GPII 1981 Insegnamenti - Ai partecipanti al Convegno nazionale per i responsabili dei religiosi - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti al Convegno nazionale per i responsabili dei religiosi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Stretta intesa e collaborazione tra religiosi e vescovi

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Sono veramente lieto di darvi il benvenuto e di assicurarvi il mio cordiale compiacimento per potermi oggi incontrare con voi, che esprimete una cospicua parte della vitalità della Chiesa italiana. Saluto in voi i Vescovi e vicari episcopali incaricati dei religiosi e delle religiose nelle varie diocesi, ed inoltre saluto gli stessi religiosi e religiose, numerosi e qualificati, che qui rappresentano rispettivamente la Cism e l'Usmi. La vostra presenza mi conferma non solo il vostro encomiabile desiderio di comunione con il successore di Pietro, ma anche il proposito di trarre da questo appuntamento nuova fiducia e rinnovato impegno per i molteplici compiti di varia responsabilità, che caratterizzano il vostro ministero. E non posso tacervi che questa occasione offre anche a me la particolare possibilità di rivolgervi la mia sentita parola, che è di plauso, di incoraggiamento, di esortazione, ed in special modo di viva riconoscenza per tutto ciò che congiuntamente voi fate per la gloria di Dio e a bene della Chiesa.

Siete alla conclusione di un convegno nazionale, che ha avuto come tema: "Comunione e corresponsabilità ecclesiale nelle "Mutuae Relationes" in Italia", e nelle vostre riflessioni siete stati aiutati da relazioni di validi maestri. Certo non spetta a me, qui e ora, proporvi una nuova lezione in aggiunta a ciò che già avete ascoltato e poi approfondito nei dibattiti del convegno. Ma l'importanza del tema scelto come oggetto di studio e di meditazione mi suggerisce di esporvi qualche breve considerazione.


2. Innanzitutto mi è caro ricordare che il carisma della vocazione religiosa ha un suo posto del tutto naturale nella vita della Chiesa. E si tratta di una naturalezza, che si fonda e deriva dalla stessa volontà di Gesù Cristo. Infatti, se quel primo invito evangelico rivolto da Gesù al giovane ricco, "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi..." (Mt 19,21), rimase purtroppo senza alcun esito positivo, poiché quegli "se ne ando triste" (Mt 19,22), quante innumerevoli volte, invece, esso fu accolto nella storia della Chiesa, con prontezza, con trasporto, e con gioia grande, da tante anime di uomini e di donne, che ne hanno fatto il proprio luminoso punto di riferimento e la propria ragion d'essere! Quanti religiosi e religiose hanno ripetuto e ancor più hanno sperimentato la profonda verità delle parole di Paolo apostolo: "Afflitti, ma sempre lieti: poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto" (2Co 6,10), poiché sapevano e sanno che sono veritiere, riferendole a Cristo, le parole dell'autore del Libro della Sapienza: "Insieme con essa mi son venuti tutti i beni" (Sg 7,11).

Si tratta, pertanto, di un carisma che merita somma stima da parte di tutta la Comunità ecclesiale, non solo a motivo della peculiare consacrazione al Signore, che lo distingue, ma anche perché esso comporta una tale dimensione di servizio e di totale dedizione ai fratelli, che lo colloca al livello di una nuova e incomparabile maternità e paternità, cui tutti devono rispetto, amore e riconoscenza.

E' necessario, pero, che la vita religiosa realizzi la propria fecondità mediante un profondo inserimento nel contesto pastorale della Chiesa, in un armonico intreccio con gli altri carismi e ministeri, primo fra i quali il carisma ed il ministero sacramentale-gerarchico.


3. Leggiamo, infatti, al n. 20 delle "Mutuae Relationes": "La Chiesa non è stata istituita al fine di essere un'organizzazione di attività, ma piuttosto quale Corpo vivo di Cristo per dare testimonianza. Essa, tuttavia, necessariamente svolge un lavoro concreto di progettazione e di coordinamento di molteplici uffici e servizi, affinché insieme convergano in un'azione pastorale unitaria, nella quale si stabiliscono quali siano le scelte da seguire e quali gli impegni apostolici da preporre agli altri". Ebbene, in questo ambito di idee e di direttive, occorre una stretta collaborazione della vita religiosa con la vita e la missione di tutta la Chiesa, quale è interpretata e promossa dai suoi legittimi Pastori. D'altronde, solo in un tale quadro il carisma della consacrazione religiosa può rifulgere totalmente nel suo senso e nella sua finalità di segno e di testimonianza, pur attraverso le vie diversissime con cui i membri dei vari Istituti realizzano la propria vocazione. Se, infatti, il sigillo dell'appartenenza ecclesiale è necessario per ogni battezzato, che deve pertanto sempre ricercare e nutrire la comunione con i propri Pastori, tanto più ciò è richiesto come tratto distintivo per chi nella Chiesa, fa esplicita professione di un'appartenenza a Cristo, che oltrepassa e porta a compimento quanto già è dato nel sacramento del Battesimo.


