GPII 1981 Insegnamenti - Recita "dell'Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Recita "dell'Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: San Francesco D'Assisi testimone del "programma del Regno di Dio"



1. "Michele - chi come Dio!". Il nome dell'Arcangelo che abbiamo celebrato la settimana scorsa il 29 settembre, è un appello, è un programma. E', in certo senso, l'originario programma del Regno di Dio, nato nella lotta scaturita tra la scelta e il rifiuto di Dio nella maestà della sua eterna santità: Dio, che è Creatore di tutto ciò che esiste e, nello stesso tempo, è Padre di ciò che porta in sé il segno interiore della sua immagine e della sua somiglianza. Il nome "Michael - chi come Dio?" contiene in sé la più semplice e anche la più piena motivazione del programma dell'amore: dell'amore di Dio solo sopra ogni cosa e dell'amore di tutte le sue creature secondo la misura del bene loro proprio.


2. Oggi, mentre la Chiesa intera - e in particolare la Chiesa in Italia - ricorda san Francesco d'Assisi, alla soglia dell'800° anniversario della sua nascita, occorre dire che tutta la vita del Poverello d'Assisi fu penetrata da un analogo incanto verso la stessa Divina Essenza: "chi come Dio?", e quindi anche verso il mondo creato da Dio e redento da Cristo. Perciò, anche la vita di san Francesco si è inserita in modo così singolare nella storia del Regno di Dio sulla terra. Dopo otto secoli questo inserimento sembra così attuale, così convincente, come nei secoli XII e XIII: quest'uomo, che ha amato Dio sopra ogni cosa, gli uomini e tutte le creature a misura del bene loro proprio, parla a noi incessantemente con la verità interiore di tutta la sua esistenza, di tutta la sua vita e della sua vocazione. A lui rinnovo oggi la preghiera, che gli ho rivolto il 5 novembre 1978, in occasione del mio pellegrinaggio ad Assisi: "Aiutaci a tradurre tutto... in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo. Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica affinché Cristo stesso possa essere "Via - Verità - Vita" per l'uomo del nostro tempo" ("Insegnamenti di Giovanni Paolo Il", I (1978) 98).


3. Oggi ho avuto la gioia, dopo quasi cinque mesi, di trovarmi di nuovo presso l'altare della Basilica di san Pietro, per compiere durante la Messa il solenne atto di beatificazione di tre nostri fratelli e di due sorelle, che nella loro vita terrena hanno vissuto in maniera eroica il messaggio di Cristo: Alain de Solminihac, francese, Abate del monastero di Chancelade dei Canonici Regolari di sant'Agostino e poi Vescovo di Cahors: esempio luminoso di profonda vita religiosa e di instancabile attività pastorale. Luigi Scrosoppi, italiano, fondatore delle Suore della Provvidenza: ha amato intensamente Gesù, la Chiesa, i "piccoli", specialmente i più abbandonati. Riccardo Pampuri, italiano, medico e religioso dell'Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio (Fatebenefratelli): ha saputo contemplare e servire nei malati il Cristo sofferente. Claudine Thevenet, francese, fondatrice della Congregazione delle religiose di Gesù-Maria: una donna, che si è consacrata totalmente a Cristo ed ha operato, con molteplici iniziative, per la promozione umana, spirituale e sociale della gioventù. Maria Repetto, italiana, della Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Rifugio: fulgido modello di amore verso Dio e verso il prossimo, specialmente sofferente ed emarginato.

In ciascuno di loro non si fa sentire, come in un'eco lontana, quell'originario programma del Regno di Dio in tutto il creato, e soprattutto nell'uomo e tra gli uomini? Il programma, che esprime il nome di Michele, "chi come Dio?".

Preghiamo, meditando il mistero dell'Incarnazione del Verbo Eterno nel seno di Maria Vergine, perché la sua intercessione e, nello stesso tempo, l'esempio meraviglioso di san Francesco d'Assisi e dei novelli beati ci aiutino ad accogliere lo stesso programma: "Chi come Dio?".

(Omissis. Saluti in altre lingue)

Data: 1981-10-04
Domenica 4 Ottobre 1981


Ai Vescovi dell'Africa in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovata confidenza in Gesù e nel suo Spirito

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo,

1. Vi siete costituiti in una unitaria Conferenza Episcopale Inter-territoriale - quella del Gambia, Liberia e Sierra Leone, e a questo titolo vi siete radunati qui oggi. Attraverso questa vostra unione voi trovate aiuto fraterno, affrontate problemi comuni, e studiate metodi efficaci per predicare il Vangelo di Cristo.

