GPII 1981 Insegnamenti - Alla Grotta di Lourdes in Vaticano - Città del Vaticano (Roma)

Alla Grotta di Lourdes in Vaticano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Messa per le Guardie svizzere

Cari fratelli e sorelle! Nelle poche parole del Vangelo odierno è contenuta l'intera lieta Novella della nostra fede. Qui risplende in piena luce il mistero della persona di Gesù Cristo: Gesù vive proprio per questo, per fare la volontà del Padre; e la volontà del Padre consiste nel mettere in relazione gli uomini con Gesù affinché Egli doni loro la vera vita, quella vita che deve portare alla Risurrezione.

Inoltre Gesù ci manifesta il più intimo proposito del suo cuore: "Colui che viene a me, non lo respingero ... (perché) io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno" (Jn 6,37-39).

Non respingere nessuno, non perdere nessuno - non è questo anche il compito di tutti noi che compiamo il nostro dovere qui in questa collina Vaticana, presso la tomba di san Pietro? Il Papa come successore di Pietro e come Sommo Pastore della Chiesa e voi, care Guardie svizzere, che mi scortate nel mio servizio, noi cerchiamo di adempiere questo prezioso compito affidatoci da Dio, cioè di accogliere, nel nome di Cristo, gli uomini che Egli ci manda e di non respingerli, di accoglierli e di non perderli, di trasmettere loro il Pane della vita, affinché sia saziata la loro fame e essi possano ottenere la vita eterna.

Le molte persone che giorno dopo giorno, curiose o riverenti, coraggiose o timorose giungono alle porte del Vaticano, in fondo sono tutte mandate a noi da Dio, dal Padre, affinché ricevano nutrimento, ognuno secondo la loro fame. Si tratta davvero di un alto motivo per il vostro servizio e di un grande impulso per superare le durezze e le angustie del vostro lavoro quotidiano! L'immagine del Vaticano che ne risulta, è che qui viene accolto l'uomo in tutta la sua dignità, che qui Cristo stesso deve essere il criterio ultimo di comportamento, questa immagine comincia per molte persone proprio presso di voi, care Guardie svizzere, quando voi incontrate lo sguardo interrogativo di queste persone, e le aiutate nelle loro molteplici richieste.

Sono felice di indirizzare il mio saluto ed il mio incoraggiamento anche a voi, cari amici di lingua francese. Dal Vangelo di san Giovanni che abbiamo appena letto, vorrei invitarvi a ritenere ciò che viene detto della volontà di Dio.

Noi dobbiamo fare la volontà di Dio: questo obbligo definisce la nostra vita cristiana alla stregua del Signore Gesù stesso, nostro modello, che è disceso dal cielo per fare la volontà di Colui che l'ha mandato. Ecco perché noi ogni giorno ripetiamo, come Egli ci ha insegnato: "Sia fatta la tua volontà". I comandamenti di Dio ci manifestano tale volontà e ad essi bisogna obbedire per amore: "Se mi amate, dice il Signore, osserverete i miei comandamenti" (Jn 14,15).

Ma l'osservanza dei comandamenti è collegata a quell'altra espressione della volontà di Dio che san Giovanni ci indica in questo punto: la volontà del Padre, e che noi abbiamo la vita eterna per la nostra fede, per la nostra obbedienza piena d'amore a suo Figlio, che ci risusciterà l'ultimo giorno.

Meditate queste parole: tutto ci viene dall'amore del Padre e ci conduce a Lui, attraverso gli obblighi della vita quotidiana. Che il Signore vi conservi in questo amore e in questa volontà.

Stamane desidero affidare queste esortazioni spirituali soprattutto alle reclute che stanno per prestare il loro giuramento nel corso di una festosa cerimonia. Vi ricordo inoltre i vostri predecessori: ad alcuni di loro fu chiesta l'offerta della loro stessa vita nel compimento del loro dovere. Preghiamo il Signore che tenga lontano dal Vaticano violenza e fanatismo. Ma la disponibilità, ad offrire la vita in caso di bisogno, può attuarsi anche nel vostro servizio, e cioè nella disponibilità ad offrire un pezzetto della vostra vita, un po' dell'abituale comodità, una porzione del vostro tempo, del vostro reddito, delle vostre esigenze. "Chi perderà la sua vita per causa mia, la troverà", così ci promette il Signore stesso.

