GPII 1981 Insegnamenti - Ai professionisti nell'"Araneta Coliseum" di Manila

Ai professionisti nell'"Araneta Coliseum" di Manila

Titolo: La testimonianza della vostra fede rifulga nella vostra vita professionale

Cari professionisti, miei cari amici in Cristo,

1. E' motivo di gioia per me poter salutare i rappresentanti delle diverse professioni, provenienti da diverse zone delle Filippine: avvocati, medici, infermiere, ingegneri, educatori ed esponenti di altre professioni. Molti di voi sono in posizioni direttive al servizio della comunità del mondo, oppure dirigenti laici nella Chiesa: voi siete persone che hanno avuto il beneficio di un'istruzione e di una preparazione professionale. Permettetemi di andare immediatamente al cuore del mio messaggio. Ecco: Gesù Cristo ha bisogno di voi per edificare il suo Regno sulla terra. E la Chiesa ha bisogno dei vostri doni speciali, come individui e come comunità, per adempiere alla sua missione di comunicare Cristo. Inoltre, milioni di vostri colleghi, uomini e donne, contano su di voi per vivere una vita degna, adeguata alla loro dignità umana e cristiana.


2. Vedete, dunque, come questo incontro sottolinea il grande interesse della Chiesa per voi, e il suo desiderio di consultare, ascoltare e chiamare a raccolta tutti quelli che svolgono un ruolo di responsabilità nei diversi campi della cultura e che esercitano questa responsabilità in uno spirito cristiano di servizio. Come rappresentanti di professionisti che richiedono una maggiore preparazione, e come creatori e diffusori di cultura, voi partecipate in maniera specifica alla vita e alla missione della Chiesa.

Questo odierno incontro pone l'accento anche sulla necessità di andare oltre uno stile di vita individualistico. E' vostro compito creare forme sempre più efficaci di associazioni e di collaborazione sia, in generale, tra i cattolici che appartengono alle diverse professioni, sia, in particolare, all'interno di ogni singola professione, in modo che possiate riflettere sulle vostre responsabilità di cristiani alla luce della fede e dell'insegnamento sociale della Chiesa.


3. Voi siete persone che hanno raggiunto la loro attuale posizione come risultato di duri e seri sforzi sia personali che comunitari. Sforzi personali nel senso che gli studi che avete intrapreso per conseguire la qualifica professionale certamente vi hanno richiesto sacrificio, autodisciplina e rigore intellettuale.

Soltanto dopo aver raggiunto l'obbiettivo potete veramente apprezzare il cammino compiuto. Ognuno raccoglie soltanto i frutti di ciò che fu ben seminato all'inizio. Ma voi siete anche il risultato di un grande sforzo a livello comunitario. Perché le vostre famiglie e la vostra nazione hanno dovuto investire grandi risorse materiali e spirituali per addestrare e perfezionare un numero sempre più grande di costruttori della società, con una solida formazione intellettuale e tecnica.


4. Voi avete una duplice chiamata. In primo luogo, dovete soddisfare i vostri bisogni personali e quelli delle vostre famiglie, attraverso l'esercizio della vostra professione. In ciò avete talvolta provato difficoltà e frustrazioni e forse anche scoraggiamento. Eppure non dovete cedere, sapendo, e voi lo sapete, che siete anche chiamati a dare il vostro apporto al servizio del bene comune.

Quando le cose vanno bene, non rinchiudetevi in voi stessi separandovi dalla società per amore di denaro, o di potere, o per acquisire maggiori conoscenze; non arroccatevi su posizioni di privilegio. Mettete a frutto i vostri talenti servendo sempre più generosamente i bisogni e le aspirazioni di tutti i vostri fratelli e sorelle delle Filippine. Penso in particolare a quel gran numero di persone che, per via di diverse circostanze - ingiustizia, povertà, ineluttabilità di condurre una vita stentata, mancanza di stimoli culturali - non hanno avuto la possibilità di conseguire i livelli di addestramento e di istruzione universitaria di cui voi avete usufruito.

Perciò c'è uno stretto legame fra le vostre impegnative attività professionali e la dura fatica dell'operaio, la vita del contadino, e l'abnegazione della casalinga nella sua casa. Ecco perché la vostra sensibilità ai valori umani e cristiani sarà la sorgente di una forza creativa che vi aiuterà a porre realmente ed efficacemente la vostra capacità e la vostra attività al servizio della vostra gente e in risposta alle sue necessità.

Lo sviluppo integrale degli uomini che vivono nel vostro Paese e la soddisfazione delle loro necessità spirituali e materiali, richiede un grande sforzo da parte vostra; la tutela della salute di tutti; la difesa della natura sacra della vita umana e la sua promozione; l'affermazione del ruolo della legge nelle relazioni sociali e politiche, se un vero ordine e una reale libertà devono essere assicurati, la costruzione di alloggi degni adeguati alle esigenze di ogni famiglia e di ogni individuo; l'educazione della gioventù con un insegnamento orientato alla ricerca della verità e alla sua affermazione; l'equilibrato e fruttuoso uso delle risorse naturali per assicurare a tutti la possibilità di condividerne i benefici: tutti questi problemi vi riguardano direttamente.