4. S'impone perciò la necessità di una stretta intesa e collaborazione dei religiosi e delle religiose con i Vescovi. E questo in senso molto concreto. In primo luogo, per una distribuzione o ridistribuzione degli Istituti, delle persone consacrate e delle opere, secondo le reali necessità della Chiesa particolare al giorno d'oggi, anteponendo ad altri pur fondati motivi l'ideale del più efficace servizio alla Comunità ecclesiale. In secondo luogo, e sommamente opportuno un accordo e uno scambio di informazioni con i Pastori diocesani, quando i rispettivi organismi dei religiosi e delle religiose programmano, anche a livello regionale o nazionale, i loro convegni ed i loro corsi di formazione o di aggiornamento, soprattutto quando in queste occasioni si toccano problemi pastorali di comune interesse; e ciò al fine di non slegare, o peggio, contrapporre iniziative, che devono tendere all'edificazione del popolo cristiano. In terzo luogo, la collaborazione s'impone in fatto di mezzi di comunicazione sociale. Questa esigenza è particolarmente viva in Italia dove è notevole la tanto provvidenziale fioritura di tali mezzi. Ciò vale in special modo per il settore dell'editoria gestita dai religiosi. In questo campo, moltissimo di ciò che si fa merita certamente l'elogio e la riconoscenza dei Vescovi e della Chiesa intera a motivo degli svariati servizi resi alle esigenze non solo devozionali, ma pedagogiche, culturali, o semplicemente informative del Popolo di Dio. E' importante, tuttavia, che l'ampia attività in materia si svolga secondo criteri di effettiva edificazione, cioè di positiva costruzione del Popolo di Dio, in base alle norme già stabilite o da stabilirsi con la Conferenza Episcopale. E' infatti a finalità di apostolato che devono sempre essere ordinate tutte le iniziative degli Istituti religiosi, cercando il vero bene delle anime ed evitando con vigilante premura quanto potrebbe turbare i fedeli per l'accondiscendenza ad atteggiamenti di critica corrosiva, o di smoderata ricerca del nuovo per il nuovo. Certo, vale sempre nella Chiesa l'augurio di Mosè: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!" (Nb 11,29), ma temperato dalle parole dell'apostolo Paolo, secondo cui nella Chiesa "una manifestazione particolare dello Spirito" deve avvenire "per l'utilità comune" (1Co 12,7).


5. Carissimi fratelli e sorelle, mentre ancora vi ringrazio per questa visita odierna, voglio ulteriormente assicurare a voi ed a tutti i confratelli e le consorelle, che qui rappresentate, non solo la mia stima, ma soprattutto il mio affetto e la mia ferma fiducia nel valore dei vostri rispettivi ministeri. La mia parola, pertanto, si fa vivissimo incoraggiamento a proseguire con generosità, intelligenza e letizia nei preziosi impegni, che già vi assorbono e che vi attendono, a vantaggio della santa Chiesa di Dio.

Sappiate che il Papa costantemente vi pensa, prega per voi, e vi raccomanda sempre alla presenza ed alla grazia del Signore, da cui invoca su di voi i favori più abbondanti.

Di essi è pegno l'apostolica benedizione, che di cuore imparto a voi qui presenti e che amo estendere alle vostre diocesi ed alle vostre benemerite Famiglie religiose.

Data: 1981-04-30
Giovedì 30 Aprile 1981


All'Associazione San Paolo per gli oratori e i circoli giovanili - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Risposta concreta e globale alle nuove istanze dei giovani

Nel clima della gioia pasquale e del canto dell'alleluia che ancora risuona nelle nostre Chiese e nei nostri cuori in questi giorni che seguono la grande domenica di risurrezione, sono particolarmente lieto di accogliere in questa aula i membri del consiglio nazionale e i dirigenti nazionali dell'associazione "San Paolo" per gli oratori e i circoli giovanili, unitamente ai partecipanti al congresso della federazione degli ordini dei farmacisti italiani, ai pellegrini di varie parrocchie e ad alcuni gruppi di studenti, i quali si sono valsi di questi giorni per venire a vedere il Papa e visitare Roma.

1. Siate tutti benvenuti e sappiate che vi ricevo con grande affetto. Guardando i vostri volti, vedo che si è stabilito tra voi e me un rapporto di comunione spirituale che si esprime nella medesima fede, nella medesima carità e nella medesima gioia. Vi ringrazio vivamente per tutto questo.

Ma poiché la maggioranza di questo incontro è costituita dall'associazione per gli oratori e i circoli giovanili, rivolgo anzitutto la mia parola ad essa, esprimendo il mio incoraggiamento per codesto movimento, il quale, rinnovando il tradizionale spirito oratoriano secondo le esigenze dei tempi odierni, si fa notare ed offre una risposta concreta e globale alle nuove istanze di tanti giovani. Nel discorso, col quale Paolo VI, di sempre venerata memoria, approvo e benedisse la nascente istituzione, volle indicare le nobili e nobilitanti finalità dell'oratorio, che mi piace qui ricordare: "L'oratorio - diceva egli nel 1964 - è la palestra delle forze morali e religiose, impiegate con diretta e saggia intenzionalità e con tendenziale rendimento di massimo grado; è la scuola della bontà e della pietà; è il laboratorio delle coscienze giovanili; è l'allenamento ai grandi doveri della vita; è la tessitura delle buone amicizie, che daranno poi alla compagine sociale la sua più schietta e solida coesione; è veramente un vivaio di uomini sani, onesti, intelligenti ed attivi; è uno stupendo fenomeno di popolo ("Insegnamenti di Paolo VI", II, (1964) 81).