A tutti i membri della Guardia svizzera, ai Signori Comandanti ed al Cappellano della Guardia va il mio più sincero ringraziamento e la mia preghiera! Ai cari congiunti e agli stimati ospiti porgo il mio saluto e l'espressione della mia profonda stima. Già da ora vi esprimo la mia grande gioia perché proprio in questo mese potro visitare la vostra amata patria ed in svariate circostanze potro incontrare i fedeli così come tutti i cittadini. Vorrei affidare la riuscita di questo viaggio pastorale anche al vostro impegno ed alla vostra preghiera.

Data: 1981-05-06
Mercoledì 6 Maggio 1981





Tremila ragazzi nel cortile di San Damaso - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il saluto al Movimento "Del Rosario Vivente"

Carissimi bambini e ragazzi!

1. Grande è la mia consolazione, oggi, nel ricevervi per la prima volta così numerosi e lieti! So che volete testimoniare la vostra esultante devozione alla Madonna per mezzo dell'apostolato del "Rosario vivente". Mi compiaccio di cuore per questo impegno di amore verso la madre di Dio; e poi vi ringrazio per l'affetto che avete voluto dimostrarmi con la vostra graditissima visita, la quale mi offre l'opportunità di fare qualche considerazione sul vostro movimento di preghiera, iniziato dalla venerabile Paolina Jaricot terziaria domenicana, che lo fondo per affidare alla Vergine santissima il ritorno alla fede di coloro che l'avevano abbandonata e si servi del "Rosario vivente" per diffondere nella Chiesa la pia pratica di questa forma di orazione.


2. Seguendo le indicazioni da lei lasciate, voi formate gruppi di quindici - tanti quanti sono i misteri del Rosario - e prendete l'impegno di meditare, ciascuno, un mistero della vita nascosta, della sofferenza e della gloria di Gesù e della sua santissima Madre. Ogni giorno, pertanto, avete presenti le tappe fondamentali della vita del Signore e della Madonna, che vi stimolano nell'adempimento generoso dei doveri quotidiani, alla luce del Vangelo.

Infatti, nei misteri gaudiosi, dagli esempi della Madonna che custodiva tutti i ricordi del Figlio nel suo cuore (cfr. Lc 2,51), voi apprendete ad attendere a Dio ed a servire a Lui solo, e siete spinti a compiere sempre e con generosità il divino volere, ad amare il prossimo, ad aiutarlo nelle sue necessità; siete incoraggiati a non lamentarvi nelle difficoltà che la vita può presentarvi, pensando a Gesù che per noi si fece povero e nascosto. Alla scuola del "Rosario vivente" imparate poi ad unire alla preghiera il sacrificio: vi viene insegnato di occuparvi principalmente delle cose che riguardano il Signore, e nei misteri dolorosi venite a conoscenza che è impossibile essere veri cristiani e tendere alla perfezione senza salire spiritualmente il Calvario insieme con Gesù e con Maria, accettando con docilità la sofferenza e le croci della vita permesse dal Signore. Per riuscire in questa nobile impresa è necessario combattere senza alcuna tregua il peccato e purificare continuamente l'anima da tutte le colpe commesse. Infine, mediante la meditazione dei misteri gloriosi potete unirvi a Cristo risorto con un cuore ardente e purificato da ogni macchia di peccato, per poter compiere sempre la sua volontà in attesa di goderlo per tutta l'eternità.

Recitando il Rosario in questo modo, voi progredirete sempre più nella virtù e sarete sempre più fervorosi, sapendo di essere alla scuola della santità.


3. Il vostro movimento persegue anche lo scopo di pregare per il bene della Chiesa, Corpo Mistico di Gesù, come ha detto il Concilio Vaticano II: "Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del Regno di Cristo sulla terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo.

Tutta l'attività del Corpo Mistico ordinata a questo fine si chiama "apostolato", che la Chiesa esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione dell'apostolato".

Fate quindi della vostra vita un generoso dono di apostolato, uno sforzo di conquista verso gli altri; pregate anche per la conversione di quanti sono purtroppo lontani dalla grazia di Dio, e supplicate la Madonna perché ottenga alla Chiesa stessa dal suo divin Figlio tutte queste grandi intenzioni.

A voi è chiesta, mediante la vostra fede in seno alle famiglie, tra i coetanei, la diffusione di questa forma di preghiera. Il Papa vi esorta a farlo con la forza dell'esempio ed anche con quella insistenza che è propria della vostra età. E con voi Gesù, è con voi la Madonna; essi vi ascolteranno ed assicureranno la serenità delle vostre famiglie e la pace nel mondo.

Vi benedico con tutto il cuore, insieme a tutti i vostri cari ed ai benemeriti padri domenicani, che vi guidano e vi assistono alla sublime scuola del Rosario.

