Si, sotto la guida dello Spirito Santo, sempre presente per consolare e ispirare, la Chiesa proclama, prima alla comunità cristiana e poi a tutta la umanità, la meravigliosa notizia che Gesù è nostra Pace, Gesù è nostra Speranza, Gesù è la via alla vita eterna.


3. L'evangelizzazione è l'essenza dell'attività della Chiesa nel mondo. In questo consiste la sua grande sfida. Il mio predecessore Paolo VI spiegava questo punto in modo così eloquente nella sua Esortazione Apostolica sull'Evangelizzazione: "La Chiesa resta nel mondo quando il Signore della gloria ritorna al Padre. Essa rimane come un segno - contemporaneamente oscuro e luminoso - della nuova presenza di Gesù, della sua dipartita e della sua presenza permanente. Essa lo prolunga e lo continua. Ed è soprattutto la sua missione e la sua condizione di evangelizzazione che essa è chiamata a continuare" (EN 15).


4. La Chiesa trasmette al mondo una fede viva poiché quando annunzia insegna o battezza, Cristo è reso presente in quell'evento. Perciò il Vangelo che deve essere annunciato è sempre nuovo, e tocca con freschezza e vitalità ogni successiva generazione e chiama a Cristo ogni persona con una relazione che e profondamente personale. E questa dinamica qualità del Vangelo non cessa mai, poiché il credente è chiamato a una continua conversione del cuore e della mente al fine di conformarsi più fedelmente al cuore e alla mente di Cristo. Allo stesso tempo, quale tremendo privilegio è conferito a quelli che sono chiamati a essere araldi del Vangelo! Quale straordinaria soddisfazione si scopre nel comunicare Cristo ad un altro!


5. Fin dal mio arrivo a Guam, ho già parlato del debito di gratitudine che è dovuto allo spirito evangelizzatore di quelli che si sono dedicati con abnegazione a comunicare la fede di Cristo. La vigorosa testimonianza di un missionario quale Padre Luis Diego San Vitores, per esempio, continua a ispirarci oggi. E quanto meravigliosa fu la risposta di quelli che ascoltarono la parola di Dio attraverso la predicazione del missionario. Con la celebrazione qui della prima Messa nel 1521 i semi della fede cominciarono a radicarsi nel cuore del popolo Chamorro. Nel 1668, il loro apprezzamento del Vangelo fu manifestato dal generoso dono del Capo Quipuha che dono la terra su cui fu costruita la prima Cattedrale. E quella stessa Cattedrale divenne un simbolo della devota perseveranza della fede della gente, poiché si è dovuto ricostruire la Chiesa parecchie volte, e l'ultima volta in questa nostra epoca. Si, la storia della fede a Guam ha un notevole primato di fedele testimonianza di uomini e donne che hanno vissuto il Vangelo a parole e a fatti per oltre tre secoli, fino a questa stessa assemblea liturgica.


6. Ma non dobbiamo contentarci di vantare un'eredità gloriosa del passato senza rivolgere la nostra attenzione alle esigenze del momento presente. Il nostro Credo non può mai essere considerato come una proprietà preziosa che può essere solo ammirata e poi riposta via per sicurezza. Piuttosto dobbiamo esprimere il nostro Amen a ciò che noi crediamo mettendo in pratica la nostra fede nella vita di ogni giorno.

Dunque, non dobbiamo limitare le nostre considerazioni sull'evangelizzazione, puramente alla diffusione della fede nelle diverse aree geografiche del mondo o fra le diverse culture. Dobbiamo anche fare in modo che il lavoro di evangelizzazione tocchi ogni aspetto della vita umana, "agendo sui criteri di giudizio dell'umanità, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le sorgenti di ispirazione e i modelli di vita, che sono in contrasto con la Parola di Dio e il piano di salvezza" (EN 19).

A questo riguardo desidero puntualizzare il ruolo essenziale che la famiglia svolge nel lavoro di evangelizzazione. La famiglia, come il Concilio Vaticano II ci ha insegnato, è una "profonda comunità di vita e di amore" (GS 48). Gli sposi, nel modellare il loro amore secondo l'esempio di Cristo, coltivano nella casa i valori cristiani di tenerezza, compassione, pazienza e comprensione; questi, a loro volta, fanno scaturire uno stile di vita che comunica di per se il messaggio del Vangelo. Questi valori sono allora instillati e fomentati nei figli che nascono da questo amore sponsale. In questo modo la famiglia diventa la prima scuola di vita cristiana dove si alimenta l'amore per Cristo, per la sua Chiesa, per la sua chiamata alla santità.