2. Carissimi soci animatori, è in questa luce che deve prendere forza e direzione ogni vostra opera educatrice in mezzo ai ragazzi e ai giovani appartenenti all'Anspi. Sull'esempio di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, preservate i ragazzi e i giovani dalle occasioni diseducative, invitandoli a vivere nelle istituzioni oratoriane l'esperienza della preghiera, della catechesi e del gioco, come altrettanti momenti di formazione integrale. Come è noto, tanti ragazzi e giovani, dopo l'iniziazione ai Sacramenti dell'Eucaristia e della Cresima, sfuggono all'azione pedagogica della parrocchia e rischiano di essere abbandonati a se stessi, se non intervengono strutture adeguate, come gli oratori e i circoli giovanili, ad offrire, in misura organica e stabile, una sollecitazione che faccia sentire loro le esigenze vitali di una formazione continua e completa: non solo liturgica e catechistica, ma anche ludica e sportiva.

Tutti gli educatori, religiosi e laici, sono chiamati a questa missione pedagogica. Per i giovani, non si deve risparmiare nessuna iniziativa capace di portarli, mediante una vera e completa evangelizzazione, a un livello di promozione umana e cristiana autentica.


3. E a voi, carissimi ragazzi e giovani oratoriani, diro con le parole del Concilio che "La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore. Essa possiede ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani, la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste. Guardatela, e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani" ("Messaggio del Concilio ai giovani"). Sappiate cercare il volto del Cristo nel vostro oratorio e nel vostro circolo giovanile mediante la preghiera, la frequenza ai sacramenti, il canto sacro, la ricreazione lieta e fraterna, lo sport e il turismo. Siate ragazzi che fanno sul serio, giovani liberi dalla noia, dallo scetticismo e da ogni forma di egoismo. Continuate a dare prova della vostra generosità e della vostra solidarietà verso i più bisognosi, come avete dato esemplare dimostrazione nei tragici eventi del terremoto del novembre scorso, recando sollievo alle persone sinistrate e contribuendo alla ricostruzione delle strutture ricreative e sportive dei circoli e degli oratori colpiti dal sisma, in lodevole collaborazione con la Caritas e con le comunità parrocchiali locali. Ma in questo anno dedicato all'handicappato, io vi esorto anche a far sentire la vostra presenza umana e cristiana a tanti vostri coetanei meno fortunati di voi.

Con la vostra opera fattiva e generosa, fate si che essi non si sentano lasciati da parte, ma aiutati ed incoraggiati ad entrare nei normali luoghi di studio, di preghiera, di lavoro, di svago e di partecipazione sociale, e a sentirsi interlocutori responsabili e protagonisti del loro inserimento nella comunità sociale ed ecclesiale. così facendo, voi diventerete veramente prossimi di ogni uomo, ma con scelta preferenziale verso il più debole e bisognoso, e saprete vedere in ogni uomo, qualunque sia la sua condizione fisica e psichica, il figlio di Dio, inondato dai misteriosi doni della grazia, e il fratello vostro maggiormente bisognoso di essere apprezzato e valorizzato.

Vi assista il Signore Gesù, per intercessione del vostro celeste patrono san Paolo apostolo e di san Filippo Neri, padre e fondatore degli oratori italiani, in questa vostra provvidenziale opera di animazione cristiana negli oratori e nei circoli giovanili italiani.


4. Ed ora rivolgo un cordiale saluto ai membri della federazione degli ordini dei farmacisti italiani, i quali, insieme con i loro familiari, sono presenti a questa udienza.

Illustri e cari signori, la visita di persone impegnate in una professione così alta e così qualificata, quale è quella della farmacia, suscita nel mio animo sentimenti non solo di stima e di ammirazione, ma anche di compiacenza data di avvicinare e di parlare con persone tanto distinte e preparate. Nell'accogliervi, pero, non è mia intenzione di penetrare nel vostro terreno scientifico: non ne avrei il tempo, ne la competenza specifica; ma desidero semplicemente richiamare, sia pure fugacemente, l'interesse e l'attenzione che la Chiesa non cessa di avere per la ricerca scientifica, in qualunque campo essa punti il suo obiettivo. E lo faccio non solo per ammirarne la bontà e riconoscerne i meriti, ma anche per additarne le finalità in ordine al servizio dell'uomo. Infatti la scienza della farmacia, come ogni altra scienza, non ha un fine per se stesso, ma trova ragion d'essere nella promozione dell'uomo.

Essa è serva dell'uomo, il quale, per antica e quindi ben collaudata definizione, è re del creato. E' a questo proposito che l'apostolo Paolo afferma nella prima lettera ai corinzi: "Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio" (1Co 3,22).