Spesso la grande maggioranza dei laici, che si impegnano con zelo come gruppi organizzati a permeare le realtà terrestri con lo spirito del Vangelo e ad edificare genuine comunità cristiane, provengono da gruppi non professionali. Di conseguenza si crea la brutta impressione che le associazioni dei professionisti non siano profondamente interessate alle attività religiose. In un Paese dove la grande maggioranza della popolazione guarda ai dirigenti ed è portata con facilita a seguirne l'esempio, un tale apostolato di testimonianza e di esempio ha una grande efficacia e dovrebbe essere incrementato. Spero sinceramente che voi possiate offrire sempre di più il vostro talento e il vostro tempo al servizio della Chiesa, nell'apostolato dei laici, per edificare una autentica comunità cristiana. Coloro che, per esempio, sono riconosciuti come autorità nel campo della medicina possono fare molto per promuovere i principi cattolici che riguardano l'intrinseco valore della vita in tutti i suoi stadi. Allo stesso modo, per le altre professioni, una vera guida cristiana è efficacissima.


5. Che i vostri sforzi in questa direzione siano sempre sostenuti da una inflessibile integrità di condotta, in mezzo a tutti i problemi professionali che incontrerete. Ma, di più ancora, siano essi ispirati da un desiderio di aiutare quelli che più di tutti sono nella necessità, in modo che il vostro servizio sia guidato da criteri di giustizia e verità, di libertà e integrità, e sia coronato dall'amore. Ricordate sempre che come cristiani siete chiamati a vivere secondo i principi che avete imparato da Cristo e dalla sua Chiesa. Siete chiamati a vivere una vita retta e coerente con i principi del vostro Vangelo.


6. Ognuno si rende conto che le professioni che voi esercitate richiedono un costante aggiornamento, in modo che possiate stare al passo con le nuove scoperte.

La vostra capacità di seguire questi progressi e di aggiornarvi dipenderà dal vostro studio costante dei principi basilari su cui si fondano le vostre discipline. E possa anche la vostra fede cattolica essere costantemente rinnovata; possa crescere più in profondità e svilupparsi attraverso il radicale dinamismo di una costante conversione a Cristo, una conversione animata da una vita vissuta secondo il Vangelo e in armonia col Magistero, nutrita da una vita di pietà personale basata sulla preghiera e sui sacramenti. Che la testimonianza della vostra fede splenda vivamente nella vostra vita professionale, come pure nella vostra vita personale e familiare


7. Voi siete consapevoli dei rischi oggigiorno connessi con la chiusura entro gli stretti limiti di una "specializzazione". Le specializzazioni possono restringere gli orizzonti di un uomo, frammentare la sua vita personale e oscurare le ricchezze naturali della vita in generale. E' abbastanza chiaro che la specializzazione professionale deve essere considerata entro il più ampio orizzonte di ciò che è chiamata cultura generale. E in questo contesto che io vi sollecito ad assumere come vostri fondamentali punti di riferimento i valori etici e religiosi che sono i potenti promotori della cultura, indirizzando loro luce sui differenti problemi e sulle più profonde aspirazioni dell'uomo, e trasformando la sua intera vita e tutta la sua conoscenza. La vostra esperienza professionale ne guadagnerà così in profondità, prospettiva e fecondità.

Come cattolici con maggior livello di istruzione e come rappresentanti dei professionisti, voi siete chiamati a mostrare come le vostre conoscenze e il vostro lavoro professionale si uniscano intimamente con la ricchezza e con le risorse della cultura del popolo delle Filippine. Questa cultura è radicata nella tradizione cristiana, ed è perciò imbevuta della liberante e vivificante sapienza della persona umana, il significato della sua vita, della sua morte e del suo destino finale.

Vi saluto ancora una volta, e nelle vostre persone saluto le vostre famiglie e tutti i rappresentanti delle professioni di questo grande Paese. Dio vi doni le sue abbondanti benedizioni!


8. E ora desidererei rivolgermi a un altro gruppo fra di voi: quegli uomini e quelle donne così cari alla Chiesa e al Papa che sono i catechisti.

Grazie, miei cari catechisti, per il dono della vostra presenza. Grazie perché mi date la possibilità di dire a voi, e attraverso di voi a tutti gli altri catechisti del Paese che non sono qui con noi, quanto voi siate necessari.

Il mondo ha bisogno di voi perché ha bisogno di catechesi. Perché il più prezioso dono che la Chiesa può offrire al mondo moderno - confuso e senza pace com'è - è formare cristiani sicuri su ciò che è essenziale e umilmente gioiosi nella loro fede. La catechesi fa questo e lo fa attraverso voi.