Allo stesso modo è nella famiglia che ha luogo la necessaria crescita delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. I genitori dovrebbero fin dai primi segni di tali vocazioni pregare che, con la grazia di Dio, il loro figlio o figlia vogliano perseverare in questa chiamata. Quale più grande benedizione potrebbe venire a una famiglia che vedere i loro sforzi di vivere il Vangelo coronati dal successo di avere uno di loro chiamato per tutta la vita a un servizio di predicazione e di insegnamento della Buona Novella!


7. Su tutti i battezzati, allora, "è sorta la gloria del Signore" (Is 60,1), che spinge ciascun credente a partecipare questa luce dovunque e in ogni tempo. Questa luce del Vangelo non può essere spenta anche se le tenebre possono davvero avvolgere i valori e le priorità del mondo. Ma con la perseveranza e la preghiera, i fedeli ricevono la grazia di riflettere la verità che è Cristo al fine di "mostrare la sua gloria" (Is 60,2). Allora, restiamo saldi nella fede, conformandoci all'esempio di quegli eminenti evangelizzatori che ci hanno preceduto. Non scoraggiatevi e non disperate mai, perché Cristo è con noi a confermare e rafforzare ogni nostro sforzo di difesa del Vangelo.


8. Qui, in questa Eucaristia, celebriamo la profonda realtà dell'universalità della Chiesa. Nel parteciparci il suo Corpo e il suo Sangue, Gesù allo stesso tempo ci predispone ad aprirci e ad accettare tutti gli uomini e le donne come fratelli e sorelle. La nostra comunione in Cristo, allora, ci spinge a condividere con ogni persona il meraviglioso mistero della vita di Cristo che ci è stato donato. Nel ricevere il Pane della Vita, noi assumiamo il desiderio e la sollecitudine di Cristo a che "tutti gli uomini siano salvati" (1Tm 2,4).

Poiché ancora una volta ci avviciniamo al santissimo momento in cui il pane e il vino vengono trasformati nel Corpo e Sangue del nostro Salvatore, rinnoviamo il nostro proponimento di portare la presenza della sua parola nelle nostre case e comunità, nei nostri uffici e posti di lavoro, dovunque andiamo e qualunque cosa facciamo. Ed essendo stati avvolti dal calore dell'amore eucaristico di Cristo, cerchiamo modi più efficaci di proclamare il messaggio di quell'amore a tutti quelli che incontriamo.

Miei fratelli e sorelle, lasciate splendere la luce del Vangelo di Cristo attraverso le vostre parole e le vostre azioni. Sollevate i vostri occhi a Gesù, attirando costantemente l'attenzione del mondo a Lui. Siate sempre gioiosi, sapendo che Gesù è con la su Chiesa; e che la sua preghiera sarà pienamente esaudita; che egli fa nuove tutte le cose. E perciò con "i cuori che si dilatano della gioia" (cfr. Is 60,5), cantiamo la nostra lode al Padre per l'amore che ha riversato su di noi in Gesù Cristo suo Figlio, diede se stesso come riscatto per tutti" (1Tm 2,5). Amen. Data: 1981-02-23
Lunedì 23 Febbraio 1981


Cattedrale di Tokyo (Giappone)

Titolo: Saluto al popolo giapponese, al clero e ai laici cattolici

E' una gioia per me metter piede su questo suolo del Giappone. E'davvero un'ora di grande esultanza quella che vivo giungendo in questa terra ospitale, dove madre natura ha prodotto meraviglie di incomparabile bellezza che parlano a tutto il mondo della gloria del Creatore. Soprattutto mi dà immenso piacere essere in mezzo ai Giapponesi stessi, nel loro paese che ha generato una venerabile cultura che abbraccia molti secoli.

Vengo in Giappone come pellegrino di pace, portando un messaggio di amicizia e rispetto per voi tutti. Desidero comunicare la mia stima e il mio amore per ogni uomo, donna e bambino in quest'arcipelago. Inoltre, in uno spirito di gratitudine, spero restituire la visita che migliaia di Giapponesi hanno fatto a me e ai miei predecessori a Roma, incominciando da Gregorio XIII nel 1585.