Da questo spirito di servizio discende l'impegno che deve animare ogni operatore sanitario, sia a livello della pura ricerca, che a quello della confezione e distribuzione dei farmaci, nella promozione del vero bene dell'uomo, nella tutela della sua salute e della vita. In particolare, il farmacista è e deve essere il professionista della salute. Essendo egli a contatto continuo con i cittadini, può e deve fungere da educatore, da informatore e da promotore di una coscienza sanitaria con l'opportuno consiglio professionale sul consumo dei preparati medicinali. E di qui voi capite quali formidabili responsabilità e quali immensi problemi morali comporta la vostra opera, affinché la farmacia assolva con lealtà e nobiltà di intenti la sua delicata missione.

Vi aiuti il Signore nel vostro benemerito servizio sanitario! Da parte mia, prego il Signore, che si è fatto medicina per la nostra salvezza, di illuminare e di rimunerare quanti di voi con buoni intenti e con buoni procedimenti danno ingegno ed opera a questo arduo compito umanitario, mentre a tutti imparto di gran cuore la propiziatrice benedizione apostolica, estensibile a tutte le persone a voi care.

Data: 1981-05-02
Sabato 2 Maggio 1981


Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Invito a pregare per le popolazioni del Nord-Irlanda



1. "... Et concepit de Spiritu Sancto".

Maria concepi per opera dello Spirito Santo Colui che - crocifisso e deposto nel sepolcro - risuscito, rivelando la potenza di questo Spirito e portandolo al tempo stesso come Dono agli apostoli riuniti nel cenacolo, alla Chiesa, e infine a noi, raccolti in quest'ora domenicale di mezzogiorno per la preghiera comune.

Bisogna che noi, soprattutto in questo anno quando la Chiesa intera ravviva la memoria del Concilio Ecumenico Costantinopolitano I, apriamo largamente le nostre anime per questo dono dall'alto: "Altissimi Donum Dei".

E' nostro dovere approfondire la realtà ineffabile e stupenda che è questo Dono nella nostra vita spirituale, come in quella di tutta la Chiesa, la quale, seguendo la ricchezza dell'insegnamento del Vaticano II, deve veramente lasciarsi inondare dallo splendore che emana dalla verità sullo Spirito Santo.


2. Lo Spirito è il dono di Dio nella Scrittura: "qui locutus est per prophetas: ha parlato per mezzo dei profeti", così noi recitiamo e confessiamo nel "Credo";, che tramanda nei secoli la formulazione del costantinopolitano I. E' lo Spirito Santo che, attraverso la pagina sacra, ci parla di Dio, ci apre il cuore di Dio, ci rivela "anche le profondità di Dio" (1Co 2,10) mediante l'ispirazione biblica e profetica, in tutte le varie tappe della storia della salvezza.

Egli è il linguaggio di Dio, rivolto all'umanità; e per mezzo dello stesso Spirito Santo noi abbiamo potuto conoscere, e possiamo continuamente approfondire, la ricchezza insondabile della Vita Divina: "per te sciamus da Patrem / noscamus atque Filium": / "fa' che, per mezzo tuo, noi conosciamo il Padre / e impariamo a conoscere anche il Figlio!".


3. Lo Spirito Santo è il dono di Dio che opera l'Incarnazione del Verbo nel seno immacolato di Maria Vergine. La Parola di Dio, affidata alla Scrittura per mezzo dello Spirito, sempre per mezzo suo è diventata Carne, si è fatta uomo: "et Verbum caro factum est".

"Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria". Queste formulazioni - ho scritto nella lettera "A Concilio Costantinopolitano I" - ricordano "che la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo, alla quale incessantemente tutte le altre si riferiscono, attingendo da essa come da una sorgente, è proprio quella dell'Incarnazione del Verbo Eterno, nel seno della Vergine Maria" (n. 8).

Per opera dello Spirito il Verbo si è fatto carne ed abito fra noi: nella pienezza dei tempi, Egli è sceso su Maria santissima, la potenza dell'Altissimo ha steso la sua ombra su di Lei (cfr. Lc 1,35), e così si è operato l'evento centrale della storia del mondo. Non ringrazieremo mai abbastanza per questo dono, per il quale Cristo è diventato nostro "compagno di strada", ha compiuto con noi il suo cammino, come ci ricorda il Vangelo di questa domenica, il Vangelo di Emmaus. In mezzo alle ombre che talora sembrano addensarsi sull'umanità, sulla convivenza sociale, sulla civiltà stessa dell'uomo, chiediamo anche noi, spinti dall'impulso dello Spirito: "Resta con noi, Signore, perché si fa sera!" (Lc 24,29). Solo Cristo è la nostra salvezza, la nostra pace, la nostra gioia.


4. Lo Spirito è il dono di Dio nella "frazione del pane", nell'Eucaristia. E' lo Spirito Santo che adombra anche i nostri altari, e per la sua azione, invocata mediante la preghiera eucaristica ("epiclesi"), il pane e il vino, pronunciandosi le parole della consacrazione, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo.

Nell'antica arte cristiana, non di rado il tabernacolo ebbe la forma di colomba, per indicare l'azione misteriosamente trasformatrice che lo Spirito Santo esercita nei misteri eucaristici, e la sua silenziosa presenza presso gli altari: vi è infatti uno strettissimo nesso tra lo Spirito Santo e l'Eucaristia, in cui - come ha detto il Vaticano II - "è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e Pane vivo che, mediante la sua Carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini" (PO 5).