Data: 1981-05-07
Giovedì 7 Maggio 1981


Ai partecipanti al Congresso dei Dirigenti del Rinnovamento carismatico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Responsabilità del dirigente nella promozione della vita cristiana

Cari fratelli e sorelle in Cristo, Nella gioia e nella pace dello Spirito Santo do il benvenuto a tutti voi che siete convenuti a Roma per partecipare al IV Congresso internazionale dei Dirigenti del Rinnovamento cattolico carismatico, e prego che "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio, e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi!" (2Co 13,13).

1. La vostra scelta di Roma quale sede di questo Congresso è segno particolarmente significativo della vostra comprensione dell'importanza di essere radicati in quella unità cattolica di fede e di carità che trova il suo centro visibile nella Sede di Pietro. La vostra reputazione vi precede, proprio come quella degli amati Filippesi che spinse l'apostolo Paolo ad incominciare la sua lettera indirizzata a loro con un sentimento che sono lieto di riecheggiare: "Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi... E prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri ed irreprensibili per il giorno di Cristo" (Ph 1,3 Ph 9-10).


2. Nel 1975 il mio venerabile predecessore Paolo VI si rivolse al Congresso internazionale carismatico riunito qui a Roma, e sottolineo i tre principi che san Paolo configurava quali guide al discernimento, secondo l'ingiunzione: "Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono" (1Th 5,21). Il primo di questi principi è la fedeltà alla dottrina autentica della fede; tutto ciò che contraddice questa dottrina non viene dallo Spirito. Il secondo principio è il valutare i più alti doni - i doni che sono dati per il servizio del bene comune. Ed il terzo principio è la pratica della carità, che sola porta il cristiano al raggiungimento della perfezione, come dice l'apostolo: "Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14). Non è meno importante per me ora sottolineare questi principi fondamentali a voi che siete chiamati da Dio a servire quali dirigenti nel Rinnovamento.

Papa Paolo VI descriveva il movimento per il Rinnovamento nello Spirito come "una occasione per la Chiesa e per il mondo," e i sei anni da quel Congresso hanno confermato la speranza che ispirava la sua intuizione. La Chiesa ha visto i frutti della vostra devozione alla preghiera in un approfondito impegno alla santità di vita e all'amore per la parola di Dio. Abbiamo notato con particolare gioia il modo in cui i Dirigenti del Rinnovamento hanno sviluppato sempre più una vasta visione ecclesiale, ed hanno compiuto sforzi per rendere questa visione sempre più una realtà per coloro che dipendono dalla loro guida. Ed abbiamo inoltre visto i segni della vostra generosità nella condivisione dei doni di Dio con gli infelici di questo mondo nella giustizia e nella carità, così che tutti possano fare esperienza della inestimabile dignità che è loro in Cristo. Che quest'opera di amore già cominciata in voi sia portata a compimento! (2Co 8,6 2Co 11). A questo proposito, ricordate sempre le parole che Paolo VI indirizzo al vostro Congresso nell'Anno Santo: "Non ci sono limiti alla sfida dell'amore: il povero ed il bisognoso, l'afflitto e il sofferente nel mondo come vicino a voi, tutti gridano a voi, come fratelli e sorelle in Cristo, chiedendo la prova del vostro amore, chiedendo la parola di Dio, chiedendo pane, chiedendo vita".


3. Si, sono molto lieto di avere questa opportunità di parlare dal cuore a voi che siete convenuti da ogni parte del mondo per partecipare a questa Conferenza che ha il compito di aiutarvi nell'adempimento del vostro ruolo di Dirigenti nel Rinnovamento Carismatico. In modo particolare desidero farvi notare il bisogno di arricchire e di concretizzare quella visione ecclesiale che è così essenziale per il Rinnovamento a questo stadio del suo sviluppo.

Il ruolo del Dirigente, consiste, in primo luogo, nel dare esempio di preghiera nella sua stessa vita. Con fiduciosa speranza, con attenta sollecitudine, tocca al Dirigente fare in modo che il patrimonio multiforme della vita di preghiera della Chiesa sia conosciuto e sperimentato da tutti coloro che cercano un rinnovamento spirituale: la meditazione della parola di Dio, dal momento che "l'ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo", come sottolineava san Gerolamo; l'apertura ai doni dello Spirito, senza concentrarsi esageratamente sui doni straordinari; l'imitazione dell'esempio di Gesù stesso nel garantire del tempo per la preghiera solitaria con Dio; il penetrare più in profondità nei ciclo dei periodi liturgici della Chiesa, specialmente attraverso la Liturgia delle Ore: l'appropriata celebrazione dei Sacramenti - con particolare attenzione al Sacramento della Penitenza - che realizza la nuova effusione di grazia secondo la manifesta volontà di Cristo stesso; e soprattutto un amore ed una crescente comprensione dell'Eucaristia quale centro di tutta la preghiera cristiana. Perché come ha inculcato in noi il Concilio Vaticano II, "l'Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione, cosicché i catecumeni sono introdotti poco a poco alla partecipazione dell'Eucaristia, e i fedeli, già segnati dal sacro Battesimo e dalla Confermazione, sono pienamenti inseriti nel Corpo di Cristo - la Chiesa - per mezzo dell'Eucaristia" (PO 5).