Oltre a ciò, in occasioni come quella odierna, siete in grado di vivere il mistero dell'unità della Chiesa il più pienamente possibile tra di voi: "Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum" (Ps 132,1).


2. Questi stessi vantaggi si riferiscono, anche se in modo differente, alla vostra visita "ad limina". Qui voi e le vostre comunità ecclesiali locali trovano l'appoggio della Chiesa universale. Qui voi trovate assicurazione dell'interesse e della preoccupazione personale del Vescovo di Roma, che vi testimonia l'amore che l'intera Chiesa nutre nei vostri confronti. Qui la Santa Sede si sforza di condividere con voi il fardello dei vostri compiti e dei vostri problemi; qui voi cercate e ricevete tra i fratelli la solidarietà e l'aiuto necessari per adempiere alla vostra missione di proclamare Cristo. A questo proposito, la Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e tutti coloro che nel mondo collaborano con essa a favore delle missioni, vi assicurano delle loro preghiere, della loro fiducia e del loro desiderio di assistervi.


3. Nella vostra qualità di Vescovi, voi siete giunti a Roma per pregare i santi Apostoli Pietro e Paolo e per trovare conforto presso le loro tombe. Insieme a loro è necessario volgersi immediatamente a Gesù. Insieme a Pietro voi confessate a Gesù e davanti al mondo: "Tu sei il Cristo, il Figlio dei Dio vivente" (Mt 16,16). E con Paolo voi ripetete la vostra profonda convinzione che Cristo è per noi tutti "sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1Co 1,30).

Questa fede in Cristo dà ragione di tutto il vostro ministero e di tutti i vostri sforzi per portare il suo nome alle vostre genti. Dà ragione del vostro desiderio di predicare il suo Vangelo di salvezza. La vostra fede nel Figlio di Dio vi sostiene nella fatica connessa con lo sforzo di raccogliere le vostre genti attraverso la parola ed il sacramento, in un'unica famiglia ecclesiale, in una comunione. Poiché voi stessi avete accettato il mistero nascosto per secoli e rivelato in Cristo, voi siete spronati a comunicare Cristo agli altri, proclamando il contenuto della sua rivelazione come il grande ed originale contributo della cristianità.


4. Poiché Cristo è la nostra redenzione ed il nostro tutto, il vostro ministero è posto sotto il segno della speranza. Voi sperate nella parola di Dio; voi avete fiducia in ciò che Egli ha promesso. Voi fate assegnamento sul suo aiuto ogni giorno, proprio come fecero i vostri predecessori prima di voi. I vostri sentimenti sono dunque identici con quelli dell'apostolo Paolo: "Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1Tm 4,10). Con questa fede apostolica, cari fratelli, proseguite zelantemente nel vostro compito pastorale. Proclamate incessantemente il mistero di Cristo e della sua Chiesa, secondo l'alto insegnamento del Concilio Vaticano II, e nella fedeltà a tutte le sue direttive.

Continuate nel vostro ministero di formare a Cristo le giovani generazioni e di offrire loro la sfida completa contenuta nel suo Discorso della Montagna. Dio ricompenserà certamente voi e tutti coloro che hanno lavorato con voi nel costituire scuole cattoliche e i molti servizi che queste scuole rendono alla comunità cattolica e alla società in generale.

Non stancatevi mai di offrire l'insegnamento di Cristo sulla giustizia e l'amore fraterno a tutti gli uomini e donne di buona volontà a qualsiasi livello sociale essi appartengano. così facendo voi sarete promotori dell'armonia e del benessere delle nazioni stesse di cui fate parte.


5. In modo del tutto particolare continuate ad esercitare il vostro zelo pastorale nel promuovere le vocazioni sacerdotali e religiose a Cristo. "Gettate in lui ogni vostra preoccupazione" (1P 5,7), e pregate "il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,37). Fate appello alla vostra gente perché si capisca come ciò sia vitalmente necessario per la comunità e come sia importante il contributo della famiglia cristiana nel promuovere le vocazioni ecclesiastiche.

Fate appello specialmente agli ammalati ed agli infermi perché offrano le loro sofferenze, in unione con quelle del Salvatore, per questa santa intenzione.


6. Mediante uno studiato sforzo pastorale avete ora un Seminario inter-territoriale entro il Vicariato apostolico di Monrovia. Questa comune iniziativa apostolica merita il vostro prolungato interessamento e tutta la vostra personale attenzione - la vostra attenzione individuale e collettiva. Il Seminario è di capitale importanza per la vita della comunità cristiana e per il futuro del Popolo di Dio. Nel Seminario, la parola di Dio deve essere autenticamente vissuta e pienamente trasmessa nella sua integrità, in obbedienza al comando di Cristo e per il benessere di ogni futura generazione del vostro popolo. La fedeltà nel trasmettere la fede e l'impegno nell'educare nuovi seminaristi sono attività pastorali di suprema importanza per i Vescovi: esse sono espressione di profondo affetto pastorale. Si, fu con profondo intuito che il Concilio Vaticano II si è riferito al Seminario come "il cuore della diocesi" (OT 5).