La Sacra Scrittura, l'Incarnazione, l'Eucaristia.

La nostra riconoscenza deve essere grande per lo Spirito Santo, "Dono dell'Altissimo Iddio", che ci ha dato, che ci dà questi doni della Vita Divina.

Ma dono chiede dono: facciamo della nostra vita una risposta d'amore a Dio, ai fratelli, "in virtute Spiritus Sancti".


5. Vi invito a pregare per i nostri fratelli, cattolici e non cattolici, dell'Irlanda del Nord, che vivono ore di tensione crescente, la quale si teme che possa fare scoppiare nuovi gravissimi atti di violenza fraticida. Sapete che nei giorni scorsi un mio inviato personale, padre John Magee, si è recato in missione di buona volontà in quella regione ed ha fatto visita ai prigionieri, ad alcune famiglie di prigionieri ed anche di militari uccisi, ed ha avuto contatti con le Autorità civili. Preghiamo perché il Signore faccia ritrovare le vie di una soluzione che aiuti le popolazioni del Nord-Irlanda a volgersi ad una prospettiva di riconciliazione e di pace, come già tante volte e da tante parti si è invocato finora invano.


6. Oggi, 3 maggio, in Polonia, la Vergine santissima è solennemente celebrata sotto il titolo di Regina della Polonia. I miei compatrioti sono stati educati ad affidare a Maria i vari momenti gioiosi e tristi della propria esistenza, e specialmente le vicende talvolta tormentose del proprio Paese, così che il Santuario di Jasna Gora, a Czestochowa, è divenuto il fulcro della vita nazionale, da cui si sprigiona una forza spirituale che tocca i cuori, favorendo un atteggiamento di fedeltà verso Dio e la Chiesa.

Ora, all'inizio del mese mariano, invito tutti i fedeli ad approfondire la propria fiducia in Maria, madre di Cristo e madre della Chiesa, ad invocarla in ogni momento con perseverante fervore, mentre rivolgo ai miei connazionali un particolare pensiero nella loro lingua.


7. Ho detto poco fa in italiano, che la Chiesa in Polonia venera oggi in modo particolare la madre di Dio, celebrando la festa della Regina della Polonia. Mi affretto quindi col pensiero e col cuore lungo la via a me cara, verso Jasna Gora, per dirle insieme alla Chiesa polacca, al primate, ai Vescovi, ai sacerdoti, agli Ordini religiosi e a tutti i fedeli, parole di amore e di fede, per mettere nelle sue mani ancora una volta in questo giorno solenne le preoccupazioni e le speranze di tutti i miei connazionali e rinnovare la disponibilità all'obbedienza e alla messa in pratica delle parole del Figlio suo (Jn 2,5).

La patria è un dono ed e allo stesso tempo un compito. Sappiamo come fu e come sia molto difficile questo compito. Per questo anche i nostri padri cercarono la garanzia più efficace per questo dono e la trovarono nelle mani della madre del Salvatore, di Colui che era morto e che ora vive per i secoli dei secoli (Ap 1,18). Siamo grati a loro perché ci hanno insegnato questo e a Lei perché li ha esauditi. Con la sua intercessione, chiediamo a Dio per la nostra generazione e per quelle future, che si assumono e si assumeranno e svilupperanno questo dono e questo compito, che sappiano amare il diritto e la giustizia perché la loro terra sia piena delle bellezze del Signore (Ps 33,5).

(Al termine della recita del Regina Coeli, il Santo Padre ha aggiunto:) Oggi si celebra in Italia la "Giornata per l'Università Cattolica del Sacro Cuore", la tanto benemerita istituzione fondata 60 anni or sono, dal Padre Agostino Gemelli aiutato da un piccolo gruppo di generosi pionieri del movimento cattolico. Questo Ateneo, che ha educato varie generazioni di allievi, ha potuto mantenere fede alla sua missione perché sostenuto dalle preghiere e dal contributo di sacrifici e di elargizioni da parte degli italiani.

Rivolgo, pertanto, il mio invito a continuare questa testimonianza di amore verso la cara Università Cattolica del Sacro Cuore e di adesione alle sue finalità nel campo formativo e culturale.

Formo di cuore l'auspicio di felici incrementi per tale benemerita Istituzione e benedico quanti si prodigano per essa.

(Omissis. Saluti altri gruppi)

Data: 1981-05-03
Domenica 3 Maggio 1981


Ai partecipanti al Convegno "Sulla famiglia e l'amore" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vocazione dei coniugi all'interiore verità dell'amore

Carissimi fratelli e sorelle del "Movimento Famiglie Nuove"!

1. "Veni Creator Spiritus!".

Vi saluto con questa invocazione, che si inquadra in modo particolare in questo tempo pasquale, in cui, dopo la risurrezione di Cristo, per cinquanta giorni ci prepariamo alla venuta dello Spirito Santo, pienezza del mistero.

Tale invocazione tanto più si inquadra nel presente anno in cui, dopo 1600 anni dal Primo Concilio Costantinopolitano, commemoriamo solennemente lo storico avvenimento e desideriamo ravvivare in modo particolare la nostra fede "nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita", così come è stato ricordato nella lettera inviata ai Vescovi e a tutta la Chiesa, il 25 marzo scorso.