In secondo luogo, dovete preoccuparvi di procurare solido cibo per il nutrimento spirituale attraverso lo spezzare del pane della vera dottrina. L'amore per la parola rivelata di Dio, scritta sotto la guida dello Spirito Santo, è un pegno del vostro desiderio di "rimanere saldi nel Vangelo" predicato dagli Apostoli. E' questo stesso Spirito Santo, ce lo assicura la Costituzione dogmatica su la "Divina Rivelazione", che "perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni, affinché l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda" (DV 5). Lo Spirito Santo che distribuisce i suoi doni, in minore o maggiore misura, è quello stesso che ispiro le Scritture e che assiste il Magistero vivente della Chiesa, alla quale Cristo affido l'autentica interpretazione di queste Scritture (cfr. "Allocuzione di Paolo VI", 19 maggio 1975), secondo la promessa di Cristo agli Apostoli: "Io preghero il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscerete, perché Egli dimora presso di voi e sarà in voi" (Jn 14,16-17).

Dio desidera perciò, che tutti i cristiani crescano nella comprensione del mistero della salvezza, che ci rivela sempre più l'intrinseca dignità propria dell'uomo. Ed Egli desidera che voi che siete Dirigenti del Rinnovamento siate sempre più profondamente formati dall'insegnamento della Chiesa il cui compito bimillenario è stato di meditare sulla parola di Dio, per sondarne le ricchezze e renderle note a tutto il mondo. Abbiate cura, poi, che in quanto Dirigenti voi perseguiate una solida formazione teologica destinata ad assicurare a voi, ed a tutti coloro che dipendono dalla vostra guida, una comprensione matura e completa della parola di Dio: "La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi ed ammonitevi con ogni sapienza" (Col 3,16-17).

In terzo luogo, come Dirigenti del Rinnovamento, dovete prendere l'iniziativa di costruire legami di fiducia e di cooperazione con i Vescovi, che hanno la responsabilità pastorale nella provvidenza di Dio di pascere l'intero Corpo di Cristo, incluso il Rinnovamento carismatico. Anche quando essi non condividono con voi le forme di preghiera che avete trovato così preziose, essi prenderanno a cuore il vostro desiderio di un rinnovamento spirituale per voi stessi e per la Chiesa, e vi offriranno la guida sicura che è il compito loro assegnato. Il Signore Iddio non manca di essere fedele alla promessa della preghiera della loro ordinazione, nella quale lo si implorava di "effondere su questi prescelti quel potere che proviene da te, lo Spirito guida, che tu desti al tuo amato Figlio, Gesù Cristo, lo Spirito dato da lui ai santi Apostoli, che fondarono la Chiesa in ogni luogo perché fosse tempio per l'incessante gloria e lode del tuo nome" ("Rito di Ordinazione di un Vescovo").

Molti Vescovi in tutto il mondo, sia individualmente che in dichiarazioni delle loro Conferenze episcopali, hanno incoraggiato e dato indicazioni al Rinnovamento carismatico - hanno a volte rivolto perfino una parola di prudenza - ed hanno aiutato la comunità cristiana in genere a meglio comprendere il suo ruolo nella Chiesa. Attraverso questo esercizio della loro responsabilità pastorale, i Vescovi hanno offerto un grande servizio a noi tutti, al fine di garantire al Rinnovamento un modello di crescita e sviluppo pienamente aperto a tutte le ricchezze dell'amore di Dio nella sua Chiesa.