Nel corso degli anni, innumerevoli cittadini di questo paese ci hanno onorati con la loro presenza. Molti Giapponesi sono venuti in Vaticano per parlare dei loro valori religiosi, per mostrare la loro arte e per esprimere i loro cordiali auguri. Per tutto questo porgo oggi rinnovati ringraziamenti.

In cambio esprimo a tutto il popolo di questa nobile nazione il mio desiderio per il suo benessere e la sua pace. In particolare, i miei rispettosi saluti vnnno a Sua Maestà Imperiale e alla Famiglia Imperiale. Dichiaro la mia gratitudine alle autorità del Governo, che hanno facilitato la mia visita in tanti modi.

Con gradito anticipo saluto tutti i membri delle diverse religioni del Giappone. Per i molti contatti già avuti in Vaticano, mi sento vicino a voi in amicizia. Mentre desidero vivamente incontrare molte diverse categorie di persone durante la mia visita, porgo i miei cordiali auguri alla gioventù del Giappone, che deve riportare le speranze per un mondo migliore, in cui l'efficace protezione della dignità di ogni essere umano sarà la misura del progresso e la garanzia della pace.

Ed ora, permettetemi di dire una parola alla comunità Cattolica di questa terra. Sono grato ai Vescovi che mi hanno invitato e a tutti i fedeli che hanno così devotamente preparato la mia venuta. Con profondo fraterno affetto saluto i miei fratelli e sorelle Cattolici che lavorano insieme con gli altri loro fratelli Giapponesi in piena libertà di coscienza e di religione. Inoltre, essendo buoni cittadini, essi sono una parte importante e molto amata della comunità universale della Chiesa Cattolica. Rendo omaggio alla loro fede religiosa che per generazioni è stata espressa in buone opere ed è stata autenticata dalla straordinaria testimonianza di eroici martiri. Fra questi martiri includete quei Giapponesi che sono stati appena beatificati a Manila e che oggi rendono onore a tutto il Giappone e sono acclamati in tutto il mondo. Per voi, fedeli Cattolici del Giappone, offro la fervente preghiera con le parole di San Paolo, che "la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù" (Ph 4,7).

E poiché la mia visita incomincia oggi a Tokyo, una visita che mi porterà a Hiroshima e a Nagasaki, il mio grande desiderio è di assicurare ognuno di quelli che incontrero dei miei sentimenti come fratello ed amico, dei miei sentimenti di amore e di pace. Possa l'Altissimo Iddio effondere sul Giappone le sue più elette benedizioni!

Data: 1981-02-23
Lunedì 23 Febbraio 1981


Cattedrale di Tokyo: Incontro con il clero e i religiosi delle congregazioni maschili

Titolo: Sostenetevi a vicenda nel lavoro e nella fatica della vita

E ora desidero rivolgere il mio pensiero ai fratelli religiosi che s'impegnano per l'alto ideale di seguire Cristo più da vicino in castità, povertà e obbedienza. In seguito avrò anche l'opportunità di parlare alle religiose del Giappone.

Cari fratelli, la vostra unione con Cristo, che è cominciata col battesimo, che è stata rafforzata attraverso la vostra consacrazione religiosa, implica una speciale unione con la Chiesa. Voi partecipate più completamente al mistero della sua vita e più profondamente siete coinvolti nella sua missione nel mondo. Consapevole di questa dimensione ecclesiale della vita religiosa, ripeto a voi quel che scrissi nella mia prima enciclica: "Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche, e, in modo particolare della nostra, è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare le coscienze e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione che avviene in Cristo Gesù" Giovanni Paolo II "Redepmtor Hominis, 10).

Le vostre vite consacrate a Cristo mediante i consigli evangelici sono in grado di elevare le mente ed i cuori della nostra generazione verso il solo che è Santo, verso il solo che è il Creatore e Salvatore di tutti. Essendo pieni di gioia, messaggeri di verità, servi generosi di color che sono nel bisogno e uomini di preghiera animati da una fiducia profonda nel Signore, voi elevate lo sguardo degli uomini e delle donne del nostro tempo. Voi innalzate nella speranza i loro occhi. Voi li aiutate a scorgere quel che è possibile fare per "camminare sulle alture" (cfr. Ab 3,19) per entrare nell'unione di amore e nella conversazione con Dio.