La Chiesa ha bisogno di voi. Ha bisogno di voi per poter adempiere il suo compito assolutamente fondamentale di formare Cristo nel cuore dell'uomo, di mettere l'uomo in intima comunione con Cristo (cfr. Giovanni Paolo II CTR 5). Nella catechesi, è Cristo, la Parola Incarnata e il Figlio di Dio, che si insegna, e ogni altra cosa che si insegna e in riferimento a Lui.

Quanto nobile e importante è allora il vostro servizio! Ma è difficile quanto nobile, delicato quanto importante. La catechesi non è un modo di trasmettere idee. Si tratta soprattutto di comunicare Cristo e il suo messaggio di salvezza e di aiutare l'uomo a dare la sua risposta di fede e di amore.

Di che avete bisogno miei cari catechisti, per provocare la risposta appropriata al messaggio di vita di Cristo? Occorre che siate fedeli a Cristo, alla sua Chiesa e all'uomo.

Voi dovete essere fedeli prima di tutto a Cristo, alla sua verità, al suo mandato; altrimenti ci sarebbe un messaggio distorto, tradito. Dopo tutto, come catechisti, voi siete eco di Cristo (cfr. Giovanni Paolo II CTR 6). Anche la Chiesa dovrebbe essere l'oggetto della vostra coerente fedeltà. Poiché la catechesi, che è crescita nella fede e maturazione della vita cristiana, è un lavoro che Cristo vuole compiere nella sua Chiesa. Un autentico catechista deve necessariamente essere un catechista ecclesiale. Infine, dovete essere fedeli all'uomo, poiché la parola e il messaggio del Signore sono diretti a ogni persona umana. Non una persona astratta, o immaginaria, ma l'individuo che vive in questo tempo, con le sue difficoltà, i suoi problemi e le sue speranze. E' a questa persona che il Vangelo deve essere proclamato, in modo che egli, o ella, attraverso di esso, possa ricevere dallo Spirito Santo la luce e la forza di arrivare alla piena maturità cristiana. In larga misura, l'efficacia della catechesi dipenderà dalla sua capacità di dare significato, significato cristiano, a tutto ciò che costituisce la vita dell'uomo in questo mondo.

Amati catechisti, ho parlato a voi con profondo affetto. Mi piacerebbe stare con voi più a lungo, ma io debbo incontrare anche altri vostri fratelli e sorelle. Prima di lasciarvi, pero, vi assicuro la mia fiducia, vi dono il mio amore e vi confermo nella pace di Cristo.

La Beata Vergine Maria, Madre e modello di tutti i catechisti, vi guidi nella vostra grande missione di comunicare Cristo. Ella dia gioia a voi e alle vostre famiglie e protegga per sempre le Filippine.

Data: 1981-02-18
Mercoledì 18 Febbraio 1981


Agli studenti dell'Università di santo Tomas

Titolo: L'impegno degli universitari d'oggi e la direzione della società di domani

Mga giliw kong kabataan ng Maynila at ng buong Pilipinas: tanggapin ninjo ang aking taos pusong pagbati at pagmamahal! (Diletti giovani di Manila e delle Filippine: ricevete i miei più sinceri saluti e il mio affetto!).

1. Non posso nascondere la gioia che sento in questo tanto atteso incontro con voi, miei cari amici. "Amicizia" è una parola che noi tutti amiamo. La realtà, pero, alla quale essa mira è molto più bella. Amicizia indica amore sincero, un amore scambievole che desidera ogni bene per l'altra persona, un amore che genera unione e felicità. Non è un segreto che il Papa ama i giovani come voi, e che si sente immensamente felice in vostra compagnia.

E' giusto che sia così. Egli è il Vicario di Cristo e perciò, deve seguire l'esempio di Cristo. Il Vangelo rivela l'intensità con cui Gesù donava la sua amicizia ad ognuno dei suoi discepoli (cfr. Jn 15,15). Nota anche l'affetto particolare che Egli aveva per i giovani (cfr. Mc 10,21).

Sulla base di questa amicizia Gesù presento ai suoi giovani amici la missione che era stata loro assegnata. Come Gesù voglio parlarvi della vostra propria speciale vocazione. Il Concilio Vaticano II ha dichiarato che le Università Cattoliche devono preparare i loro studenti ad essere "veramente insigni nel sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società, e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo" (GE 10). Da parte mia vorrei aggiungere che per poter adempiere in futuro la vostra triplice missione di adulti pienamente maturi, di servitori della società e di rappresentanti del Vangelo, voi dovete vivere oggi, pienamente, la vostra vocazione di giovani, di studenti universitari, e di veri cattolici.


2. Innanzi tutto siate giovani autentici. Cosa significa essere giovane? Essere giovane significa possedere in se stesso una incessante novità di spirito, coltivare una continua ricerca del bene, e perseverare nel raggiungere la meta.