4. A questo punto vorrei anche richiamare la vostra attenzione ad un altro punto di particolare importanza per questo Congresso di Dirigenti: esso concerne il ruolo del sacerdote nel Rinnovamento carismatico. I sacerdoti nella Chiesa hanno ricevuto il dono dell'ordinazione come cooperatori nel ministero pastorale dei Vescovi, con i quali condividono lo stesso ed unico sacerdozio e ministero di Gesù Cristo, che esige la loro stretta comunione gerarchica con l'Ordine dei Vescovi (PO 7). Ne consegue che i sacerdoti hanno un ruolo unico ed indispensabile da giocare entro e per il Rinnovamento carismatico così come per l'intera comunità cristiana. La loro missione non è in opposizione o in parallelo al ruolo legittimo del laicato. Attraverso il legame sacramentale del sacerdote con il Vescovo, la cui ordinazione gli conferisce una responsabilità pastorale per l'intera Chiesa, egli contribuisce a garantire per i movimenti di rinnovamento spirituale e per l'apostolato laicale la loro integrazione con la vita sacramentale, liturgica della Chiesa, specialmente attraverso la partecipazione all'Eucaristia, dove noi diciamo: "Concedi che noi che siamo nutriti del suo Corpo e del suo Sangue possiamo essere colmi del suo Santo Spirito, e diventare un solo corpo ed un solo spirito in Cristo" (Terza preghiera eucaristica). Il sacerdote partecipa della responsabilità stessa del Vescovo, per la predicazione del Vangelo, per la quale la sua formazione teologica dovrebbe prepararlo in modo particolare. Ne consegue che egli possiede un ruolo unico ed indispensabile nel garantire quell'integrazione con la vita della Chiesa che eviti la tendenza a formare strutture alternative e marginali, e che conduca ad una più piena partecipazione, specialmente all'interno della parrocchia, nella sua vita sacramentale ed apostolica. Il sacerdote, da parte sua, non può esercitare il suo servizio a favore del Rinnovamento a meno che e finché non adotti un atteggiamento comprensivo verso di esso, basato sul desiderio che egli condivide con ogni cristiano grazie al Battesimo di crescere nei doni dello Spirito Santo.

Voi Dirigenti del Rinnovamento, sacerdoti e laici, dovete allora dare testimonianza del vostro legame comune in Cristo, e dovete porre un modello per quella concreta collaborazione che ha come fondamento l'ingiunzione dell'apostolo: "Cercate di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola e la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione" (Ep 4,3-5).


5. Infine, grazie alla vostra esperienza dei molti doni dello Spirito Santo, che sono condivisi anche dai nostri fratelli e sorelle separati, avete la gioia speciale di crescere nel desiderio dell'unità alla quale ci guida lo Spirito ed in un impegno nel serio compito dell'ecumenismo.

Come deve essere attuato questo compito? Ce lo dice il Concilio Vaticano II: "Innanzitutto i cattolici devono essi stessi con sincerità e diligenza considerare ciò che deve essere rinnovato e fatto nella stessa Famiglia cattolica, affinché la sua vita renda una testimonianza più fedele e più chiara della dottrina e delle istituzioni tramandate da Cristo per mezzo degli apostoli" (UR 4). Uno sforzo ecumenico genuino non cerca di evitare i difficili compiti, come la convergenza dottrinale, avventandosi nel creare una sorta di anonima "Chiesa dello Spirito" separata dalla Chiesa visibile di Cristo.

Il vero ecumenismo cerca piuttosto di aumentare il nostro desiderio per l'unità ecclesiale di tutti i cristiani in una sola fede, così che "il mondo si converta al Vangelo e così si salvi per la gloria di Dio" (UR 1).

Siamo fiduciosi del fatto che se ci affidiamo all'opera dell'autentico rinnovamento nello Spirito, questo stesso Spirito Santo porterà alla luce la strategia per l'ecumenismo che trasformerà in realtà la nostra speranza di "un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,6).


6. Cari fratelli e sorelle, la lettera ai Galati ci dice che "quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione di figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida Abbà, Padre" (Ga 4,4-6). Ed è a Maria, Madre di Dio e nostra Madre, sempre obbediente ai suggerimenti dello Spirito Santo, che affido fiduciosamente la vostra importante opera per il rinnovamento della Chiesa. Nell'amore di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, volentieri vi imparto la mia benedizione apostolica.

Data: 1981-05-07
Giovedì 7 Maggio 1981


Questa mattina alla grotta di Lourdes - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Messa per san Stanilao

Signor Vescovo di Czestochowa, fratelli nel sacerdozio, sorelle e fratelli religiosi, cari connazionali e pellegrini.

Riportiamo la vittoria grazie a Colui che ci ha amati. San Stanislao di Szczepanow ha riportato la vittoria grazie a Cristo. Grazie a Colui, che l'ha amato. Fu una vittoria "sotto la spada", così come dice la liturgia "vivit victor sub gladio", la vittoria sotto la spada, e quella spada gli diede colpo mortale.