"Veni Creator Spiritus".

Saluto voi, coniugi, con questa invocazione, che ricorda a ciascuno di voi quel grande momento della vostra vita, quando vi siete trovati davanti all'altare, per dare, nello Spirito Santo, l'uno all'altro la reciproca testimonianza dell'amore, della fedeltà e dell'onestà matrimoniale, giurando di mantenerli fino alla morte: "Io prendo te come mia sposa - come mio sposo - e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita".

Se la Chiesa ha invocato lo Spirito Santo particolarmente per questa circostanza: Vieni!, vuol dire che è veramente un momento grande, "sacramentum magnum". Infatti, il matrimonio porta in sé un'analogia con lo sposalizio di Cristo con la Chiesa e con il momento in cui lo Spirito Santo - nel rombo del vento e nel bagliore delle lingue di fuoco - discese sugli Apostoli nel giorno della Pentecoste. Il consenso matrimoniale, quell'attimo così decisivo nella vostra vita, porta con sé anche una certa analogia con l'episodio unico avvenuto, quando lo Spirito Santo discese sulla Vergine di Nazareth e "il Verbo si fece carne" (Jn 1,14).

Faccio riferimento a questi particolari momenti e vi affido, cari fratelli e sorelle, coniugi del Movimento dei "Focolari", allo Spirito Santo, a quello Spirito con il quale è collegata l'origine della creazione, l'origine della Redenzione e l'origine del vostro stesso matrimonio in Cristo e nella Chiesa.


2. Per opera dello Spirito Santo, voi siete diventati un'unità in due. La forza che vi unisce è l'amore. Questo vostro amore umano, che è maturato nei cuori e nelle decisioni, si è manifestato davanti all'altare, quando alle parole del sacerdote che vi invitava ad esprimere il vostro consenso, generoso e definitivo, avete risposto il vostro "si" reciproco, e vi siete donati l'anello benedetto, simbolo della vostra perenne fedeltà nell'amore.

L'amore si forma nella persona umana, abbraccia il corpo e l'anima, matura nel cuore e nella volontà; l'amore per essere "umano" deve comprendere la persona nella sua totalità fisica, psichica, spirituale.

Contemporaneamente "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato" (Rm 5,5).

Dal giorno del vostro matrimonio perdura la reciproca compenetrazione dell'amore divino e dell'amore umano. Infatti l'amore divino penetra in quello umano, donandogli una dimensione nuova: lo rende profondo, puro e generoso; lo sviluppa verso la pienezza, lo nobilita, lo spiritualizza, lo fa pronto anche ai sacrifici e alle rinunce, e al tempo stesso gli dà modo di produrre come frutto la pace e la gioia.

Per mezzo di questo amore voi costituite l'unità in Dio: la "communio personarum". Voi costituite l'unita dei due riuniti nel suo nome ed Egli è in mezzo a voi (cfr. Mt 18,20).

Questa unità in Cristo cerca, in un certo senso, spontaneamente l'espressione nella preghiera. Infatti l'amore è dono ed è comandamento: è un dono di Dio, perché Egli per primo ci ha amati (cfr. 1Jn 4,10) ed è anche il comandamento fondamentale di tutto l'orientamento morale. Come dissi nell'omelia alla Messa per le Famiglie, il 12 ottobre dello scorso anno: "Adempiere il comandamento dell'amore vuol dire realizzare tutti i doveri della famiglia cristiana: la fedeltà e l'onestà coniugale, la paternità responsabile e l'educazione. La "piccola Chiesa" - la Chiesa domestica - vuol dire la famiglia vivente nello spirito del-comandamento dell'amore; la sua verità interiore, la sua fatica quotidiana, la sua bellezza spirituale e la sua forza". Ma per vivere in tal modo questo poema di amore e di unità avete bisogno assolutamente di pregare.

In questo senso la preghiera diventa veramente essenziale per l'amore e per l'unità: infatti, la preghiera rafforza, solleva, purifica, sublima, aiuta a trovare la luce e il consiglio, approfondisce il rispetto che particolarmente i coniugi devono nutrire reciprocamente verso il loro cuore, verso la coscienza, verso il corpo, mediante il quale essi sono così vicini l'uno all'altro.

Giustamente a questo proposito il Concilio Vaticano II scrive: "Per far fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana si richiede una virtù fuori del comune; ed è per questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno assiduamente la fermezza dell'amore, la grandezza d'animo, lo spirito di sacrificio e l'impetreranno con la preghiera" (GS 49 d.).

Vi auguro che costantemente si ripeta nella vostra vita l'avvenimento di Emmaus: che conosciate il Cristo allo spezzare del pane e che lo ritroviate sempre presente in mezzo a voi, nei vostri cuori, dopo questo "spezzare il pane"! E raccomando voi tutti, ogni coppia, a Cristo, il quale vuole accompagnarvi nel vostro cammino, così come ha accompagnato i discepoli sulla strada di Emmaus. Affido voi tutti a Cristo, conoscitore dei cuori umani!