Desidero dire una parola speciale ai sacerdoti qui presenti, sia religiosi che diocesani. Il cuore del ministero sacerdotale è di proclamare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, proclamazione che raggiunge il suo vertice e il suo fine nella celebrazione Eucaristica. Come voi impegnato in questa missione vitale della Chiesa, vi chiedo di prestare particolare attenzione ad un punto che ho trattato nella mia recente enciclica: "La Chiesa vive una autentica vita quando professa e proclama la misericordia: il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore" (Giovanni Paolo II DM 13) Possa ogni vostra parola ed azione essere una testimonianza eloquente al nostro Dio, ricco di misericordia. Possano i vostri sermoni ispirare speranza nella misericordia del Redentore. Possa il modo con cui amministrate il Sacramento della penitenza aiutare ogni persona a esperimentare in un unico modo l'amore misericordioso di Dio, più potente del peccato. E possa la vostra personale gentilezza e il vostro pastorale aiutare ognuno a scoprire il Padre misericordioso sempre pronto a perdonare.

Inoltre, fratelli miei sacerdoti, possiate sempre essere uniti fra voi e con i vostri Vescovi. Come Ignazio di Antiochia scrisse a Policarpo: "Che l'unità, il maggiore di tutti i beni, sia la vostra preoccupazione". L'unità all'interno del presbiterio non è cosa senza importanza per la nostra vita e il nostro servizio sacerdotale.

Infatti essa è parte integrante della predicazione del Vangelo. E simboleggia l'intento reale del nostro ministero: promuovere l'unione con la Santissima Trinità e rafforzare la fraternità fra tutte le persone. così, lo stesso zelo che ci spinge a servire il nostro popolo deve anche ispirarci ad essere uniti fra noi. Ricordate come il desiderio di Gesù per l'unita lo spinse a pregare nell'ultima Cena: "Che tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me ed io in Te, siano anch'essi in noi una cosa sola perché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

Così, vi esorto con le parole di san Paolo: "amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno" (Rm 12,10). In mezzo a tutte le vostre occupazioni pastorali, trovate anche la possibilità di pregare insieme, di offrirvi ospitalità fra voi, di incoraggiarvi scambievolmente nell'opera del Signore. Possiate avere un'attenzione particolare per quei vostri fratelli che sono soli. malati oppure oppressi dai pesi della vita. Come "collaboratori nella verità" (cfr. 3Jn 8), sostenete i vostri fratelli sacerdoti nel grande compito che è nostro, la proclamazione dell'amore misericordioso di Dio, che è stato reso visibile in Cristo Gesù Nostro Signore.

Nell'esprimere il mio affetto e la mia stima per tutti i sacerdoti e fratelli qui presenti, desidero aggiungere una parola di particolare apprezzamento per il contributo dei missionari alla Chiesa in Giappone. Per le generose fatiche dei vostri predecessori, la Chiesa è stata impiantata in questa terra e il vostro fedele ministero continua ad essere un efficiente servizio alla causa del Vangelo.

Siate certi che la Chiesa tutta grandemente onora la vostra vocazione missionaria e quella di tutti i vostri compagni missionari dappertutto nel mondo.

Oggi rinnovate la vostra fiducia in Gesù Cristo e il vostro impegno per la gloria del suo santo nome.

E a tutti quelli che sono riuniti in questa chiesa cattedrale dico: "Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3).

Data: 1981-02-23
Lunedì 23 Febbraio 1981


Cattedrale di Tokyo: saluto ai laici

Titolo: L'evangelizzazione del Giappone fu ispirata da un laico

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

1. E' per me motivo di grande compiacimento poter salutare oggi voi, laici cattolici. In Giappone i laici occupano un posto speciale nell'evangelizzazione e nella vita interna della Chiesa. così è stato sin dall'inizio. I missionari poterono contare sulla generosa collaborazione dei laici, ed erano particolarmente incoraggiati dalla fede profonda manifestata dal laicato. Tra i martiri della Chiesa in Giappone, oltre ai sacerdoti e religiosi, vi sono stati numerosissimi laici uomini e donne e bambini che non hanno esitato a confessare Cristo fino a sacrificare la loro vita. Viene perfino detto che ciò che decise San Francesco Saverio a venire in Giappone fu l'influenza di un laico giapponese, Anjiro.