Ha subito la morte come martire. Nella giornata odierna secondo l'antica tradizione liturgica della Chiesa in Polonia celebriamo la memoria di quella vittoria che il Vescovo cracoviense Stanislao ha riportato sotto la spada grazie a Colui che l'ha amato.

E attraverso quella sua vittoria mediante la morte egli ha raggiunto la vittoria, quella stessa che Cristo ha riportato attraverso la Croce e la Risurrezione. Celebriamo l'annuale ricorrenza di san Stanislao nel periodo pasquale quando la vittoria di Cristo attraverso la Croce e la Risurrezione, la vittoria sulla morte, anima in modo particolare la nostra fede e la nostra liturgia. San Stanislao da nove secoli è per noi, era per i nostri avi il segno di questa speranza di vittoria che l'uomo riporta mediante la morte di Cristo e la sua risurrezione. E' il segno della speranza di vittoria che l'uomo riporta grazie a Colui il quale ci ha amati. Ci indica, ha indicato ai nostri avi ed indica anche a noi la strada per conseguire tale vittoria. E proprio per questo san Stanislao è divenuto un particolare patrono della Polonia, da secoli.

Il primate l'ha definito "patrono dell'ordine morale": egli è patrono dell'ordine morale in patria. Credo che sia un patrono molto attuale. Lo è stato sempre, ma sembra che sia particolarmente attuale nei nostri tempi. Infatti se in questi tempi difficili dobbiamo riportare la vittoria, possiamo riportarla solamente a prezzo di consolidare l'ordine morale, a prezzo di quel rinnovamento che incomincia nella coscienza dell'uomo, che si fonda sulla dignità dell'uomo, sulla dignità dell'uomo connessa al suo lavoro; sulla dignità di ogni uomo e sui diritti che derivano da essa.

San Stanislao patrono dell'ordine morale dopo ormai nove secoli ha molto da dire alla Polonia contemporanea. Alla Polonia dell'anno del Signore 1981.

Celebriamo la sua festività liturgica 1'8 maggio. Cracovia la celebra la domenica successiva con la grande processione con la reliquia della testa di san Stanislao, sulla quale sono ben visibili fino ad oggi i segni della spada, sotto la quale ha riportato la vittoria e sotto la quale vive: "vivit victor sub gladio". Vive nella storia, vive di generazione in generazione.

Quella processione, alla quale nei secoli ha partecipato tutta la nazione e la Chiesa e alla quale anticamente partecipavano i re di Polonia, è un segno particolare di questa vittoria, ed è un particolare invito a questa vittoria; bisogna celebrarla di anno in anno direi: di giorno in giorno, di generazione in generazione. Durante la celebrazione a Cracovia i partecipanti cantano così come voi avete cantato oggi: "San Stanislao patrono nostro, protettore di tutta la patria, prega per noi". Desidero, cari connazionali, che questa nostra comune Eucaristia nella giornata dell'8 maggio che mi è dato celebrare qui nella Sede Apostolica insieme a voi, si inserisca in tutta la liturgia di oggi e di domenica così come desidero che vi sia inserita anche l'invocazione: "San Stanislao, patrono nostro, protettore di tutta la patria, aiutaci, insegnaci a vincere, insegnaci a conseguire la vittoria di giorno in giorno. Patrono dell'ordine morale in patria, mostraci come dobbiamo conseguirla, realizzando l'opera dell'indispensabile rinnovamento, che ha inizio nell'uomo, in ciascun uomo, che abbraccia tutta la società e tutte le dimensioni della sua vita: spirituale, culturale, sociale ed economica, spirituale e culturale, spirituale e materiale. Insegnaci questo. Insegnaci ed aiutaci, tu che sei insieme alla regina di Polonia di Jasna Gora e a sant'Adalberto patrono della patria. Aiutaci a conseguire questa vittoria nella nostra generazione. Amen".

Data: 1981-05-08
Venerdi 8 Maggio 1981


Ad alunni di Istituti cattolici della regione marsigliese - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Attraverso l'insegnamento cattolico l'approfondimento del contenuto della fede

Cari giovani, cari educatori e genitori, Voi venite da scuole e da collegi cattolici della regione d'Aix-en-Provence e di Marsiglia. So anche che avete preparato con entusiasmo questo pellegrinaggio per l'approfondimento della vostra fede. Dopo due giorni trascorsi a Roma sulle tracce sempre commoventi degli Apostoli Pietro e Paolo, che subirono il martirio in questa città, partirete verso Assisi sulle orme di san Francesco, il santo che preferi Cristo a tutte le ricchezze terrene. Vi auguro di vivere queste giornate spirituali con una totale disponibilità di cuore e di spirito. Esse costituiscono un avvenimento - insieme semplice e misterioso - attraverso il quale Dio vi chiama tutti e ciascuno, in maniera unica e nuova, a seguirlo più da vicino nelle circostanze quotidiane particolari e naturalmente diverse della vostra vita. Prego perché questo passaggio del Signore nella vostra vita porti frutti abbondanti, e susciti anche vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa.