7. Amatissimi fratelli, in occasione di questa visita "ad limina", rinnovate con tutto il vostro cuore la vostra fede in Gesù Cristo e nel suo Spirito Santo. Nella potenza dello Spirito Santo, la Parola di Dio è stata seminata, è cresciuta, ed ha già portato ricchi frutti per il Regno di Dio. Lo Spirito Santo ha sostenuto i vostri predecessori, voi stessi e i vostri sacerdoti. Egli continuerà ad essere con voi ed in voi, e a lavorare attraverso di voi. Vorrei ora chiedervi di portare la mia benedizione apostolica a tutto il vostro popolo. In particolare vi chiedo di comunicare ai vostri sacerdoti, religiosi e agli altri vostri collaboratori nel Vangelo il messaggio di speranza cristiana che abbiamo celebrato insieme a Roma: "Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1Tm 4,10).

E nell'attesa che il Signore venga nella gloria, possa Maria, fedele Sposa dello Spirito Santo, essere per il popolo pellegrinante delle vostre terre "segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68). Possa la Madre di Gesù essere vicina a tutti voi con il suo amore materno.

Data: 1981-10-05
Lunedì 5 Ottobre 1981


Al Pontificio Consiglio per i Laici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Favorire sempre più l'inserimento dei laici nel tessuto vivo della Chiesa



1. E' sempre per me una grande gioia ricevervi nell'occasione della vostra Assemblea plenaria annuale, voi tutti, membri, consulenti e personale del segretariato, riuniti come una famiglia attorno al vostro Presidente, il Cardinale Opilio Rossi. Potrei persino dire che noi ci troviamo tra "vecchi amici", poiché, solo pochi anni fa - anche se a noi sembra che si tratti del passato - io ero consulente del Consiglio dei laici. Oggi, io scorgo tra di voi dei visi ben noti.

Invece, altre persone, con le quali abbiamo lavorato e di cui serbiamo un ricordo molto caro, ci hanno preceduto nella casa del Padre, in cui, noi speriamo, contemplano il Signore faccia a faccia. E poi ci siete voi tutti, che io porto ugualmente nel mio cuore, e che, ogni anno, la vostra Assemblea mi offre l'occasione di conoscere di più.

Io vorrei, in primo luogo, ringraziarvi tutti per il prezioso servizio che voi rendete al successore di Pietro, collaborando, in un modo specifico, al suo ministero pastorale, vale a dire, promuovendo e guidando la partecipazione dei laici alla vita e alla missione della Chiesa. Si tratta di un compito immenso che ci è stato affidato dal grande evento conciliare: permettere a un numero sempre crescente di cristiani di impegnarsi a vivere, in modo cosciente e coerente, il loro sacerdozio di battezzati, come pietre dell'edificio di Cristo, cittadini e protagonisti del suo popolo pellegrino.

Io vi ringrazio ugualmente, e, attraverso voi, ringrazio tutti i movimenti e le associazioni, i consigli e i gruppi dei laici del mondo intero che, con la mediazione del Consiglio Pontificio per i laici, mi hanno inviato messaggi così numerosi e così calorosi di comunione durante la mia prova. Quei messaggi furono per me un grande conforto. Ritornando, vi incarico di dire ai vostri mariti e alle vostre mogli, ai vostri figli, ai vostri colleghi di lavoro, ai membri delle associazioni e dei movimenti ai quali voi appartenete, ai membri delle comunità in cui vivete che il Papa li ama, che domanda loro di essere uniti a lui, che ha bisogno di questa unità espressa nella preghiera e nella condivisione di intenzioni comuni.

Si, più che mai noi dobbiamo dare testimonianza della nostra unità profonda e incrollabile in una Chiesa, serena e più matura, solida e viva, gioiosa e piena di speranza di fronte ai compiti elevati che esige l'evangelizzazione e alle sfide storiche che essa deve affrontare, quando questa Chiesa passa attraverso le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio.


2. Voi avete voluto centrare il tema dell'Assemblea plenaria del Dicastero sugli aspetti particolari della vocazione preminente dei laici cristiani, cioè, "il governo delle cose temporali che essi ordinano secondo Dio" (LG 31), l'impronta dello spirito evangelico sulle molteplici strutture della vita sociale.