Essere autenticamente giovani in questo senso, è il modo per preparare il vostro futuro, che è compiere la vostra vocazione di adulti pienamente maturi. Non ignorate mai la forza irresistibile che vi spinge verso il futuro.

La Chiesa non ha paura dell'intensità dei vostri sentimenti. Essa è un segno di vitalità. Indica quella energia in voi racchiusa, in se stessa né buona né cattiva, ma che può essere utilizzata per cause buone o cattive. E' come l'acqua piovana che si accumula sulle montagne dopo giorni e giorni di pioggia.

Quando ciò che la contiene prorompe, si scatenano forze capaci di cancellare paesi interi dalla carta geografica, seppellendo i loro abitanti in un mare di lacrime e di sangue. Ma se viene opportunamente incanalata, i campi aridi sono irrigati, producendo il cibo necessario e l'energia di cui c'è tanto bisogno. Nel vostro caso non vengono solamente coinvolti il cibo o le cose materiali, ma anche il destino del vostro Paese, il futuro della vostra generazione e la sicurezza dei bambini non ancora nati. E' senza dubbio, miei cari giovani, una sfida eccitante ma cruciale. Ed io sono certo che potete affrontare questa sfida, che volete assumere questa responsabilità, e soprattutto che voi siete pronti a prepararvi ora, oggi stesso.

Sarete d'accordo con me che vale la pena di accettare un'auto-disciplina, il che non solo indica forza di carattere da parte vostra, ma offre un servizio prezioso agli altri. Lo sforzo implicato si armonizza perfettamente con la vostra vita di giovani impegnati nel campo degli sport. Anche ai tempi di san Paolo, così lontani, si parlava della mortificazione cristiana in questi termini. Il giovane atleta, che è pronto a sottoporsi ad un difficile allenamento per migliorare la sua esecuzione sportiva, deve essere generoso nei confronti dell'auto-disciplina richiesta per il suo allenamento ad essere uomo completo.

Come giovani, voi guardate al futuro. Voi non siete staticamente ancorati al presente. Dovete quindi decidere in quale direzione volete andare, e tenere poi un occhio rivolto alla bussola. I giovani non amano gli ideali mediocri. Preferiscono lanciarsi in profondità. E' vostro diritto - o piuttosto, vostro dovere - mirare in alto. Le vostre aspirazioni devono essere sublimi; i vostri ideali alti. Cari giovani, cercate di costruire un carattere che sia forte, ricco e consistente, che sia libero e responsabile, sensibile ai valori autentici, un carattere che accetti la superiorità dell'"essere" sull'"avere", un carattere perseverante nelle difficoltà e che sfugga le evasioni, i facili compromessi e gli aridi calcoli egoistici.

Procedendo lungo il sentiero della verità, della verità, della sincerità e dell'autenticità, voi avete un modello ideale. Cristo è il vostro modello: Cristo nella sua umanità, Cristo uomo. Fate attenzione: Egli è non solo il vostro fine, è anche la via che conduce dove state andando. E sulla via Egli agisce come un pastore; Egli giunge fino al punto da dare se stesso come cibo per il vostro viaggio.

Se accettate di modellare la vostra giovinezza su Cristo, troverete l'intero processo riassunto in una unica parola nel Vangelo di Luca. La parola e che Gesù "cresceva". "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52). Questa non è soltanto un'affermazione riguardante ciò che avvenne nella storia. Questa è anche un invito per voi. La parola di Cristo "seguimi" (Mt 4,19) dovrebbe toccare una corda particolare nel vostro cuore.

Accettare la chiamata di Cristo è un modo sicuro di rispondere alla vostra vocazione di essere adulti pienamente maturi; e questa è l'aspirazione fondamentale di ogni giovane meritevole.


3. "La direzione della società di domani è principalmente riposta nella mente e nel cuore degli universitari di oggi" (GE 10 nota 33). Questa saggia osservazione del Papa Pio XII è un invito rivolto a voi, affinché possiate essere consci del privilegio e della responsabilità che molti di voi, presenti oggi qui, hanno come giovani che frequentano un istituto di studi superiori.

L'università vi offre un insieme di mezzi eccellenti per completare la vostra formazione. Voi, pero, non dovete pensare solo a voi stessi. Siete chiamati a contribuire alla costruzione dell'umana società. Come universitari, avete a disposizione abbondanti mezzi che dovete imparare a conoscere bene e ad apprezzare.