Rallegrandomi con voi della vostra appartenenza all'insegnamento cattolico, non posso in questo incontro così breve e significativo esporre, anche se in modo succinto, la fondatezza delle istituzioni cattoliche d'insegnamento. Il Concilio Vaticano II ha espresso con autorità e chiarezza la posizione della Chiesa a questo proposito. Il mio caro predecessore Paolo VI, lo ha ricordato spesso. D'altra parte, l'episcopato del vostro Paese e numerosi Congressi nazionali hanno illuminato e sostenuto i responsabili e i dirigenti della scuola cattolica, mezzo d'evangelizzazione. Ora vorrei solamente - e di tutto cuore - incoraggiare ciascuno di voi a divenire più responsabile del clima evangelico della vostra comunità scolastica cristiana. Si tratta di una questione estremamente seria, perché ne va della credibilità dell'insegnamento cattolico. Il Vangelo, che non parla evidentemente di una strategia educativa, né del suo programma, ne dei suoi metodi, deve tuttavia essere o diventare il costante riferimento di tutta la scuola cattolica. Il Vangelo è in effetti la sorgente rivelata della verità su Dio e sull'uomo. L'originalità e l'identità della scuola cattolica, e nello stesso tempo il suo dinamismo autentico, sono legati all'accoglienza ed all'integrazione di questa luce entro la vita concreta della comunità scolastica e di tutti i suoi membri. In pratica, interrogatevi spesso ed aiutate le vostre scuole ad interrogarsi, sulla leale ricerca di Dio e sull'approfondimento del contenuto della fede, sia nell'ambito stesso degli istituti sia in occasione di giornate spirituali, di ritiri, di pellegrinaggi.

Nello stesso tempo, fate in modo che il Vangelo attesti in qualche modo tutto ciò che viene sperimentato nelle vostre scuole: le relazioni interpersonali, l'accoglienza di giovani minorati o handicappati, la serietà del lavoro, l'aiuto scolastico fraterno e leale, la condivisione delle responsabilità, l'apertura ai problemi della nostra epoca, eccetera.

Sono tutti questi valori della fede e dell'educazione che costruiscono giorno dopo giorno le vostre personalità individuali e formano il volto evangelico delle vostre rispettive comunità scolastiche. Sono essi che vi condurranno, in futuro, ad assumere le responsabilità più importanti nella società e nella Chiesa.

Sono lieto di benedirvi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Data: 1981-05-08
Venerdi 8 Maggio 1981


A giovani militari italiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate testimoni della ricchezza dei doni ricevuti da Dio



1. Sono lieto di accogliervi quest'oggi in udienza speciale, carissimi giovani dell'VIII Comando Militare Territoriale. Ricambio a ciascuno di voi il saluto cordiale che tutti insieme mi avete ora rivolto. E con voi saluto anche il Comandante della Regione Militare Centrale, il Generale Salvatore Coniglio, nonché i civili impiegati presso il Presidio Romano con i loro familiari. Saluto, inoltre, l'Ordinario Militare, Mons. Mario Schierano, con un particolare pensiero ai cappellani, ai quali desidero esprimere il mio apprezzamento per la loro opera pastorale.


2. Pur nella diversità delle provenienze come pure delle varie specializzazioni ed armi, a cui appartenete, c'è un fattore che vi accomuna, carissimi giovani: è l'esperienza che tutti state facendo del servizio militare. Come può e deve essere giudicata questa esperienza? Essa certamente s'iscrive, come un dato di fatto non trascurabile, nella storia personale di ciascuno di voi, accanto ad altre esperienze parimenti importanti, quali quelle della famiglia e della scuola. Da questo punto di vista più concreto è chiaro che l'esperienza dovrà essere giudicata in base a ciò che di positivo avete saputo acquisire durante i mesi della "ferma".

Comunanza di esperienza significa, altresì, che tutti voi, pur nell'accennata diversità delle incombenze, sentite assai spesso il richiamo a determinati doveri, quali ad esempio l'ubbidienza, la disciplina, l'addestramento, il legarne con la patria. Ed a me piace, conforme alla natura del mio ministero di pastore, mettere in rilievo l'elemento morale che è implicito in tali prestazioni.