Già il mio predecessore Paolo VI, nella sua rilevante esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" aveva sottolineato, in linea col Concilio che la "vocazione specifica" e la "forma singolare d'evangelizzazione" dei laici si realizzano attraverso compiti diversi assolti nell'ordine temporale, al fine di mettere "in azione... tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti ed operanti nelle cose del mondo" (EN 70). Esiste un'urgenza: il laicato cattolico deve essere all'altezza delle esigenze che richiede, dalla sua presenza originale, il rinnovamento dei diversi ambiti della vita e del lavoro umano.

Nel cuore delle situazioni e dei problemi in cui si gioca l'avvenire dell'uomo, esso deve, in particolare, essere il testimone di una umanità nuova, creare dei nuovi spazi in cui si possa fare l'esperienza della fraternità, alimentare la sua immaginazione creatrice col dinamismo del Vangelo, dare l'esempio del sacrificio generoso - che comporta il difficile equilibrio tra prudenza e coraggio - di coloro che si adoperano per aprire al Cristo, Signore della storia, le porte del cuore dell'uomo, della cultura dei popoli, dell'avvenire delle nazioni, di un nuovo ordine internazionale. La Chiesa ha bisogno di laici che siano annunciatori del Vangelo, affinché quest'ultimo penetri tutto il tessuto della vita sociale, ne costituisca la trama, fondamento della "civiltà dell'amore", essa stessa segno precursore della venuta del Signore, e quindi della pienezza del Regno.

Inoltre, noi speriamo nei laici, abbiamo fiducia in loro, incoraggiandoli a impegnarsi, affinché sia vinta una certa visione deformata del sacerdozio che distorce il senso del ministero pastorale, quando il prete cede alla tentazione di divenire un leader sul piano politico, sindacale o sociale.


3. Tra i vasti campi d'azione del laicato cristiano, la vostra Assemblea ne ha ritenuti fondamentali tre: la famiglia, il lavoro, la cultura.

Ancora una volta io vi ringrazio per la vostra scelta - essa esprime il desiderio di fare vostre alcune delle preoccupazioni maggiori del mio pontificato, di prenderle in considerazione e di concretizzarle.

La famiglia, il lavoro e la cultura sono tre assi fondamentali attorno ai quali si svolge la vita dell'uomo, si realizza la sua umanità, si costruisce la sua personalità cristiana di figlio di Dio, fratello dei suoi simili e signore della creazione. Sono degli ambiti universali, determinanti per lo sviluppo integrale dell'uomo e l'apporto originale del Vangelo alla vita sociale; sono degli ambiti che interpellano.

Voi comprendete che non mi è possibile, qui, parlare in dettaglio delle loro immense possibilità, né dei problemi e delle sfide che essi pongono.

Ma io vorrei ricordarvi l'importanza - di cui voi siete senza alcun dubbio consapevoli - dell'opzione preferenziale fatta dal Magistero pontificio e dal Magistero episcopale in favore della famiglia, luogo originale dell'uomo, cellula di base della società, culla della civiltà, comunità chiamata ad essere Chiesa domestica. E io vorrei anche raccomandarvi di attingere abbondantemente all'eredità così copiosa che ci ha lasciato il recente sinodo dei Vescovi.

Sappiate che è in considerazione del carattere prioritario della pastorale familiare che io ho sentito la necessità di creare il Consiglio Pontificio per la famiglia che, senza alcun dubbio, potrà contare sulla collaborazione attiva del vostro Dicastero.

Per tutte le questioni riguardanti il lavoro, mi permetto di rimandarvi alla mia recente enciclica "Laborem Exercens". D'altronde, come indica il vostro programma, il suo contenuto sottende i vostri lavori. Gli argomenti che essa tratta rivestono per me oggi una grande importanza. E' per questo che io vi incoraggio non solo a studiarla attentamente, ma a metterla in pratica, perché la sua fecondità è sostenuta e sarà prolungata dall'impegno ecclesiale e cristiano dei laici nel mondo del lavoro. Aprite gli occhi e guardate: i tempi sono maturi perché il Vangelo porti sempre più frutto nei diversi settori del mondo del lavoro e nei movimenti dei lavoratori, allorché sono in crisi tutti i tipi di società che si occupano dell'organizzazione del lavoro basandosi sul materialismo e sull'"economismo", e appaiono illusorie le utopie di salvezza che non rispettano le potenzialità e tutte le dimensioni dell'umanità.