3. Quando Gesù mando per la prima volta i discepoli ad annunziare la Buona Novella, li mando "a due a due" (cfr. Mc 6,7). Anche voi siete mandati in coppia mediante quel grande sacramento, che facendo di voi marito e moglie, vi fa nello stesso tempo testimoni del Cristo crocifisso e risorto.

Infatti, nel sacramento ricevete, come cristiani, una nuova dignità: la dignità di marito e di moglie ed una nuova missione, e cioè la partecipazione alla missione che è propria di tutto il Popolo di Dio e che, in diversi modi, si inserisce nella triplice missione - tria munera - di Cristo stesso.

Dovete adempiere questa missione con tutta la vostra vita, realizzandola specialmente mediante la testimonianza. E ancora il Concilio Vaticano II che a questo proposito illumina con forza sintetica e persuasiva: "L'autentico amore coniugale godrà più alta stima e si formerà al riguardo una sana opinione pubblica, se i coniugi cristiani danno testimonianza della fedeltà e dell'armonia nell'amore oltre che nella sollecitudine dell'educazione dei figli, e se fanno la loro parte nel necessario rinnovamento culturale, psicologico e sociale a favore del matrimonio e della famiglia" (GS 49 e).

Quanto fondamentale è questa vostra testimonianza! Quanto umana essa deve essere e nello stesso tempo quanto profondamente cristiana! Ma proprio per svolgere questo essenziale compito di testimonianza di fede e di amore, voi coniugi avete un proprio "carisma", così descritto dal Concilio: "L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dall'azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi, in maniera efficace, siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello svolgimento della sublime missione di padre e di madre. Per questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e quasi consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, nello spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, di speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, ed assieme rendono gloria a Dio" (GS 48 d).

Con tutta la vostra vita, con la convivenza, con lo stile della vostra esistenza, voi costruite la Chiesa nella sua dimensione più piccola ed insieme fondamentale: la "Ecclesiola"! Infatti, anche la piccola "Chiesa domestica" è voluta espressamente da Dio ed è fondata da Cristo e su Cristo; ha come missione essenziale l'annunzio del Vangelo, la trasmissione della salvezza eterna dei suoi membri e possiede come forza interiore la luce e la grazia dello Spirito Santo.

Ed ecco oggi, in occasione di questo nostro incontro, come Vescovo e come Pastore della Chiesa, desidero riconfermare il vostro particolare "posto" nella grande comunità del Popolo di Dio; desidero indirizzare a questa Chiesa più piccola, che voi costituite, l'espressione di un particolare amore e di una speciale tenerezza, che si manifesta anche nello stesso termine: "Ecclesiola". E desidero ridarvi di nuovo alla Chiesa, intesa come il grande mistero Divino, che si compie nella storia dell'uomo, e nella quale l'uomo realizza se stesso e adempie il suo destino e la sua vocazione.

Siate dunque la "Chiesa"! Costruite la Chiesa! Oh, quanto dipende da voi questo sacro costruire! Vi possa aiutare in questo impegno anche la vostra tipica spiritualità.

Il "Movimento Focolarini", approvato dai miei predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, si è dilatato in questi anni e si è ristrutturato in vari rami e con diverse attività: dai "focolarini" di vita comune ai focolarini sposati; dal Movimento Sacerdotale al collegamento con religiosi e religiose; dal Movimento Gn al Movimento Famiglie Nuove, al cui inizio e sviluppo contribui Igino Giordani, che avete opportunamente voluto ricordare ad appena un anno dalla sua morte, in questa Giornata dedicata alla famiglia. Molte indubbiamente sono le vostre iniziative e commoventi le tante vostre esperienze; ma la ricchezza sta e deve stare nella idea-forza della vostra spiritualità, che è la certezza su Dio-Amore e sulla volontà, espressione di amore. In questo senso la vostra spiritualità è aperta, positiva, ottimistica, serena, conquistatrice: voi volete costruire la Chiesa negli animi, con l'amore e nell'amore, vivendo in Cristo e con Cristo presente nella storia quotidiana di ogni persona abbandonata, delusa, impaurita, sofferente e smarrita.

Continuate a realizzare questo vostro ideale, in unione con le iniziative delle diocesi e degli altri movimenti ecclesiali, per aiutare in modo concreto ed efficace l'istituto familiare in tutte le sue necessità spirituali e materiali.


4. Nel Sacramento del Matrimonio siete chiamati a divenire, come marito e moglie, i genitori: padre e madre.

Quale vocazione e quale dignità! Ma anche quanta responsabilità! Vorrei adoperare le parole più perspicaci per esprimere la bellezza di questa dignità e la grandezza della vocazione che a voi viene partecipata per la potenza dello Spirito Santo, quando come "una sola carne" manifestate la vostra disponibilità di genitori e date così un posto nella vostra vita alla nuova creatura. A nuove persone umane! Quel "nuovo" sarà il vostro figlio: carne della vostra carne e osso delle vostre ossa (cfr. Gn 2,23). Dovete trasmettere ciò che avete di migliore nella carne e nell'anima! Generare vuol dire al tempo stesso educare; ed educare significa generare. Nella persona umana ciò che è carnale e ciò che è spirituale si compenetrano reciprocamente e perciò si compenetrano anche in modo reciproco le due grandi dimensioni della paternità e della maternità: procreazione ed educazione! Educare significa molto! Voi stessi sapete quanti sono i compiti di questo processo grande, lungo, paziente, attraverso il quale insegnate semplicemente il comportamento umano a coloro che sono nati da voi, genitori. E poiché sul terreno di questa umanità è stata innestata la figliolanza divina, dobbiamo insegnare a questa persona, nata dai genitori in quanto al corpo e da Dio in quanto allo spirito, la pienezza della vita, quella pienezza che si ha dal Padre nel Figlio, in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo.