E' chiaro, infatti, che nella misura in cui questo elemento si sia sviluppato ed affinato, l'esperienza sarà giudicata fruttuosa e sarà da segnare all'attivo nel bilancio finale. Il mio auspicio, pertanto, e che nel quotidiano adempimento dei rispettivi doveri si operi in voi una reale elevazione, che vi metta in grado di affrontare meglio le responsabilità di oggi e di domani.


3. Ma c'è un altro fattore che vi accomuna. Voi non siete dei veterani, non siete come i soldati delle antiche società che invecchiavano "sotto le armi" e si ritiravano dopo lunghi anni. Voi siete giovani che, quando avrete concluso il servizio, rientrerete nella vita ordinaria. Voi siete giovani nella pienezza delle vostre energie fisiche e psichiche. Dinanzi a voi si apre una lunga serie di anni, durante i quali sarete chiamati a svolgere un ruolo che, nella varietà e molteplicità delle forme, dovrà dimostrare chi siete e ciò che sapete fare. Una volta concluso il presente tirocinio, incomincerà per voi questa nuova fase, per la quale io vi porgo fin d'ora i miei auguri più fervidi.

Sapete bene quanto io insista, ogni volta che mi si offre l'occasione, nell'esortare la gioventù a curare la propria formazione umana e cristiana, perché è fin troppo ovvio che la sorte della società dipenda essenzialmente dall'apporto che ad essa deriva dalle nuove generazioni. Come va la società moderna? Progredisce o regredisce? Qual è il rapporto tra lo sviluppo tecnologico, tanto imponente quanto innegabile, e il quadro dei valori etico-spirituali? Sono domande che rapidamente io formulo dinanzi a voi, non solo per attirare la vostra attenzione, ma anche per sollecitare ciascuno di voi a svolgere con alto senso di responsabilità la propria parte in seno alla famiglia umana e ad offrirle quel contributo, di cui la natura stessa, e dunque Dio creatore, lo ha fatto capace.


4. Nominando Dio, ecco che il discorso si eleva ad una sfera superiore. Nominando Dio, ecco che il discorso si estende anche a quei doni che, pur in varia misura, ma sempre numerosi e grandi, Egli vi ha dato. Quanti e quali sono i doni di Dio? La vita innanzitutto, poi la giovinezza, la salute, la forza, l'intelligenza, la volontà, la libertà; ed ancora su un piano soprannaturale, la fede, la carità, la grazia ch'è amicizia e partecipazione della vita stessa di Dio.

Ricordate la parabola evangelica dei talenti? C'è un padrone - racconta il Signore Gesù - che parte per un viaggio in una terra lontana e distribuisce differenti somme di danaro ai suoi servitori. C'è chi risponde alla consegna e si mette subito a lavorare diligentemente con i talenti ricevuti fino a raddoppiarli.

Ma c'è chi mancando di iniziativa, nasconde il suo talento sottoterra. Arriva il momento del rendiconto: "dopo molto tempo il padrone di quei servi torno, e volle regolare i conti con loro". Quelli che avevano lavorato e guadagnato ricevettero lodi e premi per la loro solerzia e fedeltà, mentre il "servo malvagio ed infingardo" fu non solo privato del suo talento, ma anche punito con l'immediato licenziamento (cfr. Mt 25,14-30) Tutti voi, carissimi giovani, avete ricevuto molti e preziosi doni della bontà del Padre celeste, ed è pertanto vostro dovere far si che essi si accrescano e producano quei frutti, per i quali vi sono stati dati.

Raccogliete - vi prego - questa mia esortazione, ispirata alla consapevolezza di quel che realmente potete fare ed alla fiducia, altresì, di quel che vorrete fare grazie alla vostra generosità ed alla carica del vostro giovanile entusiasmo. Quando sarà il momento di riprendere le vostre occupazioni nella vita civile, certamente più maturi per l'esperienza fatta in questi mesi, sappiate dimostrare a coloro che incontrerete - i vostri amici, i vostri genitori e familiari - la ricchezza della vostra personalità ormai formata e completa, pronti ad occupare degnamente quel posto che per i doni, da Dio ricevuti e da voi sviluppati, a voi compete e si addice. Ed iscrivete anche l'odierno incontro con me, umile Vicario di Cristo Signore, tra i ricordi più vivi del periodo militare per l'opportunità che esso vi ha offerto di avviare una salutare riflessione e di approfondire, alla luce della fede, i problemi più veri e più seri della vita.

Con la mia cordiale benedizione apostolica.

Data: 1981-05-08
Venerdi 8 Maggio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Alla Grotta di Lourdes in Vaticano - Città del Vaticano (Roma)