Vi invito anche a contribuire con tutte le vostre forze al rinnovamento della cultura che, come espressione dell'uomo integrale, deve essere al suo servizio, radicata nelle migliori tradizioni dei popoli e delle nazioni, aperta alla trascendenza e legata sia ai costumi popolari che alle più nobili realizzazioni scientifiche e tecniche. Solo questo rinnovamento sarà capace di dare un nuovo significato alla vita umana, di far nascere dei nuovi progetti e delle nuove speranze sul piano personale e collettivo, di guidare verso un futuro più degno dell'uomo.

E ora, a tutti voi qui presenti, alle vostre famiglie e, attraverso voi, a tutti i laici che vivono le molteplici forme di presenza nella Chiesa, io imparto, con tutto il mio paterno e fraterno affetto, la mia benedizione apostolica.

Data: 1981-10-05
Lunedì 5 Ottobre 1981


Alla Commissione teologica internazionale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo, Figlio di Dio e Redentore dell'uomo essenza della religione cristiana



1. In primo luogo voglio salutare voi, membri della Commissione Teologica Internazionale, e soprattutto il vostro Presidente, Cardinale Francesco Seper e gli altri ministri della Sacra Congregazione per la dottrina della fede. Siete qui convenuti da tutti i continenti della terra, dai vari luoghi di cultura, da regioni di lingue diverse e da molte discipline di scienze teologiche. In voi dunque saluto tutti i teologi cattolici della terra che operano per il bene spirituale della Chiesa.


2. Il mio venerando predecessore Papa Paolo VI istitui nel 1969 la Commissione Teologica Internazionale, dopo che i Padri del Sinodo straordinario dei Vescovi avevano espresso due anni prima questo desiderio. Funzione della Commissione è "prestare aiuto alla Santa Sede e soprattutto alla Sacra Congregazione (per la dottrina della fede) sulle questioni dottrinali di maggiore importanza" (cfr. "Statuta Commissionis", AAS 61 (1969) 540). Nel passato decennio la Commissione Teologica Internazionale ha realizzato in molti e vari modi, utilmente e con successo quel proposito, come risulta dai numerosi documenti di grande valore editi finora. E so che hanno prestato moltissimo aiuto non solo al Papa, alla Sacra Congregazione per la dottrina della fede e agli altri dicasteri della Curia Romana, ma anche alle Conferenze Episcopali e al progresso della teologia. Era necessario questo servizio in questi tempi di difficili e nuovi problemi e di opinioni totalmente divergenti; esso ha contribuito a promuovere e a rafforzare l'unica fede nell'unica Chiesa. Per questo l'impegno della Commissione Teologica si intensifica sempre di più e ripeto le parole del mio discorso del 26 ottobre


1979 ai membri della vostra Commissione: "la approviamo grandemente, la stimiamo molto e molto ci aspettiamo da essa" (cfr. AAS 71 (1979) 1429).


3. In questo compito dovete essere utili e lavorare per una buona e fruttifera collaborazione tra il Magistero e la teologia. Pertanto permettetemi di ricordare ciò che l'anno scorso durante la mia visita pastorale in Germania dissi il 18 novembre ad Altotting ai Professori di teologia sacra: "La teologia è una scienza con tutte le possibilità di conoscenza umana. Essa è libera nell'applicazione dei suoi metodi ed analisi. Tuttavia la teologia deve badare al rapporto che ha con la Chiesa. Non dobbiamo a noi stessi la fede; essa "è fondata sugli Apostoli e sui Profeti, mentre Cristo stesso ne è la pietra angolare" (cfr. Ep 2,20). Anche la teologia deve presupporre la fede. Essa la può chiarire e promuovere, ma non la può produrre. Anche la teologia sta sempre sulle spalle dei Padri nella fede...

L'amore alla Chiesa concreta, che implica anche la fedeltà alla testimonianza della fede e al Magistero ecclesiastico, non distoglie il teologo dal suo lavoro e non toglie nulla a questa autonomia irrinunciabile. Il Magistero e la teologia hanno ambedue un compito diverso. Perciò, non si possono ridurre l'un l'altra.

Tuttavia sono al servizio della stessa causa. Proprio per questa struttura devono rimanere in costante dialogo tra di loro". Questo vale in modo specifico per i compiti della Commissione Teologica Internazionale che comunica le preoccupazioni del Pastore supremo della Chiesa e della Curia Romana e parimenti dei Vescovi sparsi per il mondo.