La struttura di un'università e veramente una struttura comunitaria. La stessa parola "università" in origine, significava una società di professori e studenti. L'università si appoggia su dei pilastri societari. Essa offre ai suoi membri intense esperienze comunitarie. Si sforza di essere un campo di allenamento per futuri esperti che assumeranno posizioni chiave nella famiglia umana. Il Concilio Vaticano II era ben consapevole che i giovani in un'università "compresi della loro importanza nella vita sociale, desiderano assumere la più presto il loro ruolo" (GS 7). Il vostro desiderio è lodevole, la vostra impazienza giovanile molto comprensibile. Ma voi dovete preparare voi stessi con molta cura, ora, per il vostro nobile servizio nel futuro, poiché l'efficacia del vostro servizio sarà direttamente proporzionale alle risorse di verità che possedete.

Uno studente universitario, perciò, deve avere un programma permanente per raggiungere la verità. Non è un compito facile. Richiede studio e perseveranza; esige generosità e abnegazione. L'assimilazione della verità e condizionata dalla cultura circostante. Innanzi tutto dovete personalmente fare un esame critico e cercare di formare una sintesi organica. Solamente così uno studente universitario sarà in grado di portare il suo contributo attraverso il servizio qualificato, impegnativo e creativo che la società si aspetta da lui o da lei.

Indubbiamente, la conquista della verità si deve realizzare nel pieno rispetto per i diversi punti di vista e in aperto dialogo con gli altri: un dialogo che in ogni campo raggiunge particolare intensità in un'università.

Trovandomi qui, in questa illustre Università di santo Tomas, che ci ha dato una così cordiale e generosa ospitalità, devo almeno fare un breve accenno al particolare aspetto del dialogo fra la Chiesa e il mondo: cioè al fatto che esso ci mette in grado di "vedere più chiaramente come fede e ragione si incontrino nell'unica verità; seguendo le orme dei dottori della Chiesa, specialmente San Tommaso d'Aquino" (GE 10).


4. In terzo luogo desidero che voi notiate come la fede cattolica, che professate, sia in perfetta armonia con le vostre altre due caratteristiche di giovani e di studenti universitari.

La cattolicità della Chiesa possiede in sé - perché il suo divino Fondatore lo ha voluto - un dinamismo intrinseco che si armonizza perfettamente con l'entusiasmo giovanile. Le parole "cattolicità" e "università" suonano quasi come sinonimi. Né la Chiesa né l'università ammettono confini. C'è una differenza nella dimensione verticale; la Chiesa non si accontenta di un'apertura semplicemente ipotetica alla trascendenza: essa professa che tale apertura è un fatto.

Per un giovane studente universitario, l'essere cattolico non è semplicemente un qualcosa in più. L'essere cattolico implica valori che sono originali e specifici; significa possedere una incomparabile forza sia per la costruzione di un mondo migliore che per la proclamazione del Regno di Dio. Come giovani studenti universitari cattolici, voi siete chiamati a lavorare in armonia con studenti di differenti religioni ed ideologie, in uno sforzo comune per far avanzare la verità, per servire l'uomo ed onorare Dio. Siete chiamati ad una sincera collaborazione ecumenica con tutti quelli che sono i vostri fratelli e le vostre sorelle in Cristo. Ma nello stesso tempo, siete chiamati a dare un contributo specificamente cattolico, a livello universitario, all'evangelizzazione della cultura. Come cattolici dovete confessare apertamente Cristo, senza imbarazzo, nel vostro ambiente universitario.

In questo modo contribuite anche al mantenimento del carattere cattolico della vostra Università, nel suo impegno istituzionale al Vangelo di Cristo, come è proclamato dalla Chiesa Cattolica. Il fatto di dedicarvi a una evangelizzazione della vostra cultura, in profondità, vi mette in grado, come cattolici, di aggiungere nuovi elementi per un dialogo aperto e arricchente. Come giovani universitari cattolici, quindi, avete una speciale testimonianza da rendere. Non fare ciò significa privare l'umanità di un qualificato e necessario contributo: un contributo che soltanto chi è fiero di appartenere ai seguaci di Cristo, può dare.

Cari giovani, la missione che Cristo vi affida è universale, ma allo stesso tempo essa si realizza in un modo unico in ciascuno di voi. Il modo particolare in cui viene svolta dipende dai missionari, da voi. E' vostro compito scoprire tutti i modi giusti per compiere la missione del Signore nel vostro mondo di giovani studenti universitari. Cristo conta sul vostro aiuto. Egli ha bisogno di voi per diffondere la Buona Novella del suo amore e il Vangelo dell'eterna salvezza. E' veramente provvidenziale che il nostro incontro di amicizia si concluda sul tema dell'evangelizzazione, in un Paese che ha una grande missione per Cristo! Questa è una provocazione per ognuno. Ognuno di voi è chiamato a prendere la torcia e proclamare la verità di Cristo. Voi potete farlo! Voi potete farlo con il vostro entusiasmo tipicamente giovanile e con la fiducia - la certezza - dimostrata dai primi Apostoli, quando la Chiesa era giovane. Voi potete farlo, purché lo facciate insieme, purché lo facciate con Cristo e la sua Chiesa.