A tal proposito conviene di nuovo leggere le parole del Vaticano II: "La vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo ultimo fine sia per il bene delle varie società, di cui l'uomo è membro ed un cui, divenuto adulto, avrà missioni da svolgere. Pertanto i fanciulli ed i giovani, tenuto conto del progresso della psicologia, della pedagogia e della didattica, debbono essere aiutati a sviluppare armonicamente le loro capacità fisiche, morali e intellettuali, ad acquistare gradualmente un più maturo senso di responsabilità nell'elevazione ordinata ed incessantemente attiva della propria vita e nella ricerca della vera libertà, superando con coraggio e perseveranza tutti gli ostacoli. Debbono anche ricevere, man mano che cresce la loro età, una positiva e prudente educazione sessuale. Debbono inoltre essere avviati alla vita sociale, in modo che, forniti dei mezzi ad essa necessari ed adeguati, possano attivamente inserirsi nelle diverse sfere della umana convivenza, siano disponibili al dialogo con gli altri e contribuiscano di buon grado all'incremento del bene comune" (GE 1,a,b; cfr. GE 3, a).

Oh, quanto ardentemente desidero raccomandare questa vostra funzione di genitori, questa vostra umana paternità e maternità allo stesso Eterno Padre! Siate uniti a Lui con Cristo! Per opera dello Spirito Santo, pronunciate spesso la parola "Abbà" e recitate il "Padre nostro", per imparare incessantemente da Dio stesso che cosa vuol dire essere padre e madre; che cosa vuol dire sostituire il Padre celeste e portare in sé la sua autorità! Voi, che siete chiamati a collaborare all'opera dello stesso Creatore - padri e madri - vi raccomando al Padre!


5. La dignità di "genitori" getta luce fondamentale su ciò che siete per voi stessi, reciprocamente, come coniugi; illumina, cioè tutto il vostro amore, che si realizza mediante il corpo e l'anima. Voi, infatti, siete chiamati ad un amore del tutto speciale.

Anche su questo argomento così importante e delicato, il Concilio Vaticano II ci è di guida. "Un tale amore - si legge nella "Gaudium et Spes" - unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, provato da sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi; anzi diventa più perfetto e cresce mediante il generoso suo esercizio. E' ben superiore perciò alla pura attrattiva erotica che, egoisticamente coltivata, presto e miseramente svanisce" (GS 49 b).

Ed ancora sottolinea che l'indole sessuale dell'uomo e la facoltà umana di generare, sono meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita; perciò anche gli atti stessi, propri della vita coniugale, ordinati secondo la vera dignità umana, devono essere rispettati con grande stima.

Perciò quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita... non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale" (GS 51 c).

Bisogna imparare con costanza questo amore. Bisogna discernere i suoi segni autentici. Bisogna tutelare la sua verità interiore. Voi sapete bene che tutto ciò che la Chiesa insegna nel suo per così dire "Catechismo dell'amore coniugale" ha come scopo proprio questo: quell'interiore verità dell'amore, alla quale siete chiamati come coniugi.

Bisogna costantemente imparare questo amore. Bisogna impararlo pazientemente, in ginocchio. Bisogna scavare a poco a poco in tutta la bellezza profonda della unione dei due. Questa bellezza è di natura spirituale, non soltanto di natura sensuale. Ed è nello stesso tempo la bellezza dell'unità coniugale, "l'unita nel corpo". Eppure quel che è corporale nell'uomo attinge in definitiva dallo Spirito la sua bellezza, la sua luce, la sua verità.

In questi nostri tempi, nei quali la bellezza autentica dell'amore coniugale viene minacciata in tanti modi - minacciata insieme con la dignità della paternità e della maternità - abbiate coraggio! Abbiate coraggio inflessibile per cercarlo, per rendere testimonianza ad esso dinanzi a voi stessi reciprocamente. E dinanzi al mondo. Siate apostoli della dignità della paternità e maternità. Siate apostoli del bell'amore. Raccomando quindi voi, cari fratelli e sorelle, alla Genitrice di Dio - a Colei che la Chiesa professo come Theotokos 1550 anni fa nel Concilio di Efeso e che ricordiamo anche quest'anno.

Raccomando voi, coniugi, del movimento focolari - alla Madre del bell'amore! E imparto con grande affetto a voi tutti e ai vostri familiari la propiziatrice benedizione apostolica.

Data: 1981-05-03
Domenica 3 Maggio 1981




GPII 1981 Insegnamenti - Ai partecipanti al Convegno nazionale per i responsabili dei religiosi - Città del Vaticano (Roma)