4. So anche che voi discuterete di nuovo in questa sessione plenaria dei problemi della Cristologia. Nel precedente congresso la Commissione Teologica Internazionale fu strumento eccellente per un giudizio sulle problematiche di oggi e per una più profonda conoscenza della fede della Chiesa e spero che la continuazione di questa vostra opera porterà frutti degni degli studi fino ad ora condotti dalla Commissione. Tre desideri nutro molto a questo proposito e ve li voglio comunicare brevemente.

a) Gesù Cristo è immagine di Dio; in lui consistono tutte le cose in cielo e sulla terra (cfr. 2Co 4,4 Col 1,15). Sul volto di Gesù Cristo rifulge lo splendore di Dio Padre invisibile. Perciò Gesù Cristo è più di un profeta. Egli vive una particolare comunione col Padre. Solo per questo noi siamo redenti, poiché Gesù Cristo può comunicare nella sua persona la pienezza della vita divina.

Per questo crediamo nel Figlio di Dio, "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato dalla stessa sostanza del Padre, per mezzo di lui tutte le cose sono state create". In questa confessione di fede è contenuto il nocciolo della religione cristiana.

b) Questa fede cristiana dipende dal Nuovo Testamento e dalla viva tradizione della Chiesa, così come si è manifestata nei Concili Ecumenici dei primi secoli. La celebrazione del primo Concilio di Costantinopoli ricordava in quei tempi, a coloro che erano veramente cristiani, il vincolo alla Sacra Scrittura ed esortava a proseguire in quel "consenso durato cinque secoli".

L'attività teologica deve più di prima venire in aiuto a questo patrimonio e all'eredità della Chiesa primitiva. Non trascurate questa forza spirituale nelle discussioni odierne, specialmente in quelle ecumeniche. Molte dichiarazioni e tanti eventi nel corso di queste celebrazioni tra i cristiani separati suscitano grande speranza per una maggiore unità.

c) Infine, la riflessione cristologica offre lode e onore al Dio Trino e alla sua bontà infinita, ma contiene anche un significato antropologico. Parlo del noto e stupendo passo della Costituzione Pastorale "Gaudium et Spes" (GS 22); "Cristo, nuovo Adamo... svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione". Nelle encicliche "Redemptor Hominis" e "Dives in Misericordia" ho tentato di spiegare questo pensiero in risposta alle inquietudini e alle aspettative degli uomini. In questo campo si celano grandi compiti per la moderna teologia. Perciò mi rallegro nel sapere che il vostro prossimo tema sarà incentrato sulla "Dignità della persona umana". Considerate attentamente la connessione dei vostri studi!


5. Vi ringrazio per l'impegno fino ad ora svolto soprattutto sotto la direzione dell'eminente Cardinale Presidente Seper e del Segretario Generale Protonotaro Apostolico Professor Philip Delhaye, che come molti altri tra voi, sostengono il peso del lavoro da più di dieci anni. Allo stesso modo il mio animo è sinceramente grato al vostro Segretario Tecnico Peter Jarry per l'attento adempimento dei suoi compiti. All'inizio del quindicesimo anno della vostra attività chiedo per voi a Dio ogni bene. Abbracciandovi con sincero affetto prego con fede che il Signore, per l'intercessione della Beata Vergine Maria, vi rafforzi e vi sia sempre vicino con i doni dello Spirito e vi conduca ad una conoscenza sempre più approfondita delle sue ricchezze. La benedizione apostolica, che imparto con gioia a voi tutti, confermi questi voti.

Data: 1981-10-06
Martedi 6 Ottobre 1981





Al pellegrinaggio della città di Avila per il IV centenario della morte di Santa Teresa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il prossimo anno teresiano rivitalizzi l'interiorità cristiana

Caro fratello nell'Episcopato, Signor Sindaco, Consiglieri e Cittadini di Avila, Concittadini di santa Teresa di Gesù, Provo una profonda soddisfazione nel ricevere oggi questo vostro gruppo così numeroso, che mi rende spiritualmente presente a tutti gli abitanti di Avila, città che ha la fortuna di aver visto nascere una delle maggiori figure della storia della Chiesa.

Questo incontro ha luogo precisamente nell'occasione del quarto Centenario di santa Teresa del Gesù, che sta per essere inaugurato ad Alba di Tormes e ad Avila, due città tanto intimamente legate, l'una per la nascita, l'altra per essere sede delle sue spoglie mortali, alla grande riformatrice del Carmelo.

Vi ringrazio per questa visita, che in un certo modo è un primo momento delle celebrazioni centenarie con la partecipazione del Papa, al quale le note circostanze non permetteranno di stare con voi nei prossimi giorni, ma che rinnova la sua speranza che la Provvidenza gli conceda, in un non lontano futuro, il momento propizio.