Quest'uomo, mosso da un profondo desiderio di far conoscere Gesù Cristo ai suoi connazionali, convinse il Santo a venire qui. Poi divento un suo validissimo aiuto, e fu lui a sottolineare che il popolo giapponese avrebbe accolto la fede cristiana purché avesse costatato con i suoi occhi che la vita dei cristiani corrispondeva al messaggio da essi predicato. E' cosa edificante e incoraggiante guardare a quegli inizi per comprendere la bellezza e la profondità della missione dei laici nella Chiesa oggi.


2. Da allora la Chicsa nel Giappone ha continuato con costanza il suo compito di evangelizzazione. Il numero complessivo di cattolici in questa nazione è ancora piccolissimo, ma in tutto il Paese esistono fervide comunità cristiane che con la loro unità testimoniano l'amore di Dio e la potenza di Gesù Cristo. La testimonianza che i cristiani danno con la loro vita rende credibile il messaggio evangelico nel Giappone di oggi. La Chiesa intera dev'essere una Chiesa evangelizzatrice. Gesù stesso esorta tutti i membri del suo Corpo ad essere, con la loro vita di ogni giorno, sale della terra e luce del mondo. Con Lui io vi dico: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Con la forza che vi viene dalla vostra unione fedele, fiduciosa e amorosa con Cristo, voi laici del Giappone avete una particolare responsabilità di far arrivare il Vangelo a tutti i livelli della società, e comunicare con la parola e con le opere il messaggio e la grazia di Cristo. Come veri apostoli, voi cercate occasioni per proclamare Cristo ai non credenti e rinforzare nella fede quelli che già credono. Il vostro ruolo è davvero un ruolo indispensabile per la vita e la missione della Chiesa.


3. In Lui io saluto le famiglie cristiane del Giappone, che il Sinodo dei Vescovi ha chinmato la "Chiesa domestica". I genitori e i figli costruiscono veramente una comunità di amore e di comprensione, dove le gioie e le pene della vita sono condivise, dove le convinzioni della fede sono trasmesse, e soprattutto dove viene data lode a Dio nell'umile preghiera. Saluto i professionisti e i lavoratori che si sforzano di svolgere i loro compiti come servizio alla società, portando a questa le convinzioni e le considerazioni etiche che l'insegnamento di Cristo offre.

Saluto tutti quegli uomini e donne che svolgono attività in parrocchie e organizzazioni, in opere di Carità e nell'apostolato sociale, nell'istruzione e nella catechesi. Saluto le generazioni di laici più giovani che possono portare al mondo della scuola e dell'università il senso e il fine che hanno scoperto nella propria vita in Gesù Cristo.

A tutti voi dico, siate fedeli alla missione che vi è propria: diffondere il Regno di Cristo a gloria del Padre, nell'unità dello Spirito Santo.

E possa Maria, Madre di Gesù, aiutarvi a far conoscere suo Figlio ai vostri fratelli e sorelle in questa nazione.

Data: 1981-02-23
Lunedì 23 Febbraio 1981


Tokyo, Nunziatura Apostolica: Incontro con l'Episcopato giapponese

Titolo: Catechesi, preparazione alla famiglia, apostolato per le nuove vocazioni

Cari fratelli in Cristo,

1. E' motivo di profonda gioia per me venire nel vostro Paese in occasione della beatificazione dei vostri martiri giapponesi. Questi santi martiri si allineano, con i tanti che la Chiesa già onora ufficialmente, e attestano la gloriosa storia cristiana del vostro popolo, in cui il sangue dei martiri è stato realmente il seme dei cristiani. Attendo con ansia e con gioia l'occasione di onorare questi martiri solennemente a Nagasaki. Nel frattempo l'importante evento della loro beatificazione mi dà l'occasione di fare una visita pastorale alla Chiesa del Giappone, un'occasione per incontrarmi con tutte le categorie dei fedeli e la gioia speciale di trovarmi con voi, Pastori del gregge.


GPII 1981 Insegnamenti - Aeroporto internazionale di Manila: commiato dalle Filippine