5. Concludo con un affettuoso e riconoscente ricordo della Vergine Maria.

E' la nostra Madre, una intima, discreta ed affettuosa Madre. Benché il suo affetto sia per tutti, è un fatto che i giovani, specialmente oggi, hanno un bisogno speciale delle sue cure.

E' la nostra Maestra, perché è nostra Madre. Gli studenti devono apprendere, dal suo atteggiamento di profonda riverenza davanti all'incommensurabile mistero di Dio una meravigliosa lezione; così anche dalla sua ricerca della verità attraverso la contemplazione e la preghiera.

E' la Regina degli Apostoli: di tutti gli apostoli, sia quelli dell'origine della Chiesa che quelli del momento storico attuale. La sua presenza è, oggi, così discreta ed efficace, come lo era a Cana di Galilea. Che la Vergine sia sempre con voi. Possa Ella intercedere per voi presso il suo Figlio divino, come fece allora, per impedire che un'ombra di mestizia turbasse la felicità degli sposi, che erano giovani proprio come voi: suoi figli, proprio come voi, come ognuno di voi.

E nel nome del suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, che è sempre l'amico della gioventù del mondo, vi lascio con questa vostra eredità, che è fede, speranza e carità.

Data: 1981-02-18
Mercoledì 18 Febbraio 1981


Ai poveri del distretto di Tondo

Titolo: Difendere la dignità dei poveri non è un lusso per la Chiesa

Mga ginigiliw kong kapatid kay Kristo, (Miei cari fratelli e sorelle in Cristo)

1. Kay tindi ng ligaya na aking nadarama sa mga sandaling ito! (Quale intensa felicità sento in questo momento!). Ho atteso con ansia questa visita perché desideravo dirvi che siete gli amici prediletti del Papa ai quali egli desidera portare il messaggio di amore che Gesù affido alla sua Chiesa. La mia visita a voi quale successore dell'apostolo Pietro è una visita d'amore. Non può essere altro perché vedo in voi Cristo stesso ed è a Lui che ho legato il mio amore. Nel dire a Pietro che doveva essere il pastore del gregge, Gesù gli chiese tre volte, con sempre maggiore insistenza: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?" (Jn 21,15ss).

E san Pietro professo il suo amore per Cristo. Anch'io professo il mio amore per Cristo e nel venire da voi desidero semplicemente offrirvi la testimonianza di questo amore. Desidero semplicemente ripetervi le parole che Cristo pronuncio: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi" (Jn 15,9).


2. Ringrazio il Signore per avermi concesso la possibilità di venire nel Distretto di Tondo ad incontrare il popolo della terra del litorale e soprattutto il popolo della parrocchia di Nostra Signora della Pace e del Buon Viaggio. Il nome di Tondo è legato in modo particolare al nome del mio predecessore Paolo VI, il primo Papa dei tempi moderni pellegrino per il mondo. Quando Egli venne qui più di dieci anni or sono, benedisse la nascita di questa parrocchia al centro di un'area in cui le necessità umane e cristiane erano molte ed intense. Rivendico un maggior rispetto per i diritti della persona umana, per la dignità dei figli di Dio; domando una maggior presa di coscienza delle condizioni del popolo da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche. Mi è stato detto che molto è stato fatto da quell'epoca, che i vari settori della società hanno dimostrato un maggiore interesse ed in particolare che la stessa gente di Tondo ha realizzato molto attraverso la costituzione di organizzazioni proprie per un progresso spirituale, pastorale, sociale ed economico. Ma sarebbero ben più numerose le esigenze a cui far fronte per rendere Tondo un luogo di speranze per ogni uomo, donna e bambino che chiama questo luogo casa propria.


3. Quando pensiamo ai molti problemi che affrontate quotidianamente, quando pensiamo a tanta altra gente che altrove vive nelle baracche delle periferie delle grandi città e nelle zone rurali dimenticate in altre località delle Filippine, allora pensiamo a Cristo. Nei volti dei poveri vedo il volto di Cristo. Nella vita dei poveri vedo riflessa la vita di Cristo. Parimenti, i poveri e coloro che sono soggetto di discriminazione si identificano più facilmente in Cristo, perché in Lui essi scoprono uno di loro. Proprio dall'inizio della sua vita, nel momento beato della sua nascita come Figlio della Vergine Maria Gesù non aveva una casa, poiché per Lui non c'era posto nell'albergo (Lc 2,7). Quando i suoi genitori lo condussero a Gerusalemme per la prima volta per portare la loro offerta al tempio, furono annoverati tra i poveri ed offrirono il dono del povero (cfr. Lc 2,24).

Nella prima infanzia Gesù visse come un profugo, costretto a fuggire l'odio che degenero in persecuzione, a lasciare la sua terra ed a vivere in esilio in suolo straniero. Da fanciullo riusci con la sua saggezza a sconcertare i dotti maestri, ma fu anche capace di lavorare con le sue mani da abile falegname come suo padre putativo Giuseppe. Dopo aver proclamato e spiegato le Scritture nella Sinagoga a Nazareth, "il figlio del carpentiere" (Mt 13,55), fu cacciato (cfr. Lc 4,29).

Persino uno dei discepoli scelti per seguirlo gli disse: "da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?" (Jn 1,46). Fu anche vittima di ingiustizie e torture e fu condotto a morte senza che alcuno lo difendesse. Si, Egli era il fratello dei poveri; la sua missione era - poiché era stato mandato da Dio Padre e consacrato dallo Spirito Santo - di annunziare il Vangelo ai poveri (cfr. Lc 4,18). Egli lodo i poveri quando pronuncio questa frase a tutti coloro che desideravano essere suoi seguaci: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,3).


4. "Beati i poveri in spirito!". Con questa frase comincia il Discorso della Montagna, in cui Gesù ha proclamato le Beatitudini quale programma per tutti coloro che volevano seguirlo. Le Beatitudini erano destinate non solo alle genti del suo tempo, ma anche a tutte le generazioni a venire: sono un invito per tutti coloro che accettano il nome di cristiano. Questo messaggio rivolsi in Brasile agli abitanti dei quartieri poveri che vivono nelle favelas di Rio de Janeiro e a quelli che vivono nel fango della penisola di Salvador de Bahia. Questo è il messaggio che rivolgo a ricchi e poveri indistintamente, il messaggio che la Chiesa nelle Filippine, come altrove, deve fare suo e quindi attuare. Ogni Chiesa che voglia essere una Chiesa dei poveri deve tenere ben presente questa sfida, scoprirne tutta la profondità e compierne tutta la verità.

Qui a Tondo ed in altre parti di questa terra ci sono tanti poveri, e in loro vedo i poveri in spirito che Gesù chiamo beati. I poveri in spirito sono coloro che tengono i loro occhi su Dio ed i loro cuori aperti alla sua azione divina. Essi accettano il dono della vita come un dono che viene dall'Alto e lo apprezzano perché viene da Dio. Con gratitudine verso il Creatore e misericordia verso i propri simili, sono pronti a dividere ciò di cui dispongono con chi è più bisognoso di loro. Amano le loro famiglie ed i loro bambini e dividono le loro case e le loro tavole con il bambino affamato ed il giovane senza casa. I poveri in spirito si arricchiscono di qualità umane; sono vicini a Dio, pronti ad ascoltare la sua voce ed a cantare le sue lodi.


5. Essere poveri in spirito non significa disinteressarsi dei problemi che affliggono la comunità e nessuno ha un più acuto senso di giustizia della gente povera che soffre le ingiustizie determinate dalle circostanze e dall'egoismo umano. Ricercando la forza nella solidarietà umana, i poveri, proprio con la loro esistenza, indicano l'obbligo della giustizia che s'impone alla società e a tutti coloro che hanno potere economico, culturale o politico. così la stessa verità della prima Beatitudine indica un sentiero che ciascun individuo deve percorrere.

Essa dice a coloro che vivono in una povertà materiale che la loro dignità, la loro dignità umana, deve essere difesa, che i loro inviolabili diritti umani devono essere salvaguardati e protetti. Essa dice loro anche che essi stessi possono realizzare molto se mettono insieme la loro intelligenza, i loro talenti, e specialmente la loro determinazione di essere artefici del loro proprio progresso e sviluppo.

La prima Beatitudine dice al ricco, che gode del benessere materiale o che accumula una parte spropositata di beni materiali, che l'uomo è grande non per ciò che possiede ma per ciò che è: non per ciò che ha ma per ciò che divide con gli altri. Il povero in spirito è l'uomo ricco che non chiude il suo cuore, ma affronta le intollerabili situazioni che perpetuano la povertà e la miseria di tanti costantemente affamati e privati delle loro legittime possibilità di crescere e sviluppare il loro potenziale umano, di tanti che non hanno una dimora decorosa e vestiario sufficiente, che soffrono di malattie per mancanza delle più elementari cure sanitarie, che raggiungono la disperazione per mancanza di una occupazione tale da consentir loro di provvedere, attraverso un onesto lavoro, alle necessità delle loro famiglie. Povero in spirito in realtà è l'uomo ricco che non si concede riposo fino a che un suo fratello o una sua sorella è avviluppato nell'ingiustizia e nell'impotenza. Povero in spirito è colui che detiene il potere politico e si ricorda che esso è dato solo per il bene comune e che non desiste mai dal ricercare mezzi per organizzare tutti i settori di una società in conformità alle esigenze della dignità e della uguaglianza che costituiscono il diritto nativo di ogni uomo, donna e bambino che Dio ha chiamato all'esistenza.


6. La Chiesa stessa, la Chiesa in Asia, nelle Filippine e a Tondo, sentirà il richiamo delle Beatitudini e sarà la Chiesa dei poveri perché dovrà fare ciò che Gesù fece e annunciare il Vangelo ai poveri (cfr. Lc 4,18). Ma la preferenza che la Chiesa mostra per i poveri ed i meno favoriti non sta a significare che essa rivolge la sua attenzione solo ad un gruppo, una classe od una categoria. Essa diffonde a tutti lo stesso messaggio: che Dio ama l'uomo e mando il Figlio suo per la salvezza di tutti, che Gesù Cristo è il Salvatore, "la via, la verità, la vita" (Jn 14,6). Essendo Chiesa dei poveri, essa parlerà il linguaggio delle Beatitudini a tutti i popoli, a tutti i gruppi o categorie professionali, a tutte le ideologie, a tutti i sistemi politici ed economici. Ciò non per servire interessi politici, non per acquisire potere, non per creare pretesti per la violenza, ma per salvare l'uomo nella sua umanità e nel suo destino soprannaturale.

Difendere la dignità umana dei poveri e la loro speranza per un futuro umano non è un lusso per la Chiesa, non una strategia di opportunismo, non un mezzo per assicurarsi il favore delle masse. E' il suo dovere perché è Dio che vuole che tutti gli esseri umani vivano conformemente alla dignità che Egli ha loro concesso. E' la missione della Chiesa percorrere il cammino dell'uomo "perché ogni uomo - senza eccezione alcuna - è stato redento da Cristo, perché con l'uomo - ciascun uomo senza eccezione alcuna - Cristo è in qualche modo unito anche quando quell'uomo non è di ciò consapevole" (Giovanni Paolo II RH 14). La Chiesa quindi predicherà l'intero Vangelo ai poveri, li aiuterà ad aver fede nella vita divina ricevuta con il Battesimo, la vita che è nutrita nell'Eucarestia e che è rivissuta e mantenuta con il Sacramento della Riconciliazione. Per lo stesso motivo io incoraggio voi, gente di Tondo, e tutto il Popolo di Dio nelle Filippine, ad esercitare la vostra responsabilità individuale e collettiva per incrementare l'istruzione catechistica mentre vi sforzate di attuare in modo completo gli insegnamenti sociali della Chiesa. Siate del tutto convinti di quanto importante sia per ogni generazione futura del popolo Filippino conoscere la dignità suprema alla quale è chiamato, che è la vita eterna in Gesù Cristo.


7. Miei cari amici di Tondo, siate fedeli a Cristo, e abbracciate gioiosamente il suo Vangelo di salvezza. Non siate tentati da ideologie che predicano solo valori materiali o semplicemente ideali temporali, che separano lo sviluppo politico, sociale ed economico dalle cose dello spirito ed in cui la felicità è ricercata lontano da Cristo. La strada verso la vostra totale liberazione non è la via della violenza, della lotta di classe o dell'odio; è la via dell'amore, della fratellanza e della pacifica solidarietà. So che mi capite, voi poveri di Tondo, perché voi siete beati e vostro è il regno dei cieli. E quando saro andato via, ricordate sempre queste parole di Gesù: "Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Jn 8,36).

E' per Cristo che faccio miei tutti i vostri problemi e sforzi; e per il mio amore in Cristo che unisco il mio sforzo al vostro per assicurare un futuro degno a voi ed ai vostri bambini, è per l'amore supremo che Cristo ha per voi che vi predico il superiore Annuncio della vita eterna.

Prego per voi, per ciascuno di voi, per le vostre famiglie, per i vostri bambini, per i giovani e per gli anziani, per i malati e per i sofferenti. Prego che la forza di Gesù possa essere nei vostri cuori quando lavorate insieme per migliorare le vostre condizioni di vita, per essere buoni cristiani e buoni cittadini. Prego affinché ciascuno di voi trovi Gesù nell'altro ed in ognuno dei propri simili.

E prego affinché lo ritroviate insieme e lo adoriate - il Figlio eterno di Dio - nelle braccia della Madre sua, Maria.

E possa Nostra Signora della Pace e del Buon Viaggio essere per voi tutti una Madre amorosa! Mabuhay kayong lahat! (Lunga vita a voi tutti!).

Jesus na aking kapatid / sa lupa nami'y bumalik Tyong mukha'y ibang-iba / Hindi kita nakikilala. Tutulan mo 'ng aking mata / mamulat sa katotohanan / idaw poon makikilala / sa taong mapagkumbaba.

(Gesù mio dolce fratello tu sei ritornato quaggiù: hai preso l'aspetto di un altro in cui non ti riconosco. Insegna ai miei occhi a scoprire la verità: a riconoscerti, Signore, nel piccolo uomo, nell'umile uomo che vedo).

Data: 1981-02-18
Mercoledì 18 Febbraio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Ai professionisti nell'"Araneta Coliseum" di Manila