Intanto, il mio Inviato Speciale Cardinale Ballestrero renderà più viva la mia presenza durante le celebrazioni inaugurali del Centenario, che la gerarchia ecclesiastica ha preparato con opportune iniziative, affinché questo sia veramente in tutta la Spagna un anno di rinnovamento nella fede, nella speranza, nell'interiorità religiosa del popolo fedele, nella testimonianza di vita cristiana nell'attuale momento storico della vostra Patria, nel comportamento individuale, familiare e sociale del cattolico spagnolo, senza presunzioni ne falsi complessi, come membro della comunità politica e della Chiesa.

E' necessario che il ricco patrimonio lasciato da Teresa di Gesù venga meditato a fondo e ispiri un profondo rinnovamento nell'esperienza interiore del popolo, perché in questo modo si rinvigorisca tutta la vita ecclesiale, nelle sue molteplici manifestazioni.

La possente figura, non solo locale o nazionale ma universale, della grande Teresa deve essere un forte stimolo in questa direzione. A ciò invita il nome che ella scelse come espressione di se stessa, Teresa di Gesù, e con il quale l'ha conosciuta la storia di quattro secoli, nel campo ecclesiale, culturale, nella devozione, nella teologia spirituale e nell'arte.

Per questo rendo con grande gioia omaggio a questa santa, alla quale insieme a san Giovanni della Croce mi sento particolarmente legato, e che con ragione fu la prima donna ad essere nominata Dottore della Chiesa dal mio predecessore Paolo VI nel 1970, in riconoscimento dei suoi singolari meriti e del significato ecclesiale.

Essere concittadini o compatrioti di Teresa di Gesù è un segno di gloria, ma anche un impegno a ispirarsi a lei, al suo insegnamento ed esempio, per essere fedeli alla sua missione universale, un impegno per essere sempre meglio cittadini e figli della Chiesa.

Assicurandovi il mio frequente ricordo nella preghiera, perché questo anno Centenario rechi i frutti spirituali desiderati, vi imparto con profondo affetto la benedizione apostolica, che estendo a tutti i cittadini di Avila.

Data: 1981-10-08
Giovedì 8 Ottobre 1981


Ai Vescovi della Tanzania in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinvigorite la comunione nella fedeltà alla parola di Cristo

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo,

1. Dopo un lungo periodo di malattia, è una gioia per me essere di nuovo in mezzo ai miei fratelli nell'Episcopato. E' stata cosa particolarmente gradita per me riprendere le udienze "ad limina", iniziando la scorsa settimana con il primo gruppo di Vescovi dalla Tanzania, ed in particolare con il Cardinale Rugambwa.

Durante la mia visita in Africa ebbi l'occasione per esprimere pubblicamente la mia profonda stima per lui, ricordando il suo lungo e fedele servizio come Vescovo e i suoi due decenni come Cardinale. E con profondo affetto in Cristo Gesù io do il benvenuto a voi oggi, e rivolgo le mie parole di fraterno sostegno a voi e all'intera gerarchia del vostro Paese.

Allo stesso modo colgo anche l'occasione per mandare i miei rispettosi e cordiali saluti a Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica.


2. Come zelanti pastori del gregge voi siete venuti a Roma per offrire le vostre Chiese locali a Gesù Cristo per offrirle a lui in cattolica unità. Voi siete venuti per affidare il destino del vostro popolo "a lui che ci ama e che ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue" (Ap 1,5). Voi recate le gioie e le fatiche, le speranze e le aspirazioni di migliaia di individui e di numerose comunità ecclesiali. Siate certi, cari fratelli, che la vostra offerta è gradita al Signore, il quale sta per sempre con la sua sposa, la Chiesa.


3. Allo stesso tempo voi siete venuti per rinnovare la vostra consacrazione vescovile. In questa occasione, voglio farvi sapere, che sono vicino a voi nella preghiera. Come Vescovo di Roma, vostro fratello e servo nello Spirito, desidero proclamare il vostro grande ruolo spirituale, la vostra suprema dignità di guide al servizio del popolo di Dio. Desidero esprimere parole di lode per tutti gli sforzi unitari che avete compiuto, per ogni cosa che voi fate nell'imitazione di Gesù il Buon Pastore. Io desidero anche incoraggiarvi a perseverare fermamente nell'affrontare i problemi pastorali di ogni giorno, cercando insieme soluzioni realistiche in armonia con la realtà della Parola di Dio e della sua onnipotenza, ben sapendo che "ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio" (Lc 18,27).

Gesù stesso ha stabilito i precetti per il nostro popolo; egli dà la grazia. E' compito nostro proporre il suo insegnamento nella sua pienezza, aspettando pazientemente che lui tocchi i cuori umani e produca un buon raccolto. In verità, dobbiamo essere convinti che colui che "opera in noi ha il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20). Per noi il fallimento consiste nel dubitare dell'infinita potenza della grazia di Cristo.


4. E' chiaro che noi dobbiamo mantenere le nostre priorità evangeliche: quei valori essenziali che sono caratteristica della vita autentica delle comunità cristiane. In particolare, io vorrei chiedervi di fare ogni sforzo per promuovere l'istruzione catechistica, l'educazione religiosa e l'adeguata formazione dei vostri seminaristi. Come Vescovi, mostrate il vostro pastorale interesse ai vostri preti e date a tutti espressione del vostro amore fraterno, così che essi a loro volta possano essere effettivi strumenti del ministero della salvezza.


5. In ogni cosa che fate, mantenete la visione della Chiesa come di una comunità radunata insieme a Cristo, di una comunione fondata sulla sua Parola sacra, nutrita dal suo Corpo e dal suo Sangue e amata dal Padre suo celeste. Le Chiese locali per le quali voi date le vostre vite sono le comunità del vostro amato popolo - il popolo pellegrino di Dio - che forma il suo Corpo Mistico e che si sforza di viverne l'autentica vita in mezzo alle abitudini delle proprie culture - purificate ed innalzate dal Vangelo salvifico di Gesù - e in mezzo agli eventi della vita quotidiana. Questo era il mio pensiero lo scorso anno quando mi rivolsi ai Vescovi riuniti a Nairobi e dissi: "Rispettando, preservando e favorendo i valori propri e la ricca eredità culturale del vostro popolo, voi sarete in grado di guidarlo verso una migliore comprensione del mistero di Cristo, che deve essere vissuto nelle nobili, concrete e quotidiane esperienze della vita africana. Non è questione di adulterare la Parola di Dio, o di svuotare la Croce della sua potenza (cfr. 1Co 1,17), ma piuttosto di portare Cristo proprio nel cuore della vita africana e di elevare Cristo l'intera vita africana. così non solo il cristianesimo è importante per l'Africa, ma Cristo stesso, nelle membra del suo Corpo, è africano" ("", III, 1 (1980) 1223) Reggere il Corpo di Cristo, condurre il vostro popolo alla piena maturità in Cristo - questa è la vostra vocazione come Vescovi. Si, questo è il vostro ministero: elevare l'intera vita africana, fino a Cristo, che nelle membra del suo Corpo è africano e che continua nella sua Chiesa a proclamare il Vangelo che purifica ed innalza, che libera e salva.


6. Il criterio del vostro autentico ministero - del vostro autentico ministero episcopale - è l'assoluta fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Parola. E' compito nostro seminare ed irrigare; Dio stesso farà sviluppare e farà crescere il seme della sua Parola al tempo opportuno. Egli chiede la nostra fedeltà, la nostra obbedienza nella predicazione del suo messaggio, la nostra pazienza nell'attesa della pienezza del raccolto della salvezza. In verità voi siete venuti a Roma portando nel cuore le speranze delle vostre comunità ecclesiali e le aspirazioni di tutto il vostro popolo. Oggi, come pastori, voi ed io, offriamo tutto ciò a Gesù Cristo attraverso il Cuore Immacolato di Maria.


7. Sappiate essere sempre vicini ai vostri preti, sostenendoli con generosità e fervore, e assicurandoli che il Papa li ama e li esorta a dare interamente se stessi per il gregge. Alle religiose e ai religiosi invio l'espressione della mia gratitudine per la loro consacrazione al Regno e per il servizio che essi amorevolmente rendono nel nome di Gesù. Dite ai seminaristi che Cristo ha bisogno di loro e che fa assegnamento sulla loro collaborazione e perseveranza. Assicurate le famiglie cristiane che la loro vocazione è benedetta da Dio e che la loro fedeltà rende gloria immensa alla grazia di Gesù Cristo. E soprattutto il Popolo di Dio sia fedele al precetto di Cristo in tutta la sua pienezza: "Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Questo è veramente il vostro ministero di Vescovi, servitori del Vangelo di Cristo, scelti come pastori della Chiesa "che Egli si è acquistata con il suo sangue" (Ac 20,28).

Cari fratelli Vescovi, insieme preghiamo Gesù Cristo, che ci ha chiamato ad offrire le nostre vite per i nostri fratelli e sorelle, così "che essi abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). A lui rinnoviamo l'offerta delle nostre vite; a lui offriamo e consacriamo la Santa Chiesa di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1981-10-09
Venerdi 9 Ottobre 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Recita "dell'Angelus" - Città del Vaticano (